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IL CITOSCHELETRO

Il citosol delle cellule eucariote è’ di consistenza gelatinosa, in cui erano sospesi il nucleo e gli organelli, parte di questa
struttura è’ formata dal citoscheletro, una complessa rete di filamenti e tubuli interconnessi che si estende per tutto il
citosol, dal nucleo alla superficie interno della membrana plasmatica; il ruolo del citoscheletro è’ quello di fornire una
struttura architettonica alle funzioni cellulari, conferire un elevato livello dii organizzazione interna alle cellule e consente
loro di assumere e mantenere una forma complessa, altrimenti non ottenibile, inoltre svolge un ruolo fondamentale nei
processi di movimento e di divisione cellulare e sposta attivamente gli organelli collegati alle membrane all’interno del
citosol. Una caratteristica fondamentale del citoscheletro è’ la sua modularità’, vale a dire un numero ridotto di elementi
citoscheletrici vengono impiegati in posizioni diverse e disposti in modi differenti per soddisfare le esigenze di una
particolare struttura cellulare (simile allo scheletro umano).
LE CELLULE EUCARIOTE HANNO TRE TIPI PRINCIPALI DI ELEMENTI CITOSCHELETRICI
I tre principali elementi strutturali del citoscheletro nelle cellule eucariote sono i microtubuli, i microfilamenti e i
filamenti intermedi (tecnica di microscopia a immunofluorescenza per localizzare proteine specifiche), ognuno di questi
è’ formato dalla polimerizzazione di un tipo diverso di subunità’ proteiche. I microtubuli sono composti dalla proteina
tubulina, i microfilamenti sono polimeri dell’actina e i filamenti intermedi sono formati da subunità’ diverse a seconda del
tipo cellulare. Queste proteine accessorie determinano le differenze strutturali e funzionali delle reti del citoscheletro; Le
cellule eucariote contengono altre reti di polimeri noti come septine, che sono identificate come “il quarto citoscheletro” e
sono strettamente associate all’anello contrattile, una struttura coinvolta nella strozzatura delle cellule figlie che porta alla
divisione cellulare.
IL CITOSCHELETRO È ASSEMBLATO E DISASSEMBLATO IN MODO DINAMICO
Il citoscheletro è’ conosciuto per il suo ruolo nella motilità’ cellulare: i microfilamenti sono componenti essenziali delle
miofibrille, mentre i microtubuli sono elementi strutturali delle ciglia e dei flagelli (tecnica della microscopia a
fluorescenza, videomicroscopia digitale e microscopia elettronica).
I MICROTUBULI
I microtubuli sono gli elementi più’ grossi del citoscheletro, funzionano in una vasta gamma di processi cellulare il cui
tema comune è’ il movimento; si possono classificare in due gruppi, che differiscono sia per il grado di organizzazione sia
per la stabilità’ strutturale: il primo gruppo è’ costituito dalla rete dei microtubuli citoplasmatici (responsabili di una
varietà di funzione cellulari = costituiscono i fusi mitotico e meiotico), spesso organizzati in modo lasso e dinamico; il
secondo gruppo comprende microtubuli altamente organizzati e stabili che si trovano in strutture subcellulari specializzate
per il movimento cellulare; la struttura portante o assonema è’ formato da un fascio di microtubuli assonemali molto
organizzati e da una serie di proteine associate (assonema della coda dello spermatozoo).
SISTEMA TUBULO DINEINICO
La cellula è in grado di controllare l’instabilità dinamica dei microtubuli. Le cellule differenziate e quindi specializzate
presentano per lo più microtubuli stabilizzati e polarizzati, per mantenere l’organizzazione interna. Le cellule nervose, per
esempio, hanno nell’assone microtubuli che puntano nella stessa direzione cioè con l’estremità + rivolta verso la
terminazione dell’assone e l'estremità meno rivolta verso il corpo cellulare. La polarità in questo caso permette il trasporto
lungo i microtubuli di vescicole, organuli e macromolecole. Sono presenti anche proteine associate ai microtubuli che da
una parte li stabilizzano, dall’altra proteine motrici che trasportano le varie sostanze lungo i microtubuli. Due di queste
proteine motrici, che trasportano molecole e vescicole e cromosomi sono le chinesine e le dineine citoplasmatiche,
presenti per esempio nelle cellule nervose. Chinesine e dineine citosoliche sono formate da due teste globulari che legano
l’ATP e una coda, la testa è legata al microtubulo, la coda è in grado di legare il materiale trasportato, la chinesina si
muove verso l’estremità +, la dineina si muove verso l’estremità meno; infatti, le sostanze in entrata devono essere tante
quante quelle in uscita, quindi ci sono due direzioni. La chinesina può legare la sua coda direttamente alla vescicola da
trasportare, oppure può servirsi di una proteina adattatrice, la dineina invece tende a servirsi sempre di una proteina
adattatrice. La cellula usa i microtubuli stabilizzati anche per costruire strutture con polarità come le ciglia e i flagelli.
