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MANUALE PER

SPACCARE TUTTO
Sulle proteste nel secolo XXI

Centro Studi sul XXI Secolo Xxx


A lcuni emblemi
per raccontare dei primi, timidi
sussulti di caos sistemico
sulla soglia tra il quarto e il quinto
ciclo globale di accumulazione;
antefatti, antipasti, archetipi
(senza alcuna pretesa di esaustività),
rapidi sguardi alla celebre scintilla
appena prima che dia fuoco a tutta la prateria.
Poiché il mondo di domani
“è come il bambino
che già si dibatte nel grembo della madre
e presto vedrà la luce”
MANUALE PER SPACCARE TUTTO.
SULLE PROTESTE NEL SECOLO XXI
© 2020, Centro Studi sul XXI Secolo
Instagram: @iconografiexxi

Ricerca iconografica: Mattia Salvia (@mttslv)


Graphic design: Giorgio Craparo (@g4rdn)
Correzione bozze: Martina Moscon (@mrati.mos)

Testi di: Mattia Salvia, oltre che di Leonardo Bianchi, (@captblicero)


Stefano Santangelo (@prlp_fiction) e Valentina Tanni (@valentinatanni)

NOTA SUI DIRITTI D’AUTORE


Tutte le immagini contenute in questo compendio sono prese da internet
e dunque considerate di pubblico dominio.
Del resto, l’unico scopo nostro è fornire una cronaca e una catalogazione
di ciò che, a dispetto di ogni logica e apparenza, è effettivamente accaduto.
INDICE

7 Introduzione

Capitolo 1 ELEMENTI DI TATTICA Capitolo 2 ELEMENTI DI COMUNICAZIONE

14 Anti camionette 76 Cultura pop e meme


(con un testo di @valentinatanni)
16 Armi improvvisate
90 Detournement
24 Barricate e blocchi stradali
104 Fogli bianchi
34 Lacrimogeni
(con un testo di @captblicero) 108 Giornali, volantini, infografiche

42 Laser 114 Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito


a Hong Kong
58 Leoni
120 Caso di studio: il gillet giallo come lavagna
50 Caso di studio: i nostri amici animali
51 I riot dogs 130 Caso di studio: influenze reciproche
54 El negro matapacos 131 la famosa foto di Alaa Salah
134 Hong Kong fuori da Hong Kong
56 Outfit e maschere
140 Simbolismi
66 Protezioni (con un testo di @prpl_fiction)
Introduzione
di Mattia Salvia (@mttslv)
Il XX secolo, scriveva Hobsbawn nel suo Il Secolo breve (1994), “è finito in un merica. Dall’altro, mostra le prime conseguenze sulle società occidentali
disordine mondiale di natura poco chiara e senza che ci sia un meccanismo dello spostamento delle disuguaglianze economiche dall’esterno all’inter-
ovvio per porvi fine o per tenerlo sotto controllo”. Oggi è abbastanza eviden- no dei singoli Paesi: Francia, Hong Kong e soprattutto Stati Uniti han-
te che la periodizzazione proposta dallo storico inglese, che vede il periodo no vissuto o vivono situazioni insurrezionali inimmaginabili fino a pochi
1914-1991 come una fase storica internamente coerente, andrebbe rivista: anni fa. “L’intera società si va scindendo sempre più in due grandi cam-
quello che a gli occhi di Hobsbawn appariva come un nuovo mondo uscito pi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l’una all’altra”.
dal bipolarismo della Guerra Fredda e da quella ultima fase del secolo che lui
chiamava “la frana” ai nostri occhi pare invece lo stesso mondo di prima, solo Lo scopo di questo volume non è certo fare speculazioni su ciò che succe-
entrato in una fase nuova, ma che continuava ancora a franare. Col senno di derà in futuro, ma soltanto presentare una prima compilazione archivistica,
poi, insomma, il XX secolo non è stato affatto breve: prova evidente ne è il per forza di cose lacunosa e limitata, di quello che sta accadendo nel pre-
fatto che fino a pochi anni fa, entro se non addirittura oltre il primo decennio sente e di come sta avvenendo, con l’idea che da tale osservazione si possa
del XXI secolo, il mondo è rimasto – per citare un meme famoso che riassu- intuire qualcosa non di ciò che succederà ma delle forme in cui potrebbe
me molto bene lo spirito dei tempi – “quello per vivere nel quale siamo stati manifestarsi. Come scrisse Mao Zedong nel 1930, “i marxisti non sono
cresciuti”. È invece difficile dare torto a Hobsbawn sul “disordine mondiale” degli indovini. Quando parlano degli sviluppi e dei cambiamenti futuri,
in cui oggi viviamo. Questo “disordine mondiale” di cui parlava Hobsbawn devono e possono indicarne soltanto la direzione generale”, ma allo stesso
è il “caos sistemico” di cui parlava Giovanni Arrighi nel suo Il lungo XX secolo tempo l’ascesa della rivoluzione “è come il bambino che già si dibatte nel
(1994), ovvero la fase di instabilità che insorge quando un ciclo sistemico di grembo della madre e presto vedrà la luce”.
accumulazione di capitale giunge al termine e dura finché non viene rilan- –––
ciato un ciclo nuovo, su basi nuove e allargate. In altri termini, ci troviamo Mattia Salvia
su una linea di faglia storica di importanza e implicazioni enormi, in un mo- fondatore di Iconografie/Centro Studi sul XXI Secolo e curatore del presente volume.
mento in cui tutta una serie di contraddizioni prodotte dal sistema e subito
occultate stanno ritornando in superficie dopo aver lavorato a lungo sotto-
terra. Questo è ciò che sta succedendo, in astratto; in concreto, lo vediamo
nell’ondata di proteste che a partire dal 2019 ha infiammato tutto il mondo,
un Paese dopo l’altro, per i motivi più diversi, il che testimonia che il proble-
ma non è in questa o quella sfera sociale ma è in tutte contemporaneamente.

La fase di lotte di classe – perché di questo si tratta – cominciata l’anno


scorso è forse la più violenta da 50 anni a questa parte. L’elenco dei Pa-
esi che ne sono stati teatro è lungo e interessante. Da un lato mostra in
modo abbastanza esplicito che non si tratta di esplosioni casuali ma del
cedere degli anelli più deboli di una catena, quella dell’imperialismo: Li-
bano, Iraq, Iran, Sudan in Medio Oriente e Nordafrica; Cile, Bolivia,
Colombia, Venezuela, Ecuador, El Salvador, Haiti in Centro e Suda-
6 Introduzione Introduzione 7
Capitolo 1
Elementi di tattica

Il nemico attacca, noi ci ritiriamo


il nemico si accampa, noi lo infastidiamo
il nemico si stanca, noi lo attacchiamo
il nemico si ritira, noi lo inseguiamo

Mao Zedong
Una scintilla può dar fuoco a tutta la prateria, 1930
Assalto alla camionetta, Kashmir novembre 2019. Dar Yasin/AP
Assalto alla camionetta, Kashmir novembre 2019. Dar Yasin/AP
Hong Kong, novembre 2019, barriera di plastica contro le camionette della polizia
@ginkgogoes

I fogli di plastica da soli possono essere usati per fermare dei piccoli veicoli, anche se è meglio
usarli insieme a materiali altrettanto elastici. Un’opzione migliore sarebbe una fune sintetica
per verricello o il paracord 750 (dove 750 indica una resistenza minima di 750 libbre, ovvero
340 kg). Un uso alternativo dei fogli di plastica è quello di protezione: avvolgersi braccia
e gambe aiuta a prevenire l’irritazione della pelle causata da lacrimogeni e spray urticante.
14 Elementi di tattica - anti camionette Elementi di tattica - anti camionette 15
Arco e frecce. Hong Kong, novembre 2019 Variante con frecce infuocate, Hong Kong, novembre 2019
Kin Cheung/AP.

16 Elementi di tattica - armi improvvisate Elementi di tattica - armi improvvisate 17


Catapulta alla CUHK, Hong Kong, ottobre 2019
HKFP

Catapulta per le strade di Mong Kok, Hong Kong, ottobre 2019


Nell’ottobre 2019 – periodo in cui gli scontri si stavano spostando dalle strade ai campus
HKFP
dell’università – i manifestanti di Hong Kong hanno costruito due catapulte, una per strada
a Mong Kok e una alla Chinese University di Hong Kong. Entrambe erano costituite da bambù
legati con lacci di plastica: quella di Mong Kok era integrata in una barricata e usava una metà
di una valigia come ‘cucchiaio’ dove mettere i proiettili da scagliare; quella della CUHK era
indipendente e il ‘cucchiaio’ era fatto con una specie di paletta.

Nello stesso periodo gli studenti barricati nella HKU avevano costruito invece una fionda, composta
sempre da pali di bambù legati con cordicelle di plastica, tra i quali era stato teso un elastico.
18 Elementi di tattica - armi improvvisate Elementi di tattica - armi improvvisate 19
Sequenza che mostra il funzionamento di una fionda per il lancio di molotov
alla CUHK, Hong Kong, novembre 2019
@hackermaderas

20 Elementi di tattica - armi improvvisate Elementi di tattica - armi improvvisate 21


Sequenza del funzionamento di un’altra fionda alla HKU, Hong Kong, novembre 2019
@laignee
22 Elementi di tattica - armi improvvisate Elementi di tattica - armi improvvisate 23
Barricate e blocchi stradali
La tattica di protesta più antica e più usata al mondo

1: una barricata composita costituita da una prima linea di barriere in plastica


e una seconda linea di divisori per la folla, legate insieme da pali di bambù
e lacci di plastica, dietro cui è stato ammassato un po’ di tutto.

