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IL POSSESSO

Distinzione tra possesso (mero rapporto materiale con la cosa) e diritti reali (diritto sulla
cosa giuridicamente riconosciuto).

Il possesso quale mera disponibilità di fatto di una cosa, è stato considerato


giuridicamente rilevante nell’esperienza romana già a partire delle XII tavole, ma ai soli fini
del mancipium. A prescindere da questa disciplina, il possesso cominciò ad essere tutelato
in sé e per se nell’ambito dello ius honorarium, indipendentemente dalla sussistenza di un
sottostante diritto sulle cose.

Il possesso è un fatto o un diritto?


L’orientamento dei giuristi è che Il possesso, benchè situazione di fatto, dovesse essere
disciplinato dal diritto in ordine alla sua spettanza, acquisto, conservazione e perdita.
Quindi il possesso è concepito come un fatto che però, in alcune situazioni, viene preso in
considerazione dal diritto e quindi adeguatamente regolato e difeso.

Il diritto moderno è pervenuto a una ben chiara distinzione tra


- Il possesso: che è un fatto
- La proprietà insieme agli altri diritti reali: sono situazioni giuridiche astratte dal dato
materiale, diritti.

Il progetto di una tutela giurisdizionale del possesso in quanto tale si delineò alquanto tardi,
sul finire del 3 secolo a.c., realizzato ad opera del pretore. L’origine della tutela possessoria
risale a una particolare contingenza storica, perché collegata al problema delle frequenti
contestazioni del possesso non di beni privati, ma di terre pubbliche, che spesso erano
occupate dalle più potenti famiglie romane. Furono proprio questi episodi di violenza a
indurre i pretori a introdurre particolari strumenti di tutela GLI INTERDETTI POSSESSORI.
= Erano ordinanze di urgenza, intimazioni, che il magistrato rivolgeva all’autore di
determinate turbative o atti di spossessamento, su richiesta dell’interessato.
Pero attraverso gli interdetti possessori non si accertavano le pretese giuridiche vantate dal
richiedente, ma si tendeva solo a mantenere o a ripristinare lo stato di fatto relativo alla
materiale disponibilità della cosa.
Quindi ai fini della tutela possessoria era indifferente se la persona che lamentava atti di
aggressione al suo possesso fosse o meno proprietario o titolare di altri diritti reali sulla
cosa.

Per questo la vittima di turbative o spogli se era oltre che possessore, anche proprietario,
per far cessare le molestie o ottenere la restituzione del bene usurpatogli poteva scegliere se:
a) Chiedere un interdetto, x ottenere la tutela della sua disponibilità di fatto
b) Agire con la specifica actio in rem, per conseguire la tutela del diritto reale del quale
fosse titolare. Il semplice possessore invece non aveva altra scelta se non la
protezione interditale.

TUTELA DEL POSSESSO


In una prima fase: si distingueva la tutela del possesso mediante interdetti a seconda che
essa fosse mirata alla –conservazione (interdicta retinendae possesionis) o –al recupero del
possesso (interdictae recuperande possessionis).

Il pretore concedeva una protezione differente a seconda che il possessore fosse stato
semplicemente molestato nell’esercizio del suo rapporto materiale con il bene, oppure se
fosse stato spossesato.

A) INTERDICTA RETINANDAE POSSESIONIS [interdetti volti alla conservazione del


possesso]
Per l’ipotesi di semplici turbative al possesso altrui, la vittima delle molestie poteva
chiedere al pretore un interdetto proibitorio che vietasse atti di molestia e quindi
mirasse alla conservazione di una situazione possessoria attuale.

Occorreva distinguere se il bene posseduto fosse mobile o immobile, perché la tutela


si differenziava:

   INTERDICTUM UTI POSSIDETIS : se le turbative riguardavano il possesso di un


immobile. L’ordinanza d’urgenza andava richiesta dal possessore molestato entro 1
anno dall’atto di turbativa e il magistrato doveva valutare se concederla o no.
Il magistrato ordinava all’autore delle molestie di non usare la forza nei confronti del
possessore e di astenersi da ulteriori atti di turbativa nei confronti del possesso altrui.

Però tutto questo a condizione che il richiedente non avesse ottenuto il possesso del
bene??
Se il destinatario dell’ordine, dopo essere stato intimato di far cessare le turbative
mediante interdictum uti possidetis continuava comunque a molestare il possessore, la
vittima delle turbative poteva esercitare l’actio ex interdicto, che era un actio in
personam ed era un vero e proprio giudizio di accertamento tipico del processo
formulare.

