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DI CECILIA GALATOLO
I “nuclei di morte” sono quelle dinamiche che non permettono alla coppia
di crescere nell’amore. Ci sono nella nostra relazione? Per capire meglio di
cosa stiamo parlando, è bene fornire degli esempi… Lo facciamo prendendo
spunto da una riflessione intelligente e illuminante di Padre Giovanni
Marini.
Padre Giovanni Marini, noto accompagnatore di fidanzati (guida spirituale di Alessandra e
Francesco di 5pani2pesci, un blog di evangelizzazione dedicato all’educazione affettiva dei
giovani e delle coppie coppie) definisce “nuclei di morte”, quelle “realtà che operano un
po’ come il cancro”; che “ti fanno credere che l’amore sta producendo vita, mentre in realtà
ti conduce alla morte”.
Nella sua esperienza pastorale, ne ha individuati circa 20. Ora, prendendo spunto proprio
dalla sua analisi, li esporremo molto sinteticamente, ma successivamente, in altri articoli,
cercheremo di entrare nel dettaglio su alcuni di essi.
3. Egoismo di coppia: la coppia vive solo per sé stessa e taglia le relazioni con altre
persone. Un amore così è soffocante, non liberante.
7. Confondere l’amore sponsale con l’amore materno. Non siamo madri dei nostri
mariti… quando si verifica questo, siamo in presenza di un nucleo di morte.
9. Non precisata identità sessuale: succede, certe volte, che nello sviluppo della
libido, non giunge a maturazione la fase autoerotica, omoerotica, eteroerotica.
“Psichicamente regredite, – spiega Padre Marini – fissate alla fase omoerotica dello
sviluppo della libido, certe persone fisiologicamente funzionano come maschio o
come femmina. È il mondo psichico, però, che è regredito, e perciò provano più gioia
a stare con persone del loro stesso sesso che a stare con una persona dell’altro
sesso. Sì mi sposo, funziona, però il mondo sono gli amici. Queste persone le trovi
sempre al bar, a caccia, a giocare…”
10. Consacrazione come rifugio o fuga nel religioso. Spiega Marini che “è una
dinamica molto particolare”. Alcune persone, “trovando ad un certo momento molte
difficoltà nella dinamica di coppia, dicono «Mi sa che mi faccio prete… mi sa che mi
faccio suora… mi sa che mi faccio frate». Conosco decine di persone che sono
arrivate ad Assisi con la fidanzata e dopo anni di cammino si sono consacrati al
Signore. Ma c’è stato un punto chiaro e preciso: se Dio chiama su un’altra strada, si
verifica che la dinamica di coppia va comunque ottimamente, anzi, a gonfie vele. Se
questo non avviene, il rischio è che si stia realizzando una fuga nel religioso che
uccide la dinamica dell’amore”.
Leggi anche: “Vorrei aspettare il matrimonio per fare l’amore” e il ragazzo la spiazza con la
sua risposta (puntofamiglia.net)
11. Non avvenuta elaborazione delle relazioni passate: quando ancora l’ex è presente
nel cuore e nella mente. A queste persone non “libere” bisogna dire: «Prima scacci
il fantasma, cioè il ricordo dell’altra persona, poi ti do tutto me stesso».
12. Complesso di onnipotenza. Questo è tipico degli uomini che, vivendo in una cultura
che ti dà tutto, sono persone non cresciute. Non puoi credere di potere tutto. Accetta i
limiti.
13. Troppo lavoro. Quando le cose non funzionano, uno dei due o tutti e due si danno
anima e corpo al lavoro. Non fuggite, affrontate i problemi. Se non li risolvete, non
scompariranno da soli.
14. Trauma da stato abbandonico: Si verifica a livello inconscio. Si teme sempre
l’abbandono dell’altro e non si vive nella fiducia.
15. Bugie destabilizzanti: è tipico di una psicologia fragile. «Non gli ho detto questo
perché poi… Ma dopo se lo scopre…». La verità. Senza verità la coppia non sta in
piedi.
16. Rapporto idolatrico: significa che tu dal partner ti aspetti che ti faccia da dio, che
sia la sorgente della vita. Ma Dio è un’altra cosa.
17. Silenzio di copertura: certe aree della personalità fanno soffrire; la persona tende a
rimuoverle e per questo, spiega Marini: “evita a chiunque di entrare nel suo
profondo”; tuttavia, “la situazione si sblocca solo con il dialogo, con l’apertura, con
la confidenza reciproca”.
18. Struttura nevrotica della personalità: lui, lei o tutti e due “sono rimasti bambini e
fanno richieste bambine. È difficile intervenire, ma succede molto spesso”.
19. Corporeità in stato reattivo: significa che, soprattutto nel mondo femminile, dopo
un trauma, il corpo cambia di significato. Si fa fatica a vivere la tenerezza. Spiega
Padre Marini: “Allora se ti do la mano, un gesto normale, umano, di comunicazione,
quello che dovrebbe essere una manifestazione, un passaggio di amore, lo recepisci
come un disagio, come qualcosa che dà fastidio”.
20. Emozioni e sentimenti altalenanti per distanza della psiche dal corpo. Non
realistica rappresentazione psichica della propria corporeità e distanza da essa. Si va
cercando «l’isola della felicità» fuori del proprio corpo. Realtà del tutto inconscia.
Rende incapaci di rapporti stabili e decisioni definitive.
Su questi nuclei di morte – tranquillizza Padre Marini – c’è sempre la potenza della
Risurrezione di Gesù Cristo: “tolto il cancro, e prima lo scopri e meglio è, le dinamiche
funzionano, l’amore riprende. Certe volte nelle coppie ne trovi quattro o cinque… anche se
per far morire una relazione ne basta uno!”
Poi racconta: “Recentemente ho incontrato una coppia; piangevano e dicevano: «Ma noi
questi nuclei ce l’abbiamo tutti! Come facciamo?». «Non temete. Già prendere coscienza
del bisogno di crescere è importante. Vedrete: Gesù Cristo è davvero potente»”.
https://www.puntofamiglia.net/puntofamiglia/2023/06/23/ci-sono-nuclei-di-morte-nella-vostra-coppia-
riflettendo-con-padre-giovanni-marini/