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LEZIONE 8 – 28 OTTOBRE

CRIMINI INTERNAZIONALI

Introduzione

Si tratta di condotte delittuose, le quali hanno nella loro struttura una serie di elementi che le rendono
particolarmente gravi rispetto ad altre condotte delittuose. Parleremo dell’omicidio come crimine contro
l’umanità, e sappiamo che il nostro Codice penale, prevede il reato di omicidio che possiamo definirlo come
l’azione che cagiona la morte di una persona. A questo si aggiungono una serie di elementi contestuali, cioè
come vengono commessi e contro chi, per poi poter accusare la persona sospettata di un crimine contro
l’umanità.

Questa condotta delittuosa, inoltre, deve essere commessa:

• Su larga scala

• ai danni della popolazione civile

• lede l’Umanità, intesa come la più intima essenza, e come insieme di persone.

Questi crimini vanno oltre la violazione dei diritti individuali.

A differenza dei genocidi crimini di guerra, non esiste che punisca i crimini contro l'umanità. È stata una
creazione relativamente recente.

I beni giuridici protetti sono di natura contemporaneamente individuale e collettiva, perché quella che
viene con messa, quando si verifica un crimine contro l'umanità e la violazione dell'integrità fisica e della
comunità. Per questo la comunità internazionale ha deciso di elevare queste condotte delittuose,
aggiungendo elementi contestuali, alla categoria di crimini contro l'umanità.

Breve introduzione storica dei CCU nel DIP moderno

Questi tribunali (il tribunale di Norimberga, il tribunale di Tokio e i tribunali istituiti dalla L. n. 10)
richiedevano un nesso tra i crimini contro l'umanità e altri crimini, crimini, affinché fosse possibile accusare
l'indagato della commissione di crimini contro l'umanità.

A norma dell’art. 7:

1. Ai fini del presente Statuto, per crimine contro l'umanità s'intende uno degli atti di seguito elencati, se
commesso nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza
dell'attacco:

a) Omicidio;

b) Sterminio;

c) Riduzione in schiavitù;

d) Deportazione o trasferimento forzato della popolazione;

e) Imprigionamento o altre gravi forme di privazione della libertà personale in violazione di norme
fondamentali di diritto internazionale;

f) Tortura;
g) Stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e altre forme
di violenza sessuale di analoga gravità;

h) Persecuzione

i) Sparizione forzata delle persone;

j) Apartheid;

k) Altri atti inumani di analogo carattere

Quindi si poteva parlare di crimini contro l'umanità solo se connessi agli altri crimini contro la pace, crimini
di guerra o al genocidio.

Da questo punto facciamo ora un salto di 50 anni per andare a guardare lo statuto del Tribunale penale
internazionale per l'ex Jugoslavia. Lo statuto di questo tribunale richiedeva invece un nesso con l'attacco
armato. Non era invece richiesto nessun nesso con l'attacco esteso e sistematico, come dal testo dell’art. 7
visto precedentemente.

Per quanto riguarda invece il tribunale penale internazionale per il Ruanda, questo richiede esclusivamente
un dolo discriminatorio.

Consideriamo che questi tribunali sono stati creati sulla stessa base normativa. E allora perché è richiesto
un requisito diverso? La risposta è semplice, si tratta di scelte di politica criminale fatte dal legislatore, il
quale ha attuato questa scelta sulla base della natura di ogni conflitto. Nel caso della ex Jugoslavia si
trattava di un conflitto tra nazioni, mentre nel caso del Ruanda si trattava di persecuzioni giunte ai limiti del
genocidio.

La corte penale internazionale ha invece introdotto il requisito policy element, per incorporare la
fattispecie dell’art. 7.

‘Ai fini del presente Statuto, per crimine contro l'umanità s'intende uno degli atti di seguito elencati, se
commesso nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza
dell'attacco […] in attuazione o in esecuzione del disegno politico di uno Stato o di una organizzazione,
diretto a realizzare l'attacco” [...]

