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1) 1 – Le grandezze fisiche fondamentali sono quelle grandezze definite da sé stesse, ovvero

non in termini di altre. Il “secondo” è pari a 9 192 631 770 periodi di una certa
vibrazione dell'atomo di Ce133. Il “metro” è definito come la distanza percorsa
dalla luce nel vuoto durante un intervallo di tempo di 1/299 792 458 di secondo. Il
“chilogrammo” è la massa di un cilindro di platino-iridio conservato a Parigi.

2 – Le dimensioni fisiche di una grandezza indicano in quale modo essa è ottenuta a partire dalle
grandezze fondamentali; per esempio, nel sistema internazionale le dimensioni di una grandezza
fisica indicano come ottenerla a partire da kg, m, s. Eseguendo l'analisi dimensionale, infatti,
possiamo facilmente ricavare le dimensioni richieste.

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7 – Uno scalare, per essere definito, necessità solo dell'intensità e dell'unità di misura; sono
grandezze scalari la lunghezza, la massa, la temperatura, il tempo. Una grandezza vettoriale, per
essere definita, necessita invece di un valore numerico, di una direzione e di un verso (o senso);
sono grandezze vettoriali lo spostamento, la velocità, l'accelerazione, le forze.

8 - Un vettore è un elemento dello spazio definito da: un modulo (descrive l'intensità), una
direzione (la retta di applicazione su cui il vettore opera), un verso (il senso in cui la direzione
viene percorsa) e un punto di applicazione. Un versore è un vettore di modulo unitario (modulo =
1) orientato come il vettore a cui è legato; indica dunque direzione e verso di tale vettore. Un
vettore può essere espresso come somma delle sue componenti; una componente di un vettore
non è tuttavia un vettore. Le componenti sono dunque le proiezioni del vettore sugli assi.

9 – La somma tra due vettori può essere espressa o tramite il metodo punta-coda o tramite la
regola del parallelogramma; essa gode delle proprietà commutativa, associativa e presenta
l'elemento neutro. Lo stesso vale per la differenza, poiché a-b può essere visto come a+(-b). Il
prodotto scalare è il prodotto tra due vettori il cui risultato è uno scalare c = ab cosθ ; gode della
proprietà commutativa, mentre non ha senso parlare di proprietà associativa. Il prodotto
vettoriale è il prodotto tra due vettori il cui risultato è a sua volta un vettore c = ab sinθ ; la
direzione è la normale, per trovare il verso si usa la regola della mano destra. Gode della
proprietà anticommutativa.

10 – La posizione di una particella indica il punto nello spazio in cui essa si trova, rispetto al
sistema di assi cartesiani prescelti. Il vettore posizione è dunque r = xi + yj + zk . Lo
spostamento di una particella indica invece la variazione della posizione; è dato quindi dalla
posizione finale meno la posizione iniziale. Δr = rf – ri .

11 – Dal punto di vista scalare, la velocità media esprime la rapidità con cui una particella si
muove durante un certo intervallo di tempo, mentre la velocità istantanea esprime la rapidità con
cui una particella si muove in un certo istante di tempo. La descrizione vettoriale di entrambe
descrive anche la direzione in cui la particella si muove. Velocità media <v> = Δr / Δt . Vx =
dx / dt.
La velocità è data dal rapporto tra una lunghezza ed un tempo [L]/[t]; Nel S.I si misura in m/s
12 – L'accelerazione media esprime la rapidità con cui la velocità di una particella varia, sia in
modulo che in direzione, durante un certo intervallo di tempo. L'accelerazione istantanea esprime
la rapidità con cui la velocità di una particella varia, sia in modulo che in direzione, in un certo
istante di tempo.

13 – La legge oraria stabilisce il moto nello spazio-tempo di una particella, ovvero descrive il
comportamento in ogni istante del sistema stesso, e la traiettoria nello spazio di ogni sua
componente. La legge oraria per una particella in una dimensione con accelerazione costante è
X = X0 + V0xt .

14 – La posizione è la localizzazione di un corpo, schematizzabile come un punto materiale,


rispetto all'origine di un sistema di riferimento; r = xi + yj + zk . Lo spostamento è la variazione
di posizione dello stesso corpo rispetto all'origine del medesimo sistema di riferimento; Ponendo
Δx = Xf - Xi e Δy = Yf - Yi e Δz = Zf – Zi , Δr = Δxi + Δyj + Δzk .

15 – La velocità media di un corpo è il rapporto tra il suo spostamento e l'intervallo di tempo in


cui esso avviene; <v> = (Δx/Δt)i + (Δy/Δt)j + (Δz/Δt)k = <Vx>i + <Vy>j + <Vz>k . La velocità
istantanea è definita come limite a cui tende la velocità media quando l'intervallo di tempo tende
a zero; Δr/Δt . L'accelerazione media di un corpo è il rapporto tra la variazione del vettore
velocità del corpo e l'intervallo di tempo in cui esso avviene; L'accelerazione è definita come
limite a cui tende l'accelerazione media quando l'intervallo di tempo tende a zero; Δv/Δt .

16 – equazioni moto

17 – equazioni moto

18 – equazioni moto

19 – La prima legge di Newton afferma che: Ciascun corpo persevera nel proprio stato di quiete
o di moto rettilineo uniforme eccetto che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse.
Questa legge non è valida in tutti i sistemi di riferimento, ma solo in quelli inerziali; un sistema
di riferimento inerziale è un sistema di riferimento nel quale la prima legge di Newton risulta
valida.

20 – La seconda legge di Newton afferma che: Il cambiamento di moto è proporzionale alla


forza motrice impressa e avviene lungo la linea retta secondo la quale la forza è stata impressa.
Da essa possiamo dunque ricavare le definizioni di forza e massa: 1) La forza è quella quantità
che riesce ad alterare lo stato di moto di un corpo o in grado di produrre la deformazione di un
corpo; nel S.I essa si misura in Newton; 1N = 1kg/(1 ms-2). 2) Invece la massa è una misura
della sua resistenza alle variazioni di velocità; nel S.I essa si misura in Chilogrammi: kg.

21 – La terza legge di Newton afferma che: Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o
contraria: ossia, le mutue azioni di due corpi sono sempre uguali tra loro e dirette verso parti
opposte.

22 – 1) Il peso di un corpo è la forza gravitazionale esercitata dalla Terra sul corpo; è dunque
sbagliato trattare il peso del corpo come una sua proprietà intrinseca. Ft = mg . Il peso di un
corpo è dunque proporzionale alla sua massa. 2) Prendiamo come esempio un corpo su una
bilancia. Se il corpo e la bilancia sono in quiete o si muovono con velocità costante rispetto ad un
riferimento inerziale, il peso apparente coincide con il peso; se invece accelerano rispetto ad
esso, i due valori non coincidono. 3) La forza normale è una forza di contatto; insieme alla forza
d'attrito, essa impedisce ai corpi di compenetrarsi tra loro. Essa è solitamente perpendicolare alla
superficie. La forza normale si modifica in modo da impedire al blocco di accelerare
perpendicolarmente alla superficie. 4)

23 – L'attrito statico si verifica quando due corpi in contatto non sono in moto relativo; essa è
dunque una forza di contatto, parallela alla superficie. L'attrito statico massimo si ha quando il
corpo sta per cominciare a scivolare. Fs,max = μSFN . Fino ad un certo limite, l'attrito statico
varia in modo da impedire ad una superficie di scorrere sull'altra. Il coefficiente di attrito statico
dipende dalle condizioni e dalla natura delle due superfici ed è pressoché indipendente dall'area
di contatto. Rame su ghisa: 1,05; Gomma su cemento: 0,9; Legno su cuoio: 0,5. Per misurarli si
può porre un blocco di un dato materiale su una superficie ed inclinare gradualmente
quest'ultima. L'angolo di inclinazione prima che il blocco inizi a scivolare ci da un coefficiente
tramite le formule: μK = tanθ . L'altro è dato da μK = tanθK

24 – L'attrito dinamico si verifica quando due corpi in contatto sono in moto relativo; essa è
dunque una forza di contatto, parallela alla superficie. Esso dipende dalla natura e dalle
condizioni delle due superfici; è pressoché indipendente dalla velocità per basse velocità relative
delle due superfici; è pressoché indipendente dall'area di contatto in un'ampia gamma di aree. Il
coefficiente di attrito dinamico solitamente varia tra 0.1 e 1.5. Rame su acciaio: 0,36; Gomma su
cemento: 0,8; Legno su cuoio: 0,4.

