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Luca Bapint CoNFALONIERT DIODATA SALUZZO TRA MANZONI E LAMENNAIS Introduzione L'11 gennaio del 1828 Manzoni scrive a Diodata Saluzzo per esprimere alla poctessa i sentimenti prodotti in lui da un «articolo di lettera del signor Abate de la Mennais» che ella gentilmente «ha favorito di partecipargli». Una frase in particolare di Lamennais, penetrando dentro al sa- ratio pitt segreto dell’autore dei Promessi sposi («il est religieux et catholique jusq’au fond de l’'ame») obbligava ~ per amore di cri- stiana veriti - uno scrittore schivo e restio a parlare di sé quanto altri mai a fare un esame di coscienza con la sua interlocutrice. Naturalmente qui si usciva dal «grazioso» evocato nel primo perio- do (mavete detto «ose cost graziose» dice sulle prime la lettera) per arrivare invece al mysteriumt tremendum («vi & in quell’articolo una lode magnifica, che mi confonde e mi spaventan; «in una colla voce benevola mi par d’intenderne una severa che mi dica: A che vai tu ragionando delle mie giustizie?»). Non placidi scenari dunque in queste righe ma segnalazione di abissi (I'abisso del cuore uma- no) in cui si pud udire la voce di Dio. Sarebbe bello fermarsi ad analizzare questa lettera in tutta la ricchezza della sua tessitura; nei tesori di autoanalisi non solo co- me credente ma anche come scrittore (Un tale convincimento dee trasparire naturalmente da tutti i miei scritti, se non fosse altro La lettera si legge nelled. Arieti di A. Maxzont, Later, Milano, Mondadori, 1970, «. I, pp. 475-477. Si avverte che nel corso del lavoro si & adottata la grafia opel ‘wsuale di cLamennais» anche se alepoca in questione venive encora utlizzats, come sive de, quella di ade Ia Mennaiss (in primo luogo dllo stesso bretone, che adotter 'ara in tan periodo successive della sua evoluvione ideologic) 38 LUCA BADINI CONFALONIERE perciocché, scrivendo, si vortebbe esser forti, ¢ una tale forza non si trova che nella propria persuasione»; «E non vorrei avere a con- fessare di non sentirla mai cosi vivamente, come quando si tratta di cavarne delle frasiv), nella sua selazione con altri testi manzo- niani (per indicarne uno ben noto si pensi all’introduzione alla Mo- tale cattolica) e in particolare la vicinanza di concetti e di espres- sioni con due altre lettere di qualche giorno dopo, luna del 22 gennaio al padre Manera ¢ V'altra del 4 febbraio al Cesari (per en- trambe la base, il prototipo é senz’altro questa alla Saluzzo). Si potrebbe anche, - ¢ sarebbe un’altra opzione non priva di suggestione ~ proprio traendo spunto e partito da questa lettera, riprendere in considerazione e ridiscutere quella parte della critica manzoniana che ha riflettuto sul ruolo del cattolicesimo in Manzo- ni e in particolare nei Promessi sposi. Penso in particolare a certa ctitica sorta nella patria di Lamennais a partire almeno dalla shése (che ormai ha quasi trent’anni) di Jacques Goudet intitolata Catho- licisme et poésie dans le roman de Manzoni (1961) e in cui si affer- ma proprio che Manzoni non & cattolico «jusqu’au fond de amen, che, per usare Je sue parole, «inspiration catholique ne parvient pas jusqu’a ce tréfonds de lime dont elle doft ressortir en poésier e che dunque nel romanzo ci sarebbe poesia Ia dove la religione non 2 Vispiratrice. E penso ancora a una critica gauchiste come quella di Armand Monjo (che pubblicd una sua traduzione dei Pro- ‘messi sposi per il «Club des amis du livre progressiste») secondo cui il realismo del romanzo vinceva la parte caduca dovuta all'ideolo- sia cattolica, si realizzava nonostante il cattolicesimo del suo auto- re. Certo mi pare significativa sotto questo profilo l'ammissione venuta poi da un acuto critico manzoniano di scuola marxista me Nigro che nel suo Manzoni della Letteratura italiana Laterza scrive: ma a sottolineare, per quel che concerne la Saluzzo, la 7 , SALUZZ0 ‘TRA MANZONI E LAMENNAIS 39 posizione relativa alla religione e a quello che ad essa veniva colle- gato di un gruppo di intellettuali piemontesi (ecco la rete di rap- porti di cui diceva poco fa Cerruti) in cui la Saluzzo & inserita Una posizione ben differente dalle idee che in proposito aveva Manzoni. 1. La lettera nel contesto del carteggio di Lamennais Ricostruiamo innanzitutto, con ordine, il contesto in cui que~ sta lettera si inserisce. Diciamo subito che la nota del benemerito editore dell’epistolario manzoniano, I’Arieti, a questo proposito non affatto «esaurienten.? Non @ che una lunga citazione da un vecchio studio di Zadei? (un farmacista autore negli anni venti di diversi scritti su Lamennais) che anche in altri punti non brillava pet precisione e che in particolare qui afferma cose errate come che Lamennais chiese i Promessi sposi alla moglie del conte Senfit (li chiese invece alla figlia Louise, amica di Diodata) e soprattutto fa ipotesi da abbandonarsi come l'esistenza di una lettera non an- cora trovata di Lamennais a Diodata Saluzzo sui Promessi sposi analoga a quella alla Senfft e che la poetessa avrebbe trasmesso a Manzoni: quando invece senz’altro ® la lettera alla Senfft che la Saluzzo trasmise a Manzoni. Del resto molto significativamente Zadei in altri suoi studi mostra di ignorare importanza del sog- giorno di Lamennais a Torino nel giugno del '28 (su cui tornere- mo) e dice tra Paltzo con leggerezza che vi fu ospitato dai de Mai- stre quando lo fu invece dai Senfft.* Ma andiamo per ordine. E nel settembre 1827, a tre mesi dunque dall’uscita del roman- 20, che Louise Senfft doverte per la prima volta accennare ai Pro- ‘messi sposi in wna lettera a Lamennais. Questi le rispondeva, il 2 ottobre: 2 Come, con eccesso di generosit, a definisce Tissoni (Consderasion’ su Diodata Sa luzzo, in Pomontee letteratura 1789-1870, Atti del convegno di San Salvatore Monferrato, 15-17 ottobre 1981, Torino, Regione Piemonte, .d., . 1, p. 197 nota 132). 3 Alesandro Manzoni eta traducione del «Saggio sullindifferencas dell abate Lamennas, Brescia, Morcelian, 1926. 4 Chr. Liaate Lamennais ela fortina delle sue opere in Talis, Brescia, Morcellana, 1928, p. 4, L'affermazione venne subito correcta da A. Gansnano, Carey inet del La icnnats con italian, «Giornale ettico della ilosofa iealisne>, 1928, fase. IIL, p- 202, nota 2 Ya 40 LUCA BADINI CONFALONIERE Jai vu, dans un fort plat journal [si tratter’, penso, del «Globe>'], une espéce danalyse du roman de Manzoni. Je vous serais extremement redevable si vous aviez la complaisance de me le faire adresser au bureau du Mémorial {il «Mémorial catholique», la rivista diretta da Lamennais su cui torneremo pitt avanti]. Ce que vous m'en dites me fait singulidre- ment désirer de le lire».