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Viviamo in una società basata sull’opinione altrui e sul giudizio.

Ora come mai, sia per


nostra scelta sia come risultato di azioni passate, siamo tutti vittime del parere sempre più
critico da parte di chiunque: dal nostro più caro amico al più lontano dei conoscenti, un
familiare, una vecchia fiamma e persino un qualunque sconosciuto. L’utilizzo sempre più
frequente dei social ha spinto ognuno di noi a circondarsi di una finta approvazione,
esistente in un mondo virtuale che ci manda informazioni su informazioni che il nostro
cervello fa spesso fatica a comprendere. Essi diventano, dunque, la nostra migliore fonte
di disinformazione. La più grande delle fake news che la nostra società ci ha impartito è
sicuramente quella che ci insegna ad essere la riproduzione di un modello perfetto in ogni
minima caratteristica: dobbiamo essere magri, allenati, belli, istruiti, benestanti, saper dire
al momento giusto ciò che è necessario, saperci comportare, ascoltare un certo tipo di
musica, vestirci in un determinato modo, non troppo eleganti, non troppo casalinghi, ma
non troppo casual e così via. Se non ricadiamo nella descrizione precisa di un simile
essere umano - utopico e inesistente - non valiamo abbastanza. I social hanno sempre
aiutato la macabra corsa all’essere uno migliore dell’altro; e spesso a noi fa anche
comodo, apparire veri e sinceri fa spesso paura, abbiamo paura del giudizio o di un
commento pungente. Così evitiamo di mostrarci, e ci imbrattiamo di filtri e modifiche
apparendo agli altri perfetti, suscitando invidia, non facendo che incrementare il grande
circolo dell’odio sui social. È da queste piccole situazioni che le persone ricavano i primi
spunti per condurre una vita di ignoranza e cattiveria, gratuita per ognuno, soprattutto per
coloro che non appartengono all’élite della nostra società. Il dominare sull’altro è una
terribile abitudine che appartiene a noi occidentali dalle prime popolazioni imperialistiche,
che colonizzando il resto del nostro pianeta si sentivano in dovere di abbattere culture e
intere popolazioni solo per il sentimento nazionalistico e di superiorità che possedevano.
Si tratta di diritti umani, così semplici da pensare ma così complessi da ottenere. È
veramente difficile credere quanto la nostra vita venga spesso condizionata da azioni di
odio e cattiveria. Abbiamo tanti esempi di odio nel nostro mondo: la violenza di genere, la
discriminazione razziale, omofoba, transfobica, degli invalidi, la guerra europea che si sta
combattendo a pochissima distanza da noi e di cui abbiamo smesso di parlare, episodi di
odio sul posto di lavoro, dei genitori sui figli e viceversa, bullismo e cyberbullismo e potrei
continuare. Ciononostante penso che la forma d’odio più potente e più difficile da
sradicare, in cui spesso e volentieri noi tutti cadiamo, sia l’indifferenza. Ci riempiamo di
belle parole, ascoltiamo coloro che hanno da dire la loro, senza mai compiere
effettivamente una buona azione, senza cercare di cambiare una situazione nella quale
sono presenti atti di violenza. L’indifferenza, il passare oltre, il prendere per buono la prima
notizia letta su un qualsiasi social e fare di essa la nostra unica fonte, significa accettare in
modo passivo tutto ciò che accade, perché odiare non significa necessariamente mostrare
pubblicamente il nostro parere brutale su un qualsiasi argomento, è anche ignorare un
problema, tirarsi indietro. L’indifferenza lavora nel sottosuolo dei nostri rapporti umani,
spaccando e distruggendo pian piano le radici della nostra società, dividendo intere
popolazioni nel profondo, e noi tutti vedremo i risultati di questa tremenda lacerazione fra
molte generazioni. Non è facile amare in un mondo rivestito d’odio, ma se quest’ultimo non
esistesse non potremmo mai avere la possibilità di dimostrare quanto l’affetto, un semplice
gesto di gentilezza possa davvero fare la differenza. È responsabilità di ognuno cercare di
rendere il mondo un posto un po’ migliore, partendo da noi stessi, per fare piccole grandi
cose. Non è troppo tardi per cambiare il mondo.

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