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Auguste Comte e il Positivismo

Il positivismo è quel movimento che, con diverse espressioni oltre


che filosofiche anche letterarie e pedagogiche, ha dominato la
cultura europea dal 1840 fino al 1914. Se noi ragioniamo dal
punto di vista storico politico vediamo che questo arco di tempo è
stato caratterizzato da un periodo di pace generale, i conflitti che
si sono svolti in questo periodo sono dei conflitti locali, limitati.
In questo periodo l’Europa avvia la penetrazione coloniale e
comincia la trasformazione industriale che cambierà la vita
dell’uomo, che genererà nell’uomo l’illusione di un progresso
inarrestabile.
Queste trasformazioni industriali si intrecciano con le grandi
scoperte scientifiche in ogni ambito come nella matematica e
nella fisica, con conclusioni di Maxwell. Sono gli anni
dell’applicazione delle tecnologie nelle costruzioni di canali come quello di Suez o della torre
Eiffel.

All’interno di questo contesto si instaura il filosofo Auguste Comte. La sua opera principale è “il
Corso di Filosofia Positiva”, opera concepita come un ciclo di lezioni da proporre a degli
intellettuali per appagare il suo desiderio di diventare professore. Questo suo progetto sarà però
destinato a fallire in quanto, anche se riuscirà ad avere un qualche successo, terrà soltanto una
lezione.
Nella sua opera il suo interlocutore è sempre un intellettuale al quale consegna una propedeutica
della filosofia positiva. Al centro dell’opera vi è la sua concezione della filosofica positiva, vista,
non solo come una filosofia della natura, ma anche come una filosofia relativa ai fatti storici e
sociali.
A lui spetta la nascita della sociologia come scienza. Questo modo di ragionare costituisce quello
che è lui definisce come quadro unitario del sapere. Questo quadro unitario costituisce, nella sua
testa la generalità delle scienze, tutte subordinate ad uno stesso metodo, tutte parti di uno stesso
schema.
A volte per indicare questa generalità delle scienze utilizza il termine enciclopedia del sapere.
Questa enciclopedia non è analoga a quella dell’illuminismo, una raccolta di conoscenze, bensì è
l’insieme di tutte le scienze subordinato dallo stesso metodo.
I criteri di costruzione di questa enciclopedia sono la legge dei tre stati e la classificazione delle
scienze.

La legge dei Tre Stati


La legge dei tre stati è una legge che spiega il cammino evolutivo delle scienze del tempo, spiega lo
sviluppo dell’umanità nella storia, spiega le tappe in cui sviluppa la vita psichica dell’uomo.
Questi tre stati sono quello teologico, quello metafisico e quello positivo.

La prima tappa è definita teologica poiché, inizialmente, tutti i fenomeni naturali sono spiegati
come il risultato dell’azione diretta di forze sovrannaturali, forze divine. L’esempio che Comte fa è
quello dei fulmini visti come il risultato dell’intervento di Zeus.
Queste spiegazioni non si basano sulla ragione, bensì sulla fantasia e sull’immaginazione.
Lo stadio successivo è quello metafisico, in a cui i fenomeni naturali vengono spiegati come la
realizzazione di idee, di forze astratte, si va alla ricerca di cause. L’immaginazione è sostituita dalla
ragione. Ad un certo punto questa spiegazione risulta inadeguata poiché diventa impossibile trovare
queste cause ultime. Constatata questa impossibilità si va alla ricerca delle leggi del prodursi del
fenomeno, si passa dallo stato metafisico a quello positivo.
Lo stadio positivo è quello in cui si ha la combinazione di esperienza e ragionamento. Attraverso
quest’azione congiunta dell’esperienza e del ragionamento si ricercano le leggi del prodursi di un
fenomeno. L’astronomia è entrata in fase positiva con Galileo e Copernico.
Questa legge spiega anche lo sviluppo della psiche umana. L’uomo nell’infanzia è teologico,
nell’adolescenza è metafisico, nell’età adulta entra nello stadio positivo.

