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649004
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
gioved 1 settembre 2011
Unicuique suum
Anno CLI n. 200 (45.845)
.
XVI
Un alfabeto colorato
Per secoli i pittori hanno intinto il loro pennello in quellalfabeto colorato che la Bibbia. Benedetto XVI cita unespressione di Marc Chagall per riaffermare la convinzione che larte una delle vie pi suggestive ed efficaci per incontrare Dio. Parlando ai fedeli giunti a Castel Gandolfo per ludienza generale di mercoled 31 agosto svoltasi nella piazza della Libert, allesterno del Palazzo Pontificio il Papa ha invitato a riscoprire nelle espressioni artistiche una parte di quella via pulchritudinis che luomo doggi dovrebbe recuperare nel suo significato pi profondo. In questa prospettiva ha spiegato lopera darte diventa come una porta aperta verso linfinito, verso una bellezza e una verit che vanno al di l del quotidiano. Unesperienza che ciascuno pu fare davanti a una scultura, un quadro, unopera architettonica, una poesia, un brano musicale. E che lo stesso Benedetto XVI ha confidato di aver vissuto pi volte, ricordando in particolare i sentimenti suscitati in lui da un brano di Bach durante un concerto diretto a Monaco da Leonard Bernstein.
PAGINA 8 Marc Chagall, Il Paradiso (1961, Nizza, Museo nazionale Marc Chagall)
Timori di attentati a Tripoli mentre lUnione europea pronta ad aumentare gli aiuti umanitari
La quercia e il tiglio
MARCO BECK
A PAGINA
La festa dellEid al-Fitr sancisce la conclusione del mese dedicato al digiuno e allastinenza
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Si temono attacchi a Tripoli durante la preghiera per la fine del Ramadan (Reuters)
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Il Governo punta a contenere linflazione
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
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LOSSERVATORE ROMANO
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Il presidente disponibile al piano dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo Persico
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LOSSERVATORE ROMANO
Le Metamorfosi di Ovidio e il mito gentile e senza tempo di Filemone e Bauci
La quercia e il tiglio
di MARCO BECK
n autore classico, se davvero possiede tutti i crismi della classicit, innalza un monumento pi perenne del bronzo, secondo lorgogliosa affermazione di Orazio (Odi, III, 30). coevo ad ogni epoca. Lo si pu persino considerare, richiamandosi a Giuseppe Pontiggia, un contemporaneo del futuro. Un auctor e un opus magnum della letteratura latina saldamente insediati nella dimensione del nostro presente, e proiettati in quella del nostro futuro, sono in particolare Publio Ovidio Nasone (Sulmona, 43 antecedente lera cristiana - Tomi, Ponto Eusino, 17 o 18) e il suo capo-
Johann Carl Loth, Filemone e Bauci ospitano Giove e Mercurio (1659), particolare
lavoro, le Metamorfosi. Varcata da oltre un decennio la soglia del ventunesimo secolo, vediamo oggi inverata nellintensit degli studi filologici e nella copiosit delle pubblicazioni unintuizione profetica di quellinsaziabile lettore-ermeneuta dei classici che fu Italo Calvino. Nelle sue ormai leggendarie Lezioni americane (Garzanti, 1988), accompagnate dal significativo sottotitolo Sei proposte per il prossimo millennio, Calvino privilegiava, come opere della latinit destinate a influenzare la temperie culturale del terzo millennio, il De rerum natura di Lucrezio e, con ulteriore sottolineatura di predilezione, appunto le Metamorfosi ovidiane. noto che i cinque valori o qualit o specificit elevati dallo scrittore ligure a paradigmi su cui fondare la fiducia nel futuro della letteratura sono: leggerezza, rapidit, esattezza, visibilit, molteplicit. E non un caso che di ben due di queste categorie, leggerezza e molteplicit, venga eletto antesignano lOvidio metamorfico. Per lantico poeta abruzzese dunque scoccata lora del riscatto, del pieno recupero al vertice che gli compete, dopo secoli di penombra seguiti al giudizio in chiaroscuro di Seneca e Quintiliano, che gli rimproveravano un insufficiente autocontrollo nel disciplinare il suo sorgivo, esuberante ingenium. Certo, la frequentazione delle scuole di declamazione in voga nella Roma di epoca augustea aveva fatto di Ovidio, gi per natura dotato di uninesauribile vena immaginativa, un artista della parola retoricamente cesellata. Governati da una tecnica raffinata, pensieri, passioni e sentimenti spesso superficiali o soltanto emozionali si disponevano nellaurea misura del distico elegiaco (esametro + pentametro) con una fluidit, una flessibi-
