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Il TFR E LA PREVIDENZA INTEGRATIVA

Questo documento ha l’obiettivo di informare i Lavoratori su temi legati al TFR,


alla previdenza integrata e alle scelte che ciascuno è chiamato a fare in
adempimento alla nuova normativa che regola questa materia, non si tratta di
orientare in alcun modo queste scelte, ma semplicemente di fornire qualche
informazione in modo semplice e chiaro a supporto di una decisione che, come
vedremo, ognuno di noi sarà tenuto a prendere nei prossimi giorni.

Entro il 30 giugno 2007 occorre compiere una scelta importante per il futuro. Destinare il proprio TFR ,
come previsto dalla Legge ecco cosa c’è da sapere per una scelta consapevole.

Cos’è il TFR

Il TFR, sigla che significa Trattamento di Fine Rapporto, è la somma di denaro che spetta al lavoratore
dipendente al termine del lavoro in un’azienda. Conosciuta, in passato, come “liquidazione”, è una
prestazione al cui pagamento è tenuto il datore di lavoro nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro. Si
tratta di denaro che appartiene al lavoratore che quest’ultimo presta in modo “forzoso” all’azienda.

Come si calcola

Si calcola sommando per ciascun anno di lavoro una quota pari all’importo della retribuzione annua divisa
per 13.5, in termini percentuali è pari al 6.91% del salario . Gli importi accantonati sono rivalutati al 31.12
dell’anno successivo cui sono riferiti, applicando un tasso costituito dall’1.5% in misura fissa e dal 75%
dell’aumento dell’indice Istat dei prezzi al consumo. Tale rivalutazione a partire da gennaio 2001 è stata
sottoposta ad una tassazione alla fonte dell’11%. Ovviamente gli importi tassati alla fonte non entreranno
nella base imponibile della tassazione finale del TFR.

Cosa è cambiato in data 15 novembre 2006

In questa data è entrato in vigore il Decreto Legge n° 279/2006. Questo provvedimento anticipa al primo
gennaio 2007 la riforma della previdenza complementare.

Cosè la previdenza complementare

E’ quella formula che ha come obbiettivo l’integrazione – la complementarietà appunto ( e non la


sostituzione ) della previdenza pubblica. Quindi, in parole povere, una fonte di reddito aggiuntiva per chi
andrà in pensione ( basata sul rendimento del capitale versato ), definita : “secondo pilastro previdenziale”.
La previdenza complementare si caratterizza per l’adesione su base volontaria: ciascun lavoratore può
liberamente decidere di aderire o no ad una forma pensionistica complementare. Ogni aderente (socio) al
Fondo Pensione Complementare è titolare di una propria “posizione individuale“ nel quale affluiscono parti
di salario e di TFR le quali verranno investite sui mercati finanziari ,l’entità della prestazione previdenziale
ultima sarà condizionata ( tra l’altro) dal montante che verrà realizzato nel corso degli anni d’investimento ,
non ci sono garanzie a copertura del capitale versato e/o dell’andamento dell’inflazione.
La Finanziaria 2007 prevede l’anticipazione al 1° gennaio 2007 dell’entrata in vigore del D.L.gs. 252/05, che
disciplina il conferimento del Trattamento di Fine Rapporto alle forme pensionistiche complementari, cioè il

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dirottamento automatico del TFR nella previdenza complementare viene anticipato di 12 mesi. E’ opportuno
precisare che, in ogni caso, si parla del TFR maturando, ossia delle quote di Trattamento di Fine Rapporto
che i lavoratori matureranno dal 1° gennaio 2007, di conseguenza, quanto già maturato non è interessato
dalla nuova normativa.

La scelta del lavoratore

In base alla riforma, ciascun lavoratore può scegliere di destinare il proprio TFR maturando alle forme
pensionistiche complementari oppure decidere di lasciarlo presso il datore di lavoro. Su questa scelta si è
incentrato il dibattito degli ultimi mesi: la legge infatti prevede il meccanismo del silenzio-assenso. La Legge
stabilisce che tutti i lavoratori del settore privato, entro il termine del 30 giugno 2007, o per le assunzioni
avvenute dal 1 gennaio 2007 entro sei mesi dalla data di assunzione, hanno l’obbligo di scegliere, per scritto
al proprio datore di lavoro se versare il TFR ad un Fondo Pensione Complementare. Il SILENZIO ,ovvero
chi non comunica nulla al datore di lavoro, è considerato TACITO ASSENSO ed il TFR maturando dal
1 luglio 2007 confluirà nel Fondo Pensione Complementare che il datore di lavoro ha avuto l’obbligo di
comunicare al lavoratore entro il 31 dicembre 2006.

Percorso decisionale di ciascuno di noi

Si tratta ora di entrare nel dettaglio delle decisioni che dobbiamo prendere.
Con il Decreto del 30 gennaio 2007 del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro dell’Economia sono
state emanate le norme attuative della L.296/06 art.1 comma 765 che reca per oggetto “ procedure di
espressione della volontà del lavoratore circa la destinazione del TFR maturando “. Al Decreto in parola
sono allegati i modelli ministeriali , che devono essere utilizzati obbligatoriamente da tutti i lavoratori per
esprimere la scelta circa la destinazione del TFR . I modelli sono due denominati :
TFR1 per i lavoratori occupati al 31 dicembre 2006 ;
TFR2 per i lavoratori occupati dal 1 gennaio 2006 .
I modelli dovranno essere messi a disposizione dal datore di lavoro , il quale ne conserverà copia , dando
ricevuta al lavoratore , datando, firmando e timbrando copia degli stessi.
La differenza tra i due modelli è rappresentata dalla scadenza temporale, di presentazione del modello stesso.
Il mod.TFR1 dovrà essere presentato entro e non oltre il 30 giugno 2007 , da quel momento in poi
entrerà in vigore il meccanismo del silenzio assenso , se il mod.TFR1 non verrà presentato al proprio datore
di lavoro .
Il mod.TFR2 dovrà essere presentato entro e non oltre sei mesi dall’assunzione per tutte le nuove
assunzioni a partire dal 1 gennaio 2007 , trascorsi sei mesi dall’assunzione entrerà in vigore il
meccanismo del silenzio assenso , se il mod.TFR2 non verrà presentato al proprio datore di lavoro.
Quindi è bene ripetere : la scelta va operata compilando il mod.TFR1 o TFR2; attraverso la compilazione di
questi modelli entriamo nel dettaglio delle decisioni che dobbiamo prendere.
Mod.TFR1
Il mod. TFR1 è diviso in 4 sezioni e ne va compilata solo una, ribadiamo che i lavoratori iscritti alla
previdenza obbligatoria a partire dal 29 aprile 1993 che hanno gia’ aderito ad un Fondo Pensione
Complementare sono esentati da tale scelta perché già versano il 100% del TFR , come disposto dal comma
3 art.1 DM 30 dicembre 2007 Ministro Lavoro e Finanze.

Anzitutto occorre distinguere i lavoratori in due categorie; la prima comprende i lavoratori iscritti alla
previdenza obbligatoria prima del 29 aprile1993, la seconda per quelli iscritti alla previdenza obbligatoria
dal 29 aprile del 1993.

La SEZIONE 1 deve essere compilata dai lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria dopo il 28 aprile
1993 e che non hanno già aderito ad un Fondo Pensione Complementare .

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In questa sezione ci sono 2 opzioni:


la prima per chi volesse trasferire il TFR hai fondi pensione;
la seconda per chi vuole lasciare il TFR in azienda, e quindi lasciare tutto così com'è.

La SEZIONE 2 deve essere compilata dai lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria prima del 29 aprile
1993 e che hanno già aderito ad un Fondo Pensione Complementare , anche in questa sezione le opzioni
sono 2;
la prima per chi volesse confermare la destinazione di quella parte di tfr che già versa ad un Fondo Pensione
Complementare nella identica misura prevista al momento dell’adesione al Fondo Pensione
Complementare ;
la seconda per chi volesse trasferire tutto il TFR ai fondi pensione.

La SEZIONE 3 deve essere compilata dai lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria prima del 29 aprile
1993 che non hanno aderito ad alcun Fondo Pensione Complementare ed al quale si applichino accordi o
contratti collettivi che prevedano la sua costituzione (Eurofer).
In questo caso le opzioni sono 3;
La prima per chi volesse NON volesse trasferire il TFR ad un Fondo Pensione Complementare al quale si
applichino accordi o contratti collettivi che prevedano la sua costituzione (Eurofer) ;
la seconda per trasferire solo una parte del TFR ad un Fondo Pensione Complementare al quale si applichino
accordi o contratti collettivi che prevedano la sua costituzione (Eurofer);
la terza per trasferire tutto il TFR ad un Fondo Pensione Complementare al quale si applichino accordi o
contratti collettivi che prevedano la sua costituzione (Eurofer).

La SEZIONE 4 deve essere compilata dai lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria prima del 29 aprile
1993 che non hanno aderito ad alcun Fondo Pensione Complementare ed al quale non si applichino accordi
o contratti collettivi che prevedano la sua costituzione .

Questa sezione , che va compilata in modo analogo alla SEZIONE 3 riguarda le aziende che non hanno un
Fondo Pensione Complementare Contrattuale.
Ribadiamo nuovamente , l’ informazione sull’esistenza di un Fondo Pensione Complementare Contrattuale
oppure di dove verrà versato il TFR maturando dal 1 luglio 2007 , in caso di silenzio assenso , i lavoratori
l’hanno ricevuta dal datore di lavoro entro il 31 dicembre 2006 , il quale ha l’obbligo per legge di
comunicarla , non solo, ma entro il 30 maggio 2007 ha l’obbligo di sollecitare i lavoratori che ancora non
hanno operato la scelta , comunicando NUOVAMENTE dove verrà versato il TFR maturando dal 1 luglio
2007 in caso di silenzio assenso .
Mod.TFR2
Il mod. TFR2 è diviso in 3 sezioni e ne va compilata solo una, la compilazione è identica a quella del
mod.TFR1 , rispettivamente per le Sezioni 1-3-4.
Ribadiamo che il mod.TFR2 dovrà essere presentato entro e non oltre sei mesi dall’assunzione per tutti i
lavoratori assunti a partire dal 1 gennaio 2007 , trascorsi sei mesi dall’assunzione entrerà in vigore il
meccanismo del silenzio assenso , se il mod.TFR2 non verrà presentato al proprio datore di lavoro.

Riflessione finali
Il 21 maggio 2006 alle 21.30 è andata in onda la trasmissione di “ REPORT” su RAI 3 dal titolo ” LE MANI
SULLE PENSIONI”, l’autore durante la sua inchiesta ha intervistato CESARE ARMELLINI -Consulente
finanziario e Presidente della società Consultique di Verona che cura la pagella settimanale dei Fondi
Pensione pubblicata dal Sole24ore e alla domanda: “come mai i Fondi pensione non battono i mercati dove
investono, il cosiddetto benchmark? ……. perché gli dovremmo dare i (nostri!) soldi?”CESARE
ARMELLINI -Consulente finanziario e Presidente della Consultique ha risposto ridacchiando :”Perché gli
dovremmo dare i soldi?......be’ personalmente io non … gli ho dato i (miei!) soldi”
Quali sono gli aspetti che ci lasciano perplessi su questo strumento , che da 14 anni stenta a decollare e che
raccoglie le diffidenze , non solo dei “Lavoratori” , ma come abbiamo appena letto anche dagli “Addetti ai
Lavori”?

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Fondamentalmente sono tre : l’incertezza della rendita ; l’impossibilità di disporre , alla fine di un rapporto
di lavoro , di tutto il capitale investito ; la poca trasparenza.

Incertezza della rendita

Il TFR lasciato in azienda si rivaluta ogni anno dell’1,5% fisso e dello 0,75% dell’aumento annuo del
costo della vita rilevato dall’ISTAT . Negli ultimi 10 anni il TFR si è rivalutato mediamente del 3,5 /
4%.Mentre chi aderisce al Fondo Pensione non sa quale sarà la sua rendita in quanto sarà determinata solo al
termine del periodo di contribuzione. Oltre a questo i Fondi Pensione non garantiscono il potere di acquisto
delle future prestazioni e quindi espongono i “soci” a enormi rischi nel caso di ritorno ad alta inflazione.
Mentre col TFR il Lavoratore vanta un credito nei confronti del Datore di Lavoro , che in caso d’insolvenza
è coperto dall’INPS , nel caso del Fondo Pensione il Lavoratore è assegnatario di quote di fondo , non
garantite da nessuno che potrebbero tendere a valore più basso dello stesso capitale investito nel corso degli
anni . Questo significa che il Lavoratore si accolla tutto il rischio di un investimento che è di natura ,
prettamente finanziaria , con lo svantaggio che una volta aderito ad una qualsiasi forma di “Previdenza
Integrativa” non può più tornare in dietro. Dal momento del conferimento del TFR ad un fondo non ne
puoi più disporre: ne perdi la titolarità. L’adesione ad un Fondo Pensione non permette di fuggire , prima
di due anni dalla adesione se gli investimenti dovessero risultare deludenti, fermo restando che si dovrà
passare di fondo pensione in fondo pensione.

L’impossibilità di disporre di tutto il capitale investito


Non è possibile disporre liberamente dei propri soldi. Il “MONTANTE” accumulato ti verrà restituito in rate
mensili al compimento dell’età che dà diritto alla pensione di vecchiaia. Il Fondo Pensione versa il
“MONTANTE” accumulato ( detratta la quota eventualmente chiesta a rimborso e/o anticipazione)ad una
compagnia di assicurazione che lo converte in rendita . La compagnia di assicurazione detrae subito i costi e
sulle tabelle di mortalità del momento stabilisce la rendita vitalizia che è disposta a corrispondere ,
naturalmente se si opta per la reversibilità da assegnare ad un famigliare o altra persona , la rendita
diminuisce di valore . Se vai in pensione per anzianità o per sopraggiunta invalidità dovrai aspettare l’età
della pensione di vecchiaia.Se il fondo va in crisi o fallisce puoi perdere tutto il versato o recuperarne,sempre
a rate, una parte (per i fondi di natura contrattuale collettiva sono previste clausole di garanzia). In Italia va
ricordato il fallimento della Sicilcasse che ha azzerato il fondo pensione di migliaia di bancari, i quali forse
riusciranno a recuperare il 15 od il 25% del versato. Se cambi azienda non potrai disporre del TFR versato,
ma rimarrà al fondo fino alla pensione di vecchiaia.Se per esigenze familiari (salute – casa – figli etc.) hai
necessità di liquidità, non ti puoi rivolgere al fondo prima di 8 anni ed in ogni caso è a discrezione del
consiglio del fondo concederti l’anticipazione fino al 75% del capitale accantonato.Se per tue ragioni e
valutazioni volessi cessare di versare il TFR al fondo, devi sapere che dal 1 gennaio 2007 non è più possibile
farlo. Il tuo TFR continuerà a confluire nel fondo indipendentemente dalla tua volontà.Conferire ad un
fondo il TFR significa, rinunciarvi fino al compimento dell’età che dà diritto alla pensione di
vecchiaia.Alla composizione del tuo fondo pensioni integrativo concorrono anche le quote previste dai
Contratti Nazionali di Lavoro che attualmente sono mediamente del 2% del salario (1% a carico del
lavoratore, più 1% a carico delle aziende). Il Lavoratore che prima del pensionamento, perde i requisiti di
partecipazione alla forma pensionistica complementare, in alternativa al trasferimento della posizione ad
un’altra forma pensionistica complementare, può: chiedere il riscatto della posizione, vale a dire la
restituzione della posizione individuale accumulata, oppure mantenere la posizione individuale accantonata
presso il fondo, anche in assenza di contribuzione . Il riscatto può essere chiesto nei seguenti casi e misure:
· nel caso in cui il periodo di disoccupazione conseguente alla cessazione dell’attività lavorativa sia
compreso tra 12 e 48 mesi o in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità,
cassa integrazione guadagni ordinaria o straordinaria, è possibile riscattare fino al 50 per cento della
posizione individuale maturata.

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. nel caso in cui il periodo di disoccupazione conseguente alla cessazione dell’attività lavorativa sia
superiore a 48 mesi o nel caso di invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di
lavoro a meno di un terzo, è possibile riscattare l’intera posizione.
Nell’ipotesi di decesso dell’aderente prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica,
l’intera posizione maturata è versata agli eredi o alle altre persone indicate dall’iscritto.
È bene evidenziare che in caso di Licenziamento e/o Dimissioni potrai ottenere il 50% di quanto
“accumulato” per un periodo di disoccupazione conseguente alla cessazione dell’attività lavorativa sia
compreso tra 12 e 48 mesi, mentre non aderendo al Fondo Pensione il TFR ti deve essere liquidato entro 60
giorni dalla cessazione dell’attività lavorativa indipendentemente dalla durata del periodo di disoccupazione .

La.poca.trasparenza

Chi aderisce al Fondo Pensione Complementare Contrattuale ( Fondo Chiuso ) , ha una scarsa conoscenza
della gestione dei soldi che versa al fondo . Il rendiconto della gestione con il valore delle quote viene inviato
in media due volte l’anno, troppo poco per conoscere l’andamento del fondo . Il Fondo Pensione
Complementare Contrattuale ( Fondo Chiuso ) vede il Lavoratore parteciparvi in qualità di socio ; in effetti
ogni 4 anni i soci del Fondo Pensione Complementare Contrattuale ( Fondo Chiuso ) eleggono i loro
rappresentanti in seno all’Assemblea. A sua volta l’Assemblea eleggerà il Consiglio di Amministrazione . Il
CdA è formato in modo paritetico ovvero 6 rappresentanti dei lavoratori e 6 rappresentanti del datore di
lavoro . Tutto questo dovrebbe dare garanzie di maggior trasparenza , ma è così ? Un passo indietro ,
affinchè il Fondo Pensione Complementare Contrattuale esista DEVE essere contrattato tra le parti sociali
Datore di Lavoro , Organizzazioni Sindacali stipulanti il Contratto ; a questo punto entrano in gioco i
lavoratori del Settore che iscrivendosi al fondo , per meglio dire mettendo i soldi costituiscono il Fondo
Pensione Complementare Contrattuale ( Fondo Chiuso ) . Quindi per ricapitolare : il sindacato contratta col
datore di lavoro il fondo pensione , il lavoratore ci mette i soldi , il sindacato col datore di lavoro
gestisce il fondo . Niente dire un bel SISTEMA ; c’è chi si accolla tutto il rischio , ricordiamo che chi
aderisce al fondo non può più tornare indietro mentre chi DIRIGE IL FONDO vada bene o male “UN
GETTONE DI PRESENZA LO PORTA A CASA “. Non è finita siamo solo all’inizio . Il Cda del Fondo
Pensione Complementare Contrattuale , non può gestire i soldi perché la nostra legislazione prevede che solo
i soggetti abilitati possono gestire il risparmio , ed i soggetti abilitati sono : banche , sim , sgr e assicurazioni,
quindi il CdA DEVE prima scegliere a chi far gestire i soldi dei Lavoratori e poi trasferire i soldi stessi .
Anche qui la storia si ripete c’è chi si accolla tutto il rischio , ricordiamo che chi aderisce al fondo non può
più tornare indietro mentre chi GESTISCE IL FONDO vada bene o male le sue commissioni le porterà a
casa , anzi più movimenterà i titoli e più alto sarà il suo guadagno . Ultimo passaggio , una volta raggiunta
l’età pensionabile al lavoratore sarà erogata una rendita , ma da chi ? NON DAL FONDO , NO DA CHI HA
GESTITO I SUOI SOLDI FINO A QUEL MOMENTO , ma da un’ ASSICURAZIONE che calcolando in
base a delle tabelle attuariali il rischio di vita ( avete capito bene , più l’aspettativa di vita è lunga e meno è
la rendita che si differisce anche in base al sesso perché la donna ha un’aspettativa di vita più lunga
dell’uomo ) e riassicurandosi contro quel rischio , calcolerà la rendita e la erogherà . Altra informazione
necessaria e che la rendita può essere lasciata in REVERSIBILTA’ ad un’altra persona , in questo caso verrà
ulteriormente ridotta . Non c’è garanzia di rivalutazione della rendita circa l’andamento dell’inflazione ,
tanto meno sul capitale risparmiato nel corso degli anni e versato all’ASSICURAZIONE verrà ricalcolato
un rendimento , la rendita una volta calcolata sarà quella per sempre . L’unica cosa certa , una volta entrati
in questo sistema è che IL LAVORATORE metterà i suoi soldi , si accollerà tutti i rischi e pagherà le spese
di tutti i passaggi sopradescritti . Forse è più corretto chiamarlo anziché Fondo Pensione Complementare
Contrattuale, Risparmio forzato con sovrastrutture estremamente costose .

Quanto renderà il Fondo Pensione Complementare ?

Abbiamo trovato una simulazione di rendimento sul numero 71 (mese Luglio 2003) di Soldi e Diritti , la
rivista bimestrale dell’Associazione “Altro Consumo” e ve la proponiamo .
Questo è il profilo che “ Soldi e Diritti “ ha preso in considerazione:

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RETRIBUZIONE ANNUA LORDA Euro 18.000,00


