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Una bambina in lotta, insieme alla nonna, con Tntrusa amante del padre. La tristeza Gi tutti gli abandon Una signora stinta dal petersi uguale ¢ inutile dei giomni fincorre la bolla daria vagante della propria immagine nel sortilegio transitorio di una messa in piega. La parolaia perfetia intenta asalvare l’amore. Tre eccezionali scritirici spagnole percorrono I'universo femnminile suitragheti delidentiicazione, del mito, della pieta, dela poesia Racconti dal mondo Serie dliretta da Danilo Manera x IM) ELLE L is STAMPA ALTERNATIVA ‘Carmen Martin Gaite POMERIGGIO DI NOIA - Dai, aizati,avevi detto che saremmo usciti con te questo pomeriggio se faceva bello, e ora Juana ‘cl vuole portarfuot lel. Diglelo tu dino: non co Vravevi promesso ier che uscivarno con te? Sarda Ja, che non ci lascia entrare. dice che ce le dei se ‘entriamo, e ha anche dato una spinta c Emesto cche sta piangendo Id fuor, Io sent? Tprego...; ma petché ti corichi? Stal sempre a dormire, sel una lagna. - Gesu, che bombina cattiva, queste cose non s| icone alla mamma, é peccato, Scusl, sgnora, ma non ce la faccio a tener mi scappan via. Ancio- ‘mo, stelina, che la tua mamma ha imal dl testa, v ciporta Juana al poreo. ~Bugia, bugial Non sta male, prima 6 stata un‘ora patiare al telefono, ¢ ideva. E’ che crede che stig piovendio perché non vede Ia luce, tro sula ppersiana, vedral che bel tempo fai ci port a ‘vedere Il fim sula giungia, dal, alzati, quello dove rorso insegna al bambino a ballare ¢ pol va a mangiasile banane dala paima e piange loro non so perché. Ma se 8 quello che avete visto domenica scorsa ‘con me, Lascia stare quella persiana, che peste di bambinal Forza, andlame al parco, ho detto. Quel fim ravete gid vsto. - Si,ma Emesto non I'ha capito bene e la mam- ma glelo splega, vero, momma? A papa gl dic! che tu cl spiegh! tutto € che ti piacciona ifm per ‘bambini,€ lil vuole che tu venga con nol e ce i spleghi,invece se ci viene Juana. pensa solo a ridere © a diverts lei, © a dre che quello é oso: malo so gid da me, lo perd voglio sapere perch VForso stava plongend. Mamma, Juana mista spingendo, dile che non mi sping! Non icominciate, 6h? Anita, fesoro, lasciaternlin pace, Levati dl dosso, perché non tisei pettinata? Clandiamo un attto giomo, eh? Si. certo, icisempre "un ato gion”, aloraio al pparco non clvado, perché mi annoio con Marisol, se polnon viene neanche ll, @ ancora pegaio. ~ Guard, non gl dia retta, in quel cassetto cl sono dl soldi port a vedere lo 200 se si annoiano a glocare, e pol possono for merenda in pasticcetia, che aloro place tanto. Gi ia unc pettinata. ~lo.con Juana nen ci vado in pasticceria, perché ‘alla graziosa, ¢ io mi vergogno. ~ Smattia, minal proprio stufato. Vol andate dove viporia Juana, e non se ne para pi. E’ belo I tempo, Juana? ~Si,signoxa, belissimo, -8u, dammi un baclo,¢ dia Emesto che non. planga, che domani usciamo insieme, ~Bugia, bugiarda, non ti vaglo bene. e neanche Emesto. = Tact, ragozzina, che se cici quelle cose cia mamma, viene I'Uomo Nero e ti porta via. Le pprendo cento pesetas. Forza, andiamo. Buon tip0s0, signo1a. Le devo mattere a posto la roba buttata qua sopra? No, lascistore, Juana. $a, pimamison provata ‘vest esti: Ilasc lper ora, per fevore, prema devo ‘vedere cosa blsogna portare in tntora e dala sorta, Diomine. come sono noiosi questi bambinil Se ti porti via una buona volta, non li voglio pit sentire; eho detto dinon mettere a posto niente! Ve ne vyolete andar via una volta per tutte, per piacere? Zita, Anita, per ’amor di Dio, andatevene! Mi volete lasciare in pace? Lasciatem| in pace! ‘Ancora per un bel pezzo dopo che sono svaniti gi uttim! rumori che hanno preceduto la partenza del ambini (un quarto d’ora? mez‘ora), la parola pace ha continuato a rimbombare contro le paretl della stanza, come un moscone chiuso dentro che insistesse a ronzare specialmente sopra il mucchio Gi vestitestivi spars sul pottrona e sul letto, Nella enombra si