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TUNISIA - LAMPEDUSA A questo punto del viaggio, le rotte degli eritrei di cui abbiamo ricostruito le storie stanno per

incrociarsi con quelle dei ragazzi tunisini che ho avuto la fortuna di poter intervistare a Livorno. Anche loro, infatti, sono sbarcati a Lampedusa dopo aver rischiato la vita nel braccio di mare che separa politicamente la loro terra natia dall Europa. Nel progetto iniziale non avevo previsto queste interviste: i tunisini infatti non avevano intenzione e non hanno fatto richiesta di asilo. Rientrano in generale nella categoria dei migranti economici, in cerca di un esistenza migliore, o almeno dignitosa, in una terra economicamente ricca al confronto dai posti dove provengono, mentre io mi stavo concentrando sui richiedenti asilo. Quando per si presentata l opportunit era troppo favorevole: sia per avere un idea delle differenze tra le testimonianze e le narrazioni dei richiedenti asilo e rifugiati che avevo letto su varie fonti e quelle dei clandestini di cui tanto si parlava in quei giorni, e sia perch da quanto mi risulta, solo a Livorno i ragazzi sono stati ospitati e non detenuti.1 A Pisa, ad esempio, da quanto mi stato raccontato, non c era possibilit di vederli, di parlare con loro, nemmeno di consegnarli qualche busta con dei vestiti come ha provato a fare Mourad, il tunisino in Italia da venticinque anni che si offerto volontariamente di aiutare i suoi connazionali e me, facendomi da interprete. A Villa Morazzana, la bellissima villa conosciuta dai livornesi per gli apericena dei gioved estivi, gli ospiti erano liberi di entrare e di uscire a loro piacimento, a patto di rientrare entro le otto di sera. Nessuno fuggito, perch non ne avevano motivo essendo stati informati da Mourad che sarebbe stato loro concesso un permesso di soggiorno temporaneo valido per sei mesi con cui avrebbero potuto andare dove volevano in Europa. Molti di loro non sapevano (e io certo non glielo ho detto ) che questa mossa era stata fatta per toglierseli di torno , visto che molti volevano andare in altri paesi (Francia, Germania, Olanda ) ma, grazie al sistema Dublino e alle altre regole europee sull immigrazione, sarebbero stati costretti a rimanere confinati in Italia anche avendo amici e parenti in altre nazioni europee. Ma, fortunatamente per loro almeno in questo caso, la destra xenofoba italiana ha fatto passare qualche decina di migliaia di immigrati come emergenza nazionale e il permesso temporaneo concesso garantiva l attraversamento delle frontiere interne dell Unione Europea. LE INTERVISTE Le mie non sono state delle classiche interviste testa a testa : si trattato pi di una specie di colloqui a piccoli gruppi tenuti nell ampio cortile della villa, all aperto. Generalmente la conversazione cominciava con me, Mourad e due ragazzi scelti semplicemente tra coloro che avevano voglia di raccontare la propria storia. Dopo un po di tempo, poi si creava regolarmente un capannello di interessati che ascoltavano l intervista e sporadicamente intervenivano. Questo modo di procedere avr forse nuociuto alla li earit n delle interviste (ogni tanto il discorso tendeva ad allontanarsi dal focus previsto), ma ha creato un clima davvero piacevole che penso abbia favorito l avvicinarsi di altri tunisini inizialmente pi timorosi a raccontare quello che avevano passato. Ovvio, lo stesso contesto non permetteva che mi raccontassero fatti troppo personali o magari eccessivamente traumatici, ma per far emergere queste storie sarebbe stato necessario non solo eseguire delle interviste individuali, ma anche avere il tempo necessario per instaurare un rapporto di reciproca fiducia; e purtroppo il tempo mancato: Mourad, che io definir d ora in avanti l interprete , come ho accennato stava facendo tutto volontariamente e dovendo pensare anche al lavoro e alla famiglia non poteva certo venire con me tutti i giorni a fare le interviste e poi arrivato il benedetto permesso di soggiorno e la villa rimasta vuota. Riporto quindi le interviste, che sono state tutte videoregistrate, in ordine cronologico. Sebbene abbia cercato di essere il pi fedele possibile, alcuni fattori mi hanno spinto in alcuni casi a favorire una costruzione del discorso pi semplice: innanzitutto, l interprete non era un professionista e non potevo quindi pretendere niente di pi di quello che ha fatto per me, ma in alcune situazioni di particolare
Un classico discorso da bar che ho udito molte volte in quel periodo pi o meno suonava cos: Ma non vengono dalla Libia, dove c la guerra, no? Vengono dalla Tunisia, dove c stata la rivoluzione ora Ben Ali se ne andato, no? Quindi ora stanno bene, hanno fatto la rivoluzione, perch devono venire qui? . Come se una trasformazione sociale del calibro che servirebbe in Tunisia potesse avvenire con la stessa rapidit con cui si cambia una lampadina bruciata
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attivismo dei partecipanti alle interviste (e soprattutto nelle fasi finali delle interviste, quando si allargava il gruppo) aveva la tendenza a riassumere quello che era stato detto dai ragazzi, e non sempre sono quindi riuscito a ricostruire completamente i singoli interventi. In (pochissimi) altri casi, rispondeva lui alla mia domanda: dato che si stava prodigando davvero molto per aiutarmi pur non essendo tenuto in alcun modo a farlo, ho preferito non insistere pi di tanto su questo piccolo problema, almeno quando avevo buone ragioni di credere che la risposta fosse soddisfacente. Questo ha fatto inevitabilmente penetrare alcune idee personali di Mourad, ma sinceramente ho visto il lato buono della faccenda: stato interessante notare in certi casi le differenze di vedute tra un tunisino quarantenne da 25 anni in Italia perfettamente integrato (ma che conosce benissimo anche il suo paese natale, dove ha parenti e si reca anche per lavoro) e quelle dei ragazzi nuovi arrivati, spesso pi critici nei confronti della loro realt di provenienza e con una tendenza a idealizzare l Europa. Comunque, qui sotto trascrivo le interviste riservandomi i commenti a dopo: INTERVISTA A YAMAN (21, quasi diplomato, ha dovuto lasciare gli studi) E HAMIN (28, lavorava in un mobilificio) Legenda: D = Intervistatore I = Interprete Y = Yamen H = Hamin D: Hai lasciato gli studi per la situazione che si creata? Y: s D: dove si trova la vostra citt? H: a circa 140 km a Tunisi D: A S. ci sono state delle rivolte? Y-H: certamente D. Avete partecipato anche voi alle manifestazioni? Y: Non manifestazioni, rivoluzione! Hanno partecipato tutti i tunisini, tutti quanti. Lui (Hamin) stato colpito da una pallottola, a me ne passata una a due millimetri dalla testa D: Dove ti ha colpito, Hamin? H: Qua, alla caviglia (e mostra la profonda cicatrice) **FOTOGRAMMA FERITA** D: Avete intenzione di presentare domanda d asilo? I: non la faranno perch dovrebbero dar loro un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, a tutti i tunisini arrivati entro il 5 aprile. Quelli che sono arrivati dopo saranno rimpatriati, espulsi. D: Il permesso di soggiorno temporaneo verr dato anche a coloro che desiderano rimanere in Italia? I: s. D: La polizia vi ha sparato contro durante le rivolte. L esercito invece si messo dalla parte dei manifestanti? H: C una differenza tra la polizia e la Guardia Presidenziale. Quelli che sparavano erano solo le guardie del presidente, che lavoravano esclusivamente per lui e obbedivano ai suoi ordini. Sparano cos, a caso.

