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Biologia - Scienza che studia la vita e le caratteristiche degli organismi viventi, animali e vegetali.

Zoologia - Ramo della biologia che ha per oggetto lo studio degli animali in tutte le loro manifestazioni.
Ecologia - Ramo della biologia che studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente.
Antropologia - Scienza che studia la specie umana nei suoi aspetti naturali, culturali e sociali.
Etnografia - Disciplina che studia i popoli e le loro manifestazioni culturali in maniera descrittiva.
Mobilità - Insieme di tecniche che assicurano il collegamento con l'ambiente vicino.
Determinismo - Denominazione data alla dottrina marxista secondo cui tutti i fenomeni ideologici, politici, sociali,
sono determinati da fattori di tipo economico, specialmente dai rapporti di produzione.
Geomorfologia - Ramo della geologia che ha per oggetto lo studio delle forme della crosta terrestre.
Morfologia - Studio della conformazione esterna di animali e vegetali e della struttura dei loro organi e tessuti.
Folklore - Che si occupa dello studio delle tradizioni popolari.

Capitolo 1

La Geografia nasce per descrivere la Terra e sottolinearne la diversità dal punto di vista Geografico.
Dalla fine del 1700 i geografi si chiedono in che misura il destino dei popoli sia legato al luogo in cui sono insediati e se
esiste una relazione e/o rapporto fra l'ordine naturale e sociale.
Alla fine del 1800 si ha la rivoluzione darwiniana la quale influenza l'incentrarsi dell'attenzione dei geografi nel rapporto
fra essere umano ed ambiente.
Sempre verso la fine del 1800 abbiamo l'introduzione del termine “geografia umana”.
Questa ottica evoluzionistica focalizza l'attenzione sulle relazioni “verticali” (rapporto fisico e biologico), e in maniera
minore sulle relazioni “orizzontali” (rapporto all'interno degli stessi gruppi).
Alla base di tutto questo il fattore che contraddistingue gli esseri umani dagli altri animali per la varietà di strumenti e
tecniche che impiegano per fronteggiare le condizioni climatiche estreme (da una civiltà all'altra i mezzi variano).

GEOGRAFIA CULTURALE TEDESCA

Friedrich Ratzel (1840 – 1900) compie studi di storia naturale nel 1860 circa, in questo periodo la zoologia è in
pieno cambiamento in quanto c'è da poco stata la pubblicazione “Sull'origine della specie di Darwin”
Nella metà dell' 800 viene proposto il termine “ecologia”, e sempre in questo periodo Friedrich Ratzel “scopre” la
geografia (attraverso le migrazioni ed evoluzione degli esseri viventi).
Ratzel conia i termini “geografia culturale” e “geografia umana”, e più tardi il termine “Anthropogeographie” per
designare la nuova disciplina che descrive le aree in cui vivono gli uomini, e che cerca di stabilire le cause geografiche
della distribuzione degli uomini sulla superficie terrestre.
Ratzel sostiene che i gruppi umani dipendono dall'ambiente in cui sono insediati in quanto da quest'ultimo derivano la
maggior parte del necessario alla loro sussistenza; inoltre Ratzel insiste sulla irrefrenabilità dell'uomo nello spostarsi.
I Naturvolker sono coloro che incapaci di proteggersi dall'ambiente non trasformano ne dominano quest'ultimo.
I Kulturvolker sono invece coloro che praticano una agricoltura intelligente finalizzata al ricavo di abbondanti raccolti
e meno condizionati da rischi climatici.
Da tenere presente come lo strumento di cui dispongono per regolare il rapporto con lo spazio sia lo Stato.
Per Ratzel è importante la geografia politica per chiarire le caratteristiche della distribuzione umana.
Nel 1890 circa Ratzel si interesserà ai popoli moderni e all'attributo della “mobilità” (insieme di tecniche che assicurano
il collegamento con l'ambiente vicino).
Concepisce una Geografia di Cultura, poiché essa si interessa ai sistemi impiegati per trarre profitto dall'ambiente e
alle tecniche per semplificare gli spostamenti.
La Geografia Ratzeliana pone l'accento sulla finitezza dello spazio, e quindi a una portata essenzialmente politica.