2: una barricata-labirinto fatta di divisori per la folla, pali di bambù e lacci


di plastica, particolarmente difficile da smontare dal momento che ogni
elemento è inserito dentro ad un altro.

3, 4, 5: blocchi stradali fatti con mattoni incollati all’asfalto e una prima linea
fatta di quelle che sembrano ringhiere disposte a V legate una all’altra con
lacci di plastica. Qui lo scopo non è evidentemente impedire completamente
il passaggio come nelle barricate tradizionalima solo quello dei veicoli.

6, 7: blocco stradale realizzato ammucchiando materiali vari e dando loro


fuoco. Semplice, abbastanza efficace ma anche facile da neutralizzare.

8: Durante la protesta nelle università di Hong Kong nel novembre 2019, 1 Barricata composita a Hong Kong, ottobre-novembre 2019
i manifestanti hanno cominciato a fortificare il campus per prepararsi allo Kevin Frayer/Getty Images
scontro con la polizia e tra le cose che hanno fatto c’è stato utilizzare le pietre
dei marciapiedi per costruire veri e propri muri.

9: un muro più semplice, fatto di pneumatici messi uno sull’altro in mezzo alla
strada a Beirut, Libano. Il senso di costruire barricate sta nel loro carattere
temporaneo, per cui non basta che siano semplicemente efficaci, devono
anche essere facili e rapide da costruire.

10, 11: esempi estremamente semplici ma non necessariamente efficaci di


blocco stradale, che hanno il problema opposto rispetto ai muri.

12: esempi di barricate il cui scopo non è bloccare fisicamente la strada


quanto demarcare simbolicamente un territorio.

2 Barricata fatta di divisori per la folla a Hong Kong, ottobre-novembre 2019


@bauhiniablack
24 Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali 25
3, 4 Blocchi stradali con mattoni incollati per terra e ringhiere legate con lacci di plastica 5 Blocco stradale di mattoni incollati per terra a Hong Kong, novembre 2019
a Hong Kong, ottobre-novembre 2019, @bauhiniablack @Emily_Lykos

26 Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali 27
8 Muro di mattoni alla CUHK, Hong
Kong, novembre 2019, StandNews

6, 7 Barricate in fiamme a Hong Kong, ottobre-novembre 2019 @bauhiniablack 9 Muro di pneumatici a Beirut, Libano,
gennaio 2020 @th1an1
28 Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali 29
10 Gusci di Durian per bloccare la strada a Hong Kong, 2019 11 Chiodi a tre punte per bucare le gomme alla polizia durante le proteste BLM, Portland, USA
StandNews @PortlandPolice

30 Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali 31
11 Barricate con divisori di plastica nella Capitol Hill Autonomous Zone, Seattle, giugno 2020
@anarchomastia / @chaseburnsy

32 Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali Elementi di tattica - barricate e blocchi stradali 33
Breve storia dei lacrimogeni
di Leonardo Bianchi (@captblicero)

Nel XXI secolo qualsiasi grande manifestazione, rivolta o insurrezione è let- propriato ”strumenti di tortura psicologica che provocano vomito e soffoca-
teralmente avvolta da un fumo biancastro, denso e tossico – il fumo dei lacri- mento” non suona altrettanto bene. Un altro sviluppo importante si verifica
mogeni. Siamo sommersi da video di candelotti che esplodono, dal suono sor- negli anni Sessanta e Settanta, questa volta nelle maggiori capitali occiden-
do di quest’ultimi sparati dai lanciagranate e dagli scatti di manifestanti con tali attraversate da gigantesche proteste di strada. La gestione dell’ordine
maschere antigas che fuggono dalle nubi chimiche. I media sono ben contenti pubblico compie un salto evolutivo non indifferente, arrivando ad inglo-
di rilanciare queste immagini: i lacrimogeni fanno la loro figura. Trasforma- bare tecniche già sperimentate in guerra (specialmente in Vietnam) e nelle
no all’istante piazze gremite e vibranti in luoghi desolati e postapocalittici, (ormai ex) colonie – tra cui, per l’appunto, l’uso estensivo dei lacrimogeni.
dove l’unica presenza umana è quelli degli agenti in assetto antisommossa. Come dice Feigenbaum, il focus si sposta dai corpi individuali allo spa-
Ma un conto è vedere queste cose in televisione o sui social, un altro è zio urbano – l’ordine pubblico non si ristabilisce manganellando i mani-
viverle sul campo. Quando si è esposti ai lacrimogeni la gola brucia qua- festanti, ma rimuovendoli dalle strade. Siccome è preferibile evitare il con-
si all’istante, il naso cola, i conati di vomito sono insopprimibili e non si tatto, l’obiettivo diventa quello di saturare l’atmosfera con una sostanza
riesce a tenere gli occhi aperti senza piangere. Poi subentrano disorienta- che rende impossibile mantenere la solidarietà tra persone, costringendole
mento e terrore. L’unica reazione possibile è quella di scappare a gambe a separarsi. L’idea di fondo – sostiene la ricercatrice – è di “rendere stupida
levate, cercando di respirare aria non contaminata. Non si tratta di spia- la massa”. Tuttavia, la strategia ha non poche controindicazioni. Le ma-
cevoli danni collaterali: i lacrimogeni sono stati progettati esattamente nifestazioni pacifiche spesso e volentieri si trasformano in rivolte proprio
per questo – cioè per scatenare il panico più totale e annichilire il nemi- a causa dell’abuso di lacrimogeni e altre armi “non letali”. Nell’ultimo de-
co. La loro origine, infatti, è militare. Il primo impiego risale alla Prima cennio lo abbiamo potuto toccare con mano in moltissime occasioni – dalle
Guerra Mondiale, quando la sostanza veniva lanciata nelle trincee per far primavere arabe fino alle proteste per l’omicidio di George Floyd, passando
uscire i soldati e colpirli con fucili e artiglieria pesante. Il gas lacrimoge- per piazza Taksim a Istanbul, la Cisgiordania, i campi profughi ai margini
no (che in realtà non è proprio un gas, ma un aerosol di composti tossi- dell’Europa, i mondiali di calcio in Brasile e le manifestazioni a Hong Kong.
ci) era pertanto ritenuto una forma di attacco sia fisico che psicologico. Sempre in questi anni, poi, diversi studi hanno documentato le conseguenze
A guerra finita, nel 1925, il Protocollo di Ginevra ne vieta l’uso. I delegati, dei lacrimogeni sul piano sanitario. Nell’agosto del 2012, ad esempio, Phy-
avendone visto gli effetti, stabiliscono che si tratta di uno strumento “disu- sicians for Human Rights ha pubblicato uno studio sulla repressione delle
mano”. Non tutti i Paesi tuttavia ratificano il protocollo, e tra gli anni Venti proteste in Bahrain. Secondo l’ONG, 34 persone sono morte a causa di la-
e Trenta del XX secolo i lacrimogeni sono utilizzati per reprimere gli crimogeni sparati in testa o in spazi chiusi (macchine, abitazioni e moschee).
scioperi e le manifestazioni degli operai negli Stati Uniti, in Sudafrica e Anche la lista degli infortuni è sconfinata: perdita di occhi, aborti spontanei
in Europa. All’incirca nello stesso periodo, e per i decenni successivi, i la- e malattie respiratorie. Nonostante le crescenti evidenze scientifiche sulla
crimogeni entrano nell’arsenale della repressione coloniale. Sparare contro pericolosità dei lacrimogeni, autorità e produttori continuano a descriverli
manifestanti non-violenti, o alle donne che guidavano movimenti di pro- come la soluzione più umanitaria e innocua per garantire l’ordine pubblico.
testa (come in Nigeria) avrebbe messo in cattiva luce le potenze europee
dell’epoca; per questo, al piombo si preferisce il gas. Come spiega Anna –––
Leonardo Bianchi
Feigenbaum, autrice del saggio Tear Gas: From the Battlefields of World War I è News Editor di VICE Italia e ha scritto per Internazionale e il manifesto. Il suo primo
to the Streets of Today, è in quel momento che i lacrimogeni perdono la loro libro è La Gente. Viaggio nell’Italia del risentimento (minimum fax, 2017)
connotazione “barbarica” per diventare uno strumento “civilizzatore”. Tra
l’altro, il nome stesso rimanda a qualcosa di poco minaccioso, quello più ap-
34 Elementi di tattica - Lacrimogeni Elementi di tattica - Lacrimogeni 35
Manifestanti con racchette da tennis contro i lacrimogeni alla ZAD di Nantes, Francia, aprile 2018
AFP

36 Elementi di tattica - Lacrimogeni Elementi di tattica - Lacrimogeni 37


Come si neutralizzano i lacrimogeni
di Leonardo Bianchi (@captblicero)

Maschere antigas, occhiali da sub, acqua, latte e limone: sono molti i modi
con cui si è cercato di contrastare l’effetto dei lacrimogeni. Le tecniche più
interessanti si sono viste a Hong Kong nel corso delle proteste del 2019,
per essere poi replicate in giro per il mondo. Eccone un paio.

