Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Dispensa 15
Dispensa 15
Introduciamo ora il sistema termodinamico più semplice, il gas ideale. Un gas ideale è definito attraverso le seguenti
proprietà:
• Le molecole sono tutte identiche e si spostano in modo casuale
• Le molecole non interagiscono le une con le altre (per es. non c’è attrazione elettrostatica) a parte durante le
collisioni, che sono elastiche
• Le collisioni tra le molecole e le pareti sono elastiche
• La dimensione delle molecole è trascurabile (sono molto piccole rispetto alla distanza media fra loro)
Lo stato di equilibrio di un gas ideale è completamente descritto dalle tre variabili termodinamiche di pressione,
volume e temperatura. All’equilibrio queste variabili sono vincolate da una equazione di stato f (p, V, T ) = 0 che ne
fissa una in funzione delle altre due. Pertanto, un gas ideale ha 2 gradi di liberta e si comporta allo stesso modo
indipendentemente dalla natura chimico-fisica dei suoi costituenti (atomi o molecole). Quindi, uno stato di equilibrio
di un gas ideale può essere rappresentato con un punto nel diagramma di Watt-Clapeyron (p-V)
Le trasformazioni termodinamiche di un gas ideale verranno rappresentate come linee nel diagramma pV (se re-
versibili) poichè in una trasformazione reversibile (infinitamente lenta) ogni stato è di equilibrio per cui le tre variabili
termodinamiche sono univocamente determinate. Diversamente una trasformazione irreversibile verrà rappresentate
come linea spezzata nel diagramma pV ad inidcare che le tree variabili di stato non sono completamente determinate
durante la trasformazione.
Dato un gas perfetto si determini sperimentalmente il fascio di curve f (p) = pV /T : ad es. per l’O2 si ottiene
2
e simili andamenti per altri gas. Si vede cosı̀ che per valori di p molto bassi la f (p) tende sempre ad un valore
costante R = 8.31 J/K mole = 0.082 ℓ atm/K mole; la costante R prende il nome di costante universale dei gas ideali,
avendo un valore indipendente dalla natura del gas. Ne consegue che a bassa pressione per tutti i gas (che allora si
comportano come gas ideali) si può scrivere l’equazione di stato:
pV = nRT , (1)
dove n è il numero di moli.
L’equazione di stato (1) viene determinata per i gas ideali utilizzando quattro risultati sperimentali
2. Leggi di Volta-Gay Lussac che mostrano il legame tra V e t a pressione costante e tra p e t a volume costante
(nel seguito di questa sezione denoteremo con t la temperatura in gradi Celsius e con T quella in Kelvin)
V = V0 (1 + αV t) p = p0 (1 + αp t) , (2)
ove V0 e p0 si riferiscono a t = 0°C.
4. Legge di Avogadro: Volumi uguali di differenti gas ideali, alla stessa temperatura e pressione, contengono
lo stesso numero di particelle, o molecole ⇒ una mole di un gas perfetto alla pressione di un’atmosfera e alla
temperatura di 0°C=273 K occupa un volume molare Vm = 22.414 litri.
Per cui n moli occupoano il volume V = n Vm .
Per ricavare da questi fatti sperimentali l’equazione di stato, consideriamo ora un gas perfetto che occupa il volume
V0 , alla pressione atmosferica p0 e alla temperatura t =0°C. Se si riscalda il gas di t°C, a che pressione p si trova
quando occupa il volume V ?
Per risolvere questo problema immaginiamo di passare dallo stato iniziale A a quello finale B tramite due trasformazioni
intermedie A-C e C-B.
p0 VAv
R= = 8.315 J/K mole , (6)
273.15
dove p0 = 1.013 · 105 Pa, si ottiene l’equazione voluta.
Una espressione alternativa per l’equazione di stato è
p V = N kB T , (7)
Questa esperienza studia l’espansione irreversibile di un gas senza che si compia lavoro esterno. All’interno di un
calorimetro termostatico (a temperatura T1 ) usiamo l’apparecchio di figura.
4
Il gas sia contenuto a pressione P1 , nel volume V1 , separato dal volume Vx (dove è stato fatto il vuoto), da un rubinetto.
Aprendo il rubinetto il gas si espande rapidamente nel vuoto in Vx e poi, raggiunto l’equilibrio termico, si troverà
nelle condizioni finali (p2 , V2 , T1 ) con V2 = V1 + Vx .
