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« La memoria non puo riscattare definitivamente il tempo. Il tempo, in-
fatti, erode sempre qualcosa di cid che essa conserva, e ferisce sempre
qualcosa di cid che non erode. In ciascuna storia ci sono sempre ca-
daveri di troppo, e ferite non rimarginabili, che infiltrano la dispera-
zione‘nella speranza del futuro. Cid nonostante, la memoria é l'unico
lampo di luce che abbiamo, nel buio di niente del tempo, per renderci
visibile un futuro in cui vi sia traccia dell’ eternita ».
(Massimo Bontempelli, Tempo e memoria, 1999, Editrice C.R.T.)
« Alla fine del XX secolo l'umanita che conosciamo é avviata al nau-
Sragio. Questa non é una profezia apocalittica, ma la constatazione ra-
zionale delle tendenze in atto (...). Nell’eta della tecnologia pit
avanzata, la fame nel mondo miete piit vittime che mai. Aumentano le
masse miserabili ed emarginate nel cuore stesso dei paesi pitt indu-
strializzati. Sono tornati i genocidi etnici. La tortura é praticata pit ai
giorni nostri che ai tempi dell'Inquisizione. E, per la prima volta dalle
sue origini, il genere umano si trova a vivere in una Natura di cui ha al-
terato gli equilibri e avvelenato le risorse, cosicché i frutti della Terra,
le sue acque, l'atmosfera, e persino i raggi solari, nascondono ormai
insidie per la sua vita. Il comportamento di tutti i centri di potere eco-
nomico e politico esistenti nel mondo mostra che essi, nei fatti, non con-
siderano queste evenienze come mali per loro. E il comportamento della
popolazione mondiale mostra che nessun importante settore sociale si
contrappone seriamente e globalmente alle logiche dei poteri costituiti.
Questi comportamenti collettivi segnalano l’avvenuta estenuazione di
cio che la filosofia classica tedesca aveva chiamato Spirito, pensan-
dolo come eterno, e cioé un processo di acquisizione cumulativa di va-
lori universalmente umani. Il naufragio a cui Vumanita é avviata
consiste appunto nell’avvento di un mondo senza Spirito, un mando,
cioe, di individui non pit formati dalla memoria di tradizioni e culture
anterior, e percio in totale balia dell’immediatezza degli eventi, senza
un identita sociale e una struttura morale a cui riferirli. Un mondo di
degradazione estrema dei vincoli umani (...). Oggi, invece, di fronte a
una oligarchia economica mondiale le cui regole del gioco seminano
nel mondo sfruttamento, fame e devastazione ecologica, non c’é Resi-
stenza, non c’é percezione della sua malvagita, ma c’é oggettiva con-
nivenza di massa. Oggi, quindi, e non al tempo del nazifascismo, il
secolo é nel buio della notte, una notte alla quale non é detto debba se-
guire un'alba. In questa notte il secolo ha smarrito il senso stesso della
verita. Sarebbe importantissimo cercare intanto di ritrovarlo ».
(Massimo Bontempelli, Nichilismo Verita Storia, 1997, Editrice C.R.T.)a
QUALE FUTURO PER LA SCUOLA ITALIANA
| intervista a cura di
Nello De Bellis e Francesco Labonia
Abbiamo avuto modo di conoscere Lucio Russo e Massimo Bon-
tempelli in occasione di un convegno, tenutosi il 28 ottobre all’Uni-
versita di Salerno, su “Senso e didattica della filosofia oggi. Una
riflessione sulla riforma scolastica” , che ha visto comunque altri re-
latori ed una buona partecipazione. Promotori delliniziativa: Diparti-
mento di filosofia — Universita degli studi di Salerno, Societa filosofica
italiana (sezioni di Avellino e di Salerno), Punto Rosso (Salerno). Le
relazioni di Lucio Russo e Massimo Bontempelli hanno rispettiva-
mente affrontato il tema “Sapere critico e dogmatismo nell'attuale tra-
smissione delle conoscenze scientifiche” e “Riforma della scuola e
sapere critico” . Lucio Russo, dopo aver insegnato per diversi anni Fi-
sica generale, @ attualmente ordinario di Calcolo delle probabilita al-
l’Universita “Tor Vergata” di Roma. Ha svolto ricerche su argomenti
di meccanica statistica, calcolo delle probabilita e storia della scienza.