RACCHETTE DA TENNIS
Di solito, per spedire al mittente i candelotti si usano dei guanti da salda-
tore. Questi però possono usurarsi, e la gittata dipende inoltre dalla forza
del singolo manifestante. Per ovviare a questi problemi, alcuni manifestan-
ti in Francia, Hong Kong e Libano si sono messi a usare delle racchette
da tennis per rilanciare i contenitori di CS.

TERMOS
In un video virale girato a Hong Kong, un manifestante raccoglie un lacri-
mogeno da terra e lo infila dentro un termos. Dopo averlo chiuso e scosso
per qualche secondo, l’uomo lo riapre e svuota sull’asfalto il contenuto, una
specie di melma nerastra. Come si è venuto a sapere in seguito, il termos
era pieno di fango. Il tossicologo Sven Eric Jordt ha detto alla rivista Popu-
lar Mechanics che il fango “blocca i componenti d’ossigeno”.

CONI SEGNALETICI
Sempre a Hong Kong, i manifestanti hanno usato in più occasioni dei coni
stradali per neutralizzare i lacrimogeni. Funziona così: uno o più manife-
stanti intrappolano il candelotto dentro il cono, bloccando l’espansione del
gas; altri ci versano dentro l’acqua, spegnendo il lacrimogeno. Il tutto avvie-
ne nell’arco di pochi secondi, rendendo la tecnica estremamente efficace.

SOFFIATORI DI FOGLIE
Un altro rimedio semplice, ma ingegnoso, è quello di usare un comune
soffiatore di foglie per cambiare la direzione del gas e indirizzarla verso la
polizia. Il primo utilizzo è stato fatto a Hong Kong, nell’ottobre del 2019:
il video è circolato ampiamente negli Stati Uniti dopo l’omicidio di George
Floyd, e da allora i soffiatori sono diventati una costante nelle
proteste a Portland, Kansas City, Madison e altrove. Manifestante con racchetta da tennis contro i lacrimogeni a Hong Kong, agosto 2019
Chris McGrath/Getty Images
38 Elementi di tattica - Lacrimogeni
Le tac dei manifestanti uccisi dalla polizia irachena con i lacrimogeni sparati ad altezza uomo, Hong Kong, novembre 2019. Uccelli morti per i lacrimogeni nella zona del Politecnico dopo
Baghdad, ottobre 2019 @thestevennabil l’assedio dell’università @anhongkonger

Nel primo anno di proteste a Hong Kong, da marzo a dicembre 2019, la polizia ha usato
circa 10mila lacrimogeni. Il momento peggiore si è avuto a novembre con l’assedio delle
università, al termine del quale sono stati registrati circa 1200 casi di allergie cutanee e
Le granate lacrimogene in dotazione all’esercito sono dieci volte più pesanti rispetto a quelle difficoltà respiratorie tra i residenti, oltre a innumerevoli uccelli morti avvelenati per le strade
in dotazione alla polizia e sono in grado di perforare un cranio. Le vittime della repressione della città. La polizia di Hong Kong ha sempre affermato che i lacrimogeni usati non causano
militare in Iraq nell’ottobre 2019 sono morte in questo modo, con le granate conficcate in testa danni alla salute pubblica o all’ambiente, ma allo stesso tempo si è sempre rifiutata di rivelarne
che continuavano ancora a rilasciare gas lacrimogeno. la composizione chimica per non compromettere le proprie “capacità operative”.
40 Elementi di tattica - Lacrimogeni Elementi di tattica - Lacrimogeni 41
Laser usati dai manifestanti di Hong Kong, agosto 2019 Laser a Baghdad, novembre 2019
Billy H. C. Kwok/Getty Images Thaier al-Sudani/Reuters

Nell’ultimo decennio i puntatori laser sono diventati sempre più diffusi e sempre meno costosi
ed i manifestanti di tutto il mondo hanno cominciato a usarli per distrarre e rallentare la polizia,
accecare le telecamere, abbattere i droni: basta coordinarsi e concentrarli su un solo obiettivo. Nel
2019 a Hong Kong la polizia ha classificato i puntatori laser come armi offensive con capacità di
provocare danni agli occhi e ha arrestato manifestanti sulla base del possesso di questi dispositivi.
42 Elementi di tattica - Laser Elementi di tattica - Laser 43
Laser contro la polizia a Santiago del Cile, novembre 2019
Ivan Alvarado/Reuters
Laser contro la polizia a Santiago del Cile, novembre 2019 Santiago del Cile, novembre 2019. Sequenza (in senso orario) che mostra l’abbattimento
Marcelo Hernandez/Getty Images di un drone della polizia usando puntatori laser.

Nel novembre 2019 a Santiago del Cile un drone della polizia è stato abbattuto usando decine
di laser verdi puntati tutti nella stessa direzione: una ventina di secondi dopo essere entrato
nel fascio di laser il drone ha iniziato a malfunzionare ed a precipitare. Mentre stava cadendo
è uscito per un attimo dal fascio di laser ed è stato in grado di riprendere quota. Infine è stato
colpito di nuovo dai laser ed è precipitato definitivamente.

Secondo Christopher Williams, CEO dell’azienda specializzata in tecnologie anti-droni


Citadel Defense Company, intervistato all’epoca dei fatti da NextGov, in un drone pilotato
da remoto i fasci di luce laser sono in grado di sovraccaricare le telecamere di navigazione
facendo perdere al pilota l’orientamento, e di causare un malfunzionamento dei sensori
d’atterraggio a infrarossi, causando una sequenza d’atterraggio d’emergenza.
46 Elementi di tattica - Laser Elementi di tattica - Laser 47
Leone alle proteste in Iraq, portato in piazza per contrastare i cani della polizia, novembre 2019
@IRaqiRev

48 Elementi di tattica - Leoni Elementi di tattica - Leoni 49


CASO DI
I riot dogs, ovvero Kanellos e Loukanikos, sono stati due cani randagi di
Atene che avevano deciso autonomamente di partecipare a manifestazioni
e scontri durante la crisi del debito greco, diventando degli animali totem
per il movimento di protesta. Kanellos, diventato famoso nel 2008, aveva
partecipato all’occupazione dell’Università Tecnica Nazionale di Atene.

STUDIO
Nei suoi ultimi anni di vita si era ammalato di artrite ed era stato adottato
dagli studenti dell’università. Loukanikos, tanto famoso da finire su Time nel
2011, faceva gli scontri. Disse di lui il Guardian: “il cane sembra schierarsi
sempre coi manifestanti a prescindere dalla situazione”. Nel 2012 aveva
iniziato ad avere problemi di salute per l’esposizione ai lacrimogeni ed ai
calci presi dalla polizia, e si era “ritirato” venendo adottato da una famiglia
di Atene. È morto nel 2014.

I NOSTRI
AMICI ANIMALI
50
Loukanikos nel 2011, Indymedia, Libcom
Caso di Studio: i nostri amici animali - i riot dogs 51
Kanellos nel 2007. Via Indymedia
52 Caso di Studio: i nostri amici animali - i riot dogs Caso di Studio: i nostri amici animali - i riot dogs 53
Il Negro Matapacos, ossia “il nero ammazzasbirri”, era un cane randagio
diventato famoso come animale totemico del movimento studentesco cileno
nel 2011, perché partecipava alle manifestazioni e aveva l’abitudine di morde-
re i poliziotti. Adottato da una donna di Santiago del Cile, è morto nel 2017.
Nel 2019, allo scoppio delle proteste cilene contro il carovita, la figura del
Negro Matapacos è tornata in auge come simbolo di rivolta e “santo patro-
no delle manifestazioni e dei cani del quartiere”. Ha ispirato graffiti, poster
e persino una statua di cartapesta eretta in piazza Italia a Santiago, luogo
simbolo delle proteste. Negli stessi mesi, al collo di diverse statue di cani in
giro per il mondo – quella di Hachiko a Tokyo e quella di Balto a New York
– sono state messe delle bandane rosse in solidarietà con i manifestanti cileni.

Statua del Negro Matapacos a Santiago del Cile. FayerWayer Graffiti del Negro Matapacos in Cile @cheapprosecco, @Emily_Lykos
54 Caso di Studio: i nostri amici animali - el negro matapacos Caso di Studio: i nostri amici animali - el negro matapacos 55
Manifestante in costume da Harry Potter a Hong Kong, settembre 2019
@rhokilpatrick

Outfit e maschere particolari sono sempre più diffusi nei contesti di protesta di tutto il mondo,
viaggiando su un binario parallelo al fenomeno della crescente professionalizzazione dei ma-
nifestanti e della codificazione di un preciso outfit da protesta fatto di indumenti neri, caschi,
protezioni per gli occhi e simili. Maschere e outfit particolari – che spesso giocano su elementi
di cultura pop – non servono solo a rendere più facile partecipare alle azioni di protesta nascon-
dendo la propria identità ma anche a farsi notare e mandare messaggi di vario tipo. In alcuni
casi queste maschere hanno esse stesse dei significati di protesta, come nel caso della celebre Manifestante in costume da Doraemon Attivista di Extinction Rebellion vestito
maschera di V per vendetta, o li hanno acquisiti in momenti e contesti specifici, come nel caso delle a Hong Kong, gennaio 2020 da broccolo arrestato a Londra, ottobre 2019
maschere di Winnie the Pooh e dei personaggi di South Park a Hong Kong. @VivienneChow @ragreener1
56 Elementi di tattica - outfit e maschere Elementi di tattica - outfit e maschere 57
Manifestanti mascherati da V per vendetta a Hong Kong, ottobre 2019 Aidan Marzo/HKFP