Ma il lavoro esterno eseguito dal gas in questo caso sarà nullo, L = 0, perchè:
• il gas preme su pareti ferme e rigide
• il gas si espande nel vuoto. Se il secondo recipiente (o anche il primo) non fosse a pareti rigide (ma ad es.
di gomma) la situazione sarebbe diversa: si avrebbero variazioni di volume e si effettuerebbe un lavoro non nullo.
Poiché nella espansione di Joule si ha L = 0 e per un gas perfetto si ha Q = 0, dal 1° principio si deduce che per
un gas ideale:
∆U = 0 . (8)
Siccome durante l’espansione sono variati sia il volume che la pressione, questa relazione ci dice che U , per un gas
perfetto, è funzione solo della temperatura..
Infatti è in generale, considerando la U come U (p, T ) oppure come U (V, T )
∂U ∂U
dU = dT + dV , (9)
∂T V ∂V T
∂U ∂U
dU = dT + dp , (10)
∂T p ∂p T
e poiché durante l’espansione dT = 0 perché il sistema è termostatato, affinché dU = 0, essendo dp ̸= 0 e dV ̸= 0,
devono essere nulli i loro coefficienti ∂U/∂p e ∂U/∂V : quindi l’energia interna deve essere funzione solamente della
temperatura. Cioè possiamo scrivere
∂U
dU = dT . (11)
∂T
Pertanto: L’energia interna di un gas ideale dipende solo dalla temperatura.
Si tratta ora di vedere quale sia la relazione funzionale tra U e T , cioè la forma della U (T ). Per far ciò, consideriamo
un gas perfetto che subisca una trasformazione reversibile qualunque da uno stato di equilibrio iniziale A ad uno stato
di equilibrio finale B.
Osserviamo che qualunque trasformazione da A a B può essere sempre decomposta in una trasformazione isocora da
A → C (con L = 0) ed una sioterma da C → B (con ∆T = 0).
5
ZTC
UC − UA = Q − L = n cV dT . (12)
TA
UB − UC = 0 , (13)
poichè, dipendendo solo dalla temperatura, l’energia interna non varia. Sommando le due relazioni si ottiene
ZTC
UB − UA = n cV dT = n cV (TB − TA ) , (14)
TA
ove si è tenuto conto che cv è per molti gas ideali quasi indipendente dalla temperatura. In conclusione si ha che
l’energia interna è una funzione lineare della temperatura
dU = n cV dT , (15)
relazione che vale sempre qualunque sia il processo che porta lo stato A nello stato B (perchè U, essendo funzione di
stato, dipende solo dal valore della temperatura).
Infine, ogni qualvolta si possa porre δL = p dV allora il primo principio per il gas perfetto può scriversi nella forma
δQ − p dV = n cV dT , (16)
C. Relazione di Mayer
Abbiamo già definito i calori specifici molari a volume costante ed a pressione costante, cV e cP . Vediamo ora le
loro espressioni per un gas ideale.
• Per misurare cV , alziamo la temperatura di un gas ideale in un contenitore rigido a volume costante, trascurando
la sua dilatazione termica. In queste condizioni
δQ = n cV dT . (18)
Il sistema non produce lavoro, e la variazione di energia interna è uguale al calore aggiunto (15).
6
• Per misurare cp , lasciamo espandere il gas in modo appena sufficiente a mantenere la pressione costante al
crescere della temperatura in modo che
δQ = n cp dT . (19)
Qui il volume deve aumentare; altrimenti, la pressione non potrebbe rimanere costante. Quando il materiale si
espande, si produce una quantità di lavoro L, in modo che dU = δQ − δL.
Pertanto, per un dato aumento della temperatura, l’aumento nell’energia interna è determinato univocamente ed ha lo
stesso valore qualunque sia il processo che porta il sistema dallo stato iniziale allo stato finale (si ricordi che l’energia
interna di un gas ideale dipende solo dalla temperatura, non dalla pressione o dal volume).
L’apporto di calore per un processo a pressione costante (per il quale δQ = dU ) deve essere maggiore di quello per
un processo a volume costante (per il quale δQ = dU + δL).
a) Essendo R una costante positiva, sarà cp > cV . Questo risultato era prevedibile qualitativamente. Infatti dalla
equazione di stato di un gas perfetto si vede che per aumentare la T tenendo costante p è necessario aumentare il
volume, cioè bisogna far compiere al gas un lavoro sull’esterno.