D: Quando avete deciso di lasciare il paese? Y: Subito dopo la rivoluzione perch il nuovo governo non stabile, il paese sottosopra, c il caos, mancanza di generi di prima necessit. H: Io ho gi avuto l esperienza di stare in Europa, mi piace stare qui. C la libert di esprimersi. Qui puoi parlare con il sindaco, da noi non ci puoi parlare e se dopo chiss quanto tempo riesci a parlarci, quello che dici gli entra da un orecchio e gli esce dall altro. D: Con questo governo di transizione ci sono quindi ancora diverse zone fuori controllo Interprete: si sta gi stabilizzando ma ci sono ancora disordini. D: Mi potete raccontare il viaggio per arrivare in Italia? H: Abbiamo visto la morte in faccia sappiamo l enorme rischio che dobbiamo affrontare, per ci buttiamo. Y: Sappiamo a cosa andiamo incontro, il mare, i barconi, i pescherecci nelle condizioni in cui sono sappiamo che il rischio di morire altissimo, ma la motivazione che ci spiagge talmente alta D: In effetti possiamo intuire che se una persona disposta a rischiare di morire su una barca, lo fa per un buon motivo I: Ecco, puoi immaginarti dove vivevano, in che condizioni c la rivoluzione, c gente che spara, un po come la storia di Mos, il nemico dietro e il mare davanti. Non sono pazzi. Rischiano che qualcuno gli spari, oppure pensano vivo nella merda , le fabbriche sono chiuse rubare, a chi rubi? Rubi a qualcuno che sta come te o peggio di te. D: Tra i vostri amici sono in tanti ad aver compiuto questo viaggio, o una scelta che fanno pochi? Y-H: Tanti, tanti nostri amici sono venuti in Italia. D: Da dove siete partiti? H: Sfax. Poi in tanti partono anche da altre zone sulla costa tunisina. D: E siete arrivati a Lampedusa Y-H: Esatto. D: Che giorno siete arrivati? Y: domenica 26. H: di mercoled, ma non mi ricordo quale ma circa 15 giorni fa. D: quanti giorni siete rimasti a Lampedusa? Y: 12 giorni. H: circa due settimane. D: A Lampedusa la situazione immagino fosse quella che purtroppo abbiamo visto in televisione H: S, tendoni fatti da noi, coperte regalate da gente del posto o dalla Croce Rossa. Anche i lampedusani hanno ospitato alcuni di noi, ci hanno dato da mangiare. Gli abitanti con noi si sono comportati davvero bene. D: Quando siete partiti da Sfax eravate consapevoli che sareste arrivati a Lampedusa (con tutti i problemi del momento)? Oppure chi vi ha portato vi aveva detto che vi avrebbe fatti arrivare da qualche altra parte? H: Sapevamo che saremmo andati a Lampedusa. Anche perch impossibile andare oltre, ci sono molti controlli e poi, con questi barconi, dove vuoi andare? Non ce la farebbero neanche ad arrivare sul continente [A questo punto l intervista viene brevemente interrotta dall arrivo di Massimo Toschi, consigliere regionale per la pace, la cooperazione e i diritti umani, il quale si informa delle condizioni degli ospiti di Villa 3

Morazzana e di eventuali bisogni urgenti: un accortezza che per quanto possa sembrare n ormale, non lo per niente: in molti altri siti in cui sono stati portati i migranti nordafricani questi non avevano neanche un interprete. Al dr. Toschi vengono segnalati alcuni problemi sanitari risolvibili con un assistenza medica mirata : in particolare viene richiesto un dentista e segnalato un problema alla spalla di un ragazzo. Viene anche chiesta una presenza pi assidua di un mediatore culturale, visto che quello attuale (che mi sta facendo anche da interprete) si sta generosamente dando a puro titolo volontario e per motivi di lavoro e familiari ovviamente non pu essere sempre presente.] D: Adesso che siete arrivati in Europa, dove vorreste andare? H e Y: In Italia. H: Io voglio lavorare, riposarmi per me scontato (sic) il permesso di soggiorno. D: Hamin, quando eri gi stato in Italia? H: Nel 2004. D: Quanto tempo sei rimasto? H: 15 giorni. D: Quanto tempo dovrebbe durare il permesso di soggiorno che vi dovrebbero concedere? H: Sei mesi. D: Quanto avete pagato per arrivare a Lampedusa? Y: Mille euro, duemila dinari. E 20 euro da Lampedusa a qui, sulle barche grandi. D: Se una persona vuole venire in Italia, una volta giunta in una delle citt costiere tunisine o libiche da dove partono questi barconi, come fa a sapere a chi chiedere per trovare un posto? Come funziona il meccanismo? Y: Semplicemente con il passaparola, sul mare o in qualche caff, chiacchierando si fa presto a sapere a chi chiedere. Spesso sono contatti raggiunti tramite passaparola o conoscenze. D: Se qualcuno di voi volesse tornare in Tunisia, rischierebbe qualcosa in questo momento? Y e H: Se torniamo con i documenti regolari, come quelli che ci daranno a breve, non ci fanno niente. Chi invece in Italia clandestino e ritorna in patria perch viene espulso, viene condannato ad un anno di carcere in Tunisia e deve pagare una multa di seimila dinari (tremila euro). Per la legge significa lasciare il territorio senza autorizzazione. D: Esiste ancora la Guardia Presidenziale, quella che si era mostrata pi violenta nei confronti dei ribelli? H: No, non esiste pi. Alcune di queste guardie sono ancora nascoste, e non sanno dove si trovino n chi siano. Altre si sono consegnate all autorit e sono entrati nella polizia normale . D:Nel caso in cui tornaste in patria da clandestini con dei rimpatri forzati, cosa vi aspetterebbe nei carceri tunisini? Innanzitutto, l anno di carcere viene scontato davvero? Y e H: eccome! H: In pi, mentre siamo in carcere arriva la multa, che noi non possiamo pagare. La dobbiamo pagare di prigione ogni giorno vale circa un euro e mezzo, fai un po il conto D: A voi mai capitato di scontare una condanna in carcere? I: No, a loro no. Ma conoscono alcuni amici che sono stati in carcere. D: Cosa succede nelle carceri tunisine? [sorridono] Y: Maltrattamenti, violenze, non si mangia bene, non c assistenza medica. 4

H: Se i parenti portano da mangiare, le guardie perquisiscono tutto, anche il mangiare. Addirittura, dicono che vietato portare certe cose da mangiare. Hai una visita sola a settimana, e solo i parenti stretti (mamma, padre, fratelli solo chi ha lo stesso cognome) possono venirti a trovare. Non possono lasciarti pi di trenta euro a settimana, che ti devono bastare per comprare un po di mangiare in pi, le sigarette se non ti bastano rimani senza. D: Violenze fisiche sono frequenti? H: Certo. Tutti i giorni! Y: Non si allontana tanto da Guantanamo Domanda all interprete, Murad: sai se tra i trenta che sono qui c qualcuno con un titolo di studio che spera di poter far fruttare in Europa? M: Ce ne sono alcuni che hanno il diploma, nessuno la laurea, ma soprattutto molti di loro hanno un mestiere, che spesso facevano in Tunisia prima della rivoluzione. Qualcuno meccanico, qualcuno elettricista, c anche un parrucchiere D: Ai tanti italiani che lamentano la mancanza di lavoro, cosa vorreste dire? H: Io ho girato un po in questi giorni che sono stato qui, in citt, nei mercati ho anche dato una mano al mercato dove mi hanno anche dato qualcosa, quando 3 euro, quando 5 eu ro per non mi potevano prendere perch non ho i documenti in regola. Quindi possibilit di lavoro ci sono. D: E si adattano anche I: Certo. Tanti di loro vengono anche da citt di campagna della Tunisia, e hanno quindi esperienza nell agricoltura e con il bestiame H: Tanti lavori gli italiani non li fanno, si rifiutano di farli noi ci adattiamo a fare qualsiasi lavoro, nell edilizia, nell agricoltura ===fine=== INTERVISTA CON ABDUL KARIM (19) E MAKRAM (26) Legenda: D = Intervistatore A = Abdul Karim M = Makram I = Interprete D: Dove vivevate in Tunisia? A e M: Nella stessa citt di Bouazizi, Sidi Bouazid. D: Dove cominciata la rivoluzione? M: Esatto. D: E dove si trova? M: Nel centro della Tunisia, in periferia di Tunisi. A: E una citt che vive di agricoltura, di campagna. D: Cosa facevate prima della rivoluzione? A: Io vengo dalla citt di Bouazizi, ma mi trovavo a Tunisi perch giocavo in una squadra di calcio D: Da professionista? A: S, da professionista. 5