25 – Il coefficiente di resistenza aerodinamica è un coefficiente adimensionale che misura la


resistenza aerodinamica di un corpo in un fluido; esso dipende dalla forza del corpo, ma è
indipendente dalla sezione o dalla velocità cui viene effettuato il moto. Cd = D / ½ pV2S , dove
D è la resistenza aerodinamica, p la densità del fluido, S la sezione di riferimento e V il modulo
della velocità del corpo rispetto al fluido indisturbato. Nel caso specifico di un corpo in caduta
libera verso il centro di gravità, è possibile derivare la sua velocità terminale di caduta
applicando l'equivalenza Vl = (2ma / pSCd ) .

26 – Durante il moto circolare deve esserci un'accelerazione perché la velocità cambi


continuamente direzione. Applicando la seconda legge di Newton ΣF = ma; l'accelerazione, nel
moto circolare uniforme, è data da a = V2/r , dunque |ΣF| = mV2/r . Essa si presenta in varie
esperienze comuni, riscontrabili in natura o nei congegni meccanici, come nel caso in cui
un'automobile percorra una curva (sia piana che parabolica), nella rotazione di un pendolo
conico, ruote o pulegge.

27 – Keplero formula tre leggi: 1) Tutti i pianeti si muovono lungo orbite ellittiche di cui il Sole
occupa uno dei due fuochi. 2) Il raggio vettore (ovvero la congiungente un pianeta con il Sole)
spazza aree uguali in tempi uguali. 3) Il quadrato del periodo di rivoluzione di un qualunque
pianeta è proporzionale al cubo del semiasse maggiore (ovvero la distanza media del pianeta da
Sole).

28 – La legge di gravitazione universale di Newton è formulata così: F12 = - ( (Gm1m2) / r2)r .


F12 è la forza gravitazionale esercitata dalla particella 1 sulla particella 2; essendo una forza
attrattiva è diretta da 2 verso 1; il segno – indica che la direzione della forza è opposta ad
r(versore); G è la costante di gravitazione universale ed ha intensità pari a 6,67x10-11 N m2 / Kg
; m1 ed m2 sono le masse delle due particelle, mentre r è la distanza tra le 2.
|F12| = |F21| ma hanno versi opposti. Essa si applica a corpi che si trovino a distanza
sufficientemente grande per essere considerati puntiformi. Dal punto di vista gravitazionale, un
corpo dotato di simmetria sferica si comporta come un punto materiale, cioè come se tutta la sua
massa fosse localizzata nel suo centro.
29 – La difficoltà riscontrato negli anni nel calcolo della costante G era dovuta alla non-
conoscenza della massa del Sole o della Terra. Essa fu scoperta da Henry Cavendish grazie ad
uno strumento oggi noto come “bilancia di torsione di Cavendish”. Egli si servì di quattro sfere,
di uguale massa a 2 a 2. Le prime due le pose all'estremità di un'asta leggera, appesa ad una fibra
sottile; le altre due erano poste vicino a queste, ma da parti opposte, di modo che l'attrazione
gravitazionale causava una torsione della fibra di entità misurabile. Uno specchio era fissato
all'asta in modo da riflettere un raggio di luce su una scala graduata, la quale permetteva una
misura precisa dell'orientazione di equilibrio dell'asta. Le sfere “fisse” venivano dunque spostate
dall'altra parte dell'asta, facendo così torcere la fibra in senso opposto (a causa dell'attrazione
gravitazionale) e registrando dunque la nuova orientazione di equilibrio dell'asta. Misurando in
modo indipendente le forze che producevano torsioni della fibra di entità data, si potevano
calcolare le intensità delle forze gravitazionali.
La massa inerziale di un corpo è la proprietà che fa si che il corpo resista alle variazioni della
propria velocità. La massa gravitazionale di un corpo è la proprietà che fa si che il corpo sia
attratto verso un altro corpo dalla forza gravitazionale.

30 – La forza gravitazionale della Terra stessa le conferisce una forma sferica; tuttavia, a causa
della rotazione attorno al proprio asse, essa ha la forma di uno sferoide leggermente schiacciato
ai poli. A causa dello schiacciamento polare e di altre irregolarità della Terra, l'accelerazione di
gravità g varia con la latitudine sulla superficie terrestre. Dunque un punto al livello del mare in
prossimità dei poli sarà più vicino al centro della Terra, dunque g risulterà leggermente più
grande (ordine di grandezza dei decimi percentuali) rispetto ad un punto analogo all'equatore.

31 – Il lavoro è il prodotto scalare della forza costante che agisce su un corpo in movimento per
il modulo dello spostamento dello stesso; W = F x l = Fl cosθ . Il lavoro compiuto da una forza
variabile mentre il corpo si sposta è dato dall'integrale dal punto iniziale al punto finale della
forza stessa. L'unita di misura del S.I è il Joule, il quale è definito da Newton per metro; J = N
m.

32 – L'energia cinetica di una particella di massa m dotata di velocità V è la grandezza


k = ½ mV2 . Il teorema dell'energia cinetica afferma che: il lavoro compiuto dalla forza
risultante che agisce su un corpo è pari alla variazione di energia cinetica di quel corpo;
WTOT = ΔK = Kf - Ki

33 – Il lavoro della forza peso si ricava risolvendo l'integrale che va dal punto iniziale al punto
finale dello spostamento del corpo in prossimità della superficie terrestre della forza peso (Ft =
mg), dal quale si ottiene che W = - mg (yf – yi) .

34 – Il lavoro della forza elastica si ricava risolvendo l'integrale che va dal punto iniziale al punto
finale dello spostamento del corpo della forza elastica (Fx(x) = - kx), dal quale si ottiene che
W = - ½ k (xf2-xi2) ; il segno negativo compare perché la forza della molla è opposta allo
spostamento del blocco.

35 – La potenza esprime con che rapidità un lavoro viene compiuto. La potenza media è il
rapporto tra il lavoro ΔW e l'intervallo di tempo Δt durante il quale esso viene compiuto: <P> =
ΔW / Δt . La potenza istantanea è definita come limite a cui tende il lavoro medio quando
l'intervallo di tempo tende a zero.
36 – Una forza è conservativa se il lavoro totale che compie su un corpo è nullo per qualunque
percorso di andata e ritorno, ovvero non dipende dal cammino percorso. Sono conservative la
forza gravitazionale (quando un corpo sale verso l'alto essa compie lavoro negativo, in fase di
discesa compie lavoro positivo), la forza elastica di una molla (infatti la forza della molla
dipende solo da dove il corpo si trova lungo l'asse x F = - kx e non dalla direzione del moto).
Una forza è non-conservativa se compie un lavoro diverso da zero su un corpo mentre questo
effettua un movimento di andata e ritorno. Un esempio è la forza d'attrito cinetico, la quale
compie lavoro negativa sia nel percorso d'andata che in quello di ritorno.

37 – La variazione dell'energia potenziale Uf - Ui dovuta ad una forza conservativa è l'opposto


del lavoro compiuto dalla forza; Uf – Ui = - W . Il segno meno è introdotto in modo che un
aumento dell'energia potenziale corrisponda ad una diminuzione dell'energia cinetica.

38 - L'energia potenziale elastica è l'opposto del lavoro compiuto sul corpo dalla forza elastica;
dunque Uf – Ui = ½ kxf2 - ½ kxi2 . Per calcolarla poniamo lo zero dell'energia potenziale in x =
0. Dunque l'energia potenziale elastica della molla, quando è tesa o contratta di un tratto x è
U = ½ kx2 . Questa energia potenziale non è mai negativa poiché è proporzionale al quadrato di
x. L'energia potenziale elastica è nulla solo se x = 0 , cioè quando la molla è rilassata.

39 – L'energia potenziale gravitazionale è l'opposto del lavoro compiuto sul corpo dalla forza di
gravità. Uf – Ui = mgyf – mgyi . Per calcolarla possiamo prendere un punto a nostra scelta, detto
punto di riferimento; esso sarà y = 0 , dunque anche U = 0 . Possiamo dunque prendere come
valore dell'energia potenziale in un punto qualsiasi la differenza tra l'energia potenziale in quel
punto e quella del punto di riferimento; risulta quindi U = mgy . Per quanto il valore dell'energia
potenziale dipenda dal punto di riferimento scelto, le variazioni dell'energia ne saranno
indipendenti.