Quindi si deve fornire non solo l’energia termica per aumentare l’energia interna U del gas (e quindi la T che dipende
da U ), ma anche energia sufficiente per fare eseguire il lavoro esterno. Perciò questa energia deve essere maggiore di
quella fornita al gas in una trasformazione isocora, ove non viene compiuto lavoro esterno e tutta l’energia termica
fornita si trasforma in energia interna.
b) La differenza tra i due calori specifici è dunque costante per un gas ideale: ma i calori specifici stessi, viceversa,
possono variare da caso a caso. Risulta però che essi, a T ordinaria ed a bassa p dipendono sostanzialmente solo dalla
struttura molecolare del gas.
La teoria cinetica spiega l’origine microscopica delle grandezze macroscopiche usate per la descrizione termodinamica
dei gas ideali (pressione, temperatura, calore, ecc.)
E’ una descrizione statistica che usa valori medi di grandezze come la velocità delle molecole e la loro energia cinetica.
Nell’approssimazione di gas ideal:
• Molecole uguali in movimento disordinato ⇒ la velocità vettoriale media è zero ⇒ non c’è orientamento preferito
della velocità
• Nessuna interazione intermolecolare ⇒ nessuna energia potenziale interna! item La dimensione delle molecole è
trascurabile ⇒ il volume occupato dalle molecole è uguale al volume del contenitore
Sotto queste ipotesi possiamo assumere quanto segue: data la velocità di una data particella
in una collisione con la parete −z, la componente x della quantità di moto viene invertita, le altre rimangono invariate.
La particella i-esima applica un impulso alla parete pari a
Questa particella colliderà diverse volte con la parete. Ciascuna collisione sra separate da un tempo
2a
∆t = , (25)
vix
8
richiesto ad una particella per viaggiare avanti e indietro nel volume di lato a. Pertanto in un tempo t questa particella
(o qualsiasi altra particella equivalente con la stessa velocità incidente) collide con questa parete un numero di volte
pari a
t vix
ℵ= = t. (26)
∆t 2a
L’impulso totale applicato alla parete in un tempo t è quindi
v
ix
v2
tot
Jix = ℵ Jix = 2 m vix t ≡ m ix t , (27)
2a a
e pertanto la componente x della forza media applicata contro la parete dalla particella è
tot
Jix m
Fix = = (28)
t a
2
sumi vxi . (29)
La componente x della forza totale esercitata sulla parete si ottiene sommando su tutte le molecole che urtano contro
di essa nel tempo e tenuto conto del grande numero di molecole questo assicura che un gran numero di collisioni si
verifichi in un tempo finito per cui questa forza è praticamente costante nel tempo ed è data da
2
X vix
Rx = Fix = N m . (30)
i
a
allora
Nm 2
Rx = ⟨vx ⟩ . (32)
a
Per ipotesi di isotropia, ovvero: poichè il moto delle molecole è completamente casuale, non vi è alcun motivo per
cui il valor medio del quadrato della componente x debba essere diverso dagli altri termini, ossia
e poiché
si ottiene
1 2
⟨vx2 ⟩ = ⟨v ⟩ . (35)
3
Pertanto
Nm 2
Rx = ⟨v ⟩ . (36)
3a
Ricordando la definizione di pressione possiamo scrivere
Rx Nm 2 Nm 2
p= 2
= 3
⟨v ⟩ = ⟨v ⟩ , (37)
a 3a 3V
e siccome p è isotropa, il suo valore sulle altre facce della scatola è identico.
Pertanto la pressione in un gas ideale è dovuta interamente agli urti delle molecole contro le pareti.
Introduciamo ora l’energia cinetica media delle molecole del gas attraverso la relazione
1 X1 1
⟨K⟩ = m vi2 = m ⟨v 2 ⟩ , (38)
N i 2 2
9
da cui
2 ⟨K⟩
⟨v 2 ⟩ = . (39)
m
2 N
p= ⟨K⟩ . (40)
3 V
Quindi la pressione di un gas ideale è legata alla densità delle molecole e alla loro energia cinetica media, ovvero
2
pV = N ⟨K⟩ . (41)
3
Confrontando quest’ultima relazione con l’equazione di stato dei gas perfetti (7) possiamo concludere che
3
⟨K⟩ = kB , T . (42)
2
ovvero la temperatura è una misura diretta dell’energia cinetica molecolare media.
Poiché l’energia media di traslazione per atomo/molecola è
1 3
m ⟨v 2 ⟩ = kB T , (43)
2 2
1 1 1 1
m ⟨vx2 ⟩ = m ⟨vy2 ⟩ = m ⟨vz2 ⟩ = kB T , (44)
2 2 2 2
ossia ciascun grado di libertà di traslazione contribuisce in egual modo all’energia del gas.