distinguono gi uni agi ali come le fisionomie ormal sbiacite di amici rincontrati dopo tonto tempo. I vestito blu, quelio a righe, jeans, i vestito ros80, la cariceta che non piaceva ad. Antonio... Bisogneré pur farci qualcosa, aimeno al vestito a righe, che & costato tremila pesetas. La donna sirigira, quarda il soffitto. La vista dl una Macchia la cui sagoma ricorda quella di una foca la distrae per un aitimo dal pensiero del vestiti poi considera che se rimane sdraiata pud passare fh tutto ll pomerigglo, e che invece sarebbe meglio andare dala sarta, per quanto pesi, a dite che rpcrozion| vuol fore. Ha tutto Il pomeriggio davant 286, I bambini nen tomeranno prima delle sette & meza, @ in fin del conti non ruscirebbe ad addor- mentarsi; dovrebbe mettercela tutta, ma I'ha resa nervosa il silenzio stesso della. casa tranquil, I singhiozzo stesso dela parola pace che lei ha utlato e che ha continuato a salire © a scendere su @ ait per le parett, sboragiiando ii sonno che pareva prima suggerire. No, decisamente non ha: sonno: gll occhi che stanno guarciando ii soffito, mentre ora pensa che bisognerebbe rimbiancaro, Ron mastrano traccla di sonno, Ma neppure dl serenita; continuano a girare, chius| in se stess, senza sapere dove posarsi. Dormire sarebbe - senza, dubbio - una soluzione. quel vizio quatidiano e rassicurante sarebbe un finto desiderio accarezzato senza diletto né allegria, soltanto in nome di obiettiv secondari, come potrebbero essere, in questo caso, smettere di guardare Il soffitto © Immaginare t'eventuale imbianchino che ford spostare tut! mobil nel coridoio il giorno in cul finalmente vera, o anche non sentire pid quel grovigli ossessionante ai roba da vestire in fondo. lietto, che ricorca il passaggio di un anne e suggetisce progetti peril prossimo, No, stanca non 8, tra git la coperta, muove le lunghe gambe bianche, se le guarca compicciuta, che peccato che non ci fesse la moda della minigonna negil ‘anni Quaranta; niente da fare, é evidente che non ha vogiia dl dommire, Ma ha proprio voglia al andare dalla sarta? SI aiza, almeno Il vestito a righe \varrebbe Ia pena di isisternarlo, é cambiata tanto Ia moda: lo patpa, lo separa dagti att: sarebbe tuna buona cosa farsi venire la voglia di artvare fino in via Rios Rosas. a casa di Vicenta, I'cutobus numero 18 non lascia lontano, Potrebbe provars i vestito in quella stonza piena di carabattole fuori modi e che puzza ai chiuso, ¢ rsolvere la questio~ ne quel pomeriggio stesso, decidere ficon lel “Vede, quello che vorel ..”. fatto pero & che Vicenta dé al ner con la sua impassbilté e I suo! occhi da rana; te la vedi f dietro, rflessai neo specchio. in pedi, a quardartiimpalata, mentre con qualia voce insulsa ti dice: “Beh, non le sta mica male... io, scucirglielo, gielo scucio... come vuole lei... d’accordo, va bene... allora, come? Ci ™mettiamo un bord in sbieco?” Non s‘interessa a niente, non ti gluta a decidere. Invece Carmen, la parucchierina, che amore ai donna, non fa in tempo @ vederti entrare che gid ti singe a fare quoicosa di nuovo; com’é naturale che sia, perché un mestiere non consiste solo nel saper cuctre o pettinare, & anche saper interpretare cié che vuole lIclente, o addiittura convincerlo a volere qualco- sa. $6 messa il veslto a righe, la stoffa é sempre stupenda, solo che € motto sgualcito e non s'into- 1a alla sua pelle, aidesso che 6 cosi bianca. Inottre, lalampo fa aifficoté a sale, soprattutto dalla vita insu; I tasta lo stomaco, cerca di contrario, malo, sfozo le siffette nel votto, che assume un'espres- sione ansiosa e dlsgustata. Si vede ontibile e cap soe che cid diicul ha bsogno é di essere consolata, che Vicenta non fa al caso suo. Si sfc I vestito © lo lascia cadere a terra, va verso la finestra. La came frail borde inferiore del reggiseno e I'ombel- co siflassa completamente. libera dailo squardo vigile di pochi secondi prima, Dalla fnestra, ora spalancata, entrano il brusio del pomeriggio assolato e sonnolento, un‘eco di clacson e rumor