Manifestante vestito da spartano anticomunista, avvistato a Hong Kong, ottobre 2019 Manifestanti mascherati da V per Vendetta a Hong Kong, ottobre 2019 StandNews

Le maschere di V per Vendetta sono un classico delle manifestazioni di protesta di tutto il mondo
sin dall’uscita del fumetto e del film omonimi. Come ha detto alla BBC nel 2011 David Lloyd,
co-autore e illustratore del fumetto, “La maschera di Guy Fawkes è ormai diventata un marchio,
un oggetto comune nelle proteste di tutto il mondo — e sono felice che la gente la usi, mi sembra
un caso unico di un’icona della cultura pop usata in questo modo.”
58 Elementi di tattica - outfit e maschere Elementi di tattica - outfit e maschere 59
Manifestante vestito da personaggio della Casa di carta a un corteo a Bangkok, agosto 2020
@JamesJWilsonBkk

Manifestazione dei parenti di desaparecidos pakistani a Karachi, Pakistan, gennaio 2020, Manifestanti con face painting da Joker a Beirut, Libano, ottobre 2019
@SheikhWaleedM Laura Mackenzie/Wired

In realtà, da un paio di anni a questa parte, V per vendetta non è più un caso unico: accanto a Guy
Fawkes sono comparse diverse altre maschere caricate dello stesso valore anti-sistema. Una delle
ultime è quella di Dalì, resa famosa dalla serie La casa di carta e molto simile anche a livello L’arrivo di Joker nelle sale cinematografiche ha coinciso con una serie di proteste in tutto il
estetico. Negli ultimi anni il successo globale della serie ha fatto sì che si diffondesse in tutto il mondo che hanno adottato il personaggio come loro simbolo per via del parallelo tra la rab-
mondo, a volte solo come maschera e a volte come outfit completo, accompagnata dalla tuta bia e la frustrazione del protagonista, e la furia e la delusione dei manifestanti. In Libano in
arancione. Allo stesso modo, sempre grazie alla serie, si è diffusa ed è tornata rilevante come particolare la figura del Joker si è diffusa parecchio, con continui parallelismi tra la corruzione
canzone di protesta Bella Ciao. e il marcio di Beirut e quelli di Gotham City.
60 Elementi di tattica - outfit e maschere Elementi di tattica - outfit e maschere 61
Manifestante con face painting di Pepe the Frog a Hong Kong, ottobre 2019 RTHK Manifestante mascherato da Pepe the Frog a Hong Kong, ottobre 2019 Kelvin Cheng

Secondo Hong Kong Free Press, in Cina Pepe non aveva mai avuto connotazioni politiche
ed era semplicemente nota come “sad frog”. Nel 2019, qualche mese prima dello scop-
pio delle proteste contro la legge sull’estradizione, la rana ha cominciato a diventare vira-
le a Hong Kong sotto forma di sticker di WhatsApp. Subito dopo sono scoppiate le pro-
teste e il meme ne è diventato naturalmente una specie di simbolo venendo ritoccato con
l’aggiunta di elementi propri del movimento di protesta come l’elmetto giallo o l’ombrello.
Nella cultura di massa occidentale Pepe the Frog è “la rana nazista” – a partire dal 2016, quando Il movimento pro-democrazia di Hong Kong si è reso conto della connotazione politica di Pepe
l’alt-right se ne è appropriata e l’ha fatta finire nella lista dei simboli d’odio della Anti-Defama- solo dopo che il suo uso ha attirato l’attenzione dei media occidentali. Dopo un dibattito sui
tion League. A Hong Kong invece il Pepe è stato risignificato in senso libertario, diventando un forum e i canali social usati per organizzare le proteste, si è delineata l’idea che il Pepe di Hong
simbolo del movimento di protesta. In questo caso il face painting serve anche a confondere le Kong sia un meme locale, qualcosa di diverso dal Pepe dell’alt-right, e che si dovesse continuare
telecamere per il riconoscimento facciale. a usarlo per giocare sul doppio senso e attirare l’attenzione in Occidente.
62 Elementi di tattica - outfit e maschere Elementi di tattica - outfit e maschere 63
Manifestanti mascherati da Winnie the Pooh a Hong Kong, ottobre 2019 Manifestanti mascherati da personaggi di South Park a Hong Kong, ottobre 2019
@LowPowerBattery @LowPowerBattery

Le maschere da personaggi di South Park sono un riferimento al caso che ha visto contrapposti
il cartone animato ed il governo cinese. Nell’estate 2019 è andato in onda un episodio di South
Park intitolato Band in China: nell’episodio, Randy viene beccato a spacciare marijuana in Cina
ed è mandato in un campo di rieducazione dove incontra Winnie Pooh, anche lui imprigionato.
Le maschere da Winnie Pooh sono ovviamente un riferimento alla sua somiglianza con il leader Nel frattempo Stan, Jimmy, Kenny e Butters diventano famosi come gruppo metal e il loro ma-
cinese Xi Jinping, somiglianza che è stata sfruttata nel corso degli anni per tutto un filone di meme nager decide di fare un film su di loro, ma lo script del film continua a cambiare per adattarsi alla
critici del governo cinese e che ha portato alla censura di Winnie Pooh in Cina. In questo caso speci- censura cinese. Band in China ha causato la messa al bando di South Park in territorio cinese, ol-
fico,le maschere non raffigurano solo Winnie Pooh ma una sua versione con i tratti somatici di Xi. tre che la cancellazione da internet di qualsiasi contenuto ad esso collegato, inclusi interi forum.
64 Elementi di tattica - outfit e maschere Elementi di tattica - outfit e maschere 65
Manifestante con armatura di cartone, Iraq, febbraio 2020. Ziyad Matti Manifestante con un cartello del parcheggio come scudo, Libano, dicembre 2019
@ThomasVLinge @joeyayoub

66 Elementi di tattica - protezioni Elementi di tattica - protezioni 67


Manifestante con un quadro come scudo, Santiago del Cile, novembre 2019 Manifestante con l’elmo, Santiago del Cile, novembre 2019

Il quadro sembra rappresentare il cantante cileno Victor Jara,ucciso dalla repressione del
regime di Pinochet.

68 Elementi di tattica - protezioni Elementi di tattica - protezioni 69


Manifestante con un cartello di stop come scudo, Santiago del Cile, novembre 2019 Fumetto su Pare Man, dicembre 2019 Guido Kid Salinas/Novanim
Jorge Silva/Reuters

Ogni tanto le proteste creano i loro eroi e le loro mitologie. Un esempio è quello di Pare Man, La figura di Pare Man è diventata famosa e ha generato un’infinità di meme, vignette e fu-
ovvero l’uomo dello stop (“pare” significa stop in spagnolo), diventato famoso per essere an- metti con lui stesso come protagonista in quanto “primo supereroe cileno” delle proteste. Il se-
dato a fare gli scontri con la polizia a Santiago del Cile nel novembre 2019 a torso nudo, col gnale di stop che imbraccia è stato interpretato come un messaggio al governo perché fermi
volto coperto e imbracciando un cartello stradale di stop come scudo. la violenta repressione contro i manifestanti.
70 Elementi di tattica - protezioni Elementi di tattica - protezioni 71
Manifestante con un lavandino come scudo, Santiago del Cile, novembre 2019 Muro di ombrelli a Hong Kong, luglio 2019
Pablo Sanhueza/Reuters Vincent Yu/AP

Gli ombrelli sono diventati uno dei mezzi più diffusi ed efficaci per difendersi durante le prote-
ste a partire dal 2014, quando sono diventati il simbolo dell’omonimo movimento di protesta
a Hong Kong. Costano poco, pesano poco, se ne possono portare tanti ed è facile distribuirli.

I manifestanti di Hong Kong hanno sviluppato un sistema di segnali gestuali per indicare
quando servono ombrelli, caschi o altri strumenti di protezione in prima fila durante una
protesta, e per formare catene umane in grado di farli arrivare rapidamente dove servono.
72 Elementi di tattica - protezioni Elementi di tattica - protezioni 73
Capitolo 2
Elementi
di comunicazione