40 – Si definisce energia meccanica E la somma dell'energia cinetica K e dell'energia potenziale


U; E = K + U. L'energia meccanica di un sistema conservativo si conserva; ovvero: se a
compiere lavoro sono soltanto forze conservative, l'energia si conserva.

41 – Possiamo usare la curva dell'energia potenziale per ricavare informazioni sulla forza
conservativa che agisce sul corpo; infatti la forza conservativa unidimensionale è l'opposto della
derivata della funzione energia potenziale. Per una molla ideale U(x) = ½ kx2, Fx(x) = - kx. Per
l'energia potenziale gravitazionale U(y) = mgy, Fy(y) = - mg . Per un sistema conservativo
unidimensionale è utile illustrare graficamente la ripartizione dell'energia meccanica, che si
mantiene costante, tra energia cinetica ed energia potenziale, le quali variano singolarmente
durante il moto; vale dunque la conservazione dell'energia meccanica E = K + U. Dunque per
ogni punto, dal grafico, si può individuare tramite segmenti ortogonali all'asse x l'energia
potenziale e quella cinetica. Si possono inoltre individuare i punti di inversione del moto, ovvero
quei punti in cui l'energia meccanica è tutta potenziale, mentre quella cinetica è istantaneamente
nulla. Graficamente sono individuati dalle intersezioni della curva dell'energia potenziale con la
retta orizzontale che corrisponde al valore dell'energia meccanica del sistema. Una posizione di
equilibrio per un corpo puntiforme è un punto in cui la forza risultante che agisce sul corpo è
nulla. Un punto viene detto di equilibrio stabile se, per qualsiasi piccolo spostamento del corpo
da tale punto, la forza tende a riportare il corpo nella posizione di equilibrio; per un sistema
conservativo unidimensionale, un minimo della funzione di energia potenziale corrisponde ad un
punto di equilibrio stabile. Un punto viene detto di equilibrio instabile se, per qualsiasi piccolo
spostamento del corpo da tale punto, la forza tende ad allontanare il corpo dalla posizione di
equilibrio; per un sistema conservativo unidimensionale, un massimo della funzione di energia
potenziale corrisponde ad un punto di equilibrio instabile.

42 – Il principio di conservazione dell'energia afferma che: l'energia totale di un sistema isolato


(ovvero un sistema sul quale nessun corpo esterno compie lavoro) si conserva. Questo significa
che la quantità di energia rimane invariata; tuttavia la sua forma può cambiare: da energia
potenziale ad energia cinetica, da energia cinetica ad energia interna. L'energia interna di un
sistema è costituita dall'energia cinetica e dall'energia potenziale delle sue molecole. Nei processi
dissipativi l'energia meccanica viene dissipata in energia interna del sistema. + CAP 17

43 – Nel moto dei satelliti l'energia potenziale gravitazionale per due corpi posti ad una distanza
r è uguale a U(r) = - G Mm / r . L'energia cinetica del satellite è invece pari alla metà del valore
assoluto dell'energia potenziale K = ½(-U) . L'energia meccanica risulta dunque E = - ½ GMtm /
r ; il segno negativo è una conseguenza della convenzione per cui si fa corrispondere lo zero
dell'energia potenziale a una distanza infinita tra i due corpi. L'energia meccanica di un satellite
in orbita è minore di zero; il valore assoluto dell'energia meccanica viene invece chiamato
energia del legame del satellite. La velocità di fuga è la velocità che un corpo deve avere per
sfuggire dall'attrazione gravitazionale di un pianeta/satellite; tale velocità dipende dalla posizione
iniziale e dalla massa del pianeta, ma è indipendente dalla massa del corpo che si allontana.
Vfuga = (2GMt / rt)½ .

44 – Il centro di massa di un sistema di punti materiali è la media pesata delle posizioni di tutti i
singoli punti con peso dato dalla massa di ognuno, ovvero il peso di ogni vettore di posizione è
dato dalla massa che sta in quella posizione rCM = Σmiri / Σmi .

45 – Il moto del centro di massa dipende esclusivamente dalle forze esterne, ovvero forze
esercitate su particelle interne al sistema da agenti esterni allo stesso. Il centro di massa si muove
come se tutta la massa del corpo vi fosse concentrata, e quindi come se vi fossero applicate solo
le forze esterne. La seconda legge di Newton per un sistema di particelle è ΣFEXT = MaCM .
Bisogna precisare che, sebbene non influenzino l'accelerazione del centro di massa, le forze
interne possono ugualmente compiere lavoro.

46 – La quantità di moto di un corpo di massa m e velocità V è il vettore che ha come modulo


mV e come direzione e verso quelle della velocità del corpo. Quindi la quantità di moto totale di
un sistema di corpi è la somma di tutti i corpi che fanno parte del sistema. Quindi, dalla seconda
legge di Newton, possiamo affermare che la variazione della quantità di moto di un sistema è
determinata soltanto dalle forze esterne ΣFEXT = dP / dt . Infatti la terza legge di Newton
implica che la variazione della quantità di moto totale dovuta alle forze interne è sempre nulla.

47 – Se la velocità è costante nel tempo anche la quantità di moto è costante nel tempo. In altre
parole, quando la risultante delle forze esterne agenti su un sistema è nulla, la quantità di moto
totale del sistema si conserva. Quindi, la quantità di moto di un sistema isolato si conserva.
Prendiamo in considerazione solo le forze esterne perché la terza legge di Newton implica che la
variazione della quantità di moto totale dovuta alle forze interne è sempre nulla.

48 – Una forza impulsiva è una forza che viene esercitata per un tempo limitato. Durante questo
breve intervallo di tempo gli effetti delle altre forze sono trascurabili. Definiamo dunque impulso
l'integrale tra il tempo finale e il tempo iniziale della forza impulsiva risultante; secondo il
teorema dell'impulso, l'impulso è uguale alla variazione della quantità di moto. J = Δp .
49 – Gli urti elastici sono interazioni tra due corpi che hanno luogo in una regione limitata del
tempo e dello spazio, nei quali l'energia cinetica presa a sé si conserva. Nel caso di urti elastici
unidimensionali, lo stato finale è determinato dallo stato iniziale, infatti può essere determinato
dalle leggi di conservazione della quantità di moto e dell'energia cinetica; pi = pf ; Ki = Kf . In
seguito a questo tipo di urto la componente della velocità relativa dei corpi cambia segno, ma il
modulo della velocità relativa rimane lo stesso. Se le masse dei corpi sono uguali essi si
scambiano le velocità. Nel caso di due corpi di massa molto diversa, se il più piccolo è in quiete
la massa del più grande rimane praticamente invariata mentre il più piccolo si allontana con
velocità doppia; se il più grande è in quiete, questo rimarrà praticamente fermo mentre l'altro si
allontanerà con velocità simile a quella iniziale. Il risultato di un urto elastico in due o tre
dimensioni non è determinato soltanto dalle leggi di conservazione, dunque lo stato finale non
può essere determinato.

50 - Gli urti anelastici sono interazioni tra due corpi che hanno luogo in una regione limitata
del tempo e dello spazio, nei quali l'energia cinetica presa a sé non si conserva. La quantità di
energia perduta dipende da quanto è anelastico l'urto; il caso limite è quello completamente
anelastico, nel quale, dopo l'urto, i due corpi restano uniti. Se un urto unidimensionale è
completamente anelastico, vi sarà dunque una sola velocità finale.

51 – equazioni moto

52 – Il momento di una forza (indicato con τ) rispetto ad un asse è il prodotto tra il braccio della
forza, ovvero la distanza dell'asse dalla retta d'azione della forza, e la forza stessa; τ = rF sinθ .
Un corpo rigido, ovvero un corpo nel quale la distanza tra due suoi qualsiasi punti rimane
costante, è in equilibrio statico se non trasla e non ruota, ovvero è in equilibrio sia traslatorio sia
rotatorio. Perché non trasli, l'accelerazione del centro di massa dev'essere nulla, ovvero la
risultante delle forze esterne dev'essere uguale a zero; ΣF = 0 . Perché esso non ruoti la risultante
dei momenti esterni dev'essere nulla; Στ = 0 .