D: In una squadra di Serie A? M: Come il Milan, la Roma I: La squadra s, era in serie A, ma lui giocava nella primavera. D: Avevi delle buone prospettive? A: S, ho giocato anche nelle giovanili della nazionale. Anche se adesso mi sono dovuto fermare per un infortunio alla caviglia dopo un tackle D: Speravi quindi di mantenerti facendo il calciatore? A: Eh s D: Quanto guadagna un giocatore di calcio in Tunisia? I: I giocatori locali non prendono molto. Quelli che vanno in nazionale un po di pi, ma lui era comunque sempre a livello di primavera, gli veniva dato semplicemente qualcosa per le spese. D: E a parte il calcio, facevi anche altre cose? A: Lavoravo in un ristorante, e andavo a studiare a pagamento. D: Makram, te invece cosa facevi in Tunisia? M: Io ho cambiato diversi lavoretti ho lavorato anche in agenzie di casting e nella televisione locale, nel commercio, al mercato D: L ultima occupazione prima della rivoluzione qual stata? M: Nel commercio, lavoravo in una ditta di mobili, compravamo all ingrosso e rivendevamo al dettaglio. D: Quindi entrambi lavoravate prima della rivoluzione M e A: S, s esatto. D: Come sono gli stipendi in Tunisia? Altri ragazzi mi hanno parlato di cifre davvero basse A: Io ad esempio ho un fratello laureato in ingegneria delle telecomunicazioni.. D: In Tunisia si laureato? A: S, in Tunisia. Ha trovato solo quest anno il posto di lavoro, e prende 150 euro al mese, perch non c lavoro. Una mia sorella invece diplomata infermiera ma disoccupata. M: Il nostro problema pi grosso lo stipendio, perch lavoro volendo lo trovi ma a queste cifre qui [150200 euro] e non ci fai niente. Sei costretto, dato che non hai niente, ad accettare uno stipendio basso, bassissimo. Giusto per andare avanti, ma non puoi costruirti un futuro. A: Mio fratello ha una fidanzata a cui ogni anno promette di sposarla dai, speriamo vedremo e poi non fanno mai niente. Quest anno, il prossimo anno vediamo di mettere qualcosa da parte ma non ci arrivano, non ce la fanno a fare nulla, n la casa, un po di arredamento, gli abiti per sposarsi. Lei c stata insieme per sette anni, poi l ha lasciato [risata] Sette anni di promesse, non mantenute D: Ecco, in Tunisia avete lasciato tutta la famiglia? O alcuni parenti sono venuti via anche loro? A: I miei fratelli, se avessero avuto soldi sarebbero venuti via anche loro, ma non avevano soldi per pagarsi il viaggio. D: Avete detto che quando la rivoluzione cominciata voi eravate nella citt di Bouazizi, potresti raccontarmi l inizio della rivoluzione? Ad esempio, Makram, te come hai saputo di quello che era successo a Bouazizi?

A: La storia di Bouazizi ormai famosa, la puoi trovare anche su internet Lui veniva da una famiglia povera, aveva anche un fratello con figli disoccupato, quindi doveva anche una mano a lui, oltre ad aiutare in casa la madre e le sorelle, perch l babbo non c era pi da tempo D: Conoscevate di persona Bouazizi? M: S, lui era conosciuto al mercato, dove ho lavorato anch io. Aveva una bancarella dove vendeva la frutta e la verdura la frutta principalmente, d estate soprattutto cocomeri insomma pi sulla frutta che sulla verdura. E a questa bancarella ogni due per tre andava la polizia diciamo municipale che gli portava via la bilancia, gliela sequestravano D: La polizia normale , non la Guardia Presidenziale? M: No, la polizia diciamo del comune. Andavano alla bancarella e sequestravano la bilancia. Questo fatto successo pi di una volta. L ultima volta che capitata questa storia, gli hanno sequestrato la bilancia e l hanno portata in comune. Bouazizi andato anche lui per parlare con il presidente del comune , il quale lo sentiva da dentro ma ha rifiutato di incontrarlo. andato dal governatore della citt di Sidi Bouazid ma non stato ascoltato nemmeno da lui. tornato perci in comune, questa volta per chiedere la restituzione della bilancia. A questo punto uscita una vigilessa che prima l ha offeso verbalmente, e ad un certo punto gli ha dato uno schiaffo. Per loro, che sono gli abitanti del sud della Tunisia, prendere uno schiaffo da una donna una vergogna inaccettabile. Quindi Bouazizi andato fuori di s, ha preso una tanica di benzina ed tornato a darsi fuoco nel palazzo del comune. Quello stesso pomeriggio hanno saputo tutti, vicini, parenti, amici e tutte le persone che si trovavano nella zona, tutti quelli che lavoravano al mercato e si trovavano nelle stesse condizioni di lui la gente era talmente oppressa che accettava tutto quello che succedeva quotidianamente e stava zitta. Quella stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nello stesso giorno scoppiata la manifestazione, la rivoluzione nella citt di Sidi Bouazid. chiaro, poi i media e i telegiornali hanno diffuso la notizia e l hanno trasmessa in altre citt, in pochissimo tempo. D: Voi avete partecipato alla rivoluzione? A e M: Certamente! D: Cosa successo nei primi giorni? In tv si parlato molto anche dell importanza che ha avuto internet A: S, i primi giorni arrivava la polizia, entrava nelle case e sequestrava computer, proprio per via di internet, hanno oscurato facebook M: Quando andavi su facebook trovavi sempre la segnalazione di errore 404 , non ti potevi collegare A: Tutto scoppiato perch la storia di Bouazizi la storia di tutti laggi, di gente che diplomata, qualcuno anche laureato Bouazizi per esempio era diplomato, ma stato costretto a interrompere gli studi perch doveva lavorare per aiutare la famiglia D: E questa la storia di molti suoi compaesani I: S, lui [indicando Abdel] il mare non sa neanche cos perch non si mai potuto permettere di andare in villeggiatura a Djerba che non nemmeno tanto lontana da loro quando noi qui vediamo le offerte per i turisti sette giorni e sette notti a Djerba serviti e riveriti ecc. ecc uno che l a due passi non se lo pu permettere perch non ha i soldi per prendere l autobus che ce lo porta. D: Durante la rivoluzione la repressione della polizia stata molto dura. Avete qualcosa da raccontare a proposito? A: C stata parecchia violenza da parte della polizia M: Si sono addirittura permessi di entrare all interno di un hammam [bagno turco tradizionale arabo], dove vanno a lavarsi le persone a pagamento, e hanno spruzzato delle bombolette di spray antiaggressione. Hanno addirittura scoperto che questo gas qui era anche scaduto, quindi oltre a essere nocivo di per s era anche scaduto e di conseguenza morta una bambina di sei mesi. A: Ogni giorno muore qualcuno, 10-15 persone, tra spari, gas

D: A voi personalmente successo qualcosa? M: Noi l abbiamo scampata bella tra pallottole e gas un mio amico, che stava accanto a me, stato colpito al petto. Soprattutto sono pericolosissimi i cecchini. Anche nei giorni delle proteste, con decine, centinaia di migliaia di persone per strada, i cecchini sparavano sulla gente. D: I cecchini erano della Guardia Nazionale? M: S, erano della Guardia Nazionale ed eseguivano gli ordini dall alto, del Presidente. D: E stato lui a dare ordine di sparare? M: Ovvio. D: Per quanti giorni avete partecipato alla rivoluzione, andando in piazza? A: Io durante la rivoluzione ho partecipato tutti i giorni, alle manifestazioni, alle proteste che in gran parte, almeno da parte nostra, erano comunque pacifiche. Eravamo contrari al regime, volevamo che Ben Al se ne andasse. Nei quartieri della citt di Sidi Bouazid sparavano tutti, chiunque avesse la divisa aveva il potere e sparava: Guardia Nazionale, polizia eseguivano gli ordini. D: Quando avete deciso di venire via? A e M: Dopo la rivoluzione, quando Ben Al se ne andato. M: Tutti hanno visto come dopo la rivoluzione sia sorto questo governo provvisorio che sta mettendo a posto il paese, che stato per anni e anni un paese di corrotti, di corruzione e raccomandazioni, quindi posti di lavoro per la gente comune non mai stato facile da trovare e non lo neanche ora. Quindi ci vuole un po di tempo perch si mettano a posto le cose. Allora noi, molti di noi, anche tramite passaparola, internet o semplicemente al bar, dove prima nessuno parlava di politica mentre ora parlano tutti di politica (e questa una liberazione, perch la gente prima aveva paura ad aprire bocca, ora siamo pi liberi) e in tanti abbiamo pensato che, vista la situazione in cui ci si trova, come facciamo ad avere un futuro, a farci una famiglia? Abbiamo quindi deciso, in gran parte, di emigrare, di cercare fortuna e lavoro altrove. D: Perch non avete provato a venire via prima, se la situazione era gi cos brutta? A: Primo, quando c era Ben Al nessuno poteva lasciare il territorio, chi si azzardava veniva punito, ma punito severamente I: Come dicevamo l altra volta, con il carcere e la multa D: Non solo in caso di rimpatrio forzato quindi I: No, il regime stava parecchio attento a bloccare le partenze. A: Il numero delle guardie e della polizia presente era talmente elevato che la gente aveva paura ed evitava. M: Un altro motivo che il governo che c ora, provvisorio, sta cercando di sistemare il paese, di mettere diciamo sulla buona strada il paese che stato messo sotto sopra, e stanno nominando ministri, sistemando molte cose e non facile, si parla di una nazione. E stanno pensando intanto a sistemare prima chi laureato, ci sono delle specie di graduatorie. chiaro che chi laureato pi avvantaggiato per trovare lavoro, come in tutti i paesi del mondo. D: Quando avete deciso di partire, come ha reagito la vostra famiglia? M: Io non ho detto niente alla mia famiglia, perch sanno che a me piaceva l idea di venire qui e avevano paura li ho chiamati la prima volta da Lampedusa. D: E cosa ti hanno detto quando ti hanno sentito? M: Erano tristi, molto dispiaciuti che lui sia andato a rischiare la vita in mezzo al mare con una barca che non si sa se arriva o non arriva sicch quando ho chiamato stato un momento di vera gioia per loro, ormai sono arrivato

