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FREUD

Freud nasce in Moravia nel 1856 e si trasferisce a Vienna, in cui studia medicina e si laurea nel 1881, In
questi anni inizia l’amicizia con Breuer, anch’egli un medico esperto di malattie mentali. È
particolarmente importante per la biografia intellettuale di Freud il suo incontro con Charcot, medico
della Salpretrière di Parigi in cui sono rinchiuse le donne affette da isteria. Charcot utilizza l’ipnosi per
curare le sue pazienti. L’isteria era da un certo punto di vista un oggetto privilegiato di studio da parte
della medicina dell’800, e Freud rimane colpito dagli studi e dalla terapia utilizzata da Charcot, il quale
considera la malattia mentale come un disagio profondo che ha le sue radici nella storia personale del
paziente. Il metodo di Charcot consiste nell’ ordinare le manifestazione sintomatiche.

Quando Freud torna a Vienna apre uno studio per il trattamento delle malattie mentali ed utilizza la
terapia ipnotica andando incontro alla critica della medicina ufficiale del tempo che era ancora
vincolata a dei principi positivistici, che non attribuisce nessuna validità scientifica al metodo
utilizzato da Freud e ritiene che le malattie mentali abbiano un’origine organica.
In realtà Freud vorrebbe confermare queste concezioni materialistiche, ma la sua esperienza gli
dimostra una relativa autonomia del fenomeno psichico, cioè risulta evidente che si tratta di un
fenomeno che è espressione di un disagio profondo legato alla storia personale del paziente. In questo
periodo collabora con Breuer e insieme mettono a punto il primo metodo terapeutico, quello catartico,
ed elaborano la prima teoria della malattia mentale, che riguarda il caso di Anna O.

Il presupposto del metodo catartico sono che ci siano processi psichici gravati da una grande carica
emotiva e non possono defluire lungo la via normale che porta alla coscienza e la mobilità corporea,
ma prendono una via sbagliata che è quella dell’innervazione somatica, quindi viene incapsulata, cioè
non può defluire per la strada normale, e si converte in un sintomo. Attraverso l’ipnosi, il paziente è
indotto a ripercorrere una sorta di viaggio a ritroso nel tempo la sua storia passata fino
all’individuazione dell’evento traumatico che ha generato il sintomo e poi libera l’energia che aveva
rimosso scaricando la tensione. Il termine catartico è assunto in riferimento all’effetto che secondo
Aristotele ha la tragedia sullo spettatore, quindi ha un effetto purificativo delle passioni che la
tragedia esercita sullo spettatore.
Questo metodo è utilizzato in un caso clinico: quello di Anna O, un caso che seguiva Breuer. Anno O è
un nome di copertura in quanto questa giovane che aveva sintomi isterici si chiamava Bertha
Pappenheim. Questa giovane ha un quadro clinico complesso in quanto presenta disturbi della visione,
dell’audizione, ha una paralisi completa degli arti inferiori e di quello superiore destro e parzialmente
nell’arto superiore sinistro, ha la tosse nervosa, è anoressica ed è idrofobica. Sotto ipnosi riesce a
raccontare tutti gli episodi connessi all’insorgere del sintomo, ma quello che sorprende sia Freud che
Breuer è che raccontando questi episodi rivive tutte quelle emozioni che non ha potuto esprimere,
quindi si libera. Racconta di un periodo difficile della sua vita quando ha dovuto assistere il padre
malato e parla di un episodio apparentemente insignificante che però in realtà è all’origine
dell’insorgere del sintomo dell’idrofobia: di quando ha visto il cane della governante bere da un
bicchiere, ed ha provato una grande repulsione che non ha potuto manifestare.

Provava verso la governante un grande ostilità , in quanto aveva sospettato che fosse l’amante del
padre. Una volta sveglia, dopo aver raccontato l’episodio, riesce a bere, quindi sembra apparentemente
guarire. Accade che Anna aveva manifestato un forte attaccamento affettivo nei confronti di Breuer,
tanto che egli abbandona il caso. Breuer ritiene che questo fenomeno però sia inevitabile di quella che
Anna definita la cura della parola.

Alla fine il presupposto della psicanalisi è proprio il coinvolgimento affettivo tra medico e paziente
all’interno del trattamento, espresso con il termine transfert. Freud durante la sua pratica medica ha
modo di valutare che i nevrotici durante il racconto della loro storia passata a volte incontrano delle
resistenze, cioè delle incapacità a raccontare al medico la causa dell’insorgere del sintomo. Il metodo
catartico sembrava un antidoto alle resistenze, in quanto sotto ipnosi il paziente riusciva a parlare, ma
poi Freud comprende quelli che sono gli inconvenienti dell’ipnosi, come il fatto che tende a di istaurare
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un rapporto di indipendenza troppo stretto tra il medico e il paziente, inoltre la guarigione è illusoria
in quanto quando il paziente viene poi privato del suo monologo ricade vittima del sintomo. Inoltre è
poco più che un palliativo (qualcosa di inutile), in quanto la vera cura consiste in un atto conoscitivo,
cioè in una scoperta consapevole della causa del sintomo, ma ciò non può accadere sotto lo stato di
ipnosi.

Poi non fornisce nessuna informazione utile nemmeno al medico in quanto il paziente tende a
raccontare troppo ed in modo indifferenziato. Questi inconvenienti portano Freud ad adottare un altro
metodo, che sta alla base dell’analisi: il metodo della libera associazione, che ha il suo strumento
nella regola aurea, cioè la regola fondamentale che fissa quelli che devono essere i comportamenti del
paziente, come l’abbandono di ogni controllo razionale, un atteggiamento di attenta auto osservazione,
una completa sincerità , in quanto il paziente deve aiutare il medico a ricostruire la mappa dei nessi
associativi a partire dal sintomo fino all’individuazione del nucleo patogeno che è l’origine del sintomo.

