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Lezione 1 20/02/20

DIRITTO
Insieme di regole dire e alla regolazione in forma paci ca dei rappor tra uomini.
Tali regole cambiano nel tempo e nello spazio, in quanto si tra a di un diri o mutevole.

LE REGOLE
Insieme di regole -> Sistema di regole
Nelle società organizzare il diri o si presenta come un sistema di regole, ossia un insieme di regole
ordinate e coordinate tra loro (ordinamento giuridico).
• Regole del diri o (si dis nguono dalle due per: la coerci vità e per la legi mazione degli
organismi che la emanano)
• Regole della morale
• Regole della religione
Il diri o va osservato obbligatoriamente e ci sono delle pene per chi trasgredisce.

Coerci vità: Vale a dis nguerle da altri insiemi di regole, ad esempio dalle regole della morale.
È prevista la presenza di autorità (ulteriori a quelle deputate a creare le norme) volte ad assicurare
l’osservanza e l’applicazione di tali regole.

LEGITTIMAZIONE
Chi può emanare tali regole?
C’è un autorità superiore che è fornita di legi mazione ad emanare:
• Parlamento
• Regione
• Parlamento europeo

BRANCHE DEL DIRITTO


1) DIRITTO PRIVATO: regola i rappor tra sogge che si trovano su un piano di parità,
indipendentemente dalla natura degli interessi (pubblici o priva ) da realizzare e dalla veste
(pubblica o privata) dei sogge che vi partecipano.
2) DIRITTO PUBBLICO (Diri o cos tuzionale, diri o amministra vo, diri o penale, diri o tributario
e diri o processuale civile, penale e amministra vo): regola i rappor in cui una parte è
rappresentata da un privato e l’altra parte è un ente pubblico.
In questo caso, lo stato si pone in una posizione di supremazia.

DIRITTO: sistema di regole generale e astra e, con funzione perce va (norme giuridiche), volte alla
soluzione dei con i tra gli uomini.

DIRITTO PUBBLICO DIRITTO PRIVATO

IL DIRITTO COMUNE
La più esa a denominazione del diri o privato è quella di diri o comune.
Si compone di norme giuridiche che raggiungono il più alto grado di generalità e di astra ezza.
Le norme:
• Si riferiscono indis ntamente a chiunque.
• Si riferiscono a qualunque fa o.
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• Riguardano anche speci che condizioni (esempio quella di proprietario, di creditore..) nelle quali
chiunque può, in astra o, venirsi a trovare.

DIFFERENZA TRA SENTENZA E NORMA GIURIDICA


LA SENTENZA: è un provvedimento post rispe o ad un fa o avvenuto (non sono fon del diri o)
LA NORMA GIURIDICA: previene l’avverare di un fa o.

IL DIRITTO SPECIALE
Si compone di dimore giuridiche con limitato grado di generalità ed astra ezza.
Le norme riguardano speci che categorie professionali, speci che situazioni sociali, temporali o locali.
Si tra a pur sempre di norme generali e astra e, ma la sua generalità e astra ezza è circoscri a ai
sogge o ai fa a cui si riferiscono.

GLI ISTITUTI CARATTERISTICI DEL DIRITTO PRIVATO (in par colare, proprietà, contra o,
responsabilità civile impresa):
Sono regola dal Codice civile o dalle altre Leggi, tali norme si applicano indi erentemente a sogge
privato e sogge pubblici (a meno che l’applicazione non sa espressamente prevista solo per i sogge
priva ).
IL DIRITTO PRIVATO COMPRENDE:
• La disciplina della capacità delle persone e i diri delle persone siche e giuridiche.
• I diri o reali
• Le obbligazioni
• I contra
• Il fa o illecito
• La famiglia, la liazione
• La successione a causa di morte
Il fenomeno dell’AUTORITÀ nei rappor priva s ci:
• Responsabilità genitoriale
• Autorità disciplinare del datore di lavoro nei confron dei dipenden
• Autorità degli organi dire vi delle associazioni nei confron degli associa .
LE AUTORITÀ PRIVATE: Esprimono posizioni che ineriscono ai comuni rappor giuridici e spe ano in
generale ai consocia quanto partecipi di tali rappor (es: autorità disciplinare dell’imprenditore).
Possono mirare a sopperire alla sostanziale disparità dei sogge (es. responsabilità genitoriale).

DIRITTO PRIVATO: Sogge dota di sovranità (Stato e altri En pubblici).


Ogge o: Disciplina dei presuppos , delle forme e dei modi di esercizio della sovranità, ossia della
potestà di comando riconosciuta agli appara dello Stato e agli altri en pubblici.
LE AUTORITÀ PUBBLICHE: Esprimono poteri autorita vi speciali, cioè poteri che esulano dalla
posizioni di diri o comune e che possono essere riconosci solo in ragione di a vità nalizzate al
perseguimento di interessi generali.

Perché lo studio del diri o privato è di nostro interesse?


Una ragione è di ordine pra co e concreto.
L’a vità d’impresa si svolge in connessione necessario con, o meglio a raverso, le regole del diri o
privato.

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LE FONTI DEL DIRITTO
Regio Decreto 16 marzo 1942, n.262
Disposizioni sulla legge in generale, approvate preliminarmente al Codice Civile.
Il codice civile risale al 1942.
Sono fon del diri o secondo il codice civile:
1. Le leggi
2. I regolamen
3. Le norme corpora ve (abrogato)
4. Gli usi

LE FONTI DEL DIRITTO PRIVATO (in ordine gerarchico)


1. Tra a UE (tra ato sul funzionamento dell’UE, carta di Nizza, Regolamen europei emana da
is tuzioni comunitarie nelle materie ssate dai tra a , Dire ve, Decisioni).
2. Cos tuzione italiana e leggi cos tuzionali
3. Leggi ordinarie dello stato
4. Leggi regionali
5. Regolamen
6. Usi e consuetudini

1) TRATTATI UE E DIRITTO COMUNITARIO DERIVATO


• Sono al primo posto, ma nel rispe o dei principi supremi e dei diri inviolabili della Cos tuzione.
• Il diri o comunitario deriva dai tra a e regola le materie disciplinate dai tra a ;
Le fon sono: regolamen , dire ve e decisioni.
• Sono fon del diri o sovranazionale, fru o dell’integrazione dell’ordinamento statuale con
quello comunitario (art. 11 e art. 117)
• Si collocano in una posizione di superiorità rispe o alla Cos tuzione, salvo il rispe o dei principi
fondamentali inderogabili di essa. ( art. 117 comma 1, cos tuzione).

Lezione 2 21/02/2020
(Il codice civile è una legge ordinaria)
Il tra ato di Roma era inizialmente volto alla libera circolazione delle merci.

TRATTATO DI LISBONA
È entrato in vigore il 1/12/2009 ed è il tra ato reda o per sos tuire la cos tuzione europea.
Recepisce gran parte delle innovazioni in essa contenute.

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE


È la vecchia carta di Nizza rmata il 7/12/2000, è una proclamazione di diri e libertà fondamentali
degli individui.
È diventata vincolante con il tra ato di Lisbona, nel 2009 che l’ha incorporata.
Ha lo stesso valore di norme e tra a .

CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

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Vi è un antecedente, ancora in vigore, rappresentato dalla convenzione europea dei diri dell’uomo
(CEDU), carta rmata il 4/11/1950 sui diri fondamentali che conteneva e proclamava le liberà
fondamentali e la carta di Nizza ne rappresentava una evoluzione.
Emanata dal consiglio d’Europa con sede a Strasburgo.
Nella CEDU si riconosce il matrimonio tra uomo e donna e in quella di Nizza, non si parla più di uomo e
donna, per adeguarsi alla norma va di altri paesi che avevano riconosciuto il matrimonio omosessuale.

1) I REGOLAMENTI E LE DIRETTIVE
Sono il diri o dell’unione europea derivato
I regolamen : sono a più generali, diventano vincolan automa camente in tu a l’UE alla data
della loro entrata in vigore (non vi è necessità di una legge di a uazione interna).
Le dire ve: sono a delle is tuzioni europee e per avere e cacia necessitano di a uazione,
vincolato ogni stato membro ad un obie vo lasciandolo libero nei mezzi di a uazione.
2) LA COSTITUZIONE
È la legge fondamentale dello stato, in vigore dal 1948.
È rigida e per essere modi cata sono richieste delle maggioranze, par colarmente quali cate,
con un procedimento gravoso.
Ci sono delle norme che sono immodi cabili, che rappresentano dei principi supremi di civiltà
giuridica che si ritengono insusce bili di revisione (esempio: la forma repubblicana, il diri o alla
vita, alla salute).
È la base della disciplina che regola i rappor della vita di relazione, contempla le garanzie
essenziali della persona, oltre che nei confron del potere pubblico, anche nei confron dei
consocia .
3) LEGGI ORDINARIE DELLO STATO
• Codice civile
• Decre legge: sono a norma vi di cara ere provvisorio aven forza di legge ma
emana dal governo in casi di necessità ed urgenza.
Devono essere ra ca entro 60 giorni dalla loro pubblicazione, dal parlamento, a nché
li converta in legge, altrimen perdono la loro e cacia.
• Decre legisla vi: sono a norma aven forza di legge, emana dal governo con una
legge delega del parlamento che de a i principi.
4) LEGGI REGIONALI
Sono espressione dell’autonomia riconosciuto alle regioni,
L’ar colo 117 della cos tuzione, invidia le materie concorrenziali tra stato e regioni
5) I REGOLAMENTI
Sono fon norma ve subordinate alle legge è generalmente emanate dal governo, ma anche da
CONSOP, banca d’Italia e i comuni in materia edilizia.
6)USI O CONSUETUDINI
Fon non scri e che consistono nella pra ca uniforme e costante di comportamen .
Per valore due requisi :
➢ Prassi e di usione di quel comportamento
➢ Convinzione della doverosità giuridica di quel comportamento, costantemente tenuto
nella convinzione che si obbligatorio.
PRAETER LEGEM: Nelle materie non regolate da leggi o regolamen , le consuetudini hanno piena
e cacia.

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SECONDUM LEGEM: Nelle materie regolate da leggi o regolamen , le consuetudini hanno
e cacia in quanto siano da esse richiamate, il codice civile ne fa riferimento rime endone la
disciplina di un dato aspe o ad un determinato uso.
È complicato individuare gli usi, da noi la loro importanza è marginale, valgono sopra u o
praeter legem.
Sono la fonte privilegiata di produzione del diri o nei paesi del Common law, Australia, Nuova
Zelanda, sud africa. In quesi paesi le sentenze sono fon del diri o.

La di erenza tra l’ordinamento giuridico italiano e quello anglosassone sta che nel primo caso le
sentenze precedentemente emanate generalmente non rappresentano una fonte del diri o (quindi non
fa legge).
Nel secondo caso le sentenze precedentemente emesse diventano legge.

IL DIRITTO PRIVATO NELLA COSTITUZIONE


La cos tuzione tutela:
- Persone e diri fondamentali (ar coli: 2, 3, 22, 32)
- Formazioni sociali
- La famiglia
- Il lavoro
- L’inizia va economica
- La proprietà privata e la successione mor s causa

Diri inviolabili dell’uomo:


- Diri o alla vita (art. 13 cost.)
- Diri o alla salute (art. 32 cost.)
- Diri o all’integrità sica (ar coli 13, 32 cost. E art. 5 c.c.)
- Diri o all’immagine
- Diri o all’onore

Formazioni sociale
La cos tuzione tutela i diri dei singoli nelle formazioni sociali: come i par e i sindaca .

ARTICOLO 29 DELLA COSTITUZIONE:


“La Repubblica riconosce i diri di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza mortale e giuridica dei coniugi, con i limi stabili dalla legge a
garanzia dell’unità familiare.”
Principio di uguaglianza fra i coniugi: solo dopo la riforma del 1975, è il ri esso del principio di
uguaglianza, in a uazione dell’ar colo 3 della cost. -> Il diri o di famiglia ha subito epocali e notevoli
modi che con la riforma del 1975

ARTICOLO 30 DELLA COSTITUZIONE:


“È dovere e diri o dei genitori mantenere, istruire ed educare i gli, anche se na fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siamo assol i loro compi ”.

LA PROPRIETÀ
La tutela della proprietà riconosciuta è garan ta dalla legge. (I modi di acquisto della proprietà).
ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE
Limi alla autonomia privata.
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Dichiarazione di illegi mità cos tuzionale: innanzitu o un giudizio di illegi mità cos tuzionale è un
giudizio volto a veri care la conformità con la cos tuzione di una legge o di un a o avente forza di legge.
Veri ca e giudica là conformità la corte cos tuzionale, che è competente a farlo.
Il giudizio è innescato nell’ambito di un processo davan ad un giudice ordinario.
Esempio:
Se il tribunale di Brescia deve giudicare un con i o tra zio e caio, il giudice applica la norma X del CC,
ma ri ene che sia a e a da un pro lo di legi mità cos tuzionale.
Sospende il processo e rime e agli a alla Corte cos tuzionale che può decidere se la ques one sia non
manifestamente infondata e di conseguenza, la norma illegi ma.
In caso fosse così, le fa perdere di e cacia.
È necessario che la ques one venga sollevata con un processo davan ad un giudice ordinario).

IL CODICE CIVILE
Legge ordinaria 1942, il codice civile con ene 2969 ar coli che sono suddivisi in 6 libri.
È una raccolta organica e sistema ca, la pretesa era di completezza. L’antecedente è il codice
napoleonico, francese del 1804, su quel modello nasce quello italiano del 1865.
Vi erano 2 codici:
• 1865, vecchio codice civile.
• 1882, codice di commercio
Sono sta uni ca della loro fusione è nato quello odierno.
Questo ha determinato una forte commercializzazione del diri o privato.

6 libri:
• Persone e famiglia ( siche e en colle vi).
• Successioni mor s causa (no esame)
• Proprietà, possesso, diri reali, diri sulle cose
• Obbligazioni e contra
• Lavoro (no esame)
• Tutela dei diri , contenitore di norme eterogenee
Ogni libro si suddivide in toli, a loro volta i toli si suddividono in capi, i capi in sezioni, le sezioni
raggruppano ar coli, i quali si suddividono in commi.
Dopo l’uni cazione la tendenza è stata far proliferare le leggi extracodicis che, le leggi complementari o
speciale. Per questo vi è un indice all’inizio.

Lezione 3
EFFICACIA DELLA LEGGE NEL TEMPO
• Entrata in vigore: 15 giorni, dopo la pubblicazione nella Gazze a U ciale, salvo previsione
diversa.
Da quando la legge viene pubblicata essa diviene conoscibile a tu e quindi diviene obbligatoria
per tu , anche per chi adducesse di non averla e e vamente conosciuta, si dice che l’ignoranza
della legge NON scusa (art.5 del codice penale).
La corte cos tuzionale precisa che l’ignoranza della legge è eccezionalmente scusabile laddove
l’errore sull’esistenza della legge penale sia stato inevitabile.
• Perdita di e cacia della legge:
1) Abrogazione espressa:
- Per espressa disposizione di una legge successiva (art.. 15 preleggi)

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- Per referendum popolare (art. 75 Cost.), la cessazione di e cacia della legge può
veri carsi quando ne facciano richiesta almeno 500 mila ele ori o 5 consigli regionali ( le
maggioranze sono necessarie a nché l’abrogazione possa veri carsi).
- Per sentenza di illegi mità cos tuzionale (art. 136 Cost.) (che abroga EX TUNC, ovvero
con e e o retroa vo).
2) Abrogazione tacita:
- Per incompa bilità con una nuova disposizione di legge
- Nuova legge che regoli l’intera materia (art. 15 preleggi)
IRRETROATTIVITÀ
La legge non ha e e o retroa vo, ossia non dispone che per l’avvenire, e cioè si applica a fa specie
concretamente veri catesi successivamente alla sua entrata in vigore (o, diversamente de o, non
in uisce sul fa o compiuto): art. 25, comma 2, Cost. (Norme penali); art. 11 preleggi (norme di diri o
privato).
Tu avia, in quanto norma di legge ordinaria, l’art 11 preleggi (a di erenza della norma cos tuzionale di
cui all’art. 25, comma 2, rela va alle norme penali incriminatrici) è derogabile: ciò signi ca che possono
esistere norme priva s che con e e o retroa vo (ossia che a ribuiscono conseguente giuridiche a
fa specie concretamente veri carsi in momen anteriori alla loro entrata in vigore, e cioè che
in uiscono sul fa o compiuto), purché, a erma la Corte cos tuzionale:
1) Sussista un ragionevole mo vo: quale l’esigenza di tutela diri e beni di rilievo is tuzionale o
pote dalla CEDU (Corte cost. N. 264/2012), e sempre che non abbia l’e e o di produrre
ingius cate disparità di tra amento o la legione di legi mi a damen (Corte cost. N. 78/2012
e EAD. N. 15/2012).
2) Le retroa vità della legge risul in modo esplicito, o possa quantomeno desumersi dalla
funzione della legge (come nel caso delle leggi interpreta ve, che hanno funzione di chiarire il
signi cato di leggi anteriori e , dunque, a ribuiscono a se stesse e e o retroa vo, applicandosi
a tu i fa regola dalla legge pregressa).

INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE


Interpretazione della legge signi ca a ribuire un signi cato a un testo norma vo, scegliere tra più
signi ca possibili, non necessariamente una legge è chiara o a un solo signi ca e bisogna sceglierne uno
con cui risolvere i con i .
I criteri di a ribuzione di signi cato ad un testo norma vo sono:
• Interpretazione le erale (o dichiara va); (art. 12, comma 1, preleggi): signi ca a ribuire alla
norma il signi cato che si desume dalle sue parole, ovvero il signi cato più intui vo che si
dichiara dalle le ura del testo norma vo.
Questo criterio non è, però, su ciente.
• Interpretazione teleologica (art. 12, comma 1, preleggi): si a ribuisce al testo della norma di
legge il signi cato più conforme all’intenzione del legislatore (razio legislatore).
Ci sono due forme principali:
1) Estensiva (es. art. 3 Cost.): a ribuire alla norma un signi cato più ampio da quello che si desume
dal suo tenore le erale.
2) Restri va (es. art. 117 Cost., competenza legisla va delle regioni limitata alle norme di diri o
pubblico): a ribuire alla norma un signi cato più ristre o rispe o a quello che si desume dal suo
tenore le erale.

ALTRI CRITERI DI INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE

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Interpretazione sistema ca: la interpretazione di una norma va condo a sulla base dell’intero sistema
dell’ordinamento (alla stregua, cioè, delle altre norme del sistema).
Tipi di interpretazione sistema ca sono, per esempio:
• L’interpretazione cos tuzionalmente orientata, ovvero un’interpretazione conforme a
cos tuzione.
• L’interpretazione alla luce del diri o dell’Unione europea (della legge interna sia dia una
interpretazione in base ai principi e alle norme UE) o del diri o della CEDU.
Criterio logico: per esempio, l’argumentum a contrario; l’argumentum a for ori
Criterio storico: per cogliere la portata che ad una disposizione va a ribuita in un dato momento storico
(e cioè nel momento a uale) è opportuno analizzare le mo vazioni per cui quella norma (e correla vo
is tuto disciplinato) è stata introdo a nell’ordinamento, le modi che subite, il modo in cui è stata
interpretata e applicata.
Criterio equita vo: favorire interpretazioni/soluzioni che non contras no con senso di gius zia della
comunità e che si rivelino il più possibile equilibrate.

INTERPRETAZIONE DELLA LEGGE (so o il pro lo “sogge vo”)


• Interpretazione giudiziale: è quella posta in essere dai giudici, e conduce alla pronunzia della
sentenza, la quale è, però, vincolante per il solo caso concretante occorso tra le par in lite.
In Italia il precedente giudiziario NON è vincolante per i giudici chiama successivamente a
decidere casi analoghi (però ar . 360 bis codice di procedura civile: il ricorso in cassazione, che è
l’ul mo grado di giudizio dopo tribunale e corte d’appello, è inammissibile quando la pronunzia
che si vuole impugnare ha risolto il caso in modo conforme alla giurisprudenza della cassazione e
i mo vi di ricorso non o rono elemen per modi care quell’orientamento
374, comma 3, c.p.c: corregge il precidente giudiziario non è vincolante quindi il giudice di merito
può ado are interpretazioni non conformi a pronunce di cassazione, cioè è vero per le pronunce
di merito ma non è vero per le sezioni semplici di cassazione).
• Interpretazione do rinale: è quella posta in essere dagli studiosi del diri o.
Non è vincolante, ma in uenza fortemente l’a vità interpreta va dei giudici (e concorre ala
elaborazione di un diri o privato europeo).
• Interpretazione auten ca: proviene dallo stesso legislatore, che emana leggi volte a chiarire il
signi cato di leggi preesisten .
È vincolante:alla norme precedente va a ribuito il senso volto della nuova legge e ha e cacia
retroa va, ossia vale a chiarire anche per il passato (ma, di regola, rimane fermo il giudicato
formatosi nel vigore della pregressa legge).

L’ANALOGIA
• Analogia legis (art. 12, comma 1, preleggi): applicare ad un caso non regolato la disciplina
posi vamente/norma vamente prevista per un caso simile.
Prima di ado are l’analogia si deve tentare di colmare la lacuna di quel caso con il procedimento
interpreta vo, in par colare con l’interpretazione estensiva.
Ma se il giudice non riesce a risolvere quel determinato caso, a quel punto si può procedere con
l’analogia (applicare una norma che disciplina un caso analogo)
Quando un caso è analogo? Si parla di iden tà di razio, cioè quando vi è una medesima razio/
funzione/ nalità incluse alla due fa specie.
• Analogia iuris (art. 12, comma 2, preleggi): è residuale rispe o all’analogia legis, e consiste nel
risolvere il caso (non previsto da alcuna norma disciplinante casi analoghi che possa ad esso
applicarsi) alla stregua dei principi generali dell’ordinamento giuridico.

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• Limi alla applicazione analogica: l’analogia non è consen ta né per le norme penali, né per le
norme eccezionali, per non ampliare le deroghe, cioè di privilegiare la disciplina generale anziché
quella generale (art. 14 preleggi).

PROBLEMI CONNESSI ALLA STATUALITÀ/NAZIONALITÀ DEL DIRITTO


L’organizzazione degli ordinamen giuridici per Sta nazionali presenta delle di coltà qualora si
intensi chino i rappor tra ci adini di Sta diversi (es: rappor di famiglia, s pula di contra , proprietà
di beni sul territorio di altri Sta ..).
Questa pologia di rappor tra persone si va oggigiorno sempre più di ondendo, grazie alla di usione
dei mezzi di trasporto, di comunicazione, di interne e dei processi di emigrazione e immigrazione.

DIFFICOLTÀ DELL’ORGANIZZAZIONE DEL DIRITTO PER STATI NAZIONALI


La problema ca principale, quando il rapporto giuridico interessi sogge appartenen a Sta diversi,
consiste nella scelta della legge applicabile (quella dell’uno o dell’altro Paese).

RAPPORTI CON CARATTERE DI TRANSNAZIONALITÀ


Problema: qual è la legge (il diri o) applicabile?
Gli strumen giuridici di risoluzione del problema sono:
1. Diri o internazionale privato: nazionale o contenuto in convenzioni internazionali
2. Convenzioni di diri o privato uniforme
3. Lex mecatoria

1) DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO


È un sistema di regole che serve ad individuare quale disciplina – dell’uno o dell’altro ordinamento
nazionale – sia applicabile ad un dato rapporto giuridico.
Le norme si trovavano nelle preleggi, negli ar coli da 17 a 31, questa disciplina è stata abrogata in
quanto la materia è stata totalmente riformata dalla legge 31 maggio 1995, n. 218 (è un caso di legge
extracodicis ca).
A) Norme interne di diri o internazionale privato:
Ogni Stato ha le sue proprie regole di diri o internazionale privato (per l’Italia, la legge n. 218 del
1995), con le quali stabilisce se a cer rappor si applichi, anziché il diri o italiano, il diri o di
altri Sta , con conseguente dovere dei giudice interno di applicare il diri o straniero (alla cui
conoscenza egli è sempre tenuto).
Non sono norme materiali, che contengono la disciplina sostanziale del rapporto, ma sono norme
strumentali, che si limitano a de are dei criteri di rinvio all’uno o all’altro ordinamento e a
risolvere il con i o tra più leggi che sarebbero tu e potenzialmente applicabili.
Ma se quella norma di diri o internazionale privato rinvia alla legge inglese, a quel punto il
giudice che dovrà risolvere quel con i o, dovrà applicare il diri o inglese MA il giudice è tenuto a
conoscere il diri o straniero?
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La legge 218 del 1995 disciplina questo aspe o all’ar colo 14 stabilisce che spe a al giudice
accertare il contenuto della legge straniera che le norme di diri o internazionale privato ci
dicono applicabile, si aiuterà con il ministero della gius zia e con la collaborazione delle par , ma
spe a al giudice.
MECCANISMO DI FUNZIONAMENTO DELLA LEGGE 218/1995
La fa specie che presente collegamento con più sta va quali cata giuridicamente, per esempio
se si tra a di proprietà, di obbligazioni, di matrimonio, di unione civile, di successione mor s
causa.
Il rapporto va quali cato come riconducibile o ad un is tuto o all’altro.

Alcuni esempi:
La capacità giuridica e la capacità di agire: sono disciplinate dalla legge nazionale, si applica la
legge dello stato di cui il sogge o è sogge vo
Per gli en colle vi: il criterio di collegamento è la legge dello stato in cui l’ente è stato cos tuito
Matrimonio: ci adini di sta diversi che si sposano, legge 218/1995 dice che si applica la legge
nazionale se i coniugi hanno eguale ci adinanza ma se hanno diversa ci adinanza si applica la
legge dello stato nel quale la vita matrimoniale è prevalentemente localizzata
In materia di successioni mor s causa: la legge 218/1995 dice che si applica la legge nazionale
del DE CUIUS, ovvero del sogge o della cui eredità si tra a al momento della morta.
In materia di proprietà, di possesso di diri reali: la legge 218/1995 dice che si applica la legge
del luogo in cui il bene si trova.
Per le obbligazioni contra uali: si applica un regolamento comunitario, perché la legge 218
rinviava all’ar colo 57, ad una convenzione di Roma del 1980, la quale poi è stata sos tuita dal
regolamento Roma 1 del 2008 che disciplina le obbligazioni contra uali. Questo regolamento
accorda prevalenza alla volontà delle parte, quindi scelgono le par (lex volunta s).

Ar colo 16, della legge 218/1995 speci ca che la legge straniera richiamata dalla legge
218/1995 come concretamente applicabile alla fa specie, non può essere applicata se i suoi
e e sono contrari all’ordine pubblico (ovvero l’ordine pubblico internazionale).

Ar colo 17, della legge 218/1995 è sempre fa a salva l’applicazione delle norme di
applicazione necessaria, l’art. 17 dice che debbono applicarsi le norme italiane che per ogge o o
per scopo debbono essere ritenute applicabili nonostante il richiamo alla legge straniera.

B) Tu avia, è possibile che sia stata raggiunta, in una determinata materia, una convenzione
(internazionale) di diri o internazionale privato tra Sta : ciò al ne di scongiurare il rischio che
ciascuno Stato ado norme interne di diri o internazionale privato diverse da quelle degli altri
Sta , con conseguente possibilità di con i o (per esempio, ad un dato rapporto ciascuno Stato
coinvolto pretende di applicare il proprio diri o nazionale).
In virtù di de e Convenzioni, gli Sta si impegnano reciprocamente ad ado are norme
omogenee di diri o internazionale privato (esempio: la Convezione di Roma del 1980 sulle
obbligazioni contra uali).
C) Abbiamo anche norme di diri o internazionale privato di origine europea:
- Regolamento n. 593/2008 sulla legge applicabile alle obbligazioni contra uali (Roma I)
- Regolamento n. 863/2007 sulla legge applicabile alla obbligazioni extracontra uali (Roma II)
Nelle materia di riferimento, i regolamen si impongono sulle norme di diri o internazionale
privato interne ai singolo Sta (sulla legge 218/1995 per quanto riguardo l’Italia).

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2) CONVENZIONI DI DIRITTO PRIVATO UNIFORME
Sono accordi tra gli Sta più interessa al commercio internazionale nalizza all’adozioni di norme
comuni (a contenuto, appunto, uniforme) tra essi ci sono: la Convenzione di Ginevra del 1930 in materia
di cambiale e assegno; la Convenzione di Vienna del 1980sulla vendita internazionale di cose mobili.
A queste convenzioni ciascuno Stato dà poi esecuzione mediante la propria legge interna (c.d legge di
esecuzione)
Queste convenzioni divergono dalla convenzioni di diri o internazionale privato, le quali non
realizzano un diri o a contenuto uniforme entri i diversi Sta , ma concordano i criteri in base ai quali
ciascuno stato applica il proprio o diverso diri o.

3) LEX MECATORIA
In origine (Medioevo) era il diri o creato dai mercan .
Oggi è il diri o (sovranazionale, non statuale) creato dal ceto imprenditoriale per disciplinare in
modo uniforme i rappor commerciali che si instaurano nei merca internazionale (c.d. Usi del
commercio internazionale, che nascono nella prassi del mondo degli a ari internazionali).

Lezione 4
DISTINZIONE TRA DIRITTO SOGGETTIVO E DIRITTO OGGETTIVO
Il diri o ogge vo: Indica le norme giuridiche che prescrivono agli individui determina comportamen .
Esempio: diri o di proprietà in senso ogge vo: quando si riferisce alle norme del codice civile e alle
altre leggi che regolano quel rapporto fra gli uomini, avente ad ogge o le cose, che va so o il nome di
proprietà.
Il diri o sogge vo: Indica la pretesa di un sogge o a che altri assuma il comportamento prescri o da
una norma.
Esempio: diri o di proprietà in senso sogge vo: quando si fa riferimento all’insieme delle pretese che
quelle norme riconoscono al proprietario di una cosa nei confron di altri sogge .

DIRITTO OGGETTIVO
Norma GENERALE e ASTRATTA che regola i rappor fra gli uomini imponendo loro di:
• Assumere da comportamen , prescrivendo obblighi
• Non assumere da comportamen , prescrivendo divie
Imponendo, dunque, dei doveri, che sono obblighi o divie .
In questo senso la funzione del DIRITTO è la soluzione non violenta di con i fra gli uomini imponendo
norme giuridiche in ordine ad un possibile con i o d’interesse e di a ribuzioni.
La norma stabilisce, infa , quale fra gli interessi in con i o sia degno di protezione e tutela e debba
dunque prevalere, e quale, invece, non sia degno di protezione e tutela e debba dunque soccombere.

DIRITTO SOGGETTIVO
Non prende in considerazione le norme (come il diri o ogge vo), ma i RAPPORTI che le norme
regolano.
Con par colare riferimento ai RAPPORTI GIURIDICI, si possono dis nguere:
• Sogge o passivo: Al quale la norma impone un dovere
• Sogge o a vo: Sogge o nell’interesse del quale il dovere è imposto

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Il diri o sogge vo si sostanzia nella pretesa di un sogge o (sogge o a vo) di esigere, da un altro
sogge o (sogge o passivo), l’osservanza di un dovere che una norma impone al sogge o passivo
nell’interesse del sogge o a vo.
ESEMPIO: Art.2043 c.c. “ Qualunque fa o doloso o colposo che cagioni ad altri un danno ingiusto,
obbliga colui che ha commesso il fa o a risarcire il danno” = Ad un sogge o viene imposto il dovere di
risarcire i danni da lui cagiona . Ma tale dovere si sostanzia nell’interesse di un altro sogge o, ossia colui
che ha subito il danno che risulta tolare di un DIRITTO SOGGETTIVO.
Non sempre le norme di DIRITTO OGGETTIVO che prescrivono doveri sono traducibili in norme che
riconoscono DIRITTI SOGGETTIVI.
NORME DI DIRITTO PUBBLICO non a ribuiscono diri sogge vi, ma impongono obblighi o divie a
protezione di interessi solo generali, ossia interessi che il diri o sogge vo riferisce all’intera società e
che nessun singolo membro di essere può considerare come proprio interesse.
• Proteggono un interesse valutato come generale le norme che impongono a TUTTI L’OBBLIGO di
concorrere alle spese pubbliche, pagando le imposte e tasse (Art. 53 Cost.).
• Proteggono un interesse valutato come generale le norme che VIETANO le associazioni segrete o
quelle con organizzazione a cara ere militare (Art. 18, Art. 2 Cost.)
In ques casi la pretesa di esigere l’osservanza degli obblighi o dei divie impos dal diri o ogge vo
spe a al sogge o che impersona l’intera società: Lo stato o altro ente pubblico (potestà di imperio).

I DIRITTI SOGGETTIVI SI DISTINGUONO IN:


• Diri assolu : Diri riconosciu ai singoli sogge nei confron di tu (fra ques vi sono i
diri reali e i diri della personalità). Sono diri riconosciu erga omnes, verso tu .
• Diri rela vi: Diri che spe ano ad un sogge o nei confron di una o più persone determinate
o determinabili (fra ques vi sono: i diri di credito/personali e i diri di famiglia).

DIRITTI POTESTATIVI:
Ci sono norme che non impongono né obblighi né divie , ma piu osto: la soggezione, ossia quando una
norma espone un sogge o a subire passivamente le conseguenze di un a o altrui (situazione passiva)
La situazione a va correla va ad una situazione di SOGGEZIONE si de nisce POTERE, che può essere
riconosciuto:
• Dal DIRITTO PUBBLICO: È il caso del potere sovrano spe ante allo stato o ad altri en pubblici:
per esempio, il potere di espropriare i beni dei priva nei casi previs dalla legge (art. 42, comma
3, cost.)
• Dal DIRITTO PRIVATO: È il caso dei diri potesta vi, per esempio, il diri o di recesso del
contra o.
ONERE:
È diverso dal potere e dalla soggezione, infa , è il comportamento che un sogge o è libero di osservare
o meno, ma che deve osservare se vuole o enere un determinato risultato.
Esempio: art. 2697: onere della provato:
“Chi vuol far valere un diri o in giudizio deve provare i fa che ne cos tuiscono il fondamento”.
Qui il sogge o è tenuto ad un determinato comportamento (“deve provare i fa ”) se vuole realizzare un
dato risultato (se”vuol far valere un diri o in giudizio”).
È dunque libero di dare o non dare la prova del proprio diri o, ma se non la dà non conseguirà il risultato
cui l’onere della prova è indirizzato, ossia non o errà una sentenza che riconoscerà il suo diri o.
POTESTÀ:
Quando il diri o ogge vo a ribuisce ad un sogge o una pretesa a protezione di un interesse altrui (non
già proprio, come è a dirsi del diri o sogge vo).
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È diverso dai poteri deriva , ovvero, il potere di agire nell’interesse altrui per incarico conferito dallo
stato interessato (esempio: rappresentanza); o a cui si è abilita per provvedimento della pubblica
autorità (esempio: u cio di tutore, curatore..)
Esempio: il “vecchio” is tuto della potestà dei genitori sui gli minori, tale per cui ai genitori sono
riconosciute una serie di pretese sui gli, ma tali pretese non sono nell’interesse dei genitori ma dei gli.
Novità sulla potestà in materia di FILIAZIONE introdo e dalla legge 219/2012 e dal d.lgs n 154/2013:
La POTESTÀ è stata sos tuita dalla responsabilità genitoriale, tale modi ca evidenzia una prospe va
che esalta il pro lo dei diri del glio verso i genitori, ignota alla tradizionale nozione della potestà, ma
già da tempo a ermatasi sul piano delle Convenzioni internazionali e recepita dalla giurisprudenza.

ABUSO DEL DIRITTO SOGGETTIVO


Quando un sogge o tolare di un diri o sogge vo va ad esercitarlo, quindi a porre in essere quei
comportamen con cui va a soddisfare il suo interesse, quell’esercizio deve essere corre o, ma spesso
accade che tal diri o sogge vo venga esercitato in modo anomalo.
Si ha abuso del diri o quando il tolare del diri o si avvale della facoltà e dei poteri che gli spe ano ma
lo fa per perseguire nalità ulteriori che eccedono l’ambito dell’interesse che la legge ha inteso tutelare..
Alcune disposizioni legisla ve (ar . 833, 844, 1175) vietano, peraltro, l’abuso del diri o sogge vo, ossia
l’esercizio anomalo delle preroga ve concesse dalla legge al tolare del diri o.
Da tempo si discute se questo principio abbia cara ere generale oppure debba applicarsi soltanto nei
casi espressamente previs .
La legge infa è intervenuta, nelle ipotesi di maggior rilievo, con il divieto degli a di emulazione e delle
immissioni (ar . 833, 844).
In materia di obbligazioni, l’ar colo 1175, dice che il debitore e il creditore devono comportarsi secondo
le regole della corre ezza.
La Carta di Nizza enuncia, all’art. 54, un divieto di abuso del diri o, dicendo che nessuna disposizione
della Carta deve essere interpretata nel senso di comportare il diri o di esercitare un’a vità o compiere
un a o che miri a distruggere diri o libertà riconosciu nelle presente Carta o a imporre a tali diri e
libertà limitazioni più ampio di quelle previste dalla presenta Carta.
Ci sono altri strumen per arginare dei comportamen abusivi nell’esercizio dei diri , per esempio
l’excep o doli generalis seu preasen s (eccezione di dolo), la quale è un is tuto ereditato dal
diri o romano, che rappresenta un rimedio contro l’esercizio abusivo/sleale dei diri .
In questo caso, la pretesa del tolare del diri o sogge vo, può essere paralizzata quando, pur essendo
l’esercizio di facoltà riconosciute al tolare, viene proposto in modo sleale/scorre o.
Ci sono delle situazioni sogge ve che non godono di una protezione piena.
Infa , bisogna dis nguere dal diri o sogge vo, la posizione degli interessi legi mi.
Si parla di interesse legi mo nell’ambito dei rappor tra il privato e i pubblici poteri.
Tale situazione comporta il potere del singolo di sollecitare un controllo giudiziario in ordine al
comportamento tenuto, corre amente o meno, della pubblica amministrazione.
Se il rapporto è tra un privato e la pubblica amministrazione, potremmo non avere quella correlazione
tra diri o sogge vo e dovere, perché spesso, la posizione in capo al privato non ha la stessa intensità di
un diri o sogge vo,
Esempio: pensiamo al partecipante di un concorso pubblico, oppure ad un privato che subisce una
procedura di espropriazione, al privato viene riconosciuto un potere di controllare che l’esercizio del
potere autorita vo sia avvenuto nel rispe o della legge, cioè vi sia stato un corre o e regolare esercizio
del potere della pubblica amministrazione.
Quindi, colui che vanta un interessa quali cato a il controllo del corre o esercizio delle pubbliche
amministrazioni è dunque portatore, non di un diri o sogge vo, ma di un interesse legi mo.

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Nell’esempio, il candidato non ha un diri o sogge vo di vincere il concorso, ma ha un interesse
legi mo a veri care il corre o svolgimento della procedura, che deve essere svolta secondo i criteri di
imparzialità e corre ezza nella valutazione dei candida , e se così non fosse può impugnare quel
provvedimento e chiedere l’annullamento.
Gli interessi legi mi sono, menziona e disciplina dalla Cos tuzione, ar coli 24, 103 e 113.
La tutela del privato: se quell’azione amministra va è stata esercitata non nel rispe o delle regole,
quindi c’è stato uno scorre o esercizio del potere, il privato può impugnare l’a o amministra vo
illegi mo per o enere l’annullamento e lo fa davan ai TAR (tribunali amministra vi regionali) e se il
TAR individua un vizio, che può essere:
• Un’incompetenza, l’a o è stato emanato da un autorità non competente ad emanarlo.
• Violazione di legge, ovvero quel provvedimento è contrario a norme di legge
• Eccesso di potere, è uno straripamento di potere, a o è viziato da illogicità
Con uno di ques vizi il TAR può annullare il provvedimento.
Un problema diba uto per decenni riguardava la sussistenza o meno di un diri o del privato, che sia
leso da un a o amministra vo illegi mo, di o enere il risarcimento del danno o subito per e e o di
tale a o.
La risposta è stato a lungo nega va: si riteneva corre o ricevere tutela mediante la rimozione degli a
illegi mi, ma non anche a raverso lo strumento del risarcimento del danno, perché, si diceva, che
quest’ul mo presuppone la sussistenza di un diri o sogge vo ma di fronte all’azione della PA il privato è
tolare esclusivamente di un interesse legi mo.
Su questo tema sono intervenute le Sezioni Unite di Cassazione (la sentenza del 22 luglio 1999, n. 500),
la quale ha riconosciuto la tutela risarcitoria anche a fronte di un interesse legi mo, quindi se il privato
ha subito un danno a causa di un a o amministra vo illegi mo, può o enere il risarcimento del danno,
sempre davan al giudice amministra vo ( disposto da una norma va del 2010).
Mentre il diri o sogge vo gode di una protezione piena, ovvero di fronte alla lesione di quel diri o io
posso invocare la tutela giudiziaria per o enerne la soddisfazione, invece, l’interesse legi mo non da
questa protezione piena, una protezione strumentale, cioè a raverso l’innescare di una veri ca di
controllo del corre o esercizio e laddove l’esercizio non sia corre o vi è la possibilità di o enere
l’annullamento di quell’a o.
I SOGGETTI DI DIRITTO
La CAPACITÀ GIURIDICA (della persona sica) è l’a tudine dell’uomo ad essere tolare di diri e
doveri.
Ar colo 1 del codice civile – Capacità giuridica: “ La capacità giuridica si acquista dal momento della
nascita”.
I diri che la legge riconosce a favore del concepito sono subordina all’evento della nascita (cfr. Ar .
462 e 784 c.c.)
Ar colo 22 della cos tuzione: “ Nessuno può essere privato, per mo vi poli ci, della capacità giuridica,
della ci adinanza e del nome ”. Quindi, la capacità giuridica perdura no al momento della morte.
Lo straniero può godere in Italia dei diri civili a condizione di reciprocità, cioè può goderne solo nella
misura in cui in egual condizione il ci adino italiano nel paese dello straniero sarebbe ammesso a godere
del medesimo diri o.
Questo principio di reciprocità è stato superato, infa , allo straniero sono riconosciu i diri
fondamentali, i diri inviolabili dell’uomo (prote dalle Cos tuzione art. 2 e prote delle carte
internazionali).
La nascita si fa coincidere con l’inizio della respirazione polmonare, quindi con l’indipendenza dal corpo
materno, indipendentemente dalla vitalità del feto.
ATTO DI NASCITA:

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La nascita è dichiarata, entro dieci giorni, all’u ciale dello stato civile del comune in cui è avvenuta da
uno dei genitori o da un loro procuratore speciale oppure da medico o dalla ostetrica o da altre persone
che abbiano assis to al parto, rispe ando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata (art.
30, d.P.R n. 396/2000, ordinamento dello stato civile).
Tale dichiarazione da luogo alla formazione dell’a o di nascita, inserito nei registri dello stato civile (ove
verranno poi inseri ulteriori ed eventuali altri a riferi alla stessa persona, quali matrimonio,
riconoscimento del glio, morte).
IL CONCEPITO: può nascere o non nascere, non è idoneo ad essere sogge o di diri o ma gli sono
riconosciute una serie di tutele e la sua posizione è talmente tutelata dalle legge extracodicis che che si
ri ene tolare di una capacità giuridica prenatale.
Le tutele che gli riconosce il codice civile sono: gli ar colo 462 e 783
DIRITTI DEL NASCITURO: art. 462 c.c. – Capacità delle persone siche
• Sono capaci di succedere tu coloro che sono na o concepi al tempo dell’apertura della
successione.
• Salvo prova contraria, si presume concepito al tempo dell’apertura della successione chi è nato
entro i trecento giorni dalla morte della persona della cui successione si tra a.
• Possono inoltre riceve per testamento, i gli di una determinata persona vivente al tempo della
morte del testatore benché non ancora concepi .

DIRITTI DEL NASCITURO: art. 784 c.c. – Donazione a nascituri


• La donazione può essere fa a anche a favore di chi è soltanto concepito, ovvero a favore dei gli
di una determinata persona vivente al tempo della donazione, benché non ancora concepi .
• Omissis

CAPACITÀ GIURIDICA DEGLI ENTI COLLETTIVI


La capacità giuridica compete non solo, come appena visto, alle persone siche, ma anche agli en
colle vi, ossia formazioni di più persone che sono, dunque, da riguardare come “centri di imputazione
di situazioni giuridiche sogge ve autonomi rispe o alle persone siche che li compongono” (esempio:
associazioni, fondazioni, comita , società, en pubblici).
Secondo una opinione ha capacità giuridica, ed è dunque sogge o di diri o, anche il condominio (Cass.,
n.12501/2018, sulla scia delle Sezioni Unite n. 19662/2014).
Le persone giuridiche godono di autonomia patrimoniale perfe a, cioè risponde l’ente con il proprio
patrimonio.
Se non ha autonomia patrimoniale perfe a, non risponde SOLO l’ente con il suo patrimonio ma anche
altri sogge .
N.B. Taluni en colle vi, oltre ad essere sogge di diri o (dunque autonomi centri di imputazione di
situazioni giuridiche sogge ve), sono altresì persone giuridiche, e godono allora di autonomia
patrimoniale perfe a (è così per le associazioni riconosciute, società di capitali, en pubblici).
Non sono, invece, persone giuridiche (ma comunque sogge di diri o) le associazioni non riconosciute,
le società di persone..

CAPACITÀ DI AGIRE: è l’a tudine del sogge o a compiere a giuridici mediante i quali acquistare
diri o assumere doveri.
Art. 2 c.c.- maggiore età, capacità di agire: “La maggiore età è ssata al compimento del dicio esimo
anno. Con la maggiore età si acquista la capacità di compiere tu gli a per i quali non sia stabilità un
età diversa..(omissis)”
Ci sono però una serie di a giuridici consen ai minori:
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Art. 2, comma 2, del c.c :”Sono salve le leggi speciali che stabiliscono un’età inferiore in materia di
capacità a prestare il proprio lavoro. In tal caso il minore è abilitato all’esercizio dei diri e delle azioni
che dipendono dal contra o di lavoro.” (Per esempio 15 anni, ma il lavoro subordinato richiede il
compimento di 16 anni: legge n. 296/2996)
Art. 84 c.c., comma 2, del c.c.:” Il tribunale su istanza dell’interessato, accerta la sua maturità psico- sica
e la fondatezza delle ragioni addo e, sen to il pubblico ministero, i genitori o il tutore, può con decreto
emesso in camera di consiglio amme ere per gravi mo vi al matrimonio chi abbia compiuto i sedici
anni.”
Art. 250, comma 5, del c.c.: Il sedicenne può riconoscere il glio nato fuori dal matrimonio. E, anzi, anche
l’infrasedicenne può e e uare il riconoscimento, purché autorizzato dal giudice, avuto riguardo
all’interesse del glio (questa parte aggiunta dalla l. N. 219/2012).
Art. 1425 c.c.: Il minore, essendo incapace legale di agire, non può contrarre in proprio nome, a pena di
annullabilità del contra o. Tu avia la sua capacità naturale gli consente di:
1) Concludere contra in rappresentanza di altra persona che non sia incapace (art. 1389)
2) Concludere i contra della vita quo diana
Se il minore occulta la sua età per concludere un contra o, allora l’annullabilità non è possibile.

RAPPRESENTANZA DEL MINORE:


Art. 320 c.c. RAPPRESENTANZA E AMMINISTRAZIONE:
I genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la responsabilità genitoriale (per
morte o impossibilità dell’altro), rappresentano i gli na e nascituri no alla maggiore età o
all’emancipazione in tu gli a civili e ne amministrano i beni.
Gli a di ordinaria amministrazione possono essere compiu disgiuntamente.
Per gli a ecceden l’ordinaria amministrazione (vendita dell’appartamento del minore, vendita dei
beni del minore, cos tuire garanzie, s pulare contra di locazione ultranovennali), non solo è
necessario che i genitori agiscano congiuntamente ma è richiesta anche l’autorizzazione del giudice
tutelare.
Se i genitori non richiedono l’autorizzazione del giudice tutelare, ques a sono annullabili.
ESERCIZIO DELLA RESPONSABILITÀ GENITORIALE (vecchia potestà):
• Entrambi i genitori hanno la responsabilità genitoriale, che è esercitata di comune accordo,
tenendo conto della capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del glio. (Art. 316,
comma 1, c.c)
• La responsabilità genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggiore interesse
per i gli rela ve all’istruzione, all’educazione, alla salute e alla scelta della residenza abituale del
minore sono assunte di comune accordo, tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale
e delle aspirazioni dei gli. In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice. (Art. 337 ter,
comma 3, c.c.).
LA TUTELA DEL MINORE:
Art 343 ss.c.c: se entrambi i genitori sono mor o per altre cause non possono esercitare la
responsabilità genitoriale, si apre la tutela.
Viene iden cato un tutore:
• È nominato dal giudice tutelare (art. 346 c.c.).
• È scelto fra le persone che diano a damento di educare ed istruire il minore (art. 348 c.c).
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• Ha la cura delle persone minore, lo rappresenta in tu gli a civili e ne amministra i beni (art.
357 c.c.).
L’EMANCIPAZIONE:
Art. 390 c.c – EMANCIPAZIONE DI DIRITTO:
“Il minore è di diri o emancipato col matrimonio”
Art. 394 c.c, comma 1, c.c.:
“L’emancipazione conferisce al minore la capacità di compiere gli a che non eccedono l’ordinaria
amministrazione”
Gli a che non eccedono l’ordinaria amministrazione sono quegli a che non incidono in maniera
signi ca va sulla stru ura e sulla consistenza del patrimonio.
Il minore emancipato:
• È assis to da un curatore.
• Può compiere a di straordinaria amministrazione con il consenso del curatore e l’autorizzazione
del giudice tutelare (art. 394 c.c.).
• Può essere autorizzato all’esercizio di un’impresa commerciale se autorizzato dal tribunale,
previo parare del giudice tutelare e sen to il curatore (art. 397 c.c.).

CAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE


È la capacità di rendersi conto delle conseguenza giuridiche dei propri a .
Anche il minore, pur legalmente incapace di agire, può essere capace di intendere e di volere (per
esempio alla vigilia del compleanno della maggiore età) e in ragione di ciò lo si ri ene, come visto,
ammesso a compiere a di vita quo diana (anche se, a rigore, l’art. 1425 comma 1, nel prevedere la
generale annullabilità dei contra pos in essere dell’incapace legale, e dunque anche del minore, non
opera dis nzioni di sorta e cioè non fa salvi taluni contra rispe o ad altri).
Al di fuori degli a di vita quo diana, però, i contra s pula dal minorenne sono sempre annullabili
(salvo il caso di cui all’art. 1426 c.c., ovvero se il minorenne abbia raggirato l’altra parte, alterando la sua
età), anche se il minore fosse, per ipotesi, capace di intendere di volere.
INCAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE
Può accadere che un sogge o, pur legalmente capace di agirà, si venga concretamente a trovare in una
situazione di incapacità di intendere e/o di volere al momento in cui compie un a o:
• Per esempio, perché, pur a e o da una menomazione permanente, non sia stato (o non sia
ancora stato) so oposto a misure di protezione (quali interdizione, inabilitazione,
amministrazione di sostegno).
• O per avere fa o uso di sostanze stupefacen o alcoliche, o in quanto versa in uno stato di shock
(per esempio, a seguito di un incidente stradale): in tal caso tra asi di incapacità naturale
transitoria, ma comunque tale da avergli impedito di determinarsi coscientemente al momento
in cui ha compiuto un a o.
L’INCAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE RILEVA:
• Ai ni dell’impugnabilità del matrimonio (art. 120 c.c.), o dell’unione civile omosessuale (art 1,
comma 5, l. 76/2916), per incapacità naturale dell’una parte al momento della celebrazione.

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Ai ni dell’annullabilità di a unilaterali e contra compiu da persone incapace di intendere e
di volere (ar . 428 c.c. E art. 1425, comma 2, c.c.)
• Ai ni dell’impugnabilità del testamento disposto da persona incapace di intendere e di volere
(art. 591 c.c.). Lo stesso dicasi per la donazione (art. 775, comma 1).
• In materia di rappresentanza, ai ni dell’annullamento del contra o posto in essere dal
rappresentante con un terzo, se il rappresentante era incapace di intendere e di volere (art. 1389
c.c.).
• Ai ni della non imputabilità per commissione di fa o illecito, ove l’autore fosse appunto
incapace di intendere e di volere (art. 2046 c.c.).
Art 428 c.c – ATTI COMPIUTI DA PERSONA INCAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE
Gli a unilaterali (esempio: rinunzia ad un credito, conferimento di procura) compiu da persona che,
sebbene non interde a, si provi essere stata, per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace di
intendere e di volere al momento in cui gli a sono sta compiu , possono essere annulla , se non
risulta un grave pregiudizio all’autore (art. 428, comma 1), su istanza:
• Della persona medesima
• Degli eredi
• Degli aven causa
Art. 428, comma 2, c.c.:
L’annullamento dei contra non può essere pronunziato se non quando, per il pregiudizio che sia
derivato o possa derivare alla persona incapace di intendere o di volere o per la qualità del contra o o
altrimen , risulta la malafede dell’altro contraente.
N.B. Per l’annullamento dei contra , non è richiesta della norma la sussistenza e prova di un pregiudizio
ed l’incapace (a di erenza di quanto è previsto per gli a unilaterali dal comma 1 del medesimo art. 428
c.c.)

LE MISURE DI PROTEZIONE DELLE PERSONE PRIVE IN TUTTO O IN PARTE DI AUTONOMIA


Ci riferiamo ai maggiorenni, ossia ai sogge che avrebbero, per legge, la capacità di agire, ma che per
una mala a o menomazione (che si risolve in una incapacità di intendere e di volere o comunque in una
incapacità di provvedere ai propri interessi), ne vengono, in tu o o in parte, priva .
LIMITAZIONI E PERDITA DELLA CAPACITÀ DI AGIRE
Il codice civile ed il codice penale originariamente prevedevano:
• Interdizione legale (art. 32 c.p) (pena accessoria)
• Interdizione giudiziale (art. 414 c.c.)
• Inabilitazione (art. 415 c.c.)
Ad essere la legge 9 gennaio 2004, n- 6 ha aggiunto:
• Amministrazione di sostegno (Ar . 404 – 413 c.c.)
L’interdizione -> comporta la perdita totale della capacità di agire
Art. 414 c.c. (Modi cato dalla legge n. 6/2004) possono essere interde :
• Maggiore età
• Minore emancipato
I quali si trovano in condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci di provvedere ai
proprio interessi. Sono interde quando ciò è necessario per assicurare la loro adeguata protezione.
L’inabilitazione -> comporta una parziale limitazione della capacità di agire.
Art. 415 c.c.: Persone che possono essere inabilitate:
• Il maggiore di età infermo di mente, lo stato del quale non è talmente grave da far luogo
all’interdizione.
• Coloro che espongono loro stessi o la propria famiglia a gravi pregiudizi economici ( per
PRODIGALITA’ o per ABUSO ABITUALE di bevande alcoliche o stupefacen ).
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• Il sordo
• Il cieco
In ques ul mi due casi, perché venga richiesta l’inabilitazione, è necessario che la patologia sia
presente n dalla nascita o comunque dalla prima infanzia.
È inoltre necessario che che essi non abbiano ricevuto un’educazione su ciente.
È possibile richiedere anche l’interdizione (ai sensi dell’art. 414 c.c.) qualora ques risul no del tu o
incapaci di provvedere ai propri interessi.
L’inabilitazione è una misura meno gravosa, per gli a di ordinaria amministrazione può agire da solo ma
per quelli di straordinaria amministrazione deve essere a ancato da un curatore.
➔ Queste, da quando è stata introdo a l’amministrazione di sostegno, si applicano solo quando
l’infermità mentale non può essere prote a con l’amministrazione di sostegno e quindi si fa
luogo a queste misure più invasive.
INTERDIZIONE E INABILITAZIONE – PROCEDIMENTO
Art. 417 c.c. (Modi cato dalla legge n. 6/2004): Istanza d’interdizione o di inabilitazione
L’interdizione e l’inabilitazione possono essere dall’interessato, dal coniuge, dalla persona stabilmente
convivente, dall’unito civilmente (art. 1, comma 15, l. 76/2016), dai paren entro il quarto grado, dagli
a ni entro il secondo grado, dal tutore o curatore ovvero dal pubblico ministero.
ATTI COMPIUTI DALL’INTERDETTO O DALL’INABILITATO
Sono ANNULLABILI (su istanza del tutore, inabilitato o dei suoi eredi o aven causa):
• Gli a (di ordinaria o di straordinaria ges one) compiu dall’interde o dopo la sentenza
d’interdizione, entro 5 anni.
• Gli a ecceden l’ordinaria amministrazione compiu dall’inabilitato dopo la sentenza
d’inabilitazione.
Ma può essere autorizzato dal giudice a compiere da solo alcuni a di ordinaria amministrazione oppure
con l’assistenza del tutore, ma di regola è che tu gli a siano di competenza del tutore.
L’interdizione non è una misura de ni va, perché può essere revocata, in base all’infermità del sogge o.
Amministrazione di sostegno:
Ar colo 404 c.c.
La persona che, per e e o di una infermità ovvero di una menomazione sica o psichica, si trova nella
impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, può essere assis ta da un
amministratore di sostengo, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il
domicilio.
Amministrazione di sostegno – IL RICORSO:
Sogge legi ma , ex art. 406 c.c., a richiedere l’amministrazione di sostegno sono:
• Lo stesso sogge o bene ciario (anche se minore o interde o o inabilitato).
• I sogge indica all’art. 417 c.c., ossia:
1. Coniuge
2. Persona stabilmente convivente
3. Paren entro il IV grado
4. A ni entro il II grado
5. Tutore o curatore
6. Pubblico ministero
I responsabili dei servizi sanitari e sociali dire amente impegna nella cura e assistenza della persona,
ove a conoscenza di fa tali da rendere opportuna l’apertura del procedimento di amministrazione di
sostegno, sono tenu a proporre al giudice tutelare il ricordo di cui all’art. 407 c.c. O a fornire comunque
no zia al pubblico ministero.
Amministrazione di sostegno – PROCEDIMENTO
Art. 407, comma 2, c.c.
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Il giudice tutelare deve sen re personalmente la persona cui il procedimento si riferisce recandosi, ove
occorra, nel luogo in cui questa si trova e deve tener conto, compa bilmente con gli interessi e le
esigenze di protezione della persona, dei bisogno e delle richieste di questa.
Amministratore di sostegno:
• Viene scelto con esclusivo riguardo alla cura ed agli interessi della persona del bene ciario, tra le
persone indicate dall’art. 408, comma 1, c.c.
• Può essere preven vamente designato dallo stesso interessato con a o pubblico o scri ura
privata auten cata (art. 408, comma 1, c.c.)
È nominato con decreto che deve indicare, fra l’altro (art. 405 c.c.):
• L’ogge o dell’incarico e gli a che l’amministratore di sostegno ha il potere di compiere in nome
e per conto del bene ciario (id est, in sos tuzione/rappresentanza del bene ciario)
• Gli a che il bene ciari può compiere solo con l’assistenza dell’amministratore di sostegno (ossia
unitamente/congiuntamente all’amministratore, il cui
IL BENEFICIARIO:
• Conserva la capacità di agire per tu gli a che non richiedono la rappresentanza esclusiva o
l’assistenza necessaria dell’amministratore di sostegno
• Può in ogni caso compiere gli a necessario a soddisfare le esigenze della proprio vita quo diana
(art. 409 c.c.)
Si cerca di lasciare la maggior autonomia possibile al sogge o.