lit, una musicalit strabilianti. Sponte sua carmen numeros veniebat ad aptos, / et quod temptabam dicere versus erat, la poesia veniva spontaneamente nei suoi giusti ritmi / e diventava verso quanto provavo a dire, rievoc durante lesilio sul Mar Nero (Tristia IV, 10, vv. 25-26). Alcune riserve permangono tuttora riguardo alla produzione giovanile, diramata nei generi dellelegia erotica (Amores), della precettistica galante (Ars amatoria, Remedia amoris), della pseudo-epistolografia miti-
digioso anche solo in termini statistici: 15 libri composti in breve giro danni, allincirca 12.000 esametri, oltre 250 fabulae (storie, racconti) attinte alla sterminata tradizione mitologica greco-latina. Poema polimorfo, che allinterno dei miti trascelti si concentra a rappresentare con plastica evidenza il processo di trasformazione attraverso il quale, di norma, il corpo umano assume forme animalesche o vegetali, il complesso delle Metamorfosi si configura esso stesso come unininterrotta, grandiosa, variegata trasformazione della impossibile sottrarsi alla suggestione materia letteraria, grazie a giochi dindei nitidi quanto involontari castri, avvicendamenechi biblici ti di voci narranti, strutture a scatole che affascinarono tanti interpreti ovidiani cinesi che non cesdel medioevo cristiano sano di suscitare in noi stupore e ammica (Heroides): scritti fortunatissimi, razione. E che suggeriscono agli stuche promossero Ovidio a idolo dei diosi definizioni ingegnose: operasalotti mondani, in una societ incli- mondo capace di convertire in ne a contraddire nei suoi comporta- territorio di grazia e teatro di svenmenti amorali la severa restaurazione tura lintero spazio fisico, secondo dei valori repubblicani, primo fra Alessandro Barchiesi, nellIntrodututti la fedelt coniugale, varata da zione che apre il primo volume, da Augusto. E proprio con la prurigi- lui curato, delledizione in progress nosa Ars amatoria va probabilmente allestita dalla Fondazione Lorenzo identificato il carmen che, somman- Valla (Libri I-II, Mondadori, 2005); dosi al coinvolgimento in qualche il grande poema delle passioni e scandalo di corte (error), indusse il delle meraviglie (Concetto Marcheprinceps, nellanno 8, a scagliare il si); quasi un processo di ri-creaziofulmine della relegatio nella remota ne della realt (Emilio Pianezzola). Tomi (odierna Costanza in RomaMa la caratterizzazione pi sornia). N pi generosa pu risultare prendente quella cui approda il la valutazione dei Fasti, lincompiuto saggio introduttivo di Edward J. epos dedicato alle festivit romane, e Kenney nel quarto volume delle Medei Tristia che, con le altrettanto la- tamorfosi, pubblicato di recente con crimose Epistulae ex Ponto, danno il marchio della Fondazione Valla voce alla nostalgia dellesule. (Libri VII-IX, traduzione di GioachiSempre pi rifulgono invece, sotto no Chiarini, Mondadori, 2011, pagii riflettori dei latinisti e dei lettori ne LXXII-496, euro 30): Il suo tratto colti, le Metamorfosi, frutto di un pi distintivo lhumanitas, un senso tour de force creativo che ha del pro- di fraternit analogo alla carit. Ovi-
Cos Publio Ovidio Nasone era raffigurato nel 1493 sulle famose Cronache di Norimberga di Hartmann Schedel
dio crede nella sostanziale bont (o, almeno, rispettabilit) degli esseri umani. Le Metamorfosi sono prima di tutto unepica dello spirito umano. Unepica dello spirito umano: a prima vista, un clamoroso paradosso, in riferimento a unopera che, centrata sulla mutazione della corporeit, raffigura ripetutamente, in termini a volte crudi, la violenza (anche sessuale) e la sofferenza della carne. Eppure, al di l dei fenomeni fisici, il poeta tende perlopi a preservare la dignit di coscienze che laggressione della metamorfosi ferisce ma non umilia. E non di rado
Da Matisse a Picasso al San Francisco Museum of Modern Art la raccolta di Leo, Gertrude e Michael Stein
Gli Stein nel cortile di rue de Fleurus (1905). Da sinistra: Leo, Allan, Gertrude, Theresa (Ehrman), Sarah e Michael