53 – Il baricentro, o centro di gravità, è quel punto in cui si può considerare che sia applicato il
peso di un corpo; esso è dato da xcg = Σximig / Σmig . Appare evidente che, se l'accelerazione
dovuta alla gravità è la stessa per ciascuna parte del corpo, il baricentro coincide con il centro di
massa. Per un corpo rigido può essere determinato sperimentalmente sospendendolo per 2 punti
(o più). Per l'equilibrio statico Ft = Fs e le rette devono avere la medesima retta d'azione; il
baricentro si troverà in questa retta d'azione sotto il punto da cui il corpo è appeso. Eseguendo la
stessa operazione per un altro punto, individuo il baricentro dall'intersezione delle due rette
d'azione.

54 – Data una forza F applicata ad un corpo in un punto individuato da un vettore posizione r


relativamente ad un origine O, il momento della forza F rispetto al punto O è il prodotto
vettoriale τ = r x F ; il modulo del prodotto vettoriale è dato da τ = rF sinθ e la direzione è, in
accordo con la regola della mano destra, perpendicolare al piano che contiene r ed F.
55 – I teoremi di Konig legano il sistema di riferimento inerziale con il sistema del centro di
massa; il primo analizza il comportamento del momento angolare, il secondo quello dell'energia
cinetica. Dall'espressione L = Σri x mivi e sostituendo ne risulta che L = L1 + LCM ,ovvero il
momento angolare di un sistema è la somma del momento angolare dovuto al moto del centro di
massa e del momento angolare riferito ad esso. Analogamente per l'energia cinetica otteniamo,
utilizzando gli stessi concetti che K = K1 + KCM , ovvero l'energia cinetica di un sistema è la
somma dell'energia cinetica dovuta al moto del centro di massa e di quella rispetto ad esso. Nel
caso in cui si utilizzi il centro di massa come origine del sistema di riferimento, quello che
avviene è che gli assi non variano la direzione e senza i termini riguardante la rotazione
otteniamo che rCM = 0 e che VCM = 0 e quindi anche la quantità di moto totale calcolata
rispetto al centro di massa è nulla; inoltre essendo anche aCM = 0 anche il momento risultante è
uguale al solo contributo delle forze esterne "vere" e non ha termini "apparenti" dovuti alle forze
d'inerzia.

56 - Il centro di massa di un sistema di punti materiali di massa mi, ovvero con massa totale M
(costante), si comporta come un punto materiale in cui sia concentrata tutta la massa del
sistema e alla quale si applica la risultante delle forze esterne. F = MaCM .

57 – Un corpo rigido compie un moto rotatorio attorno ad un asse quando ogni punto del corpo
(eccetto quelle sull'asse di rotazione) si muove lungo una circonferenza. Preso un asse z
perpendicolare ad xy, la posizione angolare indica la distanza angolare del punto considerato dal
semiasse positivo delle x; essa è ciclica, ovvero ad ogni giro si ripete; per questo motivo
normalmente i valori vengono normalizzati in modo che cadano nell'intervallo tra 0 e 2π o tra - π
e π. Lo spostamento angolare è dunque la variazione della posizione angolare. Il modulo della
velocità angolare indica la rapidità di variazione della coordinata angolare; ω = |dθ / dt| ; il
vettore velocità angolare è un vettore il cui modulo indica la rapidità di variazione della
coordinata angolare, mentre la direzione fornisce il senso di rotazione; la regola della mano
destra fornisce la connessione tra il senso di rotazione e la direzione di ω. L'accelerazione
angolare indica la velocità con cui la velocità angolare di un corpo rigido cambia intensità; il
vettore velocità angolare è un vettore la cui direzione coincide con l'asse di rotazione.

58 – Le grandezze fisiche che descrivono il moto di un corpo rigido in rotazione intorno ad un


asse fisso sono simili, dal punto di vista matematico, a quelle che descrivono un corpo in moto
lungo una linea retta. L'analogia dipende dal fatto che, essendo entrambi i sistemi considerati
univocamente descritti da un solo grado di libertà, l'equazione differenziale che regola lo
sviluppo temporale dei sistemi è la stessa.
(Tab. 12.1)

59 – L'energia cinetica di un corpo esteso corrisponde alla somma delle energie cinetiche di tutte
le sue particelle. Questo vale anche per un corpo esteso in rotazione, in quanto, anche se le
particelle hanno distanze diverse dall'asse di rotazione, esse hanno tutte la stessa velocità
angolare. Il momento d'inerzia I rispetto all'asse di rotazione è: Iz = Σmiri2 ; l'unità di misura
per il sistema internazionale è Kg m2. Possiamo quindi esprimere l'energia cinetica in termini del
momento di inerzia come: K = ½Σmivi2 = ½Σmiri2ω2 = ½(Σmiri2)ω2 = ½Izω2 .

60 – Per calcolare il momento d'inerzia di un corpo continuo immaginiamo che esso sia costituito
da molte parti, ciascuna delle quali così piccola da poter essere considerata un punto materiale.
Possiamo dire che esso equivale a: . Il teorema degli assi paralleli fornisce una relazione tra il
momento di inerzia IP, rispetto ad un asse passante per un punto arbitrario P, e il momento
d'inerzia ICM rispetto ad un asse parallelo al primo e passante per il centro di massa del corpo.
La relazione è: Iz = ICM + Md2 .

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64 – Definiamo il momento angolare di un punto materiale rispetto ad un punto di riferimento O


(detto anche “polo”) come il prodotto vettoriale tra il vettore posizione del punto materiale
misurato dall'origine O e la sua quantità di moto: l = r x p = rp sinθ ; esso è perpendicolare al
piano contenente r e p e il suo verso è definito dalla regola della mano destra. L'analogo rotatorio
della seconda legge di Newton per un sistema di punti materiali dice che: ΣτEXT= dL / dt ;
questo significa che solo i momenti esterni possono far variare il momento angolare di un
sistema (questo perché la terza legge di Newton implica che il momento risultante interno è
uguale a zero).

65 – Il momento angolare totale L di un sistema di particelle rispetto ad un punto è definito come


la somma vettoriale dei singoli momenti angolari di tutti i punti materiali rispetto a quello stesso
punto. Per il moto dei sistemi la prima equazione cardinale della meccanica viene riscritta come:
ΣτEXT = dP / dt .

66 – Nella dinamica di rotazione di un corpo rigido rispetto ad un asse fisso, il momento


angolare Lz = Iωz; essa è valida per qualunque corpo rigido, ma si riferisce alla sola componente
assiale di L. Solo se il corpo è sufficientemente simmetrico L = Iω ; se un corpo non ha una
simmetria assiale sufficiente perché L sia parallelo all'asse, allora la direzione di L ruoterà al
ruotare del corpo. La legge di moto è dunque Mz = IAz !!!

67 -

68 – Il lavoro di un corpo rigido in rotazione è dato dall'integrale dall'angolo finale all'angolo


iniziale del momento per l'angolo. Se il momento è costante, esso può essere portato fuori
dall'integrale e dunque il lavoro è dato dal momento per la variazione dell'angolo: W = MzDθ .
Per la regola della mano destra, il lavoro compiuto dal momento di una forza può essere
negativo. La potenza P fornita al corpo rigido in rotazione dal momento di una forza è la velocità
con la quale il lavoro viene compiuto dal momento stesso. Quindi P = Mzωz . Se un momento
tende a rallentare la rotazione, il momento ha segno opposto alla velocità angolare e quindi P può
essere negativa. Il teorema dell'energia cinetica dice che il lavoro totale è dato dalla variazione di
energia cinetica: WTOT = KTOT,f – KTOT,i . Dunque WTOT = ½Iωf2 – ½Iωi2 .

69 – Il principio di conservazione del momento angolare per un sistema di particelle afferma che:
se il momento risultante applicato ad un sistema di punti materiali rispetto ad un punto è zero, il
momento angolare totale del sistema rispetto a quello stesso punto è costante; Li = Lf . Questo
significa che, anche se i singoli momenti angolari dei punti che compongono il sistema possono
cambiare quando il momento è nullo, la loro somma rimane costante; dL / dt = 0.