La classificazione delle scienze


La classificazione delle scienze si basa sul principio storico, quello logico e quello pedagogico.
Quando si parla di classificazione delle scienze si semplifica dicendo che le scienze che vengono
ordinate sono astronomia, chimica, fisica, biologia e sociologia.
A monte di questa classificazione vi è una dicotomia tra le scienze teoriche e scienze applicate.
In questo momento a lui non interessano le scienze applicate, quindi, la sua attenzione è rivolta
verso quelle teoriche, divise in astratte, quelle che vanno alla ricerca delle leggi fondamentali dei
fenomeni, e quelle concrete, che si soffermano sulla definizione di fenomeni particolari.
Il suo interesse è verso le scienze teoriche astratte, definite tutte fisiche daφύ σις (physis).
Queste sono divise in quelle che riguardano il mondo inorganico, la fisica celeste, ovvero
l’astronomia,e la fisica terrestre, ovvero fisica e chimica. Per quanto riguarda invece il mondo
organico troviamo la fisiologia, ovvero la biologia, e la fisica generale, la sociologia.

Dal punto di vista storico sono classificate in base al principio di chi per prima ha raggiunto lo stato
positivo. Secondo questa classificazione la prima è stata l’astronomia, con Copernico e Galileo, poi
la fisica, con Newton, la chimica con Lavoisier, e infine la sociologia che sta per entrare nello stadio
positivo. Questo ordine corrisponde anche con quello logico, ovvero dalla scienza più semplice a
quella complessa, il principio di generalità decrescente. Questo coincide con l’ordine pedagogico,
secondo cui, nell’insegnamento della scienza, si deve partire dalla scienza più semplice per poi
arrivare alla più complessa.
Non vi è la matematica, poiché viene definita la base della filosofia, quello strumento trasversale
utilizzato da tutte le scienze. Lo stesso vale per la logica, che avendo come oggetto il metodo, non
può essere a sua volta oggetto di una scienza particolare. Anche il metodo è trasversale e quindi
vale per tutte le scienze.
La psicologia viene definita come la scienza introspettiva ovvero che ha come oggetto il soggetto,
ecco che quindi viene a cadere la definizione di scienza, che presuppone la distinzione tra i due.

Le scienze di cui abbiamo parlato hanno un elemento comune ovvero il metodo, fondato
sull’osservazione e sul ragionamento. Quando il metodo della scienza diventa un metodo positivo si
attua una subordinazione dell’immaginazione all’osservazione. Si afferma anche una tendenza a
considerare relativo tutto ciò che veniva ritenuto assoluto. Osservazione/immaginazione e
relativo/assoluto sono le due alternative che decidono del grado di positività della scienza.
L’osservazione è quella di Galileo, ovvero non è quella ingenua, non è un rapporto involontario.
Essa è l’osservazione che innanzitutto si articola in osservazione vera e propria, l’osservazione dei
fenomeni, e l’esperimento. Nell’esperimento i fenomeni vengono sì osservati, ma non direttamente,
bensì vengono considerati in condizioni artificiali. A seguito dell’esperimento troviamola
comparazione dei fenomeni.
Se in Galileo le osservazioni erano legate alla teoria, troviamo lo stesso anche in Comte.
L’osservazione è infatti inizialmente diretta dalla teoria e poi analizzata dalla teorica.
Il metodo della sociologia non si può basare prevalentemente sull’osservazione pura e semplice, ma
è un metodo comparativo storico, l’oggetto della sociologia è l’uomo nella comunità. Comparativo
in quanto consiste il mettere in relazione un’organizzazione di una società con altre organizzazioni
sociali che sono in atto anche nel mondo animale, e storico poiché queste organizzazioni sono viste
nel loro sviluppo, anche nel passato. La storia è importantissima poiché non si può semplicemente
conoscere l’avvenire senza conoscere il passato. Non si può prevedere il futuro se non si è predetto
razionalmente il passato. Partendo da ciò Comte distingue la statica sociale dalla dinamica sociale.

