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Il mito dell’Ascensione (e del Karma), James Mahu


Pubblicato il 28/06/2014

Il Mito dell’Ascensione (e del Karma)

Le origini dell’Ascensione e del Karma

Le origini sono nebulose e sempre antiche. Nella comunità new-age, ascensione è una parola popolare usata per
descrivere molte diverse esperienze e processi. Nel contesto di questo articolo, la mia definizione di ascensione
sarà la più ampia possibile con la speranza che includa la maggior parte dei punti di vista.

Di per sé, l’ascensione è il rendersi conto che noi siamo più del corpo fisico e che la nostra coscienza è un
percettore multi-stratificato distinto dal corpo che può ascendere alle dimensioni non-fisiche. Questa ascensione
non è necessariamente un’esperienza o un qualcosa di vita oltre la morte, ma può iniziare in qualunque momento
l’individuo abbia un risveglio o un’attivazione.

Questa credenza risale a tempi molto lontani. Il Peccato Originale unito alla redenzione si collega al concetto di
ascensione. Noi siamo “caduti” in un corpo fisico, nel peccato, nelle tenebre, nell’ignoranza e veniamo redenti da
qualche forma di grazia: Cristo, Dio, lo Spirito, ecc. La grazia della redenzione è un’attivazione, un risveglio o
rinascita. Seguendo questa attivazione, stabiliamo una rotta verso direzioni spirituali di vibrazione superiore,
verso uno stato di maggiore purezza, uno stato di amore e armonia.

Tutto questo sembra bene finché non ci si accorge che la destinazione è egoistica e consiste in un abbandono. È
egoistica perché ci si focalizza sui propri fini spirituali e non sull’intero. È un abbandono perché si desidera
lasciare i livelli umani terreni per esplorare i regni superiori celesti. Si abbandona la Terra a favore del cielo. Io
non sto criticando questo orientamento, sto semplicemente facendo notare la realtà.

La questione dell’egoismo e dell’abbandono

Consideriamo prima l’egoismo. Molti di noi hanno sentito il concetto che per poter aiutare gli altri bisogna prima
aiutare se stessi. In altre parole, centrarsi su se stessi e imparare, imparare, imparare. Noi dobbiamo imparare
delle lezioni per ascendere e continuare ad ascendere, o tristemente ritorneremo alla forma umana (o una
inferiore). Qui il karma si collega con l’ascensione. Il karma è la gravità che tiene una persona legata a dimensioni
più dense di esperienza. È la forza controbilanciante dell’ascensione.

Se viviamo come esseri infiniti in una forma umana, se crediamo veramente di essere uno e uguale a tutta la vita,
dove speriamo esattamente di andare quando ascendiamo? Si può ascendere lasciando un altro essere umano
nella stretta del karma e della confusione? Si può avere l’illuminazione in un mondo dove imperversano guerra,
povertà, depressione e sopraffazione, e chiamarla veramente illuminazione?

Ascendere alla beatitudine celeste o al nirvana. Non è egoismo? Quel che intendo è che non si può mantenere la
frequenza di uguaglianza nel proprio cuore focalizzandosi sulla propria ascensione. Se si abbraccia la coscienza IO
SONO NOI SIAMO, se si vive al meglio delle proprie capacità come Sovranità Integrale, si è come la gente. Si è
uno e uguale. Si opera interessati a raggiungere la comprensione per tutta la vita, e quindi non si ascende come
individui ma accogliendo la comprensione del nostro infinito sé condiviso perché tutti lo comprendano. Si porta
questa comprensione sulla Terra e all’umanità in qualunque modo possibile.

L’ascensione è un dispiegamento personale di energia e tempo per un interesse personale. Può anche servire uno
scopo positivo, ma la mia idea è che può anche ingannare facendovi pensare che lo state facendo per il bene di
tutti, quando invece l’ascensione è generata dal costrutto della separazione.