Ma poiché in un gas ideale, non c’è energia potenziale (le molecole non interagiscono salvo collisioni), allora l’energia
interna è solo energia cinetica e quindi quanto visto sopra mostra che l’energia interna di un gas ideale dipende solo
dalla temperatura.
In generale, una molecola di gas può avere altri gradi di libertà (non solo traslazionali). Per esempio, una molecola
con due atomi ha anche gradi di libertà rotazionali.
Tuttavia, anche in questi casi, ogni grado di libertà contribuisce in egual modo all’energia del gas, ossia vale il teorema
di equipartizione dell’energia:
Ad ogni termine quadratico dell’energia meccanica di una molecola corrisponde, all’equilibrio termico,
un’energia media pari a kB T /2
10
1. Gas mono-atomico
In un gas ideale monoatomico (He, Ne, A vapori metallici), le molecole hanno solo 3 gradi di libertà di traslazione.
Quindi l’energia cinetica totale di N molecole è
3 3 R 3
K = N ⟨K⟩ = N kB T = N T = nRT . (45)
2 2 NA 2
Questa quantità coincide con l’enrgia interna del gas che quindi sarà
3
U= nRT . (46)
2
e dipende solo dalla temperatura.
2. Gas bi-atomico
In un gas ideale bi-atomico (H2 , N2 , O2 , CO, ecc.), oltre ai gradi di libertà associati alla traslazione del centro di
massa, le molecole hanno anche due gradi di libertà rotazionale.
3. Reticolo cristallino
Atomi e molecole in una struttura cristallina hanno gradi di libertà vibrazionale associati alla forza elastica intra-
atomiche/intra-molecolari. Questi sono importanti alle alte temperature. In un reticolo cristallino formato da atomi
che oscillano intorno alla loro posizione di equilibrio, l’energia meccanica di ogni atomo può essere espressa come
1 1
E= m (vx2 + vy2 + vz2 ) + (kx x2 + ky y 2 + kz z 2 ) . (49)
2 2
Quindi l’energia ha 6 termini quadratici che corrispondono a 6 gradi di libertà. L’energia totale di una mole di solido
è quindi
6
U = NA kB T = 3 R T . (50)
2
11
Nel seguito sarà utile ance introdurre un parametro adimensionale chiamato indice di adiabaticità e definito in
cp
γ= >1, (55)
cV
e tenuto conto di quanto detto in precedenza si avrà
cp 5 cp 7
γ= = monoatomico γ= = biatomico , (56)
cV 3 cV 5
Applichiamo ora il primo principio della termodinamica alle principali trasformazioni termodinamiche su un gas
ideale.
12
In un processo isocoro, il volume del gas si mantiene costante. L’equazione della curva sul diagramma (p − V ) è
semplicemente V = cost. Quindi il lavoro meccanico svolto dal gas è zero e dal 1° principio si ha
dU = δQ , (57)
dU = n cV dT . (58)
∆U ≡ UB − UA = n cV (TB − TA ) . (59)
In un processo isobaro, la pressione del gas si mantiene costante. L’equazione della curva sul diagramma (p − V ) è
semplicemente p = cost. Dal 1° principio si ha
dU = δQ − p dV , (61)
dU = n cp dT − p dV . (62)
13
Ma poiché il processo è a pressione costante, differenziando l’equazione di stato dei gas perfetti si ottiene
p dV = n R dT , (63)
che sostituita nella precedente da
dU = n cp dT − n R dT = n (cp − R) dT . (64)
Ma ricordando che l’energia interna è una funzione di stato, il suo differenziale è esatto, ovvero non dipende dalla
trasformazione in atto, e pertanto deve coincidere con la (58), da cui la legge di Mayer.
Per un processo finito
∆U ≡ UB − UA = n cp (TB − TA ) , (65)
mentre, essendo p costante, dall’equazione di stato
VA VB
pV = nRT ⇒ = , (66)
TA TB
ovvero, se il volume aumenta anche la temperatura aumenta.
In un processo isotermo, la temperatura del gas si mantiene costante. L’equazione della curva sul diagramma (p−V )
è una iperbole equilatera. Dall’equazione di stato
pV = nRT ⇒ pA VA = pB VB , (67)
che altro non è che la legge di Boyle.