Ciglia e flagelli contengono microtubuli leggermente diversi da quelli citoplasmatici; infatti, in sezione trasversale
presentano 9 microtubuli doppi disposti ad anello e una coppia di microtubuli centrali, disposizione “9+2”, inoltre attorno
alle coppie di microtubuli sono presenti bracci di dineina. Le ciglia svolgono varie funzioni, nell'apparato respiratorio
umano per esempio hanno il compito di trattenere il muco. Le ciglia hanno un movimento a sigmoide che permette di
spostare il fluido con cui sono a contatto. I flagelli sono strutture propulsori degli spermatozoi, sono più lunghi delle
ciglia e sono in grado di spostare l’intera cellula. Sia nei flagelli che nelle ciglia è presente una dineina leggermente
diversa da quella citosolica, ovvero una dineina dell’assonema, chiamata la dineina ciliare, una proteina motrice che
collega due microtubuli e poiché è in grado di legarsi ad ATP genera energia meccanica che provoca lo scorrimento dei
microtubuli. Se sono presenti proteine di connessione che tengono unite le varie coppie di microtubuli al posto di avere un
semplice slittamento l’azione della dineina provoca una flessione dei microtubuli e questo si traduce con un movimento a
sigmoide. Quindi microtubuli slegati da qualunque legame proteico possono scorrere gli uni sugli altri, se sono invece
legati generano un movimento a curve. Un’altra funzione dei microtubuli è quella di formare il fuso mitotico, che deve
funzionare in maniera molto precisa soprattutto se riguarda cellule germinali, in quanto un’alterazione del numero di
cromosomi può essere la causa di patologie nel nuovo organismo. Il fuso mitotico è composto da 3 classi di microtubuli: -
Microtubuli dell’aster (in verde), hanno funzione di ancoraggio e quindi sono i più stabili. -Microtubuli del cinetocore (in
blu), tirano i cromatidi verso i due poli della cellula, sono i più instabili; infatti, a mano a mano che tirano i cromatidi si
accorciano e quindi tendono a depolimerizzarsi facilmente. -Microtubuli interpolari (in rosso), scorrono tra di loro grazie
alle proteine motrici tubulina e dineina e completano così il compito del fuso mitotico.
GLI ETERODIMERI DI TUBULINA SONO I MATTONI PROTEICI DEI MICROTUBULI
I microtubuli sono cilindri cavi con lunghezza variabile, la parete è’ formata da fasci longitudinali di polimeri lineari
chiamati protofilamenti (in genere sono 13 intorno a una cavità’ centrale o lume nel microtubulo); la subunità’ di base di
un protofilamento è’ un eterodimero della proteina tubulina (tubulina a e tubulina b costruendo un eterodimero ab). Ogni
proteina si organizza in 3 domini: dominio amino-terminale che lega il GTP, un dominio centrale a cui si può’ associare
la colchicina, e un dominio carbossi-terminale che interagisce con le proteine associate ai microtubuli; questo
orientamento dà origine a una polarità’ intrinseca del protofilamento, anche il microtubulo stesso sarà’ a questo punto
polarizzato (nota che le forme diverse di tubulina sono definite isoforme). Alcuni microtubuli assonometrici sono più
complessi e possono contenere doppietti o tripletti di microtubuli che contengono un microtubulo completo di 13
protofilamenti e uno o due tubuli incompleti supplementari che consistono di 10 o 11 protofilamenti.