Tra le sue pubblicazioni: “La rivoluzione dimenticata” (Feltrinelli,
1996) e “Segmenti.e bastoncini” (Feltrinelli, 1998). Massimo Bon-
tempelli insegna storia e filosofia in un liceo di Pisa. Come studioso,
si & occupato prevalentemente di storia antica e di dialettica platonica
e neoplatonica. Tra le sue opere ricordiamo “Percorsi di verita della
dialettica antica” e “Il senso dell’essere nelle culture occidentali” (un
manuale di filosofia per i licei), entrambe in collaborazione con lo stu-
dioso Fabio Bentivoglio, e, pitt recentemente, in collaborazione con il
filosofo Costanzo Preve, “Nichilismo, verita, storia” e “Gest. Uomo
nella storia. Dio nel pensiero” . E un collaboratore della rivista Koiné.
Liintervista a Lucio Russo é stata curata da Francesco Labonia (riv:
sta Indipendenza), quella a Massimo Bontempelli da Nello de Bellis
(associazione culturale Punto Rosso di Salerno).
Innanzitutto, per dare un senso il pit preciso possibile ai contenuti
di questo nostro dialogo, sarebbe necessario che tu richiamassi
—tratteggiandoli sinteticamente-— gli aspetti salienti della riforma
Berlinguer, prima di sottoporli ad una riflessione critica.
RUSSO - L’aspetto essenziale del processo di riforma in atto con-
siste, a mio parere, nel drastico abbassamento del livello culturale della
15scuola. Si tratta del risultato di pit linee di intervento convergenti. Le
principali consistono nella riduzione degli anni di scolarita, nella ten-
denziale eliminazione dei contenuti disciplinari (realizzata soprattutto
comprimendo le ore specifiche delle discipline a vantaggio di “pro-
getti” di varia natura) e nell’abbassamento della preparazione profes-
sionale dei docenti. Probabilmente I’ultimo punto é il pill importante.
L’abbassamento del livello culturale dei docenti é stato perseguito
gid da decenni, in particolare attraverso la riduzione del salario reale e
Je immissioni in ruolo senza concorso. Adesso a questi due strumenti,
che continueranno ad essere usati, se ne aggiungera un terzo: il reclu-
tamento di docenti dotati di sola laurea breve. Per dare un ‘idea di quale
sara il livello culturale dei futuri insegnanti, si pud ricordare che il prin-
cipale obiettivo previsto dai recenti “decreti d’area” per i futuri laureati
in lettere € una conoscenza “elementare ma solida” della lingua ita~
liana. E vero che dopo una “Jaurea” conseguita in tre anni e senza tesi
gli aspiranti insegnanti dovranno frequentare una scuola di specializ-
zazione, ma vi sono fondati motivi per ritenere che tali scuole, gestite
quasi ovunque da pedagogisti, non si cureranno se non marginalmente
degli specifici contenuti disciplinari e si concentreranno sulla funzione
di “animatori” e “socializzatori” dei futuri docenti.
In un tuo libro, “Segmenti e bastoncini’’, sostieni che i “segmenti”
(intesi come apparati logico-concettuali indispensabili per la com-
prensione critica della realta) sono in via di eliminazione dalla
scuola, nella quale si parlera solo di “bastoncini” (riducendo V’in-
segnamento ad istruzioni necessarie all’uso delle merci). Sottoli-
nei inoltre e inviti a prestare attenzione al nesso tra la natura di
questo tipo di riforma scolastica e la riorganizzazione della pro-
duzione su scala mondiale, in atto peraltro da alcuni decenni. Puoi
circostanziare quei concetti e precisare questo nesso?
RUSSO - Vorrei innanzitutto precisare, a scanso di equivoci, che non
voglio affatto suggerire l’idea di un “complotto” del capitale internazio-
nale contro la scuola italiana. Voglio solo riferirmi a dei processi ogget-
tivi. E un fatto che quasi tutte le produzioni ad alto contenuto tecnologico
hanno abbandonato I’Italia e che la maggior parte delle multinazionali
sono presenti in Italia solo con strutture commerciali. In questa situazione
molte aziende sono interessate alla scuola come mercato per i propri pro-
dotti e come luogo di formazione dei propri clienti, e molto meno alla
sua funzione di formazione dei futuri lavoratori. Sono quindi in molti casi
le richieste oggettive del mondo estemno alla scuola a spingere verso la tra-
16sformazione da una “scuola per produttori” a una “scuola per consuma-
tori”. Lo stesso processo avviene del resto in gran parte del mondo, come
effetto della concentrazione della produzione (e anche delle attivita del
terziario), che riduce la richiesta di competenze reali ad un numero cosi
piccolo di persone da privare la scuola di massa dal suo ruolo di forma-
zione di competenze.
