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Si tratta di una recente tecnologia basata sull’uso di stazioni provviste di sensori ottici (per la localizzazione
dei capezzoli), per la mungitura individualizzata degli animali. Tali sistemi non richiedono un’apposita sala
dedicata, ma è necessario fissare nella stalla percorsi ben precisi per gli animali allo scopo di poter gestire i
loro spostamenti e movimenti autonomi senza l’intervento delle maestranze. La presenza di tali percorsi
predefiniti obbliga la bovina a passare autonomamente dalla stazione/robot per farsi mungere,
mediamente 2 (almeno)-3 volte al giorno. Contestualmente alle operazioni di mungitura, completamente
automatizzate (all’uomo è richiesta la sola reperibilità), viene eseguito il monitoraggio di opportuni
parametri fisiologici (temperatura corporea, frequenza cardiaca, controllo del latte ecc.), allo scopo di
individuare e isolare le bovine che presentano valori anomali in tali parametri. Ogni stazione robotizzata è
costituita da:
• uno o più bracci manipolatori in grado di applicare alla mammella il gruppo di mungitura;
• più sensori ottici di posizionamento che individuano i singoli capezzoli utilizzando una camera digitale e
dei raggi laser infrarossi;
• un gruppo di mungitura;
• un computer in grado di governare l’intero sistema e fornire informazioni sullo stato degli animali.
• durata della mungitura (da 1 a 2 ore, tipicamente 2 volte al giorno, al mattino e nel tardo pomeriggio);
Sono i locali in cui sono installate le componenti terminali dell’impianto del trasporto del latte, compreso il
serbatoio refrigerato del latte. Rispetto agli analoghi locali presenti nelle stalle a stabulazione fissa,
nell’ambito della stabulazione libera questi locali hanno generalmente dimensioni maggiori, a causa del
maggiore spazio richiesto dai serbatoi di refrigerazione. Gli interventi di manutenzione, oltre che essere
programmati per garantire un buon funzionamento della macchina mungitrice, devono poter essere
eseguiti con rapidità in ambienti non angusti.
Paddock
Nell’ambito della stabulazione libera, il paddock, cioè un’area esterna scoperta costituente un ambiente
alternativo all’area interna della stalla, è uno spazio indispensabile e deve essere dimensionato in ragione
di 8-10 m2/capo In tale spazio, recintato con rastrelliere tubolari di acciaio zincato per un’altezza di 1,6 m,
ciascun animale sceglie la zona di proprio gradimento per il riposo ed esegue movimenti all’aria aperta
sfruttando l’irraggiamento solare, fondamentale per il fissaggio del calcio. Il paddock deve poi essere
provvisto di abbeveratoi, che nei periodi di clima rigido devono essere del tipo antigelo a sfera (▶FIGURA
58a). In genere il paddock è collocato a ridosso della stalla con accessi alla zona di
riposo interni della stalla, su un’area pavimentata con un battuto di cemento realizzato con pendenza
dell’1% verso i raccoglitori dei liquami (di solito coincidenti con quelli della stalla). Il fondo in terra battuta
(preferito dagli animali nei periodi estivi) è consentito soltanto quando non esistono pericoli di
inquinamento delle falde freatiche.
• Box infermeria, provvