Sei sulla pagina 1di 3

Normatività

Il diritto viene spesso definito come un insieme di regole che governano la vita sociale dei cittadini.
Lo scopo di queste regole è guidare il cittadino nella scelta corretta fra le varie azioni possibili,
Josef Raz le ha definite infatti ragioni di esclusione, poiché rispetto alle altre ragioni che possono
guidarci verso una scelta od un altra, le regole hanno una forza maggiore in quanto provengono da
un'autorità. Non bisogna però confondere il concetto di regola con quello di regolarità, poiché un
comportamento può ripetersi in modo uniforme nel tempo anche senza essere regolato , né con il
concetto di comando, che può essere l'origine o il fondamento, ma non la regola in quanto tale,
poiché non indica un modello di comportamento da seguire. La differenza tra le regole giuridiche e
tutte le altre si trova in tre criteri, i destinatari,la forma e l'origine. I destinatari delle regole
giuridiche sono spesso visti come i cittadini, in quanto le regole giuridiche sono identificate oggi
con le leggi statali, rivolte specificatamente ai cittadini. Ma più in generale, le regole giuridiche
hanno come destinatari soggetti considerati non per i loro legami personali ma per un principio di
eguaglianza e reciprocità. Il criterio della forma ha particolare importanza, in quanto la forma
influenza direttamente i comportamenti regolati e la loro descrizione. È necessaria una forma
prestabilita per garantire all'intero ordinamento certezza e stabilità, allontanandola dalle mutevoli e
variabili volontà delle persone. La forma oggi si manifesta sopratutto nel concetto di legge, dove
sono ignorati gli status e le appartenenze dei soggetti giuridici. In questo modo le regole giuridiche
raggiungono la generalità dei soggetti destinatari e l'astrattezza delle classi di azione. Bisogna però
ricordare che la forma di legge non è l'unico tipo di regola giuridica, si ricordino ad esempio le
clausole generali e i principi giuridici ai quali manca una fattispecie e quindi l'astrattezza. L'origine
è il terzo ed ultimo criterio, una norma infatti non può essere giuridicamente valida se non è stata
emanata dalle autorità competenti. Le regole giuridiche possono infine essere considerate come un
complesso di ragioni per compiere o astenersi da determinate azioni, guidano il comportamento
delle persone, con l'obiettivo di tutelare valori ritenuti importanti dalla collettività sulla base di
ragioni ritenute valide dai soggetti a prescindere da appartenenze o status e individuate da autorità
legittime e competenti mediante formulazioni ufficiali.
Sanzioni
Le sanzioni sono una caratteristica fondamentale del diritto e l'origine di molte teorie del diritto. Le
sanzioni giuridiche possono essere definite esterne, in quanto la stessa violazione consiste in un
comportamento e ad essa si reagisce con un'azione esterna, e formali, in quanto istituzionalizzate
poiché gli ordinamenti moderni indicano i soggetti autorizzati ad irrogarla e i modi e i tempi per
farlo. L'obiettivo principale del diritto, se guardato dal punto di vista della sanzione, sembrerebbe
quello di sostituire la vendetta privata con una pubblica ma allo stesso tempo limitandola e
regolamentandola. Ed è proprio basandosi su questo che si sono formate le teorie sanzionatorie del
diritto, che riducono l'intero diritto al solo elemento della sanzione, queste teorie si dividono nel
realismo giuridico e nel normativismo giuridico. Per il realismo giuridico gli obblighi giuridici si
deducono dalle sanzioni irrogate, poiché è da queste che si possono comprendere i comportamenti
più vantaggiosi da adottare per il soggetto giuridico. Questa teoria affida di fatto alla sanzione il
ruolo di istituire un sistema basato sulla paura per assicurare al meglio l'osservanza delle norme e la
stabilità sociale. La sanzione è giudicata in base alle sue conseguenze e quindi alla sua efficacia sui
soggetti giuridici. Se osserviamo la teoria normativa invece, quella di Hans Kelsen in particolare,
vediamo che le norme giuridiche principali, se non addirittura le uniche, sono quelle che regolano
le sanzioni. Quando una norma prescrive che un certo comportamento deve essere sanzionato, si
deve dedurre che il suddetto comportamento è illecito e che ogni soggetto giuridico è
giuridicamente obbligato a osservare il comportamento opposto. La sanzione trasforma l'atto in
illecito e lo rende noto al cittadino. Per Kelsen ogni atto collegato ad una sanzione è obbligatorio
per tutti i suoi destinatari, infatti Kelsen definisce il diritto come la tecnica sociale che ottiene la
condotta sociale desiderata attraverso la minaccia di una misura sanzionatoria che sarà applicata in
caso di condotta avversa. Ma per altri, quest'ottica va capovolta, la sanzione serve appunto a
sancire, cioè approvare o confermare come lodevole, tutti quei beni personali e collettivi
fondamentali per la stabilità sociale. Quando un'azione è sanzionata, i beni e i valori in questione
vengono riconosciuti pubblicamente come validi.
Ordine sociale
Come ogni settore della vita pubblica, anche al diritto può essere riconosciuto il ruolo di
coordinazione delle azioni umane. Ma di fronte all'immensità di forme e modi di coordinazione
bisogna capire quali possono essere definite proprie del diritto e perché. Tradizionalmente al diritto
è attribuita la funziona di controllo e direzione sociale. Mentre il controllo sociale, tipico dello stato
liberale, si occupa di supervisionare le istituzioni sociali per il loro corretto funzionamento e per
risolvere i conflitti, potendo così restaurare l'equilibrio sociale, la direzione sociale, tipica invece di
uno stato sociale o interventista, imprime un orientamento alle iniziative della società ed integra ad
essa politiche sociali. In base al modo di intendere la società, si sono storicamente sviluppate due
concezioni del ruolo del diritto nella società. Per la concezione funzionalista la società è un
equilibrio precario tra forze contrastanti e lo scopo del diritto è quello di preservare questo
equilibrio o ripristinarlo se in crisi. Il diritto diventa così uno dei meccanismi più importanti per
preservare l'equlibrio sociale e difenderlo quando necessario. Secondo invece la concezione
conflittivista, la società è un luogo di conflitti tra vari interessi e poteri ed il diritto ha lo scopo di
mediare per risolvere o attenuare i conflitti e quella di occultarti se non addirittura alimentarli.
Questa concezione conflittivista ha trovato una versione radicale nel pensiero di Karl Marx. Negli
anni 70 si sviluppa un movimento definito analisi economica del diritto, che ha introdotto nelle
problematiche giuridiche metodi di indagine e criteri economici. Secondo i suoi sostenitori anche le
procedure giuridiche dovrebbero perseguire l'obiettivo dell'efficienza economica calcolando i costi
e i benefici allo scopo di conferire maggiore rigore e oggettività al ragionamento giuridico. Questa
teoria del diritto sfrutta una coordinazione sociale basata interamente sulla cosidetta interazione
strategica. Un'interazione è detta strategica quando nel processo di scelta di ciascuno, viene
considerata l'aspettativa di scelta degli altri partecipanti e ciascuno è consapevole e cosciente di ciò.
Ciascuno quindi ha un'idea di cosa aspettarsi dagli altri e di cosa gli altri possono aspettarsi da lui.
Qualsiasi teoria sulla coordinazione si segua, lo scopo del diritto rimane quello di risolvere i
problemi di coordinazione tra i soggetti giuridici, che sia rafforzando la volontà di cooperare,
identificando una modalità cooperativa comune o anche solo favorendo la fiducia tra soggetti.
Giustizia
Il fine del diritto sembra essere quello di assicurare la giustizia nei rapporti tra soggetti giuridici. In
generale la giustizia è composta da tre caratteristiche. La prima è l'alterità: la giustizia riguarda le
relazioni e i rapporti che legano i cittadini con gli altri, per altri si intende chiunque non sia il
soggetto giuridico stesso. Il secondo carattere è il dovuto: ovvero ciò che spetta all'altro e quindi ha
diritto a pretendere che gli sia dato. Ad ogni diritto corrisponde un dovere ed infatti quando
qualcuno ha il diritto a pretendere, qualcun altro ha il dovere a dare. Il terzo carattere è
l'eguaglianza. Formalmente per eguaglianza si intende il trattare in modo eguali gli eguali e
diseguale i diseguali. Guardando a queste tre caratteristiche possiamo ricavarne una terza, la
commisurazione delle azioni. Un'azione infatti è giusta se rispettosa dell'altro, quindi se gli
riconosce ciò che le spetta in nome di un eguaglianza proporzionale. La giustizia è spesso vista
come una virtù e collegata alle morali specifiche della propria cultura o religione, ma con la
costante sfida del multiculturalismo che porta negli stati un pluralismo di punti di vista e di
concezioni di bene o male spesso conflittuali, il diritto deve trovare un concetto di giustizia che non
dipenda da alcuna particolare etica e sia vantaggioso per tutti accettare. Questa idea ha sviluppato
due teorie sulla teoria della giustizia, secondo la prima è possibile creare una teoria globale della
giustizia, ovvero un concetto di giustizia oggettivo ed accettabile per tutti a prescindere dalle
proprie idee e cultura, mentre un altra ritiene che i principi di giustizia debbano essere propri delle
particolari sfere, ognuna governata da una propria logica, creando così una cosidetta giustizia
locale. Tradizionalmente la giustizia si distingue tra una correttiva ed una distributiva. Per la
giustizia correttiva bisogna parificare un eguaglianza violata a causa di un guadagno o di una
perdita ingiusti. Nella giustizia distributiva invece, la parte svantaggiata non ha ancora diritto a ciò
che le spetta, poiché si deve ancora determinare cosa spetta a ciascuno.
Definizione del diritto
La prima definizione che ho dato al diritto è stata “serie di norme che regolano la società e i
comportamenti dei cittadini”. È una definizione interamente legata al solo concetto di norma
giuridica, ma che non indica cosa sia una norma giuridica né quali siano i fini del diritto. I termini
usati sono imprecisi, al posto di serie è più corretto usare sistema, e al posto di regolare sostituirei
guidare. Questo perché guidare rende meglio l'idea che le norme siano fra le motivazioni più
importanti che spingono il cittadino a fare o non fare determinate azioni

Potrebbero piacerti anche