In tuoi recenti interventi hai sostenuto l’esistenza di un preciso
rapporto tra l’attuale processo di riforma della scuola e il pensiero
unico che riconduce ogni aspetto della societa al criterio econo-
mico capitalistico. Cosa puoi aggiungere al riguardo?
BONTEMPELLI - Ritengo che la chiave interpretativa degli inter-
venti politici sulle istituzioni sociali sia oggi quello che io chiamo to-
talitarismo neoliberista. Si tratta di un liberismo di tipo nuovo, perché
coniuga l’assenza di intervento dello Stato ogni volta che occorrerebbe
porre limiti alla ricerca sfrenata di profitto con un intervento dello Stato
molto articolato e costoso a sostegno della redditivita d’impresa. Si
tratta inoltre di una forma di totalitarismo, perché non c’é aspetto della
societa che venga lasciato ad una logica diversa da quella di una su-
bordinazione generale alle esigenze del profitto. La sinistra é oggi la
forza che con piil efficacia impone il totalitarismo neoliberista. II pro-
cesso attuale di riforma della scuola si inscrive in questo totalitarismo.
Abbandonata, infatti, l’idea di un’educazione intesa come trasmissione
di saperi e di valori adatti a formare I’autonomia critica del cittadino,
si impone una formazione scolastica costituita da una generica socia-
lizzazione, priva di supporti concettuali, che sia in grado di adattare
flessibilmente I’individuo alla produzione e al consumo.
Uno degli spunti pitt suggestivi della tua analisi ¢ ’individuazione
della riforma scolastica come manifestazione di nichilismo incon-
sapevole. Puoi meglio precisare?
BONTEMPELLI - Viviamo in una societa che, sottomessa ormai inte-
gralmente alla dinamica di accumulazione del plusvalore, non ha pitt al-
cuna finalita etica, e non é proiettata alla trasmissione di niente di essenziale,
come se non avesse né radici né futuro. Questo é un orizzonte compiuta-
mente nichilistico, di cui la riforma della scuola di Berlinguer é Ia filiazione
inconsapevole. Questa riforma non ha neanche provato, infatti, a definire
un asse culturale attomno a cui la scuola debba organizzarsi, e valori impre-
scindibili da trasmettere. Lo spostamento dell’accento dai contenuti alle
metodologie pit astratte e fumose, con lo spazio dato a quei veri e propri
17sapienti del nulla che sono i pedagogisti, mostra chiaramente I’impianto
nichilistico dell’impresa. Non a caso gli insegnanti vengono coinvolti sem-
pre pid in attivita gestionali e organizzative, trasformati in semplici anima-
tori, incoraggiati ad attivita di pura immagine e a defatiganti verbalismi
degli innumerevoli documenti che sono chiamati a stendere. Tutto per di-
strarli dall’educazione, dallo studio, dalla cultura, dall’ ancoraggio ad una so-
lida preparazione teorica. Non pit intellettuali ma operatori scolastici; non
pil educatori ma attivisti ed animatori: ecco il nichilismo.
Questione scolastica, trasmissione del sapere e questione nazionale
sono connesse?
BONTEMPELLI - Strettissimamente connesse. La questione sco-
lastica & questione di scelta dei saperi e dei valori che meritano di ve-
nire trasmessi da una generazione all’altra. Tale scelta, per essere
sensata e culturalmente efficace, non deve avere nulla di arbitrario e di
soggettivo, ma deve essere radicata in un patrimonio culturale ed etico
collettivo. La nazione é il deposito di tale patrimonio. Senza una va-
lorizzazione dell’identita nazionale, quindi, la scuola non pud venire
ancorata ad un coerente asse culturale, e la trasmissione dei saperi e dei
valori si disperde. Uno degli aspetti pid sciagurati della riforma di Ber-
linguer é la demolizione, attraverso la cosiddetta autonomia, del ca-
rattere nazionale della istituzione scolastica. L’autonomia scol:
voluta da Berlinguer é solo apparentemente promozione di ini
decentralizzate: non si spiegherebbe altrimenti come essa sia affidata
a burocrati statali, quali i presidi, che devono rispondere in maniera
asfissiante alla gerarchia amministrativa, e sia stata accompagnata da
un diluvio di prescrizioni agli insegnanti. Quel che essa é realmente &
la rinuncia a un’idea nazionale di scuola, e l’affidamento della cosid-
detta offerta formativa all’arbitrio dei singoli istituti, inevitabilmente ¢
condizionati dalle sollecitazioni pit contingenti e pid legati all’odiema
dittatura dell’economia e della merce.