I colleghi di Ratzel intendevano la geografia come descrizione della superficie terrestre, li metteva a disagio il pensiero
di spiegare il manifestarsi di certe categorie di fenomeni. Ratzel orientava la geografia verso analisi di causa ed effetto.
Otto Schluter (1870 – 1960) verso la fine del 1890 si era specializzato nello studio degli insediamenti umani (case,
campi..ecc). Scrive un opuscolo il quale avrà molto successo in quanto lo stesso Schluter non si schiererà mai nella
questione del determinismo.
L'opera da lui realizzata si chiama Landshaft (paesaggio/regione).
Otto Schluter per geografia umana intende il modo in cui i gruppi umani modellano lo spazio che li circonda, quindi lo
studio degli insediamenti umani.
Per lui lo studio geografico è relazionato a gli strumenti che gli uomini utilizzano per “plasmare” lo spazio (quest'ultimo
risulta essere oggetto d'esame delle sue ricerche).

I paesaggio antropizzati (quindi negli aspetti sociali, culturali e naturali) che interessano tanto Otto derivano da
August Meitzen. Quest'ultimo aveva studiato e visitato tutta la germania e l'habitat inteso come tale.
Inizialmente acquisisce la sua esperienza nella germania orientale e attribuisce agli Slavi i gruppi di abitazioni più
grossolane disposte irregolarmente, mentre ai popoli germani i villagi accentrati, suddivisi perpendicolarmente (da
notare il “patriottismo” e l'etica di Meitzen).
Dietro una cosa come l'agricoltura quello che si cerca di notare è il “genio dei popoli” (la cultura vista in questo senso).

Eduard Hahn altrettanto si interessa dell'agricoltura e della domesticazione degli animali (zoo-geografia).
C'è da premettere che in questi anni (ricordo che siamo nella metà 800 inizi 900), c'era la credenza che l'ordine delle
attività umane fosse: caccia, pesca, per poi passare subito alla pastorizia nomade, prima di arrivare all'agricoltura e
vita sedentaria.
Eduard Hahn rifiuta questo e mostra la doppia origine dell'agricoltura, in quanto il lavoro della terra e domesticazione
sono andati di pari passo. Si interessa agli utensili e alla loro espressione nel paesaggio. Concludo aggiungendo che
Hahn “divaga” sostenendo che il domare gli animali è imposto da pratiche religiose.
I geografi tedeschi hanno così fornito, fin dai primi anni del 900 un approccio culturale (grazie anche all'influenza di
darwin). L'attenzione alle tecniche impiegate per dominare i luoghi fa trascurare le cause e i modi di come queste
tecniche vengono acquisite (fatta eccesione per Hahn).

Lo studio della Landschaft (culturalmente e geomorfologicamente), domina gran parte della geografia tedesca dagli
anni 20 a 60 del 900.

GEOGRAFIA CULTURALE AMERICANA

I geografi tedeschi si occupavano dei rapporti fra cultura e spazio. Negli stati uniti (siamo nel 1910 fino alla seconda
guerra mondiale) la Middle West, scuola dominante, li ignorava. Invece prestava molta attenzione alle
rappresentazioni cartografiche (con due voci, natura e cultura, geografica culturale e umana erano confuse).
Carl Ortwin Sauer fonda un'altra scuola americana, quella di Berkeley, negli stati uniti quindi la geografia culturale
parte con 30 anni di distacco da quella tedesca.

Carl Ortwin Sauer fin da piccolo influenzato dal pensiero tedesco (in quanto tale) scopre a Chicago la passione per le
scienze naturali e del regno vegetale. Diventando docente all'università di Berkeley stringe amicizia con colleghi,
scoprendo la passione per gli indiani del sud-ovest degli stati uniti.
Sauer diventa critico nei confronti delle civiltà moderne, giudicandole insensibili sul piano umano e nei confronti della
natura.
Con un articolo espone la intenzione di occuparsi della morfologia del paesaggio, e quindi una geografia limitata a ciò
che è leggibile sulla superficie terrestre.
Come Eduard Hahn si interesserà all'agricoltura, e frequentando ecologisti impara come gli uomini agiscono sul
paesaggio trasformandolo.
Per la geografia Sauriana è necessario avere una solida formazione da naturalista e botanica.
Riassumendo Sauer concepisce la geografia (dal punto di vista morfologico) come insieme di strumenti che
permettono all'uomo di intervenire sul mondo. Si batte sul gestire saggiamente l'ambiente, e non amerà mai la società
americana del tempo a causa della brutalità e sprechi.

I lavori di Sauer sono prevalentemente sui gruppi etnici del mondo americano e sulle grandi civiltà americane. La
scuola di Berkeley ricostruisce ciò che era l'America alla vigilia della sua scoperta. Sauer sostiene che la geografia
culturale NON è fatta per le società moderne, infatti i suoi “allievi/discepoli” di quest'ultime prenderanno SOLO in
considerazione il modo in cui esse distruggono l'ambiente naturale, e piante e animali che le compongono.
Dai suoi “successori” vengono così scritti trattati riguardante l'invasione di piante e animali che i coloni hanno portato
dall'Europa, Stati Uniti e Australia.
Dal 1930 Sauer e i suoi allievi vivono una inquietudine ecologica già molto moderna, gli orientamenti della geografia
della scuola di Berkeley resteranno molto attuali.

