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Edvard Munch

Edvard Munch, pittore norvegese, nacque il 12 dicembre 1863 a Løten, in Norvegia, secondo dei cinque figli
di Laura Catherine Bjølstad e Christian Munch.

Egli è il più importanti pittori norvegese ed è uno dei precursori dell’espressionismo, Munch usa colori e
forme per esprimere paure, angosce, sensazioni dolorose che l’uomo prova durante la sua vita. I pittori di
questa corrente volevano esprimere la loro pittura dall’interno verso l’esterno al contrario
dell’impressionismo che riflette nella tela i moti dell’esterno.

La famiglia si trasferì a Oslo nel 1864, quando Christian Munch venne impiegato come medico presso
la fortezza di Akershus. Sin dalla fanciullezza, Edvard fu provato da una serie interminabile di disgrazie
familiari; quando aveva solo cinque anni la madre muore di tubercolosi e poco dopo perse anche la sorella
nello stesso modo. Il padre è un uomo ossessionato dalla religione, e muore anche lui quando l'artista
aveva solo diciotto anni. Munch ha segni di disagi psichici piuttosto importanti, era un uomo molto
affascinante e piaceva molto alle donne.

La paga percepita dal padre era molto bassa e, pur essendo sufficiente per i bisogni primari, mantenne la
famiglia in uno stato di perenne povertà. Le primissime esperienze artistiche di Munch riprendono i disagi
economici che affliggevano la famiglia, raffigurando gli interni di quegli appartamenti degradati dove erano
costretti a vivere.
Nel 1879, Edvard Munch iniziò a frequentare un istituto tecnico per studiare ingegneria, disciplina in cui
eccelleva, ottenendo risultati ottimi in fisica, chimica e matematica. Fu qui che il giovane Edvard familiarizzò
con il disegno di prospettiva; nel 1881 si iscrisse alla Scuola d'Arte e Mestieri dove realizzò le sue primissime
opere d'arte, fra cui un ritratto del padre e un autoritratto. A questi anni risalgono anche vari nudi, che però
oggi sopravvivono solo nei bozzetti, probabilmente sequestrati dal padre.
Munch fu un grande viaggiatore: infatti conobbe le maggiori correnti artistiche europee.
Durante la permanenza alla Scuola d'Arte e Mestieri, Munch fuse varie influenze, fra cui quelle esercitate
dal naturalismo e dall'impressionismo; non a caso, molte delle sue prime opere ricordano molto da vicino
quelle di Monet.
In seguito il giovane artista intraprese un percorso di riflessione e crescita personale, con il supporto di un
«diario dell'anima» dove scriveva i suoi pensieri. Questo si rivelò un periodo di svolta per la produzione
artistica di Munch, che già con La fanciulla malata, dove viene risvegliato il ricordo della malattia della
sorella Sofie, iniziò a dipingere le prime «tele dell'anima», un decisivo punto di rottura con
l'impressionismo.
Munch ebbe l'opportunità di mostrare il suo operato al grande pubblico nel 1889, in una grande mostra:
per le sue capacità tecniche, tutt'altro che comuni, vinse una borsa di studio a Parigi, per studiare arte sotto
la guida di Léon Bonnat.
Uno dei suoi quadri, Il mattino (1884), venne subito inserito fra le eccellenze da esporre nel padiglione
della Norvegia, nell'ambito dell'Expo.
A Berlino Munch dipinse anche quello che sarebbe diventato il suo capolavoro: L'urlo, che più di tutti riesce
a condensare con inaudita violenza la disperazione esistenziale dell'artista norvegese.
Infine muore ad Oslo il 23 gennaio 1944.