stidenti, e quella prima ata tipica dl maggio. La parola pace smette definiivamente di ronzare e Vola in stradia, da quel moscone che eta. Soto questa luce impietosa risaitano nitidamente, tutti quarant’anni della donna che, spettinata e in sottoveste davanti alo specchio, ora si passa le dita, scoraggiata, su un’aiira importante zona de! compo su cull tempo ha inferito: la testa, coperta da una chioma non motto fotta e tinta di quel color rome dells monetine ai prima celia guerra. E ses) taglasse | capell? Sitinforzano, e poi ngiovanisce motto. inoltre, il vantaggjo ci questa pamucchiera & che sta tanto vicina che non sha nemmeno I tempo di cambiare idea. S'infla un vestito qualun- que ed esce in strada, Ha lasciato tutto in disorci- ne, tanto metterd a posto Juana. ‘Cammin facendo, benché la porrucchiera sta vicina, ha avuto il tempo di osservare un’edicola, Daile copertine ai tutti’ setimanail le ventenni det mondo intero, quale che stavano nascendo o venivano concepite a Torino, In Unione Sovietica, a (Os) 0 « Miami quando lel aveva, a sua volta, ventanni e cantava canzoni che adesso torano di moda, la bersagiano, con fare burlesco, col loro Cocchi languidi o sorridentie i cope lsci ¢ lunghi. gt cchignon, le trecce. le pamrucche, iriccioll. Le viene inmente che magari é un’ idiozia tagliors! i capell, probabiimente ad Antonio non piacerebbe. Ed ‘@¢co che i suc proposti croliano sul nascere. Arriva dala parucchiera mogia mogia. =Perd, dai quanto non la si vedeval Cosa deve fore? = Shampoo ¢ messa in piega: non so se taglar un po’ ,anche. Non tanto, come fl avete fat attro giorno alla signora Soriano, ha capito come? Con le punte davanti un po’ pid lunghe, ma che restino lisci, anche se non so come mi starebbero.... Non so proprio cosa fame ai questi capelli, Caren, le ico la verté: Leinen si preoccupi che le verranno benissimo, ho gid capi cosa intende. Ma pol, mi dia retta, leidovrebbe farsile méches, glelo dico sempre, le storebbero una meravigla le méches, eccome. ~ Crede? - Certo, quarai, glele faccio anche ogal. - Oggi non so, Carmen... one ancora indecsa, - Ah, maiono, @ son io che glele devo fare. ‘Vuole vediers| bella, no? =Si,certo, -E.dllora, se vuole vedersi bela, non si deve preoccupare oltie, Losc! fare a me, ci penso io. farla bella, Va bene, ma se pol mio martto s'arrabbia, & colpa sua, = D'accordo, ce lo manda qui. Ma come fo un: marito ad orrabbbiarsi se vede sua mogie pid affoscinante? = Non lo $0; non faré troppo tard, vero? = Macché, cose vwuol far tari! Mi dia la glacca. Pepi, comincia a lavare la signora. Da sotto tutti caschi si sono solevat votti che la uardiano passare con | suol capell porch rad Farebbe ancora in tempo ad andarsene, o dre. Che ripasserd pid tarel, ma sa che non lo ford. Conosce bene Il maleficio che la fa andre avant, nonostante cominci ad invaderta la paura al'im- ‘maginors tanto cambiata, una paura eccttante delignoto, e precisamente del gludizio di Antonio. “Non sal pid. cosa inventart E sei sempre fia dar la colpa ci nerv. Ma quai ner, quale stanchezza?, mi domando. Halla domestica, la bambinaia, ei bambini a scuole tutta lo mattino; sabel, veramen- tenon ti capisco, pens soltanto a spendere, con tutti problemi e le disgrazie che la gente ha per dawero, dovresti guard un po’ attomo...” Dia Cosi se le m&ches non gl placcione 0 tomna stanco dail’ ombulatoto, disicuro trerd fuori dscorso delle lsgrazie ottrul e comincerdé a raccontarle casi di malatl grav, come se fosse un prete. Ma lel cosa entra con gil alti? Sivive una votta sola ¢ ia vita se ne Va, c ognuno vola via la sua. La gente softre molto, d’accordo, ma ognuno ha le sue softerenze, le sue sensazionl, e amen. Le faccio mole?” -No, no, cara, = Le ho messo dello shampoo al uovo. ‘Come lava bene i capell questa ragazza come tfposante la pressione di queste dita. quos! infantil sul cuolo capeluto. E” smpatica la gente che sa far bene quel che fa; dato che s fanno pagare, che cimeno lo facciano bene. = Eoco fatto, s’aecomod Le signore