Lezione 5 I DIRITTI DELLA PERSONALITÀ


I diri della personalità preesistono allo Stato e spe ano sia al singolo, sia al singolo che si trova in
formazioni sociali (associazioni, famiglia, en ).
Sono diri inviolabili.
I diri della personalità sono:
• Diri o alla vita
• Diri o all’integrità sica
• Diri o alla salute (art. 32 Cost.)
• Diri o al nome (ar . 6, 7, 8 c.c)
• Diri o all’onore (prote o da norme penali, che puniscono la di amazione e l’ingiuria)
• Diri o alla libertà personale (art. 13 Cost.)
• Diri o all’espressione del pensiero
• Diri o alla riservatezza
• Altri diri la cui iden cazione è rimessa alle Carte cos tuzionali dei vari Sta (oltre che alle
Carte Internazionali a protezione dei diri dell’uomo, come la CEDU).
Tutela dei diri della personalità:
• COSTITUZIONALE: La cos tuzione vi fa riferimento all’art. 2 e li considera inviolabili.
Inviolabili sia da parte della pubblica autorità, nell’esercizio delle sue funzioni legisla ve,
esecu ve o giudiziarie, sia da parte degli altri uomini, nell’ambito dei rappor tra priva .
• PENALE: Si realizza mediante la previsione di una sanzione penale per chi viola dei diri .

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• CIVILE: Risulta dal Codice Civile e da altre leggi. È realizzata a raverso la previsione, a carico di chi
viola tali diri , di:
➢ Risarcimento del danno (art. 2043).
➢ Reintegrazione in forma speci ca.
➢ Pubblicazione della sentenza.
I cara eri dei diri della personalità:
• Assolu : sono prote nei confron di tu
• Indisponibili: non susce bili di essere cedu né di essere ogge o di rinuncia.
• Non patrimoniali: in quanto non sono cedibili, non sono susce bili di controvalore economico.
• Imprescri bili: non si prescrivono, cioè non si es nguono per non uso prolungato del tempo
➔ Spe ano tendenzialmente solo alla persona umana, ma taluni di essi (es: diri o al nome,
all’iden tà personale, all’onore) sono da ritenersi compa bili anche con l’ente colle vo (sia o
non sia persona giuridica, perché i sogge di diri o sono sia persone siche che gli en colle vi,
i quali ul mi possono dis nguersi in persone giuridiche o en colle vi che non sono persone
giuridiche).

➔ DIRITTO ALLA VITA E DIRITTO ALL’INTEGRITÀ FISICA


Il diri o alla vita è il diri o al massimo grado, è al ver ce dei diri o della personalità.
Non c’è una norma della Cos tuzione che esplicitamente tuteli il diri o alla vita.
La vita viene fa o coincidere con il momento del concepimento e ci sono delle discipline
extracodicis che che tutelano la vita n dal momento del concepimento, ovvero prima della nascita
(legge sull’aborto, n. 194/1978 e la legge sulla procreazione medica l’ente assis ta legge n. 40 del 2004).
Legge sull’aborto: entro i primi 90 giorni la donna può abor re, supera i 90 giorni lo può fare solo se la
gravidanza me e a rischio la sua salute o per malformazioni del feto, quindi dopo i 90 giorni la legge
restringe la libertà di abor re.

Diri o all’integrità sica (art. 5 c.c.) (espressione del diri o alla salute)
Rispe o ad essi emergono chiaramente il cara ere della indisponibilità di cui all’art. 5 c.c., che vieta
appunto gli a di disposizione sul proprio corpo, salvo amme erli al ricorrere di determina
presuppos , e cioè:
AMMESSI quando:
• Non cagionano diminuzioni permanen all’integrità sica (esempio: il prelievo di sangue in
piccola quan tà o l’espianto di un rene).
VIETATI quando:
• Cagionano danni permanen all’integrità sica
• Sono contrari alla legge
• Sono contrari all’ordine pubblico
• Sono contrari al buon costume
ATTI DI DISPOSIZIONE DEL PROPRIO CORPO (ART. 5) – caso par colare!
Legge 14 aprile 1982, n. 164 “Norme in materia di re cazione di a ribuzione di sesso”:
Non possono più ritenersi contrari all’ordine pubblico e al buon costume i tra amen medico-chirurgici
vol alla modi cazione dei cara eri sessuali.
La giurisprudenza più recente ri ene che a raverso terapie ormonali e interven chirurgici, anche se
non a raverso la chirurgia dei cara eri primari, sia possibile o enere un re cazione all’anagrafe da
maschio a femmina e viceversa e così dice anche la corte cos tuzionale.
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ESPIANTO DI UN RENE
Per quanto riguarda l’espianto di rene si fa riferimento al sogge o vivo, per il sogge o morto è diverso e
la regolamentazione è una legge speci ca n. 91/1999 che ha previsto una sorta di meccanismo di silenzio
assenso per cui il ci adino che non abbia reso la dichiarazione sulla sua volontà di donare o meno gli
organi post mortem quel silenzio equivale all’assenso.
Tu avia, questa legge è molto datata, vi è ancora il regime transitorio.
Cioè, quella legge prevedeva prima di questo meccanismo del silenzio assenso, che ci fosse una fase
transitoria che doveva durare un tot di tempo no a quale il regime non fosse quello del silenzio assenso
ma quello del consenso esplicito e vige ancora questo regime transitorio.
Se non ha espresso esplicitamente il consenso i familiare possono opporsi al prelievo di organi

IL DIRITTO DI NON NASCERE SE NON SANO: ovvero, chi sia nato a e o da una grave patologia non
potrà vantare un diri o risarcitorio né nei confron della madre che, anche se informata della patologia,
non si sia avvalsa della possibilità di interrompere la gravidanza, né nei confron del medico che, non
avendola informata corre amente di tale anomalia, le ha, di fa o, impedito di valutare l’opportunità di
una scelta abor va.
Il medico risponderà, però, alla madre dei danni da “nascita indesiderata” so er dalla donna in
conseguenza della mancata segnalazione di anomalie del feto, ove risultasse che, se corre amente
informata, avrebbe interro o la gravidanza.

➔ DIRITTO ALLA SALUTE (ART. 32 Cost.)


Nessuno può essere obbligato ad un determinato tra amento sanitario se non per disposizione di legge.
Consenso informato: fuori dei casi espressamente previs dalla legge, il medico non può, senza il
consenso del paziente, so oporlo a cure mediche o ad interven chirurgici, neppure se il tra amento
sanitario sia necessario per salvargli la vita -> principio di autodeterminazione
La legge impone un tra amento sanitario, indipendentemente dal consenso o meno del sogge o se si
tra a di tutelare il bene della salute pubblica (esempio: i vaccini).
Due casi par colari:
• Se il paziente è in stato di incoscienze, il tra amento sanitario senza il suo consenso si
gius cherà sulla base del generale principio dello stato di necessità (art. 2045 c.c.)
• Se il paziente è incapace, il consenso è dato dal suo legale rappresentante (legge n. 219/2017)
La legge 219/2017 introduce le DAT, ovvero le disposizioni an cipate di tra amento (testamento
biologico) e sono quella disposizioni che il sogge o è ammesso a rilasciare ora per allora.
Nella stato in cui è ancora capace di intendere e di volere (maggiorenne, perché per il minorenne il
dissenso o consenso alla cure è dato ai genitori o al tutore), queste consentono al maggiorenne non
ancora malato ma che potrebbe per una mala a futura entrare in uno stato di incapacità di intendere e
di volere, può disporre ora che è capace per il periodo in cui non lo sarà più.
Si può indicare, oltre a tu gli aspe riguardan la sua salute, un duciario per la salute, ovvero un
sogge o che è autorizzato ad esprimere la volontà indicata nelle dat, quando l’interessato non sarà più
in grado di intendere e di volere. Lo si fa per evitare che altri possano decidere al posto nostro.
La legge 219/2017 (introduce una piena discrezionalità del medico) dice che le dat possono essere
disa ese se risul no palesemente incongrue, oppure non corrisponden alla condizione clinica a uale
del paziente perché nel fra empo sono divenute disponibili nuove terapie migliora ve che potrebbero
garan re un miglioramento delle condizioni di vita o di salute del paziente.
Questo se ci sia accordo con il duciario della salute indicato nelle dat, se c’è con i o tra il duciario e il
medico allora la decisione è rimessa la giudice tutelare.

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Le legge, per quanto riguarda le modalità con cui redigere queste dat, prevede la forma dell’a o
pubblico, quindi un a o notarile o scri ura privata fa a dall’interessato ma auten ca da un notaio o è
possibile una scri ura privata che viene consegnata all’u cio dello stato civile del comune di residenza.
Ciò che è importante della legge 219/2017 è che il consenso/dissenso alle cure ha riconosciuto la
vincola vità del ri uto di cure (recependo ciò che la cassazione aveva già ins tuito)
La cassazione aveva riconosciuto la vincola vità del ri uto di cure salva vita con la vicenda del caso
Englaro.
La legge 219/2017 ha ra cato questa giurisprudenza e ha riconosciuto che di fronte ad un paziente
incapace il rappresentante possa ri utare le cure.
Se il paziente è capace legale e naturale, il ri uto di cure salva vita è vincolante.
Il vuoto di tutela rimane rispe o ai casi in cui non si tra di ri utare un tra amento salva vita o di
revocare un tra amento salva vita in a o, ma dove si tra di richiedere un evento che acceleri la morte.
Di solito si tra a di pazien legalmente capaci di agire e di intenderne e di volare ma hanno patologia
molto invalidan e quindi necessitano di un azione di un terzo per me ere in a o l’interruzione della
loro vita, ma questo terzo è esposto al reato di aiuto al suicidio (art. 580 c.p) o omicidio del consenziente
(art. 579 c.p.). In ques casi non vi è una legge che regoli ques problemi ma è intervenuta la corte
cos tuzionale nel noto caso di Dj fabo, dove Marco Cappato si era prestato a porre ne alla sua vita in
Svizzera. Marco Cappato rischiava il reato di aiuto al suicidio e la corte cos tuzionale è intervenuta con la
sentenza n. 242 del 2019 e ha escluso la punibilità di Marco Cappato stabilendo che l’art 580 c.p che
punisce l’aiuto al suicidio è cos tuzionalmente illegi mo nella parte in cui non esclude la punibilità, chi
agevola l’esecuzione del proposito suicida, laddove vi siano i seguen presuppos :
• Il paziente pienamente capace che si determina al proposito suicida sia tenuto in vita da un
tra amento di sostegno vitale.
• Sia a e o da una patologia irreversibile.
Se ci sono ques requisi la condo a del medico che si pres ad a uare il “suicidio” non viene punito
come aiuto al suicidio.
Allo stato cos tuisce reato ancora pienamente punibile l’eutanasia a va
Rimane, quindi, un vuoto di tutela che la corte cos tuzionale ha riconosciuto e spinto il parlamento a
provvedere con una legge.
Questa è la condo a a va del medico che somministra lui stesso al paziente che somministra il farmaco
letale e produce la morte a vamente.
Mentre, l’aiuto al suicidio è il paziente stesso che assume la sostanza con qualcuno che lo aiuta fornendo
supposto logis co.
➔ DIRITTO AL NOME (ARTT. 6,7,8 c.c.)
• Il nome è il mezzo di iden cazione della persona, il segno che perme e al sogge o di riferire a
sé qualità personali e vicende dalla vita umana.
• Nel nome si comprendono il prenome e il cognome.
Il nome viene a ribuito dal genitore o da chi ha comunicato allo u ciale di stato civile l’avvenuta
nascita.
Il cognome è quello paterno, per quanto riguarda i gli na nel matrimonio non vi è una espressa
e speci ca regolamentazione ma vi è una sorta di “regola” per la quale ai gli na nel matrimonio
spe il cognome paterno.
La corte di Strasburgo o Corte europea dei diri dell’uomo (che da a uazione alla CEDU) ha
censurato tale regola e dice che lo stato italiano deve adeguarsi al principio di uguaglianza e
quindi consen re che il glio nato nel matrimonio, possa assumere in aggiunta o in sos tuzione
di quello paterno, il cognome della madre.
In realtà, il legislatore italiano non si è adeguato ci sono dei disegni di legge ma ancora non si è
adeguato.
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La corte cos tuzionale con la sentenza n. 286/2016 ha ammesso che i genitori di comune
accordo possano decidere di trasme ere anche il cognome materno, questa sentenza (in base
all’art 262 c.c) riguarda i gli na fuori del matrimonio, estesa poi ai gli na nel matrimonio.
Per il glio nato fuori dal matrimonio, se i genitori sono una coppia e riconoscono il glio
contemporaneamente allora potranno decidere di trasme ere anche il cognome materno.
Se non si accordano su questo, il cognome sarà quello del padre.
Se lo riconosce solo un genitore, il glio acquista il cognome di quel genitore che ha e e uato il
riconoscimento, se successivamente anche l’altro genitore il riconoscimento e se fosse il padre
allora il glio può aggiungere/sos tuire il cognome della madre con quello del padre.
La donna può aggiungere il cognome del marito e mantenerlo anche se si separano.
In caso di divorzio, la donna perde il cognome del marito ma si può chiedere al giudice di
conservarlo se la donna ha un interesse meritevole di tutela (es: se la donna è nota nell’ambiente
lavora vo).
Se la donna rimane vedova conserva il cognome del marito, salvo che poi si decida di risposarsi.
Per l’unione civile è possibile avere un cognome comune (non è possibile per le coppie
eterosessuali).
• Ogni persona ha diri o al nome che le è a ributo per legge (stessa cosa è a dirsi rispe o alla
denominazione della persona giuridica).
• Non sono ammessi cambiamen , aggiunte o ra che al nome, se non nei casi e con le formalità
della legge indicate.
È possibile soltanto se si ha un nome ridicolo o vergognoso, vi è una procedura ed è necessario
un decreto del prefe o della provincia.
DIRITTO AL NOME (ART. 7 C.C.) DUPLICE TUTELA:
• 1) AZIONE DI RECLAMO: Diri o all’uso del proprio nome: diri o di iden care se stessi con il
proprio nome e diri o di essere dagli altri iden ca con esso. È prote o contro chi contes alla
persona o le impedisca l’uso del proprio nome o contro chi la iden chi con un nome diverso.
• 2) AZIONE DI USURPAZIONE: Diri o all’uso esclusivo del proprio nome: è prote o contro chi
usurpi il nome altrui per iden care sé o per indicare una cosa o faccia comunque indebito uso
del nome altrui.
➔ Mirano a o enere dal giudice una sentenza che ordini la cessazione del fa o lesivo; della
sentenza può essere ordinata dal giudice la pubblicazione di uno o più giornali; non occorre che
l’a ore provi di aver subito un danno; basta, se il nome è stato usurpato, che il fa o appaia
susce bile di recargli pregiudizio, anche non economico; e neppure questo si richiede nel caso
della contestazione dell’uso del nome.
MERCHANDISING (ART. 8 C.C.)
Nome celebre a ribuito ad un prodo o:
Contra o a pico con il quale si dà, verso corrispe vo, l’autorizzazione all’uso del proprio nome come
marchio di un prodo o industriale.
Eventuale revoca del consenso: Il diri o al nome è a rigore indisponibile: chi concede ad altri di fare uso
del proprio nome celebre per contraddis nguere un prodo o industriale dovrebbe poter sempre
revocare il consenso accordato.
Ma ciò recherebbe pregiudizio a chi ha e e uato inves men nella pubblicità di quel marchio.
Due POSSIBILI SOLUZIONI:
1) Amme ere la revocabilità del consenso, ma riconoscendo all’altra parte il diri o al risarcimento
del danno quando la revoca integra gli estremi dell’abuso del diri o della personalità.
2) Escludere la revocabilità del consenso prestato verso prestato verso corrispe vo, giudicando
ammissibile un contra o oneroso avente ad ogge o l’uso commerciale del nome.
Tale soluzione è accolta per il diri o all’immagine ed estesa al diri o al nome.
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LO PSEUDONIMO (ART. 9 C.C.)
De nizione: Lo pseudonimo è il nome, diverso da quello civile, con cui un sogge o è iden cato
nell’esercizio di una determinata arte.
Tutela: Lo pseudonimo usato da una persona in modo che abbia acquistato l’importanza del nome può
essere tutelato ai sensi dell’art. 7 c.c.

Se un terzo ha interessa ad usare il nome altrui, se c’è il consenso dell’interessato allora si può cedere il
nome, per esempio per vendere un prodo o (viene meno l’indisponibilità)

➔ DIRITTO ALL’ONORE
• Diri o alla dignità
• Diri o al decoro personale
• Diri o alla considerazione sociale
Tutela civile:
• Risarcimento anche in forma speci ca, del danno, patrimoniale o non patrimoniale.
• Pubblicazione della sentenza su uno o più giornali, se idonea a riparare il danno.
• Diri o di re ca (art. 8 legge n. 477/1948, come modi cato dall’art. 42 legge n. 416/1981).
Tutela penale:
• INGIURIA: o esa al decoro e all’onore della persona presente.
• DIFFAMAZIONE: o esa alla reputazione altrui realizzata comunicando con più persone per mezzo
della stampa, o di altri mezzi di comunicazione di massa o altrimen .
L’onore è il valore sociale di un determinato sogge o, l’insieme delle sue do morali, intelle uali e la
s ma di cui gode nel suo ambiente sociale.
Ledere il diri o all’onore di un sogge o, magari a ribuendogli dei fa veri eri (es: do dello strozzino ad
uno strozzino), non mi lascia impunibile -> La verità non scrimina.
Questo diri o può dover cedere di fronte ad altri diri cos tuzionalmente garan , so o l’art 21 della
Cost, che sono i diri di cronaca e cri ca giornalis ca ovvero il diri o all’informazione.
L’equilibrio tra ques è così realizzato:
La no zia lesiva del diri o all’onore di un determinato sogge o è legi ma e legi mamente pubblicata
se vi sono i seguen presuppos : 1) Verità della no zia, quindi che vi sia una perfe a corrispondenza tra
i fa accadu e i fa che vengono racconta 2) Che quell’informazione soddis un interesse generale 3)
Con nenza esposi va, ovvero che quella no zia venga di usa con mezzi di comunicazione che non siano
abnormi rispe o allo scopo informa vo (non eccessivamente lesive).
Il diri o all’onore è indisponibile.
È quindi NULLO il pa o con il quale:
• Ci si obbliga a compiere a contrari al proprio onore.
• Si acce a un corrispe vo economico per consen re ad altri di compiere a lesivi del proprio
onore.
Tu avia, il consenso accordato senza corrispe vo esonera da responsabilità civile e responsabilità
penale.

➔ DIRITTO ALL’IMMAGINE (ART. 10 C.C – ART. 96, 97 L. N. 633/1941)


Il diri o all’immagine è il diri o a che non venga divulgato/di uso/commercializzato il ritra o della tal
persona, senza il consenso dell’interessato.
Se si ha il consenso, allora il terzo che divulga l’immagine non sarà responsabile di un risarcimento
danno.
Il consenso deve essere rispe ato, perché è un consenso dato con un determinato ne e con delle
modalità.
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Se un personaggio noto, presta la sua immagine per uno spot pubblicitario logicamente a tolo oneroso,
la di coltà è che i diri della personalità sono indisponibili/inalienabili/incedibili e ogni a o di
disposizione di essi sembra contraddire queste premesse.
La giurisprudenza ri ene che ques a di disposizione siano negozi unilaterali che non hanno ogge o il
diri o, che è un diri o inalienabile, ma l’esercizio di quel diri o.
Quindi, essendo negozio unilaterale la dichiarazione di volontà unilaterale del sogge o è revocabile in
ogni momento, anche se venisse in un contra o a fronte di un corrispe vo.
È una sorta di a o unilaterale sempre revocabile, ma tale regola espone il sogge o che prima aveva dato
il consenso a dover risarcire il danno all’altra parte.
Ci sono casi in cui la divulgazione dell’immagine è possibile a prescindere e sono i casi in cui:
• La persona è una persona nota o rivesta un pubblico u cio.
• Se si tra a di persona ritra a durante una cerimonia svolta in pubblico.
Vi è l’esigenza di trovare un punto di equilibrio tra due opposte esigenza:
• La protezione del diri o del singolo alla riservatezza, a so rarre la propria immagine e gli
a eggiamen della propria vita privata agli occhi di estranei.
• La protezione del diri o di informazione del pubblico, del diri o di cronaca della stampa.

➔ I “NUOVI” DIRITTI DELLA PERSONALITÀ


• Sono una categoria aperta, il cui catalogo è in con nua espansione.
• La di usione degli strumen di comunicazione di massa e l’applicazione dei ritrova della tecnica
espongono a nuove insidie la personalità umana.
• Vengono correla vamente in considerazione nuovi aspe della personalità, che reclamano
protezione a norma all’art. 2 Cost. (Art. 2 si associa all’art. 2043 c.c.)
• I “nuovi” diri della personalità sono, di regola, “crea ” (o meglio, “trova ”) dalla
giurisprudenza, e solo eventualmente disciplina , in un secondo momento, da leggi speciali.
Per esempio: Il diri o all’iden tà personale e il diri o alla riservatezza.

IL DIRITTO ALL’IDENTITA’ PERSONALE:


È il diri o a che non sia travisata la propria immagine poli ca, e ca o sociale, con l’a ribuzione di azioni
non compiute dal sogge o o di convinzioni da lui non professate.
Si di erenzia dal diri o all’onore perché il diri o all’iden tà personale è susce bile di essere leso anche
se le azioni o convinzioni a ribuite al sogge o non siano di per sé disonorevoli e lesive della sua
reputazione -> la falsa a ribuzione altera comunque l’iden tà della persona.
Diri o di creazione giurisprudenziale sulla base dell’art. 2 Cost.
Tale diri o, compete anche all’ente colle vo (sia o meno persona giuridica).

IL DIRITTO ALLA RISERVATEZZA


È il diri o a che non vengano pubblicizzate/esternalizzate vicende o situazioni della vita personale e
familiare di un sogge o, se non vi sia un interesse pubblico e se non si da il consenso.
Questo diri o, che trova copertura nell’art. 2, trova in realtà copertura più speci ca nelle carte
sovranazionali, in par colare, nella Convenzione europea dei diri o dell’uomo del 1950 che all’art 8
protegge il diri o al rispe o della vita privata e familiare e lo stesso nell’art. 7 nella Carta di Nizza e
nell’art 8 tutela la protezione dei da personali)

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI


Norma ve in materia: Codice in materia di protezione dei da personali (c.d codice della privacy), poi
adeguato al Reg. UE n. 679/2016 (c.d G.D.P.R. – General Data Protec on Regula on), da ul mo con il

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d.lgs n 101/2018 che ha aggiunto molte norme al Codice della privacy, così come altre ante ne ha
modi cate ed in parte abrogate.
De nizione di dato personale: Ogni informazione (non solo rela va ala vita privata, ma anche all’a vità
professionale/economica) rela va a persone siche che siano iden cate o iden cabili anche
indire amente).
L’a vità di tra amento dei da consiste in:
Tra amento è l’a vità consistente:
• Nella raccolta dei da
• Nella loro conservazione
• Nella loro consultazione
• Nel loro uso
• Nella loro modi ca, cancellazione, distruzione
• Nella loro comunicazione all’esterno, ora a sogge determina , ora ad un publico indi erenziato.
È necessario:
• Che l’interessato sia informato sulle nalità della raccolta e sulle modalità del tra amento cui i
da sono des na , nonché sull’iden tà del responsabile.
• Che l’interessato pres il consenso espresso al tra amento dei propri da .
Diri riconosciu all’interessato:
• Diri o all’accesso dei da
• Diri o alla re ca dei da inesa o incomple
• Diri o alla cancellazione dei da (c.d. Diri o all’oblio) allorché non più necessari alla nalità per
cui erano sta raccol .
Par colari cautele vigono per i cosidde DATI SENSIBILI, ossia quelli che rivelino:
• L’origine razziale o etnica
• Le convinzioni religiose o quelle loso che
• Le opinioni poli che
• L’adesione a sindaca
• Lo stato di salute
• La vita sessuale o l’orientamento sessuale
• Condanne penali
L’interessato che subisca danno per l’altrui tra amento illecito dei suoi da personali ha diri o al
risarcimento del danno (anche non patrimoniale).

Lezione 6
GLI ENTI COLLETTIVI
Gli en colle vi sono:
• Le società -
• Le associazioni
• Le fondazioni
• I comita
• Gli en di diri o pubblico –

Nel nostro ordinamento “sogge ” di diri o sono, oltre che le persone siche, anche gli en .
Ciò signi ca che un bene può far capo dire amente all’ente in quanto tale; che la responsabilità per un
a o illecito può far capo dire amente all’ente; che un contra o può intercorrere dire amente con l’ente
in quanto tale.
Ciascun ente ha una sogge vità giuridica autonoma rispe o a quella dei suoi componen .

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Ogni componete dell’ente ha la sua capacità giuridica/capacità di agire ma nello stesso tempo anche
l’ente è autonomo centro di imputazione di diri e doveri giuridici, è un sogge o ulteriore rispe o ai
suoi componen .
Quindi, anche l’ente colle vo gode di capacità giuridica (idoneità di essere tolare di diri e doveri).
L’ente, in realtà, ha anche capacità di agire (può compiere a giuridici mediante i quali acquisisce diri
e assume doveri) e lo fa a raverso i suoi componen .

RICAPITOLANDO:
Gli en sono delle organizzazioni colle ve, sono sogge ulteriori rispe o alle singole persone siche
che compongono l’organizzazione colle va e sono tolari di diri e doveri, dunque hanno: una propria
capacità giuridica.
Inoltre, hanno capacità di agire: per mezzo delle persone siche che agiscono come loro organi (per
esempio: gli amministratori), compiono a giuridici che producono e e dire amente nella sfera
giuridica dell’ente.

PERSONALITÀ GIURIDICA
Non tu gli en , però, hanno la personalità giuridica (autonomia patrimoniale che consente che delle
obbligazioni dell’ente risponda solo l’ente con il suo patrimonio non vincolando i suoi componen ).
Hanno personalità giuridica: le società di capitali, le associazioni che hanno chiesto e o enuto il
riconoscimento e le fondazioni.
Non hanno personalità giuridica: le società di persone e le associazioni non riconosciute
Per acquistare la personalità giuridica è infa necessario, per gli en non pro t, il riconoscimento da
parte dello Stato, mentre per gli en a scopo di lucro l’adozione di determina po sociali (s.r.l., s.p.a.).
ABUSO DELLA PERSONALITÀ GIURIDICA
Si veri ca quando un ente dotato di personalità giuridica viene cos tuito non per perseguire, a raverso
l’organizzazione colle va, le nalità che, per legge, sono proprie di questa, ma al solo scopo di frapporre
lo schermo di un nuovo sogge o di diri o fra sé ed altri per so rarsi alle pretese di creditori, del sco e
altri.

LA SOGGETTIVITÀ GIURIDICA è supportata da tre teorie:


• Teoria della nzione: si può riassumere ne brocardo: ”corpus morale proprio non est persona,
tamen hoc est ctum positum pro vero” che signi ca: l’ente è un sogge o ar ciale, una pura
creazione del diri o.
• Teoria della realtà: Il diri o prende a o della e e va esistenza, nella realtà sociale, di sogge
ulteriori rispe o agli esseri umani, come appunto gli en colle vi, che quindi non sono creazione
ar ciali.
• Teoria linguis ca:
• Il concerto di sogge vità giuridica ha valenza essenzialmente linguis ca, poiché riassume una
speciale disciplina di rappor facen capo pur sempre ad esseri umani.
• È una immagine del parlare gurato, gius cata dal fa o che le norme regolatrici delle
organizzazioni colle ve danno luogo a situazioni analoghe a quelle concernen la persona
sica.

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Gli en colle vi possono essere:
• En pubblici
• En priva
Gli en pubblici possono agire tramite 2 strumen , se di regola operano a raverso l’esercizio di poteri
autorita vi/pubblicis ci che li pongono in una posizione di supremazia rispe o alla posizione dell’altra
parte, possono tu avia avvalersi, come qualsiasi ci adino, di strumen priva s ci.
Gli en priva , invece, possono operare solo tramite strumen priva s ci e non con strumen
autorita vi.

ENTI PUBBLICI
Ente pubblico è: lo stato, gli en pubblici territoriali, le università statali, la banca di Italia, l’agenzia delle
entrate.
Dopo un lungo periodo in cui si è assis to alla mol plicazione degli en pubblici a par re dagli anni 90 la
tendenza si è inver ta e vi è stato il fenomeno delle priva zzazioni.
Mol en pubblici sono sta trasforma in società per azioni (come le ferrovie dello stato italiano).
Gli en pubblici, perseguono ni pubblici (sono infa des na a soddisfare interessi generali della
colle vità) -> Art. 11 c.c. – Persone giuridiche pubbliche: le province e i comuni, nonché gli en pubblici
riconosciu come persone giuridiche, godono dei diri secondo le leggi e gli usi osserva come diri o
pubblico.
Gli en pubblici territoriali sono en esponenziali di una data comunità, stanziata su un determinato
territorio, e hanno il compito di provvedere alla generalità dei bisogni della comunità. -> Art. 114 Cost.
“La repubblica è cos tuita dai Comuni, dalla province, dalle ci à metropolitane, dalle regioni e dallo
stato”.
Gli en pubblici strumentali:
• Sono crea per svolgere a vità proprie dello stato o di altro ente territoriale, per una più
e ciente e più razionale organizzazione dei pubblici poteri
• Hanno un proprio patrimonio e un proprio personale, non dipendete gerarchicamente
dall’esecu vo dell’ente territoriale di cui sono strumento
• Hanno solo capacità d diri o privato

I criteri dis n vi tra diri o pubblico e privato: un interesse pubblico può essere perseguito sia con
strumen di diri o privato sia a raverso l’esercizio di poteri autorita vi (diri o pubblico) e il diri o
privato è neutro rispe o allo scopo da perseguire.
La dis nzione tra i due aiuta a capire la di erenza tra en pubblici e priva .

ENTI PRIVATI
Si suddividono in:
• En senza scopo di lucro (art. 11 – 42 c.c.) —> Le associazioni, le fondazioni e i comita (non
hanno come scopo la ripar zione degli u li)
• En con scopo di lucro (ar . 2247 – 2510 c.c) —> Le società (svolgono un’a vità di impresa e
hanno come scopo la ripar zione tra i partecipan degli u li consegui ).
Le società possono essere di persone (senza personalità giuridica e in caso di insolvenza
rispondono i soci con il proprio patrimonio, come: società semplice, s.n.c, s.a.s) e di capitali (sono
persone giuridiche, acquistano la personalità giuridica con l’iscrizione nel registro delle imprese e
per le obbligazioni sociali risponde solo la società con il proprio patrimonio, come: s.p.a., s.a.p.a,
s.r.l.) – Libro V

LE ASSOCIAZIONI
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Le associazioni sono formazioni sociali che sono riconosciute nell’art. 2 della Cost, ma hanno anche una
tutela cos tuzionale speci ca nell’art. 18
Art. 18 Cost.: “I ci adini hanno diri o di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per ni che non
sono vieta ai singoli della legge penale” (cfr. Ar . 19,20,39,49).
“Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indire amente, scopi poli ci
mediante organizzazioni di cara ere militare”
Questa libertà è cos tuzionalmente tutelata ma si deve ricordare che il codice civile è precedente alla
cos tuzione, nasce in un clima autoritario che in qualche modo volgeva a controllare con un certo
sospe o il fenomeno associa vo, sopra u o per quelle associazioni che non avessero o enuto il
riconoscimento della personalità giuridica e si tendeva a rilegarle in una posizione marginale.
Mentre con l’o enimento della capacità giuridica l’associazione o eneva un certo riconoscimento.
Senza il riconoscimento della capacità giuridica (codice del 1942) non si potevano o enere donazioni,
erano preclusi gli acquis a causa di morte e anche gli acquis aven per ogge o beni immobili a tolo
oneroso, queste possibilità erano solo alle associazioni riconosciute, a condizione che vi fosse una
autorizzazione governa va.
Le associazioni non riconosciute avevano il vantaggio di poter autodisciplinare il loro ordinamento
interno, i rappor tra associa e il rapporto tra associazione e associa .
Mentre le associazioni riconosciute in questo erano penalizzate, perché erano so opos ad una speci ca
disciplina inderogabile.
Ma tu o è cambiato con la cos tuzione che va a tutelare la libertà di associazione (art.18).
L’associazione non viene più vista come un fenomeno da controllare e guardato con sospe o ma come
luogo dove poter esprimere la personalità dell’individuo ed espressione della società liberalista.
Perché alcune associazioni non hanno voluta la personalità giuridica, anche se associazioni
par colarmente importan ? Perché si volevano preservare da l’intrusione da parte dello Stato e questo
è possibile dall’art. 36 del c.c.
Le associazioni sono una manifestazione della natura sociale, e non solo individuale, dell’uomo; una
forma stabile di organizzazione colle va a raverso la quale vengono persegui scopi superindividuali.
La disciplina contenuta nel Codice Civile rispe o alle associazioni:
Alcune norme sono solo per le associazioni riconosciute altre hanno portata più generale e anche le
norme che regolano in modo speci co le associazioni riconosciute talora sono applicabili anche alle
associazioni non riconosciute.
Tra le più importan associazioni ci sono:
• Sindaca (art. 39 cost.) si propongono il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori ad
essi iscri .
• Par poli ci (art. 49 Cost.) i ci adini si associano liberamente per concorrere con metodo
democra ca a determinare la poli ca nazionale.
• Associazioni spor ve.
• Circoli culturali o ricrea vi.
Le associazioni possono acquistare la personalità giuridica con il riconoscimento (oggi disciplinato dal
D.P.R 10 febbraio 2000 n. 361).
Tu avia, possono operare anche senza il riconoscimento, quali associazioni non riconosciute (ar . 36 –
38 c.c.).
Delle obbligazioni assunte da una associazioni riconosciuta risponde solo l’associazione con il suo
patrimonio, con esclusione di una personale responsabilità dei singoli associa .
Questo è possibile perché il riconoscimento della personalità giuridica è condizionato a una serie di
requisi che il prefe o deve veri care, tra cui la consistenza del patrimonio e la su cienza del
patrimonio a realizzare lo scopo dell’ente. (Controllo preven vo fa o dal prefe o)

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Sarà concesso il riconoscimento se: l’associazione è stata s pulata con a o pubblico notarile e bisognerà
vedere se quell’a o cos tu vo rechi tu e le informazioni richieste dalla legge come: la denominazione
dell’ente, lo scopo ideale che viene perseguito (che deve essere possibile e lecito), la sede, il patrimonio
(deve risultare adeguato allo scopo).
Può esserci anche un a o separato rispe o all’a o cos tu vo che è lo statuto, che riguarda
principalmente i diri e obblighi degli associa , le condizioni di ammissione all’associazione, le norme
sull’ordinamento sempre ricordando però che per le associazioni riconosciute vi è sempre una disciplina
codicis ca inderogabile e i rappor sono disciplina dal codice e lo statuto deve uniformarsi alle norme.
L’a o cos tu vo e lo statuto possono inoltre contenere le norme rela ve all’es nzione dell’ente e alla
devoluzione del patrimonio.
Non c’è nessun controllo della prefe ura sulla meritevolezza dello scopo, cioè basterà veri care che lo
scopo sia possibili e lecito.
Se ci sono i requisi , allora, il riconoscimento viene concesso mediante l’iscrizione della associazione nel
registro delle persone giuridiche tenuto presso la prefe ura (se associazione opera solo in ambito
regionale il registro viene tenuto dalla regione).
A o cos tu vo: Le associazioni (riconosciute) devono essere cos tuite con a o pubblico
L’ordinamento interno è blindato, cioè il c.c., prevede che ci siano due organi:
• L’assemblea degli associa : (ar . 20-23) che assume le decisioni di maggiore importanza come:
l’approvazione del bilancio, l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronto degli
amministratori (escludere un associato per gravi mo vi) per deliberare le modi che dell’a o
cos tu vo e per deliberare lo scioglimento dell’associazione e come devolvere il patrimonio.
• Gli amministratori: (ar . 18-19 c.c.) sono nomina dall’assemblea, cos tuiscono l’organo
esecu vo dell’ente, lo rappresentano e hanno anche poteri decisionali).
• Possono esserci: il collegio dei revisori e il collegio dei proibivi
Responsabilità degli amministratori (art. 18 c.c.): gli amministratori sono responsabili verso l’ente
secondo le norme del mandato. È però esente da responsabilità quello degli amministratori il quale non
abbia partecipato all’a o che ha causato il danno, salvo il caso in cui, essendo a cognizione che l’a o si
stava per compiere, egli non abbia fa o constare del proprio dissenso
Per le associazioni non riconosciute, invece, le obbligazioni assunte dalle persone che
rappresentano l’associazione, i terzi possono far valere i loro diri sul fondo comune. Delle obbligazioni
stesse rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto
della associazione (art. 38 c.c.).
Le associazioni non riconosciute prendono vita, anche loro, da un contra o (a o cos tu vo). Ma,
diversamente dall’associazione riconosciuta (o meglio, che aspira al riconoscimento), quel contra o non
è so oposto a vincoli di forma (può dunque essere s pulato con semplice scri ura privata, o addiri ura
anche oralmente), né di contenuto.
L’ordinamento interno e l’amministrazione delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche
sono regola dagli accordi degli associa .
De e associazioni possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo ques accordi, è
conferita la presidenza o la direzione (art. 36, il quale, però, deve essere coordinato e non può
contrastare l’art. 2).
Le associazioni non riconosciute possono rime ere a statuto/a o cos tu vo la disciplina
dell’ordinamento interno, ma non sono obbliga a farlo, quindi laddove lo statuto della associazione non
riconosciuta non disciplini nulla in termini di ordinamento interno allora potranno applicarsi quelle
norme del codice civile de ate in termini di ordinamento interno della associazione riconosciuta (quelle
che non presuppongono il riconoscimento).

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Se invece l’a o cos tu vo/lo statuto disciplinano l’ordinamento interno (art. 36 c.c.), allora bisogna
veri care che quelle clausole statutarie non si risolvano in una violazione dell’ar colo 2 della
Cos tuzione cioè in una negazione dei diri di cui l’associato deve godere dentro l’associazione.
Per esempio: la cassazione ha ritenuto che non violi l’ar colo 2 della Cos tuzione, il caso in cui gli
associa manifes no il loro diri o di voto non in sede assembleare ma a raverso una consultazione a
mezzo posta. Diverso è il caso, sempre esaminato dalla cassazione, in cui l’associato venga escluso (per
gravi mo vi) non dall’assemblea (o collegio dei probiviri) ma l’esclusione sia rimessa alla competenza di
un eventuale organo associa vo che abbia un potere discrezionale insindacabile.
Nelle associazioni riconosciute la deliberazione di esclusione dell’associato è ammessa solo da parte
dell’assemblea.
Nelle associazioni non riconosciute, è possibile rime ere questa competenza piu osto che all’assemblea
al collegio dei probiviri ma in ogni caso lo statuto non potrebbe mai spingersi al punto di a ribuire una
competenza, rispe o ad una decisione così gravosa, a un organo che abbia potere discrezionale
insindacabile perché in questo caso la clausola che rime esse a un organo una tale deliberazione senza
poter l’associato escluso impugnare questa delibera ecco allora che tale clausola sarebbe nulla per
contrasto con l’ar colo 2 della Cos tuzione.
Delibera di esclusione per gravi mo vi dell’associato:
L’associato una volta entrato nell’associazione ha diri o a rimanervi, quindi questo diri o può venire
meno solo per casi gravi.
L’ar colo 24 c.c prevede che questa delibera di esclusione debba fondarsi su gravi mo vi come:
l’associato non paga i contribu , ha perso i requisi richies l’ammissione all’associazione o non abbia
osservato gli obblighi impos dallo statuto. Tale ar colo prevede, sulle associazioni riconosciute o non,
che ci deve essere una delibera mo vata perché tale delibera può essere impugnata e talvolta annullata
laddove l’autorità giudiziaria ritene che l’organo non era competente o il mo vo non grave.
L’autorità giudiziaria veri ca la legi mità dell’esclusione.
Il recesso:
Ciascun associato ha il diri o di recedere dall’associazione.
Ma l’associato non può rivendicare diri sul patrimonio o sul fondo in caso di recesso o di esclusione.
L’associazione si es ngue:
• Quando scade il termine
• Quando lo scopo è stato raggiunto
• Quando non è possibile raggiungere lo scopo
• Quando vengono meno tu gli associa (l’es nzione viene seguita da una fase di liquidazione
per pagare i debi dell’associazione e i beni che rimangono vengono devolu in base a quanto
stabilito dall’a o cos tuivo o lo statuto, ma se non è previsto nulla vengono distribui agli en
con ni analoghi).
Il fondo comune (art. 37 c.c.):
I contribu degli associa e i beni acquistato con ques contribu cos tuiscono il fondo comune
dell’associazione.
Finché questa dura, i singoli associa non possono chiedere la divisione del fondo comune, né
pretendere la quota in caso di recesso (24 c.c.)
Azioni di responsabilità contro gli amministratori (art. 22 c.c.):
Le azioni di responsabilità contro gli amministratori delle associazioni per fa da loro compiu sono
deliberate dall’assemblea e sono esercitata dai nuovo amministratori o dai liquidatori.
Limitazioni del potere di rappresentanza (art. 19):
Le limitazioni del potere di rappresentanza, che non risultano dal registro indicano nell’art. 33, non
possono essere opposte ai terzi, salvo che si provi che essi ne erano a conoscenza.
Convocazione dell’assemblea delle associazioni (art. 20):
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L’assemblea delle associazioni deve essere convocata dagli amministratori una volta l’anno per
l’approvazione del bilancio.
L’assemblea deve essere inoltre convocata quando se ne ravvisa la necessità o quando ne è fa a
richiesta mo vata da almeno un decimo degli associa . In questo ul mo caso, se gli amministratori non
vi provvedono, la convocazione può essere ordinata dal presidente del tribunale.
Le deliberazioni dell’assemblea (art. 21 c.c.):
Le deliberazioni dell’assemblea sono prese a maggioranza di vo e con la presenza di almeno la metà
degli associa . In seconda convocazione la deliberazione è valida qualunque sia il numeri degli
intervenu .
Nelle deliberazioni di approvazione del bilancio e in quello che riguardano la loro responsabilità gli
amministratori non hanno voto.
Per modi care l’a o cos tu vo e lo statuto, se in essi non è altrimen disposto, occorrono la presenza di
almeno tre quar degli associa e il voto favorevole della maggioranza dei presen .
Per delibere lo scioglimento dell’associazione e la devoluzione del patrimonio occorre il voto favorevole
di almeno tre quar degli associa .
Annullamento e sospensione delle deliberazioni (art. 23 c.c.):
Le deliberazioni dell’assemblea contrarie alla legge, all’a o cos tuivo o allo statuto possono essere
annullate su istanza degli organi dell’ente, di qualunque associato o del pubblico ministero.
L’annullamento della deliberazione non pregiudica i diri acquisita dai terzi di buona fede in base ad
a compiu in esecuzione della deliberazione medesima.
Il presidente del tribunale o il giudice istru ore, sen gli amministratori e dell’associazione, può
sospendere, su istanza di colui che ha proposto l’impugnazione, l’esecuzione della deliberazione
impugnata, quando sussistono gravi mo vi.
Il decreto di sospensione deve essere mo vato ed è no cato dagli amministratori.
L’esecuzione delle deliberazioni contrarie all’ordine pubblico o al buon costume può essere sospesa
anche dall’autorità governa va.
Divietò di nuove operazioni (art. 29 c.c.):
Gli amministratori non possono compiere nuove operazioni, appena è stato loro comunicato il
provvedimento che dichiara l’es nzione della persona giuridica o il provvedimento con cui l’autorità a
norma di legge, ha ordinato lo scioglimento dell’associazione, o appena è stata ado ata dall’assemblea
la deliberazione di scioglimento dell’associazione medesima.
Qualora trasgrediscano a questo divieto, assumono responsabilità personale e solidale

LE FONDAZIONI
Le fondazioni sono stabili organizzazioni predisposte per la des nazione di un patrimonio privato ad un
determinato scopo di natura ideale, non economico (ad esempio: di natura assistenziale, di natura
culturale, di natura scien ca).

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La fondazione è un ente che trae origine da un a o unilaterale, da una dichiarazione di volontà di un
unico sogge o che è il fondatore.
Devono essere cos tuite con a o pubblico se sono disposte inter vivos (il fondatore è ancora in vita) ma
possono essere cos tu te anche con testamento (mor s causa), in tal caso l’a o di fondazione diventerà
e cace solo al momento dell’apertura della successione del fondatore.
L’a o di fondazione può essere revocato dal fondatore no a quando non sia intervenuto il
riconoscimento ovvero il fondatore non abbia fa o iniziare l’a vità dell’opera da lui disposta.
La facoltà di revoca non si trasme e agli eredi.
È un ente che è obbligatoriamente riconosciuto, non può non avere la personalità giuridica e gode di
autonomia patrimoniale perfe a.
Le fondazioni dovranno chiedere e o enere il riconoscimento e la procedura è la stessa delle
associazioni che vogliono essere riconosciute. Il controllo verrà e e uato dalla prefe ura ed è un
controllo che veri ca che l’a o cos tu vo contenga la denominazione dell’ente, lo scopo che sia di
natura ideale e che non sia vietato, che vi sia un patrimonio consistente per il raggiungimento dello
scopo e la sede.
Il controllo se avrà esito posi vo consen rà alla fondazione di iscriversi al registro delle persone
giuridiche tenuto dalla prefe ura e l’ente potrà vivere come persona giuridica.
Le fondazioni hanno un solo organo, formato dagli amministratori, nomina secondo le modalità
previste dall’a o di fondazione e di regola non hanno l’assemblea
Gli amministratori sono vincola , nell’amministrare e disporre dei beni della fondazione, al
perseguimento dello scopo assegnato dal fondatore.
Il controllo sull’a vità delle fondazioni è esercitato dall’autorità governa va (art. 25 c.c.) ed è piu osto
pressante.
L’autonomia patrimoniale perfe a: la fondazione ha un patrimonio che è dis nto da quello del
fondatore e risulta dai beni di cui il fondatore si è spogliato e può aumentare grazie a donazioni, lasci ,
contribu pubblici, beni acquista dalla fondazione, u li derivante dall’a vità di impresa.
Delle obbligazioni della fondazione risponde SOLO questo patrimonio e non c’è una responsabilità
solidale/personale concorrente, mentre c’è nella associazioni riconosciute (chi agisce per nome e per
conto dell’associazione).
La fondazione può svolgere anche un’a vità di impresa e quindi, non è solo la ges one di un patrimonio
per farlo fru are e raggiungere lo scopo, ma si segue lo scopo a raverso un’a vità di impresa per
ricavare u li da des nare allo scopo della fondazione (a vità di impresa svolta in via secondaria) o
a vità di impresa svolta per realizzare immediatamente lo scopo (a vità di impresa svolta in via
esclusiva/principale).
Lo scopo, impresso dal fondatore, non può essere modi cato.
Tu avia, è prassi indicare lo scopo in termini generici e ampi nell’a o di fondazione per poi poter
des nare l’a vità a interessi di volta in volta diversi.
Lo scioglimento delle fondazioni:
• Quando vi è impossibilità o scarsa u lità dello scopo
• Quando si esaurisce lo scopo (viene raggiunto)
• Insu cienza del patrimonio (art. 28 la fondazione, anziché es nguersi, modi ca il suo scopo,
a raverso un provvedimento dell’autorità governa va, che individua le nuove nalità dell’ente
allontanandosi il meno possibili dalla volontà del fondatore). Oppure, il fondatore può prevedere
che, veri candosi una causa di scioglimento della fondazione, questa si es ngua ed i beni
vengano devolu a terze persone, in mancanza di tale ul ma previsione, provvede l’autorità
governa va a ribuendo i beni ad altri en che hanno ni analoghi.
Il proliferare di fondazioni è dovuto principalmente alla priva zzazione di mol en pubblici, che
diventano en di diri o privato (in par colare nella veste di fondazioni) come gli en lirici e le is tuzioni
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concer s che trasformate in fondazioni ma anche le casse di risparmio trasformate in fondazioni
bancarie.

I COMITATI
Sono en colle vi che prendono vita da un accordo, sono forma da più persone che raccolgono fondi
des na a uno speci co scopo di interesse generale.
I comita possono essere: di soccorso, di bene cienza, i comita promotori di opere pubbliche,
monumen , esposizioni, mostre, festeggiamen .
L’a vità del comitato si ar cola in due fasi:
1. I promotori annunciano al pubblico la volontà di perseguire un determinato scopo, invitando gli
interessa (so oscri ori) ad e e uare o erte in denaro o in altri beni
2. Gli organizzatori o i promotori ges scono i fondi raccol
Viene impresso un vicolo di des nazione allo scopo (scopo non può essere modi cato) e solo l’autorità
governa va può imprimere una diversa des nazione.
Diversa des nazione dei fondi: se i fondi raccolto sono insu cien allo scopo, o questo non sia più
a uabili o ,raggiungo lo scopo, si abbia un residuo dei fondi, l’autorità governa va stabilisce la
devoluzione dei beni, se questa non è stata disciplinata al momento della cos tuzione.
Il comitato può vivere come ente riconosciuto o come ente non riconosciuto e quindi, acquistare o meno
la personalità giuridica.
Se il comitato non o ene la personalità giuridica, sarà comunque sogge o di diri o, ma non avrà
autonomia patrimoniale perfe a quindi per le obbligazioni del comitato non riconosciuto rispondono
personalmente e solidalmente con il patrimonio del comitato anche tu i componen .
Se il comitato ha o enuto la personalità giuridica, l’a o cos tu vo richiede la forma pubblica allora vi è
autonomia patrimoniale perfe a e quindi delle obbligazione del comitato risponde solo il comitato con il
suo patrimonio.

Lezione 7
OBBLIGAZIONE
Con il termine obbligazione si intende il rapporto giuridico tra due sogge , in virtù del quale il sogge o
passivo (debitore) è tenuto ad un comportamento (prestazione) nei confron di un sogge o a vo
(creditore).
Diri di credito: è un diri o nei confron di un sogge o obbligato ad una determinata prestazione
(categoria dei diri rela vi).
Fon delle obbligazioni
Le obbligazioni possono nascere da (art. 1173 c.c.):
1. Contra o: (esempio: obbligazione di pagare il prezzo del bene acquistato nel contra o di
vendita).
2. Il fa o illecito: obbligazione di risarcire il danno (art. 2043 c.c.)
3. Ogni altro a o o fa o idoneo a produrle in conformità all’ordinamento giuridico: (esempio:
promessa al pubblico; arricchimento senza causa).
Ogni altro a o (diverso dal contra o) ovvero le promesse unilaterali e i toli di credito e ogni
altro fa o (diverso dal fa o illecito) ovvero la ges one di a ari, l’arricchimento senza causa e il
pagamento dell’indebito.
Sono fon pizzate dal legislatore ma si ri ene che siano ammesse anche fon innominate/
a piche cioè tu quegli accadimen ulteriori rispe o a quelli previs dalla legge e che sono
idonei a produrre obbligazioni alla luce dei principi e dei criteri desumibili dall’ordinamento nella
sua complessità.
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Fon innominate: a leci dannosi che obbligano l’autore ad indennizzare la parte che abbia
subito un danno.
La classi cazione accolta nell’a uale codice civile corrisponde a quella ado ata da GAIO, che dis ngueva
obbligazioni da contra o, da deli o (fa o illecito) e da varie gure (sono la categoria 3).
I sogge del rapporto obbligatorio
I sogge sono il debitore, colui che esegue la prestazione nei confron di un altro sogge o che è il
creditore.
I sogge del rapporto obbligatorio devono essere determina e determinabili.
L’ogge o dell’obbligazione – LE PRESTAZIONI
La prestazione che forma ogge o dell’obbligazione deve avere cara ere patrimoniale, ossia essere
susce bile di valutazione economica .
La prestazione deve consistere:
• Nel pagamento di una somma di denaro.
• In un diverso comportamento del debitore che sia traducibile in una somma di denaro che ne
rappresen il valore.
L’interesse del creditore può essere:
• Patrimoniale
• Non patrimoniale (esempio: interesse culturale o di svago dello spe atore di teatro).
L’obbligazione può avere ad ogge o una prestazione:
1. Di dare, consegnare, res tuire (esempio: consegnare una cosa dal venditore al compratore, dare
il corrispe vo in denaro dal compratore al venditore)
2. Di fare (esempio: l’appaltatore che deve costruire un immobile)
3. Di non fare (esempio: tra le imprese di non farsi concorrenza oppure il “pa o di non alienare”,
una obbligazione di non vendere il bene)
4. Di contra are (esempio: contra o preliminare con il quale due o più par si obbligano a
concludere un futuro contra o (contra o de ni vo) di cui, predeterminano il contenuto
essenziale nel contra o preliminare -ar . 1351, 2645 bis, 2932 c.c.)
5. Di garanzia

1) PRESTAZIONI DI DARE
La prestazione di dare può consistere in:
• Pagamento di una somma di denaro (esempio: pagamento dal compratore al venditore del
prezzo de bene acquistato)
• Consegna di una cosa (esempio: consegna dal venditore al compratore del bene venduto)
Si dividono in:
• Obbligazioni di genere: l’ogge o dell’obbligazione è una cosa determinata solo nel genere (una
somma di denaro, una quan tà di grano, una quan tà di acqua ecc.). Il debitore deve prestare
cose di qualità non inferiore alla media (art. 1178 c.c.)
• Obbligazioni di specie: l’ogge o dell’obbligazione è una cosa determinata nella sua iden tà (il tal
appartamento, il tal gioiello, il tal quadro ecc.). L’obbligazione di consegnare una cosa
determinata include quella di cost udirla no alla consegna (art.1177 c.c.)

2) PRESTAZIONI DI FARE
Si dividono in:
• Obbligazioni di mezzi: il debitore è tenuto a svolgere una determinata a vità, ma non a
garan re un risultato (esempio: contrato d’opera intelle uale – art. 2230 c.c.). Il rischio per la
mancata realizzazione del risultato grava sul creditore. (È su ciente la diligenza)

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Obbligazioni di risultato: il debitore si obbliga a conseguire un risultato (esempio: appaltatore
art. 1655 c..c – ve ore art. 1678 c.c.). Il rischio per la mancata realizzazione grava sul debitore.
La giurisprudenza ri ene che la dis nzione tra “obbligazioni di mezzi” e “obbligazioni di risultato” sia
sostanzialmente inu le al ne di risolvere problemi di ordine pra co. In realtà, in ogni obbligazione si
richiede la compresenza sia del comportamento del debitore che del risultato, seppur in misura variabile
a seconda del diverso po di obbligazione.

3) PRESTAZIONI DI NON FARE


Hanno per ogge o una prestazione nega va, per esempio:
• Art. 2596 c.c.: non fare concorrenza
• Art. 1379 c.c.: divieto di alienazione (divieto di vendere)

4) PRESTAZIONI DI CONTRATTARE
Ha per ogge o la conclusione di un futuro contra o ed è il caso del contra o preliminare.

5) PRESTAZIONI DI GARANZIA
Ha pero ogge o l’assunzione di un rischio, per esempio:
• Promessa dell’obbligazione o del fa o del terzo (art. 1381 c.c.)
• Obbligazioni di garanzia per evizione e per vizi della cosa venduta imposte al venditore (art. 1476,
n.3, c.c.)

COMPORTAMENTO SECONDO CORRETTEZZA (Art. 1175 c.c.):


Il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della corre ezza, che sono espressione
par colare di quei doveri inderogabili di solidarietà sociale, che l’art. 2 Cost impone ai consocia .
Al dovere di corre ezza possono essere ricondo alcuni obblighi previs nel regime dei singoli rappor
contra uali, talvolta a carico del debitore talvolta a creditore ( obblighi di protezione):
• Informazione (ar .1686, 1690 c.c.)
• Avviso (art. 1586, comma 1, c.c.)
• Avver mento (art. 1728 c.c.)
• Salvataggio (art. 1805, comma 1, c.c.)
Il principio di corre ezza (non diversamente da quello di buona fede) da un lato, impone alle par del
rapporto obbligatorio di modellare la reciproca condo a in modo da non sacri care oltre il necessario gli
interessi della controparte, dall’altro lato, fa sorgere una serie di obblighi di protezione, nalizza alla
tutela degli interessi dell’altra parte del rapporto obbligatorio.

ADEMPIMENTO DELL’OBBLIGAZIONE
L’adempimento (o pagamento) consiste nella corre a esecuzione da parte del debitore della prestazione
dedo a in obbligazione.
Conseguenze:
• L’es nzione dell’obbligazione
• La liberazione del debitore
L’esa ezza della prestazione viene valutata so o i pro li di:
• Modalità di esecuzione (art. 1176 c.c.)
• Tempo di esecuzione (ar . 1183 e seguen del c.c.)
• Luogo dell’adempimento (art. 1182 c.c.)
• Persona che esegue la prestazione (art. 1191 c.c.)
• Persona des nataria della prestazione (art. 1188 c.c.)
• Iden tà della prestazione (ar . 1197 e seguen c.c.)
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1) MODALITÀ DI ESECUZIONE - DILIGENZA NELL’ADEMPIMENTO (Art. 1176 c.c.)
Comma 1: Nell’adempire l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia
(ovvero la diligenza dell’uomo medio).
Comma 2: Nell’adempire delle obbligazioni ineren l’esercizio di un’a vità professionale, la diligenza
deve valutarsi con riguardo alla natura dell’a vità esercitata (esempio: regole che un buon chirurgo è
tenuto ad osservare per eseguire corre amente un certo po di intervento).
Il grado di diligenza esigibile nell’adempimento della prestazione varia a seconda del po di a vità
dovuta, del po di competenza propria del debitore, del po di rapporto obbligatorio.

Imputazione del pagamento (art. 1193 c.c.): chi ha più debi della medesima specie verso la stessa
persona può dichiarare, quando paga, quale debito intende soddisfare, in mancanza di tale
dichiarazione, il pagamento deve essere imputato:
• Al debito scaduto
• Tra più debi scadu , a quello meno garan to
• Tra più debi ugualmente garan , al più oneroso per il debitore
• Tra i più debi ugualmente onerosi, al più an co
• Se tali criteri non soccorrono, l’imputazione è fa a proporzionalmente a vari debi
Imputazione del pagamento agli interessi (art. 1194 c.c.): il debitore non può imputare il pagamento al
capitale, piu osto che agli interessi e alle spese, senza il consenso del creditore, il pagamento fa o in
conto di capitale e di interessi deve essere imputato prima agli interessi.

2) LUOGO DELL’ADEMPIMENTO (Art. 1182 c.c.)


Comma 1: Il luogo in cui la prestazione deve essere eseguita può essere:
• Determinato da convenzioni/usi
• Desunto dalla natura delle altre circostanza
Per le ipotesi in cui i principi appena richiama non dovessero soccorrere, il legislatore de a alcune
regole supple ve, in forza delle quali:
a) L’obbligazione di consegnare una cosa certa e determinata va eseguita nel luogo in cui la cosa si
trovava quando l’obbligazione è sorta. (Art. 1182, comma 2, c.c.)
b) L’obbligazione avente per ogge o una somma di denaro deve essere adempiuta al domicilio che
il creditore ha al tempo della scadenza. Se tale domicilio è diverso da quello che il creditore aveva
quando è sorta l’obbligazione e ciò rende più gravoso l’adempimento, il debitore, previa
dichiarazione del creditore, ha diri di eseguire il pagamento al proprio domicilio, come le
obbligazioni portabili. (Art. 1182, comma 3, c.c.)
c) Negli altri casi l’obbligazione deve essere adempiuta al domicilio che il debitore ha al tempo della
scadenza, come le obbligazioni chiedibili (Art. 1181, comma 4, c.c.)

3) TEMPO DELLL’ADEMPIMENTO (Art. 1183 C.C.)


Per quanto riguarda il tempo dell’adempimento, si deve innanzitu o osservare che:
a. Se l’obbligazione è ad esecuzione con nuata (quelle del locatore), ovvero ad esecuzione
periodica (pagamento di interessi), occorre determinare il momento iniziale ed il momento nale
della prestazione dovuta.
b. Se l’obbligazione è invece ad esecuzione istantanea (pagare somma di denaro), ovvero ad
esecuzione di erita (quella dell’appaltatore di consegnare l’immobile), ovvero ancora ad
esecuzione periodica (quella del condu ore di pagare il canone di locazione), occorre
determinare il dies solu onis.
Il tempo dell’adempimento è il tempo entro cui l’obbligazione deve essere eseguita.