INTERDICTUM UTRUBI: se le turbative riguardavano il possesso di


cose mobili. Originariamente l’interdictum utrubi era mirato soprattutto alla tutela del
possesso di uno schiavo e successivamente di qualsiasi cosa mobile.
I due interdetti volti alla conservazione del possesso, pur rimanendo formalmente distinti,
vennero unificati con la previsione, per tutti i beni mobili e immobili, di tutela per la
possessio attuale.

B) INTERDICTA RECUPERANDE POSSESIONIS [interdetti volti al recupero del possesso


immobiliare]
Questi avevano lo scopo di reintegrare nel possesso chi ne era stato spogliato.
In base alle modalità con cui lo spoglio era stato perpetrato si distinguevano:

INTERDICTUM DE VI: il quale presupponeva lo spoglio violento ma senza l’uso delle


armi.
La vittima dello spoglio poteva chiedere al magistrato l’interdictum de vi entro 1 anno
nei confronti dell’espulsore.
L’intimazione del magistrato mirava alla reintegrazione nel possesso, pero
naturalmente il possesso del quale si chiedeva la restituzione non doveva essere
vizioso, cioè nec vi nec clam nec precario.
Poi lo stesso interdetto fu esteso a fattispecie di spossessamento non violento.
In caso di inottemperanza all’ordine interdittale unde vi, l’autore dello spoglio poteva
essere convenuto con l’actio de interdicto, ma nel corso del processo poteva
difendersi con l’exceptio vitiosae possessionis, cioè affermando che la vittima dello
spoglio aveva a sua volta in precedenza usurpato il possesso vi, clam, precario.

INTERDICTUM DE VI ARMATA: questa intimazione prevedeva che lo spoglio


immobiliare non solo avvenisse con violenza, ma anche con l’uso delle armi e con
ricorso ad una banda di uomini.
L’interdetto poteva essere richiesto senza limiti di tempo e la restituzione del
possesso veniva ordinata a prescindere da eventuali vizi possessori.

Giustiniano fuse i due antichi interdetti recuperatori in un interdetto unico (denominato


interdictum momentarie possessionis), accordandolo se richiesto entro l’anno ed era
esclusa la possibilità per l'autore dello spoglio di opporre l’exceptio vitiosae possessionis.

Entrambi gli interdetti volti al recupero del possesso (unde vi e de vi armata)


presupponevano che si fosse verificato uno spoglio violento; mancava però un rimedio
idoneo a sanzionare chi si immettesse senza violenza in un fondo, approfittando
dell’assenza del possessore. Giustiniano colmò questa lacuna estendendo l’applicazione del
nuovo interdetto unificato a una ipotesi che non aveva in precedenza tutela: l’usurpazione
del possesso di un fondo vacuae possessionis vacante per l’assenza del possessore.
Tra gli interdetti volti alla tutela del possesso va annoverato l’interdictum de precario.
Sebbene il concedente avesse la facoltà di revocare la concessione in qualunque momento,
mediante una manifestazione di volontà anche informale, la richiesta di restituzione si
verificava assai di rado. Quindi, i giuristi, concordemente, stabilirono che il precarista
divenisse ‘possessore’ (pro suo) e non mero detentore del bene concessogli, ai fini
dell’esperimento dell’azione che tutelava il possesso. Anche la posizione del concedente
godeva di una tutela interdittale pretoria: poteva chiedere il precario l’interdictum de
precario nei confronti del concessionario per conseguire la restituzione della cosa.
Presupposto dell’interdetto era l’habere precario (il possesso a titolo di precario) esercitato
dal destinatario dell’ordine interdittale: costui doveva ottemperare, restituendo la cosa
all’avversario, anche se nel frattempo dolosamente si fosse sbarazzato del possesso del
bene.

Infine, una tutela interdittale del possesso ‘anomala’, in quanto riservata dal pretore ad
alcune tipologie di possesio pro alieno, in considerazione della vastità dei poteri esercitati
sui beni, pur ritenendo di non potere estendere la protezione interdittale normale, il
pretore riservò interdetti simili a quelli ordinari. (P.es.) All’usufruttuario fu consentito di
difendere il proprio rapporto materiale con il bene erga omnes, mediante l’interdictum
quem usumfructum, al superficiario l’interdicum de superficiebus, etc. In considerazione
della natura ibrida di tali situazioni possessorie e della particolare tutela offerta, ricorre la
terminologia di quasi posessio per designare le fattispecie ora menzionate.

Attraverso questo percorso, in conclusione, ci si accostò alla concezione moderna, secondo


cui chiunque eserciti il possesso con l’animus possidendi ha ‘diritto’ alla protezione
possessoria in via d’urgenza, fatta salva la successiva verifica, in sede di accertamento
processuale, circa la spettanza, o meno, del diritto affermato.

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