sotto I casco s grano a guardara passare con I'asciugamane awotto intomo alla ‘esta, da cui spunta una ciocea di capell, sempre di quel color tame delle monetine di prima della. (guerra, Dopo non ia riconosceranno; staré meglio © peggio, ma comunque sard diversa, Tutte le sue ttubanze svanscono. Carmen I'ha chiamata: “Venga qui’. ¢ ha troncato un suo principio ol obiezione con una certa durezza: “Las fore o me.” Sente ci aboandonarstutta alle sue mani ‘esperte, che con grande abilté e cura corninciano lavorarie ec manipolatie ia testa. Era proprio quello di cui aveva bisogno questo pomeriggio. ‘Aveva vogiis a continuare a fingere una volonta ‘che non ha, quando cid che voleva era proprio. esser sostituita: stava glusto cetcando quella sensazione di abbandono alla volonta ci un atro, lastessa che da piccola la spingeva a sceglere sempre ii ruolo dal malato quando si gocava al dottore, anche se il dottore lo sapevane fare ben Poche bambine, Le hanno aié tagliato | copell si \vede strana, ma non importa, si ida dl Carmen, Ora giell divide in ciocche che inumicisce con uta con un penneliointinto in un liquido griiasto. liquide lo ha preporato in un vasetto al yoghurt Pensa vagamente che i bambini staranno facendo merendia, che perle méches ci vuole del tempo, € ‘che non la troveranno a casa quando torneranno; ma é un pensiero neutto, senza peso al rimorso o a inquietudine. Glungere in questo posto & come marcite in un terreno noto e piacevole, acquietare la coscienza, smettere di futtuare fra diverse ossiblita,fssore per un po’ di ore quella bola aria, soffata da una parte aiaitra, che rappre- senta la propria immagine. Ora Caen le porge un cestino con dentro becchi d’oca e bigodni, € le chiede di passargiel via via: lel obbedisce docimente, Non sidicono niente, basta un eve sorriso complice quando I loro occhis'incontrano nnello specchio. Entrambe sanno benissimo che chi ‘comanda sta dietto, Ora le mette la retina € le orecchiere di plastica, -E0co fatto, S'aecomod! sotto il casco, Pepi, fivste per la signora, Eadesso si aspetta, possando in rassegna | vot di moda, le mode del momento. Ogni mese che passa la moda sole e scende vertiginosamente, ormal & cos difficle restare aggiomatt, sapere tutto aitutto. La gente che compare sulle rviste si ‘restora in continuazione, tinnova vita e amore. Sono taimente appassionanti le trasformazioni, ‘anche quando sone noleggiate dalla parucchie- 1a. Per lel, Invece, 6 sempre tutto uguale, cenare Il sabato con gi stess| ici, dornire con fo stesso Luomo. rimproverare glistessi bambini per le stesse ‘9080; s@ cambia quaicosa, & la domestica o Fidraulico. Per quanto costi, come pud parer caro questo momento ai magia, quest cttesa di qualco- sad nuovo mentre ti massaggiano, tiservono e ti ‘guidano? = Glelo abbasso un po’? Si, brucia, Devo essere quasi pronta -No, no; manca ancora un po". Vuole dele attre thiste? Jacqueline Onassis 8 su tutte, i fa scudo dietro gl ‘cchiali da sole, fa colazione in un porto e domme in un ato, si dondola sule onde del Adtatico, sui suo yacht scrutato dai teleobletti dl tutti fotografi de mondo, come la protagonista di quelia conzo- ne, gid Vecchia: “Verso il Cairo vaila bell, sul suo yacht occidentale”... Alora si chiamavano donne fatale ce n’era di meno. erano quasi sempre stelle del cinema, proibite @ lontane, inferpretate da Marlene 0 Joan Crawford, Quanto la emozionave- no le donne fatall, quando andava al iceo! Ma era un‘invidia alegra, che non faceva male. Rivotte di studenti a Roma, « Parigl. in inghittert. Ma che cosa chiederanno? Cosa vorranno, a vent’ anni? Lisi vede fotografat|in tumulto, c lanciar 088i, a plechiare | poizlott.c dimenarl dando ‘cali e moss con i capell sugli occhi, cos! belle ‘audaci, Non importa perché protestane, come sarebbe bello essere nei loro pannil Esce da sotto Il casco come se avesse bevuto parecchio, tutta rossa, con le orecchie che ronza- No. $16 fatta sera e Illocale é vuoto, Le displace che le alte signore non possano vederia. Ei