Freud invita il paziente a rilassarsi ed è invitato a dare libero flusso a pensieri, fantasie e concetti,
quindi deve impegnarsi a verbalizzare tutto ciò che passa nella mente, solamente che il paziente
ricorre alla resistenza in quanto tende a dare un ordine logico a suoi pensieri quando questo non c’è. È
inevitabile che accada ciò , in quanto se un contenuto è sgradevole è stato rimosso dall’inconscio vuol
dire che generava sofferenza, e la stessa forza psichica che ha presieduto la rimozione presiederà
l’impedire che riaffiori attraverso una resistenza.

Freud si interroga su quello che può essere l’episodio che ha generato questa sofferenza. Nei racconti
dei pazienti ricorrono gli stessi temi che riguardano la seduzione sessuale che un adulto presenta a
danno di un bambino. Quindi Freud elabora la sua prima teoria sulla malattia mentale: nell’infanzia del
futuro nevrotico c’è un pensiero di seduzione sessuale. In seguito la deve riformulare a partire da una
sua esperienza dolorosa: la morte del padre nel 1896. Egli vive un dolore fortissimo ed un malessere
psicologico, ed intraprende su se stesso un’esperienza conoscitiva sulle cause di questa sofferenza.
Sperimenta su di sé un’autoanalisi utilizzando gli stessi metodi che usa con i pazienti. Egli scopre che
in realtà questo episodio di seduzione che viene raccontato dai pazienti in realtà non è mai accaduto è
solamente stato immaginato, quindi è fantasmatico, quindi il fenomeno da generalizzare è la fantasia
di seduzione.

Con questo spostamento di piani, dalla realtà alla fantasia, avviene la scoperta dell’arcano che si cela
dietro a questa esperienza della sessualità : il complesso di Edipo, il quale afferma che anche i
complessi mentali possono essere vissuti come se fossero reali, cioè oggettivi. Questo viene intuito
attraverso l’autoanalisi, poi scoperto con l’interpretazione dei sogni, e ne riceve una sua elaborazione
teorica nei presagi della teoria sessuale.

Interpretazione dei sogni:


Viene pubblicata da Freud nel 1899. Nella presentazione dell’opera parla della terza rivoluzione
dell’umanità , la rivoluzione dell’inconscio, che viene dopo quella copernicana e quella di Darwin.
All’interno di quest’opera c’è una l’esposizione della prima topica, cioè un punto di vista che
differenzia una personalità in 3 diversi sistemi che hanno caratteri differenti e sono posti uno in
relazione all’altro secondo un certo ordine, dunque posso essere configurati metaforicamente come
dei luoghi, infatti topica deriva da “topos” che in greco significa luogo. Questi 3 sono conscio,
preconscio ed inconscio.

Il conscio è un sistema i cui contenuti sono accompagnati dalla consapevolezza e possono derivare dal
mondo esterno attraverso la percezione o pervenire anche dal mondo interno.
Il preconscio è il conscio in modo latente, nel senso che è attualmente inconsapevole ma
all’occorrenza può diventare consapevole, a differenza dell’inconscio.
L’inconscio non può diventare cosciente, a causa di questo contenuto inconscio che genera sofferenza
e dispiacere. È legato al concetto di inconscio quello di rimozione, cioè il processo che consiste
nell’allontanare dal sistema conscio e preconscio quei contenuti che sono inaccettabili. La stessa forza
che presiede la rimozione contrasta attraverso una resistenza la tendenza di questi contenuti a
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riaffiorare nella coscienza sotto forma di sintomo nevrotico, nel racconto analitico, cioè una sorta di
doppio testo in cui il detto rinvia a qualcosa che viene celato ma che poi trapela nei discorsi.

Un’altra forma è il sogno, che però ha qualcosa in più rispetto a tutte quelle forme in cui si manifesta
l’inconscio e viene definito la via regia per conoscere l’inconscio. Freud non ha però scoperto
l’inconscio, in quanto già Platone ne parlava, ma anche Schopenhauer con la volontà , una forza ceca
irrazionale ed inconsapevole che vuole e si manifesta al di fuori dello spazio e del tempo.

La teoria elaborata da Freud è originale poiché in evidenza gli effetti di questa attività inconscia sulla
vita psichica dell’uomo. Il sogno ha un suo preciso significato e una sua precisa funzione che è quella
biologica, cioè impedisce all’organismo del soggetto di risvegliarsi, in quanto ci sono desideri inconsci
la cui pressione si fa molto intensa durante il sonno e quindi se si manifestassero in maniera troppo
diretta disturberebbero la coscienza provocandone il risveglio.

Il sogno quindi è una formazione di compromesso in quanto soddisfa una doppia esigenza: da una
parte l’esigenza di trovare un suo appagamento al desiderio, anche se questo poi è allucinatorio, e poi
di preservare il sonno.
Nel sogno interviene la censura, che sbarra la strada al desiderio inconscio e al suo appagamento
imponendo una deformazione. Quindi il sogno è ciò che resta del desiderio inconscio e del suo
appagamento dopo aver subito tali manipolazioni da parte della censura, la quale svolge il cosiddetto
lavoro onirico. Qualcosa viene deformato, cioè il contenuto latente, che va distinto dal contenuto
manifesto, ed è l’espressione completa del desiderio che ha una matrice di tipo erotico e sessuale.
Mentre il contenuto manifesto non è altro che il sogno così come lo sogniamo ed è il risultato della
deformazione attuata dalla censura, che applica determinate operazioni come la condensazione, lo
spostamento, l’elaborazione secondaria, la rappresentabilità .

