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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E IL SUO VALORE PER LA

SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
L’attenzione sempre crescente di consumatori e investitori ha portato le aziende a prepararsi per
rispondere alla sfida del cambiamento climatico. Si tratta di un tema urgente e complesso, pertanto
le difficoltà organizzative e gli investimenti necessari a ridurre le emissioni o compensarle hanno
visto le aziende rimandare l’impegno. In questo scenario l’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
può migliorare le cose e rivelarsi una risorsa utile per analizzare grandi quantità di dati. L’
Intelligenza artificiale può essere, per esempio, utilizzata per monitorare le fonti di emissioni di
gas serra, elaborando e analizzando così una mole di dati in grado di individuare le aree di
miglioramento. Questo è sicuramente un primo step per comprendere le soluzioni ideali per il
contesto aziendale o un particolare settore di mercato.

SDG 14 – LA VITA SOTT’ACQUA


L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, al punto numero 14, indica l'obiettivo di: conservare e
utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
L’immensa distesa d’acqua degli oceani, in particolare, costituisce il più grande ecosistema del nostro
pianeta.
Gli oceani del mondo – la loro temperatura, la loro composizione chimica, le loro correnti e la loro vita
– influenzano i sistemi globali che rendono la Terra un luogo vivibile per il genere umano.
L’acqua piovana, l’acqua che beviamo, il meteo, il clima, le nostre coste, molto del nostro cibo e persino
l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi in definitiva forniti e regolati dal mare. Nel
corso della storia, gli oceani e i mari sono stati e continuano ad essere canali vitali per il commercio ed il
trasporto.
Un’attenta gestione di questa fondamentale risorsa globale è alla base di un futuro sostenibile. Un
sistema globale essenziale anche per lo sviluppo dell’economia mondiale. Insomma, un patrimonio
indispensabile alla vita, da difendere e preservare. L’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo degli
oceani causano un numero sempre maggiore di problemi, come il pericolo acuto per la diversità delle
specie, l’acidificazione dei mari e l’aumento dei rifiuti di plastica.