CRESCITA ANNUA DELLO STIPENDIO 2.5%
CONTRIBUTO AZIENDALE AL FONDO PENSIONE 1%
COMMISSIONE ANNUA DI GESTIONE DEL FONDO PENSIONE 1.55%
TASSO DI CARICAMENTO ADDEBITATO AL FONDO 0.32%
RENDIMENTO MEDIO ANNUO DEL FONDO PENSIONE 5%
IL CALCOLO DELLE RENDITE TIENE CONTO DI UN’INFLAZIONE AL 2%
Se l’iscrizione alla previdenza obbligatoria è avvenuta prima del 28 aprile 1993 , si versa 1/3 del tfr al fondo
pensione , se l’iscrizione è avvenuta dal 29 aprile 1993 in poi il tfr viene versato interamente al fondo
pensione . Nella tabella sottostante riportiamo gli esiti della simulazione :

Rendita mensile in Euro


Dopo 30 anni Dopo 40 anni
contributo Contribu Tfr Capitale Uomo Donna Uomo Donna
lavoratore to versato prelevat
(% azienda al fondo oa 65 60 anni 65 60 anni
stipendio) pensione scadenza anni anni
1% 1% 1/3 1/3 85 66 125 97
1% 1% 1/3 0 128 99 185 169
1% 1% tutto 1/3 180 139 264 205
1% 1% tutto 0 270 209 396 307

Ora noi abbiamo simuliamo la stessa situazione mantenendo il Tfr in Azienda , con l’ attuale normativa
ovvero quella stabilita dall’art. 2120 del codice civile. Il lavoratore preso in considerazione dopo 40 anni
riscuoterà 111.973 euro, al netto della tassazione in vigore dall’anno 2001, indipendentemente che sia uomo
o donna .

Se, poi, confrontiamo la migliore ipotesi di rendimento mensile del fondo , ovvero quella corrisposta ad un
uomo di 65 anni dopo 40 anni di versamento di euro 396 la annualizziamo su tredici mensilità ( la
tredicesima il fondo non la contempla ), otterremo una rendita di euro 5.148,00 . Se dividiamo la rendita di
euro 5.148,00 per il TFR riscosso 111.973 euro , otteniamo 22. Riscuotendo il TFR si potrà integrare per
oltre 20 anni la pensione del lavoratore preso in considerazione, mentre il capitale residuo continuerà a
fruttare interessi a seconda di come verrà impiegato, cosa questa che non avviene col Fondo Pensione. Non
solo, in caso di decesso del lavoratore preso in considerazione , il capitale residuo del tfr resta alla famiglia ,
mentre la rendita mensile del fondo cessa a meno che non si chieda al momento del calcolo della rendita
stessa anche la reversibilità ad altra persona. E’ ovvio che in questo caso la rendita mensile scende perché il
rischio per “l’Assicurazione “ che eroga la rendita stessa sale.

Altra cosa evidenziata dal calcolo del Tfr è come il contributo dell’1% versato dal Datore di Lavoro si
traduca per il Datore di Lavoro stesso in un risparmio . In effetti se il Datore di Lavoro deve rivalutare il Tfr
per 40 anni versa al lavoratore la cifra di 48.000,00 euro , mentre versando l’1% ne versa 12.000,00 un
risparmio notevole .

Ultima cosa a cui far attenzione è come i Fondi Pensione Complementare calcolano i rendimenti . Il
lavoratore che ha aderito al Fondo o vi aderirà , sarà titolare di quote dei Fondo . Le quote saranno
valorizzate periodicamente ed attribuite al lavoratore in base al capitale versato, formato dal 1% dello
stipendio messo dal datore di lavoro + l’1% messo dal lavoratore + la quota mensile di TFR .Questo significa
che al lavoratore non saranno attribuite sempre lo stesso numero di quote , ma ne verranno attribuite di più se
il fondo cala ed di meno se il fondo sale.Questo significa che il sistema di valorizzazione del Fondo Pensione
è completamente diverso da quello del Tfr , in quanto il Tfr mese per mese si incrementa , poco , ma si
incrementa mentre il Fondo Pensioni , con la dinamica delle quote farà pagare al lavoratore il suo
incremento , perché la quota costerà di più.

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Con la speranza che queste poche righe abbiano contribuito a chiarire , per quanto possibile , il
concetto di Previdenza Complementare e le sue ricadute sul TFR restiamo dell’avviso che
difficilmente si potranno trovare “FORMULE” alternative alla Previdenza Pubblica . Quindi siamo
dell’avviso che il lavoratore deve star bene accorto nel decidere a chi affidare i suoi soldi .
Ricordate :
“la vita delle persone vale più dei profitti delle imprese e degli equilibri contabili delle teorie neoliberiste”.

Settore Ferrovieri
Commissione Tecnica Regionale del Lazio su :
“tfr e previdenza integrativa” .
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