70 – Se la forza che agisce su un corpo ha sempre la direzione della retta congiungente il corpo
ad un punto centrale e se l'intensità della forza dipende soltanto dalla distanza da questo punto,
la forza viene detta centrale (come ad esempio la forza gravitazionale esercitata dal Sole sui
pianeti). Il momento angolare di un corpo che si muove sotto l'azione di una forza centrale, se
viene misurato rispetto al punto verso il quale è diretta la forza, si conserva. Nel caso di un
pianeta che percorre un'orbita ellittica intorno al Sole, all'afelio e al perielio avremo sinθ = 1,
quindi VaRa = VpRp ; ovvero Va < Vp poiché Ra > Rp, ovvero la velocità aumenta tra a e p e
diminuisce da p ad a.

71 – In un giroscopio, la rotazione dell'asse e della ruota viene chiamata precessione; perché essa
si verifichi la velocità angolare dev'essere >> della velocità angolare di precessione. La velocità
angolare di precessione, ωp, è data da: ωp = MgD / Isωs , ovvero via via che l'attrito diminuisce,
la velocità angolare di precessione aumenta. Se la ruota viene lasciata andare da ferma, il
momento angolare iniziale è nullo ed è diretto lungo l'asse x; per la regola della mano destra la
ruota cade. È dunque causa del momento delle forze, com'è causa del momento delle forze il
caso in cui essa non cade se viene lasciata andare in movimento; in questo caso dL (dir asse x) si
somma al momento angolare preesistente (dir asse z); il nuovo vettore dL+L forma un angolo θ
con l'asse z; rotazione che avviene intorno all'asse y invece che all'asse x; siccome l'asse della
ruota si è spostato, il momento risultante ora forma un angolo θ con l'asse x. Sia M che L ruotano
continuamente intorno alla verticale, con M in anticipo di 90°. Quindi il momento delle forze
non mantiene una direzione fissa quando la ruota gira, mentre la mantiene quando la ruota non
gira.

72 – Il moto armonico è il più semplice moto oscillatorio; chiamiamo moto armonico il moto di
un punto materiale che si muove sull'asse x (o y) in modo tale che la sua coordinata x cambi nel
tempo secondo la legge x = Acos(ωt + φ ) . A viene chiamata ampiezza, ω è la pulsazione e φ è
la costante di fase, in quanto l'argomento del coseno è la fase. La caratteristica principale è che il
moto si ripete dopo dopo un intervallo di tempo caratteristico, il periodo; T = 2π / ω . La
frequenza indica il ritmo delle oscillazioni; v = 1 / T . La velocità è dunque data da v = -
ωAsin(ωt + φ) ; l'accelerazione a = - ω2Acos(ωt + φ) ; a = - ω2x . Questo significa che
l'accelerazione e lo spostamento hanno direzioni opposte e moduli proporzionali. Le grandezze
X0 e Y0 vengono chiamate “condizioni iniziali”. X0=Acosφ , Vx0 = - ωAsinφ . Dunque φ =
tan-1(- Vx0 / ωX0) . Di conseguenza A = (X02 + Vx02 / ω2)½ .

73 – Prendendo come esempio la forza elastica, possiamo introdurre il concetto di forza lineare
“di richiamo”; “lineare” perché è direttamente proporzionale allo spostamento, di richiamo
perché è diretta in verso opposto allo spostamento. Definiamo oscillatore armonico un sistema
che compie un moto armonico. La sua energia potenziale è data da U = ½kA2cos2(ωt + φ)
mentre quella cinetica equivale a K = ½mω2A2sin(ωt + φ) . Essendo che l'unica forza agente
sul punto materiale, è una forza conservativa (la forza della molla), l'energia meccanica
dell'oscillatore è costante ed è data da E = ½mω2A2 = ½kA2 .

74 – Il pendolo semplice, per piccoli spostamenti, si muove di moto armonico. Il periodo di un


pendolo semplice è dato da T = 2π / ω = 2π (L/g)½ . Un pendolo fisico è un corpo rigido
vincolato a ruotare intorno ad un asse orizzontale fisso, non passante per il suo centro di massa.
Il suo periodo T = 2π / ω , con ω = (mgL / I)½ . Il pendolo di torsione (bilancia di Cavendish)
ha invece una pulsazione di ω = (k / I)½ , dunque T = 2πI / k ; k è la costante di torsione.

75 - libro

76 - libro
77 – Lo sforzo è il rapporto tra una forza applicata e la sezione resistente. Quando forze uguali
di intensità FN vengono applicate perpendicolarmente a due facce opposte si parla di sforzo
normale; esso può essere di trazione se esse hanno verso uscente dal solido; in caso contrario
abbiamo uno sforzo di compressione. Se le forze applicate ad un solido cubico hanno una
componente parallela alle facce parliamo di sforzo di taglio; τs =Fp / A ; per mantenere il solido
in equilibrio devono essere applicate almeno 4 forze. Nel caso in cui su tutte le facce del solido
viene applicata perpendicolarmente verso l'interno la stessa forza per unità di area, lo sforzo
viene chiamato pressione. La deformazione da trazione è definita da εl = (l' – l) / l = Δl / l ,
mentre la deformazione da taglio da εt = tanθ ; tuttavia, essendo tanθ molto piccolo, si può
approssimare all'angolo di taglio. Per deformazioni inferiori allo 0,5% la deformazione è
proporzionale allo sforzo nei limiti degli errori sperimentali; la deformazione elastica segue
dunque la legge di Hooke σ = E εl , dove E è il modulo di Young. Sempre dal rapporto tra sforzo
e deformazione da taglio possiamo ricavare il modulo di elasticità a taglio S. Il modulo di
compressione B (modulo di elasticità cubica) connette invece la variazione relativa del volume
alla variazione della pressione applicata K = - V δp / δV .

78 – La densità è il rapporto tra la massa di un fluido e la sua unità di volume; viene indicata
con ρ. L'unità di misura nel S.I è il Kg/m3. Rapportando la densità di un materiale con la densità
dell'acqua si ottiene invece la densità relativa, la quale è adimensionale. Il prodotto pg fornisce
invece il peso specifico. In un fluido, quando la stessa forza agisce in tutte le direzioni, lo sforzo
risultante viene chiamato pressione; essendo uno sforzo esso si misura in Pa.

79 – La pressione, in un fluido incomprimibile, aumenta linearmente con la profondità; questo


aumento di pressione è dovuto alla forza gravitazionale delle Terra. P = F / S = P0 + p g z .
Questo significa che se la pressione P0 alla superficie del liquido viene aumentata di ΔP, anche
la pressione ad un punto arbitrario a distanza h sotto la superficie aumenta di ΔP; questa
conclusione è nota come principio di Pascal, il quale afferma che: la pressione applicata ad un
fluido statico incomprimibile racchiuso in un recipiente si trasmette inalterata in ogni punto del
fluido.

80 – Il principio di Pascal afferma che: la pressione applicata ad un fluido statico


incomprimibile racchiuso in un recipiente si trasmette inalterata in ogni punto del fluido; la
pressa idraulica illustra questo principio nel migliore dei modi. Il manometro è uno strumento
per la misurazione della pressione nei fluidi; sono costituiti da un tubo ad U riempito di un
liquido di densità nota; un'estremità del tubo è lasciata aperta all'atmosfera, mentre l'altra è in
collegamento diretto con l'ambiente di misura; il liquido contenuto nel tubo si sposta verso l'alto
in uno dei due rami della U di un valore tale che la differenza di peso tra le due colonne di
liquido bilanci esattamente la pressione presente nell'ambiente di misura. P = Patm+ pgh . Il
barometro è lo strumento per la misura della pressione atmosferica. Esso è costituito da un tubo
a fondo cieco lungo non meno di 80 centimetri, riempito di mercurio e rivoltato con il lato aperto
verso il basso in una vaschetta contenente altro mercurio; la colonna di mercurio tende a
scendere nella vaschetta lasciando il vuoto dietro di sé, mentre sulla parte inferiore della colonna
agisce la pressione atmosferica che tende a spingere verso l'alto la colonna; quando la colonna ha
raggiunto una altezza tale che la pressione esercitata alla base controbilancia perfettamente la
pressione atmosferica allora la discesa si interrompe. Misurando l'altezza della colonna si può
calcolare la pressione atmosferica.