D: Chi hai lasciato in Tunisia? M: La mia famiglia. Io sono il pi piccolo, ho una sorella e due fratelli, gi sistemati e sposati. Vivevo ancora con i miei genitori, a 27 anni D: E ti sarebbe piaciuto andare via di casa M: Certo, tutti vogliono farsi una casa, una famiglia. E tanti vogliono venire via e per questo sono disposti a tutto I: Lui [indicando Abdel] ad esempio ha venduto una mucca D: Gi, Mourad [l interprete] mi aveva accennato qualcosa raccontami un po come andata A: Mio padre contadino, ha un po di terra, un po di bestiame, ma poca roba non ha i mezzi per poterci mantenere lavorando la terra. Vende un po di latte e quello che riesce a dargli la sua terra. M: Digli anche del terreno che vi hanno tolto A: S, ci hanno anche tolto una parte del terreno. Mio padre prima faceva il bidello in un liceo, poi il governo ha deciso di costruire un altro istituto, un altro liceo, e hanno preso il terreno da quello di mio padre. Siccome lui voleva fare causa, lo hanno licenziato. Quindi prima bidello di liceo, poi espropriazione della terra per costruirne un altro e lui licenziato La nostra una citt talmente povera che fuori dal normale. C un quartiere di baracche, in cui tutti vivono nelle baracche che sono sotto sotto sotto sotto lo zero [sic], vivono se qualcuno ha piet di loro. Una donna di queste baracche vive l con i figli piccoli, i giorni in cui nessuno le porta un pezzo di pane o qualcos altro, non mangiano. Allora lei mette dei sassi nella pentola con dell acqua, davanti ai figli, dice loro che sta preparando, di aspettare. Finch si addormentano M: Miseria [in italiano] A: Mio nonno non trovava niente per campare, per vivere, ha venduto la terra ad un prezzo incredibilmente stracciato pur di poter vivere. La gente messa proprio male Io ho venduto una mucca di mio padre per recuperare i soldi per il viaggio, per andare via. L ho venduta a mio zio con la scusa che dovevo fare la patente e mi servivano soldi subito per questo, non ho neanche detto di voler partire D: E quanto costa una mucca ? A: Eh abbastanza io poi ho assicurato che l avrei riscattata lavorando, con il tempo. grazie a quella mucca che sono qui [risata] D: Makram, te invece come sei riuscito a trovare i soldi per il viaggio? M: Io ho pagato qualcosa meno dei soliti mille dollari. Inoltre da tempo che voglio venire via, quindi negli anni scorsi quando riuscivo a lavorare cercavo di mettermi da parte i soldi, sapendo che prima o poi sarei partito. Anche proprio a causa di questo lavoro saltuario. Non riuscivo a trovare niente di sicuro, nessuna sistemazione stabile. D: La persona a cui date i soldi del viaggio la stessa che poi vi porta a Lampedusa? M: No ci sono altri intermediari di mezzo. Ma noi non sappiamo chi gestisce la cosa. D: Come andato il viaggio in mare? M: [sorriso] Terrore, il terrore ho anche una registrazione, un video sul telefonino di quando eravamo in mezzo al mare... per venti euro te lo faccio vedere! [risata] Comunque paura, terrore assoluto La persona che ci porta non sapevamo nemmeno chi fosse, gente che sta sempre coperta, si nasconde, non sappiamo chi sono. Quando stiamo per arrivare si scoprono e si mescolano alla gente sulla barca, e nemmeno te sai chi . Quando le guardie, la Guardia Costiera vede i barconi, poi sono loro a trainarli e li portano a Lampedusa. Tra l altro sulla nostra barca non avevamo GPS, ci avevano dato solo una bussola, che si rotta durante il viaggio e abbiamo continuato quindi a navigare un po a caso D: Cio vi eravate persi in mare? M: Eh praticamente s abbiamo cercato di mantenere dritta la barca, di mantenere la rotta per Lampedusa. 9

D: Ma eravate sulla stessa barca? A: No, no. M: Ci siamo conosciuti a Lampedusa. A: Tra gli scafisti, gli intermediari, la polizia c talmente tanta gente dietro questi viaggi che difficile sapere chi comanda . tutto in mano alla criminalit organizzata. Ci sono tantissimi soldi dietro I: Infatti, pensa che ora arrivano da quattro a sei barconi tra il giorno e la notte. In quelli pi affollati si spende meno, ma c anche chi spende molto pi dei soliti mille euro. Metti duecento persone, anche alla media di mille euro a testa, per ogni barca, ogni giorno quasi l economia di un paese! A questo punto alcuni ragazzi che si erano seduti vicini a noi confermano i soldi pagati per il viaggio e l affollamento sulle barche, quasi in una gara a chi si trovava sul peschereccio umanamente pi pericoloso ma economicamente pi redditizio per gli scafisti Un ragazzo testimonia di essere arrivato su un barcone con quasi 500 persone a bordo! M: A Sfax, da dove sono partito io, ci hanno messi qualche giorno prima [della partenza] in una casa, un casolare abbandonato, dove passavamo le giornate. Ci portavano da mangiare, le sigarette, tutto ci di cui avevamo bisogno. Noi non uscivamo di l. La partenza avviene con delle piccole barche che piano piano ci hanno portato al peschereccio pi grande che sta a largo. C diversa gente che ci lavora D: Quanto tempo siete stati in mare? A: Noi 25 ore, fra il mare blu e il cielo blu sembrava tutto uguale, non si vedeva nulla [sorriso] M: Io dalle 6 di mattina alle 3 di notte, ma c chi si fatto addirittura tre giorni, quattro giorni D: Quanta distanza c tra Sfax e Lampedusa? M: Sulla cartina se prendi il punto pi vicino non molto lontano2, ma di solito le barche partono pi a sud per evitare i controlli. Ecco perch le traversate durano tanto ed anche pi facile perdersi. A e M: E poi i pescherecci sono veramente messi male. Il proprietario lo vende a 30-40.000 dinari (1520.000 euro), e sono barche da buttare, cos almeno riesce a recuperare qualche soldo A: Speriamo che un giorno abbia i documenti in regola, cos ti invito a vedere Sidi Bouazid, la citt di Bouazizi! D: Come considerato Bouazizi? I: Ora visto come un eroe da tante persone, ma altre non lo ritengono tale, perch nell Islam il suicidio non accettato. D: I kamikaze non sono considerati martiri? I: No. La religione islamica non accetta questi atti, e nemmeno il suicidio. Ci sono poi gruppi integralisti che fanno a modo loro, ma non hanno niente a che vedere con la religione islamica. La parola Islam significa pace , nel Corano c scritto di non uccidere e non suicidarsi. Anche di Bouazizi tutti pregano che Dio lo accolga, ma non considerato un eroe s, grazie a lui successo tutto quello che successo, ma non un martire. Qui la religione non c entra nulla, stiamo parlando di politica stato un atto dovuto al lavoro, alla vita di tutti i giorni, di condizione di vita. Ecco quindi che tutti riconoscono che grazie a lui c stata la rivoluzione, ma a livello religioso non c entra nulla. A questo punto Mourad ripete la questione in arabo, sollevando l interesse dei presenti (noi quattro dell intervista e un gruppetto di altri ragazzi seduti di fianco). Makram non sembra del tutto d accordo con Mourad, mentre Abdel si fa tradurre una citazione :

Meno di 140 km.