apre squarci di humanitas, persino si direbbe di caritas pre-cristiana, dove lo spirito umano celebra piccoli, decisivi trionfi. Una di queste gemme, forse la pi luminosa di tutto il poema, brilla al centro del quarto volume mondadoriano: , esteso ai versi 611-724 del Libro VIII, il mito gentile di Filemone e Bauci, su cui generazioni di studenti del liceo classico si sono curvate con un sorriso di tenerezza, magari rivolgendo un pensiero affettuoso, per analogia, ai propri nonni. Se poi lo si rilegge in et adulta, si ha la riprova della fondatezza di una diffusa opinione critica: il piacere del testo sprigionato dalle Metamorfosi , in un assaggio frammentario, non meno godibile che in una lettura globale. A riassumere la trama del breve episodio possono qui bastare solo poche righe. Giunti in Frigia sotto spoglie mortali, Giove e Mercurio, bisognosi di riposo, bussano invano a mille porte. Trovano infine ospitalit in una misera casupola: la dimora di Filemone e Bauci, anziani sposi coetanei, uniti fin dagli anni della giovinezza, / invecchiati... alleviando la povert / con laccettarla. Lacribia descrittiva di Ovidio, prodiga di dettagli illuminanti, si sbizzarrisce nellillustrazione dello zelo, dellumilt, della sollecitudine che ispirano i gesti compiuti dai due coniugi a beneficio dei loro ospiti: la raccolta di verdure, la cottura di una spalla di maiale, la sistemazione della tavola traballante, linseguimento delloca sacrificale... Finch, rivelata la loro natura divina, Giove e Mercurio mostrano a Filemone e Bauci, dalla cima di un monte, che le acque di un lago hanno sommerso, per inesorabile castigo, tutte le altre case della vallata, lasciando intatta solo la loro, che miracolosamente si trasforma in un tempio. Secondo il loro desiderio, marito e moglie ne diventano i custodi, e avranno la consolante sorte di poter morire nello stesso istante. La loro morte coincider infine con una duplice metamorfosi vegetale, giacch saranno mutati in una quercia e un tiglio. Qui coluere coluntur, chi onor onorato, chiosa Ovidio con un aforisma in forma di calembour. impossibile, evidentemente, sottrarsi alla suggestione dei nitidi quanto involontari echi biblici che affascinarono tanti interpreti ovidiani del medioevo cristiano e che, ancora oggi, non finiscono dincantarci: il parallelismo con lospitalit offerta da altri due vecchi molto speciali, Abramo e Sara, ai tre misteriosi personaggi che incarnano il Signore, apparendo alle Querce di Mamre, nel capitolo 18 della Genesi; il possibile rispecchiamento tra il Diluvio universale (Genesi 6-8) e linondazione punitiva in Frigia; il premio dellingresso nel Regno assegnato dal Figlio delluomo ai giusti che non lo avevano riconosciuto nel fare del bene ai suoi fratelli pi piccoli (Matteo 25, 31 sgg.) come termine evangelico di paragone con il destino di eterna serenit elargito a Filemone e Bauci in virt della purezza e generosit del loro amore. Anche alla luce di questa sensibilit spirituale, non lecito ridurre a mera espressione di vanagloria il presagio dimmortalit che imprime alle Metamorfosi il sigillo finale (XV, 878-879): perque omnia saecula(...) vivam, e per tutti i secoli(...) vivr.
LOSSERVATORE ROMANO
Con il canto Dante sale al cielo della bella Ciprigna
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VIII
Teatro dellindicibile
di TIMOTHY VERD ON Nellesperienza dei santi sia dellAntico che del Nuovo Testamento traspare una sublimit difficilmente traducibile in parole o in immagini. Isaia vide il Signore seduto su un trono alto ed elevato circondato da serafini che proclamavano Santo, santo, santo il Signore, Dio degli eserciti! Tutta la terra piena della sua gloria (Isaia, 6,1-3), e Ezechiele una grande nube e un turbinio di fuoco, con in mezzo un balenare di metallo incandescente e carboni ardenti simili a torce che sprigionavano bagliori, nonch quattro esseri animati ed alati ciascuno con una ruota che si muoveva su quattro direzioni (Ezechiele, 4-17). Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente (Daniele, 7,1), in cui vide, tra molte altre cose, un vegliardo assiso il cui trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente davanti a cui venne presentato uno simile a un figlio delluomo a cui furono dati potere, gloria e regno su tutti i popoli, nazioni e lingue un potere eterno che non finir mai (Daniele, 7,9-14). Giovanni, lautore dellApocalisse, similmente vide uno simile a un figlio delluomo i cui capelli erano candidi, simili a lana candida come neve e i cui occhi erano come fiamma di fuoco (Apocalisse, 1,12-14). I testi che narrano di queste esperienze sovente sono difficili anzi incomprensibili, sul piano della sola logica perch il linguaggio umano non riesce a comunicare la realt contemplata dai santi. Di una sua esperienza mistica san Paolo dice infatti: So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa, se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito fino al terzo cielo. E