Si intende per «attacco diretto contro popolazioni civili» condotte che implicano la

reiterata commissione di taluno degli atti preveduti al paragrafo 1 contro popolazioni civili, in attuazione o
in esecuzione del disegno politico di uno Stato o di una organizzazione, diretto a realizzare l'attacco”

Analizziamo la struttura della norma dell’art. 7, che presenza 3 incisi:

INCISO 1: chapeau o parte generale + enunciazione delle fattispecie specifiche, contiene gli elementi
contestuali (soggettivi e oggettivi) che andranno a rimarcare la differenza tra un omicidio domestico e un
crimine inteso come contro l’umanità

INCISO 2: definisce alcune fattispecie

INCISO 3: considerazioni sulla questione di genere

Le definizioni sono completate dagli Elementi dei crimini, un ulteriore


• atti commessi nell’ambito di un attacco.. (elemento oggettivo) gli “atti” riferiti sono condotte
umane, e per stabilire se un atto fa parte o meno di un attacco ex art. 7, si devono valutare le
caratteristiche di entrambi, i fini, la natura dello stesso. Questo è stato detto dalla camera nel caso Bemba.

Come facciamo a decidere se un omicidio rientri nell’ambito di un contesto? I giudici andranno a valutare le
caratteristiche dell’atto e dell’attacco.

• ...nell’ambito di un attacco... ma cosa è un attacco ai fini dell’art. 7? L’attacco è un corso di azione


che implica la commissione di una pluralità di atti descritti al par. 1 dell’art. 7. Solo quando una condotta
delittuosa è descritta nel marco di un attacco, si può parlare di crimini contro l’umanità.

• ...esteso... introduce la dimensione quantitativa dell’attacco. La giurisprudenza ha detto, che per


qualificare un attacco come esteso, questo deve essere su larga scala. Massivo, collettivo e contro una
pluralità di vittime.

• ...sistematico... introduce una dimensione qualitativa dell’attacco. Il carattere sistematico deriva


dalla natura organizzata degli atti o dall’improbabilità che questi occorrano in forma aleatoria. L’attacco è
sistematico quando è pianificato, organizzato.

• ...contro una popolazione civile... l’attacco penalmente rilevante è quello indirizzato contro una
popolazione civile, e no contro individui, quindi contro una pluralità.

• ...in conseguenza o in esecuzione di una politica diretta alla commissione di tale attacco...
attenzione, non si tratta di una politica formale. Come politica si intende una decisione o accordo tra
perpetratori che abbiano l’obbiettivo di portare avanti condotte delittuose. Questa politica può essere
riferita:

1. dal fatto che l’attacco fu pianificato, diretto e organizzato

2. da schemi ricorrenti di violenza

3. dalla filiazione dei perpetratori

4. dall’esistenza di documenti, dichiarazioni, istruzioni attribuiti all’organizzazione

5. dall’esistenza di uno scopo criminale.

Comunque, non è necessaria che questa politica, sia una politica formale, dichiarata, ufficiale.

• ...in esecuzione di una politica di uno stato o di una organizzazione... la giurisprudenza è stata
chiara, organizzazione indica un certo grado di associazione tra persone con obbiettivi determini. Non è
necessario che questa organizzazione sia un’organizzazione formale.

• …la consapevolezza dell’attacco... (elemento soggettivo) la fattispecie richiede che il crimine sia
commesso NON SOLO con la consapevolezza dell’esistenza di un attacco, ma anche dal fatto che si iscrive in
quell’attacco.
SINGOLI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ

A. OMICIDIO

Uccisione di una o più persone. KATANGA, par. 765 et seq

B. STERMINIO

Uccisione di una pluralità di persone, può essere commesso in un solo atto o come accumulo di fatti. Il
crimine di sterminio si può eseguire per via di un attacco violento o pure sottoponendo le vittime a
condizioni di vita dirette a cagionare la loro distruzione (impedire l’acceso al cibo o alle medicine).

C. RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ

È l’esercizio degli attributi del diritto di proprietà su una persona. Si esercitano gli attributi della proprietà:
cioè godere, usare, disporre. Chiaramente senza il suo consenso. Questo deve sempre succedere nel
contesto di un attacco.

D. DEPORTAZIONE O TRASFERIMENTO FORZATO DELLA POPOLAZIONE

Deportazione vuol dire attraversamento di frontiere, il trasferimento invece è interno. Possiamo descriverla
come la rimozione forzata di persone per espulsione, o altri atti coercitivi, dalla zona dove si trovano
legittimamente senza una ragione autorizzata dal diritto internazionale. Qui c’è il rinvio al diritto
internazionale umanitario che autorizza eccezionalmente il trasferimento forzato temporaneo in due casi:

- Per ragioni di sicurezza della popolazione civile

- Per imperativi di indole militare

E. IMPRIGIONAMENTO O PRIVAZIONE GRAVE DELLA LIBERTÀ

L’imprigionamento, gli arresti e detenzioni sono all’ordine del giorno anche in uno stato di diritto. La gravità
proviene dalla violazione di norme del diritto internazionale.