* E il 30 novembre poteva git consigliare l'amico Berryer (il suo avvocato difensore nel processo intentatogli nel 1826 dal governo francese per il De la religion): Ez, & propos de livres, connaissez-vous les Promessi sposi de Manzo- ni2 C'est un ouvrage & lire; faites en sorte de vous le procurer. Il intéres- sera Mad.e Berryer, ..” Lo stesso giorno cos scriveva infatti alla contessa Senfft (la madre di Louise): Je vous fais mille remerciments des Promessi sposi. Je viens d’achever le second volume {che si concludeva con il cap. XXIV] avec un extreme intérét. Il y a des parentheses un peu longues, comme la sédition de Mi- lan, décrite d'ailleurs avec tant de vérité. Tout compensé, je préfére Manzoni & Walter Scott. Il n’aura pourtant pas, & beaucoup pres, la mé- ime vogue, car il est teligeux et catholique jusqu'au fond de ame. On. voit aussi qui y a en Iui quelque chose des sentiments qui animaient les, Tealiens au moyen age, alors que les Papes travaillaient avec tant d’ardeur et de constance & laffranchissement de IItalic. On avait, dans ce temps- Th, des idées bien différentes de celles qui ont régné depuis sur les gran des questions sociales. Renaitront-elles? Dieu le sait. Aujourd’hui onfau- cane idée du tout; ~ c'est plus court. auteur peint avec énergie les énormes abus de la fodalité, et & cet 5 che aveva dato annunci delluscita del romanzo nel numero del 26 luglio e pubbli ato in agosto (P11 e il 14) a traduzione di un aticolo della «Gazzetta di Milanoo. © Fe pe Laweanats, Conespondance gfnéale,t. Il, 1825-juin 1828, textes unis, classés et annoiés par Louis Le Guillow, Pati, Colin, 1971, pp. 375-376, in par. p. 376. 7 Io, pp. 412-413, in part. p. 413, A «Promessisposis Teditore della lertera di La enna fa'tna nota espicativa che la dice Iunga sulla sua competenza e sul so scrupolo i precisone per quel che rigoarda la cultuea italiana. Il romanzo sarebbe stato pubblicato ref 1825 (1827) e Dei del e delle pene nel 1762 (L764) mentre gli Inn sacrtsarebbero Tatati 181220 (eel 1819 escono i primi quattro nel 1822 la Pentecoste), Quanto ai “drammis il Conte di Carmapyolasarcbbe stato «scitto» nel "20 (data della pobbicazione) STAdeIci net 1823 (pubbliato nel 1822). In aggiunta Le Guillow ci informa che i Pro ‘nes spesi non rcevettero Ie loro forma definitiva che nel 1842 (ed. ilustrata con la Co Tone infame: 1840-42), D. SALUZZ0 TRA MANZONI E LAMENNATS 41 égard il ne fait que parler le langage des chroniques. Mais qu'on lise Histoire des Républiques pendant les XIV, XV et XVI sitces, celle de Flotence, par exemple: c’est un ruisseau de sang. Tien faut revenir au mot de Montaigne: Il’ ’y a point de pire béte a homme que Ubomme. Conclusion sur les Promessi jaime ce bon Manzo- ni, autant que j'estime son rare talent. Son ouvrage est du nombre de ceux qui sont les plus propres & faire du bien dans Pétat actuel des esprits.* Come si vede il giudizio non & solo estetico né solo religioso ma comporta riflessioni storiche e politiche su cui occorrera ritor- nare. Ma va notato che anche il contesto della lettera ~ pieno, co- ‘me & naturale in Lamennais, di un’infiammata attenzione agli av- venimenti politici del tempo ~ indica una forte attualizzazione nel- la lettura dei Promessi sposi. Ecco infatti, poco pid avanti: «Je vous donnerai des nouvelles de Mgr d’Hermfopolis]? quand vous m'en donnerez de don Abbondio» (e nella prima parte della lettera ave- va parlato ade la peur, qui est une des puissances de ce temps- civ). Questa lettura attualizzante, da «militantin politic’ in certo gual modo, & confermata anche dalla risposta di Louise Senfft che Teggeremo tra breve ¢ si ritrova in rapidi accenni di altre lettere come dove, parlando del primo ministro Villéle che si ostinava a rimanere in sella, si dice che non se ne andra sintanto che i «mo- natti della politica» non se lo porteranno via.! Ma & soprattutto don Abbondio a stimolare accostamenti al presente: nel carteggio si danno ¢ si chiedono notizie dei don Abbondi francesi. Cost il marchese de Coriolis scrive a Lamennais di «‘son voisin” don Ab- 5 vi pp. 414-415, in part. p. 415. Si postono congetturare diversi erroi di teaser zone: io ho corteto in pit punti la punteggatura ('erano dei punti e virgo insostent bil » Liabate Denis-Lue Frayssinous (1765-1841), vescovo ttolare dErmopol (Capuso — cit. nota 20 <, p. 295 elenca Frayssinous e il vescovo d'Hermapols come si trattasse di due persone divers) "” Cr fi, pp. 415 e 414, A adon Abbondio» Veditore fa une nota spicgando che si ‘ratta del ecuré de Lecco () nel romanzo manzoniano, "Cir iv, pp. 417-418 (ercera al marchese de Corilis, 3 dée, 1827; sJe ne serais pas surprs qui fait employer ce gu’ Milan, da temps dela peste, on appelat les Monat pout Tenlever de la rue de Rivoli», p-417) e pp. 426-428 (lertera alla contessa de Sent, 19 dé, 1877: all est probable qui attendra Poavertare des Chambres pout quitter, oo plutde pour etre emporcé par les Monati de la politique, comme les pestfars de Milan», . 427; molto belle, per felcitt ¢ profondita di scrittura, le consderazioni su Villale del seguito di questa letera e di quella a Barrycr del 21 dicembre) 42 LUCA DADINI CONFALONTERI bondio»"? o afferma: «ce qui effraye tout le monde, les Abbondio compris, ...».!’ Eeco dunque la lettera di Louise Senfft, in data 12 dicembre: Que je vous remercie d'avoir si bien nommé Don Abbondio! Je vous attendais I, jamais portrait n’a été plus habilement tracé, et ce qui le rend plus piquant more inconsciously. L'hommage que vous rendez & Manzoni m'enchante, j'ai regu dernitrement 2 son sujet une lettre char- mante du Cte Xavier de M[aistre] qui se plaint des longueurs de Ia fami- ne et de la peste, Mais ces 2 tableaux me pargssent de tels chefs d’oeuvre ‘en eux-memes que je leur passe volontiers d’eclipser Renzo. Que j'admi- re vos progrés en italien! Que je voudrais lire avec vous le Dante que vous posséder. si parfaitement! Connaissez-vous Foscarini? C'est une fort belle tragédie, d'une tendance détestable, écrite avec une verve entrai- ante. TI faut aussi que je tache de vous envoyer Ipazia, poéme religieux et philosophique by my noble and learned friend Deodata Saluzzo Roe- ro. Il renferme de grandes beautés quoiqu’un peu diffus. En voila assez italien, «4 Nel frattempo la lettera del 30 novembre con Ia lode a Manzo- ni veniva a conoscenza del diretto interessato, proprio tramite Diodata Saluzzo: ed @ dell’11 gennaio 1828, come abbiamo visto, la risposta manzoniana da cui siamo partiti. Ma occorrera andare un po’ oltre nel tempo per vedere anche il seguito di questo scam- bio. Il 1 febbraio (ed @ lettera ignota ai manzonisti) Lamennais sctiveva al barone de Vitrolles: Si vous passez par Turin, vous verrez strement Ia famille De Senéf. 