La statica sociale
La statica è quella parte della sociologia che cerca di individuare quelle leggi che regolano
un’organizzazione sociale. L’ordine sociale si fonda sul consensus, l’armonia che si crea tra tutte le
parti di un sistema. Anche nei momenti di massima tensione e crisi permane questa armonia, anzi
tende ad un ulteriore consolidamento.
Il consensus dipende dalla natura umana, l’uomo è naturalmente socievole. La solidarietà non è una
scelta razionale in vista dell’utile, ecco la differenza di Comte con l’illuminismo, che appartiene
ancora alla fase metafisica. Lo stato sociale non nasce da un contratto, ma è un dato originario.

La dinamica sociale
Tutta la trattazione della dinamica sociale è dedicata alla dimostrazione che la legge dello sviluppo
della società è la legge dei tre stadi. Tutto questo converge nella società industriale positiva.
Entrando nella società positiva si realizza una conciliazione tra l’ordine e il progresso. D'altronde la
conciliazione è spontanea, non esiste nessun ordine che non sia compatibile al processo e non esiste
nessun progresso se non è allo stesso tempo un consolidamento dell’ordine.

Innanzitutto questa società deve fondarsi sulla separazione dei poteri, quello spirituale e quello
temporale. Il potere spirituale è affidato alla classe speculativa, ovvero quella dei filosofi, degli
scienziati. La classe attiva è invece quella che gestisce il potere politico e quello economico.
Comte non si limita a dire che i due poteri devono essere separati, ma dice che questa separazione
corrisponde ad una contrapposizione tra morale e politica. La morale e la politica però non sono
sullo stesso piano, la politica è subordinata alla morale, questa società infatti nasce dalla
riorganizzazione che avviene dal punto di vista spirituale e si mantiene attraversato l’educazione
positiva, affidata alla classe speculativa.
È una società completamente diversa da quella teorizzata dagli illuministi e da quella che deriva
dalla rivoluzione francese, fondata su quelli che lui definisce dogmi metafisici. Questi dogmi sono
libertà, eguaglianza e la sovranità popolare, ovvero i principi della “Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino”.
Questi dogmi metafisici hanno avuto un ruolo centrale nella storia e devono essere relativizzati, non
assolutizzati, se si facesse ciò non renderebbero possibile la costituzione di un ordine sociale
positivo. Infatti la società industriale positiva si fonda su di un’organizzazione razionale, basata sul
principio di ordine gerarchico. La società positiva presuppone degli vincoli gerarchici chiari e
trasparenti.
Questi vincoli si basano sulla classificazione delle scienze, ovvero il principio della generalità
decrescente. Al vertice della società vi è la classe speculativa, in particolare quella dei filosofi. In
questa classe, infatti, si realizza la perfezione della specie, ovvero in cui si raggiunge il massimo
livello di astrazione e di comparazione. Anche la classe attiva è al proprio interno organizzata sul
principio della generalità decrescente. Al vertice di questa classe troviamo i banchieri, i
commercianti, i manifatturieri ed, infine, i contadini. Anche all’interno della famiglia ci sono
compiti e funzioni diverse e permanenti. Comte non crede nell’uguaglianza dei sessi, definisce
questa speranza come una chimera, anzi la ragione di questi compiti diversi sta proprio
nell’inferiorità della donna e nella debolezza della sua intelligenza. Un problema, proprio della
società industriale, è quello delle condizioni del proletariato.
Comte crede che la soluzione di questo problema sia una missione caratteristica della classe
speculativa, proprio per l’affinità che esiste tra il proletariato e la classe speculativa. I diritti
legittimi di questa della classe speculativa, come del proletariato, sono infatti ancora disconosciuti.
Questo problema non si può però risolvere secondo una prospettiva anarchica o comunista, Comte
non crede nell’uguaglianza degli uomini, dell’abolizione della proprietà privata, ma neanche del
liberismo. Ritiene che la proprietà privata non debba essere proibita, ma che tutti i suoi eccessi
debbano essere compensati da dei diritti collettivi e attraverso la solidarietà. La solidarietà deve
quindi diventare un abitudine mentale.