I casi proibiti sono:

- I civili detenuti in violazione degli artt. 42 e 43, IV convenzione di Ginevra del 1949, relativa al diritto
ad un giusto processo;

- Quando i civili fossero stati detenuti come parte di un attacco esteso o sistematico detenuti in
campo di concentramento senza alcun tipo di tutela;

F. TORTURA

Definita come dolore e sofferenze gravi inflitte ad una persona sotto custodia o controllo dell’accusato. Non
include le sofferenze, neanche fortuitamente, derivate da sanzioni lecite. La fattispecie non richiede
nessuna qualità ufficiale né nessuna intenzione specifica a differenza della Convenzione.
G. STUPRO

C’è stata una battaglia molto intensa nella Conferenza di Roma, in cui alcuni stati spingevano verso la
penalizzazione di crimini sessuali, comprensivi delle condotte criminose avutesi soprattutto in Ruanda.
Come conseguenza di questa battaglia, la definizione di stupro è: invasione, senza consenso valido, del
corpo della vittima o del perpetratore con un organo sessuale o dell’orifizio anale o vaginale della vittima.

Quindi per la prima volta, lo Statuto di Roma contiene una penalizzazione di un crimine sessuale. A questo
si sono susseguiti altri crimini sessuali.

H. SCHIAVITÙ SESSUALE

Abbiamo parlato dello stupro come genus, vediamo ora la schiavitù sessuale come species. Si tratta
dell’esercizio degli attributi del diritto di proprietà su una persona ai fini di sottoporla ad atti di natura
sessuale, senza il suo consenso.

I. PROSTITUZIONE FORZATA

Consiste nel forzare la vittima a compiere atti di natura sessuale, con l’intenzione di ottenere un profitto da
essi. Quindi il procuratore deve accertare il fine di lucro.

J. GRAVIDANZA FORZATA

Definito come il confinamento illecito di una donna resa gravida con la forza, con l’intento di modificare la
composizione etnica di una popolazione o di commettere altre gravi violazioni del diritto internazionale. Per
una parte della giurisprudenza, a tal fine è sufficiente il confinamento.

La condotta penalmente rilevante è il confinamento forzato. Si punisce l’impossibilità della vittima di


decidere se continuare o meno la gravidanza.

K. STERILIZZAZIONE FORZATA

Privazione della capacità riproduttiva senza necessità medica né consenso della vittima.

L. VIOLENZA SESSUALE

Si tratta di una fattispecie residuale, e consiste in atti di violenza sessuale non compresi nelle altre
fattispecie, eseguiti in forma coercitiva. Nel concreto si tratta di:

- Circoncisioni massive forzate con machete o bottiglie

- Non sono considerati atti di violenza sessuale per assenza di connotazione sessuale

Questa è la definizione che la CPI ha dato, nel caso Kenyatta.


M. PERSECUZIONE

Anche questa è una fattispecie residuale, tendenzialmente viene usata come imputazione residuare si
tratta di una deprivazione intenzionale e grave dei diritti fondamentali in violazione del diritto
internazionale, per ragioni connesse all’identità del gruppo o della collettività. Gli atti costituitivi devono
essere di una gravità simile agli altri crimini dell’art. 7. Possono assumere la forma di attacchi civili, contro la
proprietà privata o pubblica, o del trattamento disumano.

Ad esempio, in Ex Jugoslavia, fu distrutto il ponte di Mostar, a colpi di cannone, un ponto simbolo della
cultura musulmana e che fu considerato dalla procura, come un atto di persecuzione contro i musulmani.

(DIFFERENZA TRA GENOCIDIO E PERSECUZIONE: il genocidio è l’intenzione di distruggere in tutto o in parte


un gruppo, possiamo definire questo dolo come genocidiario. Nella persecuzione c’è l’intenzione di
discriminare e non distruggere in tutto o in parte il gruppo.)

N. SPARIZIONE FORZATA

È un crimine “nato” soprattutto in America latina, contro le dittature, durante le quali arrestavano,
torturavano e infine facevano sparire le persone, c.d. desaparecido.

La sparizione forzata dunque, è la detenzione di una o più persone da parte (o con l’autorizzazione) il
supporto o l’acquiescenza di uno Stato o organizzazione politica, seguito dal rifiuto a informare sulla sorte
della vittima, nell’intento di sottrarla alla protezione della legge per un prolungato periodo di tempo.