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A: L ex-presidente una volta ha detto: non sono un sole che pu far luce e vedere i problemi di tutti . Invece Bouazizi ha detto: Sono una candela, vi illumino tutti . Io sono giovane, ho 19 anni. Il mio sogno di realizzare qualcosa nella propriet di famiglia, di mio padre, che purtroppo adesso l, arida ha bisogno di essere lavorata ma non ha la possibilit economica. D: Quindi il vostro desiderio sarebbe di tornare in Tunisia, prima o poi? A: Certamente. Io spero di tornare laggi un giorno con un po di soldi per poter aiutare la mia famiglia. M: Sicuro! L abbiamo le nostre famiglie I: Lui [indicando uno dei ragazzi seduti accanto a noi] fa il ferraiolo, il carpentiere in ferro, e si lamenta perch da loro la paga giornaliera di 7-8 euro con cui devi vivere. Senza contare i rischi, perch loro montano anche a 10-12 metri di altezza senza protezioni. D: Il potere di acquisto di 7-8 euro quant in Tunisia? I: Mah, dipende. Ma comunque non ci fai nulla, riesci a mangiare un paio di volte il giorno. E tutto il resto? A: Io e la mia famiglia, quando hanno tolto la terra a mio padre, siamo stati un mese senza neanche sapere come fosse fatta la carne. Mangiavamo praticamente solo pane e poco altro, roba cos. D: E ora sperate di trovare lavoro in Europa e dopo poter tornare in Tunisia I: Chiaro, la speranza quella. A: Un mio amico stato picchiato vicino a dove abito io dalla polizia, con i manganelli, e ha perso la memoria per tutti i colpi che ha ricevuto. D: Cosa pensate di fare se non riuscite a trovare lavoro in Italia? M: Proviamo da qualche altra parte, magari in Francia, in Germania D: Cosa pensate di Sarkozy, che non vuole che andiate in Francia? A e M: Che sono dei razzisti! M: A me la Francia non piace. Io mi sento di pi a casa qui, mi piace di pi D: Va bene, grazie ragazzi del vostro tempo, a presto ! Finita l intervista, mentre Abdel comincia a palleggiare con un pallone che contribuisce ad allietare le giornate di questi clandestini (cos vengono comunemente chiamati praticamente tutti coloro che sbarcano a Lampedusa e non sono libici in fuga da Gheddafi), Makram mi mostra il famoso video catturato con il cellulare a bordo del barcone con cui arrivato in Italia. Il telefono di Makram non pu certo competere con la qualit di un nuovo iphone: sono 14 secondi di filmato a bassa risoluzione, 251 kb che mostrano un gruppo di persone vocianti in mezzo al mare a bordo di una barca, un video la cui importanza testimoniale inversamente proporzionale alla qualit. Grazie Makram, sar contento di portarti un pacchetto di sigarette domani! INTERVISTA CON ABDUL HAKIM, AZIL E Ziyad Legenda: D = Intervistatore I = Interprete Ab = Abdul Hakim Az = Azil Z = Ziyad D: Abdul, dove vivevi in Tunisia? A: A Zaghouan, a circa 50 km dalla capitale. Anzi, precisamente io sto in provincia, ad Al Fahs. 11

D: Anche nella tua citt si sono verificati degli scontri? A: S. Ad Al Fahs anche pi di Zaghouan. D: In Tunisia avevi un lavoro? A: S, nella carpenteria meccanica, lavoravo il ferro. D: Quanto venivi pagato? A: Circa 150 euro al mese. D: E immagino non riuscissi a farci molto A: Non bastano, perch io devo mantenere praticamente una famiglia. Le mie sorelle sono sistemate, e io devo mantenere i miei genitori. D: Quando hai deciso di venire via? Dopo la rivoluzione? A: Dopo la rivoluzione ho lavorato poco. arrivata questa occasione ero su un cantiere e ho sentito parlare di queste partenze. D: Ci pensavi anche prima, a partire? A: S, sono otto anni che penso di venire via. Avevo anche gi provato a partire, ma non mi era andata bene. D: Cos successo la volta scorsa? A: Mentre stavamo gi viaggiando dalla citt dove vivevo verso sud, verso la Libia, dove ci sono pi possibilit di partire, la polizia tunisina ci ha fermato su una scogliera e ha capito il motivo per cui eravamo l. Ci hanno fermato e portato in prigione per alcuni giorni, poi ci hanno lasciato andare. D: Come viaggiavate?################riguardare A: Eravamo in macchina e diciamo questo qui quello che faceva l accompagnamento dalla loro citt alla Libia, chiaramente dietro pagamento. Invece siamo stati fermati e riportati indietro. D: Quanti soldi ti avevano chiesto per portarti in Libia? A: 150 dinari, circa 75-80 euro. D: Per arrivare in Libia. A Tripoli? A: S, perch era pi semplice partire dalle coste libiche. D: Quanto tempo fa avvenuto questo tentativo fallito? A: Nel 2008. D: Azil, te di dove sei? Az: Io sono di Al Fahs, la sua stessa citt. D: Vi conoscevate gi in Tunisia? Az: S, ci conoscevamo. D: Avete partecipato agli scontri durante la rivoluzione? Ab e Az: Certo! Ab: Un mio amico stato colpito, vicino a me, da una pallottola. Az: Invece un ragazzo accanto a me stato sfiorato da una pallottola al collo. L abbiamo portato in ospedale e fortunatamente se l cavata.

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D: Per quanto sono andati avanti gli scontri in piazza? Ab: Tutti i giorni. Di giorno la situazione era pi calma della sera. Di giorno ci conosciamo tutti. La sera la polizia spara all impazzata e noi ci difendiamo, combattiamo. D: Anche voi avete utilizzato internet per portare avanti la protesta? Altri ragazzi ci hanno raccontato che gi dai primi giorni la polizia entrava nelle case per sequestrare i computer. Ab e Az: Certo. I: Ormai usano tutti internet D: Azil cosa facevi in Tunisia? Az: Io lavoravo nell agricoltura, come bracciante durante le raccolte, soprattutto pomodori. D: Quindi non lavoravi tutto l anno? Az: Di inverno meno, trovavo qualcosa da fare nell edilizia ma poco. D estate andava un po meglio perch ci sono le raccolte di pomodori, uva, grano D: Quanto venivi pagato? Az: Ci sono delle societ che fanno la raccolta. Noi eravamo loro dipendenti. Ci pagavano 210 dinari, circa 100 euro al mese. D: Quando lavoravi Az: Eh s D: Nella tua famiglia quante persone siete? Az: Io ho quattro sorelle, di cui tre sono sposate e una no, e un fratello, che non ancora sposato. D: Sono rimasti tutti in Tunisia? Az: S. D: Te quando hai deciso di partire? Az: Gi da un po . Io ho sentito parlare al bar di queste partenze tanti giovani pensano di andare via, chi non ha finito la scuola chi non ha mai avuto nemmeno la possibilit di andarci. D: A proposito di studi, che scuole avete frequentato? Az: Quinta elementare. Ab: Io prima media. D: Parlatemi un po del viaggio Ab e Az: [risata] Az: io ero su un barcone con 250 persone D: Mille euro a testa? Ab: Io ho pagato circa 550-600 euro, un po meno Az: Io circa 700 D: Come mai avete pagato meno della solita cifra? Az: Normalmente sono mille euro, ma siamo arrivati all ultimo quindi dai ci che hai e se lo fanno bastare I: D altronde con tutta quella gente, uno pi uno meno non ci fanno caso. D: Chi ha pagato il vostro viaggio? Ve lo siete pagato da soli o vi hanno aiutato le famiglie? Ab: Io ho chiesto un prestito 13

D: A qualcuno della famiglia? Ab: A un amico. Az: Io sono stato aiutato dalle mie sorelle, qualcosa avevo da parte, qualcosa mi hanno dato i miei genitori e mio fratello. Poi un amico mi ha dato quello che mancava. I: Capito? Tutta questa gente per 700 euro puoi immaginare. Lui stato aiutato dalle sorelle, da un amico, dal fratello, dai genitori e qualcosa aveva lui. Si parla di 700 euro. Quindi chi d 50 euro, chi 40 euro si parla di cifre del genere. D: Te quanto eri riuscito a metterti da parte? Az: 200 euro. D: Quindi 500 euro te li hanno prestati I: E sono tanti soldi per loro, hai sentito di quanto sono gli stipendi medi D: C qualche episodio del viaggio che vorreste raccontare? Ab e Az: Ringraziamo Dio perch siamo vivi, sani e salvi. Non ci dimenticheremo mai quando siamo partiti, quando siamo arrivati e tutto il resto del viaggio. Abbiamo avuto una paura immensa. Paura, preoccupazione, terrore D: Quanto tempo durato il viaggio? Ab: Siamo partiti a mezzanotte e siamo arrivato alle otto di sera a Lampedusa. 20 ore. D: E siete partiti da ? Ab: Djerba. D: Eravate sulla stessa barca? Az: S. D: Che giorno siete arrivati a Lampedusa? Ab: Il 26 di marzo. D: Che situazione avete trovato? A questa domanda oltre ad Abdel e Aziz rispondono anche altri ragazzi che nel frattempo, come solitamente accadeva durante queste interviste, si erano seduti di fianco a noi. Al termine di una breve conversazione in arabo, Mourad mi riassume quello che stato detto: M: A Lampedusa appena arrivati li scaricano uno per uno, li contano, fanno l identificazione. Le condizioni non sono buone. Li mettono tutti insieme, a gruppi, chi bagnato, chi mal vestito. Tra freddo e fame non hanno vissuto una bella esperienza. Il primo impatto non positivo. Chi stato cinque giorni, una settimana, dieci giorni in condizioni da impazzire: avevano il gabinetto intasato, pieno, da cui fuoriuscivano i liquidi, nella stessa stanza in cui dormivano. Mettevano un telo sopra al materasso e via. Fra odori, puzza le condizioni non sono buone. D: Voi a Lampedusa siete stati portati nel CPT o da qualche altra parte? Z: Al porto, sulla strada. Noi siamo stati maltrattati, proprio come delle bestie. La selezione viene fatta a caso. Entra un responsabile e tra tutti sceglie a caso. D: L edificio con il gabinetto intasato dov era? Z: Era una casa privata, dove noi siamo entrati per trovare un posto dove dormire. Era di una signora: quando ha visto le condizioni in cui eravamo si messa a piangere, si commossa. Ha una stanza, un laboratorio, dove tiene le tartarughe. Era una stanza con un bagno. 14