LA SUA PITTURA

La pittura di Munch del primo periodo è caratterizzata da tinte molto scure, c'è un senso del movimento
creato da linee che contornano le figure stesse (e vengono da Van Gogh). La tavolozza di Munch soprattutto
all'inizio è molto scura, l'atmosfera che rende nei suoi dipinti è l'atmosfera di un mondo a livello sociale, del
mondo norvegese, che era un mondo molto rigido caratterizzato dalle convenzioni sociali, dall'attenersi alle
regole e che lui critica fortemente.
I temi affrontati da Munch: egli cercò di descrivere le proprie emozioni in modo da generalizzarle,
adattandole alla vita interiore di qualsiasi uomo. Per questo egli tendeva a riunire in tutte le sue opere ciò
che definì “Il fregio della vita”, un unico scorrere epico di immagini, emozioni e ricordi. Munch ha espresso
lo stesso tema con tecniche diverse: olio, tempera, xilografia, acquerello
L’urlo
L’urlo di Munch è una delle opere più celebri di tutta la contemporaneità. Munch dipinse ben 4 versioni di
questa celebre opera. Due sono versioni dipinte rispettivamente una a olio e una a tempera le altre due
versioni sono a pastello. A lasciarci la genesi/ nascita della sua opera è lui stesso negli appunti dei suoi diari.
L’autore mentre passeggiava vicino ad un fiordo norvegese durante il tramonto, i colori molto rossi di
quest’ultimo lo scossero talmente tanto che provò quasi un attacco di panico. Nonostante questo
continuarono con indifferenza a camminare. Racconto autobiografico quindi.

L’autore ha eseguito nel corso della sua carriera numerosi autoritratti e se avesse voluto rendersi
riconoscibile all’osservatore lo avrebbe fatto con una accurata resa fisiognomica. Il personaggio in primo
piano è un essere umano, non si capisce se il personaggio è maschile oppure femminile, non ha sesso e né
tantomeno età, e l’impossibilità di determinarne l’identità rende possibile attribuirgli qualsiasi identità. In
altre parole è “l’uomo”, è ciascuno di noi, è l’intera umanità.

Il personaggio in primo piano, ossia questa creatura urlante che si porta le mani alle orecchie, quasi come
per ripararsi dal suo stesso urlo disumano non è l’autore. Anche gli abiti che indossa sono semplificati e
ridotti ad una veste scura che copre interamente il corpo.

Vuole rappresentare ogni essere umano, tormentato dall’angoscia, dalla solitudine e si libera attraverso
questo grido disumano. Quindi l’urlo rispecchia a pieno l’espressione viva e tormentata dell’angoscia di
ogni essere umano. Riusciamo a percepire l’urlo guardandolo.

L’ansia è così suscitata nello spettatore grazie al soggetto particolarmente inquietante. Inoltre, la scelta
stilistica e quella compositiva influiscono creando una tensione visiva.

La natura e i colori esistono ma solamente a seconda della percezione interiore dell’essere umano; il
tramonto è rosso perché vuole rappresentare la sensazione di terrore ed angoscia. Tutto in questa opera fa
riferimento alla perdita di equilibrio esempio: le linee sono ondeggianti che ad un certo punto sembrano
risucchiate da un vortice.

Questa figura sembra ondeggiare come il paesaggio e il cielo perché si vuole esprimere proprio l’instabilità
dell’essere umano e l’inarrestabilità del destino.

Il grido è una reazione istintiva, primordiale, profonda. Si grida per la paura e per il dolore. L’essere umano
raffigurato nel quadro è terrorizzato e scosso dalla sofferenza.

Smarrimento, solitudine, incomunicabilità, i temi su cui indagano le grandi menti dell’epoca, da


Schopenhauer a Kierkegaard, da Ibsen a Kafka, fino a Freud.

S’è posto in evidenza come l’ansia a cui era soggetto Munch possa essere messa in relazione alla definizione
di “angoscia” che Kierkegaard offre al lettore del suo saggio “Il concetto dell’angoscia”. L’ansia, per
Kierkegaard, è il sentimento tipico di chi è libero e che di conseguenza si trova dinnanzi a scelte che
possono comportare novità interessanti e seducenti, ma anche esperienze rischiose.

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