La rivoluzione è avvenuta prima che iniziasse


la guerra. La rivoluzione era nei cuori
e nelle menti del popolo

John Adams
Lettera a Hezekiah Niles, 1818

74
Memetica & politica
di Valentina Tanni (@valentinatanni)

Nel 2009, durante il processo contro The Pirate Bay, uno degli avvocati si pagna elettorale. A suggellare questa nuova fase del rapporto tra politica e
rivolse a Peter Sunde, membro fondatore del noto sito di file sharing, con web culture è stato il tweet di Donald Trump del 13 ottobre 2015, in cui
queste parole: “quando vi siete incontrati per la prima volta IRL (in real life)?”. l’allora candidato presidente diffondeva l’immagine di se stesso nei panni
La risposta, semplice ma efficace, è passata alla storia: “Noi non usiamo del meme character Pepe the Frog. Oggi, a distanza di cinque anni, la produ-
l’espressione IRL”, ribatté Sunde,“preferiamo AFK (away from keyboard), per- zione memetica si è trasformata in un tassello della conversazione politica
ché pensiamo che internet sia reale”. Questa necessità di abbandonare la dico- che accompagna e influenza tutti gli eventi dell’agenda pubblica, in una
tomia reale-virtuale, anche sul piano linguistico, è poi stata ribadita da dinamica circolare che si muove continuamente dentro la rete ma anche
tanti altri nell’ultimo decennio, soprattutto tra le generazioni più giovani. al suo esterno. Come ha ben spiegato An Xiao Mina nel saggio Memes to
Piotr Czerski, ad esempio, scrittore e poeta polacco allora trentenne, nel Movements (2019), i meme compaiono sempre più spesso fuori da internet,
2012 pubblicò una letteramanifesto molto discussa intitolata We, the Web prendendo corpo su magliette, borse, cappellini, spillette e gadget di ogni
Kids, in cui rivendicava l’esistenza di una precisa identità generazionale tipo. Ancora più spesso, diventano la base per la realizzazione di cartelloni
caratterizzata dal web come esperienza formativa: “noi non navighiamo, e striscioni da esibire durante le marce di protesta per le strade di tutto il
e internet per noi non è un luogo o uno spazio virtuale”, scriveva,“non mondo. La familiarità che le generazioni più giovani hanno con i template
è qualcosa di esterno alla realtà, ma ne è una parte, uno strato invisibi- memetici, infatti, e la loro tendenza ad utilizzarli per esprimere opinioni,
le ma sempre presente e strettamente intrecciato all’ambiente fisico. [...] sentimenti e visioni del mondo, hanno portato naturalmente a una loro
il web siamo noi, che comunichiamo nella maniera che ci è naturale, con diffusione sempre più massiccia anche aldilà delle pagine web. La coscienza
un’intensità e un’efficienza senza precedenti nella storia dell’umanità”. politica dei giovani si costruisce, come gran parte del loro bagaglio cultura-
Ma è stata proprio quella che molti chiamano ancora “vita reale” a di- le, attraverso le interazioni online, ed è dunque impensabile che il linguag-
mostrarci ripetutamente la totale permeabilità tra online e offline. In so- gio delle culture - e subculture - di internet non finisca per filtrare anche
stanza, non esiste praticamente nulla, nel nostro sistema culturale, politico nei discorsi e nei manifesti. Si tratta di una tendenza, questa, in atto da
e sociale, che non passi, prima o dopo, attraverso le maglie della rete. E almeno un lustro ormai, ma che è divenuta particolarmente visibile negli
questo accade perché la connessione non è più un’occorrenza che si veri- ultimi due anni. La giornalista americana Madison Malone Kircher, ad
fica solo saltuariamente; è piuttosto una presenza costante e scontata, che esempio, faceva notare in un articolo uscito nel marzo 2018 sul New York
si fa notare solo quando manca, come succede per la corrente elettrica. Magazine la grande frequenza di cartelloni memetici all’interno dei cortei
di March for Our Lives, il movimento nato per chiedere nuove leggi sulla
Una delle sfere in cui il rapporto tra online e AFK – adottando l’espressione vendita di armi da fuoco in seguito al massacro della Marjory Stoneman
di Sunde – si fa ogni giorno più evidente è senz’altro quella politica. Il peso Douglas High School. Per le strade di Washington, New York e decine di
che ha avuto la comunicazione social durante le elezioni americane del altre città degli Stati Uniti comparvero versioni stampate e disegnate di
2016, ad esempio, ha costretto anche i più riluttanti a fare i conti con la meme molto famosi come Distracted Boyfriend, Krusty Krab/Chum Bucket ed
potenza del web e con la centralità assoluta delle espressioni che nascono Expanding Brain, tutti utilizzati per sottolineare, con le armi dello humor
al suo interno, oltre che con i processi di controllo e manipolazione attuati e del sarcasmo, le storture di un sistema politico corrotto e disinteressato
da piattaforme, personalità politiche e governi. In quell’occasione, com’è al benessere dei cittadini. Scriveva la Kircher, in risposta ad alcuni com-
stato più volte sottolineato, i meme - dispositivi linguistici che sulla rete menti negativi che le fotografie da lei scattate avevano raccolto su Twitter:
nascono e si propagano - hanno funzionato da catalizzatori del dibattito, “i teenager stanno combattendo la guerra contro la violenza armata dal
nel bene e nel male, influenzando il voto e accompagnando l’intera cam- loro territorio, un territorio che nasce in ambito digitale e di cui parlano
76 Elementi di comunicazione - cultura pop & meme Elementi di comunicazione - cultura pop & meme 77
fluentemente la lingua, a differenza di tutti quelli che hanno più di 25 anni. che volta anche “addosso”, come nei casi - anch’essi numerosi - in cui entra
Criticarli su Twitter è esattamente quello che vogliono che voi facciate. in gioco la componente performativa: manifestanti di tutto il mondo negli
Se state impiegando il vostro tempo per digitare traballanti argomentazio- ultimi anni sono scesi in piazza travestiti da Pepe the Frog, da Guy Fawkes
ni sul perché SpongeBob non possa essere usato per parlare di cose serie, (nella versione della graphic novel V per Vendetta), oppure con le maschere
state solo facendo il loro gioco”. Cartelloni dello stesso tipo sono stati fo- di Dalì (come i personaggi della serie tv La casa de papel), il mantello di
tografati anche quest’anno durante le marce del Black Lives Matter, oltre Harry Potter e il completo rosso di Joker, ma anche indossando i panni
che in tutte le manifestazioni dei movimenti ambientalisti, con esempi che di personaggi presi da cartoni e anime come Doraemon e Hamtaro, evo-
includono i template Is This a Pigeon (che diventa Is this a Riot) e This is cando pratiche culturali specifiche come il cosplay e il furry fandom. La
Fine, quest’ultimo usato per ironizzare sulla mancanza di azioni concrete natura caleidoscopica e ricombinante del sistema culturale contempora-
contro il global warming. L’immagine è particolarmente azzeccata: un ca- neo, dunque, inizia a manifestarsi in ogni espressione della vita quotidiana,
gnolino antropomorfo che beve una tazza di caffè sullo sfondo di un ufficio invadendo gli spazi online come quelli offline con la medesima frequenza.
in fiamme, accompagnato dalla scritta “va tutto bene”. A questo specifico Ha ben descritto le traiettorie di questo scenario in un testo del 2013 – si-
genere, ossia i cartelloni del movimento ambientalista, è dedicato anche il gnificativamente intitolato Too Much World: Is the Internet Dead? – la teorica
progetto #Memersforfuture dei Clusterduck, collettivo che da alcuni anni Hito Steyerl, che da anni si occupa dei travasi tra web culture e mondo
porta avanti progetti di ricerca sul mondo della memetica al confine tra fisico: “se le immagini cominciano a debordare dagli schermi invadendo
arte, design e politica. Tramite un account Instagram in cui vengono rac- soggetti e oggetti, la conseguenza principale, di cui poco si parla, è che la
colte le immagini, una call aperta a tutti e una serie di eventi in giro per realtà consiste ormai quasi totalmente di immagini; o meglio, di cose, co-
festival e spazi espositivi, i Clusterduck sostengono la necessità di una rifles- stellazioni e processi che precedentemente si manifestavano in forma di im-
sione sul futuro del pianeta visto attraverso gli occhi delle generazioni più magini. [...] Tutt’altro che ai poli opposti di un abisso incolmabile, imma-
giovani e raccontato con il loro linguaggio. Il trend dei cartelloni memetici gine e mondo sono in molti casi nient’altro che l’uno la versione dell’altra”.
tuttavia non è soltanto un fenomeno americano, come potrebbe sembrare
dagli esempi citati finora. A dimostrazione della sua diffusione globale ci –––
Valentina Tanni
sono i numerosi esemplari comparsi a Hong Kong nel 2019 durante le è storica dell’arte, curatrice e docente specializzata nel rapporto tra arte,nuove
proteste contro il disegno di legge sull’estradizione dei latitanti: qui, il fa- tecnologie e culture del web. Il suo ultimo libro è Memestetica. Il settembre eterno dell’arte
mosissimo template noto come Drakeposting, che ha come protagonista il (NERO, 2020)
rapper americano che approva/disapprova qualcosa, è stato ridisegnato a
mano chiamando in causa Carrie Lam, alla guida dell’esecutivo del Paese.
Immagini simili arrivano anche dal Cile, nel contesto delle proteste anti-
governative che hanno invaso le strade di Santiago negli ultimi mesi del
2019; tra tutte, spicca l’immagine di un gattino - animale totem e spirito
guida del web sin dai suoi inizi - che beve un succo a base di “rivoluzio-
ne” (Juiguito de Revolucion), rielaborando il template del Dumb Fuck Juice.