I MICROTUBULI ORIGINANO DALL’AGGIUNTA DI DIMERI TUBULINA ALLE ESTREMITA’
I microtubuli originano dalla polimerizzazione reversibile dei dimeri di tubulina (processo studiato molto in vitro),
quando una soluzione che contiene una concentrazione sufficiente di dimeri di tubulina, GTP e ioni Mg2+ è’ riscaldata da
0° C a 37 C, inizia immediatamente la reazione di polimerizzazione (aumento della dispersione della luce), una tappa
critica è quella della nucleazione ovvero l’aggregazione dei dimeri di tubulina in gruppi detti oligomeri che servono da
semi da cui possono crescere i nuovi microtubuli, una volta nucleato cresce per aggiunta di subunità’ a entrambe le
estremità’ (allungamento). La formazione dei microtubuli è’ inizialmente lenta (fase di latenza) e consiste
nell’assemblaggio dei microtubuli, riflette il processo relativamente lento di nucleazione, mentre la fase di allungamento
è’ relativamente veloce, tutto cio’ conduce alla fase stazionaria (plateau) in cui l’assemblaggio e il disassemblaggio dei
microtubuli si bilanciano.
L’AGGIUNTA DI DIMERI DI TUBULINA AVVIENE PIU’ VELOCEMENTE ALL’ESTREMITA’ POSITIVA
DEI MICROTUBULI
La polarità’ intrinseca dei microtubuli si basa sul fatto che le due estremita’ differiscono chimicamente, inoltre
un’estremità’ può’ crescere o accorciarsi più’ rapidamente dell’altra; il microtubulo cresce più’ velocemente a
un’estremità’ rispetto all’altra, l’estremità’ in crescita rapida del microtubulo è’ chiamata estremità’ positiva (le estremità’
negativa sono spesso ancorate al centrosoma. La simultanea crescita e depolimerizzazione producono un fenomeno
chiamato treadmiling.

ALCUNI FARMACI POSSONO PERTURBARE L’ASSEMBLAGGIO E LA STABILITA’


Alcuni farmaci possono perturbare l’assemblaggio e la stabilità’ dei microtubuli, questi farmaci sono detti antimitotici
perché’ distruggono il fuso mitotico nelle cellule in divisione, bloccando di conseguenza il processo di mitosi (vinblastina
e vincristina che sono usati anche come antitumorali in quanto le cellule tumorali si dividono in modo incontrollato e
sono sensibili al farmaco, mentre il taxolo si lega stabilmente ai microtubuli e li stabilizza, bloccando il disassemblaggio
dei microtubuli e arresta la divisione cellulare).
L’IDROLISI DEL GTP CONTRIBUISCE ALL’INSTABILITA’ DINAMICA
Ogni eterodimero di tubulina lega due molecole di GTP, una alla subunità’ a e l’altra alla b; mentre il GTP legato alla a
non è’ idrolizzato mentre quello legato alla b può’ essere idrolizzato a GDP dopo che l’eterodimero è’ aggiunto a un
microtubulo. Tuttavia, l’assemblaggio dei microtubuli apparentemente richiede la presenza del GTP in ambe le subunità’
poiché’ l’associazione tra gli eterodimeri di tubulina legati al GDP è' troppo debole per permettere la polimerizzazione.
Quando un microtubulo passa dalla fase di allungamento a quella di accorciamento, evento chiamato catastrofe dei
microtubuli, può’ scomparire completamente o può’ riprendere a crescere improvvisamente, in una fase di ripresa. La
frequenza della catastrofe è’ inversamente proporzionale alla concentrazione di tubulina libera (qualsiasi sia la
concentrazione di tubulina la catastrofe è più’ probabile all’estremità’ positiva).
I MICROTUBULI ORIGINANO DAI CENTRI DI ORGANIZZAZIONE DEI MICROTUBULI INTERNO
ALLA CELLULA
I microtubuli originano da una struttura cellulare detta MTOC (centro organizzatore dei microtubuli), questo serve come
punto di assemblaggio e di ancoraggio di un’estremità’ dei microtubuli. Durante l’interfase del ciclo cellulare molte
cellule hanno un MTOC chiamato centrosoma, vicino al nucleo (durante al ciclo i centrosomi sono duplicati creando
nuovi MTOC in ogni cellula figlia). Il centrosoma nelle cellule animali è’ associato con due strutture chiamate centrioli
circondati da materiale granulare definito materiale pericentrionale, i centrioli sono coinvolti nella formazione dei corpi
basali, nelle cellule private di centrioli l’MTOC scompare. La tubulina y (solo nei centrosomi) è implicata nella
nucleazione dei microtubuli, insieme alle GRip, la tubulina y forma strutture ad anello (complessi ad anello di tubulina y),
l’assenza di queste proteine impedisce la nucleazione dei microtubuli dai centrosomi.