momento pi bello. Fars! togliere | bigoctni,fars pattinare, cotonare e spazzolare, e vedere come I Volto nuovo si va formando sotto i capelli nuovi, Fa ii occhi languid. Si piace. Come si vedo? + Sirana, -E’normaie. Peré non mi dica che le méches le stanno mate. =No, male no. = Ancora lacca? ~No, va bene cos, Posso fare una telefonata? -S1, certo, s'accomodi In una stanzetta intema in cul tengono le ordine- zioni di tintura @ shampoo. c’é telefono. Sisiede su tun panchetto e forma il numero. Una giovane voce di donna pronuncia il “pronto” affettato © musicale delle segretarie d’ogal. E” la nuova infermiera, «lI dottor Cuevas, per favore, -E’ occupato. Lo desidera una ditta © un privato? - Sono sua mogiie. ~ Attenda un momento. Non so se potra venire. Deve aspettare un po’, pol sente Ia voce ci Antonio, Dimi lisoiito tono seco e distratto, Perché s‘aspettava, quaices altro? Forse perché s’é fata delle méches: giigie? ~ Che stal facendo? Hal motto da lavorare? -S1,certo, Sto vistando. ~ Ah. A che ora tomi a casa? ~Tardi. Ho un parto alla clinica, Non mi aspettare per cena, ~ Ah, Non puol lasciar percere? = Che domande mi fi, label! C’@ quaicosa che non va? =No, niente, avevo solo vogila di uscie stasera. Si sta bene fuori =Siamo gid uscitiier sera. lo sono stanchissimo. Non finisci presto, ailora? = Come faccio a saperto! Vado alla clinica ‘appenc ho finito qui. =Va bene, allora niente, =A dopo, = Ciao. Raattacca Ia cometta ed esce, Carmen si é tolta I ‘camice bianco @ ha perso tutta la sua magia. E' una ragazzetta insignificante @ un po’ volgare. Continua a tipeterle che é favolosa con le maches @ le prende trecentottanta pesetas. $i salutano, Sulla porta si gira indietro. = Pud vendermi anche una retina? Forse stasera non esco @ non vorrel che misisclupassero motto dormenddo. = Ma certo, Si metia del batutfoll di cotone al Posto del bigodini, come le ho detto laitra volta, © sopra ia retina, Gliela incarta e gliela da. - Aivederci, Carmen, alla prosima, - Anivederci,ignora Cueves, Gielo rpeto, cimond uisuo martto, se protesta, Cosilo conosciomo. = Neanche per sogno, 8 un uomo bellissima, ~ Alora siete fat 'uno per attra. Vedke i compl menti che le fara. = Starerno a vedere. Di nuovo, Carmen. Arrivederci, signora Cuevas. E’ ancora giomo, ora tramonta tardi. Ed & tonto vicina a casa. Tomare a casa é la cosa Peggiore. Cammina adagio, svogiatamente, fermandos! ogni due possi per specchiarsi nelle vetrine. | bamibini staranno facendb il bagno. E Jacqueline Onassis, che staré facendo? Stridull Tondoni svolazzano in alto, sopra ie tertazze degtt edifici. Attraversa la strada. Si vede gid il portone di casa sua, WSC Ss NG 2 \ \ \ \ A Ses \\\\ Ses? wi BS < N Rosalia de Castro vista do Vézquez de Sola Rosa Montero VALTRA, Non appena la conobbe, mia nonna sentenzi6: °€’ una brutta bestia". Neppure a me era piaciuta: miaveva stropicciata tra le sue braccia, sporcan- domiia guancia con un trucco attaccaticcio e dhlclastro e mi aveva regalato una bambola grasa e goffa, mentre io quel che volevo ailora: era un costume da indiano. Sichiné fino alla mia aitezza @ disse: “lo © questa bambinetta tanto carina ci intenderemo benissimo, non é vero?", @ mi mostré dei denti macchiati di Tossetto. Gil attr credettero che mi sorridesse, ma lo so.che mi digrignava le zanne, come fa ll mio cane Fide! quando s'imbatte in un nemico. Per di pid, mi Init che mentisse. Perché io non ero carina, né IO sono adesso. € lel, sempre cos civetta e attenta al dettagli lo sopeva. Credo che mi abbia disprezza- ‘0 fin dal primo istante. Lol Invece, passava per awenente. In passe: ‘commentavano: "E’ molto boriosa e signorinelia, ma com’é alta, com’é bella, com’é elegantel” E mia nonna diceva: “Sfido io che é elegante, vsto Cche sta spendendo in stracc! tutt | soldi dl tuo Padre". Anche se sicuramente disse “del tuo overo padre”, Da quando comparve r'attra nella, casa sulla splaggia, durante quelle omibil vacanze, mio padre perla nonna fu sempre “il tuo povero Padre”. E quando