12 Nella lettera da Parigi del 2 dic. 1828 (Comespondance générale, cit, t.1V, pp, 507 308, in par. p. 507). Qui edan Abbondiow i nunzio potificio a Pag Lig’ Lambruschini 19 Ibid. ' Comespondance géuéae, ct. 1. TI, p. 700 (Appendice). Il resto di questa lettera 2 sfigurato dag erori dt traseriione. A parte interventi relativi a punceggiatura 0 gratia (aggiunta del corsive a amore» e 2 eIpazit; risoluzione del punto fermo in esclamativo dopo «parfaitements) ho corretto: «Rizo» in «Renzo»; rispetto al momento della lettu- ra dei Promessi sposi). Diciamo solo che vi si tratter8 di alcuni testi 'S Comespondance gintrle, cit. IX (Supplements inst), pp. 226-1, in part. p. 227 I volume @ uscito nel 1981 e dungue «rigre avrebbe potuto essere conoecut dalla d'Am- brosio Mazzotti, che invece I gnora (la letera precedentemente ere india, "© Comespondance née, cit. . TT, pp. 464 seg, in pat. p. 465. | ] y | i] 44 LUCA BADINI CONFALONIERE di_grande interesse ancora ignoti ai manzonisti.1” Il problema qui 2 che, anche rispetto ai testi gi noti (non tutti lo erano, in realta) che abbiamo appena presentato, l'interpretazione for- nita sinora dalla critica @ inaccettabile. Dice la d’Ambrosio Mazziotti in uno studio dell’ *82 in cui la confusione cronologi ca regna sovrana'® (e avendo a che fare con una figura che muta posizioni come Lamennais cid induce conseguenze gravi) che questo scambio di lettere sui Promessi sposi segna un mo- mento di particolare incontro tra Manzoni ¢ Lamennais perché quest'ultimo era ormai vicino a posizioni cattolico-liberali. Dice bensi anche che non era ancora arrivato a una loro aperta pro- fessione (come fara con I'«Avenim») ma sostanzialmente lo mette gia in tale luce avvicinando anzi Ia sua reazione a quella «di al- tsi autori del cattolicesimo liberale> come Lamartine 0 Monta- lembert. In questo poi In d’Ambrosio non si differenzia molto dallo studioso che I’ha preceduta, Marcello Capurso, che vede- va nel 1827 un anno di transizione (dalle posizioni dell’Essai a quelle dell’) in cui gid (e citava un brano di lettera 9 Che, d'Ambosio Mariotti (ct. nella nots segvente, 245: eNE sepplamo se Lamenmas neg aba sure abbis mai aso all score lombardo per quale evs ovatornd 1627 une con iva simpttan Te Cin, Ac M. 'Anmnosio Mazziorn, contre dis manconon, Brescia, Mor- celiann, 1982. St leg peri momento, come seven (me trem modo di dace tre prove, pi icine a Tat che cf rgoardano, cell iatendna df questo lars), {cso psp revo a uma letere di de Cards ¢ Manzoni «i ineressant, a! fing T'ahinre la pootione del Manson in gusto momento pertcslarmenr dito dll Stovin del catiolcesimo Tiber, To scambio @ ievere ce ep bbe nel 1832. con Blinond. de Carats” Quentin exe stato fs i scent det spirtualmente de Lemna chy fal La Chae: di Feneiea oe ipaedaanet pice laser del Papa e-seva fondto,instems ad all sepuet del bretone, un Eline, Lr rome ceopsome: eo st roponcrs a dlfondre quel pate dla dot {finn a Lamenas che nom cra cadata sotto fa condanne del Papa e ol rascoplire eo sn'a Grit delle question polsche, | sonsensie le simpave drat pt intellettal trian <'Europ, = Su coniio of Lamartne, Carats a vole anche al Manzoni Coe ois pr 128-9, Ora Caras inno lt sad ci tcolopa nel 1657 © fx ondingto Secerdote fel 1843, Quanto alencilie Ali’ vor € del 13 ogoto 1832 ‘entre la item ci de Caalts » Manzoni € dita 19 semnso 1832. La sRewe Europeenne> Gina pot fondate git nel settembre obo prima. in reas git da pnt reve ‘Eni appre che ln d Ambrosio Masts pena la Miro dal 1851: ¢ quest f'n gona con ile est conseuense, Cos seconde fa d'Ambroio, menos fut dll Fran por Talia el dicembre 1850 nese In ai aveebbeinconrato Ro Sin) cv stebbe rimasto fine alf'agoto, 1831 quando io re such med Lamennas invece fmase in Franca. In rel vag in Tesla cok pae alldere la d'Ambro St da posport dun anno c va donque dal dcembre 1631 agent 1852, quando iT'bvetone tater a" Monaco, dove fo ragianse Fencicee papal (quanto i Rowmi ni, Lamennai ebbe node incon nel vngio del gina 1828 di ut» di) i- D, SALUZZ0 TRA MANZONI E LAMENNAIS 45 del novembre °27) il bretone si schiererebbe per Ia liberti di stampa.!? Ora, che Lamennais vivesse un pitt o meno graduale proceso di cambiamento non si ha naturalmente alcuna difficolta ad am- mettere. Ma le sue stesse pubbliche posizioni e quelle del suo en- tourage (c, come vedremo, dei suoi ammiratori piemontesi) erano ¢ apparivano ancora, nel’27-'28, complessivamente reazionatie. Ca- purso sctive” che all’epoca della lettura dei Promessi sposi Lamen- nais aveva contro «non pochi vescovin citando a conferma un bra- no del «vescovo di Pignerol» (si tratta molto semplicemente del ve- scovo di Pinerolo Pietro Giuseppe Rey). Il fatto & che questo bra- no & del maggio 1829 ¢ Rey in esso si riferiva (senza averlo letto, € della cosa fart poi ammenda) al Des progrés de la Révolution et de a guerre contre l'Eglise, uscito nel febbraio di quell’anno. La lettu- ra dei Promessi sposi avviene invece a fine del ‘27. Anzi, nel giu- ano del 1828, tra gli ecclesiastici che festeggiano Lamennais a To- tino, c’8 proprio il Rey... Del resto basta prendere la recensione ai Promessi sposi che compare nell’aprile 1828 sul «Mémorial catholique» [la rivista Ia- mennaisiana presso la quale, come si visto, il bretone aveva chie- sto fosse inviato il romanzol a firma di O'Mahony e vi si legge un attacco al traduttore Rey-Dusseuil per aver aggiunto alla sua edi- zione «un discours préliminaire philosophico-libéral qu’on croirait étre fait avec des articles du Constitutionnel ou dont, au besoin, le Constitutionnel pourrait faire des articles».?" Su quanto sia poi significative, sempre in questa linea per niente cattolico-liberale, il gruppo torinese che fa da filtro a questo ® fe. M. Carurso, Ut momento nelle vite di Le Mennats: ettur det sPromess spo sis, eNoova Antologia», anno 85, fase. 1799, nov. 1950, pp. 278-296. Il brano epistolare ‘2 guestione, non cos nvoro,& ctato ap, 294 esi pudleggere ora in Conespondance le, it. TD, pp. 406-407 Gettera al de Senfit del 19 nov. 1827) Un momento dela ste di La Mennats, ct, p. 285 2 Clr. OT Mationy, Les fiancé. naduis par Rey-Dusseil,eMémorial Catholiques, 1X, avril 1828, pp. 264.273. Del resto O" Mahony rimarri costantemente reazionario {quando nel 1830: Lamennais chiuder® il «Mémorial Catholique» per iniziare TaAvenie» el inaugurerh a Friburgo vn altro giorale, con il de Bonald e il von Halle, dal titolo avaiable, nouveau Mémorial Catholique» su cul figura il motto ademaistriano» «Rel fio aroma scientarums («Amico d'Italia, il giomale torinese su cui ei fermeremo tra po fo, aveva oLa Religion est Feromate gui empéche la science de se corsompres, appunto dello verttore savoiardo)e che serra, in premessa, un duro attacco a Lamennaiseall’«A. ‘nie (el Invariales era gih stato titolo di un glomale ultrareaista degli anni svoluzi. all 46 LUCA BADINI CONFALONIERI rapporto epistolare tra Manzoni e Lamennais, ci si soffermer& pit avanti In realt’, a spiegare il pensiero di Lamennais all’epoca della lettura dei Promessi sposi, pitt che al Des progrés conviene rifarsi al De la religion dans ses rapports avec Vordre politique et civil, uscito in due volumi nel 1825 e nel 1826 (e prontamente tradotto in ita- liano), dove si esalta la supremazia della Chiesa sul potere civile e si esorta a un ritorno al medioevo.2? Nella lettera del 30 novembre 1827 alla rappresentazione manzoniana dei soprusi della feudalita & accostato in uguale condanna il sangue delle repubbliche italiane dal '300 al '500. Come dire che, se la feudalita aveva le sue colpe, Yordinamento repubblicano non aveva certo fatto meglio, E. alla conclusione, pessimista, relativa all'uomo e alla sua capacita di vi- vere in pace e giustizia, si contrappone proprio Pattaccamento alla Chiesa, anche come forza storica 3. Il gruppo torinese: Senfft, Cesare d'Azeglio, '«Amico d’ltalia» e la parte di Diodata Il gruppo torinese cui si @ alluso aveva un nome, «Amicizia cat- tolica», una rivista, l’«Amico d'Italia», un promotore, il marchese 2% Lo schema del ragionamento del bretone era de Ii stesso cos rassunto: «Point de pepe point d'Eglise, point d'Eglise point de christianisme, point de christianisine point de religion, au moins pour tout peuple qui fut chrétien, et par conséquent point de société (ele. Dele religion comsidere dans ex rapporsavee Vonde politique et cv, Pati, Lacheva. dite, 1825 ~ 1.16 1826~ I~ in part. Il, pp. 33-67) Leopera (cui la & Ambtosi, ». 