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Il termine (art. 1184 c.c.) se per l’adempimento è previsto, questo si presume ssato a favore del
debitore, qualora non risul stabilito a favore del creditore o di entrambi.
• Quando per l’adempimento risul ssato un termine, si presume che esso sia a favore del
debitore con la conseguenza che il creditore non può esigere la prestazione prima della scadenza
mentre il debitore può adempiere anche prima del temine ssato
• Se il termine è espressamente ssato a favore del creditore, ques può pretendere
l’adempimento anche prima della scadenza, mentre il debitore non può validamente o rire
l’esecuzione della prestazione prima del termine.
• Se il termine è espressamente ssato a favore di entrambi le par né il creditore né il debitore
possono l’uno richiede la prestazione prima ne l’altro eseguire la prestazione prima della
scadenza.
Pendenza del termine (art. 1185): il creditore non può esigere la prestazione prima della scadenza, salvo
che il termine sia stabilito esclusivamente a suo favore.
Il debitore decade dal termine ssato a proprio favore qualora il debitore o abbia diminuito le garanzie
che aveva dato, o non abbia o erto le garanzie che aveva promesso oppure sia diventato insolvente e
così il creditore può agire in giudizio come se il termine fosse già scaduto.
Eccezioni rispe o alle transazioni commerciali: le par non hanno totale libertà di individuare il tempo
dell’adempimento e questo per nalità di contrasto alle situazioni di abuso.
D.lgs. 2002 n. 231 (a uazione della dire va rela va alla lo a contro i ritardi di pagamento nelle
transazioni commerciali): de e norma sanziona, con la nullità ogni accordo in ordine alla data del
pagamento che risul gravemente iniquo in danno del creditore.
Si fa riferimento alle solo obbligazioni di pagare una somma di denaro a tolo di corrispe vo per la
fornitura di merci o la prestazione di servizi tra imprenditori o tra liberi professionis ecc.
Termine ssato dal giudice:
Se il tolo cos tu vo non prevede un termine, la disciplina supple va de ata dal legislatore prevede che
il creditore possa pretendere immediatamente il pagamento.
Qualora, tu avia, in virtù degli usi o per la natura della prestazione ovvero per il modo o il luogo
dell’esecuzione, sia necessario un termine, questo, in mancanza di accordo delle par , è stabilito dal
giudice (esempio: redazione di un complesso proge o edilizio).
Se il termine per l’adempimento è rimesso alla volontà del debitore, spe a ugualmente al giudice
stabilirlo secondo le circostanze.
Se è rimesso alla volontà del creditore, il termine può essere ssato su istanza del debitore che intende
liberarsi.
Rela vamente alle obbligazioni di pagare una somma di denaro quale corrispe vo di transazioni
commerciali per l’ipotesi in cui il termine di pagamento non sia stabilito in contra o, l’adempimento
debba, di regola, avvenire entro trenta giorni a decorrere da even speci camente indica .

Lezione 8
4) ADEMPIMENTO DEL TERZO (Art. 1180 c.c.)
L’obbligazione può essere adempiuta da un terzo, anche contro la volontà del creditore, se il creditore
non ha interesse a che il debitore esegua personalmente la prestazione (esempio: consegna di una
somma di denaro che può essere e e uata da chiunque.
Tu avia, il creditore può ri rare l’adempimento o ertogli da un terzo, se il debitore gli ha manifestato la
sua opposizione.
Se la prestazione è infungibile, il creditore può legi mamente ri utare la prestazione che il debitore gli
proponga di far eseguire da un suo sos tuto, così come la prestazione che gli venga spontaneamente

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o erta da un terzo. (Esempio: prestazione da parte di un cantane famoso, il creditore ha interesse che la
prestazione gli venga o erta da quel cantante famoso e non un sos tuto)
Se invece la prestazione è fungibile, il creditore non può legi mamente ri utare la prestazione che gli
venga o erta da un terzo in modo libero, spontaneo ed unilaterale, quand’anche quest’ul mo agisca
all’insaputa o senza il consenso del debitore.
L’eventuale ri uto del creditore di acce are la prestazione o ertagli dal terzo potrebbe determinare le
piche conseguenza della mora accipiendi.
Solo se il debitore gli abbia comunicato la propria opposizione, il creditore può legi mamente ri utare
l’adempimento o ertogli dal terzo, ma è pur sempre libero di acce are la prestazione, nonostante
l’opposizione del debitore.
Quando un terzo adempie un obbligo altrui, agire d’accordo con il debitore che sarà probabilmente
obbligato a res tuire al terzo quanto da quest’ul mo pagato al creditore.
Ma può anche accadere che il terzo operi per spirito di liberalità verso il debitore (donazioni come il
padre che paga il debito di un glio).
In ogni caso, il terzo ( a meno che sia intervenuto per spirito di liberalità) potrà esprimere contro il
debitore, l’azione di arricchimento.
Ricevendo la prestazione del terzo, il creditore può surrogarlo nei suoi diri nei confron del debitore,
vi è una sos tuzione della posizione a va creditoria.
I casi in cui la surrogazione può avvenire (art. 1201 ss c.c):
• Per volontà del creditore
• Per volontà del debitore
• Per volontà della legge

5) DESTINATARIO DEL PAGAMENTO/ADEMPIMENTO (Art. 1188 c.c.)


Il codice prevede che il debitore esegua la prestazione dire amente al creditore.
Occorre, però, che egli si accer che quest’ul mo abbia la capacità (si discute se solo quella legale o
anche quella naturale) di ricevere: altrimen il debitore potrebbe essere obbligato a pagare una seconda
volta, salvo che provi che l’incapace ha comunque tra o vantaggio dalla prestazione eseguita. (Art. 1191
c.c.)
Talvolta, quindi, il debitore deve eseguire il pagamento non nelle mani del creditore o, ma in quelle del
suo rappresentante legale ovvero della persona indicata dalle legge o dal giudice.
Il debitore può, se vuole, pagare, anziché al creditore (o al suo rappresentante), a sogge o che lo stesso
creditore gli abbia indicato come legi mato a ricevere il pagamento.
Se paga a chi non è legi mato a ricevere l’adempimento, il debitore non si libera dall’obbligazione, a
meno che il creditore non ra chi il pagamento o non ne appro .
Il debitore che esegue il pagamento a chi appare legi mato a riceverlo in base a circostanze univoche è
liberato se prova di essere stato in buona fede (esempio: il debitore è liberato se paga in buona fede al
sogge o che si trova seduto alla cassa del negozio).
Chi ha ricevuto il pagamento è tenuto alla res tuzione verso il vero creditore, secondo le regole stabilite
per la ripe zione di indebito.
Il debitore (art. 1191 c.c.) che ha eseguito la prestazione dovuta non può impugnare il pagamento a
causa della propria incapacità.

6) IDENTITÀ DELLA PRESTAZIONE (ART. 1181 C.C.) – ADEMPIMENTO PARZIALE


Il creditore, avendo diri o all’esa a esecuzione della prestazione dovuta, può ri utare un adempimento
parziale anche se la prestazione è divisibile, salvo che la legge o gli usi dispongano diversamente.
Anche se la prestazione dovesse tra arsi di restrizione avente valore eguale o addiri ura superiore.

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Il creditore, tu avia, può acce are, se crede, che il debitore si liberi eseguendo una prestazione diversa
da quella dovuta.
Il creditore può anche chiedere, spontaneamente, un adempimento parziale.
Tu avia, la cassazione ha precisato che richiedere l’adempimento frazionato di un credito unitario può
risultare illegi mo, in quanto integra una condo a che viola la buona fede e la corre ezza, secondo i
principi del giusto processo
Questo corre vo è stato de o dalle sezioni unite del 2007 e ribadito dalle sezioni semplici in tempi più
recen .
I principi del giusto processo: la cos tuzione impone al legislatore, nella disciplina del processo penale,
di garan re la celebrazione del giusto processo, ove siano rispe ate le garanzie difensive dell’imputato
ed ove la decisione sia a data ad un giudice assolutamente neutrale tra le par .
- LA PRESTAZIONE IN LUOGO DI ADEMPIMENTO :
Da o in solutum
Il debitore non può liberarsi eseguendo una prestazione diversa da quella dovuta, anche se di valore
uguale o maggiore, salvo che il creditore vi consenta.
In questo caso l’obbligazione si es ngue quando la diversa prestazione è eseguita.
Il debitore di una somma di denaro, che venga a trovarsi in crisi di liquidità, potrebbe chiedere che
l’obbligazione venga es nta mediante cessione di merci del proprio magazzino o di un appartamento di
sua proprietà.
L’ogge o di d’azione il pagamento può essere una prestazione di dare, di fare oppure di non fare.
Un’ipotesi pica di da o in solutum è la d’azione di un assegno per adempire una obbligazione
pecuniaria.
Si tra a di cessione di credito (il credito del debitore verso la banca) in luogo dell’adempimento (art.
1198 c.c.).
Il creditore a rigore può ri utare il pagamento a mezzo di assegno ed esigere il denaro.
Tu avia, la giurisprudenza, facendo applicazione dell’art. 1175 c.c., ri ene che nelle ipotesi in cui il
debitore e e ui usualmente i pagamen al proprio creditore a mezzo di assegni, il ri uto di quest’ul mo
sia gius cabile solo se ad esso si adducano speci ci mo vi.

OBBLIGAZIONI PECUNIARIE
Hanno per ogge o il pagamento di una somma di denaro e sono le più di use.
Il debitore è tenuto a dare al creditore una somma di denaro.
L’adempimento delle obbligazioni pecuniarie è regolato dal principio nominalis co, codi cato all’art.
1277 c.c.
I debi pecuniari vanno es n mediante moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento
e per il suo valore nominale, ciò signi ca che: il debito di pagare 10.000 euro assunto ven anni prima
può essere es nto pagando questa cifra, anche se il potere di acquisto risulta notevolmente diminuito.
Nel nostro paese, corso legale ha, a decorrere dal 1° gennaio 2002 per quanto riguarda le banconote e le
monete metalliche, l’euro.
Bisogna dis nguere:
• Debito di valuta: ha ad ogge o il pagamento di una determinata somma di denaro (a nulla rileva
l’originalità indeterminatezza della somma stessa). Esempi:
- Il pagamento del prezzo di un determinato bene
- Il pagamento del canone di locazione
• Debito di valore: il denaro viene in considerazione come valore di un altro bene, e non come
bene in sé (in altri termini, l’obbligazione non nasce, in origine, come pecuniaria). Esempi:
- Le somme dovute a tolo di risarcimento per aver distru o un bene o per aver scon nato con la
propria costruzione sul suolo altrui acquistandone la proprietà (art. 938 c.c.). Ma, nel momento
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in cui l’ammontare di tali somme viene liquidato dal giudice, anche i debi di valore divengono
debi di valuta.
L’art. 1277 disciplina il principio nominalis co (vale solo per i debi di valuta), ossia il principio secondo
cui il debitore si libera pagando, alla scadenza, la medesima quan tà di pezzi monetari inizialmente
ssata, nonostante il tempo passato dalla cos tuzione del debito ed indipendentemente dal fa o che,
nel fra empo, il potere di acquisto de danno abbia subito più o meno accentuate alterazioni.
Si so raggono, quindi, i debi di valore aven originariamente ad ogge o una prestazioni diversa dalla
dazione di una somma di denaro, rappresentando la moneta solo un bene sos tu vo di una prestazione
con diverso sogge o.
In questo caso, la liquidazione avviene applicando la quan cazione in termini monetari del valore che la
prestazione ogge o dell’obbligazione aveva all’epoca in cui è sorta l’obbligazione stessa.
La successiva rivalutazione di de o importo, dall’epoca in cui è sorta l’obbligazione al momento della
liquidazione, a raverso l’applicazione degli indici istat di variazione del costo della vita.

Vi è un limite ovvero: se l’importo dovuto è pari o superiore a 3000 euro, il pagamento non deve
avvenire con contane, bensì con altri mezzi di pagamento (esempio: boni ci bancari, carte di credito,
assegni, e comunque per mano dell’intermediario come le banche, le poste italiane, is tu di credito
ecc.).
Lo prevede il d.lgs n.231/2007, e successive modi che, per comba ere il riciclaggio di denaro sporco e il
nanziamento del terrorismo.

GLI INTERESSI
Gli interessi sono una par colare obbligazione pecuniaria.
All’obbligazione di pagare una somma di denaro si accompagna sempre l’obbligazione accessoria di
corrispondere gli interessi qualora:
• Il credito sia liquido (ossia di ammontare determinato o determinabile) ed esigibile (di cui il
creditore possa cioè chiedere il pagamento immediato) (art.1282, comma 1)
• La legge o il tolo non stabiliscono diversamente (art. 1282 c.c., comma 1, ul ma parte)
Per quanto riguarda la funzione, gli interessi vengono dis n in:
• Corrispe vi: sono quelli dovu al creditore sui capitali concessi a mutuo o, comunque, lascia
nella disponibilità di terzi, nonché quelli dovu sui credi liquidi ed esigibili di some di denaro.
Essi rappresentano una sorta di corrispe vo per il godimento che il debitore ha del denaro del
creditore.
• Moratori: hanno funzione di risarcimento per il ritardo con cui il creditore adempie
l’obbligazione pecuniaria. Se il debitore non esegue nei tempi il pagamento che deve al creditore,
allora quell’obbligazione pecuniaria produce interessi.
Produce interessi moratori anche se non erano dovu precedentemente e anche se il creditore
non prova di aver so erto alcun danno. Sono interessi che sca ano automa camente per il
ritardo.
Se il creditore dimostra di aver subito un danno maggiore rispe o a quello che gli viene garan to
dagli interessi moratori dovu al tasso legale, allora potrà richiedere un risarcimento del maggior
danno.
Il tasso, sulla base del quale si calcolano gli interessi si dis ngue in:
a) Legale (art. 1284 c.c.):il tasso legale si applica sia agli interessi corrispe vi che ai moratori,
qualora le par non abbiano determinato la misura.
È ssato in misura pari al 5 per cento in ragione d’anno, ma può venire annualmente modi cato
dal MEF. Nel 2019 vi era un saggio del 0,8 ora siamo allo 0,05.

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Potrebbe essere prevista la misura dei moratori ad un livello molto più elevato rispe o al tasso
legale, ma in questo caso deve essere pa uita per iscri o altrimen sono dovu al tasso legale
(0,05)
Se precedentemente erano dovu interessi corrispe vi, in misura più alta rispe o al tasso legale,
anche i moratori saranno dovu nella stessa misura degli interessi corrispe vi, a meno che non
siano pa ui in altro modo.
Per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, in par colare, per quanto riguarda gli
interessi moratori, sono dovu a un tasso legale molto più altro, per esempio, nel 2019 l’8%.
b) Interessi usurari:
Le par non possono, però, ssare (né per gli interessi corrispe vi, né per gli interessi moratori)
un tasso di interesse superiore di oltre qua ro pun percentuali rispe o al tasso e e vo globale
medio degli interessi pra ca dalle banche e intermediari nanziari.
La clausola che pa uisca interessi usurari è nulla e non sono dovu interessi, come recita la legge
(art. 1815 c.c.).
Legge n. 108 del 1996:
1) Caducazione degli interessi
2) Ha ancora l’usurarietà al superamento dei un limite legale quan ta vo, il cosidde o tasso
soglia.
Si parla di usura presunta perché il fa o che il tasso pa uito vada a superare il limite di legge,
comporta usurarietà.
Si parla di usura sogge va, che è diversa dall’usura presunta, la quale si ha nella misura in cui gli
interessi pa ui siano inferiori al tasso soglia, tu avia, se sono sta pa ui in maniera
sproporzionata rispe o alla prestazione di denaro, quando chi li ha da o promessi si trova in
condizione di di coltà economica/ nanziaria.
Sono intervenute nel 2017 le sezioni unite di cassazione, ad interrogarsi se potesse rilevare o
meno anche l’usura sopravvenuta (esempio: i contra s pula prima della legge 108/1996 che
avessero clausole di interessi usurari e anche per i contra successivi della legge 108/1996 che
fossero s pula secondo la legge vigente di quel trimestre e rispe oso del tasso soglia ma poi nei
trimestri successivi si applicano dei tassi soglia diversi).
La cassazione ha ritenuto, nel 2017, che l’usura sopravvenuta tendenzialmente non rilevi e quindi
la clausola rimane valida e lecita, a meno che ricorrano par colari modalità o circostanze che
facciano apparire contraria la buona fede una pretesa da parte dell’intermediario di riscuotere
interessi nella stessa misura originariamente convenuta e quindi, divenu oltre soglia.
Anatocismo (art.1283 c.c.): in mancanza di usi contrari, gli interessi scadu possono produrre interessi
solo dal giorno della domanda giudiziale o per e e o di convenzione posteriore alla loro scadenza,
sempre che si tra di interessi dovu almeno per sei mesi.

OBBLIGAZIONI SOGGETTIVAMENTE COMPLESSE


Obbligazioni nelle quali sono presen più debitori di un medesimo creditore (condebito) o di un
medesimo debitore (più creditori, concredito).
Vi sono quindi una pluralità di sogge (debitori o creditori)
Si dis nguono in:
• Obbligazioni solidali
• Obbligazioni parziarie
OBBLIGAZIONE SOLIDALE (Art. 1292 c.c.)
• Solidarietà passiva: l’obbligazione è in solido quando più debitori sono obbliga tu per la
medesima prestazione, in modo che ciascuno può essere costre o all’adempimento per la
totalità e l’adempimento da parte di uno libera gli altri.
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Solidarietà a va: quando tra più creditori ciascuno ha diri o di chiedere l’adempimento
dell’intera obbligazione e l’adempimento conseguito da uno di essi libera il debitore verso tu i
creditori, successivamente il creditore che ha ricevuto l’adempimento dovrà corrispondere la
parte dovuta ai concreditori.
OBBLIGAZIONE PARZIARIE
• Parziarietà passiva: ciascun condebitore del medesimo creditore può essere costre o a pagare
solamente la sua parte di debito.
• Parziarietà a va: ciascun concreditore può esigere dal debitore comune solo la sua parte della
prestazione.
N.B. Quando vi sono più debitori di un medesimo creditore l’obbligazione si intende solidale, salvo
diversa previsione della legge o delle par (art. 1294 c.c.).
Quando vi sono più creditori di un medesimo debitore, l’obbligazione si intende parziaria, salvo che la
legge o la volontà delle par non disponga diversamente.
Sia per le obbligazioni solidali a ve che per le obbligazioni solidali passive vale, in linea generale, la
regola per cui, si comunicano tra i condebitori e i concreditori soltanto gli e e favorevoli, e non quelli
sfavorevoli.
Tale principio emerge in queste ipotesi:
• La novazione tra il creditore e uno dei debitori in solido libera gli altri debitori (art. 1300 c.c.).
• La remissione a favore di uno dei debitori in solido libera anche gli altri debitori (art. 1301 c.c.).
• La sentenza pronunciata tra creditore e uno dei debitori in solido, o tra il debitore e uno dei
creditori in solido, non ha e e o contro gli altri creditori.
Gli altri debitori possono opporla al creditore, salvo che sia fondata sopra ragioni personali al
condebitori. Gli altri creditori possono farla valere contro il debitore, salve le eccezioni personali
che ques può opporre a ciascuno di essi (art. 1306 c.c.)
Rappor interni tra debitori e creditori solidali:
Nei rappor interni l’obbligazione in solido si divide tra i diversi debitori o tra i diversi creditori, salvo che
sia contra a nell’interesse esclusivo di alcuno di essi (art. 1298, comma 1, c.c.).
Le par di ciascuno si presumono uguali, se non risulta diversamente (art. 1298, comma 2, c.c.)
Il debitore in solido che ha pagato l’intero debito può ripetere dai condebitori soltanto la parte di
ciascuno di essi (art. 1299, comma 1, c.c.).
Se uno di ques è insolvente, la perdita si ripar sce per contributo tra gli altri condebitori, compreso
quello che ha fa o il pagamento (art. 1299, comma 2, c.c.).

Lezione 9
L’INADEMPIMENTO
L’inadempimento ha luogo in tu e le ipotesi in cui la prestazione dedo a in obbligazione non venga
eseguita esa amente.
La conseguenza dell’inadempimento è la responsabilità del debitore prevista dall’art. 1218 c.c..
La responsabilità del debitore, viene de nita anche responsabilità contra uale anche se in realtà questo
termine non è esa o in quanto si parla di un obbligazione in generale, quindi di obbligazioni da
qualunque fonte esse siano stata prodo e. Questa dovrebbe de nirsi responsabilità da inadempimento
dell’obbligazione ma si chiama responsabilità contra uale perché la maggior parte delle norme
dell’adempimento ma anche dell’inadempimento, sono norme pensate prevalentemente per la fonte
per eccellenza delle obbligazione che appunto, è il contra o.
Il debitore che non esegue (mancata esecuzione tout court) o che non esegue esa amente
(adempimento inesa o) la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che
l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a
lui non imputabile.
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L’ar colo 1218 c.c si lega all’ar colo 1256 c.c
Il debitore può liberarsi dall’obbligazione di risarcire il danno e l’obbligazione si es ngue provando :
a) L’impossibilità ogge va di eseguire la prestazione
b) Che tale impossibilità è dovuta a causa a lui non imputabile

a ) Impossibilità ogge va
La prestazione deve essere impossibile per qualunque debitore (impossibilità ogge va): ossia non è
su ciente che la prestazione sia diventata impossibile per il debitore chiamato ad eseguirla
(impossibilità sogge vo), ma è necessario altresì che a prestazione sia diventata ineseguibile da parte di
qualsiasi debitore.
Data tale prova si passa al secondo step.
b ) Impossibilità sopravvenuta non imputabile
È dovuta ad un evento non prevedibile e non evitabile da parte del debitore.
La do rina indica tali ipotesi con le espressioni di:
• Caso fortuito: è la fatalità, ovvero, un evento imprevisto e imprevedibile che si inserisce
improvvisamente nell’azione del sogge o, vincendo ogni possibilità di resistenza e di contrasto,
così da rendere fatale il compiersi dell’evento (esempio: terremoto, frana, valanga di neve).
• Forza maggiore: è la forza (della natura o dell’uomo) alla quale non si può resistere.
- Forza della natura: come il vento, urto delle onde del mare.
- Forza umana: come il fa o del terzo (esempio: il terzo che ha provocato l’a ondamento della
nave del ve ore) o il fa o del creditore (ossia, il provvedimento della pubblica autorità).
OBBLIGAZIONE DI DARE
L’obbligazione avente ad ogge o la consegna:
• Di una somma di denaro o di altre cose determinate solo nel genere (esempio: tot barili di
petrolio) non diventa MAI ogge vamente impossibile (in quanto il genere non perisce/non viene
mai meno) può essere solo sogge vamente impossibile.
In ques casi non si pone nemmeno il problema (ulteriore) della causa imputabile.
La prestazione di dare beni di genere può divenire impossibile solo se il genere di riferimento è
limitato (esempio: l’intera ratura di un determinato libro è andata esaurita).
• Di cose di specie può diventare ogge vamente impossibile (esempio: il locatario non può
res tuire l’appartamento perché è andato distru o).
La causa dell’ogge va impossibilità può essere non imputabile (esempio: l’appartamento è
andato distru o a causa di un terremoto).
OBBLIGAZIONE DI FARE (obbligazione di mezzi)
Il metro per valutare se il debitore è adempimento o meno è quello della diligenza, art. 1176 c.c.
La prestazione può diventare ogge vamente impossibile (esempio: il musicista infortunato non può
tenere il concerto promesso; l’avvocato rimane bloccato nel tra co, non riuscendo a raggiungere il
tribunale, non evita una pronuncia nega va per il suo cliente).
La causa dell’ogge va impossibilità può, a seconda dei casi, essere:
a) Non imputabile al debitore, determinandone la liberazione (esempio: il musicista si è infortunato
perché inves to da un pirata della strada).
b) Imputabile al debitore, che non è liberato dalla responsabilità (esempio: l’avvocato è stato
negligente perché poteva evitare il tra co dell’ora di punta).
OBBLIGAZIONE DI FARE (obbligazione di risultato)
Può diventare ogge vamente impossibile (esempio: le merci trasportate dal ve ore terrestre sono
andate distru e).
La causa dell’ogge va impossibilità può, a seconda dei casi, essere:

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a) Imputabile al debitore : esempio = le merci sono andate distru e a causa di un normale incidente
stradale che, pur se cagionato da un terzo (e dunque tale per cui al debitore non possa essere
mosso alcun rimprovero in termini di mancanza, di diligenza, prudenza e perizia) per un ve ore è
evento prevedibile e quindi assicurabile. In altri termini, il debitore non è liberato dalla
responsabilità per il sol fa o di essere stato diligente (per esempio: diligente e prudente nella
guida).
b) Non imputabile al debitore : esempio= le merci trasportate vanno distru e perché un elico ero
che sorvola la strada ha un guasto e si schianta sul furgone. Qui il ve ore è liberto da
responsabilità in quanto la perdita delle merci è dovuta ad un caso fortuito, ossia una circostanza
anomale del tu o estraneo alla sfera della sua organizzazione e a vità di impresa.
OBBLIGAZIONE DI NON FARE
Il debitore è sempre responsabile perché ogni fa o compiuto in violazione dell’obbligazione nega va è
riconducibile alla sua volontà.

IL RISARCIMENTO DEL DANNO (art. 1223 c.c.)


Bisogna dis ngue tra l’inadempimento:
• Assoluto (o de ni vo): quando è escluso che possa essere e e uato in futuro (un fotografo che
non si presenta alle nozze).
• Rela vo: se la prestazione non è stata eseguita nei termini, ma potrebbe esserlo in futuro.
Quindi si parla di ritardo, che è una situazione transitoria des nata a sfociare o in un
adempimento tardivo o in un inadempimento assoluto (esempio: il debitore di una somma di
denaro non si presenta entro il giorno ssato per il pagamento).
In entrambi i casi, il debitore deve risarcire il danno ma la dis nzione è importante perché in ipotesi di
inadempimento assoluto, il risarcimento del danno si sos tuisce integralmente alla prestazione mentre
in ipotesi di inadempimento rela vo, la prestazione potrebbe essere eseguita e quindi il risarcimento si
aggiunge alla prestazione originaria.
L’art. 1223 c.c.:
Il risarcimento del danno per l’inadempimento o per il ritardo deve comprendere:
• La perdita subita dal creditore, ossia il danno emergente (esempio: valore delle merci andate
distru e per responsabilità del ve ore).
• Il mancato guadagno, ossia lucro cessante (esempio: i pro che il creditore avrebbe potuto
ricavare rivendendo quelle merci).
È risarcibile il danno solo se è conseguenza immediata e dire a.
La più recente giurisprudenza insegna che, anche in via contra uale, è risarcibile oltre al danno
patrimoniale (danno emergente/lucro cessante) anche il danno non patrimoniale, seppure
limitatamente all’ipotesi in cui l’inadempimento abbia determinato la lesone di diri inviolabili della
persona.
Esempio: il chirurgo che, per negligenza, abbia cagionato al paziente la perdita della funzionalità di un
arto, sarà tenuto a risarcire a quest’ul mo non solo il danno patrimoniale, ovvero danno emergente (le
spese di riabilitazione) e il lucro cessante (l’eventuale riduzione della sua capacità reddituale) ma anche il
danno non patrimoniale (so erenza morale).
CONCORSO DEL FATTO COLPOSO DEL CREDITORE (Art. 1227 c.c.)
Se il fa o colposo del creditore ha concorso a cagionare il danno, il risarcimento è diminuito secondo la
gravità della colpa e l’en tà delle conseguenze che ne sono derivate (comma 1).
Esempio: dal te o provengono in ltrazioni d’acqua sia perché l’appaltatore ha usato materiali scaden ,
sia perché il proge o impostogli dal commi ente conteneva gravi errori.
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Il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l’ordinaria
diligenza (comma 2).
Esempio: le merci trasportate sono rimaste danneggiate perché il creditore non le aveva imballate
corre amente.
PREVEDIBILITÀ DEL DANNO (Art. 1225 c.c.)
Se l’inadempimento o il ritardo non dipende da dolo del debitore, il risarcimento è limitato al danno che
poteva prevedersi nel tempo in cui è sorta l’obbligazione.
Esempio: valore di mercato delle merci andate distru e, e non il maggior prezzo eccezionalmente
pa uito dal creditore con l’acquirente.
L’art. 2058 c.c.:
Si ri ene applicabile anche alla responsabilità contra uale la regola de ata, con riferimento alla sola
responsabilità extracontra uale dell’art. 2058 c.c., secondo cui il danneggiato può chiedere, in luogo di
quello per equivalente, il risarcimento in forma speci ca.
Ripar zione dell’onere probatorio tra creditore e debitore
Il creditore che un pregiudizio per inadempimento della controparte andrà in giudizio e proverà di aver
subito un danno, il cosidde o An – se, proverà il quantum del danno, ovvero il preciso ammontare del
danno di cui chiede il risarcimento e il nesso causa tra l’inadempimento e il danno.
Tu avia è possibile che il creditore non riesca a provare il quantum, fermo restando che il se deve essere
provato, ma potrebbe non essere provato il danno nel suo ammontare.
In questo caso, è il giudice che provvede alla liquidazione, potendo procede con valutazione equita va
(art. 1226 c.c.) solo se il creditore prove l’esistenza del suo diri o al risarcimento del danno.
Per gli oneri probatori bisogna precisare che nel caso in cui il creditore, agisca in giudizio per chiedere il
risarcimento del danno, allegherà la circostanza dell’inadempimento dell’altra parte, non deve provarlo
ma gli basta allegarlo mentre dovrà provare il tolo cos tu vo del suo diri o alla prestazione.
A quel punto sarà il debitore a provare di aver esa amente adempiuta rispe o a quello che dice il
creditore oppure che la prestazione è divenuta impossibile per causa a lui non imputabile (art. 1218 c.c.)
ma se non riesce a provare niente, sarà tenuto al risarcimento del danno.
Per sfuggire all’onere il creditore potrebbe aver pa uito con il debitore prima della previsione di un
eventuale inadempimento, una clausola penale che è un accordo con cui le par nella previsione di un
adempimento di parte stabiliscono in maniera an ciparla il quantum e il debitore che verserà in una
situazione di inadempimento dovrà rispondere all’altra parte.
Il creditore sarà esonerato dall’an del danno e anche del quantum, in questo caso.
Clausole di esonero da responsabilità (Art. 1229 c.c.)
La ripar zione del rischio per l’inadempimento può essere modi cato per accordo delle par che
decidono l’esonero delle responsabilità oppure la limitazione della responsabilità entro un determinato
importo.
Sono clausole che ricorrono sopra u o nei contra in serie, de per adesione o di massa.
In questo caso, o si esonera il debitore da responsabilità per l’inadempimento oppure si limita a un
determinato quantum.
Il rischio di una impossibilità della prestazione dovuta a causa imputabile al debitore viene fa o gravare
sul creditore, mentre, stando alle regoli generali sarebbe un rischio che grava sul debitore.
Primo limite: È nullo, però, qualsiasi pa o che esclude o limita preven vamente la responsabilità del
debitore per dolo o colpa grave.
Il debitore può essere esonerato solo per colpa lieve.
Secondo limite: è quello per cui le clausole di esonero/di limitazione, non esonerano e non limitano
neppur in caso di colpa lieve, se il fa o del debitore cos tuisca violazione di obblighi derivan da norme
di ordine pubblico (art. 1229, comma 2, c.c.)
Una clausola di esonero può essere, ad esempio:
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Quella in base a cui la casa automobilis ca non risponde per ritardi nelle consegne dovu ad
agitazioni sindacali
• Quella che limita la responsabilità del debitore (ve ore per le merci che gli sono state a date).
Responsabilità per fa o degli ausiliari (Art. 1228 c.c.)
Salva diversa volontà delle par , il debitore che nell’adempimento dell’obbligazione si vale dell’opera di
terzi risponde anche dei fa doloso o colposi di costoro.
Esempio: il proprietà dell’o cina risponde dei danni causa all’auto dal proprio dipendente a cui l’ha
a data per la riparazione.
L’ar colo 1229 c.c vale anche per gli ausiliari.

LA MORA DEL DEBITORE (Art. 1219 c.c.)


Il termine mora indica il ritardo nell’adempimento.
Si parla di mora del debitore nel caso in cui esso sia in ritardo nell’adempimento della prestazione
dovuta.
Il debitore è cos tuIto in mora mediante in mazione o richiesta fa a per iscri o (la mora ex persona).
La (formale) cos tuzione in mora non è necessaria quando (si parla di mora ex re):
• Il debito deriva da fa o illecito
• Il debitore ha dichiarato per iscri o di non voler eseguire l’obbligazione
• È scaduto il termine, se la prestazione deve essere eseguita al domicilio del creditore
• Si tra a di obbligazioni di non fare
Il debitore, nella maggior parte dei casi, deve avere un a o scri o in cui lo si in ma di adempiere e
questo è perché vige una presunzione di tolleranza, cioè il ritardo nell’adempiere risulta tollerato dal
creditore, sul quale, incombe l’onere di fare al debitore formale richiesta della prestazione.
Gli e e della mora sono:
• Aggravamento del rischio:Il debitore in mora non è liberato per la sopravvenuta impossibilità
della prestazione derivante da causa a lui non imputabile, a meno che non provi che l’ogge o
della prestazione sarebbe ugualmente perito presso il creditore (art. 1221 c.c.)
Esempio: il terremoto avrebbe distru o l’appartamento anche se il locatario lo avesse res tuito
al proprietario.
• L’obbligazione di risarcire il danno che il creditore provi di aver subito a causa
dell’inadempimento (regole peculiari vigono per il ritardo nelle obbligazioni pecuniarie)
Pa o tra debitore e creditore (pactum de non petendo)
Le par di eriscono il termine di scadenza dell’obbligazione già scaduta o che sta per scadere.
Il pa o impone al creditore di non esigere l’adempimento no alla scadenza del nuovo termine.
Il debitore non può dirsi in mora per non aver adempiuto entro il termine originario ma se non adempie
entro il nuovo termine, sarà considerato inadempiente n dal termine originario.
Responsabilità del debitore —> Se l’obbligazione ha per ogge o la consegna di una somma di denaro
(obbligazione pecuniaria), che non diventa mai impossibile.
Il ritardo nelle obbligazioni pecuniarie (ovvero aven ad ogge o una somma di denaro) Art. 1224 c.c.:
• Il debitore dal giorno della mora deve pagare gli interessi moratori anche se il creditore non provi
di aver so erto alcun danno, e anche se non erano dovu precedentemente interessi
corrispe vi.
Interessi moratori che sono dovu (se le par non ne hanno concordato, per iscri o, la misura) al
tasso legale.
• Se prima della mora erano, però, dovu interessi corrispe vi in misura superiore a quella legale,
gli interessi moratori sono dovu nella loro stessa misura (più alta, del tasso legale).

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La misura degli interessi moratori può, inoltre, essere (per iscri o) autonomamente convenuta
(di solito in una misura ancora superiore a quella degli interessi corrispe vi, sia pur nei limi del
tasso soglia an -usura).
• Al debitore che dimostri di aver subito un danno maggiore (esempio: danno da in azione) spe a
l’ulteriore risarcimento (art. 1224 c.c.).
LA MORA DEL CREDITORE
Si parla di mora del creditore qualora l’inadempimento da parte del debitore sia dovuto all’ingius cato
ri uto del creditore di ricevere la prestazione (ar . 1206 c.c ss).
Esempio: il datore di lavoro che non consente al lavoratore di entrare in fabbrica.
Il creditore per non esser in mora il creditore deve compiere quanto necessario a nché il debitore possa
adempiere l’obbligazione, ovvero cooperare per non espones alle conseguenze della mora.
La cos tuzione in mora del creditore avviene, e e uando una o erta da parte del debitore della
prestazione ma che è o erta ora reale ora per in mazione.
O erta reale: vale per le prestazioni aven per ogge o il pagamento di denaro o la consegna di cose
mobili da consegnare a domicilio del creditore. Il debitore per mezzo di un u ciale giudiziario o di un
notaio, o re materialmente al creditore la cosa che doveva essere consegnata al domicilio del creditore.
O erta per in mazione: vale per gli immobili o per le cose mobili da consegnare in luogo diverso dal
domicilio del creditore per le prestazioni di fare. Il debitore, per mezzo di un u ciale giudiziario, no ca
al creditore la richiesta di ricevere la prestazione.
Gli e e della mora del creditore:
• Il creditore è tenuto a risarcire i danni derivan dalla sua mora e a sostenerne le spese per la
custodia e la conservazione della cosa dovuta.
• Gli e e della mora si veri cano dal giorno dell’o erta, se questa è successivamente dichiarata
valida con sentenza passata in giudicato o se è acce ata dal creditore.
• Quando il debitore è in mora, è a suo carico l’impossibilità della prestazione sopravvenuta per
causa non imputabile al debitore.
• Non sono più dovu gli interessi né i fru della cosa che non siano sta percepi dal debitore

Lezione 10
CAUSE DI ESTINZIONE DELL’OBBLIGAZIONE DIVERSE DALL’ADEMPIMENTO
• Novazione (ar . 1230 – 1235 c.c.)
• Remissione (ar . 1236 – 1240 c.c)
• Compensazione (ar . 1241 – 1252 c.c.)
• Confusione (ar . 1253 – 1255 c.c.)
• Impossibilità sopravvenuta della prestazione (ar . 1256 – 1260 c.c.)

LA NOVAZIONE
La novazione è un contra o che prevede l’es nzione dell’obbligazione per volontà delle par del
rapporto obbligatorio mediante la cos tuzione di un nuova obbligazione diversa da quella originaria:
• Per l’ogge o o per il tolo (novazione ogge va ar . 1230 ss c.c.)
• Per i sogge del rapporto (novazione sogge va art. 1235 c.c.)
La par sos tuiscono all’obbligazione originaria una nuova obbligazione:
• Con ogge o diverso (novazione ogge va reale): esempio = si concorda che al posto di una
somma di denaro si consegnerà un dato quan ta vo di merci.
• Con tolo diverso (novazione ogge va causale): esempio =il creditore di 50 mila euro per
prestazioni professionali acce a di riceverli fra un anno, considerando nel fra empo di averli da
in pres to al debitore, così il credito da prestazioni professionali si è trasformato in credito a
tolo di mutuo).
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Novazione ogge va:
Per avere novazione è necessario che la modi cazione sostanziale.
Il rilascio di un documento o la sua rinnovazione, l’apposizione o l’eliminazione di un termine e ogni altra
modi cazione accessoria dell’obbligazione non producono novazione
Non solo, è necessario che la volontà di es nguere l’obbligazione originaria risul comune ad entrambi le
par e in modo non equivoco (art. 1230, comma 2, c.c.).
Ine cacia della novazione (art. 1234 c.c.):
La novazione è senza e e o se non esisteva l’obbligazione originaria, esempio: l’obbligazione originaria
trovava la sua fonte in un contra o dichiarato nulla (confronto all’art. 1423 c.c.: inammissibilità della
convalida di un contra o nullo).
Qualora l’obbligazione originaria derivi da un tolo annullabile, la novazione è valida se il debitore ha
assunto validamente il nuovo debito conoscendo il vizio del tolo originario (confronto all’art. 1444 c.c.:
convalida del contra o annullabile).
Di erenza tra novazione e da o in solutum:
Nella da o in solutum il consenso del creditore a ricevere dal debitore una di erente prestazione non
libera il debitore, che si libererà solo al momento dell’esecuzione della diversa prestazione.
Il consenso del creditore alla novazione, invece, libera il debitore dall’originaria prestazione, che è
sos tuita da quella nuova su cui le par si sono accordate.
Novazione sogge va
Nasce un nuovo rapporto obbligatorio che va ad es nguere il precedente ma i due rappor sono iden ci
per ogge o e tolo, cambia una delle par del rapporto obbligatorio con un debitore diverso (novazione
sogge va passiva) o con un creditore diverso (novazione sogge va a va).
L’art. 1235 c.c, disciplina la novazione sogge va passiva e cioè alla sos tuzione all’originario rapporto
obbligatorio ad un nuovo rapporto obbligatorio, nuovo per la persona del debitore.

LA REMISSIONE
La remissione consiste nella rinuncia volontaria del creditore al proprio diri o e consiste in un negozio
unilaterale rece zio e gratuito.
Essa produce l’e e o es n vo dell’obbligazione nel momento in cui la dichiarazione del creditore
perviene al debitore. Quest’ul mo può dichiarare, entro un congruo termine, di non volerne pro are e
quindi l’e e o es n vo non si produce.
Può risultare espressamente ma anche implicitamente da un comportamento concludente, purché quel
comportamento sia idoneo a rappresentare una volontà univoca. Tale rinuncia può essere ogge o di
dichiarazione espressa (art. 1236 c.c.), ovvero risultare implicitamente dal fa o che il creditore
res tuisca volontariamente al debitore il tolo dal quale risulta il debito (art. 1237 c.c.).

LA CONFUSIONE
La confusione ha luogo quando nella medesima persona si riuniscono le ves di debitore e di creditore.
Esempio: il debitore è erede del creditore. L’obbligazione, in questo caso, si es ngue per confusione.

LA COMPENSAZIONE
Due persone sono obbligate, l’una nei confron dell’altra, in forza di dis n rappor obbligatori per i
quali la prima è debitrice della seconda e la seconda debitrice della prima.
Esempio: zio deve 10000 euro a caio, il quale, a sua volta deve diecimila euro a zio.
Di regola, la compensazione, si veri ca qualunque sia il tolo dell’uno e il debito dell’altro. Però, alcuni
credi , per la loro causa, esigono che la prestazione sia in ogni caso eseguita: perciò, non possono forare
ogge o di compensazione, come il credito agli alimen .
La compensazione può essere:
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• Legale
• Giudiziale
• Volontaria
La compensazione legale:
Opera automa camente al ricorrere dei seguen presuppos :
I debi devono essere:
• Omogenei: devono avere ad ogge o entrambi somme di denaro o quan tà di cose fungibili
appartenen allo stesso genere.
• Liquidi: determina nel loro ammontare
• Esigibili: non so opos a termine non ancora scaduto
Perché la compensazione legale operi, è necessario che la parte la faccia valere in giudizio, il giudice non
può rilevarla d’u cio. Tu avia, i debi reciproci si es nguono non dal giorno della sentenza e per e e o
di questo, ma dal momento della loro coesistenza, per e e o della legge.
La compensazione giudiziale:
Viene disposta dal giudice qualora i debi , siamo omogenei ed esigibili, ma uno dei due non sia liquido.
Se il giudice lo considera di facile e pronta liquidazione, può dichiarare la compensazione per quella
parte di debito che gli appare sicuramente esistente o, previa liquidazione, per la sua totalità.
La compensazione volontaria:
Opera quando le par si accordano per l’es nzione dei reciproci debi , pur in mancanza dei presuppos
della compensazione legale e giudiziale.

IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA DELLA PRESTAZIONE


Art. 1256 c.c. Impossibilità de ni va e impossibilità temporanea.
L’obbligazione si es ngue quando per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa
impossibile.
Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, nché perdura, non è responsabile del ritardo
nell’adempimento. Tu avia, l’obbligazione si es ngue se l’impossibilità perdura no a a quando:
1) In relazione al tolo dell’obbligazione o alla natura dell’ogge o, il debitore non può più essere
ritenuto obbligato a eseguire la prestazione (esempio: il musicista ammalatosi, scri urato per un
determinato concerto, guarisce quando la data ssata è già passata).
2) Ovvero il creditore non ha più interesse a conseguirla (esempio: il medico impossibilitato ad
accorrere al capezzale del malato, è stato sos tuito da altro medico, conta ato al suo posto).

MODIFICAZIONE DEI SOGGETTI DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO


Ai sogge originaria del rapporto obbligatorio, possono nel corso della vita del rapporto stesso,
sos tuirsi od aggiungersi altri sogge (in caso di morte del debitore o del creditore, l’erede succede,
rispe vamente, nel debito o del credito).

MODIFICAZIONI NEL LATO ATTIVO DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO (SUCCESSIONE NEL CREDITO)
La modi cazione del sogge o a vo del rapporto obbligatorio può realizzarsi per a o inter vivos, a tolo
par colare (ma anche a tolo universale che non tra amo) mediante le gure:
a) Della cessione del credito
b) Della delegazione a va, gura non espressamente disciplinata dal codice, ma di elaborazione
do rinale e giurisprudenziale
c) Del pagamento con surrogazione
Cessione del credito
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È un contra o con cui il creditore, cosidde o cedente, pa uisce con un terzo sogge o, cosidde o
cessionario, il trasferimento in capo a quest’ul mo, del diri o che il primo ha perso
Il creditore, zio, si accorda con un terzo cessionario, Mevio, per trasferire a mevio diri o che zio ha
perso il debitore, caio (ceduto).
L’e e o di questo contra o è il trasferimento di un credito, dal cedente al cessionario.
Questo accordo è un accordo a due, cioè fra il creditore zio (cedente) e il cessionario mevio, il debitore
ceduto è estraneo a questo accordo, anche se poi gli deve essere no cata la cessione.
Qualsiasi credito è trasferibile?
Tendenzialmente si, ecce o i credi a cara ere stre amente personale (credi alimentari) e non è
possibile la cessione laddove sia stata convenzionalmente esclusa dalle par .
La cessione può essere:
• A tolo oneroso, è previsto un corrispe vo a carico del cessionario verso il cedente (esempio:
mevio deve a zio una somma di denaro o una prestazione di altra natura)
• A tolo gratuito, non è previsto alcun corrispe vo a carico del cessionario verso il cedente.
Al debitore è indi erente dover pagare a zio o mevio per questo non è coinvolto nell’accordo.
Accordo che produce l’e e o trasla vo del diri o di credito e cioè il trasferimento del credito,
trasferimento che avviene nello stesso momento del consenso (principio consensualis co).
Il debitore ceduto è estraneo al contra o di cessione del credito ma perché questo contra o possa
produrre e e nei confron del debitore ceduto (caio) occorre che la cessione del credito gli venga
no cata oppure che sia da lui acce ata, no a che non gli sia no cata, a cura del cedente o del
cessionario), il debitore che paghi nelle mani del creditore originario, paga bene perché ancora quella
cessione del credito non gli è opponibile e non può essere obbligato a pagare una seconda volta nella
mani del cessionario.
Solo dopo che gli sarà stato no cato e acce ato la cessione del credito, allora si che se paga nella mani
del cedente paga male allora sarà tenuto a pagare una seconda volta al cessionario.
A meno che, si provi che nonostante la cessione non gli sia stata no cata o sia stata acce ata il
debitore ceduto comunque era a conoscenza dell’avvenuta cessione, a quel punto se si da questa prova
allora il debitore ha pagato male e potrà essere tenuto a pagare nelle mani del cessionario.
La no cazione e l’acce azione sono a a forma libera e la no ca della cessione o acce azione sono
determina anche ad un altro ne, non solo rendono opponibile la cessione al debitore ceduto cioè essa
acquista e cacia nei confron del debitore ceduto ma servono anche per rendere la cessione opponibile
ai terzi cioè e cace nei confron dei terzi.
Sostanzialmente servono a risolvere il con i o che si può determinare tra più cessionari di un medesimo
credito, in par colare, se il nostro cedente zio, creditore di caio, cede lo stesso credito che ha verso caio
prima a mevio e successivamente a Sempronio ed è stata no cata e acce ata per prima la cessione
fa a a Sempronio è quest’ul mo che prevale sulla cessione a favore di mevio, anche se la cessione a
favore di mevio sia di data anteriore.
Se anche la cessione a favore di mevio sia di data anteriore ma è stata no cata prima quella a favore di
Sempronio, ed è quest’ul ma a prevalere anche se di data posteriore.
L’obbligazione rimane inalterata ciò che muta è solo il creditore.
La cessione del credito non deve essere confusa con la cessione del contra o.
Di erenze:
• La cessione del contra o trasferisce sia credi che debi e quindi l’intera posizione contra uale
• La cessione del contra o vede anche la partecipazione del contrente ceduto
Rappor tra cedente e cessionario
Per quanto riguarda i rappor tra cedente e cessionario, si deve aggiungere che:
• Se la cessione è a tolo oneroso, il cedente, salvo pa o contrario, garan sce al cessionario
l’esistenza del credito al momento della cessione (esempio: perché era già stato adempiuto o
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prescri o, ovvero non era nella tolarità del cedente, ques dovrà res tuire quanto ricevuto dal
cessionario, oltre che risarcirli l’eventuale danno). Non garan sce, invece, la solvenza del
debitore: cioè, la realizzabilità del credito.
• Se la cessione è a tolo gratuito, il cedente garan sce al cessionario la veritas nominis solo se l’ha
espressamente promessa. Non garan sce, in ogni caso, la bonitas nominis
Il cedente, con apposito pa o, può assumere la garanzia della solvenza del debitore, in questo
caso, qualora il debitore ceduto non adempia, il cedente sarà tenuto a res tuire quanto
eventualmente ricevuto come corrispe vo della cessione, oltre agli interessi, alle spese della
cessione ed a quello sostenute dal cessionario per escutere il debito, salvo sempre l’obbligo
ulteriore del risarcimento del danno, ove non ricorrano i presuppos .
Quando la cessione sia stata e e uata per es nguere un debito del cedente verso il cessionario
(cessione solutoria), si presume che la cessione avvenga pro solvendo, ossia che la liberazione del
cedente si veri chi solo quando il cessionario abbia o enuto il pagamento dal debitore ceduto. Qualora
risul una diversa volontà delle par , nel senso che il cessionario liberi senz’altro il cedente dall’obbligo
che quest’ul mo aveva nei suoi confron , accollandosi pertanto l’intero rischio della solvenza del
debitore ceduto (si parla di pro soluto).

Lezione 11
La delegazione a va
Il codice civile non disciplina la delegazione a va ma soltanto la delegazione passiva.
Tu avia, è opinione pressoché paci ca che le par possono, in virtù della loro autonomia, negoziale dar
vita ad una delegazione a va.
La delegazione a va consiste in un accordo, che si ri ene trilaterale tra creditore, debitore ed un terzo,
in forza del quale il creditore (delegante) delega il debitore (delegato) ad impegnarsi ad e e uare la
prestazione al terzo (delegatario).
Per e e o della delegazione a va, il delegato divine, di regola, debitore nei confron sia del delegante
che del delegatario.
Quindi, in caso di successiva inadempienza, contro il delegatario potranno agire sia il delegante che il
delegatario.
A di erenza della cessione del credito, il creditore originario NON si sos tuisce un nuovo creditore ma
al creditore originario si aggiunge un altro creditore, quindi il debitore delegato sarà obbligato sia nei
confron del delegante che del delegatario.
Questo se la delegazione è cumula va.
Tu avia, le par possono pa uire che la delegazione non sia cumula va ma liberatoria, cioè il delegato
sarà debitore solo del delegatario e quindi la delegazione, in questo caso, libera il delegato nei confron
del delegante e lo rende debitore soltanto del delegatario.

Il pagamento con surrogazione


Il pagamento può anche dar luogo alla sos tuzione, cosidde a surrogazione, del creditore con altra
persona: in tal caso, l’obbligo non si es ngue, ma muta direzione, in quanto all’originario creditore si
sos tuisce un altro creditore.
La surrogazione da luogo, dunque, ad una successione nel lato a vo del rapporto obbligatorio.
La di erenza tra pagamento con surrogazione, cessione del credito e delegazione a va sta in questo: la
surrogazione suppone che l’obbligazione sia adempiuta, che il creditore sia soddisfa o, la cessione del
credito e la delegazione a va, invece, che l’adempimento non si sia ancora veri cato.
La nalità della surrogazione è quella di agevolare l’adempimento a favore del creditore originario, con
a ribuzione al terzo, che rende possibile l’adempimento, dei diri (e delle garanzie), ineren al rapporto
obbligatorio.
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La surrogazione può avvenire per:
a) Volontà del creditore che, ricevendo l’adempimento da un terzo, può dichiarare, in modo
espresso e contestualmente al pagamento, di volerlo far subentrare nei propri diri nei confron
del debitore
b) Volontà del debitore che, prendendo a mutuo una somma di denaro al ne di pagare il debito,
può (osservate le condizioni stabilite nel comma 2 dell’art. 1202 c..c), surrogare il mutuante nella
posizione del creditore, anche senza il consenso di quest’ul mo
c) Volontà della legge nei vari casi indica nell’art. 1203 c.c., avviene per e e o di legge e la
surrogazione legale opera anche senza (o, addiri ura contro) la volontà di debitore e creditore
(esempio: il deiussore che abbia pagato il debito dell’obbligato principale, subentra nei diri del
creditore verso quest’ul mo).

MODIFICAZIONI NEL LATO PASSIVO DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO (SUCCESSIONE DEL DEBITO)
La modi cazione del sogge o passivo del rapporto obbligatorio, oltre che in conseguenza di cessione del
contra o e di cessione dell’azienda, può realizzarsi, a tolo par colare, con:
1. La delegazione passiva
2. L’espromissione
3. L’accollo
Tra andosi del sogge o passivo del rapporto, occorre tener presente che, mentre per il debitore è
indi erente la persona del creditore, per il creditore non è a a o indi erente avere come debitore un
sogge o anziché un altro (perché uno può essere solvibile e l’altro no).
Perciò la sos tuzione del debitore non è possibile senza l’espressa volontà del creditore: se questa
manca, il precedente debitore non viene liberato, ma si aggiunge un nuovo sogge o passivo a quello che
già c’era.

La delegazione passiva
Ci sono tre sogge A, B, C dove A è debitore di C ma allo stesso tempo, in virtù di altro rapporto a è
creditore di B.
Un rapporto AC (A debitore) e un rapporto AB (A creditore).
Non c’è alcun rapporto tra BC.
La delegazione ha la funzione di creare un rapporto tra BC, per raggiungere un determinato risultato.
A è il delegante e assegna al proprio creditore (C), delegatario un nuovo debitore delegato (B), il quale si
obbliga verso il creditore.
Ci sono due rappor a nché la delegazione possa operare:
• Il rapporto tra il delegante e il delegato (A è creditore di B) de nito rapporto di provvista
• Il rapporto tra delegante e delegatario (A è il debitore di C) de nito rapporto di valuta

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La funzione della delegazione di debito è far si che con un unico pagamento, che il delegato farà al
delegatario, si es nguano due rappor obbligatori (sia quello di provvista che quello di valuta).
La delegazione avviene a raverso un invito, il delegante cioè A, invita il suo debitore B, ad obbligarsi nei
confron di C.
Così B instaura un rapporto con C.
Oltre a questo invito, occorre una promessa con cui B (delegato) dichiara a C (delegatario) di volersi
obbligare nei suoi confron .
Oltre all’invito e alla promessa occorre l’acce azione del delegatario.
Se il delegatario C, vuole liberare il delegante A e quindi avere un unico debitore B (delegazione
priva va) deve dare un’acce azione espressa perché al creditore non è indi erente avere come debitore
zio o caio e dunque questa sos tuzione richiede una sua acce azione espressa.
Tu avia, l’acce azione potrebbe essere tacita cioè non si oppone espressamente e il mancato ri uto
espresso del delegatario a questa delegazione vale come acce azione tacita ma in questo caso la
delegazione non sarà una delegazione priva va ma cumula va, il delegante non viene liberato e il
delegato si aggiunge al delegante e il delegatario avrà 2 debitori, se B non paga il creditore può rivolgersi
ad A.
Se invece c’è acce azione espressa del delegatario allora vi è sos tuzione del delegato al delegante,
quindi il delegatario avrebbe un solo debitore, dunque se B non paga il delegatario non può rivolgersi al
delegante (A).
La delegazione di debito può dirsi causale o astra a:
• La delegazione causale: il delegato B, nell’obbligarsi verso il delegatario C, menziona il rapporto
di provvista tra lui e il delegante (tra A e B). (Esempio a tolo di vendita, B doveva ad A la somma
X per la merce che A mi ha venduto). Oppure il rapporto di valuta tra A e C (esempio: su invito di
A mi obbligo a pagare a C la somma X che A deve per il risarcimento del danno). Oppure
ancora, menziona entrambi i rappor (esempio: B dice al delegatario che su invito di A si obbliga
a pagare la somma X che io B devo ad A per la merce che A mi ha venduto e altresì la somma che
A deve per il risarcimento del danno).
Il delegato può ri utarsi di pagare al delegatario eccependo la mancanza del rapporto di provvista
o di quello di valuta, o di entrambi.
• La delegazione astra a: non viene menzionato, nella promessa che il delegato fa al delegatario,
alcun rapporto.
Le eccezioni basate sulla mancanza del rapporto di vista o di quello di valuta non possono essere
opposte dal delegato al delegatario.
Il delegato DEVE comunque pagare, tranne in un caso: se mancano entrambi i rappor (se A non
è debitore di C e A non è creditore o di B).
La gura della delegazione si dis ngue in:
• Delegazione a prome ere
• Delegazione a pagamento, vi è un sogge o che viene delegato dal delegante a fare qualcosa ma
non nella specie a farsi debitore (di C) ma semplicemente di pagare il debito che il delegante ha
verso il delegatario.
Cioè è invitato a pagare ed es nguere il rapporto obbligatorio tra A e C (rapporto di valuta).
Può essere delegazione causale o astra a, anche in questo caso.
Funziona con il meccanismo della delegazione a pagamento, il mandato di pagamento ovvero il
meccanismo dell’assegno bancario, un ente che ha un deposito verso una banca è creditore della
banca per la res tuzione della somma che ha depositato, da mandato alla banca (la delega) di
pagare a un proprio creditore.

L’espromissione
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A è debitore di C (rapporto di valuta) e A è creditore di B (rapporto di provvista).
In questo caso, abbiamo un sogge o B che assume l’inizia va, cioè non viene invitato da A – come nella
delegazione – ma assume spontaneamente l’inizia va senza delegazione di A.
B espromi ente, si obbliga di sua inizia va, nei confron di C estromissario, ad adempiere il debito di A
espromesso verso C.
Il padre B che si obbliga verso il creditore C a pagare il debito che suo glio A ha verso C.
È dunque un contra o tra C e B, in forza del quale, l’espromi ente si obbliga nei confron
dell’espromissario a pagare un debito che l’espromesso ha verso C.
Come la delegazione, può essere priva va o cumula va, a meno che, il creditore abbia dichiarato
espressamente di voler liberare il creditore originario cioè A e così obbligato nei confron di C sarà solo
B. Se non lo dichiara espressamente l’espromissione è di regolare cumula va, cioè il terzo B è obbligato
insieme al debitore originario.
A non viene sos tuito da nuovo debitore ma si aggiunge un nuovo debitore.
Può essere astra a o causale, tu avia a di erenza della delegazione, può essere solo parzialmente
astra a cioè la si può astrarre dal rapporto di provvista, ma non dal rapporto di valuta.
L’espromi ente può sempre ri utarsi di pagare eccependo la mancanza di rapporto di valuta.

L’accollo
L’accordo è un contra o tra A e B, s pulato a favore di C, un terzo.
A è debitore di C (rapporto di valuta).
L’accollante B, si obbliga verso l’accollato A ad assumere il debito che l’accollato A ha verso l’accollatario
C. Può essere cumula vo o priva vo, cumula vo signi ca che il debitore originario A resta obbligato con
l’accollante B mentre priva vo signi ca che il debitore originario viene liberato e rimane obbligato
soltanto l’accollante B ed è necessario una dichiarazione espressa del debitore.
A questo contra o, il creditore rimane estraneo, non partecipa al contra o.
Può essere causale o astra o.
INTRODUZIONE AL CONTRATTO – ATTI, FATTI, NEGOZI
FATTI GIURIDICI E ATTI GIURIDICI
• Il diri o ogge vo è norma che regola i rappor fra uomini imponendo loro doveri e
riconoscendo i loro diri .
• Il diri o ogge vo è, allo stesso tempo, norma che prevede i fa al veri casi dei quali i doveri o i
diri si cos tuiscono, si modi cano, si es nguono.
FATTI GIURIDICI
Ogni accadimento naturale o umano, al veri carsi del quale l’ordinamento giuridico ricollega un qualsiasi
e e o giuridico, cos tu vo, modi ca vo o es n vo di rappor giuridici.
I fa giuridici possono essere:
1) Accadimen naturali: del tu o indipenden dall’a vità dell’uomo.
Esempio: il ume che trasporta la terra da monte a valle, modi cando l’estensione dei fondi
rivieraschi. In questo caso i proprietari dei fondi a valle acquistano la proprietà della maggiore
estensione che il loro fondo ha ricevuto (art. 941 c.c – alluvione).
Qui i nuovi diri di proprietà si sono cos tui come semplice conseguenza di un evento naturale,
al di fuori di ogni concorso dell’opera dell’uomo.
2) Accadimen con il concorso dell’opera dell’uomo, che però, rimane irrilevante: esempio: il
proprietario del suolo acquista la proprietà dei fru naturali che da esso provengono (art. 821
c.c.), ma ne acquista la proprietà per il solo accadimento di un fa o naturale, quale la nascita dei
fru del suolo, indipendentemente dal fa o che siano fru spontanei o che siano il prodo o
dell’opera di col vazione.