so che questuomo, se con il corpo o senza il corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito in paradiso e ud parole indicibili che non lecito ad alcuno pronunciare (II Corinzi, 12,2-4). Vi tuttavia una parola lecita, quella affidata alluomo per dar voce allorante contemplazione di Dio, ed Cristo stesso, perfetta espressione del Padre. Non a caso la prima esperienza mistica cristiana, la visione avuta dal diacono Stefano mentre offriva la sua vita per Cristo, allinsegna di questa parola che Cristo : Stefano pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Ges che stava alla destra di Dio e disse: Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio delluomo che sta alla destra di Dio (Atti, 7,55-56). Proprio questa parola, questo nome (o, meglio, il titolo Cristo associato a Ges), era intollerabile ai persecutori, i quali, gridando a gran voce per soffocarne il suono, si turarono gli orecchi mentre uccidevano chi lo pronunciava (Atti, 7,57). Pronunciare il nome di Cristo gi preghiera, infatti, e varie tradizioni ecclesiali invitano alla ripetizione mantrica di questo nome in cui luomo peccatore salvato. Ora dire Cristo significa dire anche Sposo, e non di rado lesperienza mistica della sua presenza viene verbalizzato in linguaggio erotico. Mi baci con i baci della sua bocca, diceva lamata del Cantico dei Cantici, parlando di quellamato che i padri e dottori della Chiesa hanno identificato con Cristo (Cantico, 1,2a). Lamata gli dice poi: Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande il tuo nome: per questo le ragazze di te sinnamorano (Cantico, 1,3). Tra queste ragazze ci sono state numerose sante, e la visionaria intimit delle grandi contemplative con Cristo diventa un vero tema dellarte cattolica nel Sei e Settecento, anche in reazione al dubbio protestante riguardo alla possibilit di simili esperienze unitive. Tipico in questo senso la Estasi di santa Margherita da Cortona di Giovanni Lanfranco (Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze) in cui la giovane religiosa francescana contempla il Signore, giovane anche lui e bello, che si accosta a lei. Si tratta di una reciprocit dialogica che, come nel Cantico, rivela allanima prescelta non solo la bellezza dello Sposo ma anche la propria: Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dice lamato nel Cantico; e lei ridi INOS BIFFI
XVII
secolo
sponde: Come sei bello, amato mio, quanto grazioso! Erba verde il nostro letto, di cedro sono le travi della nostra casa, di cipresso il nostro soffitto (Cantico, 1, 15-17). La raffigurazione pi famosa di questo tipo desperienza la grande macchina barocca creata da Gian Lorenzo Bernini a partire dal 1647 per la nobile famiglia veneziana dei Cornaro: una cappella dedicata alla mistica spagnola Teresa dvila nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. Sopra laltare, in una sorta di cappella nella cappella vediamo Santa Teresa dvila in estasi: un gruppo scultoreo costituito da un giovane angelo recante un dardo, e la donna ferita dallamore divino, santa Teresa. La forza travolgente dellesperienza viene comunicata dallarchitettura del tabernacolo che la racchiude, piegata in avanti, come anche dal vento che riempie e
Vespri il 30 marzo 1282 , provocata da Carlo I, con la mala segnoria, che sempre accora / li popoli suggetti (vv. 7374), ossia col malgoverno, che con lingiustizia e la sua tirannide in ogni tempo e dappertutto tormenta profondamente i popoli e li inasprisce, provocandone la puntuale ribellione. La stessa, continua Carlo Martello, che avverrebbe contro il suo fratello Roberto, se, con disavvedutezza, non si guardasse dalla sua gretta avarizia, degna di un catalano (avara povert di Catalogna, v. 77) , e non evitasse dimporre, con lavidit dei suoi funzionari, ulteriori pesi sulla barca del suo regno: la sua natura, tirchia, pur se discendente da una stirpe generosa, avrebbe bisogno di collaboratori che non si preoccupassero di mettere in arca, cio di riempire i loro scrigni. lalta e lucida lezione dantesca di etica politica, e quindi sulle condizioni del buon governo dei popoli, che tanto premevano e appassionavano lAlighieri. Si intrecciano in questo cielo amore e politica, le due passioni che dominarono la vita di Dante. E, infatti, latmosfera che pervade il canto VIII dolce e insieme drammatica. La dolcezza dellaffetto reciproco tra il giovane Carlo e il giovane Dante, e il rimpianto per la propria morte prematura, danno al discorso politico del principe angioino,