114, sostitise il eof dl titolo ¢on soci ebbe proata tradizione italiana ad opera del omenicano genovese Tommaso Bula (Italia, sa. ma 1827: il prim vol. git Genova, Ate a, 1825), 2 La domanda inespressa di Lamennais, e che lo spingeri « mutare poszion, era a «questo punto: sapra il papato riprendere I'sardore» ele acostanzas di alloa nel nzitiva storia? e, sopratratt, quali forze possono esserli appoggio? Gil a questa dat, in via cconfidenzal, i Senfftsapevano che Lamennais aveva fort dubbi sell eguatezza del ge- iu ale exe del manent, Del vo leptin «pene anuron Fatt zone che del pensiero politico espresso nella lctera fa Capusso (lle pp. 292-293), inse rendola in mezzo ad altre ben pit tarde come tna dell LT aprile "29 al de Senft), Ridie la poi ~ nei termini emitii» in cui & fata ~ la conttapposizone, a p. 293, tra «motive iansenistico» in Manzoni e «motivo schiettamente cattlicos in Lamennais (a veda quel che dit, in concusione,riguardo alle analoghe tei di Goued). In teats Tarticolo 8 tutto informato a uno storicismo idealstico e a conness cliches (eritice delleastratismo ium nists, celebrazione dela storia come estoria della lbertds) che non si pit portati tanto facilmente a condividere, D. SALUZZO TRA MANZONI E LAMENNAIS 47 Cesare d’Azeglio.** Si deve a uno studio, ignorato fin qui sia dagli studiosi di Manzoni sia da quelli della Saluzzo, di Angiolo Gamba- x0 (Sulle orme del Lamennais in Italia) e in particolare al suo primo volume, del 1958, dedicato a If lamennesismo a Torino” un’ampia indagine su di esso e la precisa identificazione del suo carattere la- mennesiano, del Lamennais prima maniera, quello appunto che va dai Mélanges e dai tomi dell’ Essai fino al De la religion, Gambaro si sofferma a lungo sul soggiorno che Lamennais fece a Torino dal 4 giugno al 4 luglio del ’28, ospite, come abbiamo detto, dei Senfft. 1 fatto si lega strettamente al nostro discorso perché, una volta certa dell'arrivo del bretone, il 29 maggio, la Saluzzo sctisse subito 2 Manzoni invitandolo a Torino a quell’incontro: Viene a Torino L’Ab. de la Mennai; ed ho Vincarico [da parte del conte Senfft, come & dichiarato esplicitamente nella parte precedente della lettera) di pregar Lei, Ven.mo Sig.r mio, di venirlo a vedere qui fra noi, gid che I’Abate, né intendo perché, non vuol seguitare la via sin a ‘Milano: so benissimo ch’Ella non verrd, ma se mai perd accadesse, tal co- sa jo pitt di tutti bramerei saperlo; certo, o non lascierei Torino 0 vi ri- tornerei subito se vi si trovasse, anche per sole poche ore, Alessandro Manzoni, E quand! anche egli vi venisse per altri e non per me.2* E significativo che quando ha pubblicato per prima questa par- te della lettera (che non ha indicazione d’anno) la d’ Ambrosio Mazziotti si sia impelagata in un problema di datazione, propen- dendo infine per il 1830 (contro il 1829 proposto dall’indice dei cortispondenti della Braidense”?): a conoscere le biografie di La- % eAmicizia catolica» (1818-1828) aveva ripreso leredith dell'eAmicizia erstiana» 1780-1811), fondata a Torino dal gesita Diessbach e passata poi (1798) sotto la ditezio. ne delfabate Lanter fine alla soxpensione cui fu costette durante il governo napoleon, ‘Ne era segretario Cesare d’Azeglio, ondatore e compilatore principale della connessa tiv PcAmico d'Italia» (1822.29). Chr, a parte Papers del Gambaro che sista per ciate, Bona, Le «Amicizien. Societdsegretee rnacitaveligiosa (1770-1830), Torino, Depatazio. Subalpina di Storia Patria, 1962, * Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patra, 1958 2 La letters alla Braidense (Mana. B. XXVIL. 13), si cltaa nella taserzione di Tissoxt, Conidentzion, cit, pp. 167-168, in part. p. 167. ® all problema pit spinoso riguarda perd la datazione. La lttera porta una sola indi- cazione: Torino 29 maggio, Aleuniriferimenti ad una lettera della Saluzzo del 9 giugno 529 hanno indotto a datarla, approssimativamente, al 1829. Ma nel 1829 Lamennais era 2 Francia solo nel dicembre del 1830 part per Malia dove si trattenne fino all agosto 1851 (Vincontro con Resmini, per esempio, avvenne nel dicembre del 1830). Se sup poniamo che la letere dalla Saluzzo sia inwece del 1830 dovremmo ritenere che Lamen: as abbia progettato di vedere il Manzoni darante il suo rtorno de Roma in Francia. A 48 LUCA BADINE CONFALONIERI mennais, cui pure Pautrice fa esplicito riferimento, e magari lo stu- dio specifico di Gambaro, non potevano esserci dubbi nell’asse- gnarla al ’28.2% Manzoni a Torino non andd: ¢ basterebbe forse a spicgarlo la nota «riluttanza ... a muoversi» (d’Ambrosio) non si fosse tentati di aggiungere che lo scrittore lombardo (che pure anno preceden- te un viaggio ben pitt lungo Paveva fatto) era anche perfettamente conscio del clima ideologico in cui sarebbe capitato (non occorre dire quanto lontano da quello dell'«Antologia» del ginevrino Vieusseux...) e non aveva voglia né di sorridere a cose che non condivideva né di aprire polemiche. Oltre alla famiglia Senfft, a Cesare d'Azeglio ¢ ai suoi cugini Cesare e Diodata Saluzzo, ai quali tutti sara opportuno dedicare pit spazio, troviamo riuniti a festeggiare il bretone in questo soy giorno torinese (che era il suo secondo: era passato a Torino gid nel 1824), tra i laici, oltre a diplomatici come il barone von Dai- ser-Sylbach o il cavaliere d’Orly, i nobili de Maistre, Balbo, Bri- gnole Sale, Avogadto di Collobiano della Motta, Provana di Colle- «pesto puntos pone un alr interogtiv, concerns le rin pre Lamenna ron ‘alle recast a Milano. Potrebbero estere ragionipolitiche: abate non voleva ci recats, In tertaro austriace, essendlo noto come liberale ¢ riveluzionario; ma nel ritornare in Trancla noi sapplamo che eli siferma per un certo tempo a Venezia: quindi non aveva al ‘ins pregudiziale conto il Lombardo -Venezo. In eoncreto, cutto il progetto exposto dala Saluzyo gembra far parte din programma che pol si xealizzb in maniera del tuto diversa ‘Rimane V'potesiche la lettra sia del 1829 e che quid alluda a un progeto di viag tio di Lamennais in Piemonte, indipendente dal viaggio succesivo « Roma. Ma di questo Progetto non e'tracca aleuna nelle biografie di Lamennais» (A. M._ 0’ Avinosio Maz- Troe Incontie disid, eit, pp. 125-120). Der il viaggio dicembre 1830 = agosto 1831, ‘he # ana reinvensione ci quello dc, 1831 ~ agesto 1852, come per l'incontro con Rosmi- file, la mia nota 18, Si noti come lad’ Ambrosio indues proprio allerore, dal momento ‘he aimeno per quel che riguarda | dat relaii alla vita di Lamennas Iasi penserebbe si Sate" Edd por questo chest insste nelle estiche anche perche, da quando & uscit, il bro ‘Stra essdre dentato un panto fermo della bibliogratia manzoniana, quasi