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YORGOS BLANAS

LA NOTTE IN CUI L'ONORABILE SCRIVANO


NEFTAL RIUSCÌ A RAPPRESENTARE IL NUMERO DUE A UR
La notte in cui l'onorabile scrivano
Neftal riuscì a rappresentare il numero due a Ur

Dio m'è testimone!


Avrei fatto a pezzi la mia penna se non fossi riuscito
a disegnare sul tuo collo il segno dell'amore
vivo: come il fuoco che imprigiona
la sua forma in questa insopportabile argilla
(ignaro della sua lingua e del suo furore).
Immagino che un giorno la scrittura diventerà qualcosa di
particolarmente delicato
e spietato il silenzio nella sua leggibilità.
Fino allora notti come quella di ieri
favoriranno la vecchia arte della titubanza:
lui a dettare con voce imperiosa
beni, servitù, animali e tu a palpitare
nel candore di questo collo illibato,
mentre guardi con perseveranza l'inarticolata cerimonia della penna.
Avrei potuto ammazzarti! Non l'ho fatto.
Sono stato un onesto scrivano. Continuerò!
So che laddove gli altri null'altro vedranno
che ancora un segno metrico,
tu discernerai: "Ti voglio, mi appartieni, ti amo".
Vedi, ti ho adorata e in certo modo dovevo farlo passare sotto silenzio.
Qualcuno ha mai chiesto all'abate Antonio:
còsa devo fare per ringraziare Iddio?

Il vento non fece in tempo a raccogliersi


che nuovamente cadde quell'invidioso silenzio,
come neve trasparente: un gelo
che combatte la sabbia nel suo cuore terrigno.
Sarà anche, come dicono, questa luce lasciva della solitudine
che pulsa nel suo sabbioso mortorio. Mi fa lo stesso!
Tutto questo tempo non ho potuto dimenticare -
comunque - due arti della sera: sogno e canzone.
Chi sarebbe venuto fin qui per morire?
Siediti accanto a me. Più tardi canterò

D'altronde, viene un momento che annotta.


La luce si accartoccia atterrita dietro alle colline,
come un buon animale domestico che si è perduto
e aspetta che arrivi un compagno o la morte
— lo stesso non avviene in noi quando rimaniamo irreversibilmente soli?
Si destano all'improvviso le lucertole e corrono nei loro buchi
con una ridicola fretta. Solo un attimo si voltano
a guardarti con occhi stupiti,
come se dovessero farsi carico di tanta tenebra o si sforzassero
di ricordarsi quando mai l'ha fatta nascere la loro soffocante inerzia.

Ti ho sconcertata? Non ha importanza.


Cosane guadagnerai dal tuo strisciante dio?
Baruch Spinoza morì una domenica del 1677 mentre
Van der Spaik e sua moglie che lo ospitavano erano
andati alla messa luterana

Come cittadini ossequienti andate


a prosternarvi davanti a un dio
palesemente immischiato nelle vostre faccende.
Certo, una simile religiosità non ha nulla di censurabile,
Al contrario, se vi guardate intorno vedrete esattamente ciò che si sta preparando
perfino nella più insignificante gesticolazione dei domestici
che esercitano il loro modo di parlare
in una lingua di sopraveniente disfacimento di ogni lingua.
Non è che gli uomini cesseranno di esprimere
con precisione o chiarezza il desiderabile - insemina!
È invece che questa nuova invenzione:
cioè di poter renderti direttamente conto dell'efficacia delle tue parole,
rende il discorso morboso come un atto qualsiasi:
una sonora scorreggia, quando tutti cercano
di dimostrare il loro buon diritto in forme raffinate
diligentemente concentrate in aule universitarie.
E nemmeno è che questa ostentata franchezza dei mercanti
si ridurrà ad ancora un'altra tecnica di dissimulazione dell'aborrente.
È che nessuno sa cosa ci riserva il silenzio,
prima che possiamo diagnosticare quale cachessia lo ha imposto.
non lotta più col vento,
ma nemmeno io coi miei sogni.
Sono sicura: l'anima muore
quando perde il cortile che ha spesso sognato
per gioia o disperazione, per amore o viltà.
Accorcia! Tua!
Ma non voglio farvi far tardi.
Io rimango.
Forse mi rimetterò a studiare il mio diletto Cartesio:
non è possibile, tanta ampiezza di spirit
in qualche parte mancherà di vivezza:
ciò che è vivo nasce dentro la sua piaga.
Forse rifletterò sull'inizio di un libro
che naturalmente nessuno capirà:
l'anima non è per nulla più intelligente
di un'assurda insistenza nel desiderabile.
Nessuno si sarebbe aspettato che esponesse
il pungente intrigo che prostituisce la scena!
Ci deve essere chiarezza nei rapporti tra le genti.
Ma che cosa deve essere esattamente, è un altro problema...
Qui accanto lasciatemi un bicchiere d'acqua
e aprite la finestra che vi possa vedere la strada.