Pensateci. Io ascendo separandomi da coloro che restano impantanati nella stretta del karma. Mi fa sentire
migliore rispetto a quelli che sono bloccati nella “ragnatela” dell’inganno e dell’illusione. Mi tiene separato. Io
sono insieme all’élite spirituale, invece che a dei deboli esseri umani che arrancano nel pantano dell’ignoranza.
Salgo la scala della coscienza e miglioro me stesso. Come può essere un male?

Non lo è. Non sto giudicandolo come male o sbagliato. Sto evidenziando che la prospettiva della Sovranità
Integrale è quella dove noi siamo uguali nei nostri sé infiniti. Ciò che nasconde la nostra infinità è lo strumento
umano che tutti noi vestiamo sulla Terra, e questo strumento umano è stato progettato per rifrangere tutti gli
oggetti quantici come separati da noi stessi. Lo strumento umano – la sua percezione ed esperienza – svela solo il
programma, non l’essere infinito che così abilmente nasconde.

Quindi, abbracciare l’ascensione come processo ci incoraggia a stare separati. Non esiste nessun elitarismo nella
coscienza della Sovranità Integrale. Di fatto, è proprio l’opposto. C’è il riconoscimento che noi tutti viviamo
nell’unità e nell’uguaglianza, e questo lo esprimiamo nel nostro comportamento al meglio delle nostre capacità.
Ciò ci richiede di lasciar cadere ogni pretesa che possa altrimenti sembrarci vantaggiosa e persino trascendente,
così da poter esprimere le nostre virtù del cuore in modo autentico senza barriere e giudizio.

Passiamo al secondo punto: l’abbandono. Se abbandoniamo la Terra e l’umanità per il bene dell’ascensione
spirituale e quel luogo superiore al quale tendono i nostri sforzi è una struttura d’illusione, noi lasciamo un luogo
d’illusione per un altro. In che modo questo ci rende migliori?

Tutti noi abbiamo sentito la frase “il cielo in terra”. È un costrutto molto reale della coscienza di Sovranità
Integrale. È il concetto che è possibile vivere in uno stato di realizzazione del proprio sé infinito stando in uno
strumento umano. Finché non si realizza il proprio sé infinito, ci illudiamo pensando che i mondi superiori, la luce
dell’illuminazione o i regni celesti siano la nostra meta.

Si è come una donna che lascia che i suoi bambini abbiano l’amore di un estraneo in una terra straniera. Il suo
non è vero amore e quindi non dura, e quando ritorna i figli l’hanno abbandonata. Il legame materno è stato
scisso. Quando noi abbandoniamo il mondo materiale presi nella stretta di quello spirituale, perdiamo il legame
con la dimensione umana e la possibilità di fare la nostra parte nel far nascere il cielo sulla Terra. Dimentichiamo
che sulla Terra siamo tutti delle levatrici per l’instaurazione dei cieli – o stato di coscienza di Sovranità Integrale –
da condividere con tutti gli esseri umani.

Mi rendo conto che molti vedono lo strumento umano come il motivo per cui i cieli non possono manifestarsi sulla
Terra. Finché siamo umani, siamo limitati e meschini. Cerchiamo solo il piacere e la sopravvivenza. Siamo
animali. Comprendo questa credenza, ma lo scopo di questo processo, cioè dare nascita alla coscienza di Sovranità
Integrale sulla Terra, non è lasciato al caso. È il fine della nostra specie liberarsi illusioni, miraggi e distorsioni per
vedere con occhio limpido la nostra profondità, e farlo mentre viviamo sulla Terra in un corpo umano.

Questa è la nostra vocazione. Il nostro scopo collettivo. Per quanto tempo ci voglia. Per quanto sia arduo
realizzarlo. Accadrà.

Sembra qui appropriato parafrasare il capitano Jean-Luc Picard dicendo:  faremo così.

James Mahu

Testo originale: https://www.wingmakers.com/the-origins-of-ascension-and-karma/

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