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Secondo Sigismondo vivere vuol dire sognare perché tutti recitano una parte sulla

scena del mondo e interpretano loro stessi in dei personaggi ai quali pensano di aderire
totalmente.
Dal testo possiamo capire come il confine tra realtà e finzione non sia sempre poi così
marcato e nella sua opera Calderón de la Barca afferma che la scelta definitiva spetti
alla libera volontà dell’essere umano.
In realtà tutto ciò che in esso viene narrato è pura apparenza non corrisponde a chi i
personaggi siano davvero e loro come tutti gli uomini possono scoprire la loro vera
natura quando si svegliano dal sonno, cioè al momento della loro morte.
Proprio da questo passaggio che si può capire che tutto ciò che adesso viviamo passerà,
avrà una conclusione, sia le gioie che i dolori terreni.
Allora, se avremmo assolutizzato queste ultime possiamo dire davvero di aver
sperimentato un sogno o un incubo, ma se invece avremmo dato il giusto valore a ciò
che passa per vivere di ciò che rimane come l’amore allora nell’ ultimo atto terreno
scopriremo la vita vera e di aver “recitato la realtà “e non l’apparenza.

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