IL SUPPORTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE


L’inquinamento dei mari dovuto alla plastica è una delle maggiori emergenze ambientali che ci
troviamo ad affrontare. Quando questi inquinanti scendono fino a dimensioni microscopiche, il
problema è ancora più allarmante: le microplastiche possono infatti essere ingerite della fauna marina
destinata al consumo, entrando nella catena alimentare e causando effetti negativi sulla salute anche
umana
Una delle maggiori difficoltà nella guerra all’inquinamento dei mari è quella di riuscire a distinguere le
microplastiche dai microplankton. Secondo una ricerca pubblicata su Advanced Intelligent
Systems (Wiley) esiste ora la possibilità di rilevare automaticamente le microplastiche grazie
all’impiego di un sensore olografico e al ricorso ad un metodo innovativo di intelligenza
artificiale.
Finora, il riconoscimento delle microplastiche in campioni marini ha richiesto lunghe ispezioni di ogni
singolo oggetto al microscopio ottico da parte di personale esperto, riducendo il numero di elementi
analizzabili e l’accuratezza del riconoscimento. Il nuovo metodo di olografia digitale fornisce invece un
riconoscimento oggettivo di un numero statisticamente rilevante di campioni, fino a centinaia di
migliaia di oggetti l’ora, con microscopi realizzabili in configurazioni portatili per analisi in situ della
qualità delle acque.
Grazie alle nuove tecnologie digitali diventa anche possibile mettere a punto e monitorare nuove
strategie di sostenibilità che possano rivelarsi determinanti anche nel processo di resilienza
dell’ambiente marino, ormai segnato da prelievi delle specie ittiche al di sopra dei livelli di
salvaguardia abbinati a tecnologie non innovative e pertanto invasive e dal continuo sversamento
sempre più rilevante di rifiuti. Questo orientamento deve prevedere la messa a punto di tecnologie per
l’automazione ed il monitoraggio degli impianti di allevamento, ricerca e sviluppo per allevare nuove
specie per diversificare il prodotto e l’offerta commerciale, l’utilizzo di mangimi eco-friendly e
provenienti da economia circolare, lo sviluppo di tecniche colturali innovative e la valorizzazione di
scelte varietali sia per il miglioramento genetico delle specie tradizionalmente allevate che per
l’allevamento di nuove specie.
Grazie ai radar ad alta frequenza, presenti su 200 chilometri di costa, è stato possibile reperire
informazioni aggiornate sullo stato del mare e delle correnti. Attraverso la loro identificazione è stato
infatti possibile individuare l’andamento delle sostanze inquinanti presenti in mare e cercare così di
prevenire e ridurre al minimo il potenziale impatto di questi inquinanti sull’ambiente marittimo. Con
l’utilizzo invece dei drifter, boe flottanti che si muovono sulla spinta dalle correnti superficiali e la cui
posizione viene telerilevata via satellite, è stato possibile determinare il trasporto di contaminanti
chimici tra i porti e le aree marittime protette.
Altro passaggio fondamentale è quello del monitoraggio dello stato di salute delle barriere coralline e
dello sviluppo di particolari tipi di alghe. Oggi si sfruttano tecnologie di osservazione avanzate, tra
cui strumenti di ricerca autonomi e analisi delle immagini per registrare i cambiamenti nelle
comunità di barriera corallina, fondamentali per l’ecosistema marino.
D’altro canto la salvaguardia di “specie ingegnere”, come le alghe brune, è di primaria importanza,
poiché queste sono in grado di modificare l’ambiente, fornendo substrati secondari, e supportano
alti livelli di biodiversità e biomassa. Sotto questo punto di vista sono state avviate operazioni di
“restauro” di alcune specie cresciute in colture di laboratorio, con vantaggi sia in termini di tempo,
sia di costi e di impatto ecologico. Un ulteriore esempio è il progetto europeo Life SEPOSSO,
coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha realizzato
per la prima volta in Italia e nel Mediterraneo un monitoraggio nazionale dei trapianti effettuati
negli ultimi 20 anni di Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica e specie protetta che dà
origine ad ampie praterie sommerse che costituiscono uno degli ecosistemi più ricchi e produttivi
del nostro mare.

L’AUSILIO DELLA ROBOTICA


La battaglia contro l’inquinamento dei mari è sempre più complessa, dato che ogni anno circa 11
milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Ma il team di ClearBot lavora da tempo per
affinare l’intelligenza artificiale di robot, affinché possano identificare questo tipo di rifiuti, raccogliere
informazioni su ciascuno di essi e infine recuperarli sia dalla superficie che dai fondali, per poi
permettere che siano smaltiti in modo responsabile. Un primo risultato ottenuto è stato quello di
un nuovo tipo di robot completamente automatizzato che può rilevare vari tipi di plastica nel raggio di
due metri, anche in condizioni di mare mosso. Oltre a poter raccogliere fino a 250 chilogrammi di rifiuti
da solo in un’unica sessione di “lavoro”, il robot è alimentato a energia solare.
CONCLUSIONI
Tutte le problematiche e i progetti sopra elencati sono capaci di dimostrare come per una piena
transizione verso la sostenibilità sia assolutamente necessario convergere verso una diversa gestione
delle risorse biotiche marine. Per far ciò bisogna implementare nuove strategie che adottino un
approccio ecosistemico, che promuova lo sviluppo di tecnologie digitali per il raggiungimento della
sostenibilità ambientale, valorizzando la conoscenza, la protezione e il restauro degli habitat marini e
favorendo filiere sostenibili, nel rispetto del capitale naturale. Un ruolo chiave può e deve essere svolto
dall’intelligenza artificiale, la diffusione di tali metodologie potrà portare, nei prossimi anni, a
identificare con maggiore precisione le problematiche e le soluzioni da intraprendere. Censire questi
fenomeni vuol dire quantificarne con esattezza la portata e, da questa innovazione, potrebbero nascere
tante altre soluzioni per salvare gli oceani dell’intero globo terrestre.

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