sesivise i vec edict nv bon it co) Rofin Con a epi ore ere Id {al precisione (il puntuale ¢spprofondito studios) in un saggio serio e informato della HRctantr Bono tltanzon ele space obile (per wsare un epresione da Iu applicate alpen iene) della Restawraione, in Poesia politia religone wel deceio 1812-22, Atti del co ‘eqno di Busto Arsisio 16-18 novembre 1984, a cura di U. Colombo, Milano-Busto Asi: SEETo8T, pp. 59-84, im part. p80). Ma chi serve € il primo a dover fare ammenda di “vergli dio hi stesso, nella recensione di cui alla nota seguente, credo eccesivo Rr Tm base a rapion! interne ai test dela Saluzzo in una mia recensione al volume del la Ambrosio (in aRivisa di storia e letteratura religose», XIX (1983), n. 3, pp. 302-7, in par. p. 307) escludevo rislutamente il 1830 e propendevo ~ tra i due anni precedenti 1m Rous peril 1829, Tissoniinvece (pabblicando nella sua integralth la lettera nel suo la Joro, che't coew ¢ indipendente da quello della Ambrosio) avevs scrtto che I'ann0 po Teva catere sia il 28 sia i'29» ma che riteneva eassai pit probabile» la prima possibilt, Ta prove con P'epprofondimenta del coté lamennaisiano ~ ora data . SALUZZO TRA MANZONI E LAMENNAIS 49 zno, Galeani Napione, del Carretto di Lesegno, Franchi di Pont ¢ ancora il medico Rossi, il traduttore della Storia della riforma del Cobbett de Bayer, il giovane letterato Parma; tra gli ecclesiastici, 2 parte Vincaricato d'affari della Santa Sede, il futuro cardinale monsignor Tosti (in ruolo di osservatore, ma in realta critico con- ro questi «tiscaldati liguoristi), il vescovo Rey (cui gia si @ accen- nato), il padre Lanteti, Bossi, i gesuiti Rothaan, Grassi e Manera ¢ 4] francescano padre Benigno di Vallebuona.”” Erano uomini la pitt parte convinti della subordinazione del potere civile a quello eccle- iastico (ed & pet questo che proprio ai primi di giugno il re aveva chiesto e ottenuto lo scioglimento dell’«Amicizian: I’«Amico d’Ita- lia» continuera, invece, per ancora un anno), epperd monarchici ossequiosi. La presenza tra loro di gesuiti non & casuale, Nel cam- po della teologia morale ad esempio, non solo un Lanteri spiccava per le sue battaglie in favore del probabilismo, ma un Brignole Sa- fe, come capo del Magistrato della Riforma, si segnalera nel 1829 per un colpo di mano contro i! probabiliorista Dettori, privato di punto in bianco della cattedra (a Milano, dove fu costetto a ripara- » Cle. A. Gasmato, Sulle ome del Lamennais, pp. 130-1. Per Prospero Balbo, mini sero di Sato e presidente dell Accademia delle Scienze, copnato di Cesare d’Azeglioe fin {801 teat pastor della Dora con Cesate e Diodata Saluzz0 (un uomo certo non tiduc: la misura reazionaria dell Amicizia eattolica) cfr, ora lampia monografia di G. P. ‘magrani. Appartenent alla disciolta Amicziaeattolica erano invece Rodolphe de Mi Gt primogenito di Joseph, Gian Carlo Brigncle Sale e Luigi Provana, cos) come Emi 0 Avogadrg era fedele szociato al «Mémoral catholique». Giovanni Francesco Gales i Napione e Giuseppe Franchi di Pont (present entrambi, con il fratello Cesare, nel ser poctico organizvato da Diodata In morte di Carlota Melania Duck Alfert, Pama, 1807) fo claro dlwAnico Ten twine, ga redaare dls osc i Scant vi pubblicd sopratttto recension’ (val. IV, 1823, pp. 204-209 e 285-293; vol. V, 524, pp. 150-138 e 273-290; vl. XIL, 1827, pp. 248-262), Giuseppe Franchi (autore an un sonetto in lode di Diodata nel Acclamesione fossanese del 1797) Vode Alba det ‘Resamecione (vol. Ill, 1823, pp. 165-269). Sul padre Francesco Manetatornerd inal ‘ivoro. si vucl solo fermare qui che nella sua lettera a Manzoni del 29 dicembre 1827 ¢'® probabileriferimento anche ala letera di Lamennais del novembre da cui siamo parti- onde mi contenterd di rllegrarmi meco stesso, che ttt i veri sapientie tute Te an ‘ve buone dentro.e fuori d'Italia amino © apprezzino V'aninea benedete dt Manzoni (Car cape dt Alesamdio Manzoni, a cura dG. Sforza € G. Gallavresi, Milano, Hoepli, 1912 ¢ 531, vo: Tl, pp. 378-379, in putt p. 378. Lesprestione, sotcolineata dao sesso Mane~ ~rimanda in primo laogo alla relazione, apparsa sulla «Gazzetta torinese, dela lerione Suugutale per Panno 1827-28 del corso’ di eloguenza all Universith tenuta appunto dal ‘anera, in cui s1affeontava argomento della egran lite» tra Classict © Romantcie lost ‘olveva palando «delle scitare di quella benedetta anima di Alessandro Manzoni). Per ‘momento si vedas i lui [P. Pani, Un aoico del Manzoni: Francesco Manera S.1. ~ Con ier inedie, «vith Cattolica», ano 86, 1935, pp. 372-390, che perd tace sui rapport, ‘Sade sin sia epstolar, del gesuita con Lamennals. er ensenr reer erire tec cevrner nen ence cnn 50 LUCA BADINE CONFALONTERT re, fu presentato dal Manno proprio a Manzoni, con parole signifi- cative).2° Lrospite di Lamennais, il conte Ludwig Senfft von Pilsach, gia allievo di Kant all'universita di Kénisberg, s’era convertito a Pari- gi dal luteranesimo dietro influenza congiunta di un Lamennais, din de Bonald e di un Frayssinous e aveva subito pensato bene Aimpegnarsi attivamente, nella capitale francese, in seno alla «Congrégation» del gesuita padre Ronsin, di cui era stato nomina- to anche prefetto.’' Naturale che, nominato il 1 febbraio 1826 a Torino quale ministro d’Austria presso la corte sarda, stringesse subito amicizia con il d’ Azeglio ¢ si inserisse nell’affine gruppo di <«Amicizia cattolica». Occorre solamente rileggere le lettere manzo- niane al Tosi dal secondo soggiorno parigino, con gli accenni alla questione protestante, a Lamennais, ai gesuiti e a Frayssinous per rendersi subiro conto, in controluce, del senso di queste posizioni della loro distanza da quelle del lombardo.** Il marchese Cesare d’Azeglio, padre di Roberto e Massimo ma anche del gi2 allora gesuita Luigi,** amicissimo di Joseph de Mai- stre (morto nel ’21) ¢ ora legato tra gli altri al figlio Rodolphe, era da tempo impegnato a piene forze nella sua linea di austero ¢ tena- ce tradizionalismo teocratico ¢ legittimista, tanto da organizzare (a © Ip lettera del 24 aprile 1830: «E questo il professore tealogo Dettori ui grande ¢ forte ingegno,¢le cui vieendeticardang in qualche manieri il tempo degli scrittri i pid last di Porto Reale». 1 brane - non sfuggto al Ruffin (Le vite relia di Alesandro ‘Manzoni, I, p. 193) ~silegge in Cartewio di Alesandro Manzoni, cit, I, pp. 609-10. “Attivati dal desiderio di eonoscere questa clebrth ma ertici nei soi confront incon. trano in quel givgno torinese Lamennais sia una personalith vicina ideologicamente al truppo indicate come Antonio Rosmini (socio corrspoadente dell Amiciia catolca, in [Ssiduo rapporto epistolare con il d’Azeglio dal 1821) sia una come si pub inture git mol te lontana come Gioberti (che nel Gesuite moder ricordera le bataglie del Dettori con tro Tetnfame probabilstarum pecuse). Comune ad entrambi &, con procedure divers, I's futa ma cortese critica al parslogismi della teoria lamennaisiana del senso comane € Ia Sorte di non essere degnati di grande artenzione da parte del riticto. 5 Per pi estese noize sul de Senffte sulla sua famiglia cfr. A. Gastaano, Sulle or ‘me del Lanerais, Pp. 61-62 e nota 177 ap. 62. 