parlava ai lui scuoteva ic testa & sospitava: “Gli uorini, lo vedi, non sanno vivere sol, ed @ Cosi che prima o poi le furbacchione I pren- dono nella rete. Ah, se fosse viva tua madre..." diceva, e si metteva a piangere. Ma non per mia, madte, che era morta da parecchi anni, né peri mio “povero padre”, ma per lel stessa. Perché mia ona era certa che l'aviebbero mandata in un ‘ospizio, Un pomeriggio che eravamo entrate insieme nel supetmercato, sentimmo una conversazione: spoventosa. lo e la nonna stavame frugando nel ‘Congelatore alla ricerca del gelat al lampone, @ quelle donne non cl videro. *L’aitro giorno ho incontrato in fammacic la nuova tipa della casa del balcone... Belloccia dawero, ma con une puzza al nos0...", diceva una. “Beh, a quanto sembra | giochi sono fat: I'ha incastrato, si sposano", tispondeva Iara, “Allora la vecchia non tardera ‘ad andarsene di casa. Non credo che quella ‘mandi git! come niente I'ex suocera’, agglunse la ‘Prima con un risolino: “Vedral,sicuro che sbatte fuori la vecchia... e magarl anche a bambino”. in quel momento tirammo fuort fe teste dal trigo erché eravame gid Violacee peri reddo. Ele vicine si dledero una gomitata @ tacquero. Anzio, durante la settimana in cul papa resto ‘con nol, Ia cosa non fu cos terrible. Le/chiedeva tutto per favore e rideva anche quando non ce n’era motivo. Anche papa era pit atfettuoso del soltto: mi comprave liguifzie @ mi prendeva di nuovo in grembo, benché quaiche mese prima ‘avesse cominciato a brontolare che oral ero troppo grande per quelle cose. Ma non miimbro- gliava con le sue moine: una sera lo becca in glardino che la baciava. Erano sulla panchina det manddorio e mio padte la teneva sulle ginocchia. Eppure leisi che era grande, Mio padre mi scorse e fece un baizo. Ma pal si controll e, sortidendomi, mi fece segno di awicinarmi. Questo fu la. cosa: egglore: che volesse far passare I'orrore per quaicosa di naturale. Scappal via e corsa chiuder- minella stanza della nonna, Mio padre buss6 alla porta, preg, aridé e minacelé. Maio non uscll. La mattina dopo, papa dovette andare in citté, per uestioni dl lavoro, per tre settimane. Alora scoppié la guerra. Vedendosi sola, leiprese dispoticamente il potere. Ci dava odin ci urave dletro. Cl odiava. Not ci riutavamo dirivolgerie Ia Parola, @ lel ci manciava a letto senza cena con la: compiicité di Tere, la domestica, che aveva comprato promettenciole un aumento di stipendio. Parlava al telefono con papé, ma non mi awertiva ‘mai delle sue chiamate. E un giomo giunse ad accusarci ai averle messo degli scarafaggi nelle clabatte da spiaggla, il che era vero, naturaimen- te, ma lel come poteva incolparc! cos in malate- de, senza prove? Perché lo sanno tutti che gli scarafaggl vanno in giro dove gil pare ¢ s'inflano da sol nelle scarpe. Un giomo, ailimbrunire, tomé mio pacre. Si vedeva che era teso @ acciglato: non mi era mal parso tanto ato scuro, Era tarde ci sedemmo immediatamente in sala da pranzo. Lei parlava senza posa: lo faceva dolcemente, ma diceva ‘cose tremende di noi. Papa fumava @ guardave ai sghimbescio Il suo bicchiere dl vino: Io volevo Infervenire, ma un suo ruggito mi ziti e mi gel i flato. Mia nonna tremave nella sua vestagia a florelint: non mi era mal parsa tanto piecola. Alla, fine, leitacque, raggiante e soddisfatta, e papa. isso “Basta, bisogna finiia”, Popa non ci voleva bene, era chiaro. Voleva pid bene a quellintrusa, ‘che eraiin casa solo da un mese. Dat'attra parte del tavolo, jefrideva e mostrava i denti macchiati diross0, come le zanne di un vampiro, “Butter fuori la nonna', avevano detto quelle vicina, “e ‘anche la bambina". Mio padre aveva pit fiducia in Uun’usurpattice che nella propria figia. “Sbatterd: uot la vecchia e la bambina", avevano commen- tato, Tere la trodtrice portd una 2uppiera di ‘gazpacho, Guarda mia nonna e le gridai mento mente di non mangiatio. Mio padre voleva vivere ‘con lele non con me. Con la nemica dalle zanne rosse, E se il gazpacho era awelenato? E se lata ‘aveva deciso di faria fnita una volta per tutte con nol due? Attesi, col cuore che mi ronzava nelle orecchie, finché leis servi una taza piena e comincié a sorbitla. Allora mi misl a mangiare ‘anch'io. Ele mie cucchiaiate sapevane al lacrime, Due gioini dopo, leiscomparve serza lasciare traccia, La cercarone sulle scogliere e nel foss, alla stazione e negl ospedall. E scrutarono il mare per settimane, pensando che la sacea avrebbe resttuito su corpo. Ma non io fece. Papa, conttito e sfatto, contemplava le onde borbotto- va: “Che sfortuna che ho”, Sono passat dleci anni ‘da alora e non sé rsposato. Mia nonna é morta autunno scorso @ oralo vivo da sola con mio padre (li mio povero, povero padre), che ha pit che mal blsogno i me. Quanto a lel, non so cosa sia successo. Quella sera, dopo cena, mia nonna, che era montanara, preparé uno scongiuro, Ritaglid una foto alee la mise in un barattolo ai ‘composta vuoto, insieme a un paio di spicchi ‘'aglio e una mosca morta legata con lo spago; Pal sald i baratolo ¢ lo capovoe. perché restasse a gambe all aria. Due giomi dope /e/svani Ho recuperate quel baratttolo aicuni mesifa, quando é mancata mia nonna: Iho rirovato in fondo a un cassette, ancora capovatto. Ce l'ho qui, ¢ ottraverso il vetto si vede ancora la piccola fotografia die a sua faccia gelida e soridente, le sue gambe snelle, motto pid graziose delle mie. Io, non credo agli scongiu, perS continuo a conser- vare il barattolo rovesciato e ben chiuso. Ea votte, quando mi vedo brutta e grassoccia in uno spec- Cchio, mi da solievo ricordare che tengo tutta quella bellezza prigioniera. n Nuria Amat LE SEI STORIE PIU’ TRISTI C’é sempre una storia da raccontore pit triste della tua, Ad esempio: (Che una madre viva la morte di qualcuno del suo fil. ‘Che un figiioletto perda la propria mace. ‘Che un uomo lascl una donna per un altro uomo, ‘Che un uomo lascl una donna. ‘Che una donna lascl un uomo. (Che tu milasci Nuria Amat ‘SHEHERAZADE Gili uomini si cnnoiano. | pit finiscono per stoncars dalle loro donne come Ie donne dei loro uomini Serza sesso, I'omore non morirebbe, ma é dal ‘82880 che nasce. | pid sensatt s rassegnano. Att protestano. Amano a tal punto la. donna che soffrono se non ne hanno una e sotfrono quando ne hanno soltanto una. Il bsogno al donna trasfor- ‘mat'uomo in un misogino. Occorre inventare ia funzione di cortigiana o meretrice ratfinata. Cene sono di pid fol Sono quelli che vorrebbero uccide- re la. donna dopo averia possediuta, come se la. simulazione dassassinio che 6 atto amoreso non i ‘avesse convinti del futto, Pol d'un tratto artiva uno che le ommazza dawero. €’ cid che faillsuitano delle notti arabe. Una notte dopo I'attra, manda a morte le donne del suo regno venute a consolare fa sua erotica tistezza. Cosi crede al essere I pit potente, giacché morta la donna é oral imposs- ble che la suai dedizione venga messa in dubbio. Ma si annoia io stesso. Iisuitano ha aspirazioni elevate. Vuole una donna: che lo soddisfi al punto de fargii scordare, cimeno per la durata di una notte, che 6 un uome. "Cerca lasupertemmina, I'ultradonna”. Sono parole di un pidsulvalore della scifure che sul’ esgenza di esprimere [Propo essere donne. Laspagnas infatimessaormaidale ‘medesime tendenze che guicano gi alli paesi europe. ‘omologati do una reaité in grado i superare - aimeno azicimente - I fradeionale precominio del uomo aln- temo dal erganizazione socleeconomica equindlanche pala procizione cultura. Alla fine degi anni 70, sorge un nuovo gruppo a scitrci che iniziano a pubbicare ala morte del regime franchista, Tale generazione (al cul fanno parte Nuria Amat, Rosa ‘Montero, Lourdes Ortz, Soledad Puértoas, Esther Tusquets Cistina Femandez Cubas, Adeloida Garcia Morales, Consuelo Garcia, Carmen Gémez Ojea 6 air) non sub. £6 | gon dela ctftatura, né | conazionament iegati al ricordo dello guera civile soagnolo. Esa vivele esperienze ‘dol movimento ai iberazione delle donne @ imposta una roftura sa temattca che stisica rspetto alla