L’americanizzazione della scuola secondaria superiore @ basata
sull’idea di una scuola fai-da-te e soprattutto sull’estensione ap-
plicativa del modello fornito dall’impresa al progetto educativo
stesso, con annessa produzione in serie di individui altamente ma-
nipolabili. Tu leghi strettamente questo processo che hai definito di
“deconcettualizzazione dell’insegnamento” (con ripercussioni in
termini di impoverimento delle intelligenze e quindi della nazione
stessa) al processo di denazionalizzazione della scuola, di cancel-
18lazione dell’identita culturale che sono gli imperativi ideologici
della cosiddetta globalizzazione, in realt& una rimondializzazione
capitalistica. Puoi sviluppare meglio questo passaggio?
RUSSO - Mi sembra che Il’abbassamento del livello culturale della
scuola sia strettamente legato in vari modi al processo in atto di glo-
balizzazione. Innanzitutto, come abbiamo gia notato, la concentrazione
della produzione abbassa la richiesta di competenze diffuse. Inoltre
gran parte della cultura é strettamente legata alle varie identita nazio-
nali ¢ quindi I’eliminazione dello studio di discipline quali la storia, la
storia della letteratura o la storia dell’arte pud dare un’importante con-
tributo ad omogeneizzare il pianeta. Anche in questo caso spesso non
Si tratta di una scelta consapevole. Molti accettano come positivo il
processo di globalizzazione solo perché, vedendolo in atto, lo ident
ficano con il “futuro”, che a sua volta, per lunga consuetudine, ¢ iden-
tificato automaticamente con il “bene”. Ne deducono che tutte le
caratteristiche culturali nazionali vanno eliminate, in quanto rappre-
sentano “il passato”. Molti sono confusi dal fatto che la cancellazione
delle culture nazionali & presentata come “multiculturalismo” e come
accettazione della “diversita”. In realta il processo tende proprio a di-
struggere le diversit, sostituendo le diverse culture con un’ unica mi-
scela indifferenziata, ottenuta sovrapponendo gli aspetti pitt banali e
“commerciabili” delle diverse tradizioni culturali. Poiché si tratta di
un processo in gran parte gid portato a compimento negli USA, la rea-
lizzazione di questo gigantesco “omogeneizcato culturale” si presenta
in larga misura come un processo di americanizzazione. Si tratta na-
turalmente di un processo utile per realizzare grosse economie di scala
in settori come l’editoria e soprattutto i nuovi media, ma che trascende
largamente gli aspetti puramente economici. Va sottolineato che le ten-
denze in atto presentano importanti aspetti contraddittori. In particblare
l’americanizzazione della scuola europea ed asiatica finirebbe col pri-
vare i centri di eccellenza degli USA delle loro fonti di importazione
dicervelli, che sono stati sempre i paesi con scuole secondarie non an-
cora americanizzate. Cid che si rischia non & quindi di allargare a li-
vello mondiale il modello americano, ma piuttosto di distruggere
aspetti essenziali del modello nella sua stessa madrepatria.
Come valuti il fatto che l’interlocutore privilegiato delle oligarchie
finanziarie transnazionali, ed esecutore ideale —anche nel campo
della riforma della scuola— dell’attuazione di passaggi funzionali al
totalitarismo neoliberista, sia in questa fase la sinistra?
19RUSSO - Non credo che esista pitt oggi una “sinistra”. Su tutte le
questioni pid importanti, mi sembra, le divisioni sono trasversali ri-
spetto ai vecchi schieramenti. In molti casi, come in quello della
scuola, lo schieramento oggi al governo ha un programma sostanzial-
mente coincidente con quello che avrebbe un governo cosiddetto di
“destra’”, con la differenza che non dovendo preoccuparsi troppo del-
Lopposizione “di sinistra” le possibilita di realizzare il programma
che fu impedito, ad esempio, a D’Onofrio, sono ben maggiori. D’altra
parte esiste un’opposizione nascente alla diffusione del modello
“aziendalista” nella scuola in vari ambienti, che vanno da buona parte
di Rifondazione Comunista a settori della destra, a molti ambienti cat-
tolici. Finora l’enfasi data al problema della cosiddetta “parita scola-
stica”, riproponendo vecchie contrapposizioni, ha avuto un ruolo
importante nell’impedire la costituzione di un’unica opposizione al di-
segno governativo sulla scuola.
