quel tempo della tua breve vita mortale quando nei tuoi occhi ridenti e timidi splendeva la bellezza, e tu, felice e pensierosa, ti avvicinavi al fiorire della giovinezza? Il tuo canto perpetuo risuonava nel silenzio delle stanze, e nelle vie attorno, quando sedevi presa dai lavori femminili, felice di quel futuro misterioso che provavi a immaginarti. Era il maggio profumato: e tu passavi così ogni tua giornata. Io, di tanto in tanto, trascurando gli studi amati e le pagine su cui mi affaticavo, dove la mia giovinezza e il mio corpo andavano consumandosi, dai balconi della casa paterna mi mettevo ad ascoltare il suono della tua voce, e il ritmo rapido delle tue mani affaticate nel tessere la tela. Guardavo il cielo sereno, le vie color dell’oro, le campagne, e da un lato il mare, dall’altro le montagne. Non esistono parole umane per descrivere ciò che provavo in quei momenti… Che pensieri soavi, che speranze, che emozioni avevamo, mia cara Silvia! Come ci sembrava la vita umana e il destino! Quando ripenso a speranze così grandi, un dolore disperato mi strugge il cuore, e torno a dispiacermi della mia sventura.