Ricordando che per un gas perfetto l’energia interna dipende solo dalla temperatura, segue che un processo isotermo
è anche isoenergetico, ovvero dT = 0 ⇒ dU = 0. Allora, dal 1° principio
δQ = δL . (68)
Dalla definizione di lavoro elementare δL = p dV e usando l’equazione di stato possiamo scrivere
dV
δL = n R T . (69)
V
Per un processo finito
ZVB
dV VB pA
L= nRT = n R T ln ≡ n R T ln , (70)
V VA pB
VA
dove, nell’ultimo passaggio, si è tenuto conto della legge di Boyle. Per il primo principio questo lavoro coincide anche
con il lavoro ceduto/assorbito durante la trasformazione. Tuttavia, sulla base della convenzione dei segni, se il lavoro
è positivo (lavoro fatto sul sistema) allora anche il calore è positivo (calore ceduto dal sistema) e vice versa.
14
Consideriamo una trasformazione lenta infinitesima adiabatica, nella quale non vi sia alcuno scambio di calore con
l’ambiente δQ = 0. Iil primo principio diventa
dU = −δL . (71)
Tenendo conto che l’energia interna è una funzione di stato per cui il suo differenziale è
dU = n cV dT , (72)
T = k V −R/cV (76)
dove k è una costante. Usando la relazione di Mayer R = cp − cV e ricordando che γ = cp /cV , si può scrivere la
equazione per una trasformazione adiabatiche reversibili dei gas perfetti nelle forme equivalenti
Da quest’ultima relazione, ricordando che γ > 1 segue che le curve adiabatiche sono più ripide di quelle isoterme.
Per un processo finito, essendo in questo caso
L = n cV (TA − TB ) , (78)
V. GAS REALI
Come abbiamo visto nella trattazione della teoria cinetica dei gas la legge dei gas ideali si può ottenere da un
semplice modello che trascura 1) il volume delle stesse molecule 2) le forze attrattive tra di esse.
Questi due fattori possono essere ignorati a condizione che le molecole siano sufficientemente lontane tra loro (la
densità è bassa e la temperatura è alta).
Questo accade quando il gas è molto lontano dalle condizioni di pressione e temperatura che danno luogo ad un cambio
di fase (condensazione). Tuttavia, l’andamento delle isoterme di un gas reale soprattutto a temperature non troppo
elevate risulta molto differente da quello descritto dalle curve ideali di Boyle
16
Sperimentalmente si osserva che al di sotto di una temperatura critica le curve isoterme presentano dei tratti orizzontali
(isobare) tanto più ampi quanti più è bassa la temperatura
• Per T > Tc le isoterme sono approsimativamente delle iperbole. Il gas non condensa anche se molto compresso
(infinitamente comprimibile)
• per T < Tc
1. La compressione isoterma del gas risulta nella sua condensazione; la linea orizzontale corrisponde al cam-
biamento di fase.
2. queste linee piane rappresentano le condizioni di equilibrio di fase liquido-vapore.
3. nello stato liquido, la compressibilità è molto bassa: è necessaria una pressione molto alta per ridurre il
volume
I gas reali si avvicinano al comportamento dei gas ideali in molte situazioni (purchè siano sufficientemente lontani
dalle condizioni del cambiamento di fase: in particolare, come vedremo, dovrebbero avere alta temperatura e bassa
pressione).
L’equazione di stato dei gas reali si può dedurre da modelli molecolari. Essi dovranno tener conto: a) del volume
proprio o covolume b delle molecole che non sono puntiformi; b) delle azioni attrattive tra le molecole che hanno
l’effetto di variare la pressione sulle pareti. Tra le molte equazioni di stato teoriche proposte la più usata è quella di
Van der Waals (1873), che è semplice e di semplice interpretazione cinetica. In termini di volume specifico per mole
v = V /n si scrive
a
p + 2 (v − b) = R T , (81)
v
Come si vede in figura il suo andamento si scosta dalle curve di Andrews nella zona liquido-vapore (tratteggiata)
avendo l’andamento teorico ABCD in luogo del tratto rettilineo sperimentale AD.
17
FIG. 1.
Diagrammi p, T : si determinano sperimentalmente muovendosi lungo la tratteggiata del grafico precedente, e avremo
il valore della tensione di vapore del liquido in funzione di T . Analogamente se ci muoviamo lungo una curva analoga
per il sistema liquido solido avremo la pressione alla quale il solido è in equilibrio con il suo liquido. La prima curva
sarà la curva di vaporizzazione, la seconda la curva di fusione. La coesistenza liquido solido ci darà la curva di
sublimazione. Le tre curve si incontrano nel punto triplo in cui le tre fasi coesistono.