L'empirismo logico o neopositivismo


Una grande svolta culturale del 900 ha portato ad una trasformazione dei contenuti della
conoscenza, ma innanzitutto a portato la dottrina filosofica a studiare quelli che sono limiti della
scienza, ecco che nasce l’epistemologia.
Il problema fondamentale dell’epistemologia è quello dell’identificazione di un criterio di
demarcazione netto tra le teorie scientifiche e quelle che non lo sono. Il neopositivismo, o
empirismo logico,si propone di studiare le teorie scientifiche attraverso la logica formale e
l’esperienza osservativa. Questo indirizzo nasce precisamente nel 1923 con il circolo di Vienna,
Wiener Kreis, un gruppo di scienziati e filosofi che presentano allo stesso tempo delle competenze
scientifiche, ma anche interessi filosofici, tra questi troviamo Schlick, un fisico, ma anche
matematici come Hahn, e sociologi come Neurath.
Il manifesto del circolo di Vienna si intitola “Concezione Scientifica Del Mondo”; questa
concezione si caratterizza per l’essere positivistica, empiristica, ma anche per il suo utilizzo della
logica allo scopo di distinguere le proposizioni scientifiche da quelle che non lo sono.
Attraverso l’analisi logica delle teorie loro chiarificano la struttura della teoria e la filosofia
diventa proprio l’analisi logica del linguaggio. Per loro esiste proprio un confine netto tra le
proposizioni delle teorie empiriste e quelle non, quelle metafisiche. Si possono, infatti, considerare
dotate di significato solo quelle teorie che possono essere ricondotte a delle proposizioni
elementari, basate su dei dati semplici. Le teorie scientifiche si basano quindi su dei principi
empirici. Sono dotate di significato anche le proposizioni analitiche, ovvero le proposizioni
indipendenti dall’esperienza, ma che mostrano chiaramente i nessi logici necessari tra i termini
della proposizione. Gli enunciati metafisici, invece, sono privi di significato e quindi non si
possono considerare scientifiche quelle teorie che si fondano su di esse. Una teoria è quindi dotata
di significato se si basa interamente su dei principi sintetici o su di una mescolanza tra principi
analitici e sintetici. Il criterio di base di una teoria dotata di significato è quindi il principio di
verificazione, ovvero quel principio secondo il quale sono dotate di significato solo quelle
proposizioni che sono verificabili per tutti coloro che sanno in quali circostanza queste possano
essere verificate o confutate.

Karl Popper
Popper fin da giovane si è confrontato con alcune dottrine
scientifiche molto importanti del tempo, anche se poi erano
opposte tra loro per quanto riguarda il contenuto e il metodo.
Una è quella psicoanalitica di Freud e l’altra è quella di Marx.
Queste due teorie scientifiche sono sì opposte, ma hanno un
elemento comune, il fatto che sono sempre vere.
La psicoanalisi è in grado di spiegare il comportamento di un
uomo che getta un bambino nell’acqua per affogarlo, ma
anche il comportamento opposto, ovvero quello di un uomo
che sacrifica la sua vita per salvare il bambino. La psicoanalisi
afferma che l’assassino è animato da una qualche repressione,
mentre spiega che il sacrificio dell’uomo mediate un processo
di sublimazione di un istinto aggressivo. Ecco che la teoria è sempre vera e onni-esplicativa, è
dogmatica, non è critica, non è confutabile, non è falsificabile.
Nel 1919 Popper ha capito questo atteggiamento critico durante una conferenza di Einstein, dove
egli aveva detto che non avrebbe avuto nessuna incertezza nell’abbandonare la sua teoria qualora
questa fosse stata smentita da qualche prova. L’atteggiamento di Einstein non è dogmatico, bensì
critico. Non va alla ricerca di verificazioni, ma va alla ricerca di falsificazioni.