GLI MTOC ORGANIZZANO E POLARIZZANO Gli MTOC
sono fondamentali per controllare l’organizzazione dei microtubuli nelle cellule, l’aspetto più’ importante è’ la capacità’
degli MTOC di nucleare e ancorare i microtubuli, di conseguenza questi si estendono dall’MTOC verso la periferia della
cellula, inoltre l’estremità’ negativa resta ancorata all’MTOC mentre l’estremità’ positiva si estende. Gli MTOC
influenzano anche il numero di microtubuli presenti in una cellula, ogni MTOC ha un numero limitato di siti di
nucleazione e di ancoraggio in cui i microtubuli si possono formare
LA STABILITA’ DEI MICROTUBULI REGOLATA NELLE CELLULE
I microtubuli possono crescere a partire dal centrosoma e poi disassemblarsi, ciò’ giustifica la distribuzione casuale di
microtubuli con un ciclo di vita breve, ma non la presenza di microtubuli organizzati in modo stabile all’interno delle
cellule. Le proteine associate ai microtubuli (MAP) formano il 15% della massa dei microtubuli isolati delle cellule; le
MAP si legano a intervalli regolari lungo la parete dei microtubuli, permettendone l’interazione con altri filamenti e
strutture cellulari, la MAP promuove la stabilità’ dei microtubuli prevenendo il loro taglio e mantenendo gli eterodimeri
bloccati nei microtubuli. I microtubuli sono troppo instabili per restare intatti per lunghi periodi e depolimerizzano
comunque se non stabilizzati in qualche modo (un modo per stabilizzarli consiste nel catturarli e proteggerli all’estremità’
positiva), a questo scopo le proteine +-TIP si associano con le estremità’ positive dei microtubuli; altre +-TIP si associano
con la corteccia cellulare, un reticolo di actina che si localizza sotto la membrana plasmatica e possono stabilizzare i
microtubuli che si estendono in quella zona (EB1 si associa alla tubulina-GTP all’estremità’ positiva creando uno schema
a girandola). Mentre alcune proteine stabilizzano i microtubuli rendendo meno probabile la depolimerizzazione, altre ne
promuovono la stessa, altre proteine agiscono all’estremità’ dei microtubuli una volta che hanno polimerizzato,
promuovendo il distacco dei protofilamenti e l’eventuale perdita di subunità’ dalle estremità’ (catastrofine).

I MICROFILAMENTI
I microfilamenti sono conosciuti per la loro funzione della contrattilità’ delle cellule muscolari, dove interagiscono con i
filamenti più’ spessi di miosina per determinare la contrazione caratteristica del muscolo, i microfilamenti si trovano in
quasi tutte le cellule eucariote, dove sono coinvolti in funzioni strutturali e di movimento (migrazione cellulare,
movimento ameboide e le correnti citoplasmatiche), inoltre producono il solco di clivaggio che divide il citoplasma delle
cellule animali durante la citocinesi e sono localizzati nei punti di contatto tra cellula e cellula e tra cellula e matrice
extracellulare, infine sono importanti nello sviluppo e nel mantenimento della forma della cellula.
L’ACTINA E’ IL COSTITUENTE PROTEICO FONDAMENTALE DEI MICROFILAMENTI
L’actina è’ sintetizzata come una singola catena polipeptica di 375 amminoacidi, si organizza in una molecola globulare
con forma a U, con una cavità’ centrale che lega ATP o ADP, le singole molecole di actina si chiamano actina G, queste
polimerizzano a formare i microfilamenti dove l’actina è’ chiamata actina F, si lega infine ad altre proteine chiamate
proteine che legano l’actina.
DIVERSI TIPI DI ACTINA
Dei 3 tipi di proteine citoscheletriche, l’actina è’ quella più’ altamente conservata nella sequenza amminoacidica, le actine
differiscono però’ tra i vari organismi e tra i tessuti di uno stesso organismo: le actine muscolo-specifiche (o alfa) e le
actine non muscolari (o beta e gamma), quest’ultime sono localizzate in regioni diverse della cellula e sembrano
interagire in modo diverso con le proteine che legano l’actina.