Larte italiana barocca vede una stupefacente proliferazione di scenografie popolate da angeli e da santi con gli sguardi rapiti dal mistero divino
scompone il pesante abito della religiosa carmelitana; viene comunicata soprattutto dallo svenimento di santa Teresa, totalmente passiva davanti allirruenza divina. La luce, filtrata da un invisibile lucernario, scende su raggi di legno dorato verso il corpo della santa, snervato e cullato sulle nubi, mentre nel soffitto della cappella un affresco simula il cielo aperto, e altre nubi (di stucco dipinto) si sovrappongono allarchitettura, dando lillusione del cielo che invade luniverso materiale. Limpressione prettamente teatrale dellinsieme viene confermata da due palchi, a destra e sinistra dellaltare, in cui membri della famiglia Cornaro appaiono come spettatori dellintima unione di amore tra lanima della santa e Dio, trasformando lintera cappella in un teatro spirituale! Il soggetto stesso lesperienza totalizzante dellamore tra Dio e lanima umana affascinava i cattolici del tempo, anche perch la pi sobria teologia protestante escludeva una simile intimit tra creatura e Creatore. Nel caso di santa Teresa lintimit cera stata realmente; il processo portante alla sua canonizzazione nel 1622 infatti menziona lesperienza successivamente illustrata dal Bernini, citando la descrizione fatta dalla santa stessa dellevento visionario; cos anche la causa di canonizzazione di unaltra claustrale carmelitana, santa Maria Maddalena dePazzi, morta nel 1609, enfatizzava le sue visioni ed audizioni mistiche. In effetti, larte italiana del tardo Sei e del Settecento vede una stupefacente proliferazione di programmi con le caratteristiche della Cappella Cornaro: cieli illusionistici popolati da santi e sante che contemplano lempireo, con gesti ed espressioni facciali esprimenti stati danimo estatici. Il significato di queste scenografie celestiali suggerito da un predicatore del primo diciottesimo secolo, il canonico Cesare Nicolao Bambacari, che ne precisa il senso devozionale, auspicando che gli interni delle chiese diventino ritratti del paradiso in terra. Davanti allaltare, dice, i fedeli devono stare come i serafini veduti da Isaia, quasi per il devoto orrore tremanti, e gli occhi bendati, come al riflesso delladorata maest timorosi (Prediche quaresimali, Venezia, 1742, II, 84). Un altro predicatore del periodo, il frate bergamasco Alessandro Terzi, sviluppando questa idea insiste che non s tosto che entra in chiesa, luomo cristiano dovrebbe subito vestirsi di tale spirito di piet, che lo rapisce a tutte le cose profane e alle celesti il movesse e innalzasse (Prediche quaresimali, Bergamo 1765, 314).
Alberto Martini, illustrazione in china su cartoncino per il canto VIII del Paradiso, (1920-1940)
Incisione ispirata alla tela di Giovanni Lanfranco sullEstasi di santa Margherita da Cortona (1842)
di per s tragico, una cornice di gentilezza inconsueta nelle pagine profetiche del poema (Chiavacci). Di gentilezza e di gioia. Infatti, le affettuose parole di Carlo hanno suscitato in Dante unalta letizia (v. 85): una letizia resa ancor pi cara, aggiunge il poeta, sia perch lamico la ravvisa immediatamente nella visione di Dio, inizio e termine di ogni bene (l ve ogne bene si termina e sinizia, v. 87) , sia perch la discerne come beato, rimirando Dio (v. 90). Ma a Carlo, che lo ha fatto lieto (v. 91), con le sue parole Dante chiede ora di chiarirgli cos mi fa chiaro (ibid.) come mai da una natura larga, da una stirpe generosa, sia potuta derivarne una parca, avara, come quella di Roberto: Comesser pu, di dolce seme, amaro (v. 93). La risposta di carattere teologico. Dio, cio il Bene che muove e appaga tutto il Paradiso, nella sua mente perfetta (v. 101) non solo determina le varie nature, ma fa s che possano raggiungere convenientemente la lor salute (v. 102) : quello che viene in esse trasfuso mediante gli influssi celesti si trova preordinato a uno scopo preciso, a proveduto fine (v. 104), come avviene del bersaglio cui diretta una freccia. Se cos non fosse il mondo diventerebbe un luogo di scompiglio, privo di coerenza e di razionalit: gli effetti dellinflusso non sarebbero arti, ma ruine (v. 108). E questo inammissibile, a meno di attribuire una manchevolezza a Dio stesso, il primo Motore e ai cori angelici che, attraverso i nove cieli astronomici li intelletti / che muovon queste stelle (vv. 109-110) fanno sentire il loro influsso sulle inclinazioni umane, salva la libert personale, qui non accennata ma altrove fermamente riconosciuta dal poeta stesso.