Dopo l’imminente distruzione del vecchio “liceo europeo”, sintesi
creativa della cultura illuministica e romantica, in che modo é pos-
sibile la trasmissione di un sapere critico?
BONTEMPELLI - Credo che ci stiamo avviando ad una catastrofe
culturale per le nuove generazioni. Esse hanno trovato fino ad ora una
scuola spesso arida, astratta, incapace di far interagire il sapere tra-
smesso con la loro esperienza di vita. D’ora in poi troveranno una
scuola ancora peggiore, in cui non incontreranno affatto un sapere
strutturato capace di fornire un orientamento razionale ed etico nel
mondo. Il sapere critico sara d’ora in poi affidato soltanto a nuclei di
resistenza intellettuale, dentro e fuori la scuola. Cid di cui oggi c’ bi-
sogno, e purtroppo gravissima mancanza, é un atteggiamento morale
e pratico di resistenza all’omologazione nell’impoverimento cultural.
La parola-chiave, rispetto alla devastazione umana promossa dalla so-
cieta mercantile, ¢ dalla sinistra politica, che ne agevola in ogni modo
la diffusione, é: resistenza antropologica.
Alla luce di quanto detto, cosa ritieni si debba e si possa fare —nella
scuola e fuori— per opporsi a questa dinamica? Puoi in sintesi svi-
luppare proposte per un possibile progetto di una seria riforma
della scuola? Chi, cosa e come, insomma?
RUSSO - Spero di essere smentito dai fatti, ma non credo che oggi
una “seria riforma della scuola” avrebbe alcuna possibilita di essere
approvata. In questa situazione mi sembrano utili due strade. La prima
20& quella dell’elaborazione culturale. Tra le cause dell’attuale situazione
di degrado vi é infatti, al primo posto, un vuoto culturale reale. Se il mi-
nistro ha scelto di privilegiare la distruzione dei contenuti disciplinari,
non I’ha fatto per una sua particolare insipienza, ma semplicemente
perch€ si tratta di posizioni alla moda, che hanno gia vinto sia tra i pe-
dagogisti, sia, pit in generale, nell’ambito accademico e che, per i mo-
tivi gia accennati, non hanno trovato una seria resistenza nel mondo
delle imprese. Occorre quindi riprendere un dibattito serio sui conte-
nuti culturali che vogliamo siano trasmessi alle prossime generazioni:
un dibattito che costituisce una parte essenziale del generale dibattito
culturale, al quale & essenziale che partecipino non solo gli intellet-
tuali, ma anche gli esponenti delle professioni e delle imprese. Un’al-
tra strada, che credo debba essere percorsa parallelamente alla prima,
pud consistere nel formare qualche forma di coordinamento tra docenti
e scuole impegnati a difendere la seriet& degli studi. Penso a un’asso-
ciazione trasversale rispetto agli attuali schieramenti politici, senza fi-
nalita sindacali, basata sull’accettazione di pochi punti caratterizzanti:
essenzialmente la difesa di una funzione della scuola non subalterna ri-
spetto al mercato, la scelta di privilegiare i contenuti disciplinari sulle
forme della comunicazione e la difesa della razionalita e delle diverse
identita culturali. Una tale associazione potrebbe dar vita ad un orga-
nismo libero con funzioni di proposta, di consulenza e di valutazione
sui programmi di insegnamento, quella che viene oggi detta I'“offerta
formativa” delle singole scuole, i corsi di aggiornamento per gli inse-
gnanti e, pid in generale, tutti gli argomenti riguardanti i contenuti del-
V’insegnamento.
In altri termini, poiché credo che la tendenza in atto non sia inver-
tibile in tempi brevi, occorre preparare il futuro con la discussione teo-
rica e possibilmente aiutando la costituzione di isole di sopravvivenza
delle competenze. Occorre per questo mettere in contatto tra loro le
persone che condividono i punti che ho prima elencato. Un piccolo
passo in questa direzione @ la recente nascita della rivista quadrime-
strale “Punti Critici”. Le persone interessate possono acquistarla presso
le librerie Feltrinelli 0 richiederla all’editore (Hortus Conclusus, via
Iglesias 4, 00182 Roma, tel. 06/7010839, www.hortusconclusus.it).
[“Indipendenza”, nuova serie, n. 7, settembre/dicembre 1999]
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