81 – Il principio di Archimede afferma che: un corpo che è immerso parzialmente o totalmente


in un fluido riceve una spinta di intensità pari al peso del fluido spostato e diretta verso l'alto
lungo una retta passante per il centro di gravità del fluido spostato. Il modulo della spinta di
Archimede è: FA = pflugV , dove ρ è la densità del liquido spostato e V il volume del liquido
spostato.

82 – Un fluido ideale è un fluido con densità costante e viscosità nulla. In regime di moto
stazionario (ovvero non turbolento) i fluidi seguono una legge espressa dall'equazione di
continuità, che deriva dalla legge di conservazione della massa, per la quale si può dire che la
massa di un fluido che attraversa una sezione di un condotto nell'unità di tempo è costante,
regola dalla quale si può ricavare l'equazione di continuità pSv = cost . La quantità pSv viene
detta portata di massa del fluido e si misura in kg/s; più frequentemente si ricorre invece alla
portata volumica, data da Sv = V / t , che si misura in m3/s. Per flusso stazionario si
intende che il moto e in particolare la velocità della particella o del volume infinitesimo del
fluido (inteso come corpo continuo e omogeneo) è indipendente dal tempo. Per un fluido ideale
la portata è dunque costante.

83 – L'equazione di Bernoulli è stata formulata dall'omonimo scienziato. Essa descrive il


fenomeno per cui in un fluido ideale su cui non viene applicato un lavoro, per ogni incremento
della velocità si ha simultaneamente una diminuzione della pressione o un cambiamento
nell'energia potenziale gravitazionale del fluido. Quindi essa vale per un fluido incomprimibile
avente flusso stazionario, non turbolento, e in assenza di forze dissipative. L'equazione è
p1 + pgh1 + ½pv12 = p2 + pgh2 + ½pv22 ; dividendo per il volume si ottiene: p + pgh + ½pv2
= cost ; p è la pressione, ρ è la densità (costante) del fluido, v è la velocità, g è l'accelerazione di
gravità, h è l'altezza.

84 – Il principio zero della termodinamica afferma che: due sistemi in equilibrio termico con un
terzo sistema sono in equilibrio termico tra loro; per comprendere questo principio, bisogna
comprendere il concetto di equilibrio termico: due sistemi sono in equilibrio termico se, quando
vengono posti a contatto tramite una parete diatermica, le loro variabili di stato non mutano.
Quando parliamo di temperatura, la intendiamo come quella grandezza fisica che determina se
un sistema sia o non sia in equilibrio termico con un altro sistema e, quindi, possiamo affermare
che due sistemi in equilibrio termico hanno la stessa temperatura. Definiamo termometro un
qualsiasi congegno o sistema che venga usato per connettere i valori di una delle sue variabili
di stato alla temperatura; ne abbiamo dunque di diversi tipi: termometro a mercurio in vetro, la
termocoppia, il termometro a resistenza e il termometro a gas a volume costante.

85 – Il termometro a gas a volume costante è costituito da un bulbo contenente del gas e un


marchingegno che ne mantiene costante il volume. Il funzionamento di questo termometro mette
in relazione la pressione del gas contenuto al suo interno con la temperatura del sistema che va a
misurare; maggiore sarà la pressione del gas, più alta sarà la temperatura. Per istituire una scala
termometrica, quindi, si assegna una valore numerico alla temperatura a un punto fisso (per
convenzione si è scelto il punto triplo dell'acqua); esso corrisponde ad una pressione di 610Pa e
di T=273,16K. Questa unità di misura è quella adottata dal S.I; la “grandezza” del grado è
identica a quella adottata dalla scala Celsius, tuttavia cambia lo zero: infatti lo zero della scala
Kelvin viene anche detto “zero assoluto” perché, con molta probabilità, è la temperatura più
bassa che si possa raggiungere in tutto l'universo.

86 – La maggior parte delle sostanze si dilata al crescere della temperatura e si contrae al


diminuire della stessa. Questa relazione può essere espressa matematicamente introducendo il
coefficiente di dilatazione lineare α; la variazione di lunghezza è dunque data da ΔL= α L0 ΔT.
Un aumento della temperatura viene interpretato come un aumento dell'energia molecolare
media: se aumenta l'energia, aumenta la distanza media tra le molecole. È questo l'effetto che,
agendo sugli atomi di un solido, dà origine alla dilatazione termica. In un solido ΔV = β V0 ΔT;
β è il coefficiente di dilatazione cubica medio, il cui valore è caratteristica della tipica sostanza in
esame. Dal momento che il prodotto di tre dimensioni lineari dà un volume, segue naturalmente
che β = 3α . Se α e β hanno valori positivi le sostanze si dilatano all'aumentare della
temperatura; tuttavia può anche succedere che all'aumentare della temperatura si verifichi una
diminuzione del volume, come accade all'acqua tra i 0°C e i 4°C.
87 – Il calore è l'energia scambiata tra un sistema e il suo ambiente unicamente a causa di una
differenza di temperatura che sussiste tra il sistema e qualche parte del suo ambiente; i processi
tramite i quali il calore viene trasferito sono classificati in tre categorie: conduzione, convezione
ed irraggiamento. Nel processo di conduzione il calore viene trasferito tra due sistemi tramite un
mezzo che li mette in comunicazione; definiamo dunque la corrente termica come il rapporto tra
la quantità di calore che fluisce nell'unità di tempo attraverso una data sezione del mezzo: C =
Q / t . Analizzando C possiamo ricavare che C = k A (T2 – T1) / L , dove k è il coefficiente di
conducibilità termica caratteristico del materiale di cui è fatta la barra; alti valori di k
identificano un “buon” conduttore, bassi valori un “buon” isolante. Nella convezione, il calore
viene trasferito dal movimento macroscopico della materia, movimento che ha la forma di
correnti di convezione; esse possono verificarsi o spontaneamente (nei fluidi in cui la densità
varia con la temperatura), o ricorrendo a compressori. Per quanto riguarda l'irraggiamento, tutti i
corpi emettono energia dalla loro superficie; l'espressione della potenza irradiata P è chiamata
“Legge di Stefan-Boltzmann”: P = e σ A T4 , dove e è il coefficiente di emissione (varia tra
0 e 1) e σ è la costante di Stefan Boltzmann σ = 5,67 x 10-8 W m-2 K-4.

88 – Un gas perfetto è un modello ideale di gas per il quale le tre leggi fisiche dei gas perfetti
varrebbero anche a basse temperature ed alte densità. 1) Per n e T fissi, P e V sono
inversamente proporzionali; pV = cost . 2) Per n e V fissi, P e T (in Kelvin) sono proporzionali;
p/T = cost . 3) Per V e T fissi, P ed n sono proporzionali; p/n = cost . Riassumendo pV / nT =
cost . Questo valore costante viene indicato con R e chiamato “costante universale dei gas”; R =
8,31 J mol-1 K-1 . Si arriva così all'equazione di stato dei gas perfetti pV = nRT . Secondo la
regola delle fasi di Gibbs, i gradi di libertà del sistema sono due, dunque sono sufficienti due
delle tre variabili di stato per descrivere gli stati del sistema; spesso si scelgono p e V come
variabili indipendenti; dunque in base ai valori di p e V è possibile calcolare la temperatura.
Questi diagrammi ci permettono di rappresentare trasformazioni “quasi-statiche” attraverso una
curva formata dai valori assunti da pressione e volume; essi sono rappresentabili poiché
individuati come successione di stati di equilibrio (infatti non è possibile rappresentare
trasformazioni rapide o violente).

89 – Il calore specifico di una sostanza è il calore richiesto per aumentare di 1 K la temperatura


di 1 Kg di tale sostanza. Individuiamo dunque due indici: il calore specifico a pressione
costante, Cp, e il calore specifico a volume costante, CV. Per molte sostanze, in particolare per i
gas, questi due calori specifici hanno valori significativamente diversi, mentre per la maggior
parte dei solidi e dei liquidi sono approssimativamente uguali. Otteniamo per i due valori Qp =
mcpΔT ; QV = mcVΔT . Non adottiamo Δ per il calore, poiché è un trasferimento di energia e
non la variazione di una grandezza. Spesso, invece di specificare la massa m di un sistema, si
specifica il numero di moli; si cambia così il calore specifico con la capacità termica molare;
dQp = nCpdT e dQV = nCVdT . Il calore latente di trasformazione è invece la quantità di
calore per unità di massa che viene fornita o sottratta ad una sostanza che subisce un
cambiamento di fase (ovvero perché la trasformazione avvenga completamente).