22 Cr le letere al Tost 1 dic, 1819 ¢ 7 aprile 1820 nell'ed, Aret cit. 1, pp. 188 190 e 205.208. 39 Su Roberto 'Azeglio, il figlio primogenito, implieato net moti del ‘21 e molto le ‘gto alla Saluzza, cfr. N. Naot, Roberto d'Azegio. 11790-1846), Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1963. Nessuna letira di Massimo, tra quelle che si pos- sono leggere ora nel primo volume della monamentale ed. dell Epistolario acura di G. Vi. fogeux (Torino, Centro Studi Piemontesi, 1987), interessa invece direttamente la poete. sa, Un quadro del ativta del padre Lui pud aversi dal Carteggio del padre Lagi Taparelt 'Azegfio, Torino, 1932, che dispone anche di un'accurata bibliografs, cura del p. Ple- tno Pir, alle pp. 25-36, 1 : . SALUZZO TRA MANZONI E LAMENNAIS 51 parte le riunioni degli «Amici» il giovedi sera) ritrovi domenicali di iversitari a casa sua cui propinava lettura e commento di de Bo- ld o von Haller (quest’ultimo un po’ troppo leggero, a suo avvi- , nel dire che i protestanti, se in buona fede, si potevano salva- e: era possibile, oggi, essere in buona fede e protestanti?).* Della rivista da lui fondata e diretta, P«Amico d'Italia» (che ¢ dal 1822 al 1829, per complessivi sedici volumi) possiamo ti- cordare, con il pensiero a Manzoni, la tenace battaglia contro le cuole lancasteriane (che lo scrittore lombardo invece approvava, isgustato dagli attacchi del Lamennais dei Mélanges:** ora Amici- ia cattolica pensb bene di ristampare a sue spese a Torino proprio i Mélanges*) e la posizione in campo letterario. Cesare d’Azeglio aveva subito cercato, per dare smalto al suo siomnale, di chiamarvi Manzoni come collaboratore (con lettera del 28 settembre 1820 che non ebbe, evidentemente, risposta positi- ») ed era naturalmente sensibile all’llustre campione dell’apolo- va getica ¢ della letteratura cattolica in Italia (Amicizia cattolica pub- Dlicd a sua cura nel ’24 a Torino e nel '26 a Roma le Osservazioni lla morale cattolica®® mentre !'«Amico ¢'Italia» aveva pubblicato <1 1823, all’insaputa dell'autore, la Pentecoste,® ¢ nel 1825 un siudizio elogiativo, dovuto al d’Azeglio, del Manzoni lirico ¢ tragi- * Si trattava in gran parte di exallievi del figlio padre Luigi Taparell,rettore del el Cole i Novara (guste nin! cl, Cambazo po, 3031 © ota 84a p31) Soll figura di Cesare d’Azegio clr. Gambaro, pp. 31-34 le indicazioni bibliografche al 2 nota 86, pp. 31-52. Ad esse si aggiunga almeno C. Bona, Le «Amiciien, cit. e N.Na- a, Roberto d'Azelio, it. 1, cap. 1, $1. 2 Cr. Ia lettera da Pasig al marchese Visconti d’Aragons del 6 aprile 1820 (ed si, tI, pp. 201-202), Sullessere Manzoni echoqué et méme révolté dalla lettura dei clues (don solo pet Ia polemiea antilaneasteriana ~ coosegnata soprattuto al'aticolo De I ication du peuple ~ ta anche almeno per larstampa in esi delle Réflvions sur ‘32 de Eghse) cf. Ia letera di Enrchetta al Tesi del 6 ottobre 1819 (E. Maszowt BLow- et, Letee Jigar, a cura di G. Bact, Bologna, Cappelli, 1974, pp. 227-231, in part 329). Lamennais si schier® peraliro contro Veducazione Iaiea anche nel primo volume De le religion (Gi cui alla nota 22), annunciato con ledi sullsAmicos, vl. VIL, 1825, 2421 % Turin, par Alliana et Paravia, 1825 (Ledione ® in due volumi, non te come vole 3 Zadei nel suo Liabate Lamemnais¢ gi italiani del suo tempo, Torino, Piero Gobet, 25, p. 269, nota 9), 3 La letteras legge nel Carteggo, I, p. 491. Che la risposta non fose stata postiva xguisce poi dalla lettera dello stesso d’Azeglio a Manzoni del 12 agosto 1823 (i, I, % Torino, Bianco, 1824 (parallelamente 'opera era Todata dal 'Azeglio nell «Amico alia, V, 1824, p. 21) e Roma, Poggieli, 1826 (con la dicharazione su frontespzio: snpata a spese del Amiciciacafoic, da distribuitsi gratis) % Amico dItaliay, IV, 1824, pp. 42-44 32, LUCA BADINT CONFALONTERI co). Cid non toglie che in tre articoli del ’25 a sua firma‘? il mar- chese si schieri (senza mai fare riferimento alla lettera ricevuta dal lombardo nel ’23) contro gli eccessi del romanticismo (riducendo cio? soprattutto il romanticismo ad «eccessiv) e, in particolare, contro chi ne esaltava senza riserva il carattere cristiano. In buona parte Pautore, che non vede favorevolmente i romanzi (pecchereb- bero di eccesso nel rappresentare passioni anche in sé lecite: i Pro- ‘messi sposi, anche se proprio su questo punto potevano acconten- tarlo, non saranno annunciati né tanto meno recensiti sull’«Ami- co») riporta infatti ancora il romanticismo alla «fregola di far col- po, di dir cose non mai dette»*? con quegli esiti di stravaganza da cui Manzoni come si sa si era nella lettera dissociato (dubitando che qualcuno avesse mai sostenuto esplicitamente in Italia una poetica consimile*). Appoggiandosi poi ad un articolo del Mémo- rial (che era di ©’ Mahony) il marchese sostiene che lo spirito di liberti del romanticismo poteva essere pericolosamente parente con Ia liberta politica e il protestantesimo:“ e questo @ evidente- mente il punto cui assegna pit importanza. Nonostante abbia sot- tomano la lucida requisitoria del letterato lombardo d’Azeglio cer- ca insomma di ritornare, magari fatto pit attento, agli stessi vee- chi luoghi polemici di cui Paltzo aveva fatto risolutamente piazza pulita Riguardo alle aregole», per esempio, dice che non vede motivo di volersi sottrarre ad esse se dettate da esigenze razionali, cono- scenza dell’animo umano, esperienza*® quando Manzoni gli aveva proprio scritto che i romantici, nella parte negativa del loro siste- © bi, VII, 1825, p. 133. © Romentciona, ivi, VIL, 1825, pp. 249-270, e VIII, 1825, pp. 85-101 e pp. 129. 4. * vol. VII, 1825, p. 85, © A, Maan, Seritilngustci¢ lenterari (vol. V di Tate le opere nella eollana dei «Classici Mondadors, «II, a cura di C. Rieardi eB. M. Travi, Milano, 1991, p. 254 “Cir, ie, VITL, 1825, pp. 130-131. L'articla di O” Mahony, nel «Mémoral catho liques del febbaaio di quello stesso 1825 (pp. 125-36), si intivolava Réfleions au sje d'un ‘pose romantigue e raeva spunto da Eloa ou la socur ds anges Alfred de Vigny. Gi ‘una breve nota vscita el 1824 d’Azeglio preannunziava{ suoi futur intervent! dicendo si vi&taluno che noiato dalle favole gentilesche e dell'Imene e dello Zell ono personaggl abbligati nelle poesie clasiche, erede perc pit che evista ‘oil romanticism: ditch ne quid nimis; ma sara meglio parlane alrove, che in una nota» (Amico d'Itliae, VI, 1824, p. 283: e viene da pensare, ma non & pit che wna coineiden. 2a, ak egslantuorini del ne quid nimis» di Promess sposi, XID. 4 eAmicoo, vol. VIM, 1825, p. 132. . SALUZZ0 ‘TRA MANZONI E LAMENNAIS 33 ma, tendevano ad escludere «le regole fondate su fatti speciali ¢ non su principi generali, su Pautorita dei retori e non sul ragiona- mento».