I MONOMERI DI ACTINA G POLIMERIZZANO IN MICROFILAMENTI DI ACTINA F
Come nel caso dei dimeri di tubulina, i monomeri di actina G possono polimerizzare in modo reversibile in filamenti, con
una fase lenta iniziale di nucleazione, che inizia con la formazione di dimeri o trimeri, chiamati semi di nucleazione,
seguita da una fase più’ rapida di allungamento del polimero; i filamenti di actina F che si formano sono composti da due
catene parallele lineari di actina G polimerizzata avvolte una sull’altra a elica con 13,5 monomeri di actina per ½ giro
dell’elica. All’interno di un microfilamento tutti i monomeri di actina sono orientati nella stessa direzione di modo che
abbiano una polarità’ intrinseca (estremità’ appuntita = negativa e estremità’ sfrangiata = positiva). La polarità’ dei
microfilamenti si riflette nel modo in cui a essi vengono aggiunti i monomeri di actina G, se questa è’ polimerizzata in
vitro in corti frammenti di actina F (con frammenti di S1), si vede che la polimerizzazione procede più’ velocemente
all’estremità’ sfrangiata, ciò’ è’ dovuto al fatto che un’altra proteina nel citosol chiamata profilina lega l’actina G e ne
impedisce l’aggiunta a quella negativa. Man mano che l’actina G è’ polimerizzata nei microfilamenti, l’ATP legato viene
idrolizzato ad ADP (maniera simile all’idrolisi del GTP); quindi le estremità’ di un microfilamento in crescita sono
formate da actina F-ATP, mentre il corpo è’ composto da actina F-ADP. Tuttavia l’idrolisi dell’idrolisi dell’ATP non è’
richiesta per l’allungamento deii microfilamenti poiché’ questi possono assemblarsi anche partendo da G-ADP (le
citocalasine, metaboliti fungini, incappucciano l’estremità’ positiva dei microtubuli già’ polimerizzati, inibendo sia
l’aggiunta di actian sia la perdita di quella preesistente, la latrunculina A sequestra l’actina e ne impedisce l’aggiunta
all’estremità’ positive dei microfilamenti in crescita, mentre la falloidina, un peptide ciclico, stabilizza i microfilamenti
bloccandone la depolimerizzazione).
LE CELLULE POSSONO ASSEMBLARE DINAMICAMENTE L’ACTINA IN VARIE STRUTTURE
Le cellule possono regolare dinamicamente dove e come l’actina G debba essere assemblata in microfilamenti, i fasci di
actina relativamente spessi e stabili chiamati fibre da stress, si estendono dalla coda verso il lato anteriore. Le cellule che
strisciano hanno strutture specializzate denominate lamellipodi e filopodi all’estremità’ che avanza, che permettono loro
di muoversi lungo una superficie, i lamellipodi sono caratterizzati da una rete ramificata di actina, nei filopodi, i
microfilamenti formano fasci altamente orientati e polarizzati, con le loro estremità’ sfrangiate orientate ver la punta
dell’estensione.

LE PROTEINE CHE LEGANO L’ACTINA REGOLANO DEGLI ASPETTI DEI MICROFILAMENTI


Le cellule usano un grande numero di proteine che legano l’actina; il controllo della polimerizzazione dei microfilamenti
avviene a vari livelli, tra cui quello di nucleazione di nuovi filamenti, di allungamento o demolizione di quelli già’
esistenti e l’associazione dei microfilamenti in reti di proteine.
Proteine che regolano i monomeri e la loro polimerizzazione: In assenza di altri fattori, la nucleazione e la crescita dei
microfilamenti dipende dalla concentrazione dell’actina G legata all’ATP, se la concentrazione è’ elevata la nucleazione
dei monomeri e l’assemblaggio dei microfilamenti procedono finchè’ l’actina G non diventa limitante (l’actina G libera
non è molta perché’ legata alla proteina timosina B4). Un’altra proteina che compete con la timosina B4 nel legare ai
monomeri di actina G è’ la profilina, questa non sequestra l’actina ma promuove l’aggiunta di actina G all’estremità’
positiva dei filamenti di actina. Un’altra proteina l’ADP/cofilina può’ legare l’actina G-ADP e l’actina F e può’
aumentare la velocità’ di turnover dell’actinaADP all’estremità’ negativa dei microfilamenti, in questo modo l’ADP può’
essere scambiato con nuovo ATP e l’actina G-ATP può’ essere riciclata (l’ADF/cofilina può’ anche tagliare i filamenti
creando nuove estremità’ positive). Quando i monomeri di actina G formano piccoli aggregati (semi di nucleazione) e
sono pronti a polimerizzare in filamenti, altre proteine possono favorire il processo di polimerizzazione.