90 – Il lavoro è l'energia scambiata tra un sistema e il suo ambiente attraverso meccanismi


indipendenti dalla differenza di temperatura esistente tra loro. Il lavoro infinitesimo compiuto
da un sistema è dato da dW = p dV . Se il volume diminuisce in seguito ad una compressione
(dV < 0), la forza esercitata da un ipotetico fluido in un cilindro ha direzione opposta allo
spostamento del pistone e il lavoro compiuto dal sistema è negativo (dW < 0); nel caso di
espansione, ossia di aumento del volume (dV > 0), la forza esercitata dal fluido in un contenitore
ha la stessa direzione dello spostamento e il lavoro compiuto dal sistema è positivo (dW > 0).
Dunque Wif = piΔV .

91 – Una trasformazione isoterma è una trasformazione a temperatura costante. Per calcolare il


lavoro in questo tipo di trasformazioni si utilizza l'eqauzione dei gas ideali pV = nRT; da qui si
ricava la pressione in funzione del volume e, sostituendolo nell'integrale si ottiene che
Wif = nRT ln(Vf/Vi) . Dunque se Vf > Vi allora (Vf/Vi) > 0 e il lavoro è positivo, altrimenti, se
Vf < Vi, (Vf/Vi) < 0 e il lavoro è negativo.

92 – Il primo principio della termodinamica afferma che: In una trasformazione in cui la


quantità di calore Q viene fornita al sistema e il lavoro W viene compiuto dal sistema, l'energia
totale trasferita al sistema è pari alla variazione ΔU dell'energia interna del sistema stesso.
Scrivendolo sotto forma di equazione: Q – W = ΔU = Uf – Ui . Analizzando l'equazione, appare
evidente, dunque, che l'energia interna dello stato finale dipende solo da questo stato e non da
come il sistema lo ha raggiunto. Le funzioni di uno stato termodinamico che non dipendono dal
particolare cammino percorso, ma solamente dalla variazione dello stato, sono dette “funzioni di
stato”; dunque l'energia interna è una funzione di stato.

93 – In una trasformazione isoterma la temperatura rimane costante; pV = cost . Una


trasformazione isocora è una trasformazione in cui il volume del sistema rimane invariato;
dunque W = 0. Applicando il primo principio della termodinamica si ottiene che ΔU = Q – W =
Q – 0 = Q . Una trasformazione adiabatica è una trasformazione nella quale il sistema non
scambia calore con l'ambiente; dunque Q = 0 . ΔU = Q – W = 0 – W = - W . Un ciclo è una
trasformazione in cui il sistema torna allo stesso stato da cui è partito. Qualunque punto può
essere scelto come stato iniziale del sistema e il ciclo può essere ripetuto più volte; tuttavia,
essendo lo stato finale uguale allo stato iniziale, ΔU = 0 .

94 – L'espansione libera si verifica quando un gas ha la possibilità “improvvisa” di espandersi


liberamente nel vuoto; durante questa espansione il gas non è in equilibrio (non essendo una
trasformazione “quasi-statica” non è possibile rappresentarla in un diagramma pV). La
trasformazione è adiabatica (Q = 0), l'ambiente non si muove, ovvero il sistema non compie
lavoro sull'ambiente ( W = 0); dunque ΔU = 0 . Da questa trasformazione è possibile ricavare
informazioni riguardo i gas perfetti; infatti l'espansione libera ci ha permesso di capire che:
l'energia interna U(T) di un gas perfetto dipende soltanto dalla temperatura. Infatti U(Vf,Tf) =
U(Vi,Ti) , tuttavia in un gas perfetto, la diminuzione di temperatura associata ad un espansione
libera tende a 0, dunque Ti = Tf = T e quindi U(Vf,T) = U(Vi,T) .
95 - Spesso, invece di specificare la massa m di un sistema, si specifica il numero di moli; si
cambia così il calore specifico con la capacità termica molare; dQp = nCpdT e dQV = nCVdT .
L'unità SI della capacità termica molare è il J mol-1 K-1 . Il rapporto delle due capacità termiche
molari, ovvero quella a pressione costante su quella a volume costante Cp/CV = γ , dove, in una
trasformazione adiabatica per un gas perfetto quasi statico pVγ = cost .

96 - La teoria cinetica dei gas descrive un gas come un gran numero di piccole particelle (atomi o
molecole) che sono in costante movimento casuale. Le particelle, muovendosi, urtano tra di loro
e con le pareti del contenitore. La teoria cinetica dei gas spiega le principali proprietà dei gas
quali pressione, temperatura e volume. Il fatto rilevante della teoria è la spiegazione che la
pressione non è dovuta alla repulsione statica delle molecole come ipotizzato da Newton, ma
all'urto delle particelle contro le pareti. La teoria cinetica si basa sull'assunzione di alcune ipotesi:
1) Le molecole di cui sono composti i gas sono considerate come punti materiali in moto casuale
e a distribuzione uniforme nello spazio. Esse collidono tra loro e con le pareti del recipiente con
urti perfettamente elastici. 2) Il numero delle molecole è grande cosicché si possano usare
metodi statistici. 3) Il volume totale delle molecole dei gas è trascurabile rispetto al volume del
contenitore. 4) L'interazione tra le molecole è trascurabile, eccetto durante l'urto
tra di loro che avviene in maniera impulsiva. 5) Le molecole sono perfettamente sferiche. 6) Gli
effetti relativistici e quantistici sono trascurabili. La pressione è spiegata dalla teoria cinetica
come conseguenza delle forze esercitate dalle collisioni delle molecole del gas con le pareti del
recipiente. Sappiamo che essa trasmette alla parete un impulso che è uguale alla differenza della
quantità di moto della particella prima e dopo l'urto. Inoltre l'urto è elastico e si conserva sia la
quantità di moto totale del sistema che l'energia; pV = Nm<v2> / 3 . Per un dato volume la
pressione di un gas è proporzionale alla media del quadrato della velocità delle molecole; è stata
dunque ottenuta una connessione tra una grandezza macroscopica (la pressione) e una grandezza
microscopica (la media del quadrato della velocità delle molecole).

97 – L'energia interna di un gas e la sua temperatura possono essere interpretate in termini della
media del quadrato della velocità. U = ½Nm<v2> , da cui otteniamo U = (3/2)nRT , ossia:
l'energia interna di un gas perfetto è proporzionale alla temperatura Kelvin; quindi <K> =
(3/2)kT ; dunque l'energia cinetica media di traslazione delle molecole e la temperatura cinetica
sono proporzionali. K è la costante di Boltzmann k = R / NA = 1,38 x 10-23 J/K . Se la
temperatura di un sistema aumenta, le molecole si muovono in media più rapidamente. Possiamo
esprimere questo fatto in termini di velocità introducendo la velocità quadratica media vqm =
(<v2>)½ = (3kT / m)½ . Quindi la velocità quadratica media è proporzionale alla radice quadrata
della temperatura Kelvin e inversamente proporzionale alla radice quadrata della massa
molecolare.
98 - Il principio di equipartizione dell'energia permette di valutare l'entità dell'energia interna di
un sistema termodinamico sulla base di una trattazione classica, ovvero fondata sulla meccanica
statistica classica, cioè la descrizione newtoniana. Esso afferma che: Per ogni grado di libertà
quadratico che compone il moto complessivo di una particella, esiste un contributo di energia
pari a E = ½kT o E = ½RT per mole; k è la costante di Boltzmann, R la costante universale dei
gas e T la temperatura assoluta (cioè espressa in Kelvin). Per un gas perfetto di osserva che Cp e
CV differiscono della costante universale dei gas Cp – CV = R . Le capacità termiche molari di
alcuni gas biatomici e poliatomici possono essere calcolate utilizzando il principio di
equipartizione dell'energia; possiamo usare questo principio anche ad un semplice modello di
solido per calcolarne la capacità termica molare. Per tutti i solidi tipici, le capacità termiche Cp e
CV hanno praticamente lo stesso valore; secondo la legge di Dulong e Petit, la capacità termica
molare dei vari solidi è prossima al valore 3R. La capacità termica di un solido presenta tuttavia
una dipendenza dalla temperatura a temperature più basse, dove alcuni dei gradi di libertà
diventano inattivi (per esempio, a basse temperature i gradi di libertà vibrazionali non
partecipano effettivamente alla ripartizione dell'energia scambiata tra le molecole negli urti).

