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A sedici anni il peso del mondo lo scrolli via dalle spalle con un semplice movimento
del capo, o una corsa a perdifiato. Ma, ad un passo dalla maturità, anche una
singola estate può cambiare tutto in modo irreversibile. Questo è quanto accade
in “Tu, mio” di Erri De Luca.
«Certo che non giudico, Hàiele, sto dalla tua parte, io sono il tuo fondale, la finta
scena disegnata alle tue spalle, sono il tuo peggior ballerino, il tuo custode. Di
tutto quello che mi passava in testa in risposta alla sua frase, mi uscì soltanto:
“Non prendere freddo, Hàiele”, che potesse sentire solo lei, mentre le offrivo il mio
asciugamano. E lei in rimando con un bisbiglio di tenerezza disse: “Tu, mio”» –
Erri De Luca
All’inizio del romanzo, sembra quasi di essere di fronte alla descrizione di gesti
abituali e soliti, svolti con metodo e senza intoppi. Nella vita del giovane si affaccia
Caia, una ragazza più grande di lui, affascinante ed enigmatica, quasi quanto il suo
nome, – dalla cui particolarità il protagonista non riesce a distrarsi. Le forti
aspettative sorte con la bella stagione, stacco di tempo volto ad una futura
consapevolezza e crescita, in parte lo fibrillano e in parte lo impacciano.
Un romanzo poetico
Il ragazzo riesce a donare alla sua amata un sentimento che credeva che mai
avrebbe potuto provare su di sé: il conforto. Tuttavia, poiché il romanzo descrive a
pieno l’amore da molte angolazioni, comprende anche gli effetti che questo ha
su chi lo prova. Nonostante le continue ricerche sulla guerra e la disperazione sia
ancora palpabile attorno a sé, la voglia di riscattare Caia e riconsegnarle il suo
passato avrà la meglio sul ragazzo, che, attraverso un gesto forte, metterà in
pratica la ciclicità della storia.