I sogni in cui prevale la condensazione sono quelli brevi e sintetici. La condensazione è la fusione di
più elementi latenti in un unico elemento manifesto. Non è però un semplice riassunto, in quanto lo
stesso significato latente si può trovare in più elementi manifesti.

Per quanto riguarda la prevalenza dello spostamento, i sogni sono molto bizzarri. Questa modalità ha
la capacità di deformare i sogni e quindi ha una funzione di depistaggio. Lo spostamento è di un valore
psichico di un elemento importante del contenuto latente che diventa irrilevante in quello manifesto,
oppure viceversa. Quindi questa modalità svolge una funzione di depistaggio, in quanto ti costringe a
cercare il significato laddove invece non ci sono degli elementi importanti.

Lo stesso discorso vale per l’elaborazione secondaria che consiste in un’opera di manifestazioni del
contenuto latente che cerca di dare una sorta di ordine narrativo al contenuto latente. Quindi ti
costringe a cercare il significato del sogno in una sorta di trama. Ma nel sogno non esiste né un ordine
logico, né un ordine temporale o spaziale.

L’altra modalità è quella della rappresentabilità , cioè che tutto quello che viene manifestato nel sogno
deve essere espresso attraverso immagini, anche i pensieri più astratti. Ciò per quanto riguarda il
lavoro onirico, cioè il complesso di modalità di operazioni che vengono compiute dalla censura per
trasformare un contenuto latente in uno manifesto.

Il sogno è la via regia per conoscere l’inconscio in quanto a differenza dei sintomi nevrotici è un
fenomeno effimero (ha una durata definita), cioè non si integra in maniera permanente della vita
psichica, dunque consente di gettare uno sguardo privilegiato sull’inconscio. È un’ opera importante
per quanto riguarda l’interpretazione dei sogni perché Freud spiega come devono essere interpretati.
Il sogno è il risultato di una trasformazione compiuta dalla censura, quindi l’interpretazione deve
percorrere la via inversa, nel senso che deve ridiscendere dal contenuto manifesto a quello latente.
Questo passaggio avviene attraverso il metodo di libera associazione, che consiste nel fare raccontare
al paziente il sogno e poi vinee invitato ad abbandonarsi alle libere associazioni di parole e tutto ciò

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che emerge da questa associazione costituisce il materiale che una volta interpretato permette di
acquisire una conoscenza indiretta dell’inconscio.

Psicopatologia della vita quotidiana:


È un’opera del 1901 in cui viene spiegato da Freud un altro modo di manifestazione dell’inconscio che
avviene attraverso gli atti mancati, categoria che comprende i lapsus di lettura, scrittura e le
dimenticanze di nome, oggetti, che sono nel loro insieme apparentemente insignificanti in quanto sono
sempre una formazione di compromesso.

Il meccanismo di produzione dell’atto mancato è un po’ complesso nel senso che deriva dall’iterazione
tra due intenzioni, in cui una è inconsapevole e ha una funzione perturbatrice, l’altra è consapevole e
subisce la perturbazione. Si tratta sempre di una formazione di compromesso perché l’azione
perturbatrice è parzialmente appagata, mentre l’altra consapevole subisce la perturbazione ma non
viene mai messa seriamente in pericolo.
La psicopatologia è un’opera importante in quanto dimostra quanto sia labile il confine tra salute e
malattia, in quanto ognuno di noi è allo stesso tempo sia sano che malato, dunque ha un equilibrio
poco stabile dovuto a pulsioni contrastanti dalla realtà esterna.

I tre saggi sulla teoria sessuale:


Opera scritta nel 1905, anche se facciamo riferimento alla 3° edizione del 1924. Lo scopo di
quest’opera è di ricostruire lo sviluppo sessuale del bambino. Freud avverte questa esigenza in
quanto durante la sua esperienza clinica ha modo di constatare come tutti i suoi pazienti dimentichino
esperienze collocabili tra i 5 e i 6 anni di vita.

La cosa più sorprendente è che emergono ricordi parziali nei racconti a cui viene data un certo risalto,
ma in realtà sono ricordi di copertura che servono a sviare l’attenzione su esperienze più profonde che
sono state rimosse, quindi dimenticate, ma hanno lasciato delle tracce nel profondo, e il compito di
Freud è quello di ricostruire il passato per recuperare il ricordo. Sono dimenticanze sempre
relative alla sessualità infantile, ecco perché scrive questi 3 saggi.

La tesi che propone Freud è particolare, e fa ricorso alle critiche dell’opinione pubblica, poiché
presenta il bambino non come quell’essere puro ed innocente che il mondo adulto è abituato ad
immaginarsi, in quanto nel bambino ci sono delle pulsioni sessuali fin dai primi giorni di vita. Ecco
perché questi saggi vanno in contro ad una critica velata e alla resistenza della medicina dell’epoca
che ha nei confronti della psicanalisi.

Freud afferma che queste pulsioni hanno caratteristiche particolari che dipendono dallo sviluppo
psicosessuale del bambino che ha degli organi sessuali poco sviluppati, tanto che si parla di
sessualità pregenitale e ha un carattere autoerotico in quanto il corpo è sia oggetto che fonte del
piacere, in quanto ci sono diverse zone del corpo in cui si viene a generare il piacere. Queste zone poi
passano in secondo piano nell’età adulta.

Le fasi sono 3:
la fase orale cannibalesca: è la prima fase che va dai primi giorni di vita fino ai 2 anni circa, in cui
l’attività sessuale non è disgiunta da quella del nutrirsi, infatti la zona che genera piacere è quella delle
labbra. È definita cannibalesca in quanto la metà dell’attività è l’incorporazione dell’oggetto, ma anche
il significato della relazione affettiva che si instaura sulla madre è incentrato sul nutrirsi.