99 – Molti processi importanti si verificano in modo sufficientemente rapido perché la quantità


di calore scambiata sia trascurabile (trasformazione adiabatica); se un gas perfetto subisce una
trasformazione adiabatica quasi-statica, esso passa per una successione di stati di equilibrio
rappresentata da una curva in un diagramma p -V. Questa curva dipende dal valore di γ = CP /
CV per il gas; l'equazione di una trasformazione adiabatica quasi-statica per un gas perfetto è
dunque pVγ = K , dove K è una costante determinata dallo stato iniziale del sistema.

100 - ///

101 – Una macchina termica è un dispositivo fisico atto a convertire l'energia termica fornita
dall'ambiente esterno (ossia il calore) in lavoro; Le macchine termiche sono tipicamente cicliche
e sono quindi descritte fisicamente da un ciclo termodinamico. Il rendimento η è definito come il
rapporto tra l'energia in uscita (il lavoro compiuto dalla macchina) W e l'energia in ingresso
(calore) QC: η = W / QC ; scritto il funzione delle due quantità di calore scambiate, η = 1 - |
QF| / QC . Da un punto di vista matematico, dunque, il rendimento massimo è 1; tuttavia questo
risultato è impossibile. L'enunciato di Kelvin-Planck afferma che: Non è possibile realizzare un
ciclo che sottragga calore a una sorgente a temperatura uniforme e lo converta completamente
in calore. Un dispositivo che violi il secondo principio della termodinamica produrrebbe quello
che viene detto “moto perpetuo di II specie”.

102 – Una macchina frigorifera è un dispositivo che opera lungo un ciclo, progettato per sottrarre
calore dal suo interno, in modo da raggiungere o da mantenere all'interno una temperatura
inferiore a quella dell'ambiente. Durante un ciclo di refrigerazione, il calore viene dunque
disperso all'esterno. Il “coefficiente di prestazione” K = QF / |W| ; appare che tale coefficiente
può avere valore maggiore di 1: infatti facendo tendere W → 0, il coefficiente tende all'infinito.
L'enunciato di Clausius afferma che: Non è possibile realizzare una trasformazione il cui unico
risultato sia il trasferimento di calore da una temperatura inferiore a una temperatura
superiore. Esso vieta il funzionamento di un ciclo di refrigerazione nel quale non venga fornito
lavoro
103 – Il secondo principio della termodinamica può essere enunciato in molti modi diversi ma
equivalenti. L'enunciato di Kelvin-Planck ha per oggetto la conversione del calore in lavoro,
quello di Clausius il trasferimento di calore da una temperatura inferiore ad una superiore; essi
sono equivalenti perché si può dimostrare che qualunque trasformazione vietata da un enunciato
è vietata anche dall'altro. È sopratutto per comodità (e come conseguenza della storia della
scoperta del secondo principio) che si ha più di un enunciato: può risultare molto più semplice
applicare a una data trasformazione un enunciato del secondo principio piuttosto che un altro.

104 – Una trasformazione reversibile di un sistema è una trasformazione che può essere
invertita effettuando soltanto cambiamenti infinitesimi nell'ambiente circostante. Le condizione
per la reversibilità di una trasformazione sono: 1) la trasformazione dev'essere quasi-statica; 2)
non devono agire forze dissipative. Una trasformazione irreversibile è una trasformazione che
non sia reversibile; ogni trasformazione reale è irreversibile. Il teorema di Carnot afferma che:
Tutte le macchine reversibili che operano tra le temperature TC e TF hanno il medesimo
rendimento e nessuna macchina che funzioni tra queste temperature può avere un rendimento
maggiore.

105 – Il Ciclo di Carnot è un ciclo ideale (reversibile) compiuto da una macchina termica ideale,
operante tra due sorgenti ed in grado di conseguire il rendimento massimo possibile per
macchine termiche operanti tra le temperature TC e TF. Esso prevede quattro fasi: 1)
un'espansione isoterma reversibile alla temperature TC: il sistema assorbe la quantità di calore
QC; 2) una trasformazione adiabatica reversibile: la temperature del sistema si abbassa da TC a
TF; 3) una compressione isoterma reversibile alla temperature TF: il sistema cede la quantità di
calore |QF|; 4) una trasformazione adiabatica reversibile che completa il ciclo: la temperatura del
sistema risale da TF a TC. Come definito dal teorema di Carnot sul rendimento delle macchine
termiche, il rendimento di questa macchina dipende soltanto dalla temperature del gas perfetto
alle sorgenti e vale: η = 1 - TF / TC .

106 – La temperatura termodinamica assoluta, o temperatura Kelvin, è definita considerando il


funzionamento di una macchina reversibile tra due sorgenti o sistemi. Dato che i calori scambiati
dipendono solo dalle temperature, possiamo dire che il rapporto tra le temperature di questi due
sistemi è pari al rapporto tra le quantità di calore scambiate da una macchina reversibile
funzionante tra questi due sistemi: TF / TC = |QC| / |QF| . La scala Kelvin individua il punto
triplo dell'acqua a 273,15 K, dunque la temperature T di un sistema si ottiene misurando la
quantità di calore Q scambiata con questo sistema da una macchina reversibile che opera tra il
sistema stesso ed una sorgente formata da acqua al punto triplo. Data Q3 la quantità di calore
scambiata dalla macchina reversibile al punto triplo, T = (273,16 K) |Q| / |Q3| .

107 – Supponiamo che un sistema alla temperatura T subisca una trasformazione infinitesima,
nella quale la quantità di calore dQ viene ceduta in modo reversibile al sistema la variazione di
entropia del sistema, dS, è definita come dS = dQ / T ; dunque la variazione di entropia ΔS è
uguale all'integrale dallo stato finale a quello iniziale di tale rapporto. L'indipendenza dal
particolare cammino corrisponde al fatto che l'entropia è una variabile di stato; per verificare ciò
basta dimostrare che ΔS = 0 (lungo un ciclo); δQ2 / T2 = |δQ1| / T1 ; poiché il ciclo opera come
macchina termica, δQ2 è positiva, δQ1 è negativa, dunque δQ2 / T2 + |δQ1| / T1 = 0 ; questo
equivale a dire che, lungo qualunque ciclo di Carnot, è nulla la somma della grandezza δQ / T,
ovvero ΔS = 0 . poiché la variazione di entropia è nulla per un qualsiasi ciclo (reversibile),
l'entropia è una variabile di stato; in termini matematici: circuitazione δQ/T = 0

108 - ///

109 – Dal momento che l'entropia dipende esclusivamente dallo stato in cui si trova il sistema e
non da come si è arrivai a quello stato, essa è una funzione di stato; quindi si può affermare che:
un sistema, che sia in un determinato stato di equilibrio, possiede una certa quantità di entropia.
Se il sistema subisce una trasformazione e cambia stato, la sua variazione di entropia è la
differenza dell'entropia posseduta dal sistema nello stato finale meno quella posseduta nello stato
iniziale. Nel caso in cui il ciclo non sia reversibile, l'integrale ciclico non è più uguale a zero; Σ
δQ / T < 0 , dunque anche la circuitazione è < 0 ; La disuguaglianza di Clausius in termini
matematici è scritta come: circuitazione δQ/T = < 0 , nella quale il segno minore vale per i cicli
irreversibili e il segno di uguaglianza vale per i cicli reversibili.

110 – A differenza dell'energia, l'entropia di un sistema isolato non necessariamente si conserva;


sia l'entropia del sistema che quella dell'ambiente variano; dunque ΔSUNIV = ΔSSIS + ΔSAMB
. Da questa equazione deriva l'enunciato del secondo principio della termodinamica in termini
dell'entropia: In qualunque trasformazione l'entropia dell'universo o aumenta (se la
trasformazione è irreversibile) o rimane costante (se la trasformazione è reversibile). ΔSUNIV
>=0.

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