D: Avete notato una differenza tra il comportamento, l atteggiamento delle istituzioni e quello dei semplici cittadini lampedusani? Ab: C pi comprensione tra i lampedusani. Z: Non tutti. Qualcuno non ci voleva, avevano dei manifesti con scritto fuori di qui . Per la maggior parte sono persone che si sono comportate pi che bene. Tanti pescatori ci regalavano il pesce, altri negozianti, come i fornai, ci regalavano il pane D: La polizia come si comportata? Z: Per esempio, quando c erano le transenne messe dalla polizia per selezionarci o dividerci fra le spinte e la calca, chi sta davanti prende anche le pedate dalla polizia con gli scarponi sugli stinchi, che fanno male D: Un bel gesto dei lampedusani? Z: Una donna passando regalava dal portafoglio qualche soldo per ciascuno, a dei ragazzi che erano talmente affamati che le sono praticamente saltati addosso e questa si messa a ridere! L c gente che costretta a comportarsi cos, perch non ha nulla, non ha da mangiare Quando portavano il riso bianco era crudo, insipido I: Loro in Tunisia sono abituati a mangiare pasta e riso molto cotti quindi per loro il riso come si fa qui crudo D: Se imparate a mangiarla al dente pi buona [risata] Ma chi vi portava da mangiare? Z: La polizia ci metteva in ordine, poi erano volontari che ci portavano da mangiare. D: A voi cosa rimasto impresso di Lampedusa? [rivolto ad Abdel e Aziz] Az: Il freddo faceva un freddo tremendo! Tra vento freddo e umido D: Mentre eravate a Lampedusa c era qualcuno che vi informava, che vi diceva cosa stava facendo il governo? Z: Un egiziano, un libanese, un algerino, un iracheno e un marocchino facevano da interpreti, ma ognuno diceva una cosa diversa, nessuno dava informazioni concrete o incoraggianti D: Non c erano notizie ufficiali? Z: No, non c erano notizie concrete. I: Anche perch le decisioni del governo sono arrivate pi tardi, in quel momento nessuno sapeva niente. Ab: Non c erano notizie concrete, giravano solo delle voci. Poi quando siamo stati sistemati , quando cominciava questo smistamento [in varie parti d Italia] e il governo italiano ha deciso dove mandarci, siamo partiti. D: Quindi informazioni ufficiali non venivano date, forse anche perch per parecchio tempo non sono neanche esistite Cosa pensate di fare del vostro futuro adesso? Z: Io spero di vivere in libert e di lavorare. D: Volete rimanere in Italia o andare in qualche altro paese? Z: Ognuno ha la sua idea. Tanti vogliono rimanere, tanti vogliono andare via, chi in Francia, chi in Germania Ab: Io ho gi avuto a che fare con degli imprenditori italiani in Tunisia, ho gi avuto esperienze di lavoro con loro, buone esperienze, vorrei rimanere qui. Z: Io voglio rimanere qui anche perch l unico paese che ci ha aiutato e ci sta ancora aiutando l Italia. D: Nel caso in cui non riusciste a trovare lavoro preferireste tentare in qualche altro paese in Europa o, se la situazione si calma, tornare in Tunisia? Oppure continuare a cercare qui, anche oltrepassando il termine del permesso di soggiorno? 15

Z: Anche se scade il permesso, noi rimaniamo qua anche se provassero per duecento anni, la Tunisia non migliora I: E chiaro che questa rabbia giustificata. Per secondo me dopo qualche tempo, quando cominciano a sentire la nostalgia di casa, tanti cambieranno idea. Non si pu dire adesso cosa faranno per esperienza personale dico che ci vuole un po di tempo per vedere come vanno le cose per sapere cosa effettivamente faranno. Z: Dopo la rivoluzione ci sono nuovi problemi in Tunisia. Durante la rivoluzione era un po tutto sottosopra, ora che si sta un po ristabilizzando la situazione, questi oltre ventimila giovani che sono venuti in qua, la maggior parte non lavorava, e quelli che lavoravano il lavoro l hanno perso. Ora come ora passa la polizia tunisia, trovano un gruppo, lo portano via e stanno facendo un po una resa dei conti . Chi ha denunciato un commissariato, chi ha colpito, chi era nella rivoluzione che guidava un gruppetto D: Ma perch il nuovo governo dovrebbe punire chi ha partecipato alla rivoluzione? I: Anche a me sembra strano, ma lui dice che in alcuni quartieri stanno facendo queste cose. Io per ora non ne ho avuto notizia Segue qualche minuto di animata conversazione tra Mourad e il ragazzo Z: Queste voci che circolano D: A te da dove arrivano? Per telefono? Z: S, per telefono. Ho contattato i miei familiari che mi hanno raccontato queste notizie locali, direttamente dalla Tunisia. Insomma, con questa rivoluzione non abbiamo ottenuto granch. Il sistema sempre quello . I: Ci vorr un po di tempo per ristabilire una situazione tranquilla. Z: Secondo me, la polizia che era corrotta, tanti che sono stati cacciati dalla polizia, licenziati per corruzione, li hanno richiamati tutti e rimessi a lavorare. Ti vengono tanti dubbi ora dopo la rivoluzione arrivano le guardie (al-haras, una specie dei carabinieri), vanno nei quartieri, se trovano un gruppetto di tre o quattro persone portano via tutti, se qualcuno ha un bel cellulare magari glielo tolgono accusandolo con la domanda: Dove hai preso questo cellulare? Non lavori, non fai niente, dove l hai preso? . Magari ha fatto qualche lavoretto e si messo da parte i soldi per comprarsi il telefonino o stato aiutato dalle sorelle, dalla famiglia si sentono storie di questo tipo. Noi ragazzi che siamo venuti qui, se fossimo rimasti laggi saremmo finiti in prigione. Se ci avessero scoperto mentre cercavamo di partire, avrebbero chiesto dove avevamo preso i soldi per venire in Italia. Si parla di 2.000 dinari: Te hai rubato! , avrebbero sicuramente concluso. Tutto ci che a Tunisi magari hanno fatto tanti poliziotti stessi, come furti e rapine, lo rivolgono contro chi non lavora e che magari ha venduto la mucca del babbo per trovare i soldi per andarsene, o s fatto prestare i soldi o li aveva da parte. Insomma, bene o male qualche lavoretto lo hanno fatto tutti. Viene la polizia, ti trova con 2.000 dinari, e pensa subito che tu abbia fatto un furto, una rapina, che tu abbia scassinato qualcosa per rubare. Quindi ti portano dentro e ti levano tutto quello che hai. D: E vero che in Tunisia durante la rivoluzione hanno aperto delle carceri? I: Un carcere, s. Perch in quel carcere era stato appiccato il fuoco, per protesta. Se ne parlava stamani con altri ragazzi di qui mentre li portavano all ospedale. Durante la rivoluzione della polizia penitenziaria nessuno andava a lavorare, perci i prigionieri erano da soli, rinchiusi nelle loro celle, senza mangiare, senza alcun tipo di assistenza, neanche medica. Gi prima l assistenza era quasi inesistente e le condizioni andavano peggiorando. In un altro carcere, almeno cos ho saputo da tg e giornali tunisini, un direttore di un carcere di una citt del centro-sud della Tunisia, per paura che si dessero fuoco, ha aperto le porte della prigione facendo uscire un migliaio di persone. Personalmente, credo che se ha fatto cos quelli non fossero detenuti per reati particolarmente gravi. D: Quali sono i reati per cui si finisce pi comunemente in carcere in Tunisia? I: Ovviamente sono sempre reati penali, ma in questo caso credo si parli comunque di reati minori. Non sono cos pericolosi da non lasciarli andare, in una situazione di emergenza come questa. 16