Fase anale: collocabile dai 2 ai 4 anni, ed è prematura. La zona erogena è quella anale ed è
subordinata ad un’attività : quella dello sfintere anale. Infatti l’attività consiste nella ritenzione ed
espulsione del contenuto intestinale. In questa fase si delinea una polarità che delinea tutta l’attività
adulta che è la ritenzione, in quanto il bambino ha la capacità di controllare la muscolatura, e dalla
passività che è rappresentata dall’espulsione. Inoltre compare un oggetto esterno che sono le feci, in
quanto il bambino crede che siano un qualcosa di prezioso di cui fare dono alla madre.

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Inoltre il bambino attraverso questo controllo è in grado di esercitare un ricatto rispetto il mondo
circostante, in quanto la ritenzione rappresenta una sfida rispetto un ambiente esterno ed una
forma di ricatto rispetto la madre, mentre l’espulsione rivela una docilità del bambino.

Fase fallica o genitale: è compresa tra i 3 e i 5 anni e si hanno determinate trasformazioni in quanto
l’interesse del bambino si sposta verso gli organi genitali maschili, in quanto solo successivamente la
bambina scoprirà la sua differenza anatomica e comprenderà di avere un organo genitale diverso. In
questa fase culmina e tramonta il complesso di Edipo.

Edipo era stato scoperto mediante l’interpretazione dei sogni ed è stato elaborato scientificamente nei
3 saggi. Edipo era figlio di Lario e Giocasta e viene allontanato dal padre perché gli avevano
profetizzato che l’avrebbe ucciso, e viene consegnato a dei pastori che per pietà non lo uccidono. Alla
fine per caso incontra il padre e per una banale questione Edipo uccide il padre, libera Atene
dall’incubo della Sfinge e gli viene dato come premio Giocasta con ala quale ha 4 figli. Quando scopre
che ha sposa la madre si acceca e vaga per tutta la reggia.

Il complesso di Epido è una serie di sentimenti contrastanti nei confronti dei genitori, è un
rapporto di amore intenso verso il genitore del sesso opposto e di odio e rivalità nei confronti del
genitore dello stesso sesso. Il bambino vorrebbe avere la madre tutta per sé e vorrebbe scalzare il
padre da questa posizione di predominio. La bambina invece vorrebbe avere un rapporto esclusivo
con il padre e avverte nella madre una temibile rivale, ma è più complessa la situazione perché per
volgere il suo amore al padre deve abbandonare il suo oggetto primario di amore che è la madre. Il
complesso di Edipo è destinato alla sconfitta, in quanto ad un certo punto il bambino ha paura di
essere punito dal genitore dello stesso sesso di cui avverte una superiorità fisica e biologica, è la paura
di castrazione, quindi rinuncia alle sue pulsioni edipiche rimuovendole dall’inc0nscio e introietta quel
divieto dell’incesto che prima era sentito come un divieto assurdo.

Quindi il complesso di Edipo si conclude con la rimozione degli impulsi e l’introiezione del divieto
dell’incesto. Il bambino entra quindi in una fase di latenza da cui ne uscirà soltanto quando troverà il
suo oggetto d’amore al di fuori della famiglia. Attraverso questa introiezione del divieto dell’incesto
inizia a formarsi nel bambino il superio, una sorta di censore che giudica i nostri atti, ed è l’erede del
complesso d’Edipo.

Con la risoluzione del complesso di Edipo, il bambino si civilizza e le proprie energie vengono
sublimate, cioè trasferite verso una meta che non è più sessuale ma civile. Rispetto al bambino, la
bambina sostituisce la paura della castrazione da una sorta di aspio per una sua condizione di
inferiorità femminile. La risoluzione del complesso è una condizione dello sviluppo psicosessuale del
bambino e se queste pulsioni sono state troppo represse, da adulto sviluppa sintomi nevrotici
attraverso cui si esprimono queste pulsioni. Se invece il controllo su queste pulsioni è stato scarso, si
vengono a generare perversioni sessuali.

I metapsicologici: si tratta di un termine che è utilizzato da Freud per indicare il suo tentativo di
elaborare una serie di teorie riguardo la sua psicologia. In questa fase vengono elaborati dei modelli
concettuali che sono distanti dalla sua esperienza clinica, poiché una sorta di finzione. Questi modelli
concettuali sono come quello di pulsione, economico , dinamico. Quindi i metapsicologici sono tutti
quegli scritti in cui tende di configurare la psicologia come una serie di teoria. Cambia quindi la sua
concezione di uomo, che viene visto dal punto di vista dinamico, cioè in ogni individuo esiste
un’energia psichica che è quantificabile, in quanto può aumentare o diminuire. Questa energia è la
fonte di un fenomeno pulsionale molto importante nella piscologica. La pulsione è diversa dallo
stimolo in quanto la sua origine è interna al soggetto in quanto deriva da uno stato di eccitamento del
corpo, dunque l’individuo non può sfuggire alla pulsione, al contrario avviene con lo stimolo, in quanto
l’individuo può mettere in atto dei meccanismi di fuga.

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Freud distingue una fonte da una meta in una pulsione, dove la fonte rappresenta lo stadio di
eccitamento che viene prodotto da qualcosa che stimola l’eccitamento. La meta rappresenta
l’eliminazione di questo eccitamento.