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3) Fa umani: caso in un la cos tuzione, modi cazione o es nzione di un rapporto giuridico si
produce solo come e e o di un consapevole e volontario comportamento dell’uomo e sono:
- Fa leci (se conformi al diri o) o illeci (se contrari al diri o) -> produce il risarcimento del
danno
- Comportamen discrezionali (se il sogge o è libero di compierli) o dovu (se il sogge o è
obbligato a compierli e per questa non è richiesta la naturale capacità di intendere e di volere ).
ATTI GIURIDICI (Art. 2 c.c.)
È una so ocategoria dei fa giuridici umani.
Per produrre e e non basta, come per i fa giuridici, la capacità naturale di intendere e di volere, ci
vuole anche la legale capacità di agire.
Gli a giuridici si dis nguono in due categorie:
1) Dichiarazioni di volontà: qui gioca ruolo speci co la volontà dell’uomo. Non è su ciente, come
per il fa o umano in genere, che il sogge o abbia voluto il fa o. Qui occorre, perché l’e e o
giuridico si produca, che il sogge o abbia altresì voluto l’e e o. Esempio: vendita e donazione.
2) Dichiarazioni di scienza, con ques a il sogge o dichiara di aver conoscenza di un fa o
giuridico.
L’e e o delle dichiarazioni di scienza non è, come per le dichiarazioni di volontà, cos tuire,
modi care o es nguere rappor giuridici, ma è di provare l’esistenza di fa giuridici, di per sé
cos tu vi, modi ca vi o es n vi di rappor .
NEGOZIO GIURIDICO
Alla bipar zione tra fa o e a o giuridico si di erenziala la tripar zione (tedesca) aggiungendo i negozi
giuridici.
I fa giuridici corrispondono ai fa naturali, gli a giuridici corrispondono ai fa umani e alle
dichiarazioni di scienza mentre i negozi giuridici contengono le dichiarazioni di volontà.
Il negozio giuridico (non è nel codice civile ma è una gura elaborata dalla nostra do rina) appar ene
alle dichiarazione di volontà ma rappresenta esso stesso una categoria conce uale, una dichiarazione di
volontà esplicita o tacita dire a a produrre e e giuridici che si producono in quanto il sogge o li
voglia.
Per negozio giuridico: si intende il contra o o il matrimonio.

Lezione 12
IL CONTRATTO (Art. 1321)
Il contra o è l’accordo di due o più par per cos tuire, regolare o es nguere tra loro un rapporto
giuridico patrimoniale.
Patrimoniale signi ca avente ad ogge o cose o prestazioni susce bili di valutazione economica, ossia:
• Beni (art. 814 c.c.)
• Prestazioni che possono formare ogge o di obbligazione (art. 1174 c.c.)
Il contrato ha due funzioni:
• Modo di acquisto della proprietà (art. 922 c.c.) – a tolo derivato
• Fonte di obbligazioni (art.1173 c.c.)
La disciplina del contra o è contenuto:
• All’interno del libro IV del codice civile e si ar cola in due serie di norme:
- Norme che disciplinano il contra o in generale (ar . 1321 – 1469 sexies c.c.)
- Norme che riguardano par colari pologie contra uali (ar . 1470 – 1986 c.c.)
• Al di fuori del libro IV del codice civile, nei casi di:
- Donazione (ar . 769 ss c.c., libro II)
- Contra o di lavoro (ar . 2067 ss c.c., libro V)
- Contra o di associazione (ar . 14 ss c.c., libro I)
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- Contra o di società (ar . 2247 ss c.c., libro V)
L’art. 1324 rappresenta il confronto norma vo per ritenere che la disciplina generale del contra o
assurga una disciplina base della categoria dei negozi giuridici e naturalmente l’ar colo amme e questa
capacità espansiva per gli a unilaterali tra vivi che abbiano contenuto patrimoniale (esclude: il
testamento e il riconoscimento di gli nato al di fuori del matrimonio o in generale mol a del diri o di
famiglia).
Vi sono varie gure di negozi giuridici:
• Negozi unilaterali, per esempio il testamento ma anche la fondazione che si cos tuisce con a o
unilaterale, è una dichiarazione di volontà di una sola parte. Non bisogna confondere il conce o
di parte con quello di individuo/persona, cioè la parte è il centro di interessi ma la parte può
essere cos tuita da più individui (esempio: procura – a o unilaterale rilasciato da più sogge ).
• Negozi bilaterali o plurilaterali (contra o), è un accordo di almeno due par ma è possibile il
contra o plurilaterale di almeno 3 par (esempio: contra o di società).
• Negozi aven cara ere patrimoniale, rappresentano strumen median i quali si a ua uno
spostamento di diri da un sogge o ad un altro (contra o). Si dis ngue tra i negozi di:
- Disposizione (a uano uno spostamento di diri patrimoniali da un sogge o all’altro)
- Trasla vi (se viene trasferito un diri o)
- Cos tu vo (se cos tuiscono un diri o reale minore)
• Negozi apatrimoniali, esempio: i negozi di diri o di famiglia e i negozi di cara ere personale
(matrimonio, riconoscimento glio nato fuori dal matrimonio).
• Negozio a tolo oneroso: quando un sogge o per ricevere un determinato bene cio acce a di
obbligarsi, acce a un sacri co (esempio: mutuo e mandato).
• Negozio a tolo gratuito: se è un negozio, in virtù del quale, un sogge o acquista un vantaggio/
bene cio senza dover nulla in cambio, senza un sacri cio (esempio: deposito).
Dis nzione tra la classi cazione dei contra :
• Contra o plurilaterale
• Contra o bilaterale
• Contra a prestazione corrispe ve: sono i contra in cui vi è uno scambio di prestazioni,
ciascuna prestazione di una parte trova causa nella controprestazione, sono contra in cui le
a ribuzioni patrimoniali a carico di ciascuna parte sono legate da un nesso di reciprocità.
• Contra con obbligazioni di una sola parte: sono la deiussione, il deposito gratuito oppure il
comodato.
• Contra a tolo oneroso
• Contra a tolo gratuito
• Contra di scambio: sono i contra in cui la prestazione di ciascuna parte è a vantaggio
dell’altra parte.
• Contra associa vi: sono quei contra in cui la prestazione di ciascuno vale al conseguimento
di uno scopo comune.
• Contra commuta vi: sono quei contra in cui le prestazioni per le quali le par si obbligano,
l’una nei confron dell’altra, sono certe.
• Contra aleatori: sono quei contra in cui una parte si obbliga a qualcosa ma non sa se riceverà
la controprestazione (esempio: gioco e scommessa oppure il contra o di assicurazione).
• Contra ad esecuzione istantanea (o di erita): sono quei contra in cui l’esecuzione del
rapporto è se istantanea, pressoché immediata – se è di erita, alla scadenza di un determinato
termine (esempio: venditore che è obbligato a consegnare la merce dopo 2 mesi).
• Contra di durata: la prestazione viene erogata in modo con nua vo oppure periodicamente.
• Contra consensuali: sono la maggior parte dei contra e si perfezionano con il consenso.

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Contra reali: sono una minoranza e sono quei contra che non si perfezionano con il semplice
consenso ma è necessaria la consegna del bene (mutuo, comodato, deposito).
• Contra a e cacia reale: sono i contra che trasferiscono/cos tuiscono un diri o reale, al
momento stesso del consenso.
• Contra a e cacia obbligatoria: sono i contra che non realizzano il risultato perseguito ma
obbligano le par ad a uarlo.
Norme sul contra o in generale (art. 1323 c.c.):
• Contra pici: schemi contra uali espressamente previs e disciplina dal codice civile (vendita,
locazione, appalto, mandato, lavoro ecc.)
• Contra a pici: modelli di a ari di usi nella pra ca, ma non espressamente previs ed
organicamente disciplina dalla legge (leasing, factoring, mol dei quali sono e e vamente na
nella prassi, ma poi la legge è intervenuta a disciplinarli, sia pur magari limitatamente ad alcuni
aspe soltanto).
• A unilaterali tra vivi aven contenuto patrimoniale, salvo diverse disposizioni di legge (art. 1324
c.c.
Autonomia dei priva – libertà contra uale:
Si esplica nella possibilità di:
• Concludere o non concludere un contra o
• Scegliere il po di contra o da concludere tra quelli previs i e disciplina dalla legge (contra
pici).
• Determinare il contenuto del contra o nei limi impos dalla legge (art. 1322, comma 1, c.c.)
• Concludere anche contra che non appartengono ai pi aven una disciplina par colare
(contra a pici), purché siano dire a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo
l’ordinamento giuridico (art. 1322, comma 2, c.c.).
Limi all’autonomia dei priva (art. 41 Cost):
“L’inizia va economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’u lità sociale o in modo
da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
Ipotesi più rilevan di limitazione all’autonomia dei priva :
1) Contra in serie
2) Obbligo a contrarre
3) Contra o imposto
4) Inserzione automa ca di clausole
5) Sos tuzione automa ca di norme impera ve

1 ) CONTRATTI IN SERIE
Contra il cui contenuto è, in tu o, predeterminato da una delle par e l’altra non può tra are, ma può
solo concludere il contra o così come è oppure ri utarsi di concludere.
Il mo vo è assecondare l’esigenza di regolare in modo uniforme i rappor contra uali con i consumatori
dei prodo o con gli uten dei servizi.
Il contra o in serie si lega alla produzione industriale su larga scala di beni o servizi, al commercio su
larga scala, all’a vità delle banche, delle imprese di assicurazione, degli en erogatori di pubblici servizi.
Per questo si parla di: condizioni generali di contra o, ovvero, clausole o regole uniformi che un
determinato sogge o economico predispone ed inserisce nei contra in serie (o contra standard) che
s pula con i propri interlocutori.
Condizioni contra uali predisposte in modo uniforme da uno dei contraen e des nate a valere per tu
i contra che verranno conclusi con i consumatori o con gli uten .
Le condizioni generali di contra o sono valide se:

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Al momento della conclusione del contra o l’altro contraente le ha conosciute o avrebbe dovuto
conoscerle usando l’ordinaria diligenza (art. 1341, comma 1, c.c.).
Non conoscenza e e va, ma mera conoscibilità.
Esempio: chi acquista un biglie o ferroviario, così concludendo un contra o di trasporto, per ciò stesso
acce a tu e le condizioni generali di contra o anche se non ne ha avuto e e va conoscenza.
Le condizioni generali di contra o non sono valide se non sono speci camente approvate per iscri o le
condizione che stabiliscono che (art. 1341, comma 2, c.c):
• A favore di colui che le ha predisposte
- Limitazioni di responsabilità
- Facoltà di recedere dal contra o o di sospendere l’esecuzione
• Sanciscono a carico dell’altro contraente:6
- Decadenze
- Limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni
- Restrizioni alla libertà di contra uale nei rappor con i terzi
- Tacita proroga o rinnovazione del contra o
- Clausole compromissorie
- Deroghe alla competenza dell’autorità giudiziaria
Il consumatore o l’utente è, rispe o al contraente che predispone le condizioni generali del contra o, un
contraente debole, che la legge si preoccupa, in qualche misura, di proteggere.
L’art. 1341, comma 2, c.c prevede che alcune eccezioni alla regola posta dal primo o comma (e, perciò,
un ritorno ai principi generali): devono essere speci camente approvate per iscri o (quindi conosciute e
volute, non solo conoscibili) le clausole vessatorie.
Le clausole vessatorie sono le condizioni che stabiliscono, a favore di colui che le ha predisposte,
limitazioni di responsabilità, facoltà di recedere dal contra o o di sospensione dell’esecuzione, ovvero
sanciscono a carico dell’altro contraente decadenze, limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni,
restrizioni alla libertà contra uale nei rappor con i terzi, tacita proroga o rinnovazione del contra o,
clausole compromissorie o deroghe alla competenza dell’autorità giudiziaria.
Contra o concluso mediante moduli o formulari (art. 1342, comma 1, c.c.): nei contra conclusi
mediante la so oscrizione di moduli o formulari, predispos per disciplinare in maniera uniforme
determina rappor contra uali, le clausole aggiunte al modulo o al formulario prevalgono su quelle del
modulo o formulario qualora siano incompa bili con esse, anche se queste ul me non sono state
cancellate.

1 a) CONTRATTI IN SERIE
Ulteriori e più rigorose norme a tutela del contraente debole che sia consumatore sono state introdo e
nel 1996, in esecuzione della norma va comunitaria, poi con uite nel codice del consumo (d.lgs
206/2005).

2 ) OBBLIGO A CONTRARRE
È previsto nei seguen casi:
• Art. 2597 c.c. : monopolista legale chi esercita un’impresa in condizione di monopolio legale ha
l’obbligo di contra are (limitazione alla libertà di decidere se contra are e con chi) con chiunque
richieda le prestazioni che formano ogge o dell’impresa, osservando la parità di tra amento.
• Il servizio di trasporto di linea, ex ar colo 1679 c.c. : gestore di un pubblico servizio
• D.lgs n. 209/2005: assicuratore in caso di R.C auto obbligatoria
Art. 43 della Cost: ai ni di u lità generale la legge può riservare originariamente o trasferire allo Stato,
en pubblici determinate imprese o categorie di imprese che si riferiscono a servizi pubblici essenziali, a
fon di energia o a situazioni di monopolio.
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3 ) CONTRATTO IMPOSTO
Si parla di contra o imposto nelle ipotesi in cui il prezzo di determina bene ovvero le tari e di
determina servizi sono ssa autoritariamente, cioè sono so ra e a una libertà di determinazione da
parte dei contraen , è un limite alla libertà contra uale sul pro lo della libertà dei contraen di
determinare il contenuto negoziale.
È un limite alla libertà contra uale di entrambi i contraen che non sono liberi di mercanteggiare.

4 ) INSERZIONE AUTOMATICA DI CLAUSOLE


Si ricollega al fenomeno del contra o imposto in quando l’art. 1339 c.c dispone che: “le clausole, i prezzi
di beni o di servizi, impos dalla legge sono di diri o inseri nel contra o, anche in sos tuzione delle
clausole di ormi apposte dalle par ”.

5 ) SOSTITUZIONE AUTOMATICA DI NORME IMPERATIVE


Un alto fenomeno di inserzione automa ca si veri ca quando una clausola contra uale, voluta dalle
par , sia contraria ad una norma impera va di legge, ossia ad una norma non derogabile per volontà
delle par .
In tal caso, la clausola contra uale è nulla ed è automa camente sos tuita dalla norma impera va di
legge.
Art. 1419, comma 2, c.c : “la nullità di singole clausole non importa la nullità dell’intero contra o,
quando le clausole nulle sono sos tuite di diri o da norme impera ve”.

I requisi del contra o (art. 1325 c.c.) sono:


• Accordo
• Causa
• Ogge o
• Forma (se prescri a dalla legge a pena di nullità)

Lezione 13
➔ ACCORDO DELLE PARTI
L’accordo consiste nell’incontro delle manifestazioni di volontà delle par , che a ua la trasmissione della
proprietà (o di altro diri o) da una parte all’altra o che determina il sorgere dell’obbligazione di una
parte a favore dell’altra.
L’accordo consiste nell’incontro delle manifestazioni di volontà della par e si può formare:
1 ) In modo simultaneo
2 ) Per fasi successive (quando il contra o è s pulato fra persone lontane fra loro).
Si parla di contra o inter absentes, cioè le par non si trovano in una stessa unità di tempo e luogo
compresen e quindi il contra o avviene per fasi successive, a raverso uno scambio di corrispondenza e
a raverso due dichiarazioni di volontà individuali unilaterali che sono:
- La proposta
- L’acce azione
Ciascun a o, la proposta che è l’a o mediante il quale un sogge o di assume l’inizia va di concludere un
contra o e l’acce azione che è l’a o con cui il des natario della proposta manifesta la sua dichiarazione
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di acce azione della proposta da altri formulata, nché non si incontrano e combinano perfe amente
non formano un contra o.
Il contra o si avrà soltanto nel momento in cui vi sarà una perfe a coincidenza tra le due dichiarazioni di
volontà.
L’acce azione per valere deve pervenire nella forma richiesta dal proponente, se il proponente
richiedere che l’acce azione venga formulata per iscri o, non sarà acce azione una dichiarazione
dell’oblato formulata verbalmente e vale anche nel caso in cui il contra o che il proponente abbia
proposto non richiedesse la forma scri a a pena di nullità.
Oltre che nella forma richiesta dal proponente, l’acce azione deve pervenire nel termine richiesto dal
proponente nella proposta.
Se non ssa il termine, sarà il giudice a valutare se in relazione al po di a are o agli usi l’acce azione sia
stata formulata in modo tempes vo.
L’acce azione per valere come tale deve essere in tu o e per tu o conforme alla proposta.
Se l’acce azione è in tu o e per tu o conforme alla proposta, è formulata secondo la forma richiesta
del proponente e perviene entro il termine da lui stabilito allora bisogna capire quando si conclude il
contra o.
Conclusione del contra o (1326 c.c.):
Comma 1: il contra o è concluso nel momento in cui chi ha fa o la proposta ha conoscenza
dell’acce azione dell’altra parte (principio di cognizione)
Comma 2: l’acce azione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello
ordinariamente necessario secondo la natura dell’a are o secondo gli usi
Comma 3: il proponente può ritenere e cace l’acce azione tardiva, purché ne dia immediatamente
avviso dell’altra parte
Comma 4: qualora il proponente richieda per l’acce azione una forma determinata, l’acce azione non
ha e e o se è data in forma diversa
Comma 5: un’acce azione non conforme alla proposta equivale a una nuova proposta

Ci sono vari modelli di conclusione del contra o e perfezionamento del contra o e a seconda degli
ordinamen statuali ci sono ordinamento come l‘ Italia che ado ano un determinato modelli e altri paesi
altri modelli ancora.
Quindi tu , sono tecnicamente ammissibili, ma bisogna vedere quale sia stato ado ato.
I modelli sono:
• Il principio della spedizione: cioè il contra o si intende concluso quando la dichiarazione di
acce azione è inviata/spedita al proponente, quindi in questo caso il contra o è concluso prima
ancora che il proponente conosca l’acce azione. (Paesi Common low)
• Il principio di ricezione: il contra o si conclude quando il proponente riceve l’acce azione,
tendenzialmente al suo domicilio. (Area tedesca)
• Il principio di cognizione: il conta o si conclude quando l’acce azione è e e vamente
conosciuta dal proponente (In Italia).
C’è bisogno di un corre vo: il contra o si perfeziona quando l’acce azione giunge all’indirizzo
del proponente (art. 1335 c.c.), è una sorta di principio di cognizione a enuata perché si avvicina
al modella delle ricezione.
Se si ado asse il principio di cognizione pura, per cui il contra o si conclude quando il
proponente ha no zia e e va dell’acce azione allora questo meccanismo potrebbe trasformarsi
in uno strumento con cui il proponente potrebbe strumentalizzare il fa o di non aver le o
l’acce azione per liberarsi da un’inizia va contra uale da cui si è pen to oppure se non
conviene più.

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Questo rischio viene neutralizzato ado ando il principio di cognizione a enuata che sos tuisce
al meccanismo della conoscenza e e va, il meccanismo della conoscibilità cioè, basta perché il
contra o si concluda che l’acce azione sia pervenuta all’indirizzo del proponente, cioè che il
proponente sia nella condizione di poter conoscere l’acce azione, indipendente se lui l’abbia
conosciuta o meno.
Questo principio di cognizione a enuata lo desumiamo dal combinato disposto dell’ar colo 1326
c.c. che racchiude il principio di cognizione piena ma in combinato disposto con l’ar colo 1335
c.c. ne risulta il principio di cognizione a enuata perché questo ar colo stabilisce una
presunzione, che vale per tu i negozi rece zi, per cui si reputano conosciu non appena
giungano all’indirizzo del des natario.
Il principio di cognizione a enuata che vige nel nostro ordinamento e diversamente dai paesi che
si uniformano al principio di ricezione, amme e la prova contraria.
Cioè il meccanismo della presunzione di conoscenza allorché l’acce azione giunga all’indirizzo del
proponente può essere vinto da prova contraria, il proponente può provare di essere stato senza
colpa nell’impossibilità di averne no zia.
Per alcuni contra è prevista una modalità di perfezionamento par colare:
• L’esecuzione prima della risposta dell’acce ante (art. 1327 c.c.).
• Contra reali.
• Contra con obbligazioni del solo proponente (art. 1333 c.c.).
ESECUZIONE PRIMA DELLA RISPOSTA (Art. 1327 c.c.)
Comma 1: qualora, su richiesta del proponente o per la natura dell’a are o secondo gli usi, la
prestazione debba eseguirsi senza una preven va risposta, il contra o è concluso nel tempo e nel luogo
in cui ha avuto inizio l’esecuzione.
Esempio: se il de agliante A ordine al grossista B, suo abituale fornitore, una certa quan tà di merci, al
prezzo dell’ul mo lis no, B ricevuto l’ordine spedirà dire amente le merci senza rispondere.
Comma 2: l’acce ante deve dare prontamente avviso dell’altra parte dell’iniziata esecuzione, e, in
mancanza, è tenuto al risarcimento del danno.
N.B. In tali ipotesi si ravvisa un’applicazione del principio della spedizione ed una deroga al generale
principio della cognizione.
CONTRATTI CON OBBLIGAZIONI DEL SOLO PROPONENTE (Art. 1333 c.c.)
Sono i contra gratui , ma spesso tali contra sono reali (trasporto gratuito, mandato gratuito,
deiussione) ma per ques vige un altro meccanismo di funzionamento.
Vale per i contra che abbiano e e soltanto obbligatori, non per i contra a e e reali (contra in
cui l’accordo trasferisce esso stesso il diri o).
Non vale per i contra formali, cioè quei contra che richiedono una determinata forma per la validità
per i quali è impossibile una conclusione come l’art. 1333 c.c consente a raverso una acce azione tacita.
La proposta dire a a concludere un contra o da cui derivino obbligazioni per il solo proponente è
irrevocabile appena giunge a conoscenza della parte alla quale è des nata.
Il des natario può ri utare la proposta nel termine richiesto dalla natura dell’a are o dagli usi, in
mancanza di tale ri uto, il contra o è concluso.
N.B: La deiussione è un conta o con obbligazioni a carico di una sola parte e si perfeziona con le
modalità indicate dall’art. 1333 c.c.
La donazione, invece, sebbene sia un conta o con obbligazioni del solo proponente, si perfezione sia
solo nel momento in cui l’a o di acce azione è no cato al donante (art. 782 c.c.).
Il fa o che ques contra con obbligazione del solo proponente si perfezionino semplicemente con un
contengo missivo, cioè con il silenzio non signi ca che quel silenzio non valga consenso e sopra u o non
signi ca che non valga consenso a tu gli e e , cioè questo silenzio è un a o di consenso e come ogni
a o di consenso anche quel silenzio sarà sogge o alle impugna ve contra uali per eventuali vizi.
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CONTRATTI REALI
Sono quei contra che si perfezionano solo con la consegna, cioè l’accordo è sempre necessario ma non
basta.
In ques contra non basta il consenso/accordo della par ma è necessario qualcosa in più.

REVOCA DELLA PROPOSTA E DELL’ACCETTAZIONE (Art. 1328, comma 1, c.c.):


La proposta può essere revocata nché il contra o non sia concluso (formulazione fortemente
diba uta). Comma 1
Tu avia, se l’acce ante ne ha intrapreso in buona fede l’esecuzione prima di avere no zia della revoca, il
proponente è tenuto ad indennizzarlo delle spese e delle perdite subite per l’iniziata esecuzione del
contra o.
L’acce azione può essere revocata purché la revoca giunga a conoscenza del proponente prima
dell’acce azione. Comma 2
Tale di erenza testuale tra primo e secondo comma ha generato dubbi interpreta vi.
L’opinione tradizionalmente prevalente deduce un di erente regime norma vo per la revoca dell’una e
dell’altra dichiarazione.
Per la revoca dell’acce azione vige l’ar colo 1328, comma 2, per cui la revoca dell’acce azione è
possibile se perviene all’indirizzo del proponente prima che vi giunga l’acce azione.
Non vale lo stesso principio per la revoca della proposta, poiché la revoca della proposta è possibile se è
emessa (spedita all’oblato) prima che il proponente abbia ricevuto al suo indirizzo l’acce azione
(principio della spedizione).
Proposta irrevocabile (art. 1329 c.c.): se il proponente è obbligato a mantenere ferma la proposta per
un dato tempo, la revoca è senza e e o.
La morte o la sopravvenuta incapacità del proponente non toglie e cacia alla proposta irrevocabile,
salvo che la natura dell’a are o altre circostanza escludano tale e cacia.
Morte o incapacità dell’imprenditore (art. 1330 c.c.): la proposta o l’acce azione, quando è fa a
dall’imprenditore nell’esercizio della sua impresa, non perde e cacia se l’imprenditore muore o diviene
incapace prima della conclusione del contra o, salvo che si tra di piccolo imprenditori o che
diversamente risul dalla natura dell’a are o da altre circostante.

OFFERTA AL PUBBLICO
È una proposta rivolta a des natari indetermina .
Quando con ene gli estremi essenziali del contra o alla cui conclusione è dire a vale (appunto), come
proposta, salvo che risul diversamente dalla circostanze e dagli usi.
La revoca dell’o erta, se è fa a nella stessa forme dell’o erta o in forma equipollente, è e cace anche
nei confron di chi non ne ha avuto no zia.
Esempio: inserzione negli annunci economici di un quo diano alla proposta di vendere un certo bene ad
un determinato prezzo o la vendita self service.

INVITO A PROPORRE
Si dis ngue della proposta contra uale, non vincolando colui che lo ha formulato.
a) Non con ene tu gli estremi essenziali del contra o da concludere.
b) Anche nell’ipotesi in cui li contenga, non vale come proposta se risulta diversamente dalla
circostanze o dagli usi (art. 1336 c.c.).
Esempio:
a) il cartello con la scri a “vendesi” apposto su un bene mobili o immobile.
b) La merce esposta in vetrina con l’indicazione del prezzo.
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OPZIONE (Art. 1331 c.c.)
È un contra o (a di erenza dalla proposta che è un a o di una sola parte) e si fa quando le par
convengono che una di esse rimanga vincolata alla propria dichiarazione e l’altra abbia la facoltà di
acce arla o meno, la dichiarazione della prima si considera quale proposta irrevocabile per gli e e
previs dall’art. 1329 c.c..
Ha gli stessi e e della proposta irrevocabile ma il contra o di opzione è valido anche se non è ssato
un termine per l’acce azione che può essere stabilito dal giudice.
Inoltre, un’altra di erenza con la proposta irrevocabile è che l’opzione, essendo un contra o, può essere
ceduto.
Chi acquista una facoltà di opzione per contra o, spesso paga al sogge o che sia obbligato un
corrispe vo (premio) che è l’equivalente monetario dell’u lità che si riceve dalla proposta irrevocabile
altrui.

➔ FORMA DEL CONTRATTO


Nel nostro sistema vige il principio della libertà delle forme (si può concludere in qualunque modo, sia
esso espresso: orale o scri o oppure mediante una manifestazione di volontà tacita).
Ci sono casi in cui questa libertà delle forme non può operare in quanto la legge richiede la forma scri a,
a pena id nullità.
La forma è il requisito essenziale del contra o, solo quando risulta prescri a dalla legge a pena di nullità
(art. 1350 c.c.).
Quindi, ove la legge non disponga espressamente, la volontà delle par può manifestarsi in qua lunch e
modo o forma.
A che devono farsi per iscri o (art. 1350 c.c.):
1. Contra che trasferiscono la proprietà di beni immobili (*)
2. Contra che cos tuiscono, modi cano o trasferiscono il diri o di usufru o su beni immobili, il
diri o di super cie, il diri o del concedente e dell’en teuta.
3. Contra che cos tuiscono la comunione di diri indica dai numeri preceden .
4. Contra che cos tuiscono o modi cano le servitù prediali, il diri o di uso su beni immobili e il
diri o di abitazione.
5. Gli a di rinunzia ai diri indica dai numeri preceden .
6. Contra di a rancazione del fondo en teu co.
7. Contra di an cresi (art. 1960 c.c.)
8. Contra di locazione di beni immobili per durata superiore a nove anni (*)
9. Contra di società o di associazione con i quali si conferisce il godimento di beni immobili o di
altri diri reali immobiliari per un tempo eccedente i nove anni o per un tempo indeterminato
(*).
10. Gli a che cos tuiscono rendite perpetue o vitalizie, salve le disposizioni rela ve alla render
dello stato.
11. A di divisione di beni immobili e di altri diri reali immobiliari.
12. Le transazioni che hanno per ogge o controversie rela ve ai rappor giuridici menziona nei
numeri preceden .
13. Gli altri a specialmente indica dalla legge (*).
Il vincolo della forma scri a richiesto, a pena di nullità, dall’art. 1350 c.c., può essere assolto mediante:
1) A o pubblico (art. 2699 c.c.): è il documento reda o, con le richieste formalità, da notaio o da
altro pubblico u ciale autorizzato ad a ribuirgli pubblica fede nel luogo dove l’a o è formato.
2) Scri ura privata auten cata: è il documento reda o dalla par senza l’intervento di un pubblico
u ciale. Può essere auten cata quando le par la so oscrivono davan al notaio o al altro
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pubblico u ciale autorizzato, il quale a esta che la so oscrizione è avvenuta in sua presenza,
previo accertamento dell’iden tà delle persone che so oscrivono (art. 2703 c.c.)
3) Scri ura privata semplice ( art. 2702 c.c.)

Una recente sentenza ha a rontato il caso, in cui un contra o rela vo alla prestazione di servizi di
inves mento (art. 23 t.u.f.) richiede la forma scri a a pena di nullità e sia so oscri o solo dal cliente e
non anche dall’intermediario: secondo la pronuncia è su ciente la sola so oscrizione dell’inves tore ,
mentre non si richiede anche quella dell’intermediario , il cui consenso si può desumere da
comportamen concluden dallo stesso tenuto.

FORMA SOLENNE:
Solo in alcuni eccezionali casi l’a o pubblico è richiesto a pena di nullità del contra o, si parla, allora, di
forma solenne.
Esempio: donazione, convenzioni matrimoniali, associazione o fondazione (art. 14), a o cos tu vo di
alcuni pi di società.
Forma scri a AD SUBSTANTIAM (ai ni della validità):
Sino ad ora si è de o dei casi in cui la legge richiede una determinata forma per un a o o contra o ai ni
della sua validità. Esempio: compravendita immobiliare.
Forma scri a AD PROBATIONEM:
Diverso il caso in cui la legge richieda la forma scri a solo ai ni della prova del contra o (esempio:
contra o di assicurazione art. 1882 c.c.).
Il contra o, in ques casi, potrà essere s pulato anche oralmente e sarà valido ed e cace, ma in
mancanza di un a o scri o esso non potrà essere provato per presunzioni (art. 2729, comma 2, c.c.), né
per tes moni, salvo i casi previs dagli ar . 2721 ss c.c., pertanto il contra o potrà essere provato solo
con la confessione giudiziale dell’altra parte (ar . 2730 e 2735 c.c.) o con il giuramento (art. 2739 c.c.).
Forma PER RELATIONEM:
In alcune ipotesi la legge prevede che la forma di un a o o di un contra o debba determinarsi in
relazione a quella di un altro.
Casi:
1. Procura (art. 1392 c.c.): non ha e e o se non è conferita con le forme prescri e per il contra o
che il rappresentante deve concludere.
2. Contra o preliminare (art. 1351 c.c.): il contra o preliminare è quel contra o in cui le par si
obbligano a concludere in un secondo tempo il contra o de ni vo.
Il contra o preliminare deve essere s pulato nella stessa forma del contra o de ni vo.
È nullo se non è concluso nella stessa forma che la legge prescrivere per il contra o de ni vo

FORME CONVENZIONALI (Art. 1352 c.c.):


Se le par hanno convenuto per iscri o di ado are una determinata forma per la futura conclusione di
un contra o, si presume che la forma sia stata voluta per la validità di questo.
Esempio: clausola inserita nel contra o, con la quale si prevede che ogni eventuale modi ca al presente
contra o dovrà farsi per iscri o.
In questo caso si presume che la forma sia stata convenuta ad substan am, ossia ai ni della validità dei
futuri accordi, a meno che non risul che essa sia stata richiesta soltanto ad altri ni.

➔ Firma digitale (manuale pagina 557, solo cenni)

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TRASCRIZIONE (Art. 2643 ss c.c.):
È una forma di pubblicità dichiara va.
La trascrizione non deve essere confusa con la forma, è l’ulteriore formalità della trascrizione del
contrato nei registri immobiliari, o nei registri automobilis co, navale o degli aeromobili.
È prevista per i contra che hanno per ogge o beni immobili o mobili registra ma anche i contra che
cos tuiscono diri reali minori (usufru o, super cie), i contra che cos tuiscono sos tuiscono servitù
prediali di abitazione sempre su beni immobili, le locazioni di beni immobili che eccedono la durata di 9
anni, contra di associazione con cui si trasferisca il godimento di beni immobili oltre la durata di 9 anni
a tempo di determinato, le transazioni e le sentenze che operano cos tuzione, trasferimento e
modi cazione dei diri su contra immobiliari.
È il mezzo necessario per dare pubblicità al contra o, rendendolo opponibile ai terzi.
Il contra o è perfe amente valido ed e cace tra le par anche senza la trascrizione, ma non produce
alcun e e o nei confron dei terzi (art. 2644 c.c.).
Esempio di trascrizione: Tizio vende a Caio un immobile, ma Caio non trascrive il contra o.
Se Tizio vende poi lo stesso immobile a Sempronio, e quest’ul mo trascrive il contra o, Sempronio
prevarrà su Caio, anche se il suo acquisto è successivo, poiché, tramite la sua trascrizione, lo ha reso
opponibile a qualsiasi terzo.
Titolo per la trascrizione (Art. 2657 c.c.):
La trascrizione non si può eseguire se non in forza di:
• Sentenza
• A o publico (art. 2699 c.c.)
• Scri ura privata auten cata o giudizialmente accertata (art. 2703 c.c.)

Lezione 14
➔ OGGETTO DEL CONTRATTO
De nizione: l’ogge o è la cosa o, più in generale, il diri o che il contra o trasferisce da una parte
all’altra, oppure la prestazione che una parte si obbliga ad eseguire a favore dell’altra
Esempi:
➔ Contra o di vendita, l’ogge o è la cosa venduta e il prezzo pagato
➔ Comodato, l’ogge o è il bene dato in comodato
➔ Mutuo, l’ogge o è il denaro dato dal mutuante al mutuatario ma anche gli interessi

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Ogge o e contenuto: dall’ogge o è opportuno dis nguere il contenuto del contra o, nozione che si
riferisce al contenuto regolamentare del contra o, ossia all’insieme delle disposizioni che disciplinano il
rapporto tra i contraen , e che costoro possono liberamente determinare.
Requisi dell’ogge o (art. 1346 c.c.):
1. Possibile
2. Lecito
3. Determinato o determinabile

1 ) POSSIBILITÀ DELL’OGGETTO
La possibilità deve essere sia materiale che giuridica.
a) Impossibilità materiale: si tra a di un cosa che non esiste, oppure di una prestazione
materialmente ineseguibile. Esempio: vendita di un dipinto che è già stato distru o
b) Impossibilità giuridica: l’ogge o consiste in una cosa che non è, per legge, un bene in senso
giuridico, una cosa, cioè che non può formare ogge o di diri , ovvero una cosa che la legge
dichiara inalienabili o fuori commercio. Esempi: vendita di par del corpo, cessione di un credito
alimentare, la promessa fa a da un sogge o non iscri o ad un albo professionale di una
prestazione esercitabili solo da parte di un iscri o all’albo (esempio: avvocato, medico).
L’ogge o può non essere esistente o possibile al momento della conclusione del contra o.
Mentre l’impossibilità originaria della prestazione rende nullo il contra o, l’impossibilità sopravvenuta
non incide sulla validità dell’a o di autonomia ma comporta l’es nzione dell’obbligazione diventata
impossibile.
Possibilità sopravvenuta dell’ogge o (art. 1347 c.c.): il contra o so oposto a condizione sospensiva o a
termine è valido, se la prestazione inizialmente impossibile dine possibile prima dell’avveramento della
condizione o della scadenza del termine.
Cose future: la prestazione di cose future può essere dedo a in contra o, salvi i par colari divie della
legge. Art. 1472 c.c. Prevede la possibilità di concludere contra di vendita di cose future e l’art. 771 c.c
dice che è vietata la donazione di cose future.

2 ) LICEITÀ DELL’OGGETTO
L’ogge o del contra o è illecito quando:
a) La cosa dedo a in contra o è il prodo o di a vità o lo strumento di a vità contrarie a:
- Norme impera ve (norme inderogabili perché tutelano interessi generali, in questo caso
intendiamo norme impera ve poste a tutela di interessi generali ma anche a tutela di valori
fondamentali della società, principi giuridici ed e ci fondamentali dell’ordinamento ).
- Ordine pubblico (esigenza di difesa della società, dei valori individuali) -> NON SONO NORME
- Buon costume (sfera morale, sessuale) -> ESPLICITE
b) La prestazione dedo a in contra o è, essa stessa, a vità vietata. Esempio: contrabbando di
merci e realizzazione di costruzioni abusive.

3 ) DETERMINATEZZA DELL’OGGETTO
L’ogge o può essere:
A. Determinato: qualora sia iden cabile con certezza:
- La cosa
- Il diri o
- La prestazione dedo a in contra o

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B. Determinabile: qualora sia possibile individuarlo con certezza in base a criteri di
individualizzazione enuncia nel contra o stesso o altrimen ricavabili. È, quindi, su ciente che
nel contra o siano presen indici che consentano l’individuazione dell’ogge o.
Determinazione dell’ogge o deferita ad un terzo (de o “arbitramento” e il terzo di dice “arbitratore”-
Art. 1349 c.c.:
L’arbitro, solitamente, è quel privato cui le par in lite, so opongono la loro lite anziché al giudice ad un
privato che me erà il cosidde o lodo arbitrale ma qua si tra a di un altro campo, si tra a di una
determinazione dell’ogge o del contrario fa a da un terzo (arbitratore).
1 comma: se la determinazione della prestazione dedo a in contra o è deferita a un terzo e non risulta
che le par vollero rime ersi al suo mero arbitrio, il terzo deve procedere con equo apprezzamento.
Se manca la determinazione del terzo o se questa manifestamente iniqua o erronea, la determinazione è
fa a dal giudice.
2 comma: la determinazione rimessa al mero arbitrio del terzo non si può impugnare se non provando
la sua mala fede (esempio: il terzo si è fa o corrompere da una delle par ).
Se manca la determinazione del terzo e le par non si accordano per sos tuirlo, il contra o è nullo.
3 comma: nel determinare la prestazione il terzo deve tenere conto anche delle condizioni generali della
produzione a cui il contra o eventualmente abbia riferimento.

➔ CAUSA DEL CONTRATTO


Si può de nire come funzione economico-sociale del contra o.
È il vincolo al potere della volontà individuale.
A nché un contra o possa produrre i suoi e e , non basta l’accordo delle par , non basta la volontà
delle par ma occorre una causa.
Esempio:
➔ Vendita, la causa è lo scambio di cosa con prezzo
➔ Permuta, la causa è lo scambio di cosa con cosa
➔ Contra o di lavoro, la causa è lo scambio di prestazione lavora va verso la retribuzione in denaro
Nei contra a tolo oneroso la causa sta nello scambio di prestazioni.
Causa e contra a tolo gratuito
Nei contra a tolo gratuito, in cui manca uno scambio di prestazioni, è comunque presente una causa.
Esempio: nel contra o di donazione (art. 769 c.c.) la causa è lo spirito di liberalità.
Sussiste se:
1. Colui che dispone di un proprio diri o o si obbliga ad eseguire una prestazione di dare (nel caso
della donazione ma può essere, come nel mandato gratuito/deposito una prestazione di fare,
senza corrispe vo a favore di altri, lo fa senza alcuna costrizione, giuridica o morale.
2. Colui che si obbliga non è mosso da un interesse patrimoniale.
Esempio: il socio che rime e un debito alla società, non compie un a o di liberalità, poiché ha un
interesse patrimoniale a ridurre i debi della propria società.
1 ) Assenza di costrizione: vuol dire che il disponente ene una prestazione di un altro sogge o non per
adempimento di un dovere giuridico o morale- sociale o di un obbligazione naturale*, lo fa per spirito
umanitario-carita vo. Non è tenuto neppure in conformità agli usi, per esempio fare un regalo ad un
familiare o la mancia al cameriere.

2 ) Interesse non patrimoniale se il sogge o elargisce senza corrispe vo a favore di altri ed è mosso da
interessi patrimoniale non vi è liberalità ma solo un a o gratuito.

Non bisogna far coincidere la gratuità con la liberalità, i due conce non devono essere sovrappos .
Un a o gratuito può essere un a o liberale ma non necessariamente lo è.
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La liberalità (causa del contra o di donazione, un sogge o da ad un altro sogge o senza ricevere nulla
in cambio)
Il deposito è un contra o a tolo gratuito dove un persona ene in custodia un bene.
Contra che possono essere onerosi o gratuito come il mutuo e anche il mandato (si presumono
onerosi ma è possibile la variante del gratuito).
Contra a tolo gratuito sono: il comodato (una parte consegna il bene ad un'altra parte che può
goderne no a scadenza).
Causa e contra pici
La causa è già stata presa in considerazione dal legislatore (cosidde a causa pica) e non si pone quindi
un problema di esistenza dalla causa in astra o, ma può porsi un problema di esistenza della causa in
concreto.
Esempio: è nullo (per mancanza di causa in concreto ma non di causa in astra o) il contra o di vendita
con cui si acquista un bene che è già proprio.
Causa e contra a pici
Nei contra a pici la sussistenza della causa deve essere accertata.
Il giudice (controllo giudiziale) dovrà veri care, in osservanza dell’art. 1322 comma 2, che tali contra
siano dire a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.
Si può porre anche un problema di causa in astra o.
Il controllo si svolge:
1. Il giudice deve veri care che gli interessi che i contra a pici perseguano siano leci , altrimen
sarebbe contra o nullo per causa illecita.
2. Deve veri care che gli interessi oltre che leci , siano meritevoli di tutela e potrebbero essere
leci ma non meritevoli di tutela.
Il giudice decide secondo l’ordinamento giuridico, che va inteso come principi e norme del nostro
ordinamento ma anche con riferimento ai principi che vigono nelle nazioni di civiltà giuridica a ni a
quella Italiana.
Questo potere a ribuito al giudice non è funzionale a perseguire interessi pubblici ma è volto a veri care
che non vengano pregiudica gli interessi dei contraen .
Esempio: un sogge o trasferisce all’altro la proprietà di un bene di ingente valore ma non è previsto
alcun corrispe vo. Non è vendita perché non c’è corrispe vo, non è donazione perché nel nostro
esempio si presuppone non ci sia liberalità, non è contra o a pici perché non c’è interesse meritevole di
tutela quindi questo contra o è NULLO per mancanza in astra o di causa.

LE OBBLIGAZIONI NATURALI*: sono dei doveri morali o sociali, il sogge o ene un determinato
comportamento/una prestazione senza che vi sia tenuto dal diri o (altrimen sarebbe una obbligazione
civile, il cui adempimento è imposto dal diri o, da norme di legge). Il sogge o adempie perché ques
doveri morali o sociali li sente dovu , senza esservi tenuto.
Se il sogge o compie una elargizione in adempimento di un’obbligazione naturale non fa una liberalità
perché comunque vi è una costrizione, anche se non giuridica, ma pur sempre morale/sociale.
Sono disciplinate dall’ar colo 2034 c.c e dispongono che se un sogge o non adempie a tali obbligazioni
naturali l’altro non può agire in giudizio per o enere l’adempimento, non c’è protezione giudiziale.
Tu avia, se il sogge o spontaneamente la esegue non può chiedere indietro quanto ha eseguito.
Tipici casi di obbligazione naturale sono: il debito di gioco e le scommesse che sono disciplinate
dall’ar colo 1933 c.c., stessa disciplina del 2034 c.c ma anche per i debi prescri .
Il contra o con causa mista
Spesso il contra o (a pico o pico) risulta dalla combinazione, in un unico contra o, di più contra
pici. Guardando il fenomeno dal punto di vista della causa allora si parla di contra o con causa mista.
Può essere il legislatore che ha già combinato le cause di più contra pici in uno stesso contra o.
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Esempi:
• Appalto – Somministrazione (art. 1677 c.c.) = contra o pici con causa mista. L’ar colo 1677 c.c
sposa la teoria della combinazione
• Por erato = contra o a pico con causa mista (combina la locazione e il lavoro)
• Contra o mixtum cum donazione (vendita per un prezzo inferiore a quello di mercato per spirito
di liberalità).
La disciplina che si applica al contra o con causa mista: ci sono due tesi, secondo la prevalente,
cosidde a teoria dell’assorbimento, si applica per analogia la disciplina del contra o la cui funzione è in
concreto prevalente.
C’è un’altra teoria, che è la teoria della combinazione, per cui la disciplina del contra o con causa mista
risulta dalle regole dei vari contra pici insieme combina .
Contra collega
Sono più contra che mantengono la loro autonomia causale ma sono coordina a realizzare una
operazione economica unitaria.
Rimane la pluralità causa dei contra , mentre i contra con causa mista hanno una causa unitaria
anche se risulta dalla combinazione di più schemi negoziali pici.
Esempio: il caso in cui vi sia un contra o di alloggio in albergo e ad esso accessorio, il contra o che
trasporta il cliente dalla stazione/aeroporto all’albergo. In questo caso, vi è un fenomeno di
collegamento contra uale.
Oppure un conta o di subappalto è necessariamente collegato ad un contra o di appalto.
Il collegamento può essere di due pi:
• Collegamento unilaterale o per accessorietà: vi è un rapporto tra i contra collega , tali per cui
un contra o è quali cabile come principale mentre l’altro è quali cabile come contra o
accessorio. L’accessorio dipende dal principale ma il principale non dipende dall’accessorio.
Le vicende rela va alla validità ed e cacia del contra o principale si ripercuotono sull’esistenza
del contra o accessorio.
• Collegamento con in uenza reciproca: cioè non è individuabile un rapporto di accessorietà ma
c’è un’indipendenza reciproca.
Le vicende rela ve alla validità ed e cacia dell’uno si ripercuotono anche sull’altro e viceversa.
Può essere già il legislatore ad aver pizzato un collegamento tra più contra oppure essere la volontà
delle par , cioè essere le clausole contra uali ad aver espressamente indicato un collegamento tra
contra o anche se ciò non si è espressamente indicato comunque questo collegamento è desumibile
dall’impianto dell’operazione e cioè dal contenuto negoziale indipendentemente da una volontà
espressa, infa la giurisprudenza pressoché unanime ri ene che la volontà del collegamento possa
essere anche presunta e quindi risultare dalla nalità complessiva che le par hanno perseguito.
Il collegamento può essere pico o a pico:
• Collegamento a pico: è a pico quando il collegamento tra più contra è instaurato per
autonomia contra uale (ai sensi dell’ar colo 1322, comma 2). Vi è una clausola espressa o tacita,
da cui risulta che vi è un rapporto di accessorietà o vi è un rapporto di interdipendenza.
• Collegamento pico: è pico quando è lo stesso legislatore che ha instaurato un collegamento
fra diversi contra in funzione di perseguire una operazione economica unitaria.
Per esempio: vi è collegamento contra uale fra locazione e sublocazione, tra appalto e
subappalto, tra mandato e submandato.
Altro caso di collegamento pico è quello tra obbligazione principale e quello cos tu vo
dell’obbligazione deiussoria.

Principio di causalità:

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A nché una dichiarazione di volontà possa produrre e e non è su ciente la sola manifestazione di
volontà, ma occorre anche una gius cazione economico-sociale, ossia una causa.
Il nostro ordinamento è re o da tale principio e quindi non sono ammissibili a o contra che
producano e e a prescindere dall’esistenza di una causa.
Astrazione solo processuale dalla causa (art. 1988 c.c.)
• Ricognizione di debito (un sogge o si riconosce debitore altrui)
• Promessa di pagamento (un sogge o prome e di pagare ad un altro sogge o)
La ricognizione di debito e la promessa di pagamento sono dichiarazioni unilaterali astra e da cui non
emerge la causa in virtù della quale si prome e di pagare una certa somma o ci si riconosce debitori.
Producono solo la limitata conseguenza di inver re l’onere della prova, in quanto dispensano colui a
favore del quale sono fa e dall’onere di provare il rapporto so ostante, che si presume esistente no a
prova contraria (art. 1988 c.c.).
Il presupposto è che, secondo i principi generali sull’onere della prova, il creditore che deve provare il
tolo cos tu vo del suo diri o. Questa dichiarazione di cui all’art. 1988 c.c., invertono l’onere della
prova e cioè non è il creditore che deve provare il tolo cos tu vo del creditore egli è dispensato dal
farlo, semmai sarà il debitore che per so rarsi al pagamento di quanto promesso dovrà provare
l’inesistenza del credito.
Esempio: Caio prome e di pagare 100 a Tizio il tal giorno, questa promessa di pagamento dispensa zio
dall’onere di provare il tolo cos tu vo del suo credito ma secondo l’art. 1988 c.c è il debitore che
semmai deve provare l’esistenza del credito. Inversione dell’onere della prova.
Astrazione materiale dalla causa: un negozio produce e e giuridici indipendentemente dall’esistenza
della causa.
È presente nel diri o tedesco, per quanto riguarda il contra o che trasferisce la proprietà, basta quindi
solo la consegna della cosa.
CAUSA ILLECITA (Art. 1343 c.c.):
La causa è illecita quanto è contraria a:
• Norme impera ve
• Ordine pubblico, indica l’insieme dei valori fondamentali dell’ordinamento giuridico
• Buon costume, coincide con il conce o di morale implicito nelle norme dell’ordinamento
Le ul me due sono clausole generali il cui contenuto deve essere speci cato in relazione a:
- Circostanze
- Tempo
- Luogo
in cui si inquadra l’a o
Esempio di contra illeci : contra o di pros tuzione.
Art. 1418, comma 2, c.c.: l’illiceità della causa determina la nullità del contra o.
Contra o in frode alla legge (art. 1344 c.c.):
Si reputa altresì illecita la causa quando il contrato cos tuisce il mezzo per eludere l’applicazione di una
norma impera va.
Le par in questo caso, mirano a realizzare un risultato che la legge vieta ma per non incorrere
nell’applicazione della norma che lo vieta, pongono in essere una serie di contra in se leci ma in
modo da realizzare in concreto un risultato equivalente a quello vietato.
È un contra o con causa illecita.
➔ Vi è un ar colo che vieta di donare al tutore (art. 779 c.c.) per eludere questo divieto si dona ad
un terzo, con il segreto pa o che a sua volta doni al tutore, quindi alla ne si dona al tutore.
➔ Un altro esempio è la vendita a scopo di garanzia per eludere il divieto di pa o commissorio ed è
quel pa o, in virtù del quale, le par si accorda che se il debitore a scadenza non è adempiente il

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bene che rappresenta la garanzia di quel debito (es: ipoteca o pegno) passi in proprietà al
creditore.
Questo divieto di pa o commissorio, spesso viene aggirato a raverso la cosidde a vendita a
scopo di garanzia, nella specie di vendita con pa o di risca o o vendita con pa o di retrovendita.
La vendita con pa o di risca o: vi è un contra o di vendita che viene s pulato tra un sogge o
che è debitore di un altro sogge o, il debitore vende al creditore un proprio bene e lo per un
determinato prezzo che è di importo pressoché corrispondente al debito che il debitore ha nei
confron del creditore.
Se alla scadenza il debitore sarà adempiente, poi potrà esercitare il diri o di risca o e quindi
riavere la cosa venduta.
Se invece non sarà in grado di adempiere la sua obbligazione, allora la cosa resterebbe al
creditore, a meno che non si dia prova che questa operazione non sia congegnata per eludere il
divieto di pa o commissorio e gli elemen di prova sono:
• Un persistente debito del venditore verso il compratore.
• La corrispondenza tra il valore del debito e il prezzo di vendita.
• Il dato che il prezzo non è stato pagato.
Dis nzione tra causa e mo vi del contra o:
La causa: la causa è la funzione economico – sociale del contra o ed è unica e sempre uguale per tu i
contra dello stesso po.
I mo vi: i mo vi sono le ragioni sogge ve in relazione alle quali ciascuna delle par decide di
concludere un contra o e possono essere i più vari.
I mo vi di regola sono tendenzialmente irrilevante per il diri o tranne in alcuni casi:
• È nullo il contra o concluso esclusivamente per un mo vo illecito, comune ad entrambe le par
(ar . 1345 e 1418, comma 2, c.c.). Per illiceità si intende la contrarietà a norme impera ve di
legge o all’ordine pubblico o al buon costume. A nché il mo vo illecito renda nullo il contra o
sono necessari due requisi :
1) Il mo vo sia esclusivo del contra o
2) Il mo vo sia illecito comune ad entrambe le par (art. 1345), entrambe le par ne devono
trarre vantaggio (esempio: una locazione avente ad ogge o un appartamento per des narlo
a casa di appuntamen ).
• È il caso dell’errore di diri o sui mo vi, causa di annullabilità.

Lezione 15
INVALIDITÀ DEL CONTRATTO
Il contra o è invalido quando è in contrasto con una norma impera va (norme che non amme ono una
volontà contraria delle par , norme inderogabili e poste a tutela di interessi generali).
L’invalidità può assumere due con gurazioni: la nullità e l’annullabilità.
La nullità rappresenta l’ipotesi generale di invalidità, salvo che la legge non abbia espressamente
previsto come conseguenza di quella violazione, l’annullabilità
L’annullabilità rappresenta l’ipotesi speciale.
Esiste, però, una terza forma non codi cata posi va ma individuata dalla do rina e della giurisprudenza
che è l’inesistenza.
Dall’invalidità va dis nta l’inesistenza, che ricorre nel caso in cui non siano presen nemmeno quel
minimo di elemen per cui è possibile parlare di un contra o (esempio: una proposta seguita da
un’acce azione non conforme).
Si ricorre a questa categoria per escludere la possibilità di sanatoria o di preclusione all’azione che
potrebbero salvare cer e e di un contra o, pur invalido.

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NULLITÀ
Il contra o è nullo quando è contrario a norme impera ve, salvo che la legge non disponga
diversamente (art. 1418, comma 1, c.c.).
L‘ a o è totalmente inidoneo a produrre alcun e e o.
I casi di nullità:
In base all’art. 1418, comma 2, c.c. producono nullità del contra o (nullità stru urali)
1. La mancanza di uno dei requisi indica dall’art. 1325 c.c.:
- Accordo * (esempio: dichiarazione non seria, contra o concluso a seguito di una violenza sica
da non confondere con la violenza morale, che da luogo ad annullabilità del contra o).
- Causa
- Ogge o (la mancanza dell’ogge o è declinata nella indeterminatezza e indeterminabilità
dell’ogge o, cioè nel caso in cui l’ogge o, prestazione o cosa, non sia determinato nel contra o e
non vi siano criteri a a individuare in maniera univoca e certa l’ogge o del contra o).
- Forma, quanto è richiesta dalla legge a pena di nullità
2. Producono nullità l’illecita della causa (causa illecita quando è contraria alle norme impera ve,
all’ordine pubblico e al buon costume) o l’illecita dell’ogge o o l’illecita dei mo vi.
3. La impossibilità materiale o giuridica dell’ogge o e la sua indeterminatezza/indeterminabilità.
Altri casi di nullità:
Art. 1418, comma 1, c.c. il contra o è nullo quando è contrario a norme impera ve, salvo che la legge
non dispone diversamente (nullità virtuale).
Art. 1418, comma 3, c.c. il contra o è altresì nullo negli altri casi stabili dalla legge (nullità testuale).
Esempio: art. 162, comma 1, c.c forma delle convenzioni matrimoniali – art. 778, comma 1, c.c mandato
a donare – art 788 c.c donazione viziata da mo vo illecito.
Una categoria che si va di ondendo nella legislazione speciale è quella delle nullità di protezione, in cui
un conta o non è quali cato nullo per ragioni di interesse generale ma il legislatore ha previsto la nullità
per tutelare le ragioni di una parte (parte debole del contra o).

➔ Norme impera ve
Sono norme che non amme ono una diversa volontà delle par , cioè norme che non sono
derogabili per autonomia dei priva . Si iden cano per e si dis nguono dalle norme disposi ve,
per:
• La mancanza di espressioni del po “salvo pa o contrari”, “salvo diversa volontà delle par ”
• La presenza di espressioni del po “a pena di nullità”
• E comunque, anche se in assona di tali espressioni, per i contesto in cui si trovano, da cui si possa
dedurre che non sono norme disposi ve.
In linea di principio, sono norme impera ve le norme penali.
Nel caso in cui, quella sanzione penale però, sia posta a tutela dello stato persona (stato come
apparato e non come comunità) allora per quanto penalmente sanzionato, quel comportamento
non implicherà la nullità del contra o.
Deve essere posta a tutela di interessi generali e che sia formulata in termini di divieto.
La violazione di norme impera ve può dare, in cer casi, una speciale forma di nullità che è
l’illiceità, questa è la nullità al massimo grado, la più gravosa.
Il contra o illecito è sempre e comunque nullo.
Il contra o illecito non produce alcun e e o, nemmeno quel par colare e e o che il contra o
nullo può produrre, a raverso il meccanismo della conversione, cioè il contra o viene conver to
in altro contrato (una sorta di sanatoria che consento al contra o nullo di produrre qualche
e e o).
Come sono connotate le norme impera ve la cui violazione da nullità da illiceità:
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Sono norme poste a tutela di interessi generali, che si esprimono in termini di comando e divieto
assoluto e che sono poste a tutela di valori fondamentali della società (la libertà, la dignità, la
sicurezza) e non semplicemente tutelano interessi generali ma si collocano al ver ce della
gerarchia dei valori prote dall’ordinamento.
Il contra o è illecito non solo per contrarietà a norme impera ve esplicite, cioè norme poste a
tutela dei valori fondamentali della nostra società, ma anche per contrarietà:
• All’ordine pubblico: è dato dall’insieme delle norme non scri e, ma ricavabili per implicito dal
sistema legisla vo, poste a tutela dei valori fondamentali.
• Al buon costume: ricomprende norme non scri e, ma ricavabili per implicito dal sistema
legisla vo, esprimen una valutazione del comportamento dei singoli in termini di moralità o di
onesta.
La illiceità per contrarietà al buon costume ha un par colare e e o: il contra o è nullo, tu avia
se una parte ha eseguito la sua prestazione non può chiedere indietro la res tuzione
(irripe bilità art. 2035 c.c.).
Ogge o illecito: l’ogge o è illecito quando la cosa dedo a in contra o è il prodo o di a vità o è lo
strumento di a vità contrarie a norme impera ve, all’ordine pubblico o al buon costume (esempio:
vendita di cose rubate).
Causa illecita: lo scambio tra prestazioni è illecito (contra o di pros tuzione, contra o di protezione
ma osa, la ma a o ene soldi per non uccidere).
I mo vi illeci : i mo vi sono le ragioni sogge ve per cui si conclude un contra o e sono generalmente
irrilevan .
L’illiceità dei mo vi nel caso indicato dall’art. 1345 c.c, ossia quando il mo vo illecito è comune ad
entrambi le par e determinante.
Esempio: noleggio di un nave per lo scopo, noto all’altra parte, la quale impone di conseguenza un
canone molto alto, di esercitare il contrabbando.
*Nullità per mancanza dell’accordo: il contra o è nullo per mancanza di un elemento essenziale, come
l’accordo.
L’accordo è l’incontro di dichiarazione di volontà.
Ciascuna dichiarazione di volontà è espressione di una volontà interna e che successivamente viene
esternata/dichiarata (che produce e e giuridici e li produce in quanto siano e e volu ).
La nullità per mancanza di accordo signi ca che nonostante la dichiarazione di volontà resa all’esterno
manca l’intera volontà di una parte o di entrambe.
I casi che concre zzano questa dichiarazione resa all’esterno ma mancanza di volontà: si fa riferimento
alla dichiarazione non seria, vi è dichiarazione di un contraente ma non le corrisponde alcuna volontà
interna, il contra o è nullo per mancanza di consenso (il vicino di posto durante l’asta alza la mano al
suo vicino).