D: Lui [indicando ?] abbastanza scettico verso i risultati della rivoluzione voi avete qualche speranza in pi o siete ugualmente sfiduciati? Az: Io spero che migliori, la situazione Z: Io comunque se avessi visto una speranza di miglioramento, anche con il passare del tempo, non avrei nemmeno provato a venire qui, su una carretta del mare che non si sa nemmeno se arriva che appena c un po di mare mosso vedi un onda pi grande della barca che ti viene incontro, e te preghi e basta perch non c nient altro da fare

Nelle interviste avrei voluto seguire per quanto possibile le linee guida dell UNHCR sulle interviste ai richiedenti asilo, adattandole ovviamente a un contesto completamente diverso.3 In realt, il contesto era troppo diverso per seguirle, e mi sono quindi limitato a recepire alcuni suggerimenti su quali domande porre e come porle. Non era verosimile infatti cercare di insistere per conoscere, ad esempio, eventuali torture avvenute in carcere o altri eventi particolarmente traumatici, soprattutto dal momento che gli intervistati non avevano intenzione di presentare la richiesta di asilo. Anche la forma delle interviste, in piccoli gruppi, non favoriva la narrazione di fatti simili, senza contare che i ragazzi non avrebbero avuto nulla da guadagnare raccontandomeli. Nonostante questo, visto che la partecipazione alle intervis era del te tutto volontaria, diversi ragazzi (almeno i primi quattro e Ziyad) avevano davvero voglia di raccontare quello che avevano fatto per arrivare in Italia, la rivoluzione (Yamin e Hamen), il viaggio a Lampedusa, quello che si sono lasciati dietro. Si sono delineati alla fine alcuni temi principali: la situazione della Tunisia in generale e delle citt dove vivevano in particolare, la rivoluzione, il viaggio, le loro aspettative per il futuro. Da parte mia ho chiesto se avessero notato una differenza tra l atteggiamento nei loro confronti delle istituzioni e dei cittadini, differenza che emersa in modo parziale. Alcune impressioni che ho avuto: sul tema del viaggio per mare, alle mie domande tutti esternavano la tensione provata con espressioni del corpo in contrasto con le parole pronunciate, tipiche di chi se l vista brutta ma riuscito a cavarsela. Quasi tutti infatti allargavano la bocca in un sorriso a trentadue denti (o pi direttamente esplodevano in una sonora risata) mentre parlavano de paura, del terrore che avevano lla provato durante la traversata. Non mi sono stati raccontati episodi particolari come io sinceramente mi immaginavo che avrebbero fatto (ad esempio, qualche momento di mare grosso), non so se perch non capitato o per altri motivi, ma credo che i viaggi degli intervistati siano stati piuttosto tranquilli. Anche parlando con loro in maniera informale, credo che la paura di cui parlavano non era relativa a un picco di rischio , a qualche pericolo mortale che hanno affrontato in un dato momento. Il terrore che avevano li attanagliava gi prima della partenza, e riguardava l inizio di un viaggio al quale non erano sicuri di sopravvivere. A parte il mare grosso, che veniva generalmente evitato date le dimensioni e il sovraffollamento delle barche, il pericolo era quello di perdersi in mezzo al mare, non essere mai trovati n dalla Guardia Costiera n da altri pescherecci e morire di fame e sete. 4 Faceva da contraltare a questa paura la speranza, l infinita speranza che mostrav ano tutti quanti: la speranza di trovare i soldi per partire, la speranza di giungere a destinazione, la speranza di essere accolti in un posto dove avere una vita migliore. Tale speranza non stata piegata neanche dalle condizioni che hanno trovato a Lampedusa, a causa di una politica miope che non ha fatto niente per risolvere un problema annunciato da mesi e che si quindi poi trasformato in emergenza. In un isola con 5000 abitanti gli italiani si sono trovati ad essere addirittura in inferiorit numerica rispetto ai migranti stranieri, che si sono dovuti arrangiare come potevano per mangiare, dormire e ripararsi dal freddo notturno. Tutti hanno riconosciuto la bont degli abitanti, che nonostante si siano trovati in una situazione mai vista prima
V. UNHCR, Intervistare i richiedenti asilo, disponibile all indirizzo http://www.serviziocentrale.it/file/server/file/UNHCR.pdf 4 Non che non fossero coscienti del rischio pi che reale di affondare, per un improvviso cambiamento climatico, per il sovraffollamento della barca, o per entrambi. La tragedia dei 250 migranti scomparsi in mare agli inizi di aprile ne la tragica conferma: v. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/06/lampedusa-tragedia-in-mare-ducento-migranticaduti-in-mare-centocinquanta-sono-dispersi/102478/
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(ricordiamo la definizione di Lampedusa che ha dato Liberti, l isola del rimosso ), hanno contribuito come potevano ad alleviare le sofferenze dei nuovi arrivati. Solo Ziyad ha stigmatizzato la presenza di alcuni striscioni che li invitavano a tornarsene a casa, fatto deprecabile ma data la situazione almeno scusabile . Un altra forte speranza che mostravano era quella riposta nel trovare un lavoro: qualcuno ha detto che lo avrebbe anche gi trovato se avesse avuto i documenti in regola. Quando mi capitava di chiedere cosa avrebbero fatto se non avessero trovato lavoro, la prima risposta era sempre: Ma lavoro si trova! . Non mancava una punta di ingenuit in questo, ma era soprattutto la loro consapevolezza di sapersi adattare a fare anche i lavori che alcuni italiani evitano. vero che sembra una sorta di favoletta, specie durante questa crisi economico-finanziaria che sta attraversando mezzo pianeta, ma tanto per fare un esempio, capitato questo discorso mentre si trovava con noi un giovane volontario dell SVS che dopo aver ascoltato la conversazione mi ha detto: In effetti, anch io sto cercando lavoro, devo lavorare, ma non lo trovo per ho rifiutato l unico posto che mi si era presentato perch non me la sentivo di lavorare in un agenzia di imprese funebri. Loro lo avrebbero accettato di sicuro . Anche parlando con altri italiani, ho notato un enorme scetticismo, una forte rassegnazione alla certezza che i tunisini con cui stavo parlando sarebbero stati risucchiati nel mondo della microcriminalit, se non in organizzazioni di stampo mafioso: ma ogni volta che parlavo invece con i ragazzi a Villa Morazzana, mi facevano tornare a sorridere. E pensavo al contrasto enorme tra la rassegnazione italiana a non trovare il lavoro (quello che ci piace) e la speranza dei ragazzi tunisini di ottenerne uno, purch sia pagato se ritrovassimo la loro determinazione, si riaccenderebbe anche la nostra, di speranza. Per quanto riguarda la situazione generale tunisina, la situazione che mi hanno descritto assolutamente verosimile, cio quella di un certo caos post-rivoluzionario in cui il governo provvisorio cerca di mettere ordine. Questo tema si fuso inevitabilmente con la realt della Tunisia pre-rivoluzione, e la caratteristica che sempre stata affermata con forza quella di una societ ipercorrotta, dove il potere pensa a s ed completamente separato dalla societ civile. Anche il problema del lavoro, e soprattutto degli stipendi bassissimi, stato sottolineato da tutti gli intervistati. Ero curioso di sapere cosa sarebbe successo se li avessero rimpatriati perch le leggi sul non-refoulement dovrebbero impedire di rimandare a casa chi rischia di subire abusi, torture o rappresaglie. Del resto, Ben Al era uno dei guardiani del Mediterraneo e non mi sono stupito di sentire che il rimpatrio di un clandestino (reo quindi semplicemente di aver lasciato il paese) viene punito con diversi anni di carcere. E, sebbene non abbia fatto uno studio approfondito sull argomento, come avete potuto leggere durante le interviste i ragazzi hanno affermato che nei carceri tunisini i pestaggi sono abituali.5 Questo non sufficiente per garantire un diritto d asilo: lo sarebbe certamente nel caso di un dissidente politico, molto meno probabilmente nel caso di migranti economici pre-etichettati come clandestini e cittadini di un paese che prende soldi dall UE per non far partire nessuno verso l Europa che non abbia un solido conto in banca. In ogni caso, la decisione di non considerare i tunisini arrivati a Lampedusa idonei ad ottenere il diritto di asilo assunta dal governo stata approvata anche dal Commissario Europeo Cecilia Malmstrm, responsabile degli Affari Interni, come affermato dal Ministro degli Interni Roberto Maroni.6 La questione,