La Logica della Scoperta Scientifica


Opera del 1934 in cui lui polemizza prevalentemente contro i neopositivisti. È un opera
apertamente polemica dei confronti del circolo di Vienna in cui Popper distrugge il caposaldo del
neopositivismo ovvero l’induzione. L’induzione è quel procedimento che da asserti particolari e
singolari inferisce una legge universale, fatta valere per tutti i fenomeni possibili.

Per Popper non esiste né l’indizione per enumerazione né per esclusione. L’induzione per
enumerazione è quella aristotelica, che dall’osservazione ripetuta di casi singolari pretende di
giungere a delle generalizzazioni che fa valere come leggi universali. Questa induzione non esiste
perché l’osservazione ripetuta, anche di miliardi e di miliardi di cigni bianchi non ti autorizza ad
infierire la legge che tutti i cigni siano bianchi. Ma non esiste neanche l’induzione per esclusione,
che sembra più affine al discorso critico di Popper. Questa induzione è quella di Bacone, che
prevede l’esclusione delle ipotesi false. In realtà Popper dice che neanche questa teoria è valida
perché per ogni problema ci sono infinite soluzioni, anche rivali, ed è impossibile escludere tutte le
soluzioni. È proprio questa circostanza che rende piacevole l’avventura nelle scienze.
Un esempio che Bertrand Russell fa, in relazione alla teoria di Popper, è quello del tacchino
induttivista.
Un tacchino sin dal primo giorno nel nuovo allevamento può osservare che alle nove del mattino gli
viene portato del cibo, ma da bravo induttività si riserva la possibilità di fare altre osservazioni.
Finalmente la sua conoscenza induttivista è soddisfatta e può formulare la sua inferenza, alle nove
del mattino mi danno da mangiare. Purtroppo la sua inferenza viene smentita la mattina di Natale
dove viene mangiato lui.

Se nella scienza non esiste l’induzione, allora la scienza non parte dall’osservazione, ma parte dai
problemi. Questi problemi possono essere o di ordine pratico o di ordine logico, ovvero quando le
teorie si trovano in difficoltà. Queste teorie hanno suscitata delle aspettativa, che però sono state
deluse e quindi si viene a creare, dal punto di vista logico, una contraddizione o tra teorie o tra una
teoria e un fatto.
Bisogna quindi trovare delle soluzioni a questi problemi e si necessita dunque di un’immaginazione
creativa di ipotesi e di idee buone. Per quanto riguarda la soluzione del problema Popper distingue
due fasi quello della scoperta dell’ipotesi e quello della giustificazione.
La prima fase è quella della scoperta dell’ipotesi o genesi dell’idea, quest’ultima non sempre
avviene nell’esperienza, anzi a volte è proprio nella metafisica o nello stato onirico. Le ipotesi
devono però essere provate, ovvero devono essere controllate dai fatti. Da un’ipotesi traggo delle
conseguenze, la conseguenza A,B,C,D, poi vado a controllare nei fatti se queste conseguenze si
danno o meno. È sufficiente che una conseguenza non si dia perché la teoria venga falsificata. Se
tutte le conseguenze si danno allora, al momento, la teoria è confermata, ma non è detto che in
futuro questa non possa crollare di fronte ad un fatto negativo.