ANNULLABILITÀ
È una forma di invalidità, ma meno grave rispe o al vizio che cagiona la nullità del contra o.
Sono causa di annullamento del contra o:
• L’incapacità naturale (art. 428 c.c.)
• L’incapacità legale (art. 1425 c.c.)
• L’errore (ar . 1428 -1433 c.c.)
• La violenza (ar . 1434 – 1439 c.c.)
• Il dolo (ar . 1439 – 1440 c.c.)
Vi sono poi altre ipotesi di par colari di annullamento e la più rilevante è l’annullabilità del contra o
concluso dal rappresentate in con i o di interessi con il rappresentato (art. 1394 c.c.).

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➔ INCAPACITÀ NATURALE
Se il contra o è concluso da una persona maggiorenne che, sebbene non interde a, si provi essere stata
per qualsiasi causa, anche transitoria (esempio: ubriachezza), incapace di intendere e di volere, il
contra o può essere annullato qualora risul :
• Il grave pregiudizio per l’incapace.
• La malafede dell’altro contraente (art. 428, comma 2, c.c.).

➔ INCAPACITÀ LEGALE – INCAPACITÀ DELLE PARTI (Art. 1425 c.c.)


Il contra o è annullabile se una delle par era legalmente incapace di contra are.
Può essere un minorenne o un maggiorenne interde o, per richiedere, quindi, l’annullamento del
contra o.
Il contra o non è annullabile (art. 1426 c.c.) se il minore ha, con raggiri, occultato la sua minore età (per
esempio: ha falsi cato i suoi documen di iden tà), ma la semplice dichiarazione da lui fa a di essere
maggiorenne non è di ostacolo all’impugnazione del contra o.

Art. 1427 c.c.: errore, violenza e dolo


Il contraente il cui consenso fu dato per errore, estorto con violenza o carpito con dolo, può chiedere
l’annullamento del contra o. (Vizi del consenso).

➔ ERRORE
È una falsa rappresentazione della realtà e in questo caso si fa riferimento all’errore mo vo, che si
dis ngue dall’errore osta vo che riguarda un errore nella trasmissione della realtà.
Art. 1428 c.c.: rilevanza dell’errore: l’errore è causa di annullamento del contra o quando è essenziale
ed è riconoscibile dall’altro contraente.
Vi è pure un terzo requisito, oltre ad essere essenziale e riconoscibile, che è quello di essere
determinante del consenso, ma non è un requisito generalizzato ma riguarda solo alcuni casi di errore
essenziale.

• Errore è essenziale (art. 1429 c.c.):


1. Quando cade sulla natura (esempio: zio crede di conclude una vendita e invece conclude un
leasing) o sull’ogge o del contra o (esempio: ciao compra un biglie o del cinema credendo che
vi si proie un certo lm e invece se ne proie a un altro).
2. Quando cade sull’iden tà dell’ogge o della prestazione (esempio: zio vuole comprare
l’appartamento x di un dato edi cio, mentre compra l’appartamento y dello stesso edi cio),
ovvero sopra una qualità dello stesso che, secondo il comune apprezzamento o in relazione alle
circostanza, deve ritenersi determinante del consenso (esempio: caio non avrebbe comprato quel
pezzo di an quariato a quel prezzo se avesse saputo che era un’imitazione).
3. Quando cade sull’iden tà (esempio: zio crede di contra are con caio e invece contra a con
Sempronio) o sulle qualità della persona dell’altro contraente ( zio contra a con caio
credendolo in oride condizioni economiche, ma non sa che sta per essere dichiarato fallito),
sempre che l’uno o le altre siano determinan del consenso.
4. Quando, tra andosi di errore di diri o ovvero vi è un errore sull’interpretazione di una legge, è
stato la ragione unica o principale del contra o (esempio: zio vuole costruire una villa e compra
un terreno agricolo, interpretando male il piano regolatore che vieta di edi care in quella zona).

• Errore riconoscibile (art. 1431 c.c.):

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L’errore si considera riconoscibile quando, in relazione al contenuto, alle circostanze del conta o
ovvero alla qualità dei contraen , una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo.

Art. 1433 c.c.: Errore nella dichiarazione o nella sua trasmissione (ERRORE OSTATIVO):
Le disposizioni degli ar colo preceden si applicano anche al caso in cui l’errore cade sulla dichiarazione
(esempio: zio dice che compra per un milione di ire anziché per un milione di dollari), o in cui la
dichiarazione è stata trasmessa dalla persona o dall’u cio che ne era stato incaricato (esempio: viene
trasmesso che caio acce a, mentre non ha acce ato).
L’errore osta vo è causa di annullamento del contra o, purché anche esso sia riconoscibile dall’altro
contraente.

Lezione 16
➔ VIOLENZA (Art. 1434 c.c.)
La violenza è causa di annullamento del contra o, anche se esercitata da un terzo.
La violenza che viene presa in considerazione è quella morale, ossia la minaccia.
La violenza sica (concretamente è un caso di scuola) ed è mancanza totale di volontà e quindi la
conseguenza è la nullità per mancanza di uno degli elemen essenziali del contra o (accordo).
La violenza morale: è la minaccia di un male ingiusto e notevole con cui si estorce il consenso di un
sogge o alla s pulazione del contra o.
Art. 1435 c.c dice che bisogna aver riguardo anche in base all’età, al sesso e alla condizione delle persone
(esempio: una persona anziana oppure un giovane saranno più facilmente impressionabile di una
persona adulta).
Rispe o alla violenza sica dove la volontà manca del tu o, nella violenza morale/psichica la volontà
non manca ma è viziata, infa il sogge o scegli la conclusione del contra o per more delle
conseguenza.
Diverso è il more reverenziale, questo è non osare dire di no e non è causa di annullamento del
contra o (esempio: zio non osa dire di no ad una proposta proveniente da Sempronio, uomo polito
molto in uente).
I requisi che la violenza deve avere sono:
• Minaccia di un male ingiusto, per essere tale deve riguardare o la stessa persona del contraente o
i beni del congiunge, del contraente o di un discendete/ascendente di lui non è comunque
esclusa, la possibile rilevanza della minaccia che riguarda altre persone a cui il contraente è
legato, ma in questo caso è rimesso al prudente apprezzamento del giudice valutare se la
violenza possa aver viziato il procedimento forma vo della volontà al punto di porsi quale causa
di annullamento del contra o.
Il male non è ingiusto nel caso in cui il sogge o minaccia di far valere un proprio diri o.
La minaccia di far valere un diri o può essere causa di annullamento del contra o solo quando è dire a
a conseguire vantaggi ingius (art. 1438 c.c.)
Esempio:
Il datore di lavoro minaccia di licenziare il dipendente che ha breve ato una propria invenzione, nel caso
in cui ri u di cedergli il breve o.

➔ DOLO (Art. 1439 c.c.)


Il dolo è causa di annullamento del contra o quando i raggiri usa da uno dei contraen sono sta tali
che, senza di essi, l’altra parte non avrebbe contra ato (comma 1).
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Deve tra arsi di dolo determinante, determinante del consenso, senza quegli ar ci e raggiri, senza
quell’errore che quegli ar ci/raggiri hanno causato il contraente vi ma dell’inganno non avrebbe
concluso il contra o (porta all’annullamento del contra o)
Dolo incidente (art. 1440 c.c.): se i raggiri non sono sta tali da determinare il consenso, il contra o è
valido, benché senza di essi sarebbe stato concluso a condizioni diverse, ma i contraente in mala fede
risponde dei danni.
Esempio: il negoziante che, indo o in inganno, anziché olio di oliva, ha comprato olio di semi, egli
avrebbe acquistato anche quest’ul mo, ma ad un prezzo molto più basso.
Il dolo può essere posto in essere o dall’altro contraente (rispe o alla vi ma) o da un terzo, anche gli
ar ci/raggiri di un terzo possono portare annullamento del contra o ma il dolo del terzo rileva soltanto
se l’altro contrente fosse a conoscenza e ne abbia appro ato (a di erenza dalla violenza, dove la
violenza del terzo è causa di annullamento del contra o anche se non erano nota alla controparte della
vi ma di violenza che dunque subirà l’annullamento del contra o anche se ignara della violenza del
terzo).
Esempio: zio si fa scrivere una le era da caio, nella quale quest’ul mo a esta falsamente la solvibilità
di zio, grazie a ciò zio riesce ad o enere un mutuo da Sempronio. Questo esempio elude ad un terzo
che pone in essere ar ci e raggiri (scrive la le era dove falsamente dichiara che Tizio è persona
solvibilissima per far si che Sempronio conceda il creditore e Tizio è a conoscenza dell’ar cio/raggiro di
Caio e ne trae vantaggio).
Il dolo induce in errore, si ritene però che l’ambito di rilevanza di questo errore ai ni dell’annullamento
del contra o per dolo, sia più ampio rispe o alla categoria di errori, come l’errore sul valore che
potrebbe rilevare in questo caso.
Si discute se il dolo, come causa di annullamento del contra o, possa consistere anche in una re cenza
cosidde o dolo omissivo, nora quando abbiamo parlato di ar ci e raggi abbiamo sempre fa o
riferimento ad una azione in posi vo.
Le posizioni sulla rilevanza o meno del dolo omissivo sono piu osto varie, ma si può dire che il dolo
omissivo rilevi.
Poiché, anche se non vi è una speci ca norma che impone l’obbligo di informazione a carico di un
contraente nei confron dell’altro, obblighi di informazione si dovrebbero far discendere dalla clausola
generale di buonafede, per cui ciascuna parte è tenuta cooperare e rilevare aspe o determina per il
consenso dell’altra parte.
Il rischio è che in questo modo, ci si liberi da un vincolo che non è stato regolarmente ponderato
adducendo che l’altra parte aveva il dovere di informarci su circostanze che sono state so aciute.
Tendenzialmente, si ritene che laddove una parta sappia che l’altra parte non è a conoscenza di
circostante determinan del consenso e appro di questa carenza di informazione, allora tale
comportamento è malizioso/ingannevole.
Esistono delle norme che pongono degli obblighi di informazione a carico dell’intermediario nei
confron dell’altra parte, come il d.lgs n. 58 del 1998 (testo unico sull’intermediazione nanziaria).
Di erenza tra dolus bonus e dolus malus:
• Il dolus malus: cioè il comportamento fraudolento sarebbe causa di annullamento del contra o
• Il dolus bonus: è la dichiarazione esagerata come l’esaltazione della qualità di una merce e si
ri ene irrilevante ai ni dell’annullamento del contra o.
N.B. Il dolo come vizio del consenso non deve essere confuso con il dolo, quale elemento psicologico.

DIFFERENZA TRA LA NULLITÀ E L’ANNULLABILITÀ


La nullità è so esa da interessi di cara ere generale
La annullabilità è so esa da interessi di cara ere par colare (tutela di interessi di una parte).
Questa di erenza tra le due sanzioni/rimedi si ripercuote sulla disciplina di mol aspe :
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• Della legi mazione ad agire (ar .1421, 441 c.c)
• Della prescrizione (ar . 1422,1442 c.c.)
• Degli e e (art. 1445 c.c.)
• Della possibilità di convalida (ar . 1443, 1444 c.c.)

NULLITÀ
È un rimedio/stazione posta a tutela di interessi generali, è la forma di invalidità più gravosa e il negozio
nullo non produce alcun e e o giuridico.
Questo non signi ca che, se il contra o è nullo, non possa essere eseguito. Potrebbe essere
materialmente eseguito ma in quanto nullo, la parte che l’abbia eseguito può chiedere indietro la
prestazione eseguito (azione di ripe zione).
Non si avrà, ovviamente, azione per o enere l’esecuzione del contra o se il contra o è nullo.
L’azione per far valere la nullità è imprescri bile, può essere esercitata in ogni tempo.
Però, potrebbe essere stato eseguito il contra o nullo e quindi la parte che lo ha eseguito potrebbe voler
chiedere indietro quanto ha eseguito. Tale azione, cosidde a di ripe zione, è sogge a ad un termine di
prescrizione di 10 anni.
Art. 1421 c.c. LEGITTIMAZIONE ALL’AZIONE DI NULLITÀ
Salvo diverse disposizioni di legge, la nullità può essere fa a valere da chiunque vi abbia interesse e può
essere rilevata d’u cio dal giudice.
L’azione di nullità è un’azione di accertamento o altrimen de a, azione dichiara va.
L’azione di accertamento/dichiara va: signi ca che la sentenza si limita ad accertare una situazione già
esistenze. La sentenza si limita ad accertare quell’e e o ma un e e o che si è già prodo o e non è la
sentenza che produce l’e e o della nullità, la nullità si è già prodo o e il negozio era già nullo.
Gli e e del contra o:
Il contra o nullo è ine cace sia tra le par che rispe o i terzi.
Il contra o nullo non può essere sanato, non può produrre nessuno degli e e per cui era stato
concluso (impossibilità di convalida).
Tu avia, l’ar colo 1424 c.c consente la cosidde a conversione del contra o nullo, che è una sorta di
trasformazione in altro contra o.
È quando un contra o, seppur nullo, presenta i requisi sia di sostanza che di forma per produrre e e
quale contra o di diverso po (non vale come contra o X ma può essere valido come contra o Y).
È possibile (apprezzamento che conduce il giudice) quando riesca ad interpretare se le par al momento
della conclusione di quel contra o, ove fossero state consapevoli, della causa di nullità di quel contra o,
avrebbero comunque acce ato di concludere un diverso contra o.
Per condurre questa valutazione bisogna veri care che lo scopo perseguito dalle par possa essere
realizzato anche a raverso questo diverso contra o.
A nché possa prodursi la conversione il contra o deve essere nullo, ma non nullo per illiceità.
Il meccanismo della conversione presuppone che sia la legge che consente al contra o nullo, di produrre
gli e e di un diverso contra o e non è la volontà delle par , naturalmente per mano del giudice che
rende operante un e e o di legge. La conversione di produce in forza della legge.
Una rinnovata manifestazione delle par è so esa ad un diverso is tuto che è la rinnovazione, sono le
par che pongono in essere un nuovo contra o senza il vizio che aveva dato luogo alla nullità del
precedente contra o.
Nullità parziale:

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Art. 1419 c.c, comma 1:” La nullità parziale di un contra o o la nullità di singole clausole importa la
nullità dell’intero contra o se risulta che i contraen non lo avrebbero concluso senza quella parte del
suo contenuto che è colpita da nullità”.
La nullità di singole clausole, non comporta la nullità dell’Intero contra o. Tu avia, la nullità parziale,
comporta la nullità dell’intero contra o se risulta che quella parte colpita da nullità era da considerarsi
essenziale.
È una valutazione che è rimessa all’apprezzamento del giudice.
Art. 1419 c.c, comma 2:” La nullità di singole clausole non comporta la nullità del contra o quando le
clausole nulle sono sos tuite di diri o da norme impera ve”.
Questo meccanismo della sos tuzione automa ca della clausola che potrebbe potrebbe portare la
nullità dell’intero contra o, consente di salvare l’intero contra o.
Vi sono delle par colari nullità di protezione, sono poste a presidio a tutela di uno dei contraen , nella
specie del contraente debole (esempio:disciplina codice del consumo) o il contraente che sia meno
tecnico, meno del se ore e quindi abbia bisogno di una maggiore tutela (esempio: contra disciplina
dal t.u.f).
In ques casi, la nullità può essere fa a valere solo dalla parte a tutela della quale è posta e non
dall’altra.

ANNULLABILITÀ
Legi mazione ad agire: può essere rilevata solo dalla parte a protezione della quale la misura è posta.
Esempio: contra o concluso in stato di incapacità solo la parte che versava in stato di incapacità può
proporre l’azione di annullamento.
Mentre nella nullità può essere fa a valere da chiunque.
L’annullabilità non può essere rilevata d’u cio dal giudice (mentre la nullità si).
Prescrizione: l’annullamento è prescri bile, è sogge o ad un limite di tempo di 5 anni (anche se può
variare). Se non viene esercitato entro i 5 anni dalla parte a favore della quale è posta, essa si prescrive
L’azione di annullamento si prescrive in 5 anni, ma l’eccezione di annullamento è imprescri bile.
Il termine di 5 anni decorre dal giorno in cui, se per esempio la parte era vi ma di errore/dolo, dal
giorno in cui si è scoperto l’errore/dolo, quindi decorre dal giorno in cui è cessato il vizio/causa che ha
dato luogo al vizio di annullamento.
Dal giorno in cui è cessata la violenza, se si tra a di violenza.
Dal giorno in cui è cessato lo stato di interdizione o inabilitazione (o di so oposizione di sostegno),
ovvero il minore ha raggiunto la maggiore età.
Se si tra a di incapacità naturale, il termine dei 5 anni inizia a decorrere dal giorno di conclusione del
contra o.
Mentre la nullità è imprescri bile.
Esempio: Tizio è minore di 18 anni (incapacità legale), conclude un contra o di vendita con Mevio,
avente come ogge o un immobile e nessuna delle par da esecuzione al contra o, quando siano passa
più di 5 anni e Tizio è divenuto maggiorenne, Mevio pretende l’esecuzione del contra o che non è mai
stato annullato. Tizio può eccepire l’annullamento ma non lo ha fa o ma può esperire l’eccezione di
annullamento.
L’azione di nullità è dichiara va mentre l’azione di annullabilità è cos tu va, cioè non si limita ad
accertare una situazione giuridica preesistente ma mira essa stessa a modi carla.
Il negozio annullabile, a di erenza del negozio nullo, produce i suoi e e , ntanto non venga
pronunciata una sentenza di annullamento.
Quando tale sentenza viene emanata ha e e o retroa vo.

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Gli e e del contra o annullabile: il contra o annullabile è e cace ntanto che non venga annullato
da una sentenza cos tu va del giudice che va ad eliminare gli e e in modo retroa vo, come visto
sopra.
Per cui, laddove il contra o fosse stato eseguito, le par possano chiedere la res tuzione delle
prestazioni eseguite.
Il contra o è ine cace, rispe o alle par e verso i terzi?
Verso i terzi il contra o annullabile lascia salvi i diri dei terzi che abbiano acquistato a tolo oneroso e
siano in buona fede.
C’è un eccezione: se l’annullamento dipende da incapacità legale (minorenne o maggiorenne interde o),
in questo caso, l’annullamento del contra o non lascia salvi i diri dei terzi subacquiren .
La possibilità di convalida: La sanatoria del contra o annullabile: il contra o nullo non può essere
sanato se non per conversione, il contra o annullabile è susce bile di convalida.
Il contra o viene espressamente o tacitamente sanato dalla parte a protezione della quale la misura
dell’annullamento è posta.
La convalida può essere:
• Espressa: deve menzionare il negozio a e o da annullabilità, il mo vo dell’annullabilità (dolo,
errore ecc.) e la dichiarazione con cui la persona legi mata intende convalidare il negozio.
• Tacita: se la parte che era legi mata a proporre l’azione di annullamento da esecuzione al
contra o, seppur viziato.
In questo caso, è implicita una convalida, ovvero una sorta di sanatoria con cui la parte nei cui
riguardi era prevista la possibilità di esprime azione di annullamento, rinuncia e si preclude la
possibilità di proporre azione di annullamento.
La convalida è possibile quando il sogge o fosse a conoscenza del vizio.

ELEMENTI ACCIDENTALI DEL CONTRATTO


Sono elemen non essenziali, come invece sono ogge o, causa, accordo e forma.
Sono elemen per cui non dipende la validità o l’invalidità del contra o, si di erenziano dagli elementI/
requisi essenziali (1325 c.c.).
Sono:
• Termine
• Condizione
• Modo
Sono strumen a disposizione delle par .
La condizione
È un avver mento futuro e incerto, e può essere sospensiva o risolu va:
• Sospensiva: le par condizionano l’inizio di e cacia del contra o ad un determinato evento
futuro ed incerto. Solo se questo evento si veri ca, il contra o inizia a produrre e e .
• Risolu va: è quella condizione che fa dipendere l’eliminazione di e e del contra o al veri carsi
di un evento futuro e incerto.
Tipi di condizione (sia essa sospensiva o risolu va):
• Condizione casuale: quando l’evento futuro e incerto si veri ca in dipendenza del caso o dalla
volontà di terzi. Il veri carsi dell’evento futuro e incerto dedo o in condizione dipende dal caso o
dalla volontà di terzi, non dipende dalla volontà delle par .
• Condizione potesta va: l’avveramento di quell’evento futuro e incerto dipende dalla volontà di
una delle par .
• Condizione mista: l’avveramento di quell’evento futuro e incerto dipende dal caso o dalla volontà
di terzi (condizione casuale) oppure dalla volontà di una delle par (condizione potesta va).

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C’è una so ospecie di tale condizione che è la condizione meramente potesta va, in cui
l’avveramento dell’evento dedo o in condizione è rimesso al mero arbitrio della parte.
Quest’ul ma condizione (art. 1355 c.c.), se fa dipendere il trasferimento di un diri o o
l’assunzione di un obbligazione dalla mera volontà dall’alienante o del debitore, implica nullità del
negozio, questo perché si farebbe dipende da un capriccio dell’obbligato.
La norma fa riferimento solo alla condizione sospensiva meramente potesta va, non parla anche
di condizione risolu va meramente potesta va.
Potrebbe essere che la condizione sia illecita, e quindi implica nullità del contra o.
Se la condizione è impossibile, allora bisogna dis nguere se è condizione impossibile sospensiva, e allora
rende nullo il contra o oppure se è una condizione impossibile risolu va se considera come non apposta
e il contra o si considera come non des nato a cessare mai di e cacia.
Durante la fese di pendenza della condizione, vi è una situazione di incertezza perché l’evento dedo o in
condizione è futuro e incerto.
La parte che ha interesse a che la condizione si veri chi può compiere degli a per tutelare la sua
aspe a va. Può compiere a conserva vi (può chiedere un sequestro del bene), l’altra parte che non
vanta l’aspe a va, deve comportarsi secondo buona fede e cioè deve adoperarsi per far si che l’evento
possa non essere ostacolato nel suo prodursi.
Per altro, se l’evento non si veri ca ma c’è una responsabilità da parte di quel contraente che non aveva
interesse a che si veri casse, opera una nzione di avveramento della condizione.
Durante la pendenza della condizione, oltre agli a conserva vi, la parte che ha una aspe a va che
l’evento si veri chi può compiere a disposi vi.
Una volta che l’evento si veri chi, iniziano a prodursi gli e e del negozio.
Se invece è una condizione risolu va, quel negozio sme erà di produrre e e .
Siccome, vi è una retroa vità della condizione, sme erà di produrre e e come se non si fossero mai
veri ca .
Il termine
È un evento futuro e certo. Vi è certezza che si veri cherà e si sa quando si veri cherà.
Il termine può essere:
• Iniziale: le par hanno ritardato l’inizio di e cacia del contra o ad un determinato termine.
• Finale: le par voglio che da un determinato termine in poi il contra o cessi di avere e e o.
C’è una di erenza tra condizione e termine, rispe o alla retroa vità.
Non vi è nessuna retroa vità per quanto riguarda il termine, una volta che si è veri cato il termine
iniziale il contra o produce e e dal veri carsi del termine, da quel momento in poi.
Quando si veri ca il termine nale, il contra o cessa di produrre e e da quel momento in poi, non ha
e e o retroa vo.
Si parla sempre di termine di e cacia e non del termine di adempimento dell’obbligazione.
Ci sono dei negozio che non amme ono la possibilità di apporre condizione o termine, come il
matrimonio o l’acce azione di eredità.
Il mo vo può diventar rilevante anche per volontà delle par ma può diventare rilevan che li traducano
nella posizione di una condizione o di modo.
Il modo (o onere):
Clausola accessoria che può essere posta solo agli a di liberalità (esempio: testamento, la donazione).
Sostanzialmente, il disponente impone una determinata obbligazione/un obbligo di fare o non fare
qualcosa, a carico di colui che riceve la liberalità e si impone, così un dovere di condo a.

Lezione 17
INEFFICACIA DEL CONTRATTO
Il contra o invalido è ine cace, cioè improdu vo di e e , sia tra le par che verso i terzi.
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L’invalidità presuppone quindi anche l’ine cacia.
Ma l’ine cacia presuppone necessariamente l’invalidità? No, ine cacia e invalidità non si risolvono
l’una nell’altra ma sono is tu che si possono tra are dis ntamente.
I casi di ine cacia che non da invalidità del contra o sono:
• Art. 1418, comma 1:” il contra o contrario a norme impera ve di legge è nullo, salvo che la legge
disponga diversamente”. Consente di far salvi i casi in cui la violazione di una norma impera va
fosse sanzionata non con la conseguenza generale della nullità ma con conseguenze speciali
come per esempio l’annullabilità o con l’ine cacia.
Esempio: i contra di massa dove le cui condizioni/clausole siano ssate pressoché
unilateralmente da uno dei contraen (contraente forte) e non siano fru o di una tra a va con
l’altra parte (contraente debole). Art. 1341 c.c.. le condizioni generali di contra o sono e caci
purché siano conoscibili da parte dell’altro contraente. Le condizioni generali di contra o sono
ine caci se il contraente forte non le ha rese conoscibili all’altro contraente.
Le clausole vessatorie (art. 1341 c.c, comma 2) non hanno e e o laddove non siano
speci catamente approvate per iscri o.
• Un altro caso di ine cacia per contrarietà a norme impera ve è il caso delle vendita immobiliare
conclusa in violazione di una prelazione legale. Impone a un determinato sogge o che voglia
vendere un bene di o rirlo in prima ba uta ad un altro sogge o piu osto che a terzi. Per
esempio: vi è una norma impera va che impone a colui che voglia alienare un fondo rus co o
urbano di farne o erta all’a uario o al locatario cioè a colui che abbia s pulato con l’alienante
un contra o di a o o di locazione. Se l’alienante ignora questo vincolo (cioè la prelazione ) e
s pula un contra o con un terzo il contrato di vendita è valido ma è ine cacia nei confron del
locatario/a uario.
• Altri casi che producono ine cacia sono quelli rela vi ai contra so opos a condizione
sospensiva ( ntanto che non si veri chi l’evento dedo o in condizione) o se è so oposto a
condizione risolu va è temporaneamente e cace per poi diventare ine cace a seguito del
veri carsi dell’evento dedo o in condizione.
• Trascrizione: onere a cui le par sono tenute se vogliono che il contra o sia opponibile ai terzi,
quindi a nché il contra o sia e cace verso i terzi è necessario trascriverò. Fenomeno che incide
sulle e cacia/ine cacia.
• Fenomeno di ine cacia in relazione alla falsa rappresentanza, quando un sogge o contra a a
nome altri senza aver ricevuto potere. Esempio: Caio si a eggia a rappresentante di Tizio e
conclude un contra o con Sempronio a nome di Tizio.
• Un altro caso di ine cacia ma con contra o valido è il caso della simulazione (è una vicenda che
implica una divaricazione tra ciò che appare esterno a occhi di terzi e ciò che in realtà le par
in mamente vogliono). Qualcosa che appare all’esterno ma che in realtà non è e e vamente
voluto dalle par . Il conta o simulato è valido ma è ine cacia, cioè non produce e e tra le
par e tra ques vige la realtà preesistente all’a o simulato. Esempio: Tizio ntamente vende a
Caio il contrato simulato di vendita tra zio e caio è ine cace tra le par cioè è come se zio non
avesse venduto niente e quindi Caio non è proprietario e non deve alcun corrispe vo.
Ine cacia non è disciplinata in maniera organica/sistema ca/ordinata nel codice civile, ci sono norme
che tra ano di e cacia/ine cacia ma non vi è una disciplina. La ine cacia però è una categoria
codicis ca più ampia dell’invalidità posto che come abbiamo visto nei casi analizza , si tra a di una
conseguenza che può a erire ad un contra o comunque valido.
L’azione per far valere l’ine cacia è un’azione imprescri bile, è un’azione di accertamento e l’ine cacia
è rela va (ine cacia rispe o a determinato sogge e non ad altri).

LA SIMULAZIONE
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Si veri ca quando uno o più sogge s pulano un negozio giuridico dando vita ad un regolamento
apparente, perché con l’accordo simulatorio stabiliscono di perseguire, nella realtà, interessi diversi
rispe o a quelli che gurano nel negozio.
La simulazione è il fenomeno dell’apparenza contra uale creata intenzionalmente.
La simulazione può essere:
• Simulazione assoluta
• Simulazione rela va
• Interposizione zia di persona

La simulazione assoluta
Le par concludono un contra o e, con separato e segreto accordo (de o, controdichiarazione),
dichiarano di non volerne alcun e e o.
Esempio: Tizio (simulato alienante) e Caio (simulato acquirente) concludono un contra o di
compravendita immobiliare, ma con separato pa o dichiarano di non volere alcun e e o di quel
contra o. In tal modo Tizio resta proprietario del bene, ma agli occhi dei terzi il proprietario è Caio.
Lo si fa per ragioni illecite, per so rarre i beni alla garanzia dei creditori, per occultarsi al sco o ai
creditori che non trovano alcun bene (responsabilità del debitore).
Ma la simulazione potrebbe essere fa o non per forza per ragioni illecite, spesso so ende una ragione di
riservatezza.
Per esempio: un sogge o vuole aiutare un parente con una donazione (donandogli un immobile) ma,
per non rendere scoperta la cosa, quindi per riservatezza, si simula una vendita che in realtà so ende
una donazione. Oppure, per esempio, se si vuole fare un regalo all’amante e quindi si dona un immobile
tramite simulazione (concludono una vendita ma in realtà le par in segreto accordo, stabiliscono che
non sia dovuto nessun prezzo e che l’altra parte lo riceva a tolo di donazione).
La simulazione rela va
La par creano l’apparenza di un contra o diverso da quello che esse e e vamente vogliono o in
relazione al po (simulazione rela va totale) o in relazione ad una parte del contenuto contra uale
(simulazione rela va parziale).
In tal caso si hanno due contra :
1. Il contra o simulato, des nato ad apparire solo all’esterno
2. Il contra o dissimulato, che è quello realmente voluto dalle par
Esempio simulazione rela va parziale: Tizio e Caio concludono un contra o simulato nel quale zio
dichiara di vendere un bene a caio per duemila euro e con separato accordo ssano il reale prezzo nella
somma di diecimila euro.
Interposizione zia di persona
È una simulazione rela va perché vi sono due contra , un contra o simulato che appare all’esterno e
un contra o dissimulato che è quello e e vamente voluto.
Tu avia, non è una simulazione rela va totale perché i contra sono delle stesso po e non è una
simulazione rela va parziale perché il contenuto è il medesimo.
L’elemento di simulazione è l’iden tà di un contraente.
Nel contra o simulato compare un contraente (interposto) che in realtà è diverso dal contraente
(interponente) nei cui confron si produrranno gli e e .
Quindi, questa è una vicenda a tre.
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Interposizione zia di persona non è da confondere con l’interposizione reale.
L’interposizione reale riguarda il caso del mandato senza rappresentanza (rappresentanza indire a).
Il mandato senza rappresentanza si ha quando abbiamo un contra o tra zio e caio, zio è il mandante e
ciao è il mandatario e in virtù di questo contra o il mandatario caio si obbliga a concludere contra per
conto di zio ma in nome proprio (caio) e quindi sarà caio ad acquistare gli e e del contra o che va a
concludere con un terzo.
Caio dovrà poi ritrasferire gli e e a Tizio, in forza del mandato.
Il contra o tra ciao e il terzo, è un contrato di vendita voluto (non simulato) che poi vede come parallela
vicenda il negozio tra mandatario e mandante ma il terzo a questo è estraneo.

E e della simulazione
• Tra le par (art. 1414 c.c.)
• Rispe o ai terzi (art. 1415 c.c.)
E e della simulazione tra le par
Nella simulazione assoluta
Se Tizio ci ripensa e chiede il pagamento del prezzo a Caio, Caio potrà opporre a Tizio che in realtà la
vendita è simulata.
Se fosse Caio che agisce nei confron di Tizio rivendicano il diri o di proprietà, Tizio gli potrà opporre
che il contra o è simulato.
L’azione per far valere la simulazione è un’azione di accertamento imprescri bile e si parla di far
accertare l’ine cacia di un contra o comunque valido, perché la simulazione è una vicenda che incide
sull’e cacia del contra o il quale, però, rimane valido.
Questo potrebbe essere discu bile perché il contra o viene ricondo o alla categoria dei negozi giuridici,
ovvero una dichiarazione di volontà che produce e e , in quanto quegli e e siano volu e in questo
caso gli e e non sono volu . Però, bisogna considerare che la categoria negozio giuridico non è una
categoria legisla va codi cata ma do rinale e vi è una norma (art. 1414 c.c.) che parla di ine cacia e
non di invalidità.
Il contra o simulato è voluto, non ne sono volu gli e e , ma il contra o in se e l’apparenza che esso
crea è voluta dalle par .
Per questo, si parla della soluzione dell’ine cacia e non di invalidità, anche se ci sono state delle tesi in
do rina autorevoli che hanno parlato di nullità per mancanza di elemento essenziale della volontà,
hanno parlato anche dell’inesistenza è appunto hanno contestato la conseguenza dell’ine cacia.
Nella simulazione rela va accade:
Vi sono due contra , uno simulato e un dissimulato.
Il contra o simulato non produce e e tra le par , ma il contra o dissimulato produce e e tra le
par ? Bisogna veri care che vi siano i requisi di forma e di sostanza per valere come tale.
Se ci sono i requisi di forma e sostanza perché sia valido, procede e e o tra le par il contra o
dissimulato.
Le preceden disposizioni si applicano anche agli a unilaterali des na a una persona determinata, che
siano simula per accordo tra il dichiarante e il des natario.
Quale a o deve soddisfare i requisi di forma e sostanza per valere come contra o dissimulato valido?
L’accordo simulatorio o il contra o simulato?

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Qui vi è una incertezza interpreta va perché il legislatore non dice quale a o deve rives re la forma che
sarebbe imposta al contra o dissimulato. (Esempio: simulazione di una donazione, la donazione richiede
la forma scri a e l’a o pubblico. Ora stando alla norma che ci dice che il contra o dissimulato procede
e e laddove abbia i requisi di forma e sostanza per valere come contra o valido, non è chiaro se la
forma dell’a o pubblico, debba essere soddisfa a dall’accordo simulatorio in se oppure dal contra o
simulato).
La giurisprudenza ha ritenuto che basta che sia il contra o simulato a soddisfare i requisi di forma del
contra o.
Deve o essere soddisfa i requisi di forma ma anche quelli di sostanza.
Per esempio, sempre nel caso in cui una vendita celi una donazione, bisogna rifarsi ai limi di validità
della donazione. La donazione di beni futuri non è possibile, e laddove vi sia una vendita simulata di beni
futuri, questa non potrebbe validamente celare una donazione poiché sarebbe nulla.
E e della simulazione rispe o ai terzi
La simulazione non può essere opposta, né dai contraen , né dagli aven causa o dai creditori del
simulato alienante, ai terzi che in buona fede hanno acquistato diri dal tolare apparente, salvi gli
e e della trascrizione della domanda di simulazione.
I terzi possono far valere la simulazione in confronto della par , quando essere pregiudica i loro diri .
Vi sono varia categorie di terzi (perché la simulazione può nuocere a varie categorie di terzi ma può
avvantaggiarne altri):
Non è e cace:
• Terzi pregiudica dalla simulazione: esempio = simulazione assoluta, Tizio vede simulatamente a
caio, quindi l’apparenza è che zio non è più proprietario del bene il quale passa in proprietà a
caio. Quindi l’apparenza pregiudica i creditori di zio, cioè del simulato alienante, che non
troverebbero più il bene nel patrimonio di Tizio. I creditori del simulato alienante sono
pregiudica dalla simulazione.
• Ci sono dei terzi che hanno interesse a far prevalere l’apparenza rispe o alla realtà e sono due
categorie:
È e cace:
- Terzi aven causa dal simulato acquirente (subacquiren ): ossia, sempre l’ipotesi di una
simulazione assoluta dove Tizio deve simulatamente a Caio. Ipotesi in cui, Caio non curante
dell’accordo simulatorio per cui la proprietà non gli è trasferita, vende il bene a Sempronio.
Sempronio, quindi, è il terzo avente causa dal simulato acquirente, colui che contra a con il
simulato acquirente ed è colui cui viene trasferita o no la proprietà che era ogge o di vendita
simulata da Tizio a Caio.
Caio non ha acquisito la proprietà e quindi Sempronio non dovrebbe acquisire la proprietà.
Però, il legislatore ha deciso di tutelare una esigenza superiore che è la sicurezza nella
circolazione della ricchezza e quindi di far si che Sempronio acquis la proprietà ancorché abbia
acquistato da un dante causa che non era legi mato. Viene tutelato il principio dell’a damento.
Se il terzo Sempronio era in buona fede e non sapeva o non poteva sapere pure usando
l’ordinaria diligenza che stava contra ando con un sogge o che non era legi mato a trasferire la
proprietà perché non l’aveva, ecco allora che Sempronio avrà acquistato la proprietà. Potrà far
valere l’e cacia del contra o simulato nei suoi confron , come se il contra o simulato avesse
prodo o e e e quindi Caio avesse acquistato la proprietà e fosse così legi mato a trasferirla.
(Questo se Sempronio è in buona fede!).
Spe a a Tizio dimostrare che Sempronio era in malafede, perché la buona fede si presume.
La buona fede basta che ci fosse al momento dell’acquisto, cioè quando Sempronio ha acquistato
da Caio.
La mala fede sopravvenuta, non nuoce, cioè non rileva.
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Creditori del simulato acquirente: cioè i creditori di Caio che avranno come i terzi subacquiren ,
interesse a che Caio abbia acquistato la proprietà e quindi essi possano agire sui beni di Caio,
come fossero in proprietà di Caio.
Se è soddisfa o il requisito della buona fede allora le ragioni dei creditore di caio saranno salve e
prevarranno sulle ragioni opposte di Tizio (che avrà interesse a che il contra o simulato non sia
e cace per rimanere proprietario del bene e il creditore di caio ha interesse che Caio sia
considerato proprietario del bene e che il contra o simulato e cace).
*Creditori del simulato alienante: sono i creditori di Tizio (simulato alienante) che hanno
interesse a che il bene su cui vogliono agire esecu vamente, non sia mai fuoriuscito dal
patrimonio di zio, hanno interesse a far prevalere la realtà sull’apparenza e hanno interesse a
che il contra o simulato venga dichiarato ine cace.
Cosa accede nel con i o tra creditori del simulato alienante (che hanno interesse a che il contra o
simulato sia ine cace nei loro confron ) e terzi aven causa dal simulato acquirente (che hanno
interesse a che il contra o simulato sia e cace nei loro confron )? Chi prevale tra queste categorie di
terzi che hanno interessi contrappos ?
Prevalgono i terzi aven causa dal simulato acquirente, prevalgono sulle ragioni del simulato alienante,
per tutelare l’esigenza di sicurezza nella circolazione dei beni.
Vendita simulata da Tizio a Caio, la vendita è simulata e quindi è ine cace tra le par quindi Tizio è
rimasto il proprietario e Caio non ha la proprietà.
Questa vendita nuoce al creditore di Tizio, perché Sempronio (creditore di Tizio) ha interesse a che il
bene non esca dal patrimonio di Tizio e quindi che il contra o simulato non abbia e e .
Me amo che, Caio vende a Mevio che è un terzo subacquirente che non sa che Caio non è proprietario.
Mevio ha interesse a che il contra o simulato sia e cace, cioè che Caio abbia acquistato la proprietà e
che quindi sia a sua volta legi mato a trasferirla a Mevio.
Due interessi contrappos di Sempronio e Mevio, tra ques due interessi prevale secondo, l’art. 1415
c.c., comma 1 che dice che la simulazione non può essere opposta dai creditori del simulato alienante ai
terzi che in buona fede hanno acquistato diri dal tolare apparente.
Un altro con i o che si può generare è quello tra i diversi creditori, i creditori del simulato alienante e i
creditori del simulato acquirente, nel con i o tra creditori con interessi contrappos chi prevale?
Art. 1416 c.c., comma 2: prevalgono i creditori del simulato alienane se il loro credito è anteriore all’a o
simulato.
Il criterio ispiratore della norma è che l’a damento fondato sulla realtà deve prevalere sull’a damento
fondato sull’apparenza.
Prova della simulazione (art. 1417 c.c.)
La prova per tes moni della simulazione è ammissibile senza limi , se la domanda è proposta da
creditori o da terzi e, qualora sia dire a a far valere l’illiceità del contra o dissimulato, anche se è
proposta dalla par .
È una prova molto rigorosa per le par ma sicuramente più agevole per i terzi.
Per le par la prova della simulazione è agevole nella misura in cui esse abbiano l’accordo simulatorio e
producano quello. Se manca la prova scri a, le par incontrano limi rigorosi e possono provare solo
con confessione o giuramento e non con tes moni o presunzioni.
I terzi non incontrando ques limi di prova, e possono provare sia con i tes moni sia per presunzioni.
Per presunzioni si intende che la prova viene desunta da una serie di elemen /circostante che vengono
addo e e che non la prova dire amente ma da cui indire amente emerge la simulazione (esempio:
vendita con un prezzo del bene di un certo valore, assolutamente irrisorio).
Le par , tu avia, possono provare anch’esse per tes moni quando il contra o dissimulato (simulazione
rela va) sia illecito.

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Quando la prova sia dire a a far accertare che il contra o dissimulato è illecito, le par non incontrano
tali limi e possono provare anche con tes moni.
I mezzi di prova: sono degli strumen per provare i fa , chi vuole agire in giudizio per a ermarsi tolare
di tal diri o deve dare prova dei fa cos tui vi.
I mezzi di prova sono vari:
• Prove documentali (a o pubblico notarile)
• Prove tes moniali (il fa o viene provato a raverso la dichiarazione di un terzo che a erma che il
fa o si è veri cato e lui ne ha avuto no zia o si è veri cato in loro presenza, esclusa per la prova
della simulazione tra le par salvo che il contrato non sia illecito).
Limi alla possibilità di provare per tes moni ar . 2721 e ss.
• Confessione è la dichiarazione che una parte fa in giudizio o fuori dal giudizio, di fa a se
sfavorevoli e favorevoli alla controparte.
• Giuramento è una dichiarazione di volontà che si formula in giudizio, in modo solenne.
Pronunciata in formula solenne. Fa o da una delle par e chi giura il falso comme e un reato.
(Giuramento decisorio: se una parte che invita l’altra a giurare per far dipende l’esito e la
decisone della causa. Giuramento suppletorio: se è il giudice stesso che invita una delle par a
giurare per completare una prova insu ciente).
• Presunzioni: sono prove indire e che ci si forma il convincimento su un fa o ignoto a raverso la
conoscenza di un fa o noto. Sono mezzi di prova indire che consistono nel far emergere da un
fa o noto l’esistenza di un fa o ignoto.
Possono essere:
- Legali (sono le conseguenze che è la legge stessa che trae da un fa o noto) e a loro volta possono
essere: Assolute (non vincibili con prove contrarie) Rela ve (amme ono la prova contraria)
- Semplici (il giudice trae da un fa o noto per convincersi circa un fa o non provato)

Lezione 18
LA RAPPRESENTANZA
Un sogge o, il rappresentante, partecipa alla conclusione del contra o con una propria dichiarazione di
volontà; un altro sogge o, il rappresentato, subisce gli e e giuridici della dichiarazione di volontà del
rappresentante, acquistando i diri e assumendo le obbligazioni che derivano dal contra o.
Fon della rappresentanza (art. 1387 c.c.):
• Rappresentanza legale
• Rappresentanza volontario
Rappresentanza legale
Il potere di rappresentanza deriva dalla legge (esempio: i genitori sono ii legali rappresentan del glio
minorenne).
Rappresentanza volontaria
Il potere di rappresentanza è conferito dall’interessato.
E e o rappresenta vo (art. 1388 c.c.):
Il contra o concluso dal rappresentante produce dire amente e e o nei confron del rappresentato,
purché, il rappresentante agisca:
• In nome (contempla o domini) del rappresentato
• Nell’interesse del rappresentato
• Nei limi della facoltà conferitegli dal rappresentato
La procura

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L’e e o rappresenta vo si a ua sono se il rappresentante è inves to del potere di rappresentanza che
nella rappresentanza legale è inerente ad una qualità del rappresentante mentre nella rappresentanza
volontaria deriva da una dichiarazione di volontà del rappresentato che è la procura.
La procura è un a o unilaterale (dichiarazione di volontà di un sogge o) e si riconduco alla categoria dei
negozi giuridici. È una dichiarazione con cui il rappresentato conferisce potere rappresenta vo al
rappresentante.
È un a o unilaterale rece zio nei confron del rappresentante ma non rece zio nei confron dei terzi:
in quanto è rivolto non a un des natario determinato, ma alla generalità dei terzi, di fronte ai quali il
rappresentato legi ma il rappresentante a contrarre in suo nome.
La procura può essere:
• Speciale: riguarda solo un singolo a are determinato
• Generale: riguarda tu gli a ari del rappresentato o tu gli a ari di una determinata categoria
N.B. L’interno rapporto tra rappresentato e rappresentante è regolato da un contra o dal quale nasce
l’obbligazione del rappresentane di agire per conto del rappresentato, de o contrato, ad esempio, può
essere quali cato come:
• Contra di lavoro
• Contra o di agenzia (art. 1752 c.c.)
• Quando il contra o non è altrimen quali cabile, saremo in presenza di un contrato di mandato
(art. 1703 c.c.).
Il mandato può essere con rappresentanza (al mandato* si associa una procura** e il mandatario ha
l’obbligazione* di compiere a giuridici per conto del mandante ma anche il potere** di agire in nome
del mandante) oppure senza rappresentanza (il mandato non è associato ad una procura e il mandatario
agisce in proprio nome e non in nome del mandante, concludo contra in nome del mandante ma in
nome proprio e quindi il contra o produce e e nei confron del mandatario e egli è tenuto a
ritrasferire gli e e al mandante con separato a o).
Forma della procura (Art. 1392 c.c.):
La procura non ha e e o se non è conferita con le forme prescri e per il contra o che il rappresentante
deve concludere. (Forma per relazione).
Esempio: se la rappresentanza viene conferita per la vendita di un bene immobile, sarà necessario che la
procura rivesta la forma scri a.
Modi cazione ed es nzione della procura (Art. 1396 c.c.)
La modi cazioni e la revoca della procura devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei.
In mancanza, esse non sono opponibili ai terzi, se non si prova che essi le conoscevano al momento del
contra o.
La altre cause di es nzione del potere di rappresentanza conferito dall’interessato non sono opponibili ai
terzi che le hanno senza colpa ignorate.
La spendita del nome (contempla o domini):
Il contra o deve essere concluso in nome del rappresentato e, se si tra a di contra o scri o, deve
essere formato con la menzione del suo nome.
Se un sogge o agisce in nome proprio, quantunque per conto altrui, ome endo di spendere il nome di
colui per conto del quale agisce, il contra o produrrà e e nei suoi confron .
L’interesse del rappresentato:
Il rappresentante deve contra are nell’interesse del rappresentato, non può u lizzare il potere di
rappresentanza che gli è stato conferito per realizzare, anziché quello del rappresentato, il proprio
interesse.
Ciò accade quando il rappresentante conclude un contra o in una situazione di con i o di interessi con
il rappresentato.

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Con i o di interessi - esempio: Tizio, anziché acquistare determina beni presso il rivenditore che
pra ca prezzi più bassi, li acquista presso un rivenditore con il quale è in rappor di amicizia ma che
pra ca prezzi più al .
In caso di con i o di interessi
Vengono in gioco posizioni con iggen :
• Quella del rappresentato, che ha interesse ad eliminare il contra o a lui pregiudizievole.
• Quella del terzo che ha contra ato con il rappresentante, che ha interesse a che il contra o sulla
cui validità ha con dato res fermo
Art. 1394 c.c.: il contrato concluso dal rappresentante in con i o di interessi con il rappresentato può
essere annullato su domanda del rappresentato, se il con i o era conosciuto o riconoscibile dal terzo.
Contra o con se stesso: è una par colare ipotesi di contra o concluso in con i o di interessi.
Art. 1395 c.c.: è annullabile il contra o che il rappresentante conclude con se stesso, in proprio o come
rappresentante di un’altra parte, a meno che il rappresentato lo abbia autorizzato ovvero il contenuto
del contra o sia determinato in modo da escludere la possibilità di con i o di interessi.
L’impugnazione può essere proposta solo dal rappresentato.
Capacità del rappresentato (art. 1389 c.c.):
La capacità legale di agire, richiesta per la conclusione del contra o, deve essere presente nel
rappresentato: è ques , e non il rappresentante, che dispone dei propri diri e che deve dunque essere
capace di disporre.
Se la procura viene conferita da persona legalmente incapace di agire, il contra o è annullabile, anche se
concluso da un rappresentante capace.
Per la validità del contra o concluso dal rappresentante basta che ques abbia la capacità di intendere e
di volere, avuto riguardo alla natura e al contenuto del contra o stesso.
In ogni caso per la validità del contra o concluso dal rappresentante è necessario che il contra o non sia
vietato al rappresentato
Vizi della volontà del rappresentante
Il rappresentante dichiara, a nome altrui, la propria volontà, e ciò produce una conseguenza .
I vizi del consenso renderanno annullabile il contra o solo se sono vizi della volontà del rappresentate
(art. 1390 c.c.).
Gli sta sogge vi, come lo stato di buona o mala fede, devono essere considera con riguardo alla
persona del rappresentante (art. 1391 c.c.).
Se a predeterminare (nella procura) il contenuto del contra o concorrono sia la volontà del
rappresentato che quella del rappresentante, i vizi del consenso, che riguardano elemen del contra o
predetermina dal rappresentato, rendono annullabile il contra o solo se risulta viziata la volontà del
rappresentato (art. 1390 c.c.), altre anto vale per gli sta sogge vi.
N.B In nessun caso il rappresentato che è in mala fede può giovarsi dello stato di ignoranza o di buona
fede del rappresentante (art. 1391 c.c, comma 2, c.c.).
L’ambasceria
Tu gli elemen del contra o da concludere sono sta predetermina dal rappresentato, e il
rappresentante si limita a dichiarare una volontà in tu o e per tu o altrui.
Chi agisce in nome altrui è semplice portavoce (nuncius) della volontà di un altro sogge o.
Il falso rappresentante
I casi di falsa rappresentanza sono due:
1. Può accadere che un sogge o agisca in nome altrui senza essere inves to del potere di
rappresentanza. Esempio: Tizio vende l’auto di Caio senza che Caio gli abbia conferito la procura.
2. Può accadere che un sogge o, pur avendo il potere di rappresentanza un altro sogge o, ecceda i
limi entro i quali trae potere è conferito. Esempio: Tizio investe Caio del potere di acquistare

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un’auto per un prezzo non superiore a diecimila euro e caio acquista un’auto che costa
quindicimila euro.
Nelle ipotesi appena viste ricorre la gura della falsa rappresentanza.
Colui che ha concluso un contra o in nome e per conto di un altro sogge o senza averne i poteri o
eccedendo quelli a lui conferi viene indicato con il termine di falsus procurator.
È un caso di ine cacia.
Il falso rappresentante agisce indebitamente in nome altrui.
Caso del dife o totale di potere: il contra o potrebbe produrre e e nei confron del rappresentante?
Cioè il contra o non produce e e nei confron del rappresentato perché non aveva rilasciato procura
o l’aveva rilasciata in un certo limite e al di fuori di questo non c’è procura, quindi non ha conferito il
potere e per quel dife o di legi mazione il contra o non può produrre e e nei confron del
rappresentato.
Ma potrebbe essere e cace nei confron del rappresentante?
No, perché il rappresentante ha agito in nome altrui, non ha speso il suo nome e tra l’altro, il terzo (l’altra
parte del contra o), non avrebbe interesse a che il contra o producesse e e nei confron del
rappresentante perché egli ha contra ato sul presupposto che il contra o obbligasse o comunque
producesse e e nei confron del rappresentato.
In tu o ciò però bisogna considerare la posizione dell’altro contraente, cioè il terzo, esce delusa da
questa vicenda.
Bisogna par re dal presupposto che il contra o è ine cace quindi non produce e e tra
rappresentante e terzo e tra rappresentato e terzo.
Questa azione per far valere l’ine cacia può essere proposta solo dal rappresentato perché è ine cacia
rela va (solo a protezione di una parte e solo essa può rilevata), non può neanche essere rilevata
d’u cio dal giudice. L’azione è imprescri bile.
Questa ine cacia va in qualche modo a pregiudicare il terzo, perché con dava nell’e cacia del
contra o.
Il rischio di trovarsi a contra are con un sogge o che non abbia ricevuto i poteri è un rischio frequente
ed è un rischio che il legislatore fa gravare addosso al terzo contraente. Il terzo contraente ha solo una
tutela risarcitoria, non può far valere il contra o.
Può chiedere il risarcimento del danno al (falso) rappresentante ma può farlo solo se era senza colpa,
cioè se senza negligenza ha con dato nell’e cacia del contra o.
Quindi, per essere senza colpa, egli deve usare l’ordinaria diligenza ed accertarsi nella misura in cui va a
concludere un contra o con un determinato sogge o che questo sogge o abbia i poteri (chiedere
esibizione della procura).
Il risarcimento del danno che gli è dovuta (responsabilità precontra uale): nella voce del danno
emergente sarà il risarcimento delle spese sostenute per la contra azione mentre nella voce del lucro
cessante ci sarà il danno da occasione perdute.
Il rappresentato può decidere di ra care il contra o concluso dal falso rappresentato.
La ra ca è un a o unilaterale rece zio e richiede la stessa forma richiesta dalla procura (forma per
relazionem)
La ra ca ha e e o retroa vo, ma sono salvi i diri dei terzi.
Il terzo e colui che ha contra ato come rappresentante possono d’accordo sciogliere il contra o prima
della ra ca.

INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO (Ar . 1362 c.c ss.)


Può essere:
• Interpretazione ogge va: si base sul conce o di buona fede contra uale e su altri elemen
ogge vi non riconducibili all’intenzione delle par . (Ar . 1366 a 1370 c.c.)
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• Interpretazione sogge va: si basa sulla ricerca della comune intenzione delle par (ar dal
1362 a 1365 c.c.)
Interpretazione sogge va:
Intenzione dei contraen nell’interpretare il contra o si deve indagare quale sia stata la comune
intenzione delle par e non limitarsi al senso le erale delle parole (art. 1362 c.c.)
Per ricercare la comune intenzione delle par , però, non basta limitarsi al senso le erale delle parole.
Infa , bisogna integrare il criterio le erale con una serie di altri criteri che servono ad individuare la
comune intenzione delle par e ques criterio sono: criterio di interpretazione le erale, criterio storico e
una serie di criteri logici tra cui il più importante il criterio di interpretazione sistema ca.
Il criterio di interpretazione le erale può essere ingannevole perché bisogna andare al di la delle parole
perché l’intenzione potrebbe essere diversa rispe o a quella che il tenore le erario può far emergere.
(Esempio: un contra o che pare locazione ma in realtà questo contra o non comporta alcun
corrispe vo).
Quali cazione del contra o: nell’interpretazione del contra o il giudice può anche accertare che la
quali cazione operata dalle par non risponde alle intenzioni realmente perseguite.
Esempio: è possibile che le par abbiano quali cato il contra o come preliminare ma in sostanza
abbiano concluso un contra o de ni vo.
In tal caso vale la regola secondo la quale il nome dato dalle par al contra o (nomen iuris) non è
vincolante, e il giudice può, dopo avere ricostruito la sostanza e e va del rapporto che le par
intendevano cos tuire, a ribuirgli una quali cazione giuridica diversa da quella datagli dalle par e
corrispondente alla sostanza del rapporto da esse voluto.

Criteri per scoprire la reale intenzione delle par al di là delle parole (interpretazione sogge va):
• Criterio storico (art. 1362, comma, c.c.): intendiamo di indagare la comune intenzione delle par
considerando il comportamento da essere complessivamente tenuto (il comportamento tenuto
sia nella fase anteriore alla conclusione del contra o, considerando le tra a ve ecc. sia nella fase
successiva la conclusione del contra o, si fa riferimento alla fase di esecuzione del contra o).
• Criterio logico (art. 1363 c.c.): interpretazione complessiva delle clausole: le clausole del
contra o si interpretano le une per mezzo delle altre, a ribuendo a ciascuna il senso che risulta
dal complesso dell’a o. Quindi interpretare una clausola in modo combinato con tu e le altre.
Interpretazione ogge va
• Interpretazione secondo buona fede (art. 1366 c.c.):
Il contra o deve essere interpretato secondo buona fede
• Conservazione del contra o (art. 1367 c.c.):
Nel dubbio, il contra o o le singole clausole devono interpretarsi nel senso in cui possono avere
qualche e e o, anziché in quello secondo cui non ne avrebbero alcuno.
• Pra che generali interpreta ve (art. 1368 c.c.):
Le clausole ambigue si interpretano secondo ciò che si pra ca generalmente nel luogo in cui il
contra o è stato concluso. Nei contra in cui una delle par è un imprenditore, le clausole
ambigue si interpretano secondo ciò che si pra ca generale nel luogo in cui è la sede
dell’impresa.
• Espressioni con più sensi (art. 1369 c.c.):
Le espressioni che possono avere più sensi devono, nel dubbio, essere intese nel senso più
conveniente alla natura e all’ogge o del contra o.
• Interpretazione contro l’autore della clausola (art. 1370 c.c.):
Le clausole inserite nelle condizioni generali di contra o o di moduli o formulari predispos da
uno dei contraen si interpretano, nel dubbio, a favore dell’altro.
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➔ Art. 1371 c.c. : qualora, nonostante l’applicazione delle norme sull’interpretazione del contra o,
il contra o rimanga oscuro, esso deve essere inteso nel senso meno gravoso per l’obbligato, se è
a tolo gratuito e nel senso che realizzi l’equo contemperamento degli interessi delle par se è a
tolo oneroso.
La gerarchia tra interpretazione sogge va e ogge va:
Si ri ene che prima vengano i criteri di interpretazione sogge va e laddove ques non siano su cien a
colmare il de cit di chiarezza del contra o subentrano i criteri di interpretazione ogge va.
Evitare che il giudice vada a sos tuirsi con una valutazione sogge va anziché all’e e va volontà dei
contraen .
Anche se questo rapporto di gerarchia è stato corre o per il canone dell’interpretazione secondo buona
fede perché si ri ene che questa sussidiarietà non possa valere rispe o al criterio di interpretazione
secondo buona fede in quanto il dovere di buona fede perme tu e le fasi del contra o.