O. APARTHEID

Crimine specifico di una particolare situazione verificatasi in Sud africa, negli anni 70-80. Sono atti inumani
di carattere analogo, a quelli indicati nella disposizione del par. 1, commessi nel contesto di un regime
istituzionalizzato di oppressione sistematica e dominazione di un gruppo razziale su un altro gruppo al fine
di perpetuare tale regime.

La giurisprudenza non si è ancora espressa.

P. ALTRI ATTI INUMANI

Questa è la categoria residuale per eccellenza, usata anche come imputazione alternativa, che permette di
punire tutte quelle condotte delittuose che non rientrano dentro le altre fattispecie specifiche dell’art. 7
che toccano la stessa soglia di gravità. È punibile la condotta dell’autore che abbia provocato grandi
sofferenze ai danni dell’integrità della vittima.

GENOCIDIO

DEFINIZIONE: sono atti commessi per distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, raziale o
religioso.

Il concetto è stato coniato dal giurista polacco Lemkin in risposta ai crimini nazi-fascisti, specie contro il
popolo ebreo, nel corso della II guerra mondiale. Questa definizione è poi stata adottata dalla Convenzione
per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (1948). Questo crimine non era contenuto né
nello statuto del tribunale di Norimberga né in quello di Tokio.

La struttura della norma dell’art. 6 della CPI prevede un chapeau + fattispecie specifiche. Diversa è invece la
struttura degli art. 2 (ICTR) e dell’art. 4 (ICTY), che prevedono chapeau + forme di partecipazione +
fattispecie.

Il legislatore della conferenza di Roma, ha spostato le forme di partecipazione, inclusi degli artt. 2 e 4,
all’art. 25 dello Statuto della CPI.

CONDOTTE/ FORME DI PARTECIPAZIONE PUNIBILI DALLO STATUTO DEI TRIBUNALI AD HOC:

1) Commissione del genocidio

2) Intesa mirante a commettere il genocidio: definito dalla giurisprudenza del tribunale per il Ruanda
come un crimine di pericolo. Il solo fatto di mettersi d’accordo per commettere genocidio, è già un crimine.

3) Incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio: anche qui siamo nel contesto di un crimine
di pericolo. L’incitamento può essere diretto (direttamente indirizzato ad un pubblico e deve essere fatto
con l’intenzione di provocarne una reazione) e pubblico (si deve valutare il mezzo utilizzato, e la forma di
comunicazione utilizzata);

4) Tentativo di genocidio

5) Complicità di genocidio

ELEMENTO OBBIETTIVO: dalla parte generale, ne deriva che l’elemento obbiettivo è la commissione di uno
degli atti enumerati dalla lettera a) alla lettera e) dell’articolo in questione.

ELEMENTO SOGGETTIVO: definisce l’oggetto del genocidio intenzione di distruggere totalmente o


parzialmente un gruppo protetto.

Rutaganda, la camera d’appello per il Ruanda ha detto: In assenza di prova esplicita, diretta, il dolus
specialis può quindi essere dedotto da fatti e circostanze rilevanti. […]: (Cioè) il contesto generale, la
perpetrazione di altri atti colpevoli sistematicamente diretti contro lo stesso gruppo, la portata delle
atrocità commesse, il targeting sistematico delle vittime a causa della loro appartenenza a un particolare
gruppo, o ripetizione di atti distruttivi e discriminatori». (vedi slide per testo originale)

ATTI COSTITUITIVI DI GENOCIDIO:

1. Uccisione di membri di un gruppo nazionale, etnico e razziale o religioso la fattispecie uccisione è


la stessa, quello che cambia è il dolo genocidio. È sufficiente che l’uccisione sia intenzionale, non c’è
bisogno di premeditazione, cioè basta il fatto di ucciderla + dolo speciale di genocidio

2. Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo c’è una senza molto importante
che ha elevato l’atto di stupro al genocidio. Le lesioni posso essere fisiche o mentali, ma di una natura così
grave che comporti la distruzione totale o parziale del gruppo. Nel caso Seromba, la camera d’appello ha
detto che gli esempi più chiari di lesioni gravi all’integrità fisica, che costituiscono genocidio sono la tortura
(sempre con dolo genocidiale), violenze fisiche non fatali che però causano lesioni gravi a organi esterni o
interni.

3. Sottomissione del gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la distruzione fisica, totale o
parziale;

4. Misure tese a impedire nuove nascite in seno al gruppo, quali l’aborto obbligatorio, la
sterilizzazione, gli impedimenti al matrimonio;

5. Il trasferimento forzato di minori da un gruppo all’altro;

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