Come si pu costatare, siamo certamente di fronte a una cosmologia e a unimmagine della gradualit medievale, ascendente allo Pseudo-Dionigi, ormai superata, mentre resta illuminante e suggestiva la visione di un progetto provvidenziale e armonico che presiede luniverso e particolarmente il mondo umano. Veramente, una domanda potrebbe sorgere al riguardo: Roberto appare dotato non solo di unindole dissimile rispetto a quella del padre (il che sarebbe un valore per la vita civile), ma di unindole negativa, segnata dalla grettezza e quindi di intralcio a quella stessa vita, che richiede un concorso di risorse difformi ma positive. In ogni caso, qui a Dante preme illustrare il senso dellineguaglianza delle inclinazioni per la riuscita della societ. Dante , comunque, assolutamente persuaso delle argomentazioni del principe Carlo: non ha bisogno che questo ver pi gli si imbiancheggi. Gli appare chiaro che la natura, secondo la dottrina aristotelico-tomista, non pu fallire in quello che necessariamente le compete: impossibil veggio / che la natura, in quel ch uopo, stanchi. Tra i due il dialogo continua, come in una questione disputata. Il poeta, senza bisogno di dimostrazione, daccordo con Carlo sulla natura socievole delluomo che sia cive (v. 116) e di conseguenza sulla necessit per il vivere civile di diversi offici (v. 119), ancora una volta secondo il giusto insegnamento del maestro l maestro vostro (v. 120) , Aristotele. Ma, se per il vivere civile occorre una variet di mansioni, occorre che siano differenti le inclinazioni o le attitudini che stanno alla loro origine, o che ne sono le radici. E, infatti, ecco che un nasce Solone e altro Serse, / altro Melchisedch e altro quello/ che, volando per laere, il figlio perse (vv. 124-126). La circular natura (v. 127), o i cieli rotanti, imprimono con arte il loro suggello nellumanit la cera mortal (v. 128) , ma lo fanno con assoluta indipendenza. Trasmettono, infatti, e fissano le varie inclinazioni, senza tener in alcun conto i casati o i ceppi dorigine: come nel caso di Esa e di Giacobbe, gemelli, che pure si mostrano divergenti fin dal concepimento dal seme (v. 131) ; o nel caso di Quirino, Romolo, discendente da un padre talmente umile, che si sent il bisogno di attribuirne la paternit al dio Marte. Daltronde, se non interferisse, in modo affatto libero, il proveder divino (v. 135), avremmo un succedersi ininterrotto di figli sempre identici ai padri. Il regale interlocutore si compiace di intrattenere Dante ancora con altre considerazioni con un altro corollario (v. 138). Anzitutto per far notare che la natura umana, posta in una condizione contrastante con la sua inclinazione se fortuna trova / discorde da s (vv. 139-140) , fatalmente destinata a fallire, fa mala prova (v. 141), come una semente fuori dal terreno adatto. Ecco perch, se il mondo ponesse attenzione alle inclinazioni naturali al fondamento che natura pone (v. 143) e le seguisse, si avrebbe buona la gente (v. 144). Solo che cos non avviene. E da qui il grave rimprovero di Carlo Martello, che Dante fa proprio: quello di piegare al chiostro o al convento chi ha lattitudine alla vita guerriera o di affidare il governo a chi predisposto alla predicazione: Ma voi torcete a la religone / tal che fia nato a cignersi la spada, / e fate re di tal ch da sermone (vv. 145147). Era precisamente il caso dei due fratelli di Carlo: Ludovico, divenuto frate francescano, poi vescovo di Tolosa, canonizzato nel 1317; e Roberto, uomo di lettere, dal poeta sprezzantemente definito da sermone, ma affatto inetto al governo. La conclusione evidente: si di fronte ad unumanit che cammina fuor di strada (v. 148). Dal clima degli affetti, rievocati con tanta grazia e finezza, e dalla considerazione politica del caso particolare di Ludovico e di Roberto, si passa a una riflessione pi generale sul sapiente disegno divino, inciso nellumanit e da questa avventatamente disatteso. Ancora una volta, nella trasparenza e negli accenti della poesia, Dante fa salire quella visione teologica che ha avviato e che non cessa di guidare il suo cammino: In tutta la Commedia, il protagonista supremo sempre Dio (Bosco-Reggio).