Lezione 19
EFFETTI DEL CONTRATTO
Abbiamo spesso parlato di contra o come a o, cioè come accordo di due o più par volto a produrre
e e giuridici, cos tu vi o modi ca vi del rapporto.
Ma oltre al conta o come accordo, dobbiamo studiare il contra o come rapporto, ossia l’insieme dei
diri e delle obbligazioni che nascono dal contra o come a o (come accordo).
Il contra o come a o produce e e , i quali e e cos tuiscono il rapporto contra uale.
L’adempimento da parte dei contraen delle obbligazioni assunte contra ualmente prende il nome di
esecuzione o a uazione del rapporto, correla vamente l’inadempimento è la mancata esecuzione del
contra o come rapporto.
L’esecuzione può essere ripetuta nel tempo, può portarsi nel tempo, può esaurirsi nello stesso momento
della conclusione del contra o, a questo riguarda bisogna introdurre la dis nzione tra:
• Contra ad esecuzione istantanea: sono quei contra il cui adempimento per ciascuna delle
par si esaurisce nel compimento di un solo fa o che è contestuale alla conclusione del contra o
o comunque, avviene senza un’apprezzabile intervallo di tempo rispe o alla conclusione del
contra o. Esempio: contra di vendita, ovvero un contra o in virtù del quale il venditore
trasferisce la proprietà del bene al compratore e il compratore si obbliga a corrispondere il
prezzo, il venditore assume l’obbligazione si consegnare la cosa, il compratore assume
l’obbligazione di pagare il prezzo. Può accadere che l’adempimento di queste obbligazioni
reciproche delle par si ha al momento stesso della conclusione del contra o (vendita ad
esecuzione istantanea).
• Contra ad esecuzione di erita: Può anche accadere che il pagamento del prezzo o la consegna
della cosa da parte del venditore siano rimandate ad un momento successivo rispe o alla
conclusione del contra o, quindi le par concludono il contra o ma il pagamento del prezzo da
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parte del compratore o la consegna del bene da parte del venditore o entrambe queste
obbligazioni, sono di erite nel loro adempimento/nella loro esecuzione/nella loro a uazione al
momento di scadenza del termine.
• Contra di durata ad esecuzione con nuata o periodica: sono i contra che obbligano le par
o una sola delle par ad una prestazione con nua va, cioè che viene svolta con nua vamente
oppure periodica, cioè che deve essere eseguita ogni tot tempo. Per esempio: il contra o di
locazione, ovvero quel contra o in virtù del quale, un sogge o (il locatore) concede in godimento
un bene ad un altro sogge o (condu ore), dietro pagamento di un canone. Il locatore si obbliga
ad una prestazione con nua va, la concessione in godimento del bene, il condu ore si obbliga
ad una prestazione periodica, pagare il canone alla scadenza (ogni mese).
Oppure il contra o di lavoro, obbliga il lavoratore ad una prestazione con nua va a favore del
datore di lavoro mentre il datore di lavoro è obbligato alla retribuzione periodicamente del
lavoratore.
Oppure la somministrazione che è quel contra o che può essere ad esecuzione con nuata
(contra o con cui riceviamo l’erogazione di energia ele rica) oppure può essere contra o ad
esecuzione periodica (il contra in virtù dei quali un produ ore rifornisce i negozi di vendita al
pubblico periodicamente). Sono tu casi di contra di durata, la cui a uazione dura nel tempo.
Quali sono gli e e del contra o?
Il contra o può avere e e obbligatori o e e reali, il contra o ha sempre e e obbligatori ma non
necessariamente e e reali.
E e obbligatori: si intende il fa o che il contra o è (art. 1173 c.c.) fonte di obbligazione. Sono le
obbligazione che nascono dal contra o. Esempio: contra o di vendita da esso nasce l’obbligazione del
venditore di consegnare la cosa e l’obbligazione del compratore di pagare il prezzo.
E e reali: si intende l’e e o trasla vo del contra o e che il contra o produce al momento stesso
dell’accordo e determinano la trasmissione o la cos tuzione di un diri o reali o di un altro diri o.
La vendita ha e e o reale, ovvero il trasferimento di proprietà dal venditore al compratore il quale
e e o reale, si produce al momento stesso del contra o/dell’accordo.
Se venditore e compratore concludono un contra o di vendita oggi e però il venditore consegna il bene
tra 10 giorni e il compratore paga il prezzo tra 10 giorni, il compratore pagherà il prezzo tra 10 giorni di
un bene che è già suoi e il venditore consegnerà al compratore un bene che è già del compratore.

Alcuni contra sono soltanto fonte di obbligazioni, per esempio la locazione, il mandato, ovvero quel
contra o in virtù del quale il mandatario si obbliga nei confron del mandante a compiere a giuridici
per suo conto (per conto del mandante) e il mandante si obbliga a corrispondere un corrispe vo al
mandatario, il comodato, che è quel contra o in virtù del quale il comodante consegna un bene al
comodatario e il comodatario può usarlo gratuitamente e si obbliga a res tuirlo a scadenza.
Ci sono contra che hanno sia e e obbligatori che e e reali, come la vendita.
Il principio per cui è già il contra o a far passare la proprietà si chiama il principio consensualis co (art.
1376 c.c.!!) cioè è un principio tale per cui viene accolto nel nostro ordinamento in materia di contra
con e e reali il cosidde o principio consensualis co per cui “nei contra che hanno per ogge o il
trasferimento della proprietà di una cosa determinata o la cos tuzione/trasferimento di un diri o reale
o il trasferimento di un altro diri , la proprietà o il diri o si trasme e o si acquistano per e e o del
consenso delle par legi mamente manifestato”.
Se la consegna avviene ad esecuzione di erita, il venditore ci consegna una cosa che è già nostra per
e e o della s pula del contra o.
Se ci riferiamo alla cose fungibili, quelle cose determinate solo nel genere, la proprietà non passa al
momento del consenso è necessaria l’individuazione cioè l’individuazione della merce che
sostanzialmente coincide con la consegna, in questo caso non vi è un contra o che trasferisce la
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proprietà della cosa di genere al momento del consenso ma occorre l’individuazione a nché la
proprietà passi.
Ipotesi pica: automobilista che fa rifornimento di benzina alla stazione di servizio, in cui la proprietà
passa con la consegna.
Quando invece, l’adde o alla pompa acce a di fornire la quan tà di carburante che gli viene richiesta il
contra o si perfezione, ma appunto è un contra o ad e e obbligatori e non è ad e e reali.
È una vendita che obbliga l’alienante a fare quanto necessario per far acquistare la proprietà
all’acquirente, quindi di eseguire le a vità strumentali all’individuazione.
Art. 1378 c.c (che si occupa del trasferimento della proprietà delle cose di genere) speci ca che se si
tra a di cose che devono essere trasportate da un luogo all’altro, l’individuazione e quindi il passaggio di
proprietà, avviene al momento della consegna delle merci, delle cose al ve ore.
Per esempio: il petrolio che l’impresa X compra in medio oriente, diventa di proprietà dell’impresa
acquirente nel momento in cui questo petrolio viene caricato sulla nave che lo trasporterà in Europa.
L’individuazione, il passaggio di proprietà avviene in un momento antecedente rispe o alla consegna
allo stesso acquirente, cioè avvengono al momento della consegna fa a dall’alienante al ve ore che
trasporterà la merce all’acquirente.
La consegna al ve ore fa già uscire le cose dalla sfera di disponibilità dell’alienante e quindi vale
addebitare la possibilità di sos tuzione con altre cose dello stesso alienante, perché l’individuazione
richiede una separazione e una impossibilità di una eventuale sos tuzione tra le merci.
Questo non vale per la massa di cose (art. 1377 c.c.), la merce contenuta in un dato magazzino, in cui la
proprietà passa secondo il principio consensualis co (art. 1376 c.c.).
Le cose qui sono già iden cate, perché si tra a di cose come “tu o il grano di quel magazzino” “tu o il
vino di quella can na”, non c’è bisogno di una speci cazione o di una consegna della cosa.
Non c’è bisogno di pesatura, misurazione, e che atura, è già la merce che è susce bile di passare in
proprietà perché già iden cata.
La proprietà passa al momento del consenso e non alla consegna!

Perché bisogna insistere sul momento in cui passa la proprietà o non passa? Se con il consenso, principio
consensualis co (che deroga i sistemi dell’an co diri o romano che invece accoglieva il principio per cui
la proprietà passa al momento della consegna) o con la consegna delle cose, per le cose di genere.
Perché l’individuazione di questo momento è importante per il cosidde o principio res perit domino, e
cioè il rischio grava sul proprietario.
Vuol dire che vige nel nostro ordinamento il principio per cui i rischi di perimento della cosa per causa
non imputabile, gravino sul proprietario.
Bisogna capire che il è il proprietario e quando passa la proprietà perché a secondo di quando passa la
proprietà noi possiamo capire il rischio di perimento non imputabile dalla cosa.
Per esempio: se è stata venduta una cosa determinata, e la cosa perisce in mano del venditore, ma non
per causa sua, prima della consegna al venditore il rischio incombe sul compratore.
E in questo caso, colui che era già divenuto proprietario, ovvero, il compratore è su lui che grava il rischio
del perimento fortuito del bene.
Dovrà, quindi, pagare il prezzo anche se non riceverà la cosa in consegna.
Se invece, si tra a di una cosa di genere, allora bisogna vedere se al momento del perimento sia già
avvenuta l’individuazione, cioè la consegna.
Se la consegna è già avvenuta, allora il rischio grava sul compratore (che era già proprietario al momento
in cui è accaduto il perimento fortuito del bene e dovrà pagare il prezzo).
Se invece, la consegna non era ancora avvenuta al momento del perimento, il rischio grava sul venditore
in quanto la proprietà non era ancora passata e il venditore era ancora il proprietario.
CONTRATTI CONSENSUALI E CONTRATTI REALI
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Quando si pala di contra a e e obbligatori e contra a e e reali, bisogna stare a en a non
confonderli con un’altra dis nzione ovvero, tra contra o consensuale e contra o reali.
Con il contra o ad e e reali e ad e e obbligatori noi abbiamo risposto a questa domanda:”che po
di e e produce il contra o? E quando li produce?” Risposta: il contra o può avere e e obbligatori e
può avere e e reali e li produce al momento del consenso (art. 1376 c.c.) salvo che si tra di e e
trasla vi ma aven ad ogge o cose di genere che richiedono l’individuazione e quindi la consegna.
Il più dei contra ha solo e e obbligatori.
I contra consensuali signi ca che il contra o si perfeziona con l’accordo delle par e da quel momento
esso produce tu i suoi e e , siano essi reali o obbligatori.
In ques contra , il consenso è necessario e su ciente per perfezionare il contra o.
I contra reali non basta il consenso è necessario ma non è su ciente, occorre oltre al consenso cioè
l’accordo delle par , la consegna della cosa, cioè la tradizio.
Il più sono contra consensuali, mentre la deroga del principio generale è data dai contra reali.
I contra reali sono una deroga e quindi sono pochi come: il deposito (contra o in virtù del quale il
depositante consegna una cosa al depositario a nché quest’ul mo la costudisca, di regolare il deposito
è gratuito ma non per forza e si perfezione con la consegna), il comodato, anche il mutuo (si perfezione
con la consegna ed è quel contra o in virtù del quale un sogge o presta denaro ad altro sogge o e
quest’ul mo si obbliga a res tuirgli capitale + interessi).
Ques contra , sono contra reali (si perfezionano con la consegna) ma il deposito e il comodato sono
contra con e e solo obbligatori mentre il mutuo è un contra o con e e sia obbligatori che reali.
Nei contra consensuali, la consegna della cosa è ogge o di adempimento di un’obbligazione.
Però, nei contra consensuali la consegna non è momento di perfezionamento del contra o perché il
contra o è già perfezionato con l’accordo la consegna è ogge o di obbligazione (che una parte dovrà
adempiere nei confron dell’altra).
Nei contra reali la consegna è proprio il momento di perfezionamento del contra o, il contra o si
conclude solo con la consegna.
Anche i contra reali possono trasferire la proprietà, cioè saranno contra reali con e e reali.
Mentre ci sono contra reali con e e solo obbligatori.
IL CONTRATTO PRELIMINARE
È il contra o con il quale le par si obbligano, l’una nei confron dell’altra, a concludere un futuro
contra o (de ni vo), del quale predeterminano il contenuto essenziale.
È un contra o con e e solo obbligatori, non ha e e reali.
Quindi, se fosse un contra o preliminare di vendita, l’e e o trasla vo delle vendita e cioè il
trasferimento della proprietà non si avrebbe se non nel momento del contra o de ni vo.
Solo con la s pula del de ni vo, passa la proprietà dall’alienante all’acquirente, mentre al momento del
preliminare il prome ente alienane non trasferisce la proprietà al promissario acquirente ma sorge solo
l’obbligazione delle par di incontrarsi in un secondo momento per la s pula del de ni vo.
Le par non concludo subito un contra o de ni vo perché magari mancano dei de agli tecnici, manca
la documentazione oppure il compratore deve assicurarsi un nanziamento e altri mo vi ma almeno
con il preliminare le par si assicurano l’a are. (Esempio: devono veri care la condizione urbanis ca del
bene).
Il codice civile si occupa del contra o preliminare so o i pro li:
• Della forma (art. 1351 c.c.): prevede che il contra o preliminare è nullo, se non è concluso nella
stessa forma che la legge prescrive per il contra o de ni vo.
• Della trascrivibilità (art. 2645 bis c.c.): la legge 28 febbraio 1997 n. 30 ha introdo o l’art. 2645 bis
c.c.,nel quale è prevista la possibilità di trascrivere i contra preliminari al ne di renderli
opponibili ai terzi:i contra preliminari aven ad ogge o la conclusione di taluno dei contra o di
cui ai numeri 1, 2, 3 e 4 all’art. 2643, anche se so opos a condizione o rela vi a edi ci da
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costruire o in corso di costruzione, devono essere trascri se risultano da a o pubblico o da
scri ura privata auten cata o accertata giudizialmente. Il rischio era che in un preliminare di
vendita immobiliare da Tizio a Caio, Tizio dopo aver promesso in vendita il bene a Caio, cioè dopo
la s pula del preliminare e prima della s pula del de ni vo con Caio, vende a Mevio. Quindi vi è
un con i o tra Tizio e Caio e le ragioni di Caio avrebbero potuto essere prote e se ci fosse stata
la trascrizione del preliminare che però, l’art. 2643 e ss non contemplavano ma poi è intervenuta
una norma va nel 1997 n. 30 che ha previsto la possibilità di trascrivere il preliminare
immobiliare e cioè è stato fa o a raverso l’inserimento nel codice civile di una norma che è l’
2645 bis (consente la trascrizione del preliminare avente ad ogge o beni immobili).
Sono quindi trascrivibili, in virtù dell’art. 2645 bis c.c., i preliminare rela vi a:
1) Contra che trasferiscono la proprietà di beni immobili
2) Contra che cos tuiscono, trasferiscono o modi cano il diri o di usufru o su beni immobili, il
diri o di super cie e i diri del concedente e dell’en teuta.
3) Contra che cos tuiscono la comunione dei diri menziona nei numeri preceden .
4) Contra che cos tuiscono o modi cano servitù prediali, il diri o d’uso sopra beni immobili, il
diri o di abitazione.
• Dell’esecuzione in forma speci ca dell’obbligo di contrarre (art. 2932 c.c):
Comma 1: se colui che è obbligato a concludere un contra o non adempie l’obbligazione, l’altra
parte, qualora sia possibile e non sia escluso dal tolo, può o enere una sentenza che produca gli
e e del contra o non concluso. (Una tutela prevista in generale per ogni ipotesi di
inadempimento è il risarcimento del danno, responsabilità contra uale da inadempimento
dell’obbligazione di una delle par nei confron dell’altra).
Comma 2: se si tra a di contra che hanno per ogge o il trasferimento della proprietà di una
cosa determinata o la cos tuzione o il trasferimento di un altro diri o, la domanda non può
essere accolta se la parte che l’ha proposta non esegue la sua prestazione o non ne fa o erta nei
modi di legge, a meno che la prestazione non sia ancora esigibile.
Né la minuta di contra o, né il programma di contra o sono susce bili di esecuzione (ex art.
2932 c.c.).

Eccezione: Il contra o preliminare ad e e an cipa :


Le par si obbligano reciprocamente all’an cipo tra consegna della cosa e all’an cipato pagamento, in
tu o o in parte, del rela vo prezzo.
Così gli e e del contra o voluto dai contraen sono prodo :
• In parte dal contra o preliminare (obbligazione di consegnare, obbligazione di pagare il prezzo).
• Per il resto del contra o de ni vo (l’e e o trasla vo della proprietà).
Il contra o preliminare vero e proprio va tenuto dis nto da gure ad esso a ni:
• Riproduzione del contra o: si è in presenza di un contra o de ni vo che dife a solamente dei
requisi necessari per valere come tolo per la trascrizione. Quindi, le par si vincolano a
ritrovarsi in un secondo momento per riprodurre tale contra o de ni vo nella forma dell’a o
pubblico o della scri ura privata auten cata, al ne di trascriverlo.
• Minuta di contra o: le par raggiungono un accordo di massima su alcuni pun di un futuro
contra o ma non su tu , riservandosi di ulteriormente tra are sul contenuto ancora in
formazione.
• Programma di contra o: le par si impegnano reciprocamente ad instaurare tra a ve per la
formazione di un possibile contra o, senza però aver concordato alcun punto essenziale dello
stesso.

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Contra o preliminare di preliminare: le par stabiliscono i soli elemen essenziali alla s pulazione di un
contra o (in genere, la vendita), che vengono poi puntualizza in un secondo preliminare.
È una gura controversa, prevaleva l’orientamento giurisprudenziale che ritenete tale contra o nullo per
assenza di causa, a fronte di una inu le duplicazione del momento obbligatorio.
Cassazione, sezioni unite, 6 marzo 2015, n. 4628 :
Il contato è valido, qualora emerga un interesse delle par alla formazione progressiva del contra o
basata sulla di erenziazione dei contenu negoziali e sia iden cabile la più ristre a area del
regolamento di interessi coperta dal vincolo negozio alle originato dal premio preliminare (anche se
talune pronunce successive delle sezioni semplici sembrano, in parte, aver riaperto il diba to).
INEFFICACIA DEL CONTRATTO RISPETTO AI TERZI (RELATIVITÀ’ DEGLI EFFETTI DEL CONTRATTO)
E e del contra o per quanto riguarda gli e e rispe o ai terzi.
Il contra o può produrre e e nei confron dei terzi?
L’art. 1321 c.c nel de nire il contra o da una risposta, ovvero:”il contra o è l’accordo di due o più par
dire o a cos tuire, regolare o es nguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale”.
Quindi tra loro, allude al fa o che il contra o può produrre e e solo tra le par .
L’art. 1372 c.c
- Comma 1:” il contra o ha forza di legge tra le par , ha forza vincolante tra le par ”.
- Comma 2:” il contra o non produce e e rispe o ai terzi, ecce o i casi di legge”.
Ora bisogna capire quali sono i casi in cui il contra o può produrre e e rispe o ai terzi.
Gli is tu che ingannano sono: la promessa del fa o del terzo, che è Tizio che vende la propria quota di
proprietà e prome e al compratore che anche l’altro comproprietario venderà la sua quota oppure Tizio
vende la propria azienda e prome e al compratore che la banca con nuerà a nanziarla.
De nizione: chi per contra o prome e la prestazione di un terzo esprime una valida promessa ma
obbliga solo se stesso, se il terzo ri uta di obbligarsi o non compie il fa o promesso, il promi ente
ovvero colui che ha promesso, dovrà indennizzare all’altro contraente il danno subito (art. 1381 c.c). La
promessa del fa o del terzo, che parrebbe una deroga al principio generale di ine cacia del contra o
rispe o ai terzi, in realtà è proprio un’espressione di tale regola generale.
Infa , se Tizio prome e che un terzo assumerà un determinato obbligo nei confron di Caio, il terzo non
è vincolato per e e o di questa promessa e obbligato è solo il promi ente che dovrà magari persuadere
il terzo a compiere tale promessa, ma se il terzo ri uta, il promi ente dovrà indennizzare l’altro
contraente del danno subito.

Un altro is tuto che è perfe a espressione della regola generale di ine cacia del contra o rispe o ai
terzia è il cosidde o divieto di alienazione o pa o di non alienare, art. 1379 c.c, è un pa o contenuto in
un contra o, in virtù del quale Tizio vende a Caio e Caio si obbliga a sua volta a non vendere.
È una clausola che viene inserito nelle condizioni generali di vendita della case automobilis che, quindi
che le autove ure non vengano rivendute nei 6 mesi successivi all’acquisto.
Art. 1379 c.c pone dei limi alla validità del pa o di non alienare, in par colare, esso ha e e o solo tra
le par .
Se Caio viola il pa o vende a Mevio, Tizio non potrà rivendicare la cosa presso Mevio, potrà solo
chiedere a Caio il risarcimento del danno per inadempimento contra uale (al pa o di non alienare).
L’art. 1379 c.c pone altri limi : un limite di tempo (il legislatore ha inteso circoscrivere ad una durata
ragionevole il vincolo di non alienazione, in quanto è una restrizione e non può avere una durata
eccessiva) e che sussista l’apprezzabile interesse di una delle par (esempio: casa automobilis ca che
vieta la vendita delle macchine nei 6 mesi successivi all’acquisto, l’interesse apprezzabile è evitare il
mercato dell’usato).
Da non confondere come deroga al generale principio di ine cacia del contra o rispe o ai terzi (de o
anche principio di rela vità degli e e del contra o), è il contra o per persona da nominare, art. 1400
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c.c, nel caso in cui nel momento della s pula del contra o una delle par riserva la facoltà di nominare
successivamente la persona che acquisterà i diri e assumerà le obbligazioni derivan dal contra o,
viene fa o la riserva di nomina di un contraente.
Esempio: si compra un bene o per se o per persona da nominare (si evita di fare un secondo passaggio di
proprietà.
Questo is tuto non deroga al principio di ine cacia del contra o rispe o ai terzi perché occorre
l’acce azione del terzo a nché gli e e del contra o si producano nei suoi confron , occorre per la
nomina prima di tu o un termine del contra o stesso e in mancanza entro 3 giorni dalla s pula ma
sopra u o deve esserci l’acce azione del terzo (art. 1402, comma 2).
Se la nomina non viene fa a entro il termine stabilito (o entro i 3 giorni se non è stabilito un termine) o è
fa a ma il terzo non acce a, il contra o produce e e o tra i contraen originari. (Di erenza con la
ra ca del contra o del falso rappresentante).
L’eccezione al principio di rela vità degli e e del contra o è il contra o a favore di terzo.
Vi è un sogge o, cosidde o s pulante, che contra a a favore di un terzo.
L’altro sogge o, il promi ente, è colui che si obbliga nei confron dello s pulante ad eseguire la
prestazione non già nei confron dello s pulante ma nei confor del terzo.
Esempio: la vendita a favore di terzi, Tizio (s pulante) vende un bene a Caio(promi ente) , Caio si
obbliga verso Tizio a pagare il prezzo ma si obbliga a pagare non a Tizio ma a Sempronio (terzo) che non
è parte del contra o ma è il terzo a favore del quale Tizio ha s pulato il contra o.
Abbiamo un contra o tra Tizio e Caio e Sempronio che è colui che bene cia degli e e di questo
contra o da altri concluso.
È una deroga al principio di rela vità degli e e del contra o perché è comunque un e e o non
pregiudizievole ma vantaggioso cioè il terzo da un contra o a favore di terzo non può che acquistare
diri ed è un eccezione che si gius ca perché il terzo non assume obbligazioni ma acquista diri .
Il terzo comunque può ri utare gli e e vantaggiosi che quel contra o potenzialmente produce nei suoi
confron .
In questo caso, non occorre l’acce azione del terzo perché la s pula è in suo favore e produce
dire amente gli e e nei confron del terzo, salvo che ri u tali e e vantaggiosi. In questo caso, la
s pulazione rimane a favore dello s pulante, salvo che le par non abbiano disposto diversamente.
La s pula a favore di terzo, richiede ai ni della sua validità che lo s pulante abbia un interesse ad
avvantaggiare il terzo.
L’interesse può essere di natura patrimoniale oppure di natura non patrimoniale (spirito di liberalità).

Lezione 20
LO SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO
Art. 1372, comma 1, c.c.
Il contra o ha forza di legge tra le par .
Può essere sciolto per mutuo dissenso (o consenso) o per cause ammesse dalla legge (recesso previsto
dal contra o o legale, risoluzione o rescissione).
Il mutuo consenso è l’accordo con il quale le par convengono che un precedente contra o intercorso
tra di essere venga meno. È un contra o di segno contrario a quello che le par hanno concluso e che
vanno a sciogliere.
Mol problemi: la forma? come si concilia l’e cacia retroa va con i contra ad e e reali?
Le causa di scioglimento ammesse dalla legge:
1. Il recesso unilaterale (art. 1373 c.c.)
2. La risoluzione (ar . 1453 – 1469 c.c.)
3. La rescissione
1) IL RECESSO
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Il recesso è un a o unilaterale con cui un sogge o esce dal contra o.
Mediante il recesso è possibile provocare lo scioglimento unilaterale del rapporto.
Può essere:
• Convenzionale: potere di recesso previsto dalle par (art. 1373 c..c)
• Legale: potere di recesso previsto dalla legge (ar . 1671, 1685, 2227, 2237 c.c.)
Art. 1373 c.c.: recesso convenzionale
“Se a una delle par è a ribuita la facoltà di recedere dal contra o, tale facoltà può essere esercitata
nché il contra o non abbia avuto un principio di esecuzione (comma 1).
Tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha e e o per le prestazioni
già eseguite o in corso di esecuzione.
Qualora sia stata s pulata la prestazione di un corrispe vo per il recesso, questo ha e e o quando la
prestazione è eseguita (comma 3), è salvo in ogni caso il pa o contrario.(comma 4)”
Questo ar colo disciplina il recesso convenzionale, quindi un contra o che riconosce all’una o all’altra
parte il diri o di recedere, se così è, la parte cui il diri o è riconosciuto può esercitare il recesso ma ci
sono dei limi a seconda che siamo al cospe o di contra ad esecuzione istantanea o di erita o
contra ad esecuzione con nuata o periodica.
Nei contra ad esecuzione istantanea o di erita il recesso può essere esercitato solo prima che il
contra o abbia avuto un principio di esecuzione, se invece la parte ha già eseguito o ha già iniziato ad
eseguire la prestazione non può più recedere e quindi pretendere la res tuzione di ciò che abbia
eventualmente dato, né può recedere l’altra parte o rendo in res tuzione ciò che ha ricevuto.
(Comma 1)
Nei contra a esecuzione con nuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche
successivamente, ma il recesso non ha e e o per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione.
(Comma 2).
Il recesso è un diri o potesta vo, nel senso che se è riconosciuto dal contra o o dalla legge, allora il
sogge o a cui è riconosciuto ha il diri o di modi care e quindi di sciogliersi dal rapporto e nella specie la
realtà giuridica, e l’altra parte non può che subire questa situazione.
L’ul mo caso è una situazione di soggezione, non si può far altro che acce are passivamente la
modi cazione giuridica dell’altra parte.
Se il recesso, per quanto riconosciuto dal contra o o dalla legge, sia stato abusivamente esercitato, cioè
fuori dai limi di legge o anche se fosse un recesso riconosciuto senza bisogno di addurre ad una giusta
causa comunque il recesso va esercitato nei limi della buona fede, l’altra parte (che ha acce ato
passivamente la modi cazione della realtà giuridica imposta dal recesso) potrà sindacare le modalità
scorre e di questo esercizio chiedendo una sindacato al giudice e chiedere come misura riparatoria un
risarcimento del danno ma non impedire la modi cazione giuridica.
Il recesso è rece zio cioè che produce e e o nella misura in cui sia comunicato all’altra parte.
Art. 1373 c.c, ci dice al comma 3, che se per il recesso è previsto un corrispe vo, de a “multa
penitenziale” laddove il contra o abbia previsto che questo corrispe vo sia versato solo al momento
del recesso perché potrebbe essere sennò prevista la cosidde a “caparra penitenziale” che invece viene
consegnata n dal momento della conclusione del contra o.
Tale ar colo, fa riferimento ad un corrispe vo per il recesso e ci dice che il recesso in questo caso ha
e e o non già quando è comunicato all’altra parte ma non ha e e o ntanto che la prestazione (il
pagamento della multa penitenziale) non venga eseguita.

Bisogna considerare che il legislatore vuole tutelare le par da vincoli che possono essere convenu per
un tempo considerevole (eredita anche mor s causa), talora la legge pone dei termini di durata
massima (esempio: la locazione non può durare oltre 30 anni o il pa o di non concorrenze non può

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durare oltre 5 anni) ma altre volte li tutela riconoscendo un diri o di recesso e quindi di s larsi dal
rapporto contra uale.
Si parla di rappor di durata e tendenzialmente di rappor che non hanno una ne determinata in
contra o ma sono rappor a tempo indeterminato.
Questo recesso è de o recesso legale, perché previsto dalla legge.
Può riconoscere un recesso ad nutum, cioè un recesso che non ha bisogno di una gius cazione cioè di
addurre una causa, altre volte riconosce un recesso solo per giusta causa, altre volte riconosce un
diri o recesso a ciascuna delle par del contra o, altre volte ad una sola.
Esempio: la legge riconosce il diri o di recesso a ciascuna delle par nell’ambito del contra o di
somministrazione e anche per il contra o di agenzia, mentre riconosce il diri o di recesso ad una sola
delle par a favore del commi ente dell’appalto oppure a favore del cliente nel contra o con il
professionista.

2) LA RISOLUZIONE DEL CONTRATTO!


Nei contra a tolo oneroso risiede nello scambio tra le prestazioni delle par .
L’idea dello scambio tra prestazioni implica quella della loro corrispe vità, per tale mo vo nei contra
a tolo oneroso si parla anche di contra a prestazioni corrispe ve, in cui cioè la causa sta nello
scambio di prestazione contro prestazione.
Sinallagma:
Parola che esprime l’idea di legame reciproco, di interdipendenza, tra le prestazioni.
Risulta dal contra o, ne cos tuisce la causa (sinallagma gene co), ma si realizza nella fase di esecuzione
del contra o, quando ciascuna delle par esegue la propria prestazione (sinallagma funzionale).
Può accadere che si veri chi una alterazione della causa del contra o, ossia lo scambio in cui questa
consiste non può più compiersi, o non può compiersi alle condizioni economiche prestabilite.
Si parla, al riguardo, di dife o funzionale della causa (dife o sopravvenuto della causa, una causa che
era lecita ma si ha un’alterazione nella fase di esecuzione del rapporto), che si di erenzia con la sua
mancanza originaria o con la sua illiceità, che è de a dife o gene co della causa.
Il dife o funzionale si manifesta in sede di esecuzione del contra o; investe, non il contra o, bensì il
rapporto contra uale e comporta risoluzione del contra o.
La legge prevede tre cause di risoluzione del contra o a prestazioni corrispe ve:
1. Risoluzione per inadempimento (ar . 1453 – 1462 c.c.)
2. Risoluzione per impossibilità sopravvenuto della prestazione (ar . 1463 – 1466 c.c.)
3. Risoluzione per eccessiva onerosità della prestazione (ar . 1467-1469 c.c.)

1) Risoluzione per inadempimento


L’inadempimento di una parte, che perme a la risoluzione del contra o, deve presentare un requisito
ulteriore rispe o al comune conce o di inadempimento.
È richiesto un quid pluris, cioè un qualcosa in più:
Art. 1455 c.c.: il contra o non si può risolvere se l’inadempimento di una delle par ha scarsa
importanza, avuto riguardo all’interesse dell’altra.
Quindi un inadempimento grave e non di scarsa importanza.
Il legislatore vuole impedire che ogni lieve inesa ezza, ogni lieve mancanza a carico di una parte venga
sfru ata dall’altra per chiedere lo scioglimento del rapporto, in quanto è un rapporto che in realtà la
parte vuole sciogliere non tanto per quella lieve mancanza, ma perché è un inadempimento che
consente alla parte di liberarsi da un vincolo che non giudica più conveniente.
Ci sono due modi di chiedere la risoluzione:
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1) Risoluzione giudiziale: (art. 1453 c.c.) se una delle par non adempie la propria obbligazione
l’altra parte ha una scelta:
A) Agire in giudizio per o enere l’adempimento (dare esecuzione al rapporto)
B) Agire per la risoluzione (scioglimento del rapporto)
C) Chiedere il risarcimento del danno
Art. 1453 c.c. – risolubilità del contra o per inadempimento
“Nei contra con prestazioni corrispe ve, quando uno dei contraen non adempie le sue obbligazioni,
l’altro può a sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contra o, salvo, in ogni caso, il
risarcimento del danno”.
“La risoluzione può essere domanda anche quando il giudizio è stato promosso per o enere
l’adempimento, ma non può chiedersi l’adempimento quando è stata domandata la risoluzione”
Se una parte ha agito per l’adempimento, può tu avia, ripensarci e chiedere successivamente la
risoluzione del rapporto. Il prolungarsi dell’inadempimento gius ca la domanda di risoluzione.
Se la parte di fronte all’inadempimento altrui aveva deciso di agire per la risoluzione non può ripensarci
e chiedere l’inadempimento.
Tale norma consente la conversione della domanda di adempimento in domanda di risoluzione (razio: se
si ha agito per l’adempimento si può chiedere la risoluzione perché l’inadempimento può prolungarsi
ulteriormente e quindi la parte perde interesse), viceversa vieta la conversione di una domanda di
risoluzione in domanda di adempimento (la razio: se una parte chiedere la risoluzione non può più
chiedere l’adempimento perché chiedendo la risoluzione la parte dimostra che non ha più interesse a
l’esecuzione del rapporto, quindi autorizza l’altra parte a ritenersi liberata dal vincolo contra uale).
2) Risoluzione stragiudiziale: (ar . 1454, 1456 e 1457 c.c.) è una risoluzione che opera di diri o
cioè al veri carsi di presuppos ci sono tre forme
A) Di da ad adempiere (art. 1454 c.c.)
B) Clausola risolu va espressa (art. 1456 c.c)
C) Termine essenziale (art. 1457 c.c.)

a)La di da ad adempiere:
Alla parte inadempiente l’altra può (se ha deciso di o enere l’adempimento e non la risoluzione)
in mare per iscri o di adempiere in un congruo termine, con dichiarazione che, decorso inu lmente
de o termine, il contrato s’intenderà senz’altro risoluto.
Il termine non può essere inferiore a quindici giorni, salvo diversa pa uizione delle par o salvo che, per
la natura del contra o o secondo gli usi, risul congruo un termine minore.
Decorso il termine senza che il contra o sia stato adempiuto, questo è risoluto di diri o.
Si risolve di diri o signi ca che non c’è bisogno di andare dal giudice, opera automa camente per il sol
fa o che si siano veri ca i presuppos di legge, quindi l’inadempimento deve essere grave ai sensi
dell’art. 1455 c.c, la di da deve essere fa a in forma scri a e deve assegnare un termine congruo, deve
esserci la minaccia espressa che all’inu le ricorso di quel termine il contra o è risolto di diri o.
La contestazione avviene sostanzialmente: il sogge o inadempiente che abbia ricevuto una di da non
formulata nelle forme o con i contenu prescri dal legislatore potrebbe, laddove venga instaurato un
giudizio o lo instauri lui stesso, contesta il veri carsi dell’e e o risolu vo.
In questo senso, potrebbe dunque, assumere un giudizio, essere comunque instaurato un processo, ma
in questo caso sarà la parte inadempiente.
Il giudice dovrà accertare se l’e e o risolu vo aveva i presuppos per poter essere veri cato, se così è
quella sentenza sarà una sentenza di mero accertamento, cioè una sentenza dichiara va (non
cos tu va).

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Gli e e sono prodo dalla di da unita al decorso dei quindici giorni del termine più ampio
riconosciuto, senza che il debitore abbia eseguito la sua prestazione ma anche in questo contesto può
instaurarsi un processo, per conto dell’altra parte.
La sentenza dichiara una risoluzione già veri catesi, sempre se i presuppos si sono veri ca e risultano
conferma .

b) la clausola risolu va espressa


È un pa o che si inserisce nel contra o mediante la quale le par convengono che laddove risulterà
inadempiuta una determinata obbligazione, il contra o si risolverà di diri o.
Ma deve essere confezionata in modo speci co e preciso e quindi ci sono requisi di forma e di
contenuto.
I contraen possono convenire espressamente che il contrato si risolva nel caso che una determinata
obbligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite.
In questo caso, la risoluzione si veri ca di diri o quando la parte interessata dichiara all’altra che intende
valersi della clausola risolu va.
La clausola risolu va espressa a nché la risoluzione si produca di diri o automa camente, non basta
che si veri chi l’inadempimento dedo o in clausola risolu va espressa (cioè che quella speci ca
obbligazione dedo a in clausola risolu va espressa risul e e vamente ineseguita) ma è necessario un
quid pluris cioè una dichiarazione con cui il creditore (la parte che aveva diri o a quella prestazione)
comunica all’altra parte, l’inadempiente, che intende valersi della clausola risolu va espressa.
L’e e o risolu vo non si produce automa camente al veri carsi dell’inadempimento ma oltre a
quell’inadempimento è necessario che il creditore comunichi all’inadempiente che intende valersi della
clausola risolu va espressa.
Il requisito della gravità dell’inadempimento, in questo caso, risulta assorbito da una valutazione
preliminare che le par fanno in sede di s pula del contra o e in sede di pa uizione della clausola
risolu va espressa.
Quindi, il requisito di gravità è già valutato dalle par , e che la violazione si su ciente grave da implicare
il gravoso e e o risolu vo.
Se si instaura un giudizio, il giudice non si sos tuisce alle par nella valutazione della gravità
dell’inadempimento, andrà a veri care come è stata confezionata la clausola risolu va espressa e andrà
a veri care se vi è stata la dichiarazione del creditore.
Se sorge un giudizio nell’ambito delle risoluzioni stragiudiziali innescato dal contraente inadempiente che
voglia contestare l’e e o risolu vo, anche qui la sentenza sarà dichiara va di una risoluzione che se
appunto risultano accerta i presuppos dell’art. 1456 risulterà essersi prodo a di diri o fuori dal
giudizio e non prodo a dalla sentenza.

c) il termine essenziale
Se il termine ssato per la prestazione di una delle par deve considerarsi essenziale nell’interesse
dell’altra, questa, salvo pa o o uso contrario, se vuole esigerne l’esecuzione nonostante la scadenza del
termine, deve darne no zia all’altra parte entro tre giorni.
In mancanza, il contra o si intende risoluto di diri o anche se non è stata espressamente pa uita la
risoluzione.
L’essenzialità può essere:
• Ogge va: in ragione della natura stessa della prestazione, cioè la prestazione di natura tale per
cui, il creditore può avere un interesse alla prestazione solo se venga dalla controparte eseguita
nel termine. Fa perdere interesse al creditore, la prestazione non eseguita nel termine.

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Esempio: un lirico che deve presentarsi in teatro a quel determinato giorno o al sarto che deve
consegnare il ves to alla sposa in quel determinato giorno, se la sposa riceve il ves to dopo 10
giorni, questa non ha più interesse a ricevere la prestazione.
• Sogge va: essenzialità valutata dalle par , indipendentemente dalla natura della prestazione,
sono le pa uizioni contra uali che espressamente o implicitamente lasciano emergere che
l’interesse del creditore all’esecuzione tardiva della prestazione, viene meno.
Certamente è un criterio più elas co, ma non al punto che bas per ritenere un termine
essenziale una formula di s le del po “la prestazione dovrà essere eseguita entro e non oltre”
non è solo una formula di questo po, bisogna valutare il regolamento negoziale (il contesto).
L’art. 1457 c.c, non dice che la risoluzione si produce automa camente, in realtà la risoluzione si produce
dopo 3 giorni dallo scadere del termine essenziale.
Perché scaduto il termine essenziale, il creditore (la parte nel cui interesse quel termine è pa uito) può
ancora chiedere la prestazione entro 3 giorni, se il termine essenziale è oggi, scade il giorno per
l’esecuzione della prestazione, il creditore ha ancora 3 giorni per richiedere la prestazione.
Se il creditore non chiede la prestazione entro 3 giorni, allora si produce la risoluzione.
Questa richiesta di adempimento tardivo formulata entro i 3 giorni dallo scadere del termine essenziale
blocca una risoluzione in i nere. Quel termine essenziale non innesca la risoluzione ma innesca una
risolubilità (che può veri carsi ma che ancora non si è veri cata).

ART. 1458 C.C. – EFFETTI DELLA RISOLUZIONE


La risoluzione del contrato per inadempimento ha e e o retroa vo tra le par , salvo il caso di contra
ad esecuzione con nuata o periodica, riguardo ai quali l’e e o della risoluzione non si estende alle
prestazioni già eseguite.
La risoluzione, anche se è stata espressamente pa uita, non pregiudica i diri acquista dai terzi, salvi
gli e e della trascrizione della domanda di risoluzione.

Le par sono liberate da quel contra o, quindi se dovevano ancora eseguire le prestazioni, sono liberate
dall’eseguirle.
Quell’e e o di scioglimento opera retroa vamente, quindi non solo le par risultano liberate per il
futuro ma vengono rimossi anche gli e e prodo dal contra o no a quel momento e cioè sono
rimossi sia gli e e obbligatori che gli e e trasla vi quindi le prestazioni che siano state già eseguite
dalla parte, può ripeterla, può chiedere la res tuzione.
La risoluzione implica scioglimento del contra o ovvero la cessazione degli e e .
Ma questa es nzione opera retroa vamente, cessa di produrre e e per le par ma sono altresì
rimossi gli e e del contra o già prodo .
L’eventuale e e o trasla vo che abbia prodo o il contra o se era un contra o ad e e reali, che abbia
trasferito la proprietà, quelli e e trasla vi sono rimossi quindi la proprietà torna all’alienante.
L’alienante ha diri o di rio enere indietro la cosa.
La risoluzione ha sia e e liberatori (per le prestazioni non ancora eseguite) che e e res tutori (per le
prestazioni già eseguite).

La disciplina di tali e e va corre a rispe o a:


• L’e e o retroa vo non opera nemmeno tra le par nei contra di durata: La risoluzione opera
retroa vamente ma non quando si tra di contra ad esecuzione con nuata o periodica (art.
1458 c.c.).
In questo caso non può essere chiesta indietro la res tuzione per le prestazioni già avvenute.
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• L’e e o retroa vo non opera rispe o ai terzi: i diri dei terzi sono salvi.
Se abbiamo un contra o di vendita da Tizio (alienante) a Caio (acquirente), prima delle
risoluzione del contra o di vendita, Caio vende a Mevio. I diri di Mevio su quel bene sono salvi,
cioè Mevio è il proprietario.

ART. 1459 C.C. – RISOLUZIONE NEL CONTRATTO PLURILATERALE


Nei contra indica dall’art. 1420 c.c., l’inadempimento di una delle par non importa la risoluzione del
contra o rispe o alle altre, salvo che la prestazione mancata debba, secondo le circostanze, considerarsi
essenziale.

ART. 1460 C.C. – ECCEZIONE DI INADEMPIMENTO


Nei contra con prestazioni corrispe ve, ciascuno dei contraen può ri utarsi di adempiere la sua
obbligazione, se l’altro non adempie o non o re di adempiere contemporaneamente la propria, salvo
che termini diversi per l’adempimento siano sta stabili dalle par o risul no dalla natura del contra o.
Tu avia, non può ri utarsi la esecuzione se, avuto riguardo alle circostanza, il ri uto è contrario alla
buona fede.
Vi è un dife o funzionale della causa e rispe o a questa alterazione viene o erta alla vi ma
dell’inadempimento un mezzo di tutela, che non arriva alle conseguenze gravose della risoluzione.

ART. 1461 C.C. – MUTAMENTO NELLE CONDIZIONI PATRIMONIALI DEI CONTRAENTI


Ciascun contraente può sospendere l’esecuzione della prestazione da lui dovuta, se le condizioni
patrimoniali dell’altro sono divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della
controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia.

2) Risoluzione per impossibilità sopravvenuta della prestazione


A. Impossibilità totale (art. 1463 c.c.): nei contra a prestazioni corrispe ve la parte liberata la
parte liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta la cui prestazione sia
divenuta impossibile), non può chiedere la controprestazione.
Tizio la cui prestazione sia divenuta impossibile è liberato da questa impossibilità che es ngue la
prestazione, ma questo principio va ada ato al fa o che siamo in un contra o a prestazioni
corrispe ve e quindi in un contra o in cui la prestazione di una parte si gius ca nella misura in
cui quella parte riceva una controprestazione in cambio. Nella misura in cui questa
controprestazione non può riceverla, lo scambio non può a uarsi e si veri ca la risoluzione.
Anche l’obbligazione di Caio si es ngue.
Opera di diri o, al di fuori del giudizio (questo non signi ca che un giudizio non possa essere
assunto).
B. Impossibilità parziale (art. 1464 c.c.), a di erenza della totale non risolve il contra o, tu avia
l’altra parte (caio) ha diri o ad una corrispondete riduzione della prestazione dal lui dovuta, e
può anche recedere dal contra o qualora non abbia un interesse apprezzabile all’adempimento
parziale.
Non c’è risoluzione ma c’è un diri o della parte alla riduzione della prestazione o al diri o di
recesso.
Questa norma, evidenzia che i contra a cui ci riferiamo, non sono solo contra a prestazioni
corrispe ve ma sono anche contra commuta vi (tra prestazioni economicamente equivalen ).
3) Risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta
Vi è una cara eris ca che è, di regola, presente nei contra a prestazioni corrispe ve: il rapporto di
corrispe vità tra il valore economico delle prestazione. Si parla, al riguardo, di contra commuta vi:
contra a prestazioni corrispe ve che hanno la funzione di a uare uno scambio tra prestazioni
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economicamente equivalen , questo cara ere si manifesta in modo evidente nella disciplina della
risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta.
È necessario che questa eccessiva onerosità colpisca la prestazione non ancora eseguita, a nché la
parte che la deve, che non l’ha ancora eseguita, possa domandare la risoluzione.
I presuppos sono:
• Even straordinari e imprevedibili: di solito sono lo scoppio di una guerra, uno sciopero nazionale
prolungato, eccezionali rialzi dei prezzi e anche una in azione di eccezionale gravità (deve
tra arsi di even che non rientrano nelle normali oscillazione dei prezzi di mercato).
Sarà il giudice a valutare che si tra di even imprevedibili e straordinari che l’onerosità sia
eccessiva e che realizzi uno squilibrio economico grave tra prestazione e controprestazione
(risoluzione giudiziale). Non rientrano tra tali even , gli even che rientrano nell’alea normale del
contra o, cioè quegli even che rientrano nei limi normali di oscillazione dei prezzi di mercato.
• Una onerosità sopravvenuta eccessiva
• Che questa eccessiva onerosità abbia colpita una prestazione che non sia stata ancora eseguita
Art. 1467 c.c, dice che la risoluzione possa essere domandata dalla parte che deve la prestazione che sia
diventata eccessivamente onerosa, l’altra parte può impedire la risoluzione o endo di riportare il
contra o ad equità, modi cano le condizioni del contra o (accresce l’ammontare della propria
prestazione o o re una riduzione dell’ammontare della prestazione che è diventa eccessivamente
onerosa).
Le norme si applicano ai contra a prestazioni corrispe ve, ai contra commuta vi e non si applicano
ai contra aleatori che sono i contra nei quali una delle par si obbliga ad una prestazione ma non sa
al momento della s pula del conta o se le sarà dovuta la controprestazione, oppure non sa la misura in
cui le sarà dovuta. Acce a il rischio di dover eseguire una prestazione senza ricevere nulla in cambio.
Il contra o può essere aleatorio per sua natura (contra o di assicurazione), l’assicurato si obbliga a
pagare periodicamente delle somme all’assicuratore, e lui gli dovrà la controprestazione solo se si
veri cherà l’evento coperto dall’assicurazione.
Il contra o può essere aleatorio per volontà delle par come la vendita di cosa futura che, può essere
pa uita sia come contra o commuta vo (vendita di cosa sperata: se la cosa non viene ad esistenza, il
contra o è nullo e il compratore non deve pagare nulla) che come contra o aleatorio (cosidde a
vendita di una speranza: in questo caso il compratore si obbliga a pagare il prezzo del bene, anche
nell’eventualità che la cosa futura non venga ad esistenza ).

3) LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO


È anch’essa scioglimento del contra o ma per due speci che causa che fanno parlare/tra are il
legislatore di questa vicenda a se autonoma..
Due causa di rescissione del contra o:
• Contrato concluso in stato di pericolo (art. 1447 c.c.): è il pericolo di un danno grave alla
persona, un pericolo a uale di danno grave al contraente o ad una persona a lui cara.
Il conta o con cui una parte ha assunto obbligazioni:
1) A condizioni inique (vi è uno squilibrio economico tra e prestazioni, tra il valore di ciò che
Tizio da e ciò che riceve in cambio e ciò avviene per la necessità, che Caio conosce bene, di
salvare se o altri dal pericolo di danno grave alla persona).
2) Per la necessità, nota alla controparte, di salvare sé o altri da un pericolo a uale di un danno
grave alla persona.
Può essere rescisso sulla domanda della parte che si è obbligata (comma 1).
Esempio: Tizio ferito in un incidente stradale, o re a Caio, automobilista di passaggio, una cifra
spropositata per essere portato all’ospedale.
• Contra o concluso in stato di bisogno (art. 1448 c.c.) oppure rescissine per lesione:
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Se vi è sproporzione tra la prestazione di una parte e quella dell’altra, e la sproporzione è dipesa
dallo stato di bisogno di una parte, del quale l’altra ha appro ato per trarne vantaggio, la parte
danneggiata può domandare la rescissione del contra o (comma 1).
La legge ssa un criterio per guidare il giudice per quando possa esserci sproporzione tra il valore
di prestazione dei contraen .
Occorre una lesione oltre la metà, cosidde a lesione ultra dimidium, cioè la prestazione ricevuta
deve essere inferiore alla metà del valore che la prestazione eseguita aveva al tempo del
contra o e questa sproporzione deve durare no al momento in cui venga proposta l’azione di
rescissione. (Comma 2). L’azione non è ammissibile se la lesione non eccede la metà del valore
che la prestazione eseguita o promessa dalla parte danneggiata aveva al tempo del contra o
Esempio: zio, essendo in di coltà nanziarie, è costre o a vendere i proprio bene. Caio, che ne
è a conoscenza, ne appro a per acquistare ad un prezzo irrisorio.
La rescissione assomiglia più all’annullamento che alla risoluzione perché nella risoluzione sono even
sopravvenu , che si veri cano in fase di esecuzione del rapporto, che alterano l’equilibrio tra le
prestazione, quindi è un dife o funzionale della causa (un vizio sopravvenuto della causa).
In questo caso, una parte si obbliga in condizioni inique nei confron dell’altra al momento della
conclusione del conta o, siamo al momento della s pula.
Anche nell’ambito della rescissione c’è un dife o gene co del contra o e non un dife o sopravvenuto.
Quindi, siamo nell’ambito della conclusione del contra o.
In condizione ordinarie lo squilibrio economico è irrilevante ma diventa rilevante solo se è sopravvento.
Anche nell’ambito della rescissione (come nell’eccessiva onerosità sopravvenuta) la parte contro cui è
chiesta può evitare la rescissione o rendo di riportare il contra o ad equità.
Non può essere domandata per i contra aleatori ma trova applicazione solo riguardo i contra a
prestazioni corrispe ve, con conseguente esclusone dei contra unilaterali e gratui .
Non ha e e o retroa vo e non pregiudica anche i diri acquista dai terzi.
È giudiziale quindi la si chiede in giudizio.
Il contra o rescindibile non può essere convalidato, quindi deve ritenersi inammissibile anche la rinuncia
all’azione.
L’azione si prescrive in un anno dalla conclusione del contra o e la rescindibilità del contra o non può
essere opposta in via di eccezione quando l’azione si è prescri a.
La disciplina della rescissione è ben diversa dalla disciplina dell’annullamento, come si vede sopra.

Altre fon di obbligazione diverse dal contra o..


Lezione 21
IL FATTO ILLECITO
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Art. 2043 c.c.: risarcimento per fa o illecito “Qualunque fa o, doloso o colposo, che cagiona ad altri un
danno ingiusta e obbliga colui che ha commesso il fa o a risarcire il danno”
Vi è un’obbligazione risarcitoria, cioè di risarcire il danno.
L’obbligazione da fa o illecito e non da inadempimento, si chiama responsabilità extracontra uale o
responsabilità civile (in contrapposizione con la responsabilità penale) o responsabilità aquilana.
Qui non siamo in un rapporto obbligatorio che viene violato da una delle par ma siamo di fronte ad un
fa o doloso o colposo che cagiona un danno ingiusto e se così si quali ca obbliga a risarcire il danno.
Per esempio: parcheggio l’auto so o un edi cio il cui cornicione crolla e l’auto riceve un danno.
La formulazione dell’art. 2043 rende possibile parlare di a picità dell’illecito civile (qualsiasi danno
quali cabile come ingiusto deve essere risarcito da colui che lo ha cagionato).
In contrapposizione con la picità dell’illecito penale (nessuno può essere punito se non per fa o
espressamente previsto dalla legge come reato).
Non vi è un rapporto obbligatorio tra il sogge o che viene danneggiato e il danneggiante, semmai il
rapporto obbligatorio sorge dopo il veri carsi del fa o illecito.
In quanto il danneggiante, dopo ha l’obbligo di risarcire il danno al danneggiato.
Il fa o illecito è anche una lesione dei diri della personalità.
Qualsiasi lesione iden cabile come ingiusta può obbligare a risarcire il danno, indipendentemente dal
fa o che sia un’ipotesi prevista come risarcibile dal legislatore.
Al di fuori dei casi in cui la risarcibilità del danno è prevista esplicitamente dalla legge, qualunque fa o
doloso o colposo che cagioni un danno ingiusto obbliga a risarcire il danno (a picità dell’illecito civile
come clausola generale che obbliga il risarcimento danno).
Ciò non vale per quanto riguarda i rea , che vige la picità, ci deve essere un’ipotesi in cui
espressamente la legge prevede quel fa o come reato.
Elemen ogge vi del fa o illecito:
1. Il fa o (commissivo o omissivo)
2. Il danno ingiusto
3. Il rapporto di causalità tra il fa o e il danno.
Elemen sogge vi del fa o illecito
4. Il dolo
5. La colpa

IL FATTO
Consiste in un comportamento umano che può essere commissivo.
Esempio: Tizio colpisce Caio con un pungo oppure l’automobile sta Tizio investe il pedone Caio.
Consiste in un comportamento umano che può essere omissivo.
Esempio: Tizio proprietario di un edi cio, ome e di e e uare le opere necessarie per mantenerlo in
buono stato ed evitare che esso possa cagionare danni.
Il sogge o aveva l’obbligo di fare qualcosa che invece non fa.
Il fa o omissivo obbliga l’emi ente a risarcire e il danno cagionato per l’omissione solo se in capo ad
esso sussisteva un obbligo giuridico di a varsi.

IL DANNO INGIUSTO
Il danno è ingiusto quando va a ledere un interesse altrui meritevole di tutela secondo l’ordinamento
giuridico, ciò si veri ca quando:
1. È stato leso un diri o della personalità
Esempio: diri o all’integrità sica: qualora un sogge o sia rimasto ferito in un incidente stradale
oppure il diri o all’onore in caso di di amazione.

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All’inizio ingius zia del danno era uguale a lesione di un diri o assoluto (diri o della personalità o diri o
reale)
2. È stato leso un diri o reale.
Esempio: l’automobile di Tizio è rimasta danneggiata nell’incidente stradale provocato da Caio
oppure è stato costruito un edi cio in violazione di una servitù di non edi care.
Dai primi anni 70, comincia a dilatarsi nell’evoluzione giurisprudenziale la nozione di danno ingiusto e
cominciano a comprendere anche la lesione dei diri di credito (quindi, risarcibile ai sensi dell’ar colo
2043 c.c) (diri che sono diri rela vi e cioè diri prote solo nei confron di un determinato
sogge o). *
3. È stato leso il diri o al mantenimento o agli alimen dei familiari di una persona uccisa.
4. È stato leso l’altrui diri o di credito, impedendo de ni vamente l’adempimento dell’obbligazione
da parte del debitore. *
Esempio: l’uccisione di un calciatore lede il diri o alle sue prestazioni spor ve spe ante per
contra o alla società calcis ca.
Ma può esserci lesione di un credito anche qualora il fa o del terzo non abbia determinato
l’es nzione del rapporto obbligatorio, ma:
a. Abbia reso solo temporaneamente impossibile la prestazione.
Esempio: il lavoratore ferito in un incidente rimane temporaneamente invalido.
b. Abbia determinato l’inadempimento del debitore (cosidde o concorso nell’altrui
inadempimento). Il terzo può concorrere nell’inadempimento de debitore per esempio:
o Is gandolo a non adempiere
o Rendendosi partecipe dell’inadempimento
Esempio: prestanome che consente ad un imprenditore vincolato da un pa o di non concorrenza
di svolgere a vità vietata.
5. È stata lesa la libertà contra uale, in par colare quando un terzo con false informazioni ha
indo o taluno a concludere un contra o che altrimen non avrebbe concluso.
Esempio: il mutuante concede un pres to al mutuatario, dopo che un terzo gli ha fornito false
informazioni sulla sua solvibilità.
6. È stata lesa una situazione di fa o, in par colare quando:
o Venga ucciso un sogge o che provvedeva al mantenimento del proprio convivente.
o Si subiscano uno spoglio o turba ve nel possesso o nella detenzione quali cata.
7. È stato leso un interesse legi mo: danno derivante, cioè, dalla violazione, da parte della
pubblica amministrazione, di regole di comportamento poste nell’interesse generale, che solo
indire amente – e cioè di ri esso – tutelano l’interesse del privato.
Esempio: il danno subito da chi, illegi mamente, si vede negata l’autorizzazione allo svolgimento
di una data a vità professionale.
In conclusione, la nostra giurisprudenza è ormai orientata a riconoscere risarcibile non soltanto il danno
che si traduca nella lesione di un diri o sogge vo, assoluto o rela vo che sia, ma anche la lesione di
situazioni più sfumate e pur prote e dall’ordinamento, come situazioni di fa o, interessi legi mi.
Più in generale, è (oggi) danno ingiusto (cosidde o danno contra ius) ogni lesione di interessi che,
seppur non prote come diri o sogge vo, risul no comunque tutela dall’ordinamento.
A nché il danno sia ingiusto occorre inoltre che sia stato cagionato nell’esercizio di un diri o (cosidde o
danno non iure). È un danno gius cato.
Esempio: chi licenzia un proprio dipendente per giusta causa gli cagiona un danno, ma de o danno non
è ingiusto.
Il caso del danno arrecato nell’adempimento di un dovere (danno cagionato dal sogge o delle forze
dell’ordine, che privano un consociato della libertà personale in esecuzione di un ordine di arresto).