Freud distingue 2 pulsioni, dimostrando che tra di loro sono in conflitto e sono quelle dell’io e quelle
sessuali.
Quelle dell’Io tendono all’autoaffermazione dell’individuo, cioè nel lavoro, nella realtà . Quelle
sessuali invece solo quelle che hanno come unica meta il piacere. A questa originaria coppia, Freud ne
aggiunge un’altra che è eros e thanatos. La pulsione di eros tende alla conservazione, allo sviluppo
della vita. Le pulsioni di morte invece tendono alla distruzione e all’autodistruzione della vita. Una
pulsione di morte è quella aggressiva.

 LA LIBIDO
Inizialmente Freud aveva definito la libido come l’insieme di tutte le forze vitali, ma poi
successivamente attraverso il confronto con Jung, che identificava la libido come l’insieme di tutte le
forze vitali, le intende come impulsi sessuali, dando un’immagine inquietante della libido, utilizzando
gli stessi termini di Schopenhauer quando aveva definito la voluttà .

Questa libido, per quanto promuova l’incontro tra i sessi, è una forza che tende al piacere a discapito
dell’impegno nel lavoro, nello studio. Dunque tutta la vicenda esistenziale dell’uomo può essere
schematizzata nel confronto tra principio del piacere, a cui tende la libido, e principio della
realtà, a cui tende l’io ragionevole.

Freud, approfondendo questa concezione pulsionale della vita, rimette in discussione la sua
precedente teoria della personalità , con la quale vincolava l’apparato psichico in una dimensione
conscia, preconscia ed inconscia. Ora capisce che tutta la vita profonda dell’individuo è governata
da altri soggetti che sono consci o inconsci.

Elabora quindi una seconda topica, in quanto deve capire quali sono i soggetti ed esaminare quando
sono consci e quando sono inconsci. Quindi la seconda topica non distingue più caratteri di sistemi
differenti, ma distingue all’interno della personalità 3 istanze che sono l’es, l’io e il superio e
possono essere viste dal punto di vista economico, dinamico o topico. Dal punto di vista dinamico, il
processo psicologico è il risultato di un conflitto tra istanze diverse. Dal punto di vita economico invece
è il risultato della composizione di una determinata quantità di energia psichica che promuove una
spinta che si manifesta come eccitamento del corpo.

L’es è un termine tedesco che indica il pronome neutro di 3 persona singolare, equivalente all’ id
latino, che Freud riprende da uno studioso di inglese dal libro dell’es. L’es è il polo pulsionale della
personalità i cui contenuti sono l’espressione psichica di una pulsione e sono inconsci o perché
rimossi, o ereditari, cioè innati. Viene definita come la parte oscura della personalità, quella che
Freud definisce un calderone ribollente. Questo es è la fonte di un’energia pulsionale che si
dispiega al di fuori di qualsiasi categoria logica kantiana e nozione di bene o male. L’es è inconscio
anche se tende ad elevarsi alla coscienza e dal punto di vista dinamico è in conflitto con l’io e il super
io.

Il superIo può essere definito come una coscienza morale. È una sorta di severo censore che giudica
i nostri atti più profondi, soprattutto quelli inconsci. Si pensa che però il superIo sia innato, ma non lo è
in quanto nasce per effetto di un potere esterno, cioè l’autorità dei genitori che comunque contiene
non solo un elemento repressivo ma anche affettivo. Ma il super io da un certo punto di vista assimila
una sorta di scelta unilaterale, una funzione punitiva e repressiva. Inoltre nasce quando si entra in
contatto con persone che svolgono una funzione educativa. Con queste avviene un processo di
identificazione, cioè un processo attraverso il quale viene introiettato nel superIo delle proprietà e ci si
trasforma sul modello di queste. Il superIo quindi svolge una funzione positiva, e rende possibile la
convivenza civile e inoltre porta infelicità, in quanto è anche repressiva nei confronti delle nostre

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pulsioni. Il superIo è stato oggetto di studi, in quanto attraverso questo è stato possibile trasmettere
dei luoghi comuni.

Inoltre Freud ha analizzato il superIo anche dal punto di vista sociologico, in relazione al rapporto
governanti e governati nelle dittature, all’interno di un’opera: “Psicologia delle masse, analisi
dell’io” del 1921. Quello che scrive nel 1921 si realizzerà nel 1933 con l’avvento del nazismo in
Germania. Parla delle masse definendole come quegli individui che introiettano nel loro superIo la
stessa persona che è il dittatore e poi si identificano tra di loro.

L’io è il concetto più complesso in quanto il suo territorio non è ben delineato e non ha nessuna
autonomia, inoltre non è delineata l’effettiva portata della sua azione. Infatti viene definita da Freud
come quella parte dell’es che è stata modificata sotto l’influsso e la vicinanza con la realtà
esterna. Quindi l’io deve mantenere un equilibrio psichico della persona mettendo d’accordo 3
diversi padroni: l’es, il superIo, e le esigenze della realtà , i quali sono in contrasto tra loro.
Non è semplice mettere d’accordo questi 3 diversi padroni, e l’io spesso fallisce. Anche l’io è
considerato da diversi punti di vista. Dal punto di vista dinamico rappresenta il polo difensivo della
personalità nei confronti meccanismi nevrotici. Dal punto di vista economico è colui che dà unità a
tutti i processi psichici, deve mantenere i legami tra questi, in quanto il suo compito è quello di
preservare l’integrità della persona, anche se per l’io non è facile svolgere questa funzione.

La ricerca psicanalitica presenta l’io su 2 piani diversi, in quanto da un parte richiama quell’apparato
che deriva da una differenziazione dell’es nella vicinanza e sotto influsso della realtà esterna. Inoltre è
anche il risultato di una serie di processi di identificazione che portano alla formazione all’interno
della persona di un oggetto che è investito dall’es, quindi l’io diventa un oggetto d0amore. Infatti nel
narcisismo l’io diventa oggetto d’amore, rifiutando l’amore rivolto agli altri per amare sé stesso.

