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È come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi.

Ho
passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è
romperlo. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e
quasi morto, pieno di rimpianti”.

Di colpo mi è sembrato di essere tra persone che mi volevano bene ed erano


interessate a me, al centro di un circolo di sentimenti vivi e sorprese possibili e
risorse inaspettate. Mi è sembrato di non essermi dato minimamente da fare fino a
quel momento, aver aspettato inerte che fossero gli altri a uscire allo scoperto.

Ha detto che forse l’unica cosa da fare era cercarsi un’isola come avevo fatto io,
proteggerla finché ci si riusciva. Gli ho risposto che la mia non era solo
un’isola; che forse producendo cereali privi di veleni si poteva influire in minima
parte sul mondo.

Stavo ad ascoltarlo, e la mia cautela si è girata in rabbia: gli ho detto che


doveva smetterla con questo nichilismo autodistruttivo, questa paura di lasciar
trapelare sentimenti come se tutti fossero pronti ad accusarlo di essere troppo
ingenuo o troppo poco corazzato.

Diceva “Dobbiamo fare delle cose che ci piacciono e ci divertono, anche, e hanno un
effetto sul mondo di fuori. Non possiamo stare qui come dei rifugiati, dobbiamo
trovare un modo di vivere che faccia rabbia, non compassione.

Abbiamo stappato una bottiglia di vino per festeggiare, ma eravamo già ubriachi
prima ancora di berne un sorso.

Ha detto “Non c’era verso di dire niente. Il fatto è che sei un povero oggetto
nelle loro mani, ti usano come vogliono”.

Mi chiedevo se è possibile che i ruoli in un’amicizia cambino a un certo punto, o


sono invece destinati a restare uguali attraverso lo scorrere del tempo e il lento
trasformarsi delle persone; se l’interesse di una conversazione tra noi sarebbe
sempre stato sbilanciato a suo favore.

“È che non bisognerebbe mai immaginarsi niente molto in dettaglio, perché


l’immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe
succedere”.

Era come se una parte dei miei pensieri se ne fosse andata per sempre, insieme alla
capacità di essere in un posto e immaginarmi altrove, rafforzare la rete dei miei
legami e metterli in discussione, cercare sicurezza e ancora sperare in una
sorpresa.

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