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La legge esclude espressamente l’ingius zia del danno quando esso è stato cagionato per:
• Legi ma difesa (l. N. 36/2019 e i suoi ri essi sull’art. 2044 c.c.)
• Stato di necessità
La legi ma difesa (art. 2044 c.c.)
Non è responsabile chi cagiona il danno per legi ma difesa di sé o di altri.
L’a vità di difesa:
• Può riguardare sia le persone che i beni (la rapina)
• Deve esserci il pericolo a uale (il pericolo futuro non gius ca il danno, perché rispe o ad un
pericolo futuro si può chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria). Un pericolo inevitabile e
non imputabile a colui che comme e il danno.
• Può consistere anche in una a vità di prevenzione (esempio: recinzione del conto con lo
spinato).
• Deve essere proporzionata all’o esa presente o temuta, la reazione deve essere proporzionata
all’o esa. Esempio: se un sogge o si introduce nel giardino di un altro sogge o che è una
proprietà privata, per rubare un fru o dall’albero o un pallone, il sogge o non può rispondere
sparandogli!
A riguardo è intervenuta la legge 36/2019, che ha modi cato la disciplina penalis ca e si ha qualche
ri esso anche civilis co con l’aggiunta di due commi all’ar colo 2044 c.c.
Il secondo comma fa riferimento all’ipotesi di intrusione in luogo privato e il caso in cui si u lizzi un arma
per rispondere all’aggressione.
Il terzo comma riguarda un eccesso di difesa rispe o all’o esa (si risponde con un’indennità,
determinata con equo apprezzamento dal giudice).
Stato di necessità (art. 2045 c.c.)
Quando chi ha compiuto il fa o dannoso vi è stato costre o dalla necessità di salvare sé o altri dal
pericolo a uale di un danno grave alla persona, e il pericolo non è stato da lui volontariamente causato,
né era altrimen evitabile, al danneggiato è dovuta un’indennità, la cui misura è rimessa all’equo
apprezzamento del giudice.
Pericolo di danno solo alla persona e non anche ai beni.
Esempi: il naufrago che per salvare la sua vita respinge gli altri che vorrebbero aggrapparsi al salvagente
o alla scialuppa che può reggere solo lui oppure l’automobilista, per evitare un frontale con mezzo
precedente in senso vietato, sterza verso destra e investe un pedone.
Di erenza tra legi ma difesa e stato di necessità:
Legi ma difesa: il danneggiante cagiona un danno ad un sogge o per reagire ad una pregressa
aggressione di questo.
Stato di necessità: si cagiona un danno perché costre dalla necessità di salvare sé od altri da un danno
grave alla persona.
IL RAPPORTO DI CASUALITÀ
Perché possa dirsi esistente il rapporto di causalità tra fa o e danno non basta che il danno sia una
conseguenza del fa o (casualità in senso naturalis co), ma occorre che il danno sia conseguenza
immediata e dire a del fa o (casualità in senso giuridico).
Se per esempio, Tizio viene inves to da Caio e rimane ferito, chiamano l’ambulanza e trasportano Tizio in
ospedale ma nel tragi o dal luogo del sinistro all’ospedale, scoppia un incendio e l’ambulanza esplode e
Tizio muore. In un o ca naturalis ca, a contribuire alla morte di Tizio hanno concorso sia il ferimento
che l’esplosione dell’ambulanza. Sono più fa anteceden che hanno provocato la morte.
Il criterio della casualità giuridica o della casualità adeguata, che ci aiuta a selezionare le pur possibili
cause e le pur possibili condizioni senza le quali l’evento non si sarebbe veri cato, quelle che ne sono
giuridicamente la causa è giuridicamente rilevan .
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Questo criterio di casualità giuridica (che opera a raverso a sua volta il criterio di casualità adeguata o
regolarità causale): una condo a si considera causa in senso giuridico (non in senso naturalis co) di un
determinato evento lesivo/danno, se sulla base di un giudizio ex ante – il danno ne risultava la
conseguenza prevedibile e inevitabile.
È causa in senso giuridico, quella e solo quella che sulla base delle regole di esperienza comuni, di quello
che regolarmente accade, si ponga come causa adeguata e idonea a cagionare quel determinato evento
dannoso.
Si può avere una causa che sia condi o sine qua non dell’evento dannoso, cioè senza la quale in senso
materiale e naturalis co, l’evento non si sarebbe prodo o (il ferimento di Tizio nell’incidente provocato
da Caio) ma non possiamo dire che quella causa sia adeguata a cagionare l’evento lesivo nella misura in
cui l’evento lesivo (nella specie la morte di Tizio) è una conseguenza non prevedibile e non inevitabile,
non immediata e non dire a di quel fa o.
La morte di Tizio, per successivo incidente dell’ambulanza o esplosione dell’ambulanza, non è
ricollegabile giuridicamente nella misura in cui l’evento morte non è conseguenza immediata e dire a,
prevedibile e inevitabile del ferimento per mano di Caio, ma questo è solo un antecedente che ha
contributo a concorrere l’evento ma non è esso stesso giuridicamente adeguato a produrre l’evento
lesivo, ovvero la morte di Tizio.
Altro esempio: Se Tizio viene ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito da Caio, e muore pochi
giorni dopo per le conseguenza delle ferite riportate, può darsi che la morte di Tizio sia stata causata da
Caio.
Se Tizio viene ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito da Caio e muore a causa in un incendio
scoppiato nell’ospedale, Caio risponde solo per le ferite e non per la morte. Il ferimento e il ricovero in
ospedale, infa , sono solo occasioni e non causa della morte di Tizio.

IL DOLO
Il fa o dannoso è stato posto in essere intenzionalmente dal suo autore. Questo non signi ca che si
volesse necessariamente l’evento dannoso, un conto è l’intenzionalità del fa o e una l’intenzionalità
dell’evento lesivo. Non è richiesto che il danneggiante, cioè l’autore del fa o illecito, ponga in essere
quella determinata condo a e quindi quella azione o omissione, proprio al ne di produrre l’evento
dannoso (dolo dire o). Basta che vi sia l’intenzionalità della condo a, indipendentemente dal fa o che
si volesse e e vamente l’evento lesivo.
Esempio: se siamo nel mezzo di una rapina, il rapinatore spara, ma non spara al ne di uccidere ma spara
solo per in midirlo. C’è la volontarietà della condo a (si è premuto il grille o) ma non lo si fa per
provocare la morte del rapinato, ma solo per spaventarlo.
Non è richiesto il dolo dire o, ma basta il dolo eventuale, cioè il danneggiante anche se non agisce per
provocare l’evento dannoso (morte del rapinato), si è rappresentato però quel possibile esito come
conseguenza possibile della sua condo a e ne acce a il rischio.
Non è neppure necessario il dolo, perché l’art. 2043 c.c, richiede il dolo o quantomeno la colpa.
Anche se ci sono dei casi eccezionali di illecito cosidde o essenzialmente doloso, che esiste quindi,
l’illecito solo nella misura in cui venga posto in essere con dolo (a emula vi).
Il dolo di cui parliamo ora, è dolo quale elemento psicologico del fa o illecito.
Altro è il dolo nello studio dei vizio del consenso che danno luogo ad annullamento del contra o, questo
dolo è ar ci e raggiri, come condo a che conduce il contraente in errore e lo determina a concludere
un contra o che altrimen non avrebbe concluso.

LA COLPA
L’evento dannoso non è voluto, ma è conseguenza di un comportamento negligente, imprudente,
imperito.
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Bisogna dis nguere tra:
• Colpa generica: ovvero, la mancanza di negligenza, prudenza e imperizia. È sempre mancanza di
regole, ma di regole che è ragionevole vengano rispe ate da un uomo coscienzioso.
- La negligenza è la mancanza di a enzione, per esempio: lascio la bombola del gas aperta e la
fuoriuscita provoca un’espulsione del palazzo in cui vivo.
- L’imprudenza è la mancanza di cautela, per esempio: appoggio sulla nestra un vaso con i ori
ma con il vento possono cadere sulla testa di una persona.
- L’imperizia è l’inosservanza di regole tecniche di una determinata a vità o di un determinato
esercizio professionale, per esempio: l’ingegnere che per mancanza di preparazione sbaglia a
impostare un determinato calcolo.

• Colpa speci ca: ovvero, l’inosservanza di leggi, regolamen , ordini, discipline. Cioè regole
speci camente de ate.
Esempio: regole del codice della strada.

Anche in termini di quantum risarcitorio bisogna fare una dis nzione:


Laddove l’inadempimento sia doloso allora va risarcito anche il danno che fosse imprevedibile al
momento in cui l’obbligazione è sorta (art. 1225 c.c.) se l’inadempimento è colposo il danno risarcibile è
solo il danno che è prevedibile al tempo in cui l’obbligazione è sorta.
Limitazione nel quantum di risarcimento del danno se è colposo mentre un aggravio se l’inadempimento
è doloso.
Tale dis nzione non opera nell’ambito della responsabilità extracontra uale.
È indi erente che l’illecito venga posto in essere con colpa o dolo ai ni del quantum debeato, il danno
va integralmente risarcito.
Il danno da risarcire è il danno integrale.
Per quanto riguarda gli oneri probatori, la colpa e il dolo del danneggiante devono essere prova dal
danneggiato. Mentre nella responsabilità contra uale, in termini di oneri probatori, è il debitore a dover
fornirei la prova che l’inadempimento è dovuto a impossibilità della prestazione sopravvenuto,
sogge va e non imputabile.
Art. 2046 c.c.: imputabilità del fa o dannoso
Non risponde delle conseguenze del fa o dannoso chi non aveva la capacità di intendere e di volere al
momento in cui lo ha commesso, a meno che lo stato di incapacità derivi da sua colpa.
Anche il minorenne risponde di fa o illecito, se può dirsi avere la capacità di intendere e di volere.
Non risponde l’incapace, a meno che si siano provocato lo stato in incapacità colposamente.
Esempio: Tizio, postosi alla guida della propria auto dopo essersi ubriacato, risponde del ferimento
cagionato a Caio, che è stato da lui inves to.

Lezione 22
RESPONSABILITÀ INDIRETTA
Sussiste quando del danno cagionato risponde non l’autore del fa o, ma un’altra persona.
Le ipotesi di responsabilità indire a sono:
1. Responsabilità dei sorveglian di incapaci (caso di responsabilità risarcitoria solo del
sorvegliante non responsabilità solidale in quanto l’altro sogge o è incapace, il sorvegliante si
sos tuisce e non si aggiunge)
2. Responsabilità dei genitori, dei tutori, dei prece ori e dei maestri d’arte

ART. 2047 C.C. DANNO CAGIONATO DALL’INCAPACE (=responsabilità dei sorveglian di incapace)

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In caso di danno cagionato da persona incapace di intendere e di volere, il risarcimento è dovuto da chi è
tenuto alla sorveglianza dell’incapace, salvo che provi di non aver potuto impedire il fa o (comma 1).
Esempio: la babysi er risponde per l’evento dannoso provocato dal bambino a datole.
Incapaci di intendere e di volere, sia minorenni che un maggiorenne interde o.
Sorveglian di incapaci sono anche asili, scuole, il convivente che si prende cura dei gli del partner.
Nel caso in cui il danneggiato non abbia potuto o enere il risarcimento da chi è tenuto alla sorveglianza,
il giudice, in considerazione delle condizioni economiche delle par , può condannare l’autore del danno
(l’incapace) a un’equa indennità (comma 2).
Il sorveglian di incapace, può liberarsi dalla responsabilità per fa o di incapace, ma è una prova
liberatorio piu osto onerosa perché deve provare (art. 2047 c.c.) di non aver potuto impedire il fa o.
Deve provare, di aver ado ato tu e le cautele appropriate in relazioni alle condizioni dell’incapace, al
suo stato, al luogo, ai vari pericoli.
ART. 2048 C.C. RESPONSABILITÀ DEI GENITORI, DEI TUTORI, DEI PRECETTORI E DEI MESTIERI D’ARTE
Il padre o la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fa o illecito dei gli minori non
emancipa o delle persone sogge o alla tutela, che abitano con essi (comma 1).
Il minorenne o l’interde o è capace di intendere e di volere!
Il presupposto è che vi sia la convivenza.
La responsabilità non si sos tuisce ma si aggiunge a quella del sogge o che comme e il fa o, in quanto
è capace di intendere e di volere.
I prece ori e coloro che insegnano un mes ere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fa o
illecito dei loro allievi e apprendis nel tempo in cui sono so o la loro sorveglianza (comma 2).
Regola par colare per quanto riguarda le scuole statali, perché in questo caso del danno che viene
cagionato da un alunno di scuola statale, risponde lo Stato. Il danneggiato può rivolgersi solo nei
confron dello Stato.
Dopodiché, lo stato potrà rivalersi nei confron del personale scolas co.
Le persone indicate nei commi preceden son liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non
aver potuto impedire il fa o (comma 3).
In par colare i genitori devono, secondo la giurisprudenza:
• Dimostrare di aver adeguatamente vigilato sui gli (qui non diversamente da quanto è a dirsi
rispe o ai gli incapaci di intendere e di volere ex art. 2047 c.c.)
• Dimostrare di aver impar to loro una idonea educazione (in quanto naturalmente capaci).

3) Art. 2049 c.c. – Responsabilità dei padroni e dei commi en


I padroni e i commi en sono responsabili per i danni arreca dal fa o illecito dei loro
domes ci e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibi .
Laddove vi è un rapporto di preposizione ecco allora che la norma trova applicazione. Il
preposto si trova so o potere di direzione e sorveglianza del proponente.
Esempio: il rapporto tra le stru ure ospedaliere e il medico/personale sanitario che opera
nella stru ura, oppure tra l’emi ente televisiva e il condu ore di una trasmissione.
La norma precisa che l’illecito di cui il padrone o commi ente risponde, seppur non sia un
illecito proprio ma commesso da altri, deve essere commesso nell’esercizio delle incombenze
a cui è adibito l’autore del fa o illecito. Cioè, si ri ene necessario e su ciente un nesso
cosidde o di occasionalità necessaria. Questo indipendentemente dal fa o che l’illecito sia
commesso nella esa a esecuzione delle istruzioni impar te dal preponente.
Anche questa è una responsabilità che si aggiunge a quella del preposto (responsabilità
solidale). Il danneggiato può rivolgersi al proponente o all’autore dell’illecito, cioè il preposto.
Non c’è prova liberatoria (negli altri prova liberatoria c’è ma è molto complessa).
È una responsabilità ogge va che prescinde da ogni rimprovero.
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Se il danneggiato chiede il risarcimento al prepotente, questo poi avrà azione di regresso nei
confron del preposto per chiedere l’intera somma che ha dovuto pagare nei confron del
danneggiato.
4) Art. 2054, comma 2, c..c – Circolazione di veicoli
Il proprietario del veicolo è responsabile in solido con il conducente, se non prova che la
circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà (esempio: l’auto gli era stata rubata).
Sono veicoli a circolare nel tra co e per esempio, se il veicolo da altri condo o è causa di un
sinistro, del sinistro risponde anche il proprietario del veicolo (diverso dal conducente) ma c’è
una prova liberatoria per il proprietario.
Egli deve provare che la circolazione è avvenuta contro la sua volontà. È una prova liberatoria
che la giurisprudenza rende piu osto onerosa perché non si accontenta che il proprietario
dimostri e provi che la circolazione è avvenuta senza il suo consenso (il glio di nascosto ha
rubato le chiavi ed è uscito con gli amici, provocando poi l’illecito) ma deve altresì provare
che la circolazione è avvenuta contro la sua volontà. Deve provare di aver ado ato tu e le
misure idonee a impedire la circolazione (se le chiavi erano inserite sulla por era dell’auto
non è liberato).
È una responsabilità solidale, il danneggiato può rivolgersi sia al proprietario che nei confron
del conducente e se si rivolge nei confron del proprietario, lui avrà poi azione di regresso nei
confron del conducente.
Se il conducente non può essere tenuto responsabile, neppure il proprietario lo sarà.

RESPONSABILITÀ OGGETTIVA
Sussiste quando un determinato sogge o risponde di un certo evento dannoso anche se non è in dolo,
né in colpa. Il che signi ca che la responsabilità ogge va si basa sulla sola esistenza del nesso di
casualità tra il fa o e l’evento dannoso.
Il legislatore ri ene su ciente la prova del nesso causale tra fa o e danno per imputare l’evento
dannoso al sogge o e non richiede il dolo e la colpa perché sono casi connota da una intrinseca
pericolosità dell’a vità che si esercita, o comunque, ciò e legato ad una società che è sempre più
industrializzata e quindi si basa sull’impegno di mezzi di produzione e di vita che sono fonte di pericolo
per le persone e i terzi (autove ure, impian industriali).
I casi di responsabilità ogge va sono:
• Responsabilità per l’esercizio di a vità pericolose
• Responsabilità per danno cagionato da cose in custodia
• Responsabilità per danno cagionato da animali
• Responsabilità per rovina di edi cio
• Responsabilità per la circolazione di veicoli

1) RESPONSABILITÀ PER L’ESERCIZIO DI ATTIVITÀ PERICOLOSE (ART. 2050 C.C.)


Chi cagiona danno ad altri nello svolgimento di un’a vità da potersi ritenere “pericolosa” o per sua
natura o per la natura dei mezzi adopera (esempio: fabbrica di fuochi d’ar cio, industria chimica,
produzione di farmaci, l’organizzazione di a vità spor ve come le gare di scii, le piste di go kart).
È tenuto al risarcimento del danno, se non prova di avere ado ato tu e le misure idonee ad evitare il
danno.
La responsabilità è per il sol fa o di esercitare un’a vità pericolosa (a vità di sua natura pericolosa o
per i mezzi adopera ).
Al di fuori dell’elenco delle a vità pericolose piche, si considerano tali anche tu e quelle a vità che
hanno una elevata possibilità di recare danno a terzi (a vità pericolose a piche).
È responsabile indipendentemente da dolo e colpa.
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La prova liberatoria consiste nel provare di aver ado ato tu e le misure di prevenzione dei rischi
possibili.
È una prova liberatoria che verte sulla prova di aver ado ato ogni misura e modalità di organizzazione
dell’a vità pericolosa a a a prevenire l’insorgenza di even dannosi.
Se nonostante ciò, l’evento si veri ca, allora sarà un evento imprevedibile e inevitabile e quindi, non c’è
un rapporto di casualità tra l’esercizio e il danno che si è prodo o ai terzi.
A livello giurisprudenziale, spesso la giurisprudenza non si accontenta che l’esercente a vità pericolosa
dimostri che nel caso concreto ha ado ato tu e le misure idonee a prevenire l’evento dannoso, ma gli
richiede qualcosa in più di posi vo, cioè la prova posi va del fa o che, in quanto imprevedibile,
eccezionale e inevitabile, sfugge completamente alla sfera di controllo dell’esercente medesimo.

2) DANNO CAGIONATO DA COSE IN CUSTODIA (ART. 2051 C.C.)


Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia.
Esempio: Tizio risponde del danno cagionato dal vaso caduto dal suo balcone, salvo che provi il caso
fortuito.
La prova liberatoria per il danno da cose in custodia, è diversa dalla prova liberatoria dall’esercizio di
a vità pericolose.
In questo caso, bisogna provare solo il caso fortuito e le cause ignote rimangono a suo carico.
Va considerato un altro aspe o, sempre a livello di diri o posi vo, che per il danno da cose in custodia, il
proprietario custode si libera se prova il caso fortuito, mentre nell’esercizio di a vità pericolose il caso
fortuito potrebbe non liberare (a livello di diri o vigente).
Per caso fortuito intendiamo per esempio il gasolio costudito nel serbatoio dell’impianto di
riscaldamento domes co, si risponde del danno cagionato dalla cosa (esplosione del serbatoio) a meno
che non si provi il caso fortuito, il fulmine che ha causato un cortocircuito.

3) DANNO CAGIONATO DA ANIMALI (ART. 2052 C.C.)


Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dai danni
cagiona dall’animale, sia che fosse so o la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito.
Esempio: il proprietario risponde del danno prodo o dal morso del cane fuggito.
Salvo che provi il caso fortuito.
Esempio: la catena cui il cane era legato è stata spezzata da un fulmine.

4) DANNO DA ROVINA DI EDIFICO (ART. 2053 C.C.)


Il proprietario di un edi cio o di altra costrizione è responsabile dei danni cagiona dalla loro rovina,
salvo che provi che questa non è dovuta a dife o di manutenzione o a vizio di costrizione.
Per liberarsi bisognerebbe dar la prova di aver ado ato tu e le misure idonee ad evitare il sinistro,
quindi la buona manutenzione dell’edi cio e la sua costruzione a regola d’arte.
Tu avia, la giurisprudenza richiede la prova o del fa o del terzo o della forza maggiore, di una causa
esterna che interrompe il nesso causale in quanto evento Imprevedibili, eccezionale, inevitabile che
sfugge a qualsiasi potere di controllo del proprietario.

5) CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI (ART. 2054 C.C.)


Il conducente del veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno prodo o a persone o a
cose dalla circolazione del veicolo, se non prova di avere fa o tu o il possibile per evitare il danno
(comma 1).
Esempio: di prova liberatoria: il pedone ha a raversato all’improvviso e nessun automobilista sarebbe
stato in grado di evitare l’inves mento. *

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Il conducente risponde indipendentemente dal fa o che gli possa essere mosso un rimprovero, egli
risponde anche se non è in colpa, quindi anche se ha ado ato una guida diligente.
Per liberarsi, deve aver fa o tu o quello che umanamente possibile per evitare il danno.
La giurisprudenza concede questa prova liberatoria in casi eccezionali come questo * o un malore
improvviso imprevedibile, oppure il bambino che lascia la mano del genitore e a raversa la strada.
La norma addossa la responsabilità al conducente anche per i vizi di costruzione, che di regola è fuori
dalla sfera di controllo del conducente.
La razio è quella di assicurare il tra amento di maggior favore alle vi me di circolazione stradale a
scapito di chi ha la proprietà sul veicolo.
Chiunque riceva un danno dalla circolazione dei veicoli, compreso il trasportato, può avvalersi di un
regime più favorevole di cui all’art. 2054 c.c.
Più favorevole, perché il danneggiato dovrebbe provare oltre che gli elemen ogge vi anche quelli
sogge vi dolo/colpa, invece in questo caso non deve provare dolo/colpa del danneggiante perché è un
caso di responsabilità ogge va che fa leva solo su nesso causale tra fa o e danno, salvo la prova
liberatoria prevista anche per il conducente.
In caso di scontro tra veicolo si presume, no a prova contraria, che ciascuno dei conducen abbia
concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli veicoli (comma 2).

Non bisogna pensare che i casi di responsabilità ogge va siano solo quelli codi ca , cioè quelli che
abbiamo tra ato sopra.
Oltre a tali casi espressamente codi ca , in realtà vi sono altri casi.
Come quello della responsabilità indire a del padrone e del commi ente che è riconducibile oltre che
ad un caso di responsabilità indire a anche ad un caso di responsabilità ogge va.
Ma fuori dal c.c, troviamo altre ipotesi di responsabilità ogge va per esempio vi è una legge datata che
è la legge n.1860/1962 che prevede un caso di responsabilità ogge va di danno da impianto nucleare, il
responsabile di danno alle persone o cose causato da un incidente nucleare risponde a prescindere dal
fa o che possa essere mosso un rimprovero in termini di colpevolezza, di dolo o colpa.
Ma è importante so olineare la disciplina del codice del consumo sul danno da prodo o dife oso art.
114 e ss e che è un caso di responsabilità ogge va.
Cioè, colui che subisca un danno per prodo o dife oso, può chiedere il risarcimento danno e al ne di
o enere il risarcimento danno non deve provare colpa o dolo del produ ore, perché è una
responsabilità che si basa sul nesso causale tra fa o e danno.
Il produ ore potrà liberarsi ma per liberarsi non potrà provare di essere stato senza colpa, cioè di essere
stato diligente, prudente e perito perché ciò presupporrebbe che si tra di una responsabilità colposa.
Invece non essendo una responsabilità colposa ma ogge va, il produ ore potrà liberarsi soltanto
provando la mancanza di nesso causale tra la commercializzazione del prodo o e l’evento dannoso.
Per prodo o dife oso si intende ogni bene mobile che venga messo in circolazione e che è dife oso in
quanto non o re la sicurezza che è lecito a endersi da quel prodo o, quindi non è un prodo o sicuro.
Il dife o può dipendere ora da un dife o di ideazione, concezione del prodo o e in questo caso tu gli
esemplari saranno dife osi.
Oppure può essere un dife o che a erisce al processo di fabbricazione, allora questo non implica che
tu gli esemplari saranno dife osi ma soltanto alcuni.
O ancora può dipendere da un de cit di informazioni fornite all’utente in ordine alle modalità di u lizzo
del prodo o.
È legi mato a chiedere tale forma di tutela è la persona sica, sia essa consumatore o u lizzatore
professionale che è esposta al rischio derivante da prodo o dife oso.
Esempio: la persona cui è scoppiata la ca e era tra le mani oppure al conducente la cui ve ura sia
uscita di strada.
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Il conducente può chiedere certamente il risarcimento del danno.
Lo stesso terzo danneggiato dalla circolazione dei veicoli può chiedere il risarcimento e sia al proprietario
che al conducente.
Il conducente agisce contro il produ ore in questo caso.
Il danneggiato può limitarsi a provare il fa o/danno e il nesso causale tra fa o e danno ma non il dolo e
la colpa.
Nello speci co deve provare il danno so erto e il dife o del prodo o.
Non il vizio di fabbricazione o proge azione, perché per l’utente sarebbe di cile individuarlo.
La vi ma del danno, non può chiedere il risarcimento di qualunque danno so erto ma solo del danno
alla persona e del danno a cosa diversa dal prodo o dife oso.
Vi è un termine di prescrizione di 3 anni e in ogni caso il diri o al risarcimento deve essere azionato
entro 10 anni da che il produ ore ha commercializzato il prodo o.
IL RISARCIMENTO DEL DANNO
Il risarcimento del danno è regolato dalle norme contenute agli ar . 2055 – 2059 c.c.
Laddove si veri chino i presuppos ogge vi o sogge vi ecco allora che nasce l’obbligazione risarcitoria.
Risarcire il danno consiste nel corrispondere una somma di denaro ma è possibile anche ricevere una
prestazione.
Quando abbiamo tra ato il danno, abbiamo assunto il danno cosidde o evento ossia lo abbiamo
quali cato come lesione di un interesse tutelato dall’ordinamento indipendentemente dal fa o che sia la
lesione di un diri o sogge vo assoluto o rela vo (contra ius), e altresì la componente nega va del
danno non iure cioè del danno non arrecato nell’esercizio del diri o, compongono nel loro insieme il
cosidde o danno evento.
Ora parliamo del danno conseguenza, cioè se il danno evento rappresenta un elemento cos tu vo del
fa o illecito che è necessario veri care a nché possa sorgere l’obbligazione risarcitoria, assunto che il
danno evento si sia veri cato bisogna vedere quale danno debba essere risarcito, ovvero il danno
conseguenza come ogge o dell’obbligazione risarcitoria.
Si passa dal danno evento (contra ius oppure non iure) e passiamo al danno conseguenza.
Se si sono veri ca tu i requisi del fa o illecito, quali danni devono essere risarci , qual è il danno
conseguenza?
Si parla in questo caso del sistema della responsabilità civile che è un sistema bipolare, nel senso che da
un lato vi è la risarcibilità del danno patrimoniale e dall’altra la risarcibilità del danno non patrimoniale.
Il danno patrimoniale è la lesione di interessi economici del danneggiato (lesione del patrimonio)
Il danno non patrimoniale è la lesione a interessi della persona che non hanno una connotazione
economica.
Esempio: Tizio viene inves to da Caio (lesione all’integrità sica). Tizio a seguito di questo fa o, che ha
tu i connota del fa o illecito, ovvero un fa o commissivo/omissivo rilevante, vi sia un nesso causale
tra fa o e danno evento, vi sia un danno evento e vi sia dolo o colpo oppure se responsabilità ogge va
via sia il nesso causale, può chiedere il risarcimento dal danno, sia patrimoniale che non patrimoniale.
Esempio di danno patrimoniale sono tu e le spese mediche o in farmacia che egli deve a rontare
oppure zio potrebbe essere impossibilitato a lavorare e quindi potrebbe perdere reddito.
Tizio può chiedere un danno non patrimoniale nella misura in cui questo illecito abbia leso interessi non
susce bili di una valutazione economica.
Esempio: se da quell’illecito Tizio ha subito un trauma o una so erenza, oppure una lesione permanente
tu o ciò va a comporre il danno non patrimoniale.
Sempre parlando di danno conseguenza bisogna precisare che il danno da risarcire è tale il danno che sia
conseguenza prevedibile e che sia una conseguenza immediata e dire a del fa o illecito che lo dice l’art.
2056 c.c che rinvia le norme sulla responsabilità contra uale nelle specie anche all’art. 1223 c.c, per cui

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anche in ambito della responsabilità extracontra uale è risarcibile solo il danno che sia conseguenza
immediata e dire a del fa o cioè il danno che sia la conseguenza normale e ordina del fa o illecito.
Nella responsabilità extracontra uale il danno conseguenza da risarcire è tu o il danno (sia quello
prevedibile che quello imprevedibile), indipendentemente dal fa o che l’illecito sia colposo o doloso.
In ambito di responsabilità contra uale il danno risarcibile è solo quelle prevedibile al momento in cui è
sorta l’obbligazione, il danno imprevedibile è risarcibile solo in caso di inadempimento doloso.
Vanno risarci tu i danni, nella responsabilità extracontra uale vi è un principio per cui il danno deve
essere riparato integralmente, cioè bisogna rime ere il danneggiato nella stessa situazione in cui si
trovava prima che si veri casse l’illecito.
Non può, però, avere di più di quanto necessario a ripris nare lo stato che aveva prima dell’illecito.
Cioè, la responsabilità extracontra uale, nella specie l’obbligazione risarcitoria ex deli o, deve
compensare ma non deve unire, il danneggiato non deve ricevere di più di quello stre amente
necessario a riparare il suo danno.
Non può o enere il danneggiato ex deli o un risarcimento più alto rispe o a quello che è stre amente
necessario a recuperare il suo stato prima dell’illecito, cioè non può o enere una prestazione ultra
compensa va.
Questo perché nel nostro ordinamento non sono ammessi i danni puni vi, che sono una sorta di ultra
risarcimento che non hanno la funzione di reintegrare lo stato del sogge o che ha subito l’illecito, ma
hanno una funzione sanzionatoria dell’autore che ha commesso l’illecito.
Tu avia, vi è qualche caso di danno puni vo norma vamente previsto è stato rintracciato in una legge
del 1948 n. 47 che nel caso di di amazione commessa con il mezzo della stampa prevede che la vi ma,
può chiedere oltre al risarcimento del danno una somma a tolo di riparazione (prestazione ultra
compensa va). C’è un’altra norma nel codice di procedura civile che l’art. 96/comma 3, che dice che la
parte che soccombe in un giudizio civile ma che abbia agito e resis to in giudizio con malafede o colpa
grave può essere condannata non solo al risarcimento del danno nei confron dell’altra parte ma anche
al pagamento di una somma che viene equita vamente valutata.
Vi è un caso di danno puni vo nell’art. 709 ter del codice di procedura civile, è una norma che contempla
il caso in cui un genitore si macchi di grave inadempienze (comme a di grave pregiudizio al minore)
in questo casi vi è la possibilità di un risarcimento del danno del genitore che si macchia di queste
inadempienze.
La corte di cassazione in una pronuncia recente a sezioni unite (n. 16.601 del 2017) ci dice che i danni
puni vi non sono completamente bandi dal nostro ordinamento ma occorrono dei corre vi:
1. Ci deve essere una espressa previsione di legge che li contempli.
2. Ci deve essere una sorta di proporzionalità tra la prestazione riparatoria e la prestazione puni va
(e tra la prestazione puni va e la condo a censurata).

Tipologie di danno
Come abbiamo già visto sono il:
• Danno patrimoniale: consiste nella perdita di un bene, nella perdita di valore di un bene a causa
del suo danneggiamento, nell’esborso di una somma di denaro, nel mancato guadagno.
Il danno si può appunto comporre di due elemen : il danno emergente e il lucro cessante.
In virtù del rinvio operato dell’art. 2056 c.c., anche nella responsabilità extracontra uale valgono
le regole per cui, se il fa o colposo del danneggiato ha concorso a cagionare il danno, il
risarcimento è diminuito secondo la gravità della colpa e l’en tà delle conseguenze che ne sono
derivate (art. 1227 c.c.).
• Danno non patrimoniale: art. 2059 c.c dice che il danno non patrimoniale deve essere risarcito
solo nei casi determina dalla legge. Vi è la picità del danno non patrimoniale.
- Morale
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- Biologico
- Esistenziale
I casi determina dalla legge (art. 2059 c.c.):
Per molto tempo l’unico caso determinato dalla legge per cui era ammesso il risarcimento del
danno non patrimoniale era quello di cui all’ar colo 185, comma 2, del codice penale.
Se l’illecito civile è anche un reato allora si che oltre al danno patrimoniale sarebbe stato
possibile risarcire il danno non patrimoniale.
In realtà, i casi di legge in cui la legge consente una risarcibilità del danno non patrimoniale sono
poi esplosi in una legislazione speciale che ha visto orire tante ipotesi di risarcimento del danno
non patrimoniale anche laddove l’illecito non fosse reato, si è andato oltre l’art. 185.
Alcuni esempi sono: il danno conseguente a vaccinazione obbligatoria, la legge da mancato
rispe o di una durata ragionevole del processo, i danni da illegi mo tra amento dei da
personali, i danni cagiona da espressioni sconvenien o o ensive impiega in a giudiziari.
La giurisprudenza ha fa o di più, ha allargato ulteriormente i casi in cui le leggi speciali
riconoscevano la risarcibilità del danno non patrimoniale.
La giurisprudenza ha de o anche che l’ar colo 2059 c.c, quando parla di danno non patrimoniale
risarcibile nei casi determina dalla legge, legge è anche la cos tuzione.
E quindi, bisogna considerare come norma che consente, come insieme di norme che consente la
risarcibilità del danno non patrimoniale anche la carta cos tuzionale.
La lesione di diri inviolabili della persona riconosciu dalla cos tuzione consente il risarcimento
del danno non patrimoniale (sia espressamente/posi vamente garan dalla cos tuzione che
quelli di nuova generazione che pur possono venire a galla e trovano copertura cos tuzionale di
cui all’art. 2 della cost).
Tu o ciò che è lesione di interessi che non sono riconducibili a valori cos tuzionalmente rilevan
il danno non patrimoniale non è risarcibile. Rimane la picità, oltre i casi di legge, la risarcibilità
del danno non patrimoniale non è ammessa.
La cassazione ha de o che la lesione deve essere seria e grave e vi deve essere un danno serio,
non solo un semplice fas dio.
Il danno non patrimoniale è possibile chiederlo non solo da parte della persona sica ma anche
dell’ente colle vo e delle persone giuridiche e questo perché: all’inizio il danno non patrimoniale
veniva fa o coincidere con il danno morale sogge vo, cioè con il turbamento d’animo, l’ansia e il
dolore che l’illecito aveva provocato e questo è fa o risalire a solo una persona sica.
Poi, in realtà, il danno non patrimoniale è stato le o come ben altro e ben oltre il danno morale
sogge vo e cioè anche come danno biologico e danno esistenziale.
o Il danno morale sogge vo: è la so erenza subita dal sogge o (deve essere transeunte,
altrimen integra danno psichico, sub specie di danno biologico).
Ai sensi dell’art. 2059, e della riserva di legge in esso contenuta, lo si risarciva solo se lo
fa o illecito fosse anche reato (come de o sopra). Poi la giurisprudenza (consulta e
cassazione) ha estero l’area della risarcibilità del danno non patrimoniale (e nella specie
del danno morale) oltre le fa specie di reato, purché in presenza della lesione di interessi
cos tuzionalmente rilevan (invero, anche la cos tuzione soddisfa, e la soddisfa al
massimo grado, la riserva di legge di cui all’art. 2059 c.c.) TUTTO QUESTO È SCRITTO
SOPRA!
o Danno biologico: si tra a sempre di un danno alla persona. Si risarcisce la lesione
dell’integrità psico- sica della persona, cioè la perdita della capacità della persona di
provvedere a sé stesso (e non la perdita della capacità di produrre reddito, perché
eventualmente in questo caso si parla poi di danno patrimoniale).

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o Danno esistenziale: si tra a sempre di un danno alla persona. Consiste in una perdita
della prospe va di una vita serena, oppure in una perdita che incide in maniera
irreparabile sulla vita della persona. Sono le ripercussioni nega ve sulla sfera relazionale
(esistenziale).
Tu e queste voce le chiamiamo come voci descri ve perché la giurisprudenza ha insis to sul
fa o che il sistema della responsabilità extracontra uale è un sistema bipolare, danno
patrimoniale da un lato e danno non patrimoniale da un altro.
Se viene approvato il se (l’an) il diri o al risarcimento, poi sul quantum debeato è poi il
giudice che provvede ad una valutazione in via equita va, aiutato da una serie di tabelle che il
legislatore è intervenuto a predisporre.

2 modalità di risarcimento:
O per equivalente (cioè una somma di denaro per compensare il pregiudizio) oppure in forma speci ca
(che consiste nella rimozione dire a del pregiudizio)

Risarcimento in forma speci ca (art. 2058 c.c.)


Il danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma speci ca, qualora sia in tu o o in parte possibile
(comma 1).
Esempio: se l’auto di zio è stata danneggiata da Caio in un tamponamento, Tizio può chiedere che
venga riparata a spese di Caio.
Il giudice potrebbe amme ere il risarcimento solo per equivalente, in tu i casi in cui l’integrazione in
forma speci ca risul o impossibile, oppure eccessivamente onerosa per il debitore.

RESPONSABILITÀ EXTRACONTRATTUALE
Incombe sul danneggiato l’onere di provare:
• Il danno subito
• Il fa o che ha causato il danno
• Il rapporto di casualità tra fa o e danno
• Il dolo o la colpa del danneggiante, a meno che non si tra di responsabilità ogge va in quel
caso deve provare il nesso causale tra fa o e danno.
Ha un regime più favorevole in quanto ha la possibilità di risarcire anche il danno imprevedibile anche
laddove non vi sia dolo.
L’azione per il risarcimento dei danni da responsabilità per fa o illecito si prescrive nel termine di:
5 anni dal giorni in cui il fa o si è veri cato.
Due anni se il danno è prodo o dalla circolazione di veicoli.
In un tempo maggiore variabile da caso a caso nell’ipotesi in cui il fa o venga considerato reato dalla
legge penale.
Ques dis nguono la responsabilità extracontra uale da quella contra uale.
Nella responsabilità contra uale gli oneri probatori sono:
• Il creditore deve provare il tolo cos tu vo del suo diri o
Allegare l’inadempimento
Provare il danno di cui chiede il risarcimento e il nesso causa tra inadempimento e danno
• Il grosso dovrà poi farla il danneggiante, il debitore che dovrà provare di aver eseguito
corre amente la prestazione, che non c’è inadempimento o che c’è ma è dovuto da impossibilità
sopravvenuta della prestazione a lui non imputabile ai sensi dell’art. 1218 c.c.

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Vale nel nostro ordinamento il principio del concorso tra responsabilità contra uale e responsabilità
extracontra uale, cioè il danneggiato che sia vi ma di un inadempimento, ma allo stesso tempo quel
fa o di inadempimento sia fa o illecito può scegliere se agire in via contra uale o extracontra uale a
seconda del regime che riterrà più conveniente.
Esempio: un sogge o ferito nell’esecuzione di un contra o di trasporto, è sia inadempimento
contra uale o anche fa o illecito dove viene leso il bene integrità sica.

La dis nzione tra le due è che la responsabilità contra uale fa leva su l’inadempimento di
un’obbligazione già esistente, la responsabilità extracontra uale sanziona un fa o illecito che è esso
stesso fonte di un’obbligazione non vi è un’obbligazione preesistente ma è il fa o illecito che da vita
all’obbligazione.

Lezione 23
ALTRI ATTI O FATTI IDONEI A PRODURRE OBBLIGAZIONI
Le obbligazioni possono nascere da (art. 1173 c.c.):
1) Conta o: esempio: obbligazione di pagare il prezzo del bene acquistato nel contra o di vendita.
2) Fa o illecito: obbligazione di risarcire il danno cagionato
3) Ogni altro a o o fa o idoneo a produrle in conformità all’ordinamento giuridico: esempio:
promessa al pubblico, arricchimento senza causa.
Ogni altro a o (rispe o al contra o) e ogni altro fa o (rispe o al fa o illecito).
Gli altri fa idonei a produrre obbligazioni sono fa , quindi ad is tu che presentano un’analogia con il
fa o illecito, e l’analogia è che l’obbligazione sia per il fa o illecito che per ques altri fa , sorge
indipendentemente dalla volontà dell’obbligato.
Ogni altro a o, il rifermento è agli a unilaterali.
L’analogia tra gli altri a e il contra o: come i contra anche gli a unilaterali sono dichiarazioni di
volontà (negozi giuridici), rispe o ai contra sono a di una sola parte, basta la dichiarazione di volontà
di una sola parte a nché si produca l’obbligazione.
Non tu gli a unilaterali, però, sono produ vi di obbligazioni.
La di erenza tra gli a e il contra o: è che mentre nei contra occorre la dichiarazione di volontà
concorde di due o più par , per quanto riguarda gli a unilaterali basta la dichiarazione di volontà di una
sola parte a nché si produca un obbligazione.
Agli a unilaterali tra vivi aven contenuto patrimoniale, dice l’art. 1324 c.c., si applicano le norme sui
contra in quanto compa bili.
Ci si riferisce alle promesse unilaterali, un sogge o (promi ente) si obbliga ad eseguire una determinata
prestazione per il solo fa o di averla promessa e cioè indipendentemente dall’acce azione del
des natario di quella prestazione.
L’obbligazione sorge per e e o di una dichiarazione di volontà di una sola parte, indipendentemente
dall’acce azione del sogge o a favore della quale quella parte si obbliga ad eseguire la prestazione.
Però, a nché un a o unilaterale possa produrre obbligazione, nella specie a nché una promessa
unilaterale possa produrre obbligazione, deve rientrare nei casi previs dalla legge.

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Non sono permesse promesse a piche, mentre i contra sono una categoria aperta quindi, le par
possono concludere contra pici ma la libertà contra uale può spingersi a contemplare contra
a pici, mentre le promesse unilaterali possono produrre e e obbligatori solo nei casi previs dalla
legge (art. 1987 c.c.).
Le promesse unilaterali sono fon di obbligazione solo nei casi di legge, al di fuori dei casi di legge non
sono vincolan , salvo il regime dell’obbligazione naturale per cui il promi ente adempie
spontaneamente e a quel punto non può chiedere indietro quanto eseguito, ma se non adempie
spontaneamente non vi sarà azione per pretendere quella prestazione da parte del des natario a cui era
rivolta.
I casi di legge in cui le promesse unilaterali siano fonte di obbligazione:
1) Promessa al pubblico (art. 1989 e ss c.c.) esempio: Tizio prome e di ricompensare con 300 euro,
colui che ritroverà un ogge o smarrito oppure colui che ritroverà l’animale d’a ezione di Tizio.
Sono casi in cui la promessa è fa o al pubblico, cioè è rivolta a des natari indetermina , tan
sogge o sono astra amente susce bili di venirsi a trovare nella condizione di ritrovatore, avrà
poi diri o alla prestazione colui che materialmente andrà a compiere l’azione dedo a nella
promessa, colui che ritrova l’ogge o o l’animale.
È vincolante la promessa al pubblico, già nello stesso momento in cui viene resa all’esterno.
Tu avia, è revocabile ma solo per giusta causa.
Esempio: se l’animale torna da solo a casa, senza bisogno che nessuno lo trovi, chiaramente non
ha più senso richiedere la prestazione del ritrovamento al pubblico e correla vamente
prome ere la somma a chi avrà ritrovato qualcosa che è già stata trovata.
Rimane e cace per un anno, a meno che non sia previsto dal promi ente un termine diverso.
Non bisogna confondere la promessa al pubblico con la proposta al pubblico.
Una è una promessa unilaterale fonte di obbligazione (promessa al pubblico) e produce e e o
obbligatorio per il sol fa o di essere resa all’esterno dal suo autore e vincolante
indipendentemente dall’acce azione dell’altro. La proposta al pubblico o o erta al pubblico,
invece, è una proposta di contra o, quindi per divenire vincolante richiede l’acce azione
dell’oblato. È revocabile nché l’acce azione dell’oblato non sia portata a conoscenza del
proponente.
Ci sono is tu che sono in una zona di con ne, se sono promesse unilaterali fon di obbligazioni oppure
se abbiano diversa natura, nella specie dichiarazioni di scienza con e cacia solo processuale.
Prevale l’opzione interpreta va che le vede come dichiarazioni di scienza con e cacia processuale.
Si parla della promessa di pagamento e la ricognizione di debito.
Ovvero, prome o di pagare 100 a Tizio ma non risulta la causa in virtù della quale un sogge o è debitore
di un altro (vedi pagina 70).
Non sono promesse unilaterali fon di obbligazioni e cioè non si obbliga il promi ente ad adempiere un
nuovo debito (un debito che vada a sorgere solo a par re dal momento della promessa di pagamento o
della ricognizione di debito) ma sostanzialmente si va a riconoscere l’esistenza di un debito preesistente.
Ricapitolando:
Promessa di pagamento e ricognizione di debito sono dichiarazioni unilaterali, sono sicuramente a
rece zi, ovvero rivol ad un des natario determinato ed e caci nella misura in cui siano porta a
conoscenza di quel des natario e non hanno l’e cacia sostanziale di far sorgere l’obbligazione ma hanno
l’e e o di provare di essere debitori in virtù di un tolo preesistente e hanno un’e cacia solo sul piano
processuale, di dispensare colui nel quale sono fa e dall’onere di provare il rapporto fondamentale.
Gli altri fa producono obbligazioni indipendentemente dalla volontà dell’obbligato, a contrario dei
contra che producono obbligazioni per e e o di una dichiarazione di volontà.
Gli altri fa , diversi dal fa o illecito, idonei a produrre obbligazione secondo l’ordinamento giuridico
sono:
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1) Ges one di a ari altrui: è il fa o in virtù del quale, un sogge o senza esservi obbligato, in
quanto non è stato s pulato alcun contra o di mandato, comincia a provvedere agli interessi
altrui perché altri è impossibilitato a provvedere autonomamente.
Un sogge o si fa carico di a ari altrui laddove il diri o interessato non può provvedere.
A ari altrui come: compiere contra con terzi oppure eseguire a materiali (riparazione di un
immobile).
È necessario che non vi sia opposizione del dire o interessato alla ges one di a ari altrui.
I presuppos a nché tale is tuto possa produrre obbligazione sono:
- Il fa o che vi sia un impedimento del dire o interessato di provvedere ai propri interessi, che
derivi da cause con ngen o persisten non rileva.
- La spontaneità da parte del gestore che comincia ad occuparsi degli a ari altrui senza essere
obbligato.
- Che non ci sia l’opposizione del dire o interessato, altrimen questo is tuto non si applica
La ges one di a ari altrui è fonte di due obbligazioni:
o L’obbligazione di dover con nuare l’opera (dal lato del gestore, colui che inizia ad
occuparsi di a ari altrui), egli è tenuto a con nuare l’opera secondo le norme del
mandatario (come se ci fosse un mandato).
o L’obbligazione di adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunto in suo nome, nel
caso in cui il gestore abbia agito in suo nome, perché potrebbe o agire in nome proprio
(quindi, il gestore agisce in suo nome e non dell’interessato, l’obbligazione che deriva a
carico del gerito, è quella di tenere indenne il gestore delle obbligazioni assunte per conto
del gerito ma in nome proprio) oppure agire in nome del sogge o interessato (in tal caso,
sorge a carico del gerito, l’obbligazione di adempiere le obbligazioni che il gestore ha
assunto in suo nome).
Obbligazione in questo caso sorge, logicamente, a carico del sogge o interessato.
o L’obbligazione di rimborsare le spese che il gestore abbia dovuto sostenere in questo
a vità di ges one degli a ari altrui.
Se il gerito ra ca la ges one altrui, allora si producono gli e e di un contra o di mandato
e a quel punto il gestore avrà diri o a ricevere un compenso per l’opera svolta (art. 2028 ss
c.c.)
2) Pagamento di indebito: è l’esecuzione di una prestazione non dovuta che fa sca are
l’obbligazione di res tuire ciò che si è indebitamento ricevuto e correla vamente fa sorgere il
diri o di ripetere, di chiedere indietro, di o enere la res tuzione di quanto si è indebitamente
dato.
Si dis ngue tra:
- Indebito ogge vo: quando il pagamento, l’adempimento, non ha ogge vamente alcuna valida
gius cazione. Quando una prestazione è eseguita in preteso adempimento di un contra o che
successivamente viene dichiarano nullo o annullato o di cui viene pronunciata la risoluzione o
dichiarato ine cace. Questo a prescindere dal fa o che sia stato adempito da una sola parte o da
entrambe le par , chi ha indebitamente eseguito un contra o nullo, risolto o dichiarato
ine cace ha diri o di ripetere, di chiedere indietro quanto ha indebitamente pagato o
consegnato.
L’altra parte, colei che ha ricevuto la prestazione, è obbligata a res tuire. Fa sorgere quindi
l’obbligazione di res tutore ciò che si è indebitamente ricevuto e fa correla vamente sorgere il
diri o di ripetere (diri o di o enere indietro la prestazione).
Esempio: vendita da Tizio a Caio, vendita che poi viene dichiarata nulla. Il venditore (Tizio) ha
diri o di o enere indietro la cosa che aveva consegnato a Caio e correla vamente Caio è
obbligato a res tuire la cosa che zio gli aveva consegnato e Caio avrà diri o a che Tizio li
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corrisponda indietro il prezzo che Caio ha pagato e correla vamente Tizio è obbligato a res tuire
la somma che Caio aveva pagato a tolo di corrispe vo.
Se Caio ha alienato la cosa a terzi, non può res tuire la cosa che non ha più nella sua
disponibilità, ma l’art. 2038 c.c, prevede che egli debba res tuire il corrispe vo ricevuto dal terzo
oppure corrispondere il valore della cosa, a secondo che Caio fosse in buona o mala fede.
Tu avia, ci sono due casi in cui il diri o di ripetere ciò che si è indebitamente pagato viene meno,
cioè non sussiste il diri o di ripe zione di quanto si è indebitamente pagato:
o Obbligazioni naturali: sono quei dovei solo morali o sociali che la generalità dei consocia
sente come doverosi da adempiere ma non vi è una norma di legge che esige di
adempire. La disciplina è quella per cui il sogge o non è obbligato a eseguire quella
prestazione perché non vi è alcuna norma che esige di adempierla. L’altra parte non ha
azione di adempimento, tu avia, se il sogge o sente quel dovere come dovere morale e
sociale da adempiere seppur non derivante da una norma di legge, quell’adempimento
spontaneo ha un e e o, ovvero l’e e o di solu reten o, cioè l’e e o di impedire di
chiedere indietro la prestazione. Chi ha eseguito un’obbligazione naturale non può
ripetere, cioè non può chiedere indietro ciò che ha dato.
Alcuni esempi sono: il pagamento dei debi di gioco, di scommesse, il pagamento di
debi es n per prescrizione, la riparazione del danno arrecato per legi ma difesa.
Non vanno confuse con le liberalità, perché queste sono cara erizzate dal fa o che il
sogge o pone in essere sa di non esservi tenuto, mentre chi adempi un’obbligazione
naturale lo fa nella convinzione di esservi tenuto (per dovere morale e sociale).

o Pagamento, adempimento di un contra o illecito in quanto contrario al buon costume:


l’art. 2035 c.c., dice che chi ha eseguito un contra o illecito non può ripetere ciò che ha
dato. La deroga è prevista se il contra o è nullo per contrarietà al buon costume, in tal
caso non vi è azione di obbligazione.
Esempio: il candidato alle elezioni il quale abbia pagato il voto dell’ele ore oppure la
persona che ha pagato la pros tuita, non possono chiedere la res tuzione di quanto
hanno pagato adducendo la nullità del contra o.
Questo sul presupposto che chi ha eseguito quel contra o illecito lo abbia eseguito per
uno scopo che anche da parte sua cos tuisca o esa al buon costume.
La ripe zione è ammessa quando a scopo contrario al buon costume non è comune ma è
solo dell’altra parte. Potrà agire per la ripe zione chi, per esempio, per salvare la vita ad
un parente vi ma di un sequestro di persona, abbia ceduto all’estorsione e pagato il
risca o. Da parte di tale persona non vi è lo scopo contrario al buon costume.
Naturalmente è sempre l’ambito di un contra o nullo. Comunque non vi sarà l’azione in
giudizio per l’adempimento, tu avia, se il sogge o abbia comunque eseguito la
prestazione, pur non essendo tenuto perché il contra o era nullo, non ha diri o di
ripetere.
- Indebito sogge vo: un debito esiste ma è stato pagato per errore scusabile da una persona
diversa da colui che era tenuto (persona diversa dal debitore).
Un errore che non poteva essere evitato con la normale diligenza, chi adempie, adempie
credendo che il debito sia a suo carico mentre in realtà è a carico di altri. Il debito esiste ma viene
pagato da chi non era tenuto a pagarlo.
Esempio: Tizio si crede proprietario di un appartamento in un condominio e come tale paga
all’amministratore del condominio la quota a suo carico rela va all’uso delle par comuni
all’edi cio. Caio conviene (cita) in giudizio Tizio e o ene una sentenza che dice che Caio è il

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proprietario dell’appartamento, quindi Tizio ha pagato all’amministratore del condominio un
debito che in realtà è di Caio.
Il diri o di ripe zione è ammesso nel caso in cui l’errore fosse scusabile.
Se, invece, era un errore inescusabile con l’uso della normale diligenza allora la ripe zione è
esclusa. Chi ha ricevuto ha diri o di tra enere e chi ha pagato non ha diri o di chiedere indietro
il denaro, tu avia il solves subentra nei diri del creditore (dell’amministratore) verso il vero
debitore (verso Caio) e chiederà al vero debitore il rimborso di ciò che ha erroneamente pagato
in sua vece.
3) L’arricchimento senza causa: senza alcuna gius cazione si veri ca tra due sogge o uno
spostamento patrimoniale tale per cui un sogge o subisce un danno e l’altro correla vamente si
arricchisce. È un fenomeno per cui all’arricchimento di un sogge o corrisponde l’impoverimento
di un altro sogge o.
Per esempio, un sogge o u lizza un bene altrui senza pagare un corrispe vo, oppure si avvale di
un servizio d altri prestato senza pagare un corrispe vo, correla vamente l’altro sogge o non
può u lizzare il proprio bene oppure rende al primo un servizio senza essere remunerato.
Questo arricchimento è un senza causa, manca una causa che gius chi questo spostamento
patrimoniale che fa arricchire uno e danneggia l’altro.
Non vi è un contra o in virtù del quale può veri carsi questo spostamento patrimoniale, così
come non vi è un altro a o o fa o che fa sorgere l’obbligazione da parte di un sogge o nei
confron dell’altro e il correla vo arricchimento dell’uno nei confron dell’altro.
Esempio: Tizio che si crede proprietario della cosa di Caio, la usa in buona fede e magari la cosa è
consumabile e la consuma pure. Cagiona un danno a Caio che non può usare la cosa e, anzi, la
cosa viene consumata ma non può dirsi che Tizio abbia commesso un fa o illecito e che dunque
deve risarcire il danno perché non ha agito con colpa o dolo.
Altro caso, il caso della avulsione: art. 944 c.c., è un modo di acquisto della proprietà ed è un
fa o naturale. La corrente stacca da un fondo e trasporta più a valle una parte considerevole di
suolo, chi ha ricevuto l’incremento ne diventa proprietario ma deve un’indennità all’altro
proprietario. In questo caso il proprietario del fondo a monte (il danneggiato) , non ha un’azione
verso il proprietario del fondo a valle, seppur quest’ul mo si sia arricchito a suo danno, ma non
ha un’azione a tolo di prezzo di vendita perché non c’è un contra o di vendita e non ha
un’azione in base ad un fa o illecito perché nessun fa o illecito può essere a ributo al
proprietario del fondo a valle, essendo un fa o naturale per cui egli acquisisce una maggiore
estensione ai suoi con ni.
In questo caso, si veri ca uno spostamento patrimoniale da un sogge o all’altro, un
arricchimento dell’uno e un impoverimento dell’altro sine causa, senza che vi sia una
gius cazione patrimoniale.
Questo fa o, è un fa o produ vo di una speci ca obbligazione, ovvero, chi si è arricchito senza
causa a danno di un altro deve indennizzarlo, cioè è tenuto nei limi dell’arricchimento ad
indennizzarlo della correla vamente diminuzione patrimoniale (art. 2041 c.c.).
È un’azione generale, ovvero, la si può esercitare in una serie illimitata di ipotesi e sussidiaria,
ovvero, è esperibile solo quando il danneggiato non può esercitare alcun altro rimedio, per
ricevere un indennizzo del pregiudizio subito (non ha altri strumen .
Un’ulteriore obbligazione, è quella per cui se l’arricchimento gius cato è consis to nell’usare
una cosa determinata, produce l’obbligazione di res tuire la cosa in natura, laddove possibile.

I BENI (ARTT. 810 SS.C.C.)


Nozione: il diri o si occupa delle cose solo in quanto esse siano materia di possibile con i o tra gli
uomini.
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Sono beni, per il codice civile, le cose che l’uomo aspira a fare proprie, a fare ogge o di un proprio diri o
che escluda gli altri della loro u lizzazione.
Sono beni le cose che possono formare ogge o di diri .
Ci fa escludere:
• Le cose comuni a tu (res communes omnium): cose che appartengono a tu e che la natura
o re, se non in quan tà illimitata, certamente in quan tà in nitamente superiore ai bisogni
dell’uomo (esempio: o le, aria, acqua del mare). Non sono neppure, propriamente, beni, stando
alla de nizione di cui all’art. 810 c.c., per cui è bene ciò che possa essere ogge o di diri
(susce bile di appropriazione).
Mentre le cose in quan tà limitata (esempio: terre fer li, giacimen di minerali), su questo cose gli
uomini hanno interesse a stabilire un rappor di appartenenza che riservi loro l’u lizzazione
impedendola ad altri.
Si dis ngue tra:
• Beni in patrimonio, beni di proprietà di qualcuno
• Beni di nessuno (res nullius): beni che non hanno alcun proprietario pur potendo averlo.
Esempio: le cose abbandonate
Altra classi cazione:
• Beni materiali: sono i beni che si connotano per la loro idoneità ad essere percepi con i sensi.
Le energie si considerano beni mobili (materiali) le energie naturali che hanno un valore
economico.
• Beni immateriali: non vi è questa idoneità ad essere percepi con i sensi o con gli strumen
materiali.
Esempio: il credito, le quote di società, strumen nanziari, i da personali, le banche da , le
opere dell’ingegno, le opere scien che e dida che, musicali, la di a, l’insegna, il marchio, le
invenzioni, il know how.
Dis nzione tra beni (art. 812 c.c.)
• Beni immobili: il suolo, le sorgen , i corsi d’acqua, gli alberi, gli edi ci e le altre costruzioni anche
se unite al suolo a scopo transitorio, e in genere tu o ciò che naturalmente o ar cialmente è
incorporato al suolo.
• Beni mobili: tu gli altri beni.
Tale dis nzione fra beni mobili e immobili è rilevante ai ni:
• Della disciplina degli a di straordinaria amministrazione compiu senza il necessario consenso
dell’altro coniuge in regime di comunione legale (art. 184 c.c.)
• Dell’acquisto a tolo originario di beni mobili e immobili (legge di circolazione) (ar . 1153 – 1158
c.c.)
• Della forma scri a richiesta a pena di nullità nei contra immobiliari (art. 1350 c.c.)
• Della pubblicità mediante trascrizione nei registri immobiliari (art. 2643 c.c.).
I beni mobili iscri in pubblici registri (art. 815 c.c.):
Sono sogge alle disposizioni che li riguardano e, quanto alla legge di circolazione – ossia le norme che
regolano il passaggio di proprietà del bene dall’uno all’altro sogge o – sono assimila ai beni immobili.
Per il resto, sono sogge alle disposizioni rela vi ai beni mobili (art. 815 c.c.).
Universalità di mobili (art 816 c.c.):
Pluralità di cose che appartengono alla stessa a persona e hanno una des nazione unitaria (esempio:
biblioteca, collezione di quadri, gregge).
Un’ulteriore dis nzione tra beni di consumo e beni produ vi :
• Beni di consumo: cose che soddisfano dire amente i bisogni umani (esempio: beni di consumo,
come alimen , indumen ).

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Beni produ vi: cose che soddisfanno indire amente i bisogni e servono a creare altri beni, a
loro volta idonei a soddisfare bisogni umani (esempio: strumen per la col vazione, macchine
industriali).
La dis nzione tra beni fungibili e beni infungibili:
I primi appartengono ad un genere (de anche beni di genere) all’interno del quale ogni bene è
indi erentemente sos tuibile con altri (esempio: il denaro, le copie di un medesimo libro).
Invece, i secondi (de anche beni di specie) sono quelli che esistono in un unico esemplare (opera
d’arte, immobili, appartamen ).
Anche de :
• Beni di genere: appartenen ad un genere all’interno del quale ogni bene è indi erentemente
sos tuibile con altri (cosidde cose fungibili) come il denaro. Sono presi in considerazione in
rapporto a peso, numero, misura. Non basta il consenso, ma è necessaria l’individuazione.
Il genere non perisce mai e l’obbligazione di consegnare cose di genere non può mai divenire
ogge vamente impossibile.
• Beni di specie: esistono in un unico esemplare (esempio: opera d’arte) o, comunque, presentano
propri cara eri dis n vi (esempio: immobili). Sono presi in considerazione in rapporto alla loro
iden tà.
La dis nzione tra beni consumabili e beni inconsumabili:
I primi sono quelli che si es nguono per l’uso (esempio: gli alimen , il carburante).
I secondi sono i beni che consentono un uso ripetuto nel tempo, anche se l’uso può deteriorarli
(esempio: autove ure).
L’usufru o non è concepibile rispe o ai beni consumabili, ma vi è la predicabile del quasi usufru o.
Dis nzione tra fru naturali e fru civili (ar . 820 – 821 c.c.)
I fru naturali: provengono dire amente dalla cosa, eventualmente con il concorso dell’opera
dell’uomo (esempio: i prodo agricoli).
Finché non avviene la separazione, formano parte integrante della cosa, si che gli a giudici (esempio: la
vendita) aven ad ogge o la cosa “madre” comprendono automa camente anche i fru penden .
Prima della separazione si può disporre di essi come cosa mobile futura.
Con la separazione divengono cosa a se stante, e indipendentemente da chi ne abbia a uato la
separazione essi appartengono al proprietario della cosa madre (salvo che spe no ad altri, per esempio,
in virtù del diri o di uso e di usufru o).
Ulteriore dis nzione tra beni presen (beni già esisten in natura) e i beni futuri (non sono ancora
presen in natura ma sono susce bili di venire in esistenza, esempio: la casa proge ata dall’archite o
ma non ancora costruita oppure i fru di un albero).
I fru civili: si ritraggono dalla cosa come corrispe vo del godimento che altri ne abbia (esempio:
interessi dei capitali, corrispe vo delle locazioni. Si acquistano giorno per giorno, in ragione della durata
del diri o.