Perché una teoria sia controllata di fatto deve essere controllabile di principio. Dato il problema P e
adottata la soluzione T, dalla soluzione T si deve astrarre la conseguenza P1 , P2 , P n. Se non si
possono astrarre le conseguenze vuole dire che non è controllabile di principio, ovvero che non è
falsificabile. Alcune teorie oggi sono considerate metafisiche, ma poi possono diventare
scientifiche, come l’atomismo di Democrito, metafisico ieri, scientifico oggi, con Einstein. I
controlli non hanno mai un punto d’arresto, delle teorie che per decenni sono state confermate
possono all’improvviso crollare sotto il peso di un solo fatto contrario. Questa è definita
l’asimmetria logica tra verificazione e falsificazione. Per falsificare una teoria indotta da miliardi
di casi positivi, basta un solo caso negativo. Proprio su questa asimmetria logica si fonda il
comando metodologico della falsificazione. Se tu non puoi mai verificarla devi cercarla di
confutarla, devi cercare gli errori, prima tu trovi l’errore, prima lo correggi e prima elabori una
teoria migliore.

La filosofia di Popper è la prima a mettere in evidenza la forza dell’errore, la nostra conoscenza


cresce nella misura in cui noi apprendiamo dai nostri errori. Nella vita e nella scienza deve vigere il
metodo dell’apprendimento degli errori. Anche l’ameba e Einstein procedono per tentativi ed errori,
ma la differenza tra i due è l’atteggiamento nella soluzione al problema. Einstein ha un
atteggiamento critico nei confronti della soluzione che ha trovato, cerca di falsificarla, mentre
l’ameba no.
Tutta la storia della scienza è una serie interrotta di ipotesi che poi si sono rivelate delle congetture e
delle falsificazioni. Le teorie che sono state confermate sono destinate a diventare delle congetture
anche se ad un certo punto la comunità degli scienziati decide di sospendere l’atteggiamento critico
e accettare queste congetture. La scienza non è posta su di un solido strato di roccia, bensì su di una
palude. Se noi ad un certo punto desistiamo dal conficcare più in fondo le nostre palafitte, non è che
noi troviamo un terreno più solido, ma solo che riteniamo che i sostegni siano in grado di sorreggere
la casa.
Questa decisione soggettiva, però è anche condivisa, ovvero si basa su delle argomentazioni
razionali condivise dalla comunità degli scienziati. Si raggiunge un accordo nel ritenere una
congettura non ipotetica. Bisogna veder fino a che punto questo accordo regge, questo deve essere
sempre rivedibile. Se non potesse essere così, non esisterebbe la scienza.

«Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da
rendere l'errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. In effetti, è dalle
nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può
evitare di fare errori; la cosa grande è imparare da essi.»
(K. R. Popper, Conoscenza oggettiva, da La teoria del pensiero oggettivo, Armando 1975)

Thomas Kuhn
Per Thomas Kuhn la storia della scienza procede per momenti
di scienza normale e scienza rivoluzionaria. Nella prima gli
scienziati utilizzano i risultati della scienza del passato che la
comunità scientifica permette di essere come le basi della loro
scienza. L’esempio che fa Kuhn è la fisica di Aristotele, che
gli scienziati hanno definito come fondamento della ricerca.
Essa ha fornito, i principi, il metodo e i contenuti della ricerca,
è diventata una tradizione, un paradigma. Nel corso del
tempo questo paradigma può subire qualche cambiamento, ma
non può mutare nella sostanza, nei principi e nel metodo. La
rivoluzione scientifica è il passaggio da un paradigma ad un
altro.

Questo passaggio si ha nel momento di crisi del paradigma,


ovvero quando sorgono delle anomalie nella natura, vengono deluse quelle aspettative che si erano
suscitate dal paradigma. Questo momento prende il nome di scienze straordinaria, del dubbio, che
prepara la rivoluzione scientifica. Non esistono però dei criteri per stabile che un paradigma sia
migliore di un altro. Non esistono perché il passaggio da un paradigma ad un altro è un passaggio
che comporta un mutamento radicale nella concezione del mondo. Attraverso un paradigma,
piuttosto che un altro, vedi un mondo totalmente nuovo, come se la comunità scientifica venga
portata in un altro mondo. Questo passaggio viene paragonato alla Gestalt visiva, ovvero il ri-
orientamento della percezione visiva.

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