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Capitolo

11 digital humanities

1. delineare in maniera precisa che cosa si celi dietro l’anglicismo digital humanities è un atto difficoltoso
poiché nella loro veste teoretica le digital humanities ragionano sulla relazione di circolarità che sussiste fra
la dimensione oggettiva dei dati empirici e quella soggettiva intrinseca alla loro interpretazione secondo cui
sarebbe il dato stesso che le rappresenta a vincolare l’interpretazione così come l’interpretazione
condiziona la rappresentazione del dato. Ancora oggi vi è una indeterminatezza che vede il settore diviso
tra una classificazione delle digital humanities quale sapere indipendente e un insieme di pratiche e
metodologie riferite a specifiche branche della ricerca umanistica. Per determinare una risposta a che cosa
sono le digital humanities negli ultimi 20 anni si sono avviate una serie di iniziative. Tra queste: la prima
edizione nel 2004 del companion to digital humanities a cura di Susan sch reibmann, Siemens e Unsworth
nel panorama italiano possiamo menzionare alcuni testi come informatica umanistica: dalla ricerca
all’insegnamento di Domenico fiormonte. La ragione alla base dell’avvento dei digital humanities a partire
dai primi anni 2000 è da ricondurre alla coincidenza storica dell’avvio dei big data che rappresentano
l’immensa opera di passaggio dall’analogico al digitale di più di 24 secoli di produzione umana ( manoscritti,
testi stampati , immagini.) in questo passaggio i digital humanities dovrebbero farsi interprete di un
processo di rilancio delle discipline umanistiche nell’epoca della rivoluzione digitale. A questo proposito
possiamo citare una assioma di weber secondo cui una nuova scienza emergerebbe quando un nuovo
problema viene approcciato con un nuovo metodo. Nell’ottica di weber sarebbe possibile riconoscere alle
digital humanities il ruolo di nuova scienza dell’era dei big data o dei grandi dati.
2. Nel saggio di william g. Thomas si riassume l’esperienza delle digital humanities in una scanzione
ternaria. Una prima fase assemblativa caratterizzata dalla digitalizzazione dei prodotti culturali in
infrastrutture ( attivi corpora e biblioteche multimediali) una fase intermedia che riguarda le modalità di
trattamento e rappresentazione di questi materiali e una terza fase di riflessione critica per la creazione di
modelli interpretativi atti a comprendere i nuovi dati digitali.
3. Il markup è forse il più antico tt i sistemi descrittivi proposti dalle scienze informatiche per la
realizzazione di documenti elettronici leggibili. Conseguenze al tempo stesso del motore del murkup è stata
la diffusione della text encoding initiative ( TEI) un progetto scientifico volto a determinare linee guida per
la codifica delle forme di testualità digitale. Secondo il filosofo francese Althusser il passaggio di un testo da
analogico a digitale si definisce come passaggio dal mondo degli oggetti reali a quello degli oggetti della
conoscenza. In un pamphlet di Moretti dal titolo operationalizing possiamo definire l’operazionalismo come
intento di misurazione. Moretti illustra come la trasformazione di un concetto in una serie di operazioni
quantificabili si configuri come essenza di una nuova teoria della letteratura non più deduttiva ossia teory-
driven ma veicolata dai dati induttivamente ossia data-driven. In questo senso sfruttare le potenzialità del
mezzo informatico significa per Moretti spostarsi dal piano del close reading che era orientato sulle singole
componenti di un testo al sistema di distant reading che esamina il sistema letterario nel suo insieme.
4. L’incontro tra saperi umanistici e scienze informatiche stabilisce una ridefinizione delle analisi delle
singole discipline. Uno sguardo approfondito alla relazione tra digital humanities e studi letterari viene
rivelato anche dalla edizione critica di un testo in quanto articolato in sue fasi una documentativa e l’altra
interpretativa. L’edizione critica infatti si configura come un prodotto concettuale caratterizzato da una
struttura particolarmente adatta ad una sua ricollocazione nell’universo digitale questo perché una
edizione elettronica potrebbe permettere di mantenere molteplici livelli di elaborazione tramite
procedimenti algoritmici sempre più interattivi. Ecco dunque che grazie alle avanzate modalità l’edizione
critica digitale si impone come modello virtuale della ricerca di laboratorio. La medesima vocazione
laborateriale è fondamentale anche negli studi ispirati alla distant reading o per usare la terminologia di
Mathew jockers di macroanalisi computazionale. Macroanalysis è definibile come un insieme di approcci
radicata nelle esperienza interdisciplinare del text e data mining che nelle scienze informatiche
permettono di reperire informazioni da grandi set di dati infatti la macronalisi rappresenta la principale
metodologia di ricerca quantitativa sulla letteratura in larga scala.
5. Se gli algoritmi hanno cambiato il nostro modo di studiare la letteratura la rivoluzione digitale sta
scardinando le premesse del metodo scientifico pilastro di ogni forma di ricerca proponendo una
degerarchizzazione tra i principi di correlazione e causa azione. Anche se per mantenere la sua promessa di
un contributo all’avanzamento degli studi letterari la critica computazionale dovrà provare i suoi progressi
in quanto le digital humanities devono ancora dimostrare di poter apportare un plus valore nella ricerca
letteraria sulla base delle loro capacità.

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