Le per nenze (art. 817 c.c.)


Sono per nenze le cose, mobili o immobili, des nate in modo durevole a servizio o ad ornamento di
un’altra cosa, mobili o immobile.
La des nazione può essere e e uata dal proprietario della cosa principale o da chi ha un diri o reale
sulla medesima.
Esempi:
- Il parabrezza di una moto è una cosa mobili a servizio di un’altra cosa mobile.
- L’an furto di un’auto
- La statua di un giardino (per nenza ad ornamento di una cosa)
- Le scialuppe della nave
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- Il garage di una cosa mobili
Questo vincolo è espresso dal proprietario o da chi ha il diri o reale sulla cosa.
Regime delle per nenze (art. 818 c.c.): gli a e i rappor giuridici (i contra ) che hanno per ogge o la
cosa principale comprendono anche le per nenze, se non sono espressamente escluse.
Le per nenze possono formare ogge o di separa a o rappor giuridici (vendere il parabrezza a Tizio e
la moto a Caio).
La cessazione della qualità di per nenza non è opponibile ai terzi che abbiano anteriormente acquistato
diri sulla cosa principale.
Potrebbe essere che il proprietario della cosa principale non è il proprietario della per nenza (esempio:
il proprietario della moto non è proprietario del parabrezza).
Diri dei terzi sulle per nenze:
Può accadere che il proprietario trasferisca la cosa principale senza escludere le per nenze, che non gli
appartengono.
L’acquirente della cosa principale acquista anche le per nenze, salvo che egli non fosse in mala fede al
momento dell’acquisto.
Se la per nenza è un immobile o un mobile registrato, il suo proprietario può rivendicarla anche nei
confron dell’acquirente di buone fede, ovvero il terzo, se il suo diri o risulta da a o avente data certa
anteriore al trasferimento.

Il codice civile indica due serie di beni che devono necessariamente appartenere allo stato o ad altri en
pubblici:
a) Beni demaniali dello stato, delle regioni, delle province, dei comuni (ar . 822, 824 c.c.).
Il demanio naturale è il lido del mare, la spiaggia, le rade, i por , i umi, i torren , i laghi e le
altre acque de nite pubbliche dalle leggi in materia.
Il demanio ar ciale sono le opere des nate alla difesa nazionale, strade, autostrade, ferrovie,
aeropor , acquedo , immobili di valore storico, archeologico e ar s co, raccolte di musei e altri
beni assogge a dalla legge al regime del demanio pubblico.
La condizione giuridica (art. 823, 824 c.c.): i beni che formano ogge o del demanio pubblico
sono inalienabili e non possono formare ogge o di diri a favore dei terzi, se non nei modi e nei
limi stabili dalle leggi che li riguardano (iIncommerciabilità dei beni demaniali).
Non possono formare ogge o di possesso da parte dei priva ai ni dell’usucapione.

b) Beni patrimoniali indisponibili dello stato, delle regioni, delle province, dei comuni (art. 826 c.c.):
Il patrimonio indisponibile: sono beni dei quali si vuole consen re l’uso a vantaggio di tu .
La condizione giuridica (art. 828 c.c.): i beni che cos tuiscono il patrimonio dello stato, delle
province e dei comuni sono sogge alle regoli par cola che li concernono (diri o pubblico) e,
in quanto non sia diversamente disposto, alle regole del presente codice.
Non possono essere so opos alla loro des nazione, se non nei modi stabili dalle leggi che li
riguardano.
Il patrimonio disponibile è formato da tu i beni che lo stato possiede come qualsiasi altro
privato.

I beni immobili vacan (art. 827 c.c.): i beni immobili che non sono in proprietà di alcuno spe ano al
patrimonio dello stato.

Lezione 24
I DIRITTI REALI
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Sono diri sulle cose aven cara ere di assolutezza (dovere della generalità degli individui di astenersi
dall’interferire nel godimento del bene da parte del proprietario di un diri o reale minore su di esse, e
come diri o del proprietario di escludere dal godimento la generalità delle persone e agire in giudizio
contro chiunque contes l’esercizio del suo diri o), perché spe ano al tolare nei confron di tu gli
altri conosciu .
Consentono di escludere dal godimento totale o parziale di una cosa la generalità delle persone.
I diri reali:
➢ Hanno diri di seguito (risulta opponibile a chiunque possieda o van diri sulla cosa).
➢ Godono di un diri o di difesa assoluto.
I diri reali minori seguono il bene in ogni suo successivo passaggio di proprietà, sono opponibili
anche al nuovo proprietario del bene
➢ Sono susce bili di possesso e di acquisto a tolo originario, cioè senza uno scambio o
trasferimento dal precedente proprietario al nuovo.
➢ Numero chiuso, sono una categoria cara erizzata dal principio di picità (i priva non possono
creare diri ulteriori rispe o a quelli disciplina dalla legge).
I diri reali si dis nguono in:
• Diri reali di godimento
I diri su cosa propria:
- la proprietà (ar . 832 ss c.c.)
I diri su cosa altrui:
- Super cie (art. 952 ss c.c.)
- En teusi (art. 957 ss c.c.)
- Usufru o (ar . 978 ss c.c.)
- Uso (ar . 1021 c.c.)
- Abitazione (ar . 1022 ss c.c.)
- Servitù predali (ar . 1027 ss c.c.)
Ques diri gravano su beni in proprietà di altri quindi coesistono con la proprietà altrui (la
coesistenza tra diri o di proprietà e i diri di godimento minore è possibile perché si riduce il
contenuto del diri o di proprietà, si riducono le facoltà che competono al tolare del diri o di
proprietà).
I diri su cosa altrui si dis nguono in diri di godimento e diri di garanzia.
Diri che riconoscono a colui che ne è tolare la facoltà di trarre dal bene alcune u lità,
correla vamente comprimendo le facoltà del proprietario
Esempio: se di solito è il proprietario che può trarre fru o da un bene fru fero, nel caso in cui
sul bene ogge o di proprietà coesiste un diri o di usufru o a favore di Sempronio, sarà lui a
esercitare la facoltà di percepire i fru anziché il proprietario.
Non si possono creare diri reali a pici, ossia altri rispe o a quelli menziona , ma i priva non
possono neanche modi care il contenuto pico di ciascun diri o reali.
Diri reali di garanzia sono:
- Pegno (art. 2784 ss c.c.)
- Ipoteca (art. 2808 ss c.c)
Può soddisfarsi sul ricavato dell’eventuale vendita coa va avente ad ogge o il bene gravato da
pegno e ipoteca, nel caso di inadempimento dell’obbligo garan to.
Sono garanzie in virtù delle quali, laddove l’obbligato non adempie, il creditore che van una
garanzia come pegno e ipoteca, può so oporre a vendita coa va/forzata quel bene gravato da
pegno e ipoteca e rivalersi e soddisfarsi sul ricavato e può farlo con preferenza rispe o agli altri
creditori non garan .
Questo, in caso di inadempimento del debitore che è colui che ha concesso pegno o ipoteca.
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IL DIRITTO DI PROPRIETÀ (ART. 832 C.C.)!!
La proprietà art. 42 cost.:
1° comma: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad en o a
priva ”. In realtà, la proprietà non è un diri o inviolabile (art. 2 cost). Mentre lo statuto Alber no la
de niva come diri o inviolabile.
È vero che, l’art. 42 comma 2 usa “riconoscere” e questo linguaggio fa capire che il diri o di proprietà è
un diri o preesistente che lo Stato e la legge va a tutelare ma non a creare.
2° comma:”La proprietà privata è riconosciuta e garan ta dalle legge, che ne determina i modi di
acquisto, di godimento e i limi allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a
tu .
3° comma: “La proprietà privata può essere, nei casi prevedu dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per mo vi di interesse generale”.
4° comma: “La legge stabilisce le norme ed i limi della successione legi ma e testamentaria e i diri
dello Stato sulle eredità”.
L’art. 17 della carta UE, tutela la proprietà nel tolo dedicato alle libertà:
1. Ogni individuo ha il diri o di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legale te, di usarli,
di disporne e di lasciarli in eredità. Nessuno può essere privato della proprietà se non per causa
di pubblico interesse, nei casi e nei modi previs dalla legge e contro il pagamento in tempo u le
di una giusta indennità per la perdita della stessa. L’uso dei beni può essere regolato dalla legge
nei limi impos dall’interesse generale.
2. La proprietà intelle uale è prote a.

La proprietà è il diri o di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo entro i LIMITI e con
l’osservanza degli OBBLIGHI stabili dall’ordinamento giuridico.
• Godimento: facoltà di u lizzare la cosa o non u lizzarla, di decidere come usarla, di trasformarla.
• Disposizione giuridica: facoltà del proprietario di compiere a giuridici aven ad ogge o il suo
bene (vendere, donare il bene, farne ogge o di locazione, di usufru o, lasciarlo in eredità).
• Pienezza: il proprietà può fare tu o ciò che vuole sulla cosa (anche distruggerla).
• Esclusività: signi ca che può escludere ogni altro sogge o dal godimento del suo bene.
L’art. 832 c.c, non rinuncia a conformare il diri o di proprietà e precisare che in realtà la pienezza ha
dei limi e bisogna rispe are degli obblighi.
La cos tuzione ci o re un criterio di bilanciamento tra pienezza/esclusività del diri o di proprietà e
rispe o dei limi e obblighi.
Infa , l’art. 42 cost, comma 2, dice che la proprietà è riconosciuta e garan ta dalla legge ma deve
essere assicurata la funzione sociale della proprietà per renderla accessibile a tu .
Demanda al legislatore interven vol a conformare il diri o di proprietà per contemperare
l’interesse egois co del proprietario con una funzione di u lità sociale a vantaggio della colle vità o
a tutela degli altri proprietari.
Ciò che porta ora a prevedere degli statu par colari per determinate categorie di beni (statu
di erenzia a seconda delle categorie dei beni).
• Limi al diri o di proprietà:
1) A di emulazione (art. 833 c.c.)
2) Espropriazione per pubblico interesse (art. 834 – 838 c.c.)
3) Immissioni (art. 844 c.c.)
4) Distanze (ar . 873 ss c.c)
5) Luci e vedute (art. 900 ss c.c)

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1) ATTI DI EMULAZIONE (ART. 833 C.C.)
Il proprietario non può giovarsi della sua cosa per compiere a che siano vol unicamente a nuocere o
recare moles a ad altri.
Si tra a del abuso del diri o.
I requisi per parlare di a o emula vo sono:
• Un requisito ogge vo che è la totale assenza di u lità
• Un requisito sogge vo che è l’intento di nuocere o recare moles a ad altri
Esempio:
1) Tizio, con nante di Caio, risponde una serie di piante di sua proprietà sul proprio terrazzo al solo
scopo di impedire a Caio la visione del panorama.
2) Tizio, prima di uscire di casa, volutamene lascia accesso lo stereo a tu o volume in piena no e al
solo scopo di arrecare moles e al proprio vicino Caio.

2) ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICO INTERESSE (art. 834 c.c.):


1. Nessuno può essere privato in tu o o in parte dei beni di sua proprietà, se non per causa di
pubblico interesse, legalmente dichiarata, e contro il pagamento di una giusta indennità.
2. Le norme rela ve all’espropriazione per causa di pubblico interesse sono determinate da
leggi speciali
➔ D.P.R 8 giugno 2001 n. 327 “testo unico delle disposizioni legisla ve e regolamentari in materi di
espropriazione per pubblica u lità”.
Deve so ostare al:
• Principio di legalità: l’espropriazione è possibile solo nei casi previs dalle legge e nel rispe o
delle procedure determinate dalla legge.
• Principio dell’indennizzo: al proprietario espropriato deve essere corrisposta una somma, che
compensi la perdita subita.
L’indennizzo: non equivalere al prezzo di mercato del bene espropriato e non è l’integrale risarcimento
del danno subito dal proprietario ma non può essere meramente simbolico (c. Cost. 30 gennaio 1980
n.5).
L’indennizzo è determinato in base al valore del bene (art. 32, D.PR. 8 giugno 2001, n.327).
Per espropriazione non si intende solo il trasferimento della proprietà dal privato al sogge o pubblico
(espropriazione trasla va), ma anche la cos tuzione di limi su quel bene che pur rimanga in proprietà
del privato (espropriazione larvata o limi espropria vi).

Beni d’interesse storico e ar s co (art. 839 c.c.)


Non vanno confusi con i limi espropria vi gli interven di mera conformazione che valgono in
riferimento ai beni culturali.
Esempio: i proprietari di beni culturali sono tu , per il sol fa o di essere proprietari di beni
appartenente alla categorie di bene culturale, grava da una serie di limi e obblighi impos da un
par colare statuto che regola in maniera speciale le facoltà di godimento e disposizione che invece ai
sensi dell’art. 832 sarebbero potenzialmente illimitate.
È un intervento di conformazione in relazione alle categorie di beni culturali, cioè in relazione a chi si
trova in condizione di essere proprietario di un bene culturale e qui non vi è il vincolo di indennizzo.
Se si tra a di espropriazione larvata e vi è il vincolo di indennizzo, non viene imposto un limite a tu , ma
viene imposto un limi al tal proprietario della tal area agricola in relazione ad un interesse di cara ere
generale.

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Le cose di proprietà privata, immobili o mobili, che prestano interesse ar s co, storico, archeologico o
etnogra co sono so oposte alle disposizioni delle leggi speciali (“codice dei beni culturali e del
passaggio”, d.lgs. N. 42/2004).
L’art. 839 c.c. deve essere coordinato all’art. 9 cost., ovvero: “La repubblica tutela il patrimonio storico e
ar s co della cos tuzione”.
Ma anche con il codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. N. 42/2004) che disciplina la proprietà
dei beni culturali, imponendo i limi di conformazione all’interesse generale.
Tali limi si risolvono in: i beni culturali non possono essere distru , danneggia , deteriora , adibi ad
usi non compa bili con il loro cara ere storico/ar s co e non possono essere adibi ad usi che possono
arrecare pregiudizio alla loro conservazione. Inoltre, è necessaria un’autorizzazione in caso di lavori sul
bene.
Da parte del proprietario di un bene culturale che intende venderlo vi è un obbligo di denuncia, deve
comunicare l’intenzione di trasferire la proprietà e vi è un diri o di prelazione dello stato o altri en
pubblici in caso di alienazione a tolo oneroso (lo stato viene preferito rispe o ai terzi).

LA PROPRIETÀ FONDIARIA
So osuolo e spazio sovrastante il suolo (art. 840 c.c.)
La proprietà del suolo si estende al so osuolo, con tu o ciò che vi si con ene, e il proprietario può fare
qualsiasi escavazione od opera che non rechi danno al vicino.
Questa disposizione non si applica a quanto forma ogge o delle sulle miniere, cave e torbiere. Sono del
pari salve le limitazioni derivan dalle leggi sulle an chità e belle ar (839), sulle acque (909), sulle opere
idrauliche e da altre leggi speciali (cost. 42).
Il proprietario del suolo non può opporsi ad a vità di terzi che si svolgano a tale profondità nel
so osuolo, o a tale altezza nello spazio sovrastante, che egli non abbia interesse ad escludere.
È un limite non predeterminato quan ta vamente dal legislatore ma è un criterio elas co che coincide
con un interesse all’u lizzazione esclusiva.
Chiusura del fondo (art. 841 c.c.): il proprietario può chiudere in qualunque tempo il fondo.
Accesso al fondo (art. 843 c.c.): il proprietario deve perme ere l’accesso e il passaggio nel suo fondo,
sempre che ne venga riconosciuta la necessità, al ne di costruire o riparare un muro o altra opera
propria del vicino oppure comune.
Se l’accesso cagiona danno, è dovuta un’adeguata indennità.
Il proprietario deve parimen perme ere l’accesso a chi vuole riprendere la cosa sua che vi si trovi
accidentalmente o l’animale che vi si sia riparato sfuggendo alla custodia. Il proprietario può impedire
l’accesso consegnando la cosa o l’animale.

3) IMMISSIONI (ART. 844 C.C.)


Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli
scuo men e simili propagazioni derivan dal fondo del vicino, se non superano la normale
tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.
Nell’applicare questa norma l’autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le
ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso.

4) DISTANZE
Distanza nelle costruzioni (art. 873 c.c.)

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Le costruzioni su fondi con nan , se non sono unite o aderen tra loro, devono essere tenuto a distanza
di almeno 3 metri, salve le maggiori distanza previste dai regolamen locali.
Criterio delle prevenzione temporale: è favorito, tra due proprietari con nan , quello che costruisce per
primo, può costruire a meno di un metro e mezzo dal con ne o sul con ne stesso, costringendo l’altro,
se vuole anch’egli costruire, ad arretrare la propria costruzione, in modo da rispe are la distanza di
legge, o ad avanzarlo per costruirlo in appoggio al muro del vicino (pagandone metà del valore) o in
aderenza ad esso (pagando il valore del suolo del vicino che abbia occupato con la sua costruzione).

5) LUCI E VEDUTE
Specie di nestre (art. 900 c.c.)
• Luci: danno passaggio alla luce e all’aria, ma non perme ono di a acciarsi sul fondo del vicino.
Non sono previste distanza minime dal con ne, ma devono essere munite di inferriate e disposte
a non meno di due metri e mezzo dal suolo.
• Vedute o prospe : perme ono di a acciarsi e di guardare di fronte, obliquamente o
lateralmente.
Debbono essere aperte ad una distanza di almeno un metro e mezzo dal con ne.

I MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ (art. 922 c.c.)


• A tolo deriva vo
- Contra
- Successioni a causa di morte
Si acquista sulla cosa il diri o già spe ante al precedente proprietario.
Vale la regola per cui nessuno può trasferire ad altri maggiori diri di quan egli stesso abbia.
Dunque, il dante causa trasferisce il diri o di proprietà all’avente causa solo se ne fosse tolare
(altrimen l’avente causa non acquista alcunché posto che il terzo proprietario potrà rivendicare
vi oriosamente la proprietà del bene); inoltre, lo trasferisce esa amente nella misura in cui ne era
tolare (per esempio: se la cosa di cui era proprietario era gravata dall’altrui diri o di usufru o o da
una garanzia reale, l’avente causa la riceve esa amente gravata dagli stessi diri reali minori e pesi).
• A tolo originario
- Occupazione
- Invenzione
- Accessione
- Speci cazione
- Unione o commis one
- Usucapione
- Acquisto da non proprietario
Non c’è un trasferimento dal precedente proprietario ad un nuovo sogge o. O perché un
precedente proprietario non c’è, come nel caso delle cose di nessuno, susce bili di occupazione, o
perché il suo diri o è des nato a soccombere di fronte al diri o di chi acquista a tolo originario
(tu gli altri).
La proprietà si acquista libera da ogni diri o altrui che avesse gravato il precedente proprietario.
1) Occupazione (ar . 923 ss c.c.)
Modo di acquisto della proprietà delle cose mobili che non appartengono a nessuno (res nullius).
Richiede:
• Un elemento materiale, cioè l’impossessamento della cosa
• Un elemento psicologico, ossia l’intenzione di fare proprio la cosa (animus occupandi).
Cose mobili che non sono proprietà di alcuno:

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• Cose abbandonate, ossia del cui possesso il proprietario si sia liberato, con l’intenzione di
rinunciare alla proprietà.
• Animali che sono ogge o di caccia e di pesca.
L’acquisto per occupazione della fauna selva ca non è più possibile da quando, la legge n.
968/1977, cui ha fa o seguito la legge n. 157/1992, la condizione giuridica di essa è stata
mutata da quella di cosa di nessuno a quella di patrimonio indisponibile dello stato.
Pur appartenendo allo stato, gli animali selva ci – nei limi in cui la caccia è ancora consen ta è
naturalmente ove esercitata con la licenza – sono susce bili di caccia e, quindi, di occupazione,
in quanto l’appartenenza allo stato è nalizzata alla tutela della specie, che non è incompa bile
con la caccia
2) Invenzione (ar . 927 ss c.c.)
È un modo di acquisto della proprietà delle cose mobili smarrite.
Esempio: se un sogge o va in autobus e smarrisce una collanina d’oro.
Il proprietario delle cose smarrite ne ha perduto la detenzione senza rinunciare alla proprietà.
Esse hanno ancora un proprietario e non possono quindi formare ogge o di occupazione.
Res tuzione cosa smarrita (art. 927 c.c.): chi trova una cosa mobili deve res tuirla al proprietario, e, se,
non lo conosce, deve consegnarla senza ritardo al sindaco del luogo in cui l’ha trovata, indicando le
circostanza del ritrovamento. Il proprietario – se si presente – deve al ritrovatore un premio.
Trascorso un anno – dacché è stata data pubblicità del ritrovamento presso l’u cio degli ogge smarri
– senza che si presen il proprietario, la cosa appar ene a chi l’ha trovata.
Il tesoro (art. 932 c.c): è qualunque cosa mobile di pregio, nascosta o so errato, di cui nessuno può
provare di essere proprietario.
Può essere anche cosa di recente occultamento (refur va nascosta da ladri).
Il tesoro appar ene al proprietario del fondo in cui viene ritrovato.
Se il tesoro è ritrovato nel fondo altrui, spe a per metà al proprietario del fondo e per metà al
ritrovatore.
Per il ritrovamento di ogge d’interesse storico, archeologico (in quanto beni di proprietà pubblica) si
osservano le disposizione di leggi speciali (L. N. 1089/1939).
3) Accessione (art. 934 ss c.c.)
Il termine accessione indica, in prima approssimazione, ogni ipotesi in cui il proprietario della cosa
quali cabile come principale acquista a tolo originario la proprietà della cosa quali cabile come
accessoria che ad essa venga unita.
Tipi di accessione:
• Accessione di cosa mobile a cosa immobile
Preminenza della proprietà immobiliare: ogni bene mobile che venga materialmente unito ad un
bene immobile accede a questo (super ces solo cedit). L’acquisto della proprietà si a ua
automa camente.
Tu o ciò che si incorpora stabilmente al suolo passa in proprietà del proprietario del suolo.
Il principio di accessione è ada ato a par colare situazione degli ar . 935 – 938 c.c., tra le quali è
assai rilevante quella che va so o il nome di accessione inver ta
➔ Accessione inver ta - Art. 938 c.c.: occupazione di porzione di fondo a guo:
Se nella costruzione di un edi co si occupa, in buona fede, una porzione del fondo a guo, e il
proprietario di questo non fa opposizione entro tre mesi dal giorni in cui ebbe inizio la
costruzione, l’autorità giudiziaria, tenuto conto delle circostanze, può a ribuire al costru ore la
proprietà dell’edi cio e del suolo occupato. Il costru ore deve pagare al proprietario del suolo il
doppio del valore della super cie occupata, oltre il risarcimento dei danni.
Vi è una par colarità dell’accessione inver ta: è il proprietario della costruzione ad acquistare la
proprietà del suolo, e non il contrario come vorrebbe il principio generale di cui all’art. 934 c.c..
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A di erenza di quanto accade secondo il principio generale, l’accessione inver ta non opera
automa camente: deve essere pronunciata dal giudice e la sentenza ha natura cos tu va.
Art. 936 c.c.
Quando le piantagioni, costruzioni od opere sono state fa e da un terzo con proprio materiali, il
proprietario del fondo ha diri o di ritenerle o di obbligare colui che le ha fa e a toglierle.
Se il proprietario preferisce ritenerle, deve pagare a sua scelte il valore dei materiali e il prezzo
della mano d’opera oppure l’aumento di valore arrecato al fondo.
Se il proprietario del fondo domanda che siano tolte, esse devono essere tolte a spese di colui
che le ha fa e, il quale non può essere condannato al risarcimento dei danni.
Il proprietario non può obbligare a togliere le opere quando sono state fa e a sua scienza e senza
opposizione o quando il terzo le ha fa e in buona fede.
La rimozione non si può chiedere passa 6 mesi dal giorni in cui il proprietario ha avuto no zia
dell’incorporazione.

• Accessione di cosa immobile a cosa immobile:


1) Alluvione (art. 941 c.c.) le unioni di terra e gli incremen che si formano imperce bilmente nei
fondi pos lungo le rive di umi o torren , appartengono al proprietario del fondo, salvo quanto
è disposto da leggi speciali.
2) Avulsione (art. 944 c.c.): se un ume o un torrente stacca una parte considerevole riconoscibile
di un fondo con guo al suo corso e la trasporta verso un fondo inferiore o verso l’opposta riva, il
proprietario del fondo al quali si è unita la parte staccata ne acquista la proprietà, deve però
pagare all’altro proprietario un’indennità.

• Accessione di cosa mobile a cosa mobile (art. 939 c.c)


1) Unione: cose mobili appartenen a diverso proprietario sono unite in modo inseparabile
(esempio: la vernice di Tizio è stata u lizzata per verniciare l’autove ura di Caio).
2) Commis one: cose mobili appartenen a diverso proprietario mescolate in modo inseparabile
(esempio: il petrolio di Tizio è stato versato nel contenitore in cui si trovava il petrolio di Caio).
Il proprietario della cosa principale (nell’esempio di cui sopra, l’automobile e la vernice) diventa
proprietario del tu o, pagando all’altro il valore della cosa.
Se nessuna delle cose unite o mescolate può essere considerata principale (esempio della
mescolanza dei liquidi) bisogna ulteriormente dis nguerle:
A) Se la cosa che ne risulta può formare ogge o di separazione senza notevole deterioramento,
ciascuno conserva la proprietà della cosa e può chiederne la separazione.
B) In caso contrario, si avrà comproprietà della cosa in proporzione del valore delle cose
spe an a ciascuno.

4) Speci cazione (art. 940 c.c.)


Modo di acquisto della proprietà della materia altrui da parte di chi l’adopera per formarne una nuova
cosa.
Esempio: lo s lista Tizio acquista a tolo originario, per speci cazione, l’abito da lui confezionato con la
sto a di Caio.
Acquisto della proprietà: se taluno ha adoperato una materia che non gli apparteneva per formare una
nuova cosa, ne acquista la proprietà pagando al proprietario il prezzo della materia.

DIRITTI REALI MINORI

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Sono diri reali minori perché il diri o reale per eccellenza che riconosce al suo tolare il più ampio
intaglio di facoltà/poteri è il diri o di proprietà, cioè il diri o su cosa propria.
I diri reali su cosa altri, invece, si dicono minori in quanto riconoscono al loro tolare un minor
contenuto di facoltà rispe o al proprietario.
Ci sono dei diri reali che si approssimano per contenuto al diri o di proprietà, perché il tolare di essi
vanta un ampio ventaglio di facoltà.
Diri su cosa altrui, perché coesistono con il diri o di proprietà altrui ma potrebbero coesistere più
diri reali minori su cosa altrui.
Esempio: diri o di proprietà di Tizio, il diri o di servitù a favore di Caio e magari, un diri o di uso o
abitazione a favore di Sempronio.
Questo perché ogni diri o reali minore ha un proprio e pico contenuto che non si sovrappone a quello
di altri diri reali minore (è possibile una forma di coesistenza).
Coesistenza possibile perché il contenuto del diri o del proprietario si riduce per perme ere l’altrui
esercizio del diri o reale minore.
Quando tale diri o reale minore si es ngue, allora il diri o di proprietà si riespande automa camente.
Diri reali minori di godimento:
• Super cie (art. 952 c.c.)
• En teusi (art. 957 c.c.)
• Usufru o (art. 978 c.c.)
• Uso (art. 1021 c.c)
• Abitazione (art. 1022 c.c.)
• Servitù (art. 1027 c.c.)
Le cara eris che:
• Hanno diri o di seguito (ar . 2643 n. 2 e 4, 2644 c.c.), ecce o quando la cosa cui essi accedano
sia stata acquistata a tolo originario.
La cosa può passare da un proprietario all’altro (il potere di disposizione rimane in capo al
proprietario che potrebbe alienare la cosa pur gravata da diri o reale a favore di terzi), se il
proprietario la lascia in eredità o se la vende (con a inter vivos, contra ) con ques acquis a
tolo deriva vo, il diri o reale minore che era accessorio alla cosa, si a acca ad essa e la segue in
tu i suoi possibili passaggi di proprietà.
• Godono di difesa assoluta (contro chiunque, proprietario o terzo).
Azione confessoria: azione a tutela dei diri reali.
Mira ad o enere:
➢ Riconoscimento giudiziale del diri o reali contro chiunque, proprietario o terzo, ne
contes l’esercizio.
➢ La cessazione delle turba ve.
➢ Riduzione in pris no (esempio: l’abba mento di una costruzione edi cata in violazione di
una servitù di non edi care).
• Sono susce bili di possesso e di acquisto a tolo originario mediante possesso (art.1153 c.c
quanto a diri di usufru o e di uso con riguardo a beni mobili, art. 1158 c.c per beni susce bili
di usucapione) e godono della protezione data dalle azioni possessorie.
• A di erenza della proprietà (che non si es ngue per non uso), essi si prescrivono in ven anni
(ar . 954 comma IV, 970, 1014 n.1, 1073 c.c.).
• Formano un numero chiuso, sono solo quelli previs dalla legge (super cie, en teusi, usufru o,
uso, abitazione e servitù). I priva non possono creare diri reali a pici ma possono conformare
secondo le loro esigenze il contenuto di un diri o reale pico.
Il principio del numero chiuso, e dunque della picità dei diri reali, è il portato di un indirizzo di
poli ca legisla va secondo cui, quanto più è garan ta la piena proprietà, tanto più sono intesi lo
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sfru amento dei beni. Ogni diri o altrui, che riduca le facoltà del proprietario, è considerato
un’eccezione alla regola, da contenere entro precisi limi di legge. Il favore è, dunque, per la
piena proprietà.

La consolidazione: si ha quando per qualsiasi causa (ad esempio, la confusione), il diri o reali minore si
es ngue: in questo caso, il diri o del proprietario si riespande, assumendo automa camente il cara ere
di piena proprietà.
Una generale causa di es nzione del diri o reali minore è la confusione, che si ha quando il proprietario,
ad esempio per successione ereditaria, diventa egli stesso tolare del diri o reale minore (Caio,
proprietario di un fondo, diventa egli stesso per successione ereditaria, tolare del diri o di usufru o sul
fondo stesso): opera in tal caso la consolidazione, a nché il diri o minore si es ngue e la proprietà
diventa piena.

o DIRITTO DI SUPERFICIE (ARTT. 952 – 956 C.C.)


Il proprietario del suolo (Tizio) può costruire per contra a favore di altri (Caio) il diri o di edi care e di
mantenere – sul suolo che appar ene a Tizio – una costruzione (ecco il diri o di super cie come diri o
reale su cosa/suolo altrui); La costruzione va in proprietà al tolare del diri o di super cie (cosidde a
proprietà super ciaria).
Una situazione del genere si ha anche quando il proprietario alieni la costruzione già esistente sul
proprio suolo, ma non il suolo (cosidde a proprietà separata): in tal caso l’alienazione della proprietà
della costruzione comporta la cos tuzione, a favore dell’acquirente, del diri o di super cie sul suolo.
La cos tuzione del diri o di super cie vale a sospendere l’opera vità del principio della accessione,
sancito all’art. 934 c.c., secondo cui: “qualunque piantagione, costruzione od opera esistenze sopra o
so o il suolo appar ene al proprietario di questo, salvo quanto è deposto dagli ar . 935,936, 937 e salvo
che risul diversamente dal tolo o dalla legge”.
Il diri o in esame può essere cos tu vo in perpetuo o a tempo determinato, nel secondo caso, scaduto
il termine, il diri o di super cie si es ngue e riprende vigore il principio di accessione, con la
conseguenza che il proprietario del suolo acquista la proprietà della costruzione.
Si prescrivere in ven anni come tu i diri reali minori, ma una volta che il tolare di esso abbia
costruito, non si potrà più parlare di prescrizione, se la costruzione perisce, il super ciario ha diri o di
ricostruire, ma dal momento del perimento ricomincerà a decorrere dal termine ventennale di
prescrizione.
Il diri o di super cie si costruisce a tolo deriva vo (con contra o o mor s causa mediante testamento)
a tolo originario nella specie per usucapione.
Par colarità: il diri o di super cie temporaneo può essere u lizzato come strumento di poli ca
urbanis ca.
La legge n. 865/1971 prevede che i suoli esporta per ni di edilizia economica e popolare possono
restare di proprietà dei comuni e che su di essi venga concesso ai costru ori il suo diri o di super cie
temporaneo.

o USUFRUTTO (ARTT. 978-1020 C.C.)


Contenuto (art. 981 c.c.)
L’usufru uario ha diri o di godere della cosa, ma deve rispe arne la des nazione economica (se
l’ogge o in usufru o è un giardino, l’usufru uario non può fare un orto o un fru eto).
Egli può trarre dalla cosa ogni u lità che questa può dare.
Il quasi usufru o:
L’usufru o può avere anche ad ogge o cose consumabili o cosa fungibili, come somme di denaro.

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In tal caso, l’usufru uario non dovrà res tuire al termine del rapporto le stesse cose a suo tempo
ricevute, ma il loro equivalente in quan tà e qualità (art. 995).
La cos tuzione (art. 978 c.c.): l’usufru o è stabilito dalla legge (usufru o legale) o dalla volontà degli
interessa mediante contra o o testamento (usufru o volontario).
Può anche acquistarsi per usucapione, o, per i beni mobili, mediante possesso (art. 1153 c.c).
La durata: per la persona sica la durata dell’usufru o non può eccedere la vita dell’usufru uario,
mentre, per la persona giuridica l’usufru o cos tuito a favore di una persona giuridica non può durare
più di trenta anni.
Al termine dell’usufru o, la cosa va res tuita al proprietario nello stato in cui si trovava, salvo il normale
deterioramento.
I FRUTTI (ART. 984 C.C.): I fru naturali e i fru civili spe ano all’usufru uario per la durata del suo
diri o.
Si può cedere il diri o di usufru o o può anche concedere ipoteca sull’usufru o (ma il diri o di
usufru o si es ngue comunque nel termine stabilito nell’a o di cos tuzione con il primo usufru uario o
senza termine, con la morte dell’originario usufru uario).
Ma l’usufru uario vanta anche facoltà di disposizione sul bene (non può venderlo) ma può concedere in
locazione/comodato la cosa ogge o di usufru o, può apportare miglioramen della cosa o addizioni.
Deve sempre comportarsi con la diligenza del buon padre di famiglia nel godimento del bene.
Le spese e imposte (art. 1004 ss c.c.):
Sul nudo proprietario gravato le spese per le straordinarie riparazione (esempio: rifacimento del te o) e
le imposte che gravano sulla proprietà.
Sull’usufru uario gravano le spese per ordinaria manutenzione (esempio: pulizia delle scale, piccole
riparazioni) e le imposte che gravano sul reddito.

o USO (ARTT. 1021 C.C.)


È una forma minore di usufru o (insieme all’abitazione).
Il diri o di uso è il diri o di u lizzare una cosa, e se fru fera di raccoglierne i fru , ma servendosene /
raccogliendo i fru limitatamente hai bisogno del tolare e della sua famiglia.
Quindi è un godimento limitato ai bisogni del tolare e della sua famiglia.
I bisogni si devono valutare secondo la condizione sociale del tolare del diri o.
Di erisce dall’usufru o per la limitata misura della facoltà di godimento che il tolare ha sulla cosa.

o ABITAZIONE (ARTT. 1022 C.C.)


Il diri o reale di abitazione ha per ogge o una casa, e consiste nel diri o di abitarla limitatamente ai
bisogni del tolare del diri o e della sua famiglia.
È più ristre o rispe o al diri o all’uso perché il tolare del diri o all’uso se ha ad ogge o un bene
immobile potrà impiegare l’immobile anche per nalità diverse, per esempio, des nandola ad u cio.
Invece, chi ha un diri o di abitazione non può che des nare l’immobile che è ogge o del suo diri o ad
abitazione personale dire a per se o la propria famiglia.

Ques di eriscono dal diri o di usufru o per il fa o che non si possono cedere, usufru o può
concedere in locazione la cosa o darla in comodato, invece il tolare di diri o di uso o di diri o di
abitazione non possono concedere in locazione o concedere in godimento a terzi il bene ogge o di uso o
abitazione.
Per il resto, si applicano in quanto compa bili le disposizioni de ate in tema di usufru o.

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o ENFITEUSI (ART. 957 SS C.C.)
È un diri o su un bene immobile, su un fondo, e sul fondo l’en teuta ha sostanzialmente tu e le facoltà
che ha il proprietario, seppur due obblighi speci ci:
1) Migliorare il fondo
2) Deve corrispondere al proprietario del fondo (cosidde o cedente) un canone periodico.
L’en teusi può essere:
• Perpetua
• A tempo determinato (deve avere una durata, ci dice il legislatore, di almeno 20 anni)
Se l’en teuta non adempie all’obbligo di migliorare il fondo, o se non paga due annualità di canone, il
concedente può domandare al giudice la cosidde a devoluzione del fondo, ossia la es nzione
dell’en teusi.
L’en teuta (purché adempiente agli obblighi di migliorare il fondo e pagare i canoni) ha il diri o
cosidde o di a rancazione, ossia di acquistare la proprietà del fondo pagando al concedente, che non
può ri utare il consenso, una data somma di denaro (pari alla mol plicazione del canone annuo per
quindici).
Il canone può essere versato o in denaro o in quan tà di prodo naturali, e a di erenza
dell’usufru uario, l’en teuta, può anche mutare la des nazione del fondo (può modi care il po di
col vazione, cosi come, des nare quel fondo ad a vità diversa da quella prevista, a vità industriale,
commerciale, turis ca diverse da quelle che erano state originariamente convenute).
Salvo che, queste diverse des nazioni non deteriori il fondo.
En teuta ha la libera disponibilità del suo diri o, quindi, può disporne (sia inter vivos che mor s causa)
e, per quanto riguarda i modi di cos tuzione di tale diri o, a tolo deriva vo (contra o,
necessariamente in forma scri a perché l’en teusi ha ad ogge o beni immobili o testamento) e a tolo
originario si acquista mediante possesso prolungato nel tempo e cioè per usucapione.
È un is tuto che ha un’applicazione piu osto scarsa anche se un tempo molto di uso, tende oggi a
scomparire per il disfavore legisla vo con cui lo si guarda, sia in quanto diri o perpetuo o comunque di
durata almeno ventennale, sia perché il suo contenuto è massimamente esteso (tu e le facoltà del
proprietario, sia pur nel rispe o dei due obblighi di cui sopra).

o SERVITÙ PREDIALI (ART. 1027 C.C.)


La servitù predicare consiste nel peso imposto sopra un fondo (fondo servente) per l’u lità di un altro
fondo (fondo dominante) appartenente a diverso proprietario.
Presupposto è che il fondo servente e il fondo dominante appartengano a diversi proprietari.
Alla limitazione della facoltà di godimento del fondo servente corrisponde un diri o del proprietario del
fondo dominante.
Deve tra arsi di u lità di un fondo, non di u lità personale del proprietario del fondo dominante.
Esempio: se si tra a di un fondo che non ha accesso alla strada pubblica se non passando per il fondo di
altro proprietario, Tizio non ha accesso alla strada pubblica se non passando per il tramite del fondo di
Caio, in questo caso è una servitù prediale pica perché l’u lità che si ricava è un’u lità per il fondo
dominante per garan re un migliore accesso.
Se invece, il proprietario del fondo dominante volesse passare per il fondo di Caio, semplicemente per
esercitare la pesca, ecco che in questo caso l’u lità non è per il fondo di Tizio ma per il proprietario, non
sono servitù piche ma sono servitù irregolari.
Servitù piche sono solo quelle che consentono di ritrarre un’u lità per il fondo e non per il proprietario
a livello personale. Le servitù che consentono una forma di u lità personale al proprietario del fondo

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vanno so o il nome di servitù irregolari e sono a piche, cioè non ammesse dalle legge in quanto diri
reali ma possono essere convenute come ogge o di obbligazione, come diri personali di credito.
Eventuali servitù a piche possono essere ammesse ma purché siano nalizzate ad un’u lità del fondo
dominante e non del proprietario del fondo.

Le servitù possono essere:


• Nega ve: quelle che consistono in un obbligo di non fare del proprietario del fondo servente
(esempio: servitù di non edi care, servitù di non sopraelevare).
• Posi ve: quelle che perme ono al proprietario del fondo dominante forme di dire a
u lizzazione del fondo servente (esempio: servitù di passaggio) e l’obbligo gravante sul
proprietario del fondo servente consiste semplicemente in un lasciar fare, nel sopportare l’altrui
a vità.
Altra dis nzione è tra servitù:
• Con nue: per il loro esercizio non è necessario il fa o dell’uomo (esempio: servitù di non
edi care)
• Discon nue: per il loro esercizio è necessario il comportamento a vo del tolare della servitù
(esempio: servitù di passaggio).
Altra dis nzione importante è tra:
• Servitù apparen : sono quelle che hanno delle opere visibili sul fondo servente, in cui vi è
visivamente un’opera o uno strumento a servizio del fondo dominante (le servitù di acquedo o,
di ele rodo o, di metanodo o, di strada).
Solo queste sono susce bili di acquis a tolo originario mediante possesso.
• Servitù non apparen : sono quelle che non passano a raverso delle opere visibili sul fondo
servente a servizio del fondo dominante, per esempio la servitù di non edi care, la servitù di
passaggio, la servitù di non sopraelevare.
Altra dis nzione:
• Servitù volontarie: se cos tuite per contra o o per testamento
• Servitù coa ve: casi in cui la legge riconosce e la proprietario di un fondo, tenuto conto di
speci che circostanza, il diri o di o enere la servitù dal proprietario di un altro fondo, e
quest’ul mo di ri uta di costruirla volontariamente (art. 1032 c.c).
Ci sono casi in cui si può procede coa vamente mediante un procedimento amministra vo ma per
regola le servitù coa ve si cos tuiscono per sentenza.

Si possono cos tuire quindi coa vamente o volontariamente ma anche per (a tolo originario) per
usucapione o per des nazione del padre di famiglia.
Possono acquistarsi per usucapione o per des nazione del padre di famiglia, solo le servitù apparen
ossia, quelle ove si hanno opere visibili e permanen des nate al loro esercizio.
Le servitù non apparen non possono acquistarsi per usucapione o per des nazione del padre del
famiglia.
Vi è un sogge o che è proprietario di due fondi e tra ques fondi, non vi è una servitù, ma vi è un
rapporto di servizio di un fondo a favore di un altro fondo tanto che vi sono anche opere visibili.
Se i due fondi cessano di appartenere allo stesso proprietario, perché morendo ha lasciato i fondi a due
eredi diversi, o perché ha venduto solo uno dei due fondi, il preesistente rapporto di servizio si trasforma
automa camente in servitù (esempio: in una servitù di acquedo o).

Es nzione della servitù:


- Es nzione per confusione: la servitù si es ngue quando in una sola persona si riunisce la
proprietà del fondo dominante con quella del fondo servente.
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- Es nzione per prescrizione: la servitù si es ngue per prescrive quando non se ne usa per ven
anni.
- Es nzione per scadenza del termine: se la servitù è a tempo.

IL POSSESSO
De nizione di possesso (art. 1140 c.c.): potere sulla cosa che si manifesta in una a vità corrispondente:
• All’esercizio della proprietà (possesso pieno)
• All’esercizio di altro diri o reale (possesso minore)
Il possesso è una situazione di fa o, un potere sulla cosa, non è un diri o, è un’a vità che corrisponde
all’esercizio della proprietà o di un diri o reale minore.
Nella maggior parte dei casi chi è proprietario è anche possessore.
Se il proprietario di un bene venga spossessato del suo bene (mediante furto, rapina) allora, da un lato vi
è un sogge o che non ha perso la proprietà, perché non ha abbandonato la cosa ma gli è stata deprivata,
da l’altro vi è un sogge o che esercita il diri o di proprietà. Quindi, vi è una dissociazione da colui che è
tolare del diri o reale e dall’altro, il ladro, che si comporta come se fosse il proprietario (è possessore in
mala fede).
Si tra a di possesso illegi mo che può essere in buona fede (quando il possessore acquisisce la
disponibilità materiale del bene ignorando, senza sapere di ledere l’altrui diri o, ne potendolo sapere
usando l’ordinaria diligenza, sempre che non lo abbia ignorato per colpa grave) oppure in mala fede
(quando ha acquisito la disponibilità materiale del bene sapendo del dife o del proprio tolo di acquisto
o potendolo sapere usando l’ordinaria diligenza, esempio: il ladro).
La buona fede in materia di possesso si presume, è chi contesta la buona fede del possesso che deve
provare la malafede, quindi una serie di indizi tali da far ritenere che in circostanze normali un uomo
medio si sarebbe reso conto che stava acquistando il possesso senza un tolo di acquisto.
Basta che il possesso sia sorto in buona fede e non occorre che la buona fede si protragga per tu a la
durata del possesso. Mentre la malafede sopravvenuto, non nuoce/non rileva.
Possesso e detenzione:
Il possesso richiede:
A) Animus possidendi, intenzione di comportarsi come proprietario.
B) Corpus possessionis, materiale disponibilità della cosa
Non è possessore chi ha la mera detenzione, ossia colui che de ene la cosa per un tolo che implica
riconoscimento dell’altruità della cosa.
La detenzione è la disponibilità materiale della cosa riconoscendo però in altri la proprietà (manca
quindi, l’animus possidendi) egli non si vuole comportare come il proprietario in quanto riconosce in altri
la proprietà.
Esempio: un’inquilino paga un canone al concedete, questo a eggiamento è asintoma co del fa o che
l’inquilino, non è possessore ma è detentore perché ha la disponibilità materiale dalla cosa ma l’inquilino
riconosce in altri la proprietà (proprio perché paga il canone).
La proprietà è una situazione di diri o (art. 832 c.c.), il possesso è una situazione di fa o (art. 1140 c.c).
A tutela del possessore vi sono una seria di azioni, de o possessorie, come l’azione di spoglio o
reintegrazione e l’azione di manutenzione, che sono azioni che vanno a tutelare il possesso, per
recuperare la disponibilità materiale della cosa, laddove sia stato subito uno spoglio violento
clandes no, oppure per far cessare moles e o turba ve dell’esercizio del potere di fa o sulla cosa. I
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termini di prova sono più agevoli rispe o alle azioni pe torie, ovvero, le azioni a difesa della proprietà e
che richiedono un’onere probatorio a carico dell’autore.
I modi di esercizio del possesso:
• Dire o: si possiede detenendo la cosa con l’animo di considerarla propria.
• Indire o: si possiede per mezzo di altra persona che abbia la detenzione della cosa.
Vi sono una serie di presunzioni di possesso:
• Presunzione di possesso: si presume il possesso in colui che esercita il potere di fa o, quando
non si prova che ha cominciato a esercitarlo semplicemente come detenzione. Se alcuno ha
cominciato ad avere la detenzione, non può acquistare il possesso nché il tolo non venga a
essere mutato per causa proveniente da un terzo o in forza di opposizione da lui fa a contro il
possessore. Ciò vale anche per i successori a tolo universale.
• Presunzione di possesso intermedio: il possessore a uale che ha posseduto in tempo più
remoto si presume che abbia posseduto anche nel tempo intermedio.
• Presunzione di possesso anteriore: il possesso a uale non fa presumere il possesso anteriore,
salvo che il possessore abbia un tolo a fondamento del suo possesso; in tale caso si presume
che egli abbia posseduto dalla data del tolo.
A di tolleranza (art. 1144 c.c.):
Gli a compiu con l’altrui tolleranza non possono servire da fondamento all’acquisto del possesso.
Esempio: Caio tollera che il suo amico Tizio prelevi, per il tempo necessario all’ascolto, i dischi della
propria collezione, benché ne abbia la detenzione, non diventa possessore dei dischi.
I modi di acquisto del possesso:
• A tolo originario
Vi è l’Interversione del possesso (art. 1141 c.c) ossia la trasformazione della detenzione in
possesso.
Opera:
A) Quando il tolo per il quale si ha la materiale disponibilità della cosa, venga mutato per causa
proveniente da un terzo. Esempio: all’inquilino viene venduto dal locatore l’appartamento e
quindi l’inquilino cessa di detenere e diventa il possessore oltre che proprietario.
B) Quando il detentore faccia opposizione contro il possessore, ossia si van proprietario della
cosa e faccia constatare al possessore che intende tenere la cosa come prima.
Vale anche per i successori a tolo universale.
• A tolo deriva vo:
1) Tradi o: consegna materiale
2) Tradi o (tradizio) cta: consegna simbolica (esempio: consegna delle chiavi di un
appartamento.
3) Tradi o brevi manu: la cosa è già nella detenzione di chi la acquista.
4) Cos tuto possessorio: il proprietario vende la cosa a persona che contestualmente gliela dà
in locazione. Tizio vende la cosa a Caio, Caio contestualmente da il locazione quella stessa
cosa a Tizio.
ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ MEDIANTE IL POSSESSO: regola del “possesso vale tolo” (art. 1153
c.c.)*
Colui al quale sono aliena beni mobili da parte di chi non ne è proprietario ne acquista la proprietà
mediante il possesso, purché sia in buona fede al momento della consegna e sussista un tolo idoneo al
trasferimento della proprietà.
Esempio: nel negozio di Tizio (sedicente proprietario), rivenditore di bici, si trova la bicicle a di Caio, che
l’ha lasciato allo scopo di farla riparare. Sempronio entra nel negozio e si dice interessato all’acquisto
della bici. Tizio, pur non essendone proprietario, gliela vende per 200 euro e gliela consegna
immediatamente.
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Altro esempio: acquisto in buona fede da un ladro, la proprietà non passa a tolo deriva vo ma passa a
tolo originario a raverso la regola possesso vale tolo, per favorire la sicurezza nell’acquisto dei beni.
ACQUISTO IN BUONA FEDE E PRECEDENTE ALIENAZIONE AD ALTRI (ART.1155 C.C.)
Se taluno con successivi contra aliena a più persone un bene mobile, quella tra esse che ne ha
acquistato in buon fede il possesso è preferita alle altre, anche se il suo tolo è di data posteriore.
Esempio: Caio acquista un mobile dell’an quariato Tizio e si accorda per ri rarlo entro la ne della
se mana. Il giorno successivo all’acquisto nel negozio di Tizio si presenta Sempronio che si mostra
intenzionato ad acquistare lo steso mobili già alienato a Caio.
Tizio, noncurante della precedente alienazione,, vende il mobile a Sempronio che immediatamente
preleva dal negozio e lo porta a casa propria. (Prevale, quindi, Sempronio).
Regola analoga per beni immobili, quella che fa leva sulla trascrizione.

USUCAPIONE
De nizione: l’usucapione (de a anche prescrizione acquisi va) è l’acquisto della proprietà a tolo
originario mediante il possesso con nuato nel tempo.
Presupposto: vi è un sogge o non proprietario che possiede e si comporta sul bene come fosse il
proprietario e correla vamente abbiamo un proprietario non possessore che trascura di esercitare le
facoltà ricomprese nel suo diri o.
Se questa situazione si protrae nel tempo (per un tempo di legge di solito 20 anni) ecco che il diri o del
precedente proprietario si es ngue e il sogge o che ha posseduto per un tempo di legge diventa
proprietario.
La nalità, la razio, dell’is tuto è l’opportunità da un punto di vista sociale, favorire colui che u lizza e
rende produ vo un bene nel tempo e dunque fargli acquistare la proprietà, a scapito di un precedente
proprietario che mostra di non voler esercitare il suo diri o.
Usucapione (ordinaria):
• Dei beni immobili (art. 1158 c.c.): la proprietà dei beni immobili e gli altri diri reali di
godimento sui beni medesimi si acquistano in virtù del possesso con nuato per ven anni.
Lo stesso dicasi per le universalità di beni mobili (art. 1160 c.c.).
Dieci anni, invece, per i mobili registra (art. 1162, comma 2).
• Dei beni mobili (art. 1161 c.c.): in mancanza di tolo idoneo, la proprietà dei beni mobili e gli
altri diri reali di godimento sui beni medesimi si acquistano in virtù del possesso con nuato
per dieci anni, qualora il possesso sia stato acquistato in buona fede. Se il possessore è in mala
fede l’usucapione si compie con il decorso di vent’anni.
Sono esclusi i beni demaniali e i beni del patrimonio indisponibile dello stato, perché il possesso di
ques beni è senza e e o.

Usucapione decennale di immobili (cosidde a abbreviata) – art. 1159 c.c.


Colui che acquista in buona fede da chi non è proprietario di un immobile, in forza di un tolo che sia
idoneo a trasferire la proprietà e che sia stato debitamente trascri o, ne compie l’usucapione in suo
favore col decorso di dieci anni dalla data della trascrizione.
La stessa disposizione si applica nel caso di acquisto degli altri diri reali di godimento sopra un
immobile.
• Usucapione abbreviata dei beni mobili registra : colui che acquista in buona fede da chi non è
proprietario un bene mobile iscri o in pubblici registri, in forza di un tolo che sia idoneo a
trasferire la proprietà e che sia stato debitamente trascri o, ne compie in suo favore
l’usucapione col decorso di 3 anni dalla data della trascrizione.

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• Usucapione abbreviata di universalità di mobili: colui che acquista in buona fede da chi non è
proprietario, in forza di un tolo che sia idoneo a trasferire la proprietà, ne compie in suo favore
l’usucapione col decorso di 10 anni

Usucapione e possesso
Vizi del possesso (art. 1163 c.c.): il possesso acquistato in modo violento o clandes no non giova per
l’usucapione, se non dal momento in cui la violenza o la clandes nità è cessata.
Il fa o che il possesso sia di buona o di mala fede: non rileva ai ni dell’usucapione, ma in uisce sul
tempo necessario al compimento dell’acquisto.

AZIONE A DIFESA DELLA PROPRIETÀ


• Azione di rivendicazione (art. 948 c.c.)= il proprietario può rivendicare la cosa da chiunque la
possiede o de ene. Il proprietario può proseguire l’esercizio dell’azione anche se il possessore o
detentore, dopo la domanda, ha cessato, per fa o proprio, di possedere o di detenere la cosa. In
tal caso costui è obbligato a recuperarla per l’a ore a proprie spese, o, in mancanza, a
corrispondergliene il valore, oltre a risarcirgli il danno
Il rivendicante ha l’onere di provare di essere proprietario, cioè di avere acquistato il diri o di
proprietà sul bene. A tal ne, deve provare di avere acquistato validamente a tolo deriva vo da
un proprietario, e che il dante causa aveva a sua volta validamente acquistato da un precedente
proprietario , e così va no al primo proprietario del bene (prova diabolica); più agevole è se il
rivendicatore prova di avere acquistato a tolo originario ai sensi dell’art. 1153 c.c o di aver
usucapito il bene. Più semplice è recuperare la cosa a raverso le azioni possessorie, dovendo
allora l’a ore provare il solo fa o materiale dello spoglio, o, ancora, se il proprietario possa
fondare il diri o alla res tuzione sulla base di un contra o: per esempio, il contra o di locazione,
che è tolo di per sé solo idoneo a fonare il diri o alla res tuzione della cosa.
L’azione di rivendicazione non si prescrive, salvi gli e e dell’acquisto della proprietà da parte di
altri per usucapione.
• Azione negatoria (art. 949 c.c.)= il proprietario può agire per far dichiarare l’inesistenza di diri
a erma da altri sulla cosa, quando l’ha mo vo di temerne pregiudizio. Se sussistono anche
turba ve o moles e, il proprietario può chiedere che se ne ordini la cessazione, oltre la condanna
al risarcimento del danno.
È un’azione imprescri bile, salvo il limite dell’usucapione, è un’azione che spe a al proprietario
nei confron di chi si a erma tolare di un diri o reale minore, dove il sogge o ha compiuto una
serie di a , che corrispondono all’esercizio di un diri o reale minore.
Di erenza tra azione negatoria e azione di rivendicazione: l’azione negatoria non è dire a ad o enere,
in posi vo, l’accertamento del diri o dell’autore sulla cosa, ma è dire a ad o enere, in nega vo,
l’accertamento della inesistenza del diri o vantato sulla cosa altrui.
• Azione di regolamento di con ni (art. 950 c.c.): quando il con ne tra due fondi è incerto,
ciascuno dei proprietari può chiedere che sia stabilito giudizialmente. Ogni mezzo di prova è
ammesso. In mancanza di altri elemen il giudice si a ene al con ne delineato dalle mappe
catastali.
• Apposizione di termini (art. 951 c.c.): si dis ngue dall’azione di regolamento di con ni perché
presuppone un con ne certo e incontroverso. Se i termini tra fondi con gui mancano o sono
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divenu irriconoscibili, ciascuno dei proprietari ha diri o di chiedere che essi siano appos o
ristabili a spese comuni.
Di erenza dall’azione di regolamento di con ni perché presuppone un con ne certo e incontroverso.

DIRITTI REALI DI GARANZIA

Sono quei diri che riconoscono a colui che è tolare di essi di farsi assegnare con preferenza rispe o
agli altri creditori ciò che si ricava dall’eventuale vendita forzata del bene, gravato da pegno o ipoteca,
nel caso in cui il debitore non adempia le obbligazioni.
Il debitore inadempiente risponde con tu i suoi beni presen e futuri (art. 2740 c.c.).
Il creditore può promuovere un processo esecu vo, per far espropriare (so oporre a pignoramento) i
beni del debitore e dal ricavato della vendita si soddisfa (in proporzione al credito vantato).
Se il debitore è tenuto alla prestazione verso tan creditori che poi vanno a concorrere nella procedura
esecu va per soddisfarsi sul ricavato può essere che qualche creditore non o enga nulla, o comunque,
o engano meno di quello che gli spe a.
Se si veri ca questo, soccorrono le causa di predazione quale, privilegio, pegno e ipoteca.
Le u le due sono garanzie reali, ovvero diri reali su cosa altrui, sono cos tu per volontà delle par
(accordo tra debitore e creditore), questo accordo è tale per cui laddove il debitore sarà inadempiente
rispe o all’obbligazione che ha nei confron del creditore, il creditore potrà, non acquisire in proprietà il
bene gravato da pegno o ipoteca, ma potrà promuovere la procedura esecu va e dal ricavato della
vendita forzata del bene gravato da pegno o ipoteca, potrà soddisfarsi con precedenza rispe o a tu gli
altri creditori che non vantano analogo diri o di essere preferi .
• PRIVILEGIO, è la preferenza che viene accordata dalla legge a determina credi in ragione della
causa per cui sono sor , si tra a di credi privilegia che tali vengono ritenu perché meritevoli
di par colare tutela in ragione delle mo vazioni che hanno determinato il sorgere
dell’obbligazione correla vamente del credito.
Pegno e ipoteca hanno diri o di seguito, ovvero seguono, rimangono a acca alla cosa, in tu i suoi
passaggi di proprietà.
I diri reali di garanzia vanno a limitare il potere di disposizione.
Pegno e ipoteca di eriscono per l’ogge o.
• PEGNO (Ar . 2784 ss c.c.): riguarda beni mobili non registra , le universalità di mobili o i credi .
Il debitore viene spossessato della cosa.
• IPOTECA (Ar . 2808 ss c.c.): riguarda beni immobili, diri di usufru o, super cie e en teusi su
beni mobili e beni mobili registra .
Il debitore non viene spossessato della cosa

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