® Ma Patteggiamento del marchese piemontese & in realt’a ben evidente sin dal titolo del suo intervento, Romanticismo, se solo si ricorda come Manzoni, nel finale della lettera, dopo aver concluso che «In tutta la guerra del romanticismo, non @ ... morta che Ia parola», avesse esplicitamente dichiarato: «Cessi che a nes- suno venga in mente di risuscitarla; sarebbe un rinnovare la guer- ra, e forse un far danno all’idea, che senza nome, vive e cresce con bastante tranquillitin.4” Che idea, con o senza nome, vivesse ¢ crescesse doveva convenire peraltro un po’ contradditoriamente lo stesso d’Azeglio che, ritornando infine a cid che pit gli stava a cuore, scriveva che importante era in ogni modo che fosse esclu- so, da queste nuove composizioni, «ogni miscuglio con Dio, coi Santi, colle cose religiose» e insomma il pericolo d’introdurre mu- tazioni in cid che era rivelato.** Se ci siamo soffermati qualche tempo su queste pagine non & soltanto perché illuminano bene la posizione sul romanticismo di tun personaggio chiave del gruppo che andiamo descrivendo ma an- che perché il tramite della Saluzzo 2, anche in questo caso, fonda- mentale. Si ricordi, dal cofé manzoniano, non solo il ruolo strategi- co che nella sua lettera vi fa la citazione della Saluzzo (V'aillustre sua amica, la quale fu dei pochissimi che col fatto antivennero le teorie»)® ma anche il poscritto ad una del 30 luglio 1824 alla poe- tessa piemontese: «Ardisco pregarla di ricordarmi al signor Mar- chese d’Azeglio, il quale, spero, mi avs’ perdonata la noia ch’io gli “© A. Manos, Sert linguistic e teuerr, ct, t. IIL, pp. 225-226, Si nti che tuto & in reath dei ew: elt, da un lato Defle Romanticomachio, dni qnatra (Torino, Domenico Pane, 1818) di Otcavio Faller di Barolo (aoa per niente legato si nostei d'Azepio e Sa luzzo: di quest ultima anzi era cugino) e dalPalto la replica del «( qeliatare> (a. 17, 29, ‘ottobre 1818), dovuta al Berchet (dove si danno al Falleti alcune «notize letterate, delle ‘quali, quantasque vecchiete, abbiame veduto nella Romnticomachia essere egl ignaro alfaion e una di esse & che romantic} non rieuarono mai di sottostare alle rpole stab lice dalla natura e dalla raiones: ct. ed, V, Branca, Firenze, Le Monaier, 1948, vol. [, pp. 269.272, in part. p. 272), 7 di, p,255, * Cir, eAmicos, vol VIII, 1825, pp. 136-137. Gia nella Ietera del 12 agosto 1823 che diede oceasione @ quella maizoniana sul romanticismo il d’Azoglio aveva sritto alle ferato lombardo:«., io non son letterato,n& perd ardisco meter bocca, a comporre,o dif finirtenta lite. Nella mia oseurta godo il belo dove lo trove, e ritomand a quch che le hh detto da principio, mi prosta, dove trovozeligione ed ingegnoe (Catesia di Alero ‘Mazon, cit, vol. T, pp. 97-100, in pat, p. 9). “© Sort linguist e deter, ct, TM, p. 230 34 LUCA BADINT CONFALONTERI diedi con una indiscretissima tiritera»® dove non & certo casuale Pevocazione (e quasi Pindiretta autorizzazione alla lettura) di uno sctitto che Manzoni voleva peraltro rimanesse «privato».*! Dal co- 18 di d’Azeglio (che certo di romanticismo aveva discusso con la poetessa) si pensi alla recensione all’Ipazia che esce sull’«Amico», , pitt ancora, al fatto che le rivista aveva affidato, nel numero precedente (i! primo del 27), Pultima parola sulla dibattuta que- stione proprio a un lavoro della Saluzzo, e dedicato a Manzoni, Pode La nuova poesia. Ma veniamo allora a Diodata. Cugina del d’Azeglio (si ricordi no le accademie poetico-teatrali giovanili con lui ¢ Ia sorella Enri- chetta ~ amica carissima del resto della poetessa, e moglie poi di Prospero Balbo® — la Saluzzo aveva partecipato con scritti poetici git all'«Ape, gazzetta degli amici eristianin, di cui il marchese pie- montese era stato redattore principale dal 1803 al 1806 a Firenze, dove era emigrato in seguito all’annessione del Piemonte alla Fran- cia (nel 1806 un decreto napoleonico lo aveva perd costretto, sotto pena della confisca dei beni, a tornare in patria). Ea Cesare d’A- zeglio sono dedicati, nel primo volume dei Versi ("edizione del 16), un sonetto (per la morte della figlia Metilde) e una canzone 5 Lettre, ct, I, pp. 365-366, in pat. p. 366 5! Ma comungue circolante. Anche il padre Manera (per eu eft, nota 29), in una let tera a Manzoni databile ra fin ottobre ei primi di novembre 1829, accenna all aver letta in Torino la Lette sud Romantciono: «Mi ricordo d'aver lets in Torino una sua lungs sima lettera intorno al Romanticismo scrtta al marchese d'Avegi in cul tovansi cose belissime e verissime, ma dette aleune volte in modo da date pit iberts di quel che aon si vorreble da leis (edita parzialmente in [P. Pun], Un amico del Manzoni ct. pp. 37% 381, in part. p. 381) Tn reat, alia delle tesi express a proposito di classcisno ¢ romanticismo (na scoste in vest llegorche non sempre felicie perspcue ma centrate comungue sll idea di fondo che wi nom! alternansi, estro non mute) I testo mi pare soprattatto sigificativo petché, singolarmente e quasi profeticamente, alla vgilia delluscita dei Promes spose ell'pazia, Pautrice git vi si rlconosce sconfitta ¢ abbandonata dalla poesia a lavore del poeta lombardo. 55 Alla memoria di Envichetia Taparelli Balbo sono dedicate stanze,sonett, un'ana creontiea € una canzone a Prospero Balbo (cfr la raccolta Momoriae Henricettse Tapart ‘ae Prosperi Babi nxors womumentum, Torino, Soffit, 1792, pp. 110-131, Verd, Torino, Soffit, 1796 poi Morano, 1797, I pp. 1429, 63-67 e II, pp. 99-69; Vers, Torino, Pom ba, 1816, 1, pp. 29-31, 1237129 elit, pp. 33:72), 5 Prima di collaborare all'«Amico» avevano gi collaborata al'«Aper, oltre alla Sa luzzo e 2 Gian Francesco Galeani Napione (di cui si & git detto), Luigi Fiaehi (Casio) Cesare Lucchesini. Di Diodata & un soneto A Maria Versae (anno IIL, n, VIII, 31 marco 1806, p. 388) raccolio subito nel facicoletto Senet delle N.D. Dindata Saluczo Roero se nti nell’ Ape, ¢ nel Diario Cattlic, Firenze, 5. tna Domenico Ciardett), 1806 © poi in Veni, 1816, 1, p83. . SALUZZO TRA MANZONI & LAMENNAIS. 35 per la morte della figlia Melania).* Si pud ben immaginare dun- come nell’ Amicizia cattolica ¢ nell’«Amico d'Italia» Diodata e 320 fratello Cesare® si sentissero a casa loro..7 Si potrebbe a tutta prima credere, ciononostante, a una posi zione un po’ defilata dal punto di vista ideologico, se & vero che i Joro interventi sono costituiti da poesie e non da saggi d’argom zo storico-politico 0 filosofico-religioso. Tantopit: che se nella ri si incontrano due sonetti impegnati ideologicamente come guelli Al filosofismo di Viotti® tali non paiono a tutta prima que- Veni, Torino, Pomba, 1816, vol. Ip. 88 ¢ pp. 221-226 (el. anche vl. IV, pp. 7230, Nate rn gr ad lia Le oe, nee, come canons ita © pubblicata in opuscolo er Ia morte i Melania (1807), A pare i numerost sical gids accennatoydedat ala memoria dla sorella di Cesare, Enrcheta st Scone gl rcordare due epocmeti» compres nel vl, Il « dedicat alla mogle del dA io, Cratina Morr, in oxaione dlla apposta morte di esate e, po, del so itor Spf. 109-139; gk fo Ver 1797, I, pp. 105117 e 132-14) © Su di lui mando ai favor elencti in Tissoni, p. 175, nota 14: trades di fon- csontle iferimento il vlume di Porse sce, Petal, Chianore, 1837 acura dP. A. Das, che spore anche, ole a lettered petsonaga taste direte al Sakzzo, un ese SS importante sggo boprafce dovto al cxatore- 5 Proprio a Dodata del resto, in una lettera senza data conservata al Archivio Ma ‘8 Bapnele Piemontey i Atego si cofidava con malta scictcrza sui problemi i evita eA Amico volo sapete se ali i jstano, Exiandioeolor che me ne avn ‘Ec intenione, see son tat raion o pretest a fost e petehe non potest dub ia non volando occa drandarescoprendo che gt extacl sno sltanto al lavora ‘nu Fnche non mi suta adungue dal concorde avviso deg Amici mick vei, che & a silat prelata, stg in questo propose la fatiea © dopiacer ela dersione an = saranno toltu,quaiora tin sola persona posta trovare sngannoo ritgno dal ma- ‘gu’ fol bean &traseita in NADA, Roberto d’Azegia, ct, p. 146, nota 2). Ce- <2 Suze tesecito anche tle «Memorie» modenesi an perodiea come ssa di malo- SEE Hemtament) pubblico sll’«Amicow otto sonett (ol IL, 1823, pp. 104, 147, 263, 2 56e wl V, 1824, pp, 9493. 