Proteine che incappucciano i filamenti di actina: La disponibilità’ delle estremità dei microfilamenti per un’ulteriore
crescita dipende dall’eventuale incappucciamento delle estremità’ stesse; l’aggiunta del cappuccio avviene quando una
proteina cappuccio stabilizza il microfilamento, legandosi all’estremità’ di un filamento e inibendo ulteriori aggiunte o
sottrazioni di subunità’.
Proteine che collegano i filamenti di actina: la rete di actina dà’ origine a una rete lassa di microfilamenti collegati tra
loro, una delle proteine di collegamento è’ la filamina che contiene un sito che lega l’actina in ogni coda, queste molecole
servono a unire gli incroci tra i filamenti e a prevenire la perdita di subunità’ delle estremità’ negative dell’actina F.
Proteine che tagliano i filamenti di actina: altre proteine hanno un ruolo opposto e tagliano la rete di microfilamenti
ammorbidendo e liquefacendo il gel di actina, per farlo tagliano o incappuccino i microtubuli, un esempio ne è’ la
gelsolina.
Proteine che organizzano l’actina in fasci: altre strutture contenenti actina possono essere altamente ordinate; in questi
casi l’actina è’ associata in fasci strettamente organizzati e numerose proteine che legano l’actina ne mediano
l’associazione. Una di queste proteine è l’alfa-actina, che si trova soprattutto in strutture note come contatti focali o
adesione, strutture richieste per la formazione di contatti adesivi con la matrice extracellulare durante la migrazione
cellulare; un’altra proteina è’ la fascina che si localizza nei filopodi.
Proteine che legano l’actina alla membrana: perché’ i filamenti siano in grado di esercitare forza sulla membrana
plasmatica durante la migrazione cellulare e la citocinesi, devono potersi agganciare alla membrana stessa (il legame dei
microfilamenti di actina della membrana è’ indiretto e richiede una o più’ proteine di connessione che ancorino i
microfilamenti alle proteine transmembrana immerse nella membrana plasmatica).
Proteine che promuovono la ramificazione dell’actina e la crescita dei filamenti: l’actina può’ anche organizzarsi in
filamenti di actina ramificati a formare una rete dendritica simile a un albero, un complesso di proteine correlate
all’actina, il complesso Arp2/3, contribuisce alla formazione delle ramificazioni; quando le nuove ramificazioni si
formano e si allungano dalle loro estremità’ positive vicino alla membrana plasmatica, i filamenti vengono tagliati e
demoliti alla base del lamellipodio, permettendo il riciclo dell’actina. Per assemblare strutture come i fasci di actina e gli
anelli contrattili osservati durante la divisione cellulare è’ necessaria un’altra famiglia di proteine, note come formine,
queste sembrano essere in grado di agire processivamente, spostandosi verso l’estremità’ di un filamento in allungamento
stimolandone la crescita.

I FOSFOLIPIDI E LA FAMIGLIA DELLE RHO GTPASI REGOLANO L’ASSEMBLAGGIO DELLE


STRUTTURE A BASE DI ACTINA
Altre molecole regolano l’attività’ delle proteine sopra citate. Sia i lipidi della membrana plasmatica sia le proteine di
regolazione influenzano la formazione, la stabilità’ e la degradazione dei microfilamenti. I
Fosfolipidi derivati dall’inositolo: i fosfoinositidi sono un tipo di fosfolipidi di membrana che regolano l’assemblaggio
dell’actina, il fosfatidil-inositolo-4,5-bisfosfato (PIP2), può’ legarsi alla profilina, alla CapZ e a proteine come l’ezrina e
in tal modo legarle alla membrana plasmatica, PIPp2 può’ anche regolare la capacità’ di queste proteine di interagire con
l’actina.
La famiglia delle rho gtpasi: Un esempio rilevante di regolazione del citoscheletro di actina è’ il drammatico
cambiamento nella sua organizzazione in cellule esposte ad alcune molecole di segnalazione extracellulari chiamate
fattori di crescita ma in che modo tali segnali determinano cambiamenti tanto drammatici del citoscheletro di actina?