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LOSSERVATORE ROMANO
A Salonicco il simposio per il dialogo tra cattolici e ortodossi
La festa dellEid al-Fitr sancisce la conclusione del mese dedicato al digiuno e allastinenza
ROMA, 31. Con il via alla tradizionale celebrazione dellEid al-Fitr i musulmani hanno festeggiato, marted 30 agosto, la fine del Ramadan, il mese sacro dedicato al digiuno e allastinenza. Lannuncio ufficiale stato dato luned 29 sulle principali televisioni arabe dopo che esperti e astronomi e le autorit religiose dellArabia Saudita, Paese che ospita la tomba del profeta Maometto hanno osservato nel cielo la presenza della luna nuova, che d origine a un nuovo ciclo. Com noto, infatti, il calendario islamico si basa su una scansione del tempo di tipo puramente lunare. E dato che il calendario islamico composto da 354 o 355 giorni (undici o dieci giorni in meno dellanno solare), il mese di Ramadan di anno in anno cade in un periodo differente e, man mano, in una stagione diversa. Nel 2012 si dovrebbe celebrare, quindi, tra il 20 luglio e il 18 agosto. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrein, Yemen, Sudan, Egitto, Siria, Libano, Giordania, Afghanistan (per citare solo alcune delle nazioni a stragrande maggioranza musulmana) hanno
celebrato lEid al-Fitr che dura almeno quattro giorni a partire da marted 30. Non stato cos, invece, in Pakistan, dove una divergenza di opinioni fra il gran mufti della storica moschea di Msjid Qasim, a Peshawar, e uno specifico comitato governativo ha fatto s che nel Paese linizio della festa che sancisce la fine del Ramadan sia stata celebrata due volte, il 29 e il 30. Stessa cosa in Libia: la parte del Paese ancora fedele a Muammar al-Gheddafi ha celebrato questa prima giornata festiva assieme alla maggioranza dei Paesi arabi, le citt in mano ai ribelli il giorno dopo. In Iraq e in Libano, le comunit sunnite hanno seguito le indicazioni provenienti dal golfo Persico, mentre le autorit sciite non si sono pronunciate sulla data di fine Ramadan e quindi di inizio Eid al-Fitr. Grandissima la partecipazione in Russia, dove vive la comunit musulmana pi numerosa dEuropa (circa venti milioni di persone, due dei quali nella sola citt di Mosca), in Francia e in Italia, dove lUnione delle comunit islamiche (Ucoii) ha seguito lannuncio dei massimi ver-
tici religiosi sauditi e del Golfo, fissando marted 30 come primo giorno per la celebrazione dellEid alFitr. Nel giorno dellEid, i fedeli sono soliti riunirsi in moschea nella prima mattinata e sono tenuti a recitare la preghiera del Takbir, durante la quale si grida Allahu Akbar (Dio grande) prima delle preghiere di rito. usanza che tutta la famiglia partecipi a questa ricorrenza, tanto che in base alla tradizione islamica i capi famiglia comprano vestiti nuovi per i figli e soprattutto dolci tipici, come i kahk. Dopo le preghiere del mattino, consuetudine tra i musulmani ritrovarsi insieme ai familiari per una colazione, il primo pasto lecito dopo lalba dalla fine del mese di Ramadan. In queste giornate di festa, si trascorre il tempo facendo visite ai parenti e organizzando banchetti. In Italia, dove non ci sono moschee sufficientemente grandi (a parte la grande moschea di Roma), le comunit islamiche locali si riuniscono in genere nei parchi (come accaduto a Torino) per celebrare questa ricorrenza. Annunciando le celebrazioni dellEid al-Fitr, lUcoii ha anche ricordato ai fedeli musulmani in Italia lassolvimento dellelemosina canonica della zakat (uno dei cinque pilastri dellislam) che stata fissata, come per lo scorso anno, in 8 euro pro-capite. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della conclusione del mese sacro di Ramadan, ha rivolto a tutti i cittadini italiani di fede islamica, cos come ai numerosi musulmani ospiti o residenti stabilmente nel nostro Paese, i migliori e pi cordiali auguri per questa festivit. Lodierna ricorrenza ha spiegato motivo di riflessione sullimportanza di un dialogo sincero e costruttivo tra le religioni e le culture, indispensabile presupposto affinch la societ italiana sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e divenire sempre pi libera, aperta e giusta. Anche il presidente dellUnione delle comunit ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ha formulato lauspicio che linstaurazione e la prosecuzione di un sempre pi costruttivo dialogo possano concorrere a far prevalere in tutti i Paesi del mondo la reciproca comprensione, la pacifica convivenza e la pace.
PRITINA, 31. Il Parlamento kosovaro riferisce lAnsa ha approvato luned scorso un provvedimento che vieta linsegnamento della religione nelle scuole del suo territorio e proibisce agli allievi di mostrare segni religiosi. Si tratta in realt di una conferma. Il Parlamento non ha fatto altro che sancire, con apposita legge, una consuetudine in vigore da tempo in Kosovo sullesclusione della religione dagli istituti di istruzione. Coerentemente, i deputati 64 dei 120 che siedono nellaula hanno inoltre respinto una proposta tesa a revocare il divieto di indossare il velo islamico (specificatamente lhijab) nelle scuole. La stragrande maggioranza pi del 90 per cento degli oltre due milioni di kosovari di religione musulmana. I cristiani costituiscono circa l8,5 per cento del totale, con una comunit ortodossa quasi doppia rispetto a quella cattolica.