Disagio della civiltà:


Opera del 1929, e da un certo punto di vista si può ritenere un’opera abbastanza superficiale perché in
realtà non è il risultato di ricerche sistematiche ma letture abbastanza occasionali e riflessioni
personali, nonostante ciò sta a fondamento di molte ricerche di tipo sociale.
Il tema dell’opera è quello della genesi della civiltà, in particolare dal punto di vista della felicità e
dell’infelicità dell’uomo, tanto che vengono analizzate tante cause riguardanti l’infelicità dell’uomo. Il
discorso non viene sviluppato da un punto di vista sociologico, ma psicanalitico in quanto la civiltà si
costituisce nel momento in cui il potere di una comunità si sostituisce al potere del singolo,
determinando la genesi della stessa civiltà.

È chiaro che se il potere della comunità viene sostituito con quello del singolo, viene limitata la libertà .
Questo discorso però è ancora sociologico. L’analisi di Freud è di tipo psicanalitico, quindi egli si sposta
da un piano sociologico, ad uno psicoanalitico, dicendo che questa limitazione della libertà produce
grossi danni al soggetto, perché la civiltà impone la limitazione delle pulsioni profonde dell’individuo e
la rinuncia al soddisfacimento di queste, oppure costringe a deviare le energie verso azioni che sono
ben lontane da soddisfare queste esigenze profonde. Ciò accade perché la società ha bisogno delle
energie del soggetto e quindi impone al singolo che devi le proprie energie verso mete socialmente
utili. Quindi alla fine le energie che può utilizzare il singolo per andare alla ricerca del piacere sono
veramente poche.

Freud potrebbe esprimere una condanna della società , ma egli non condanna la società , anzi cerca di
capire le ragioni che spingono la società a costruirsi e dell’imposizione delle regole repressive. Le
ragioni sono da cercare nella natura dell’uomo. Egli ha una concezione pessimistica dell’uomo,
infatti dice che non è una creaturina mansueta capace di reagire solo se viene attaccata. Dunque
l’uomo è un essere costitutivamente malvagio, tanto che Freud riprende l’immagine di HOBBES dell’
homo homini lupus, secondo cui le pulsioni più profonde dell’uomo sono aggressive, e se l’uomo fosse
libero di esprimere queste pulsioni profonde è chiaro che sarebbe rotta qualsiasi relazione
intersoggettiva. Ecco perché nella società è importante che ci siano dei vincoli all’aggressività
dell’uomo.
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Per far fronte a questa aggressività , si instaurano il super io e il senso di colpa. Dunque si ha
l’istaurazione di un super io non solo individuale, ma anche di tipo sociale, quindi la civiltà continua
nell’opera paterna consolidando il super io.

Il meccanismo di formazione del super io sociale è analogo a quello del super io individuale. Il superio
di tipo sociale impone all’io del soggetto delle esigenze ideale molto severe, il cui mancato
raggiungimento genere infelicità . Inoltre il superio non si interroga sulle capacità psicologiche del
soggetto, in quanto attribuisce all’io una capacità infinita di obbedire a qualsiasi richiesta. Inoltre
impone determinati comandi, senza imporsi se la persona sia nelle condizioni di eseguirli. Attribuisce
una capacità all’io di eseguire a questi ordini e inoltre anche un potere illimitato sull’es, come se l’io
riuscisse a tenere a bada in modo assoluto l’es. La risposta è che ciò porta all’angoscia. Le puslione
aggressive secondo Freud rientrano in quelle di morte, quella di thanatos, che tende alla distruzione
della vita e l’autodistruzione. L’aggressività è un insieme di tendenze del soggetto che si attuano in
determinati comportamenti che mirano ad umiliare l’altro, distruggendolo, e non sono
necessariamente azioni violente, ma comportamenti negativi, come l’astensione a prestare soccorso
all’altro, oppure l’ironia e il sarcasmo, comportamenti che mirano a demolire l’altro. Il processo
attraverso il quale viene istaurato il senso di colpa avviene attraverso il superio, che ha una funzione
repressiva, non sono nelle pulsioni libidiche, ma anche nei confronti delle pulsioni di morte.
L’aggressività viene repressa, quindi rimane inutilizzata e viene spostata dal supeio che la rivolge
verso io generando il senso di colpa. Quindi il senso di colpa è diverso dal rimorso, in quanto il
rimorso è la pena che si prova dopo aver compiuto un’azione aggressiva, mentre il senso di colpa è
espressione del timore nei confronti di un’autorità esterna che può essere quella dei genitori, da cui si
vorrebbe essere amati. Freud à una spiegazione della genesi storica del senso di colpa, andando alla
ricerca di questa genesi nell’alba dell’umanità , all’interno di 4 saggi tra cui “Ritorno del totelismo
dell’infanzia” e presenta una tesi ispirata all’evoluzionismo di Darwin che afferma che all’alba
dell’umanità gli uomini vivevano in orde primordiali, capeggiate da un maschio che era padrone di
tutte le donne e padre di tutti i figli, i quali non potevano accoppiarsi con le donne dell’uomo e
dovevano cercare di formare le coppie al di fuori dell’orda. Le donne a loro volta non potevano
accoppiarsi con altri maschi ma solo con questo capo. Una volta i maschi stanchi di questa situazione
decidono di uccidere il padre, conseguendo una liberazione sia sessuale che politica, anche se provano
un grande desiderio di espiazione, quindi un grande pentimento, senso di colpa che deve essere visto
nell’ambivalenza emotiva nel rapporto con il padre, come se ci fosse una sorta di complesso di edipo
collettivo. Nel momento che viene compiuto questo atto l’odio scomparisce e compare l’amore che si
manifesta nel pentimento, ed è lo stesso che ha fondato il superio che ha il potere di punire. Poiché
questa ambivalenza nei confronti del padre si manifesterà anche nelle generazioni future è chiaro che
il pentimento e il superio si rafforzano fino all’istituzione della civiltà .