Molti di questi segnali esercitano i loro effetti attraverso la loro azione su fosfolipidi, ma agiscono anche attraverso una
famiglia di proteine intracellulari, conosciute come Rho GTPasi; la loro attività’ è’ localizzata alla membrana plasmatica
attraverso una modificazione lipidica che le tiene ancorate allo strato interno della membrana plasmatica (esse sono attive
quando sono legate al GTP, quando idrolizzano il loro legame da GTP a GDP diventano inattive; inoltre svolgono una
vasta gamma di funzioni all’interno delle cellule, dalla formazione di protrusioni all’assemblaggio e disassemblaggio di
solchi che regolano l’endo- e l’esocitosi).
LA MIOSINA
Le miosine sono una vasta famiglia di proteine motrici responsabili del movimento basato sui filamenti di actina, sono
costituite da due domini: -Una testa che è la regione globulare deputata al legame con i filamenti di actina ed è il sito di
idrolisi dell’ATP. -Una coda che è una struttura allungata che media le interazioni con le molecole trasportatrici e le altre
subunità di miosina. La coda è prevalentemente fibrosa ed è formata da una doppia elica, mentre la testa globulare
contiene 4 catene leggere elastiche che formano la “regione cerniera” che permette il cambiamento conformazionale
necessario per il movimento dell’actina verso l’estremità + del filamento di actina (ossia la contrazione); in particolare la
coda è’ diversa nei tipi di miosina e determina quali componenti cellulari saranno trascinati dal motore proteico. Il
filamento di miosina polimerizza secondo un meccanismo definito end to end con formazione di strutture simmetriche
dalle quali lateralmente sporgono le teste, per questo la polarità, a differenza di quella dell’actina, è speculare e lo
spessore del filamento è superiore e rigido.
MIOSINA E CICLO ATTACCO-DISTACCO
La miosina è una proteina motrice che dipende dall’actina. Esistono diversi tipi di miosina, le due sottofamiglie principali
sono la miosina I e miosina II. La miosina I è presente in tutti i tipi di cellula e presenta una testa globulare e una coda, è
quest’ultima a determinare quali componenti possono essere trascinati e quali no. La miosina II è più complessa della I ed
è quella usata nella contrazione muscolare. Essa è formata da: 2 teste globulari ATPasiche e una lunga coda a spirale.
Gruppi di molecole di miosina II formano dei filamenti di miosina, nei quali le teste sporgono lateralmente e queste teste,
legate ai filamenti di actina, sono in grado di far scorrere i filamenti di actina gli uni sugli altri in senso opposto,
generando una forza contrattile. Una molecola di ATP si lega alla miosina, questo provoca un cambiamento
conformazionale del dominio che funge da sito di legame tra miosina e actina e quindi fa perdere l’affinità tra miosina e
actina, di conseguenza la miosina si stacca. La miosina idrolizza l’ATP facendola diventare ADP, il fosfato che è stato
rilasciato si stacca e questo genera una spinta e un cambiamento conformazionale che permette alla miosina di riattaccarsi
all’actina. Una molecola di ATP si lega nuovamente alla miosina (configurazione di rigor), cambiamento
conformazionale della proteina, si riduce l’affinità, la miosina si stacca. Il ciclo si ripete ed è permesso dall’affinità che
c’è tra actina e la testa della miosina, che a sua volta è data dal cambiamento di conformazione delle proteine coinvolte.
IL SISTEMA ACTO-MIOSINICO
Filamenti sottili di actina e spessi di miosina sono presenti all’interno del tessuto muscolare a formare sarcomeri (è l’unità
funzionale del muscolo, nonché un’associazione notevolmente ordinata di filamenti di actina e miosina. I filamenti di
miosina si trovano al centro di ogni sarcomero, mentre quelli di actina partono dai due estremi del sarcomero dove sono
ancorati al disco Z e si estendono verso l’interno, andando a sovrapporsi ai filamenti di miosina per un breve tratto
durante il processo di contrazione). In particolare, una fibra muscolare scheletrica striata deriva dalla fusione di tante
cellule più piccole che formano sincizi e i nuclei di esse si trovano all’estremità della fibra poiché all’interno sono
presenti miofibrille a loro volta formate da sarcomeri composti da filamenti di actina e filamenti di miosina. (Il sarcomero
è l’unità funzionale del muscolo, nonché un’associazione notevolmente ordinata di filamenti di actina e miosina. I
filamenti di miosina si trovano al centro di ogni sarcomero, mentre quelli di actina partono dai due estremi del sarcomero
dove sono ancorati al disco Z e di estendono verso l’interno, andando a sovrapporsi ai filamenti di miosina per un breve
tratto durante il processo di contrazione).