Nel contesto di un ecosistema mediale sempre più ibrido e partecipato,


dunque, in cui le espressioni e i simboli culturali vengono continuamente
“rubati”, modificati e remixati, i messaggi della protesta politica diventano
anch’essi parte del ciclo memetico, un processo che si estende ben oltre i
confini dello schermo arrivando fisicamente in mano alle persone. E qual-
78 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 79
Cartelli con Hamtaro, diventato il simbolo delle proteste anticorruzione in Thailandia,
a Bangkok, luglio 2020 @WPabuprapap

80 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 81
Striscione su Star Wars, avvistato a una manifestazione a Nantes, Francia, gennaio 2020 Cartello meme avvistato durante l’occupazione dell’aeroporto di Hong Kong, agosto 2019
@Elsa_Gambin @laurelchor

Variante di Hong Kong del famoso meme di Drake in Hotline Bling, con il capo esecutivo di Hong
Kong Carrie Lam al posto di Drake, mentre i gesti e la struttura del meme rimangono uguali.
82 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 83
Cartello meme avvistato a Seattle, USA, durante le proteste di Black Lives Cartello meme avvistato a una manifestazione per il controllo delle armi
Matter, giugno 2020 @KnowYourMeme a Washington, USA, marzo 2018 @4evrmalone

Variante del meme “Expanding Brain” in cui le leggi sul controllo delle armi
Variante del famoso meme “Is This a Pigeon?”, con una bottiglia d’acqua sono il cervello piccolo, “pensieri e preghiere” per le vittime di stragi nel-
al posto della farfalla, e lo stemma della polizia sulla spalla dell’uomo che le scuole il cervello più grande, “armare gli insegnanti” il cervello espanso
si domanda “is this a riot?” e “armare gli studenti con delle pietre” il cervello massimo.
84 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 85
Cartello meme avvistato a una manifestazione per il controllo Cartello meme avvistato a Santiago del Cile, ottobre 2019
delle armi a Washington, USA, marzo 2018 @4evrmalone @panarin_misha

Variante del meme “Dumb Fuck Juice”, che raffigura un cane


bianco che beve un succo di frutta con scritto “dumb fuck
Variante del meme “Distracted Boyfriend”, dove Trump è il fi- juice” sul tetrapak e la scritta “me” sul cane. Secondo Know
danzato, le vite degli studenti sono la fidanzata e la lobby delle Your Meme, il meme è usato in genere come react o come
armi NRA è l’altra ragazza. punchline autoironica.
86 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 87
Cartello meme su Trudeau avvistato a una manifestazione in Canada, marzo 2020
@TomKhruisehchev

Cartello meme con Pepe the Frog avvistato a Hong Kong, agosto 2019 @CarlZha

Il meme è riferito alla scena dell’avvocato Lionel Hutz Notare la differenza tra questo Pepe the Frog e quello “occidentale”, a partire
nei Simpson @KnowYourMeme dal caschetto giallo tipico dei manifestanti di Hong Kong.
88 Elementi di comunicazione - cultura pop e meme Elementi di comunicazione - cultura pop e meme 89
Flyer sotto forma di finto boarding pass che invitava a unirsi alle proteste, distribuito “In piedi, voi che non volete più essere schiavi!”: prima frase dell’inno nazionale cinese, usata come
all’aeroporto di Hong Kong nell’agosto 2019 @_szheng graffito dai manifestanti di Hong Kong perché non può essere censurata, luglio 2020 @krislc

Notare anche qui il Pepe con caschetto giallo e maglietta nera, estetica da frontliner delle proteste
di Hong Kong. Alla voce “destinazione”, il biglietto elenca le cinque domande articolate dal mo-
vimento anti - ELAB (ossia, contro la legge sull’estradizione in Cina): il ritiro completo della legge;
l’abbandono della classificazione di “riot” per le proteste anti - ELAB del 12 giugno 2019; il ritiro
delle accuse contro i manifestanti; la creazione di una commissione d’inchiesta indipendente;
l’implementazione del suffragio universale a HongKong.
90 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 91
Finte bandiere di avvertimento come quelle usate dalla polizia di Hong Kong, rivolte però
alla polizia. Hong Kong, giugno 2020 @KongTsungGan

92 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 93


Bandiera pro-indipendenza di Hong Kong fatta apposta per aggirare la legge sulla sicurezza Dettaglio della precedente. Prima di “Hong Kong independence” c’è scritto in piccolo “no to”
nazionale che proibisce l’incitazione al separatismo, luglio 2020 @Badiucao

94 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 95


Carrie Lam che divora i suoi figli, detournement del quadro di Goya “Saturno che divora i suoi Arte di propaganda ispirata a “La libertà che guida il popolo” di Eugene Delacroix (1830)
figli” con il capo esecutivo di Hong Kong Carrie Lam come protagonista.
Hong Kong, giugno 2019 @lostdutchhk L’artista francese ha voluto celebrare la rivoluzione borghese del 1830, che portò all’ascesa di Luigi
Filippo d’Orleans. Nella versione di Hong Kong la Marianne (personificazione della Francia)
è sostituita dai frontliner, le armi diventano ombrelli, il tricolore diventa la bandiera di Hong Kong

Nota: tutte le immagini che seguono vengono da uno studio sull’arte di propaganda delle proteste di Hong Kong
realizzato da un noto utente twitter parte del movimento, che ha disattivato il suo account dopo l’approvazione
della legge sulla sicurezza nazionale
96 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 97
Arte di propaganda ispirata a “Il 3 maggio 1808” di Goya (1814)
che commemora la resistenza spagnola a Napoleone, a sua volta
ispirato a “L’esecuzione dell’imperatore Massimiliano” di Eduard Manet
(1867) sulla morte di Massimiliano del Messico, imperatore fantoccio
imposto da Napoleone III. Le versioni di Hong Kong mostrano
la polizia che fucila i frontliner e la stampa che guarda.
98 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 99
Arte di propaganda ispirata a “La rimozione della statua di re Giorgio III a Bowling Green, New York,
il 9 luglio 1776” di William Walcutt (1857) mostra la distruzione del monumento dopo la lettura
pubblica della dichiarazione di indipendenza americana. Nella versione di Hong Kong la statua
diventa un lampione smart per la sorveglianza degli spazi aperti, in omaggio all’abbattimento
di uno di essi da parte dei manifestanti.
100 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 101
Arte di propaganda ispirata a “Giovanna d’Arco all’incoronazione di re Carlo VII nella cattedrale
di Reims” di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1867). Nella versione di Hong Kong
Giovanna d’Arco è una frontliner mascherata e con l’elmetto.
102 Elementi di comunicazione - Detournement Elementi di comunicazione - Detournement 103
Manifestante pro-democrazia in piazza con cartello bianco a Uralsk, Kazakhstan, maggio 2019 Manifestanti con cartelli invisibili, Mosca, 2014 grani.ru
Уральская Неделя

Una delle tecniche di protesta comparse più di recente è il “paradossale protestare non
protestando”, ovvero l’atto di scendere in piazza con cartelli completamente bianchi, senza
alcuna scritta o slogan, per denunciare censura e limitazioni alla libertà di espressione
che accompagnano le proteste vere e proprie. Il primo caso di questo tipo risale al 2019, Un precedente simile per questa forma postmoderna di proteste risale al 2014, quando sei attivisti
quando il 22enne Aslan Sagutdinov è sceso in piazza da solo con un cartello bianco a Uralsk, sono stati arrestati a Mosca per una manifestazione non autorizzata in piazza Manezhnaya
in Kazakhstan. L’idea era vedere se sarebbe stato arrestato lo stesso e in effetti così è stato, durante la quale tenevano in mano dei “cartelli invisibili”. La protesta era per la liberazione di
anche se le autorità kazake hanno negato di averlo fermato per il cartello bianco: il motivo del alcuni manifestanti anti-Putin arrestati due anni prima. Anche in questo caso il motivo dell’arresto
suo arresto sarebbero state alcune frasi da lui pronunciate durante la protesta. non stava nella formula di protesta in sé – i cartelli invisibili – ma negli slogan pronunciati.
104 Elementi di comunicazione - fogli bianchi Elementi di comunicazione - fogli bianchi 105
Manifestazione con cartelli bianchi a Hong Kong, luglio 2020 StandNews Manifestanti con cartelli bianchi a Hong Kong, luglio 2020 @LamYikFei

Il metodo di protesta di scendere in piazza con i cartelli bianchi è stato poi replicato a Hong
Kong nel luglio 2020, per protestare contro l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale Oltre ai fogli bianchi un altro metodo di protesta non esplicito adottato a Hong Kong è il gesto della
e le limitazioni alla libertà di espressione che avrebbe comportato. mano aperta, un riferimento alle cinque domande avanzate dal movimento anti-ELAB nel 2019.
106 Elementi di comunicazione - fogli bianchi Elementi di comunicazione - fogli bianchi 107
TukTuk, giornale autoprodotto dai manifestanti a Baghdad, Iraq, novembre 2019 Stouta, giornale autoprodotte dai manifestanti di Nassiriya, novembre 2019
@al3zzaw @AliRafee86

Il primo e più famoso è stato TukTuk, che prende il nome dai tuktuk diventati
La realizzazione di giornali e volantini autoprodotti per fare informazione un simbolo delle proteste. Redatto da attivisti con studi o esperienze lavorative
dall’interno di un movimento di protesta e tenere aggiornato quest’ultimo nel giornalismo, aveva una tiratura di 2000 copie e veniva distribuito quasi
sulla situazione generale in cui agisce, i suoi traguardi, i suoi obiettivi e le sue giornalmente. Conteneva articoli originali dall’interno del movimento di
mancanze sono aspetti spesso sottovalutati. Un buon lavoro in questo senso protesta e traduzioni degli articoli della stampa straniera sulle proteste in Iraq.
è stato fatto fatto in Iraq da parte del movimento di protesta antigovernativo, che
ha creato spontaneamente una serie di giornali cartacei per aggirare i continui La pubblicazione di TukTuk aveva dato il via ad un trend, portando le piazze
blocchi di internet imposti dal governo a volte per settimane. di diverse altre città irachene come Karbala e Nassiriya a creare i loro giornali.
108 Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche 109
25 Ottobre, giornale autoprodotto dai manifestanti di Karbala, Iraq, novembre 2019
@MosulEye