generazione rocedente, Le stesse profagoniste dele storie narrate Ifistano senso di colpa e dl nadeguattezza carattestico i quelle degli anni ‘60, © rivenaicano if proprio dssenso Verso una societé ancora condionata dal tranchismo, Alcune df queste serticl scelgono anche la roftura sui ‘Pianoiinguistico: Carmen Rierae Montserrat Roig. odesem- 'Bio,scrivonoincataiane, ingua ino adaloraproibita. Tutte Slaccorgono perd ben presto del pericolo di una scitura referenaole ¢ dl sfogo. capace al condlure a una nuova coratterizazione della scritura dele donne, attrettanto ghetizzante al quel precedente, Stobiire def canon sietic al specificté del ciscorso femminie significa infat fers esstenza di una sensiilta dalle mmaghie tome cua unto che # anc percotcsamente avec (stereo ‘Qui vengono offer allettore italano (grazie al atfettuo- sacolaborezione delle autci, cul vai nosto ingraziamen- fo)otcun|riuscite neat esempi del ative ltieraria dele donne spagnate dei nasiro tempo. ‘Carmen Martin Gaite (Salamanca. 1925) 6 una delle faure ppl rlevantl del panorama letterario affuale e, pur appar tenendo chiaramente alia generazione del dopoguerra spagnolo, funge da cemieta con I gruppo del post- ‘franchismo pela continulté dele pubblicazionte Fapertu- ra.ala problematica dela scritura dele donne. in dl sual prim romanal, come balneario (1956), Tra le tendine (1958), | noal (1960), Rtmo lento (1963), Tiere (1974), La stanzc su retto (1978), impatio sul pubblico & slate forte © costante, In Italo uscité per primo un lero curioso, solo apparentemente rivolto. all’infanzia, CCoppuccetio Reso ¢ Manhation (1991), che raccontalé ‘avventure della bambha ebrea Sara Allen edola fantast- ‘ea Miss Lunatic, una menalcanie che vive afintero della Stotua della Ubertd. Le peripezie sl concludono in mode Tefo con incontro ta la nonna di Sara 6 il pashicciere. ‘Accanto ad una narativa di profonda sensibita, Camen ‘Martin Gaite 6 nofa anche per saggi come Us amorosi del dopoguera in Spagna (1987) e Balla finestra (1987). in ues ultimo, rpercore ie lettere soagnols in una prosper tive temminie, sotto I segno emblematico dela festa, cche per fa donna @ stata - @ in alcuni casi continua ad essere - il uogo da cul asservare mond, “Ho seguito™, Confda I'autice, "i flo ol una sensazione provata speso nel osservare le donne, anche non catfe, © cio8 quel oro Starsene quistomnente ol ombra Gegi uomini. comesenon facessero nulla, @ venir po! fuor ail mprovviso con futa ia forza del loro saper guarcare con attenzione l'estemo aot intemo". ‘Questo particoiare sguardo 6 una costante nelle store ella Martin Gaite.n culsipercepisce sempre un movimen- foal chiuso verso I'apertoin culla bambino, adolescen- f@.01a donna, awolta da una sensazione ai solamento 6 solftucine,inferrogal ignofo, pur tramilecficolté di comu- Ficezione, Anche Tulimo fomonzo, Nuvolosté voriabie (1982) presentotalcaratteritiche: élastoriacldueamiche che si iovano dopo trent‘anni. incontro provoca una sorta ai blanco e rpensamento delle rspettive exétenze, Lapprima, soso @ macre dat quotiaiano banaie, contessa fantasie @ delusion’ in un quademo inalizzato a’ amicar attra, psichiatra at success con relazion! amorose “4 scontortant. avvialastessa autoanaislin unasere dilettere ail'amica, mai spedite. La costante ricerca di un infelocutore, faitain ait romands, assume cos’ aspetto at ‘uno sdoppiomento, Iracconto che presentiamo, Tarde de tedio, scetto @ traciofiodaRenataLondero,éincusoinCuentosCompletos lanza, Mace 1984, pe. 149-158) Rosa Montero (Madi, 1951), offemata giomatsta, pubbI- Ccatisuo primo romaneo. Cronache del disamore, rel 1979. Due amidopoescelatunsione Delta, ncuilcutice cerca di copiare, atravers istant dl fulgore viola, senso dela vita della protagonista Lucia, incrociando due livell ccronologici: la giovinezza ricca ot ilusioni e la vecchiaia ppervasa dota stanchezza. Nel 1983 esce Ni hia come luna fegina, romanza che festimonia una nuova ricerca

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