Considerazioni sulla guerra e la morte:


opera del 1915 che deve essere vista in relazione alla risposta della lettera di Einstein. È un opera
scritta all’indomani dello scoppio della guerra mondiale. Freud parte con un’osservazione: dice che
una guerra che non riteneva possibile è scoppiata portando con sé una delusione che costituisce
l’elemento di riflessione prevalente. Questa guerra è particolarmente cruente, anche più di quelle
scoppiate fino a quel momento, non solo per le armi utilizzate, ma anche perché viene oltrepassato
ogni limite, compreso il diritto delle genti, ed inoltre non c’è rispetto per i medici e il diritto di
proprietà , e mette in evidenza quel fenomeno per cui i popoli civili non si comprendono tanto da porsi
l’uno nei confronti dell’altro con odio. L’esempio più lampante è quello della Germania, nel senso che la
Germania è una nazione civile ma ormai risulta agli altri la più ipocrita e quindi si è tentato di
espellerla dal novero delle popolazione civili. Mette in evidenza anche il comportamento degli stati
combattenti, in quanto si concedono ogni violenza e illecito, per esempio ricorrono alla menzogna
consapevole, o recedono trattati internazionali, oppure prevedono che i loro concittadini approvino
tutto questo con patriottismo. Dopo questa premessa, traccia una prima considerazione sulla
delusione che ha portato con sé la guerra, dicendo che è infondata, in quanto non è una delusione ma
la caduta di una illusione. Cerca poi di capire quali siano state le ragioni di questa delusione, che le
trova nel fatto che le popolazioni civili si sono trovati smarriti davanti ad un mondo che è diventato
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estraneo e le ragioni di questa delusione sono: la scarsa moralità degli stati sovrani e ritenuti civili
verso l’esterno e la brutalità mostrata dagli individui, la stessa di cui gli individui non si ritenevano
capaci. Le considerazioni di Freud si concentrano prevalentemente su questo 2° punto e su questo fa
alcune considerazioni critiche ponendosi una domanda. Come ci immaginiamo quel processo che
avrebbe portato ad un livello maggiore di civiltà ? Una prima risposta può essere che l’uomo è
naturalmente buono e nobile, ma una risposta di questo tipo non merita di essere presa in
considerazione. Una seconda risposta riguarda il fatto che ci possono essere delle inclinazioni cattive
che sono estirpate sotto l’influenza dell’educazione e sono sostituite dalla tendenza a fare bene. La
ricerca psicoanalitica ha messo in evidenza nell’uomo la presenza di moti pulsionali elementari che
sono presenti in tutti gli uomini e si presentano spesso in coppie di opposti, quindi si ci trova in una
situazione di ambivalenza sentimentale, nel senso che nella stessa persona posso condividere l’amore
più acceso e l’odio più sfrenato e può essere rivolta alla stessa persona, nel senso che posso amare e
odiare una stessa persona, ciò significa che l’uomo in alcune circostanze è cattivo mentre in alte è
buono. Queste inclinazioni cattive non possono essere estirpate ma modificate, e vengono definite
cattive dalla società che tende a condannarli come impulsi egoistici, quando invece si tratta di moti
pulsionali che vanno al di là del bene e del male. La modificazione di queste inclinazioni si può
considerare come il risultato dell’azione congiunta di 2 fattori: uno interno, l’erotismo, che viene
assunto come bisogno dell’uomo di essere amato, infatti l’uomo impara ad apprezzare l’essere amato
come un vantaggio che lo porta a rinunciare ad altri vantaggi, ed uno esterno, cioè la coercizione
educativa, in quanto quasi tutte le civiltà sono state costruite attraverso la repressione di moti
pulsionali, quindi la rinuncia al soddisfacimento di moti pulsionali da parte delle persone. La civiltà ha
solo una finalità di tipo pratico che è quella di conservarsi, quindi non sta tanto ad interrogarsi sulla
distinzione tra moti pulsionali buoni o cattivi. Alla civiltà interessa solo che l’uomo orienti le proprie
azioni in base alle prescrizioni. In questo modo la società ottiene l’obbedienza di persone alle
prescrizioni che non sono espressione della natura dell’individuo. In ultima analisi la civiltà è cresciuta
su basi ipocrite. Da queste considerazioni Freud trae un elemento di consolazione: che la delusione è
infondata perché l’uomo non è caduto in basso, in quanto non è mai salito in alto. Conclude dicendo
che ci sono condizioni psicologiche particolari che sono rimaste inespresse per lungo tempo, ma ciò
non vuol dire che hanno cessato di esistere, tanto che ad un certo punto diventano espressione
prevalente della vita psichica, e sembra quasi che tutti gli sviluppi precedenti siano regrediti,
compresa l’intelligenza che non è sottratta all’influenza dei sentimenti, anzi lavoro in modo attendibile
solo quando è sottratta all’influenza della vita sentimentale, tanto che sostiene che le argomentazioni
logiche possono essere ridotte all’impotenza di fronte all’interesse affettivo. Quindi la potenza della
guerra è tale dal punto di vista psicologico che ha fatto regredire l’intelligenza.