I FILAMENTI INTERMEDI
I filamenti intermedi non sono presenti nel citosol delle cellule vegetali, ma sono abbondanti in quelle animali, nelle quali
sono singoli o organizzati in fasci e sembrano avere un fondamentale ruolo strutturale o di tamponamento delle
sollecitazioni cellulari (cheratina). I filamenti intermedi sono le strutture più’ stabili e meno solubili del citoscheletro (il
trattamento delle cellule con detergenti rimuove la maggior parte dei microtubuli e dei filamenti ma lascia intatte le reti di
filamenti), inoltre i filamenti non sono polarizzati.
LE PROTEINE CHE FORMANO I FILAMENTI SONO TESSUTO-SPECIFICHE
I filamenti si trovano solo negli organismi multicellulari, differiscono nella composizione aminoacidica da tessuto a
tessuto. I filamenti intermedi possono essere raggruppati in sei classi: le classi I e II comprendono le cheratine, proteine
che si trovano nelle cellule epiteliali e ricoprono la superficie del corpo e le sue cavità’, le cheratine di classe I sono le
cheratine acide, mentre quelle di classe II sono le cheratine basiche o neutre; la classe III dei filamenti comprende la
vimentina (localizzata nel tessuto connettivo), la desmina (cellule muscolari) e la proteina fibrillare acida della glia
(cellule della glia che circondano e isolano le cellule nervose); la classe IV è’ costituita dalle proteine dei neurofilamenti
che si trovano nei neurofilamenti delle cellule nervose; la classe V è’ costituita dalle lamine nucleari A, B, C, che
formano un supporto filamentoso lungo la faccia interna della membrana nucleare delle cellule animali, tre i
neurofilamenti che si trovano nel sistema nervoso embrionale sono costituiti da nestina, che forma la classe VI dei
filamenti.
I FILAMENTI SI ASSEMBLANO A PARTIRE DA SUBUNITA’ FIBROSE
Le subunità’ fondamentali dei filamenti sono dimeri fibrosi e sono
caratterizzati da un dominio centrale a bastoncello di circa 310-318
aminoacidi, questo dominio consiste di quattro segmenti alfa-elica
inframmezzati da tre corti segmenti di connessione. I dimeri sono
composti da due polipeptidi intrecciati tra loro per mezzi dei domini
centrali, i due polipeptidi sono uguali in tutti i filamenti eccetto la
cheratina; i due polipeptidi di un dimero sono allineati in parallelo. Due
dimeri si associano poi lateralmente a formare un tetramero che
interagiscono tra loro e sembrano associarsi per sovrapposizione per
costruire una struttura filamentosa che forma i protofilamenti, questi a
loro volta si assemblano in filamenti superiori; quando è’ completamente
assemblato lo spessore è’ di otto protofilamenti in qualsiasi punto del
filamento.

I FILAMENTI INTERMEDI CONFERISCONO RESISTENZA MECCANICA AI TESSUTI


I filamenti intermedi si localizzano nelle aree dove la cellula è’ sottoposta a stress meccanico si pensa quindi che abbiano
un ruolo nel sopportare e ridistribuire la tensione. Si pensa anche che siano strutture statiche ma non è’ così’ infatti nei
neuroni i filamenti intermedi no trasportati e rimodellati in maniera dinamica, la lamina nucleare, localizzata al di sotto
della membrana interna dell’involucro nucleare è’ composta da tre proteine distinte dei filamenti intermedi (lamine a, b,
c). Queste lamine sono fosforilate e si disorganizzano nel momento in cui parte dell’involucro nucleare si disgrega
all’inizio della mitosi, al termine di essa, delle fosfatasi delle lamine rimuovono i gruppi fosfato, permettendo
all’involucro nucleare di riformarsi. I filamenti inoltre sono meno suscettibili all’attacco chimico rispetto ai microtubuli e
ai microfilamenti, ma l’acrilamide distrugge alcune classi di filamenti.
IL CITOSCHELETRO E’ UNA STRUTTURA MECCANICAMENTE INTEGRATA
Si ritiene che i microtubuli resistano alle forze che tendono a piegarli quando una cellula viene compressa, mentre i
microfilamenti fungono da elementi contrattili che generano tensione; i filamenti intermedi sono elastici e capaci di
resistere alle forze di tensione. L’integrazione è’ resa possibile da specifiche proteine di connessione conosciute come
spectraplakins, in particolare la plectina

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