Sicuramente lo sono, insieme ad altri abusi equiparabili a tortura, nei confronti dei prigionieri politici, come risulta dal rapporto di Amnesty International Freedbutnot free, disponibile all indirizzo http://www.amnesty.org/en/library/asset/MDE30/003/2010/en/11495e9c-da2b-4af1-98bc67b5b7c97c76/mde300032010en.pdf, relativo alle vessazioni di ex prigionieri politici, pagg. 1, 2. Per un idea generale sulle violazioni dei diritti umani in Tunisia v. anche Amnesty International Sezione Italiana, Rapporto 2011. La situazione dei diritti umani nel mondo, 2011, Fandango Libri, Roma, pagg. 678-82. 6 Maroni durante l audizione presso le Commissioni I (Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) e III (Affari Esteri e Comunitari) del 12 aprile 2011: Dall'inizio dell'anno ad oggi sono sbarcati sulle coste italiane 28.00 0 immigrati extracomunitari, di cui 25.000 giunti nelle sole isole Pelagie. Nel complesso, i tunisini sbarcati sono 23.000 circa,mentre gli immigrati provenienti da altri Paesi africani, i profughi, sono 4.681 ad oggi. Questa una distinzione importante perch, come ha detto anche il Commissario europeo CeciliaMalmstrm, quelli che vengono dalla Tunisia sono migranti economici, quindi senza i requisiti peressere considerati rifugiati o richiedenti asilo, mentre quelli che vengono dalla Libia sono quasi tuttiprovenienti dai Paesi del centro Africa e del Corno d'Africa, di etnia principalmente somala oeritrea. Il testo dell audizione consultabile all indirizzo

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andando un po pi in profondit, diventa per pi complessa: al convegno gi menzionatoIl diritto di asilo in Italia e in Europa, la Dr.ssa Francesca Rescigno ha parlato del diritto di asilo in Italia: secondo l art. 10 della nostra Costituzione, lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libert democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge . In combinato con l art. 2 ( La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell uomo ) il principio chiaro: chiunque vive in un paese dove non c effettiva democrazia e non sono garantite le libert fondamentali dovrebbe avere diritto di asilo in Italia. Purtroppo, la legislazione vigente in materia di diritto d asilo ha cancellato l asilo costituzionale (quello appunto dell art. 10, di ampio respiro) e si sempre espressa con dei decreti emergenziali di protezione temporanea: a partire dai kosovari per arrivare ai tunisini degli sbarchi di questa primavera. Ora, credo sia pienamente condivisibile che la situazione di caos politico in Tunisia sia diversa da quella della guerra in Libia che a sua volta diversa da quella della dittatura di Afewerki in Eritrea, anche dal punto di vista dei rischi personali che possono correre eventuali cittadini rimpatriati. Questo pu spiegare la scelta di diverse forme di protezione internazionale tra cui optare in base ai bisogni specifici di chi ne necessita, anche per non correre il rischio di andare verso un universalismo umanitario che potrebbe poi non rispondere ai veri bisogni di chi chiede aiuto e protezione. Nel caso dei migranti tunisini per siamo corsi nella direzione opposta, nel senso che non si guardato ai loro bisogni ma ai nostri. In che senso? Come dicevamo all inizio del capitolo, identit e percezione sono collegate: se nel periodo degli sbarchi la popolazione (e il governo) era pi o meno favorevole ad ospitare i profughi della guerra in Libia, l esatto contrario era l atteggiamento verso i clandestini, automaticamente identificati con i tunisini.7 Tra l altro, l identit di clandestino diventava una realt proprio all arrivo a Lampedusa, quando i tunisini venivano automaticamente iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Agrigento in ottemperanza alla legge del 2008 (DL 125/2008) sul reato di clandestinit.8 E l Italia questi clandestini non li voleva: come fare per mandarli via? a questa domanda che il governo ha cercato di rispondere con la protezione temporanea, non come possiamo rispondere ai loro bisogni. Se avessero riconosciuto il diritto di asilo, ad esempio, per il sistema di Dublino in vigore i tunisini non avrebbero potuto lasciare l Italia, come molti stavano gi tentando proprio nei giorni in cui veniva concesso il permesso di soggiorno temporaneo, e andare in Francia dove molti hanno parenti o amici. In questo caso gli interessi di molti tunisini e del governo italiano coincidevano, ma siamo sicuri che se i cosiddetti clandestini avessero manifestato la volont di rimanere in Italia sarebbe stato loro concesso ugualmente il permesso temporaneo? Non credo proprio, visto che in un primo momento Maroni aveva parlato di concedere tale permesso solo a coloro che manifestavano la volont di recarsi in Francia o in altri paesi dell UE, ma non a coloro che avrebbero voluto rimanere in Italia.9 Un altro indizio sulla scopo poco umanitario della concessione della protezione temporanea il termine temporale del 5 aprile, oltre il quale tutti i tunisini sbarcati a Lampedusa sarebbero stati rimpatriati d accordo con le autorit tunisine. Questo avrebbe significato che i tunisini rimpatriati non sarebbero stati incarcerati come era successo fino ad allora? Risposte esplicite a questa domanda non se ne sono avute, ma in compenso stato pubblicizzato in grande stile il nuovo accordo con il governo provvisorio tunisino:
Computer e fuoristrada. In cambio della garanzia di avere rimpatri e pattugliamenti da parte delle autorit tunisine. E il cuore del Processo verbale siglato due giorni fa a Tunisi fra i due ministri dell Interno Roberto Maroni e HabibHessid, anticipato dal Corriere della Sera. Nell accordo si prevedono 28 fuoristrada giapponesi e 14 motori Caterpillar per motovedette da http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/21/0983_Audizione_Ministro_I_e_III_Com_Ca mera_flussi_migratori.pdf. 7 V. a titolo esemplificativo la conferenza stampa di Maroni del 31 marzo sul sito del Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/31/lampedusa-maroni-tendopoli-in-tutte-le-regioni-ma-i-tunisini-devonoessere-rimpatriati/101296/ 8 V. http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/01/seimila-tunisini-sbarcati-a-lampedusa-indagati-per-immigrazioneclandestina/94571/ 9 V. http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-19ccbc6d-f702-4f01-b2bd94bb5061cae8.html?refresh_ce e http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/07/migranti-maroni-in-aula-da-inizioanno-390-sbarchi/102765/

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consegnare entro due giorni. E da inviare entro dieci giorni 20 postazioni pc fisse con tastiera in arabo, 20 postazioni pc analogici fissi, 20 metal detector portatili destinati alla circolazione transfrontaliera . Nel testo si specifica poi che per chi arriver dopo la firma dell accordo la verifica della cittadinanza tunisina sar realizzata nel luogo di arrivo in Italia, sulla base di procedure semplificate e che la riammissione dovr in ogni circostanza realizzarsi alla presenza dell autorit consolare tunisina e nel rispetto dei diritti dell uomo e della dignit umana . In primis, comunque, bisogner rafforzare la cooperazione fra le forze di sicurezza dei due Paesi al fine di prevenire l attraversamento illegale delle frontiere e si specifica, all articolo 4, che Italia e Tunisia procederanno alla designazione reciproca di punti di contatto per scambiare in tempo reale ogni utile 10 informazione operativa . Il nostro Paese, poi, contribuir all addestramento delle forze di polizia locali.

Se l umanitarismo dell accordo racchiuso nella frase la riammissione dovr in ogni circostanza realizzarsi alla presenza dell autorit consolare tunisina e nel rispetto dei diritti dell uomo e della dignit umana , c poco da star tranquilli. la riedizione degli accordi con i regimi dittatoriali del nordafrica, il prosieguo della politica di esternalizzazione dell UE per il controllo delle frontiere dell Europa meridionale, ed abbiamo visto come questi regimi effettuano questi controlli e garantiscono la sicurezza europea, Libia in primis. Essendo assolutamente normale che persone che vivono nell indigenza desiderino tentare di ottenere una vita migliore, i regimi nordafricani continueranno a bloccare questi tentativi con la violenza, perch l unica strada che possono percorrere per continuare a ricevere denaro dall Europa, autofinanziare i propri clientelismi locali e mantenere il potere, in barba a qualunque trattato sui diritti umani abbiano ratificato. difficile sapere cosa riserva il futuro, anche quello prossimo. I governi con cui l Europa e l Italia in particolare avevano stipulato accordi per controllare l immigrazione sono crollati sotto il peso del proprio potere: bastata la candela di Bouazizi per illuminare quelle realt di abusi, corruzione e povert endemica e cominciare una serie di rivoluzioni: se non porteranno a condizioni di vita migliori e maggior rispetto per i diritti umani possiamo star sicuri che ce ne saranno altre, finch quelli che noi qui definiamo clandestini non vivranno meglio. O dove sono adesso, o dove saranno: qui.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/07/migranti-maroni-in-aula-da-inizio-anno-390-sbarchi/102765/

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