La risposta di Freud ad Einstein:


Nel 1932 gli istituti internazionali e il comitato delle arti avevano, avevano incaricato sia Einstein che
Freud ad iniziare questo rapporto epistolare intorno al discorso della guerra, in particolare il rapporto
potere – giustizia. Freud dice che quando in una determinata comunità le decisioni del diritto
sembrano ad avvicinarsi ad un’ideale di giustizia la cui comunità aspira, questa si sente in dovere di
imporre agli altri questi ideali, ma ciò però rappresenta una violenza, in quanto ogni stato ha la
propria autonomia, quindi non c’è motivo per cui debbano rispettare questi ideali. La soluzione del
problema secondo Einstein potrebbe essere la limitazione della sovranità dello stato, ma la classe
dirigente di quello stato si oppone a questa limitazione, e riflettendo su questa circostanza vediamo
come la classe dirigente sia formata da un numero esiguo di persone, quindi è una minoranza, che però
riesce ad asservire sé stessa alle proprie cupidigie la massa del popolo. Nel 1932 in Italia si era già
istituito un regime autoritario, ed in Germania c’erano le condizioni perché questo regime venisse
attuato. Einstein si chiede come le masse popolari si lascino asservire da questi regimi, che facevano
ampio uso dei mezzi di comunicazione di massa fino al sacrificio di se stessi. Poi interviene Freud, che
risponde affrontando il rapporto diritto-violenza, dicendo che per noi sono termini opposti, ma in
realtà non è sempre stato così perché uno deriva dall’altro. Se prendiamo in considerazione i primordi
della storia della storia dell’umanità, vediamo che i conflitti di interesse venivano risolti mediante la
forza, quindi con la guerra, in cui vinceva il più forte mentre la parte più debole doveva sottomettersi,
rinunciando alle proprie aspirazioni. Quindi lo stato originario nasce dalla violenza, che può essere
spezzata attraverso l’unione dei molti, e la potenza di coloro che si sono uniti finisce per rappresentare
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il diritto in contrapposizione alla violenza del singolo. Quindi il trionfo sulla violenza segna il passaggio
al diritto, fondato sulla legge che è uguale per tutti. Si ha quindi il trasferimento del potere ad una
comunità . Ma all’interno della comunità ci sono delle diseguaglianze che si manifestano nel fatto che la
legge viene fatta da chi comanda. Quindi all’interno della comunità ci sono 2 fonti di inquietudine: una
è quella di una persona che decide o tenta di porsi al di sopra delle prescrizioni valide per tutti per
passare dal regno del diritto a quello dei sudditi, cioè quello della violenza. L’altra fonte di
inquietudine è costituita dai sudditi che devono compiere uno sforzo enorme per avere sempre più
potere e vogliono che questo mutamento sia riconosciuto. Ad un certo punto all’interno della comunità
i conflitti si esauriscono e si trasferiscono all’esterno, e nascondo conflitti on altre collettività, anche se
ritiene che la guerra potrebbe portare una pace maggiore. L’esempio che fa sono le guerre di conquista
romane che hanno portato la pace ai popoli del mediterraneo. La conclusione riguardo questo
proposito è pessimistica perché dice che le guerre sono diventate più rare ma molto più devastanti.
Quindi il rapporto diritto-violenza si conclude dicendo ciò . Poi si sofferma sul punto su cui aveva
richiamato l’attenzione Einstein, che riguardava la presenza in ogni individuo di una pulsione di odio.
Riprende quello che aveva scritto nelle considerazioni sulla guerra, dicendo che in ogni individuo ci
sono 2 pulsioni, quelle che tendono alla conservazione, e comprendono sia quelle erotiche che quelle
sessuali, e quelle che tendono alla distruzione ed uccidere agli altri. Egli dice che tutti i fenomeni della
vita derivano dal contrasto di queste due pulsioni ineliminabili. Ogni azione dell’uomo è il risultato
dell’interazione di queste due. Quindi per compiere ciò che si è prefisso di compiere il soggetto deve
usare entrambi le pulsioni. Ciò avviene anche quanto entriamo in tensione per un oggetto d’amore,
poiché è espressione di una pulsione erotica, anche se questa pulsione ha bisogno anche di quella
distruttiva per appropriarsi dell’oggetto d’amore che poi viene ridotto ad un oggetto. Freud ritiene che
le pulsioni distruttive siano sempre nascoste dietro ad una parvenza di motivi ideali, quindi sono
sempre giustificate le atrocità della storia mascherandole dietro a motivi ideali. Alla fine la conclusione
di Freud è pessimistica perché ritiene che le pulsioni aggressive sono inestirpabili, in quanto ogni
essere vivente si conserva solamente attraverso l’uccisione di altri esseri viventi. Egli utilizza
un’espressione analogo a quella che aveva utilizzato Schopenhauer. Queste pulsioni però possono
essere deviate attraverso al vicinanza di amore pe poi evitare che queste pulsioni aggressive trovino
espressione nella guerra. La ricerca psicanalitica mette in evidenza il principio evangelico che afferma
amo il prossimo tuo come te stesso. Oppure possono essere utili tutti quegli insiemi che servono per
favorire legami emotivi tra le persone.
Egli parte da un’altra costatazione: il fatto che esiste una forte disuguaglianza tra uomini, che viene
vista in una prospettiva diversa, in cui vengono distinti seguaci , che costituiscono la maggioranza di
coloro che si sono sottomessi, e capi, coloro che prendono le decisioni. Quindi le conclusioni sono
ispirate non tanto al Simposio di Platone, ma alla Repubblica di Platone: il governo dei filosofi, formato
da persone elevate. Quindi la soluzione potrebbe essere quella di educare persone elevate e dotate di
una certa indipendenza di pensiero e non si facciano condizionare dagli altri e sono animati da una
ricerca della verità . Queste devono assumere la guida degli altri.

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