110 Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche 111
Infografiche su come comportarsi ai cortei create dai manifestanti di Hong Kong, giugno 2020
@chuangcn

Un altro caso di studio al riguardo è come al solito il movimento di protesta di Hong Kong, da
cui ci sono arrivate una grande varietà di volantini e infografiche informative di vario genere,
sia relativi alle domande e agli scopi delle proteste, sia concentrati su questioni più pratiche
come i metodi per proteggersi e i modi migliori per muoversi nelle piazze. Alcuni di questi
Volantino su come farsi un giubbotto antiproiettile di libri, Hong Kong, novembre 2019 prodotti sono stati anche tradotti in inglese, con l’esplicito scopo di raggiungere un pubblico
@Stand_withHK internazionale e collegare la lotta di Hong Kong a quelle in corso in altri paesi del mondo, un
tema a cui il movimento anti-ELAB è sempre stato molto attento.
112 Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche Elementi di comunicazione - giornali, volantini, infografiche 113
CASO DI
STUDIO

“È un piacere combattere con te” “Anche per me, grazie compagno”

1 Graffito avvistato a Hong Kong, maggio 2020 @gingkogoes

IL CICLO DI VITA
DI UN GRAFFITO
A HONG KONG
114 Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito a Hong Kong 115
2 Cancellato nel giro di 24 ore @rachel_cheung1

116 Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito a Hong Kong Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito a Hong Kong 117
3 Ricomparso come grafica, via Telegram 4 Ricomparso su Animal Crossing @rachel_cheung1

Il caso di studio in questione ci mostra come l’aspetto reale e l’aspetto virtuale delle proteste
si possano facilmente intersecare e come un graffito sia più di un graffito: per quanto sui muri
può magari durare poco, è in grado di trasformarsi in un’icona e venire riprodotto su altri
“muri” quali chat, social e videogiochi.
118 Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito a Hong Kong Caso di studio: il ciclo di vita di un graffito a Hong Kong 119
CASO DI
STUDIO

IL GILET GIALLO
COME LAVAGNA
Una serie di foto di messaggi politici di vario tipo – contro Macron, comunisti, femministi,
ambientalisti – scritti sul retro dei gilet gialli dei manifestanti francesi
@Ludivine_Bantig
120 Caso di studio: il gilet giallo come lavagna 121
122 Caso di studio: il gilet giallo come lavagna Caso di studio: il gilet giallo come lavagna 123
124 Caso di studio: il gilet giallo come lavagna Caso di studio: il gilet giallo come lavagna 125
Il movimento dei gilet gialli, che ha riempito le piazze francesi per mesi, è sempre stato
qualcosa di molto eterogeneo e difficile da inquadrare per natura e composizione, ha preteso
di aggregare senza imporre un colore politico (a parte il giallo dei gilet) e ha contenuto spinte
di vario genere: c’erano gilet gialli di destra e gilet gialli di sinistra che almeno in un caso
sono arrivati a scontrarsi a botte tra loro durante una manifestazione, e nei cortei si vedeva
ogni genere di bandiera, da quella dell’Unione Sovietica a quella della Repubblica Popolare
di Donetsk. Alla base di questa confusione c’era forse il fatto che il movimento era nato prima di
tutto come sfogo pre-politico in cui sono confluite la rabbia e la frustrazione di una grossa fetta
della società francese. Una tendenza interessante è stato però il fatto che i manifestanti abbiano
a un certo punto cominciato ad usare i loro gilet gialli per mandare messaggi politici di vario
tipo, scrivendoli sul retro, forse come reazione all’apoliticità del movimento a cui partecipavano.
126 Caso di studio: il gilet giallo come lavagna Caso di studio: il gilet giallo come lavagna 127
Il caso di studio in questione ci mostra quale sia il vero carattere dei movimenti di protesta
di massa: calderoni eterogenei dentro cui spingono forze politiche diverse, la cui natura politica
finale deriva dalla risultante di queste forze al termine di una lotta per l’egemonia.
128 Caso di studio: il gilet giallo come lavagna Caso di studio: il gilet giallo come lavagna 129
CASO DI
STUDIO

L’iconica foto di Alaa Salah che arringa la folla a Khartoum, Sudan, aprile 2019
@lana_hago

La foto di Alaa Salah


Nell’aprile 2019 questa foto di Alaa Salah, la donna in abito bianco che arringa

INFLUENZE
la folla davanti ad una caserma dei militari durante la rivoluzione sudanese,
è diventata virale sui media occidentali come rappresentazione esplicita dei
nuovi soggetti sociali (donne, giovani) in lotta controla vecchia dittatura.

RECIPROCHE
Grazie a questa vitalità l’immagine è subito diventata anche un’icona per
i movimenti di protesta di tutta l’area mediorientale, a testimonianza di come
i processi rivoluzionari tendano a contagiarsi e influenzarsi vicendevolmente.
130 Caso di Studio: influenze reciproche - la famosa foto di Alaa Salah 131
Murales che riproduce la foto a Idlib, Siria Cartello che riproduce la foto a una manifestazione ad Algeri, giugno 2019
@im_PULSE @souamesfarah

132 Caso di Studio: influenze reciproche - la famosa foto di Alaa Salah Caso di Studio: influenze reciproche - la famosa foto di Alaa Salah 133
Infografica sui ruoli nelle proteste creata dai manifestanti
Guida a come vestirsi alle proteste dell’opposizione bielorussa, basata su un flyer dei manifestanti di Hong Kong @oneunderscore__
di Hong Kong, agosto 2020 @nexta__tv

Hong Kong fuori da Hong Kong


La caratteristica più interessante del movimento di protesta di Hong Kong
è il fatto che sia diventato il nuovo standard delle tecniche di protesta a livello
globale. Ciò è avvenuto grazie alla grande organizzazione del movimento
stesso sia in termini di tattiche e azioni di protesta che in termini di efficacia
comunicativa, e grazie all’incredibile copertura mediatica che questa grande
capacità comunicativa gli ha fatto ottenere – il movimento di protesta a Hong
Kong è stato la singola storia più coperta dai media mondiali nel 2019.

La somma di questi due fattori fa sì che il patrimonio di conoscenze generato


a Hong Kong si stia adesso diffondendo ovunque ci siano sommovimenti
sociali: la guida a come vestirsi alle proteste compilata dall’opposizione
bielorussa nell’agosto 2020 prende come modello un frontliner di Hong Kong,
mentre un’infografica sui diversi ruoli necessari durante una manifestazione è
stata avvistata all’interno della caserma della polizia americana come caso di Stessa infografica studiata dalla polizia di Huntsville, Alabama,
studio durante le proteste di Black Lives Matter. USA, durante le manifestazioni di BLM, giugno 2020, @paulgattis
134 Caso di Studio: influenze reciproche - Hong Kong fuori da Hong Kong Caso di Studio: influenze reciproche - Hong Kong fuori da Hong Kong 135
La stessa immagine da un’altra angolazione @CarlZha

Una caratteristica che emerge sempre più spesso nelle proteste del XXI Secolo è la loro capacità
di produzione simbolica: rispetto al passato, i movimenti di piazza odierni generano immagini
d’impatto che sembrano pensate apposta per la condivisione via social. Tra queste, alcuni filoni
spiccano per la frequenza con cui compaiono: uno, che potremmo definire “Instagram vs realtà”,
comprende immagini d’impatto costruite mediante una manipolazione della prospettiva (come
l’esempio qui sopra). L’altro, che potremmo definire “riot shooting”, è quello che comprende
La bambina davanti ai poliziotti antisimossa, Hong Kong, dicembre 2019 @CarlZha tutte quelle foto con persone in pose glamourin contesti di guerriglia urbana.
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Lo shooting davanti alla barricata in fiamme, Beirut, Libano, ottobre 2019 Bacio davanti alla barricata in fiamme, Santiago del Cile, ottobre 2019
@LunaSafwan @cherryaleeexis

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Il problema delle proteste simboliche
di Stefano Santangelo (@prlp_fiction)