A poco a poco dobbiamo imparare a riconoscere


Ciò che ci addebita tutto quel dominante Fuori.
Innamorata
Poiché t'ho amato, sogno con innumeri fuochi
dietro i dossi delle montagne,
ti scrivo bruciando la mia ultima scintilla:
io, una fuga strana, coler porpora,
che una pena interminabile incendia.
Ricordi? "Te ne vai come cervo inseguito:
e se come passero ti salverai, sarà un miracolo !"
Sono sopravissuta semplicemente come essere umano
deciso di vendicarsi l'ingiustizia della tua gravita.
Cominciai ad aggirarmi nelle città
dove avrei annidato la polvere della rimanente vita mia
e l'umidità della mia vita residua.
Tutto mi dava la contemporanea impressione
che vi avrebbe messo radici e l'impressione che awebbe sempre viaggiato.
Ogni giorno vedevo le stesse cose e,
ben sapendo che erano le stesse,
fermamente le amavo col loro nome.
E poi sentii che avevo portato con me più
di quanto avessi lacrimato o mai conseguito!
Molto più tardi capii che stavi vicino a me
o che ero io a star con te - per un certo aspetto
fa lo stesso: per un altro, rischiai di impazzire.
Credevo che il mio corpo non convenisse al tuo,
comunque adesso so quello che cercava di dimenticare .
quella sete che prendeva fuoco in me
ogni volta che dissetavo un altro corpo.
Mi avevo dimenticato tra le tue braccia e mentre .
non t'ho mai abbracciato, non sapevo cosa avrei dovuto ricordare,
ricercare, prendere indietro o dare
anche se sono rimasta un nulla che non t'ha mai desiderato

Guardavo il cielo - quanto sangue


ho sprecato nelle mie vene per sfuggire
alle tue azzurre bugie - e mi lasciavo impoverireri.
la povertà di tutti. È incredibile come differiscano
gli esseri umani nel modo di sparpagliare le loro speranze.
La maggior parte improvvisano: s'immaginano
tutto quello che può attraversare il loro cervello
pur di stare a galla nel naufragio della loro immagine:
cerumi accettano di scadere così
come se se l'aspettassero per poter esistere finalmente
integri. E poi è venuto il fuoco ad abitare
le case che essi stessi non avevano incendiato
presi da una inspiegabile padronanza di sé
sentimento di vanità. E mentre la città
era ridotta ad una irresistibile cenere
e quelli che all'improvviso si ricordano di essere ancora vivi
cercavano di sottrarre
alla morte la loro morte,
io dormivo in un cortile pieno di rose.
Ero tornata a casa. Stavi piantando due mani di eucalipto,
ed io respiravo un busto di pomeriggio
pieno di anime lavorative e accidiosi neonati.
Schiuderti la sera: rugiada indossavo sulla pelle
piena di rose dal piccolo cortile. Ingoiai
due ciliege dolciamare quando mi abbracciasti...
So che il vecchio eucalipto.
La poesia è bucato steso
nel cortile del Paradiso

I poeti dormono come uccelli


dentro la felice serenità dei boschi.

La neve distende la sua chioma


sopra i loro occhi di legno
la pioggia ammolla il loro cuore
e il sole prosciuga i loro pensieri
nelle radure.

A tarda sera
un nonnino azzurro
raccoglie i versi piegandoli
come candide lenzuola.
Proteggetemi il ciclo

La primavera spaventa le anime.

Venti di corsa socchiudono le porte della Vita


guardano velocemente e se ne vanno strillando nel deserto.

Ciò che vedono negli occhi dei bambini balugina


quando la notte cercano di distinguere
i fili sottili
che trattengono il ciclo e la luna.

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