GEOGRAFIA UMANA FRANCESE: I MODI

Tornando alla scienza francese Vidal de la Blache (1850 – 1920) parte dalla geografia umana proposta da Ratzel
studiando come l'ambiente influenzi le società umane. Anche lui si interessa a gli utensili che gli uomini impiegano per
trasformare l'ambiente.
Come per i tedeschi e americani, Vidal de la Blache studia i paesaggi e come vengono modellati, per lui tuttavia il tutto
è importante se si coglie anche l'aspetto legato ai modi di vita. L' analisi dei modi di vita rende visibile come
l'elaborazione e la modifica del paesaggio rifletta l'organizzazione sociale del lavoro. Ad esempio il calendario rivela
come le stagioni e il tempo dedicato al lavoro siano relazionati, dall'aspetto tecnico si passa ai temi sociali.
La cultura si interpone (mette in mezzo) tra uomo e ambiente (questo secondo i geografi di allora), Paul Blache
aggiunge la necessità di descrivere i comportamenti.
Naturalista per origini e giustificazioni, Paul si avvicinerà ad una posizione sempre più umanistica.

Jean Brunhes allievo di Vidal de la Blache differisce dallo stile e tradizione videliana dei suoi colleghi. Pubblica la
Geographie humaine, mostrando più avvicinamento alla geografia culturale tedesca che quella francese.
Infatti la parte dedicata alla cultura è minima, descrive maggiormente la geografia della storia sottolineando i rapporti
con l'etnografia (disciplina che studia i popoli e manifestazioni in maniera descrittiva).
“Cattolico di sinistra, (sensibile alle gioie e sofferenze degli uomini), studia l'irrigazione del mediterraneo occidentale
proponendosi di analizzare il sistema degli impianti tecnici.”
Nel 1910 è incaricato di organizzare gli “Archivi del Pianeta” attraverso lastre autocrome, questo gli consente di
mettere da parte la geografia culturale, per poi tornarci sopra con la “Geografia della Storia”, prestando attenzione
alle realtà etniche, habitat, ecc.
Suo collaboratore sarà Pierre Deffontaines.

Pierra Deffontaines (1900 - 1980), cattolico e grande disegnatore di paesaggi compie rilievi per Jean Brunhes. Si
occuperà degli uomini e i loro lavori all'interno del loro paese (titolo di una sua opera).
Starà vicino alle ricerche dei folkloristi (che si occupano dello studio delle tradizioni popolari) e etnografi (che studiano
i popoli e le loro manifestazioni culturali in maniera descrittiva).

August Meitzen aveva orientato la geografia tedesca verso l'analisi degli insiediamenti rurali. Anche in Francia i suoi
studi non passano inosservati anche se in questo periodo non si è ancora preso in considerazione il rapporto fra habitat
e tipi di terreno.
CONCLUSIONE

La Geografia culturale si diffonde in tutti i paesi nel corso degli anni che precedono la seconda guerra mondiale. Pierre
Gourou (1900 – 2000) si interessa ed è affascinato dall'organizzazione sociale dei villaggi del delta, dalle discipline del
controllo dell'acqua. Descrive i modi di vita dei contadini vietnamiti e le tecniche e il ruolo del riso per essi.
Pierre Gourou nel periodo della seconda guerra mondiale lavora in africa dove la concentrazione umana esprime la
disuguale capacità di organizzazione dei gruppi.

I geografi hanno molta attenzione ai fatti religiosi, ma NON trattano la loro influenza sui comportamenti. Non rivolgono
mai la propria attenzione alla fede e ai dogmi, alla natura, alla società, alla morte. Poco più avanti all'inizio del secolo
si avrà una evoluzione e c'è qualche geografo coraggioso chi esplorerà i fondamenti religiosi islamici, i sistemi religiosi
e la loro base geografia

La geografia umana, da quanto nasce riserva un posto importante anche se ha un ottica riduttiva, tutto viene
concentrato sulle tecniche, utensili, trasformazioni del paesaggio, dal punto di vista di migrazioni e trasmissione di
popoli si affronta solo l'aspetto della diffusione.
I tedeschi sono i primi a focalizzare la loro attenzione su utensili e paesaggi.
Gli americani grazie a Sauer affrontano l'impatto delle culture su viventi, animali, vegetali e paesaggi.
I francesi prendono in considerazione le componenti ideologiche e sociali della cultura, i modi.

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