Nella storia politica dell’umanità, l’elemento simbolico ha sempre avuto un il radicamento. Lo stesso atteggiamento si ritrova, con apparente parados-
grande peso propagandistico, dall’epoca delle piramidi a quella della mone- so, in vari movimenti politici, spesso programmaticamente non violenti,
tazione della Roma imperiale fino alle iconografie dei regimi novecenteschi e che hanno caratterizzato le proteste degli ultimi anni. Al G8 di Genova nel
a quelle contemporanee qui analizzate: il loro potere mitopoietico è sfruttato 2001 i Disobbedienti praticavano la non violenza e la ricerca dello scontro
tanto dai governi e dalle classi dominanti, quanto dai movimenti di protesta – passivo – con la polizia per mostrare la brutalità dello stato e risvegliare le
o dalle varie forze antisistema. È evidente che nella nostra epoca di sconvol- coscienze tramite l’indignazione; dall’altra parte i black bloc puntavano a
gimenti e rivolte globali così come di interconnessione e social network le spingere le masse all’insurrezione dando loro l’esempio con gesti di violenza
proteste a carattere simbolico possono avere un potenziale agitativo enor- simbolica e ritualizzata come bruciare auto e spaccare vetrine. Atteggia-
me. Si pensi anche solo al potenziale evocativo delle immagini di ghigliottine menti di questo tipo si ritrovano anche nella lotta No Tav, No Expo, più di
montate nelle piazze o di ragazzi con un cappio al collo in piedi su un bloc- recente in Fridays For Future ed Extinction Rebellion: tutti movimenti che
co di ghiaccio in via di scioglimento per protestare contro la crisi climatica. raccolgono masse imponenti di giovani arrabbiati, determinati e combattivi
ma che sembrano convogliare le loro energie in gesti simbolici con lo scopo
Nella storia dei movimenti di massa il simbolismo politico ha tuttavia sem- di finire sui giornali o sui social. L’idea diffusa è che serva ottenere sempre
pre costituito un elemento con cui confrontarsi in modo critico, perché più visibilità. Tuttavia da una parte la ricerca continua di visibilità porta alla
all’evidente potenza “pubblicitaria” del simbolo come mezzo di agitazione confusione politica e rende passivi, in quanto l’obiettivo è diventare virali,
politica si accompagna un certo numero di limiti naturali. Per definizione, non prendere il potere: finire sui giornali diventa già una vittoria in se stessa
un simbolo è un segno che rimanda a qualcos’altro: un gesto politico sim- che prelude le vittorie effettive. Dall’altra parte è difficile pensare che oggi
bolico rimanda a un gesto politico effettivo, concreto, positivo – alla messa ci sia qualcuno al mondo che non conosce Greta Thunberg o la questione
in pratica dell’ideale politico che lo motiva. Oggi invece quando definiamo del riscaldamento globale: non è la visibilità che manca, ma uno sbocco
“simbolico” un gesto politico il più delle volte lo intendiamo “dimostrati- politico concreto. Il problema fondamentale è confondere i piani di inter-
vo”, e cioè col fine di impressionare il più vasto numero di persone possi- vento: il piano simbolico non può prendere il sopravvento su quello reale.
bile e di volgerle alla propria causa tramite un’azione esemplare o tramite
la rappresentazione di certi ideali e motivazioni. Questa prassi potrebbe Scriveva Plechanov ne La concezione materialistica della storia: “i vecchi co-
essere chiamata “politica dei gesti eclatanti”: atti esemplari, di grande por- stumi cominciano a scomparire, e i vecchi riti ad andare in frantumi,
tata emotiva o simbolica, il cui scopo è risvegliare la coscienza delle masse quando gli uomini entrano in nuove relazioni reciproche. Il conflitto tra
e volgerla al sostegno alla causa, all’azione, all’insurrezione. Si tratta con interessi sociali trova una nuova espressione nel conflitto tra vecchi e nuo-
evidenza di un prodotto del senso di impotenza delle dirigenze dei movi- vi riti e costumi. Nessun rito o costume simbolico, di per se stesso, può
menti in questione, e soprattutto di un segno di sfiducia nelle masse: il gesto influenzare lo sviluppo di nuove relazioni, in senso né positivo né nega-
eclatante è un tentativo di “fuga in avanti”, ovvero una fuga dal faticoso tivo.” Nel campo dell’azione politica, ciò significa che la rappresentazio-
lavoro di organizzazione e costruzione di un movimento capace di cambia- ne simbolica del conflitto e del cambiamento non può prendere il posto
re davvero le cose in prima persona. La storia ce ne offre diversi esempi, dell’organizzazione politica delle masse per ottenere quel cambiamento.
nessuno con esiti positivi: dal terrorismo anarchico del XIX secolo, agli Il lavoro lento e paziente di propaganda, di innalzamento del livello po-
attentati delle Brigate Rosse, che invece di spingere le masse a prendere litico, di organizzazione non può essere sostituito da nessuna scorciatoia
coscienza e ad insorgere, le hanno fatte sentire insicure e portate a stringersi simbolica. Il problema della confusione tra il piano simbolico e quello reale
attorno all’ordine costituito. Una lotta d’avanguardia non può sostituire ha varie origini. In primo luogo viene dall’idea fondamentalmente picco-
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loborghese che il sistema economicosociale in cui viviamo – la democrazia
borghese liberale occidentale – sia il migliore possibile e che quindi il solo
piano di intervento possibile non stia nel rivoluzionare i rapporti sociali
fondamentali ma nel cambiare le coscienze, individuo per individuo, tra-
mite atti eclatanti o piccoli gesti. Lo sfondo è una concezione idealistica
della realtà – un idealismo spesso ingenuo, spontaneo, per cui la diffusione
di idee nuove implica di per sé un cambiamento della realtà. Corollario
ne è l’atteggiamento moralistico e colpevolistico che affligge soprattutto le
politiche identitarie e il dibattito politico di matrice anglosassone intorno
alle questioni del razzismo e della discriminazione di genere, in cui la rap-
presentazione simbolica delle istanze progressiste – il numero di personaggi
neri o LGBT in una serie tv, l’uso dei pronomi corretti – sembra prevalere
sull’organizzazione del movimento reale, con il risultato paradossale di divi-
dere le lotte su singole oppressioni e diverse percentuali di privilegio invece
che puntare a ricomporle tutte nella questione di classe come minimo co-
mune denominatore. Ma è un atteggiamento che viene superato a sinistra
dalla realtà stessa – come abbiamo visto durante le proteste di Black Lives
Matter che hanno mescolato bianchi e neri, antirazzismo e istanze di classe.
–––
Stefano Santangelo
è giornalista freelance e militante marxista. Ha scritto su VICE Italia e Rolling Stone.

Protesta simbolica di Extinction Rebellion in cui gli attivisti si impiccano tenendo i piedi su un
blocco di ghiaccio in via di scioglimento. Colonia, luglio 2019 @extinctsymbol

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Ghigliottina simbolica montata in un parcheggio di Ferguson, USA, In sequenza: attivista di BLM dà un fiore alla polizia e viene arrestata, Philadelphia, giugno 2020
durante le proteste di BLM, maggio 2020 @megaspel @minhtngo
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Funerale simbolico per la lira libanese svalutata a Zahle, Libano, maggio 2020
@jadmostafa2

Una nuova tendenza che compare sempre più spesso nelle proteste del 2020 è quella dei funerali
simbolici. L’idea sembra essere venuta prima ai manifestanti di Haiti che a gennaio hanno fatto
il funerale alle istituzioni internazionali, ma si è poi diffusa anche in altri contesti sull’onda del
successo del meme dei becchini ghanesi. Di volta in volta sulla bara vengono affissi cartelli della
Funerale simbolico alle istituzioni internazionali, Haiti, gennaio 2020 cosa che muore (in Libano, la lira libanese svalutata; in Bielorussia la dittatura) e i manifestanti la
@madanboukman portano in spalla suonando Astronomia 2020 (la canzone del meme) e a volte facendo il balletto.
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Funerale simbolico alla dittatura di Lukashenko, Minsk, Bielorussia, agosto 2020
@belteanews

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Anche quando il guerrigliero urbano applica correttamente le regole della
sicurezza e vi si conforma, può commettere errori. Non esiste il guerrigliero
perfetto. Tuttalpiù, puòfare il massimo sforzo per diminuire il margine
di errore, ma non può essere perfetto. Uno dei metodi che può usare per
diminuire il margine di errore è quello di conoscere minuziosamente i sette
peccati mortali del guerrigliero urbano, e cercare di evitarli.
Il primo peccato è l’inesperienza. Il guerrigliero accecato
da questo peccato, pensa che il ne- mico sia stupido, ne sottovaluta
l’intelligenza, pensa che ogni cosa sia facile e, come risultato, lascia indizi
che possono portarlo al disastro. A causa della sua inesperienza, può anche
sopravvalutare le forze del nemico, credendole superiori a quanto sono
realmente. Facendosi ingannare da questo presupposto, il guerrigliero si
intimidisce, diventa insicuro ed indeciso, paralizzato e povero di audacia.
Il secondo peccato del guerrigliero urbano è il vantarsi delle azioni fatte
e raccontarle ai quattro venti.
Il terzo peccato è la vanità. Il guerrigliero che “soffre” di questa malattia
cerca di risolvere i problemi della rivoluzione con azioni in città, ma senza
preoccuparsi dei principi e della sopravvivenza di altri guerriglieri di
altre zone. Accecato dal successo, comincia ad organizzare un’azione che
considera decisiva e che lo costringe a mettere in gioco tutte
le risorse dell’organizzazione. Dal momento che non possiamo permettere
l’interruzione della lotta di guerriglia nelle città, mentre quella rurale non
è ancora scoppiata, corriamo il rischio che il nemico ci porti colpi decisivi.
Il quarto peccato del guerrigliero urbano è sopravvalutare la propria forza
ed intraprendere azioni per le quali non abbia le risorse
e le infrastrutture necessarie.
Il quinto peccato è un’azione sconsiderata. Il guerrigliero può commettere
questo peccato quando perde la pazienza, ha un attacco di nervi, non
aspetta gli altri e si getta impetuosamente nell’azione, soffrendo una sconfitta
incalcolabile.
Il sesto peccato è attaccare il nemico quand’è molto arrabbiato.
Il settimo peccato è fallire la pianificazione delle cose ed agire spontaneamente.

I SETTE PECCATI DEL GUERRIGLIERO URBANO


(estratto da Piccolo Manuale di Guerriglia Urbana di Carlos Marighella, 1969)

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