127, erarpoment religso jp recent, gusto pat {c-sepolerle it alt, Dioata il plietro La pevisoa dl Sant Orpici il, 1823, op. I ‘Tsoneito Ai padre Assert (IV, 1823, p. 386) le womanze Cinela (V, 1824, pp. 146 i), le de empl (VT, 1824, pp. 185-191) e Line (XV, 1823, pp. 5135: un belt So, in setenatistanzoniann); Fepicedio fa morte di Vincenzo Monti (XIV, 1828, 31210 Fe sora, Lots po (ly 1827, op. 772.6 ene A Alessandro Manzoni»). E da ritoceare dunque @ questo riguardo la fondamentale ricerca di sl che, avendo auto tale man, dele pose posterior all eione del 1816, soprat- nga [rccoet 0 stati (present evidentemente alla Biblioteca Malingri) ne ha ech no posh verde eat ome de alr ino io bry n Site che una umbratle ita spoprafienalfdsta a4 paca i iitatatiarora, desta Cola soltanto.o qui tra! famiglia eg amici dela noble consorteria (Consider jut Dnata Salus, cit, 148), Non che eAtsco» Fosse rvs di co larga dil “he, mat certo cove divers aver pubbliato su eso In opuscol fin dl inzo in ieee pratt ple fa no, come ul eran, reams le ¢ orale del grppo dea ert espresione Uo soalie sopra frnto pemette inked in re i vegeste forte Galo steno Tisson lle pp. 184-183, note 37) * Lsoneti sono a fiema «G, M. Vin. Lstibinione a Giovanni Batista Vioti cen sore dell Universita i Torino, & di Gambaro, p87 56 LUCA BADINI CONFALONTERT ste poesie di Diodata e Cesare, Ma si rischierebbe cosi di dimenti- care quanto l'ambizione storico-politica ¢ filosofico-religiosa animi in realt’ opera della Saluzzo, pure rigorosamente limitata alla produzione artistica. Si pensi all Ipazia (e, per cominciare, gid alle dichiarazioni della prefazione™). Ma si legga poi a conferma pro- prio la recensione al poema che compare sull’«Amico», tra Lettres vendéennes ¢ lodi al capodopera di Lamennais, tra fitte citazioni demaistriane ¢ articoli del ] non riuscirebbero nuove né disaggradevoli e i emolti letto- ri» che non essendo «in una simile disposizione» ne sarebbero stati offesi.®” Manzoni la sapeva evidentemente lunga su come Ia pensa- © La lettera manzoniana si legge in Letere, cit, Cir. 1 $5 34 e 35, pp. 231 e 253 delle. citaa © Cir. la prefazione alled, 1829, pp. xxixxa, dove, dopo aver chiamato il proprio lavoro geneticamente escrito», aurice lo definisce eromanzo in vers; non epopea> prec sando pol come esto sa privo di «meravigliso» sia pagano sia eristang (un punto, que sukimo, che ben accordava con le idee le preoceupazioni di Cesare d’Azeplio} 6 La lectera&edita in Tisoni, pp. 166-167 © Cie. Lettre, et ,p. 451. Lattuae cuatrce della Letera sul Romanticismo nella ch tata edizione dei «Classied Mondadori tiene (eyuendo in reals il non ctato Avieti, nota fe,» 924) che questa letiera manzoniana sia svolta a negare il consenso alla pubblicazio- pp. 447-450. oo a a 58 LUCA BADINE CONFALONIERT va d’Azeglio ¢ su quali erano gli orientamenti complessivi della r- Vista (in realta il marchese piemontese, fatte salve ~ come lo erano nel poema della Saluzzo - «Religione © Legittimiti» sul resto era fanche disposto a transigere). Ma quello che & notevole & che la poetessa sia come «staccata> dal suo pitt immediato contesto © an- hessa, individualmente, a pit progredito clima. ‘Oui dobbiamo allargare il discorso. Non era la prima volta, in- fatti, che cid accadeva. Qualcosa di simile era git avvenuto, come sisa, col di Breme del Discorso intorio all'ingiustizia di alcuni giudi- letterari italiani In realta la Saluzzo del 1816, mentre volev: Fimanere in una strategica situazione super partes per quel che guardava la posizione letteraria (con qualche dose di voluta ambi- uit i che fece buon viso alla non cercata réclame bremiana, sal So, per riequilibrare la bilancia, suggerire a quanto pare in quello stesso anno sul «Giornale di Firenze» che essa era frutto di esover- thio zelon e che «Ella non aveva mai preteso di darsi per modello ailTealia»®) dal coté ideologico era fin d'allora su posizioni ben ontane da quelle (pur variate al loro interno) del gruppo romanti- co lombardo. Di recente si @ tornati a rievocare la vicenda della pubblicazione, da parte della Saluzzo, di due novelle, Gaspara Stampa nel 1818 e I! castello di Binasco nel 1819, rispettivamente sillo «Spettatore» e sul «Ricoglitores, mentre un di Breme Ia rim- proverava (per la prima) e diffidava (per la seconda) di affidarst al Eisprezzato Bertolotti (Peditore appunto dei due giornali) invitan- dola alla scelta del «.”* E non molto tempo dopo, a Diodata «che aveva pregato Roberto di recarsi da lei per farvi delle letture> sempre Costanza comunicava (riferiamo la lettera secondo il resoconto del maggiore studioso di Roberto ‘€ Mina), si lesge in Poesie postume, cit, pp. 6-99. Due giorni dopo la sua stesura fu invita 2 Manzoni in copia manoscita, con lettera del 22 gennaia 1831 (eita in Tssoni, pp. 170- im, 7 La letera di Santarosa, sepuente ai fatti del "21, si legge in A. Cotoxmo, Nel pr- ‘mo centenario delle morte di Santore di Santarsa, oll Risergimento Italiano», XVIII, 1925, Pp. 385-456, in part. pp. 436-46, 7% TH paso, da una lettera del 16 settembre 1816 ora all’Archivio Malingr di Bagno. lo Piemonte, si legge in NaDA, Roberta d’Azeslo cit, p. 143, 62 LUCA BADINI CONFALONIERE d’Azeglio, Narciso Nada) «che egli vi si sarebbe recato se proprio Diodata avesse insistito, ma che avrebbe preferito astenersene per non dover incontrare persone con le quali aveva troncato ogni rap- porto in occasioni poco piacevoli per tutti, ossia durante i moti del ’21».77 Ciononostante non pare che si possa dire che a queste aperture nei suoi confronti ~ che erano poi attestazioni di rispetto e fiducia per le sue doti intellettuali ¢ umane ~ sia mai corrisposta da parte della Saluzzo la benché minima concessione ideologica. Basti ricor- dare ~ ¢ cid chiarisce subito la posizione rispetto a un Santarosa e aun Roberto d’Azeglio ma anche al Manzoni di Marzo 18217 ~ la netta presa di posizione relativa ai moti del ’21, in perfetta coinci- denza con il giudizio che ne aveva dato d’Azeglio padre,” nell’ode La fedelta al Re, dedicata a onore del reggimento di stanza a Nizza che aveva mantenuto in tale occasione un fermo atteggiamento lea- lista.® ‘Altro discorso invece va fatto, naturalmente, per le concessioni nel campo della poetica romantica: che la Saluzzo fosse disposta a farne suoi molti punti non fa che dar ragione al di Breme prima ci- tato, quando opponeva gli apprezzamenti solo

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