La Costituzione afferma che il Paese laico e vieta alle scuole pubbliche linserimento nei programmi di corsi di religione. Tuttavia, una minoranza di musulmani, pi fervidi e praticanti, si batte per lintroduzione dellinsegnamento dellislam nelle scuole. Pi precisamente, le proposte tese a emendare la legge sulleducazione (e respinte dai deputati) erano state fatte da due piccoli partiti religiosi. Il Kosovo riferisce la France Presse stato teatro questanno di molteplici manifestazioni antigovernative, che hanno riunito centinaia di persone, organizzate per esprimere dissenso nei confronti del divieto di indossare nelle scuole lhijab (il tipico foulard che copre il capo ma non il volto della donna), divieto che ha comportato anche lesclusione di alcune ragazze dalla scuola proprio perch si erano rifiutate di toglierlo.
La Congregazione per lEducazione Cattolica partecipa con affetto al dolore del Reverendo Sacerdote Cristbal Robledo Rodriguez, Officiale di questo Dicastero, per la morte del pap
LOSSERVATORE ROMANO
Appello cattolico contro le norme applicative della riforma sanitaria
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Il vescovo di Mar del Plata in difesa delle immagini religiose nei luoghi pubblici
senta se stessa in tale ambito corrispondendo a quanto stabiliscono il Primo Emendamento e il Civil Right Act sul tema della coscienza religiosa. Tra i fedeli firmatari dellappello alla responsabile del Department of Health and Human Services figurano il professore Stephen Scheck, docente alla Catholic University of America di Washington, Thomas Reese di Georgetown, Lisa Sowle Cahill del Boston College, Margaret Steinfels di Fordham, Nicholas Cafardi di Duquesne. Questi e altri fedeli ribadiscono che le norme contenute nella circo-
preoccupata ai riguardi dellinterpretazione restrittiva data al termine di organizzazioni religiose contenuta nella circolare firmata il primo agosto dal segretario del Department of Health and Human Services, Kathleen Sebelius. Suor Carol Keehan ha definito le norme molto restrittive. Inoltre, la responsabile di Catholic Health Association ha dichiarato che per gli ospedali cattolici risulta essenziale avere il mandato di servire la nostra nazione senza per questo dover fare compromessi con la propria coscienza.
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LOSSERVATORE ROMANO
parla della bellezza dellarte che avvicina a Dio
XVI
Un alfabeto colorato
Larte una delle vie che conducono luomo allincontro con Dio, sorgente di ogni bellezza. la riflessione proposta dal Papa ai fedeli che questa mattina, mercoled 31 agosto, hanno partecipato alludienza generale a Castel Gandolfo. Cari fratelli e sorelle, pi volte ho richiamato, in questo periodo, la necessit per ogni cristiano di trovare tempo per Dio, per la preghiera, in mezzo alle tante occupazioni delle nostre giornate. Il Signore stesso ci offre molte occasioni perch ci ricordiamo di Lui. Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nellincontro con Lui: la via delle espressioni artistiche, parte di quella via pulchritudinis via della bellezza di cui ho parlato pi volte e che luomo doggi dovrebbe recuperare nel suo significato pi profondo. Forse vi capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare unintima emozione, un senso di gioia, di percepire, cio, chiaramente che di fronte a voi non cera soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di pi grande, qualcosa che parla, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare lanimo. Unopera darte frutto della capacit creativa dellessere umano, che si interroga davanti alla realt visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. Larte capace di esprimere e rendere visibile il bisogno delluomo di andare oltre ci che si vede, manifesta la sete e la ricerca dellinfinito. Anzi, come una porta aperta verso linfinito, verso una bellezza e una verit che vanno al di l del quotidiano. E unopera darte pu aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso lalto. Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi di pienezza... O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in questi splendidi edifici come racchiusa la fede di generazioni. Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed aiutato a rivolgersi a Dio. Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dellultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ci che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verit, verit del sommo compositore, e mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me cera il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: Sentendo questo si capisce: vero; vera la fede cos forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verit di Dio. Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dellartista, nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quellalfabeto colorato che la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o anche la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi,
nel 1886, proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvert la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, era entrato proprio per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio oper nel suo cuore. Cari amici, vi invito a riscoprire limportanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le citt e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori darte che esprimono la fede e ci ri-
chiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi darte, allora, non sia solo occasione di arricchimento culturale anche questo ma soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare nel passaggio dalla semplice realt esteriore alla realt pi profonda che esprime il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci ferisce nellintimo e ci invita a salire verso Dio. Finisco con una pre-
ghiera di un Salmo, il Salmo 27: Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario (v. 4). Speriamo che il Signore ci aiuti a contemplare la sua bellezza, sia nella natura che nelle opere darte, cos da essere toccati dalla luce del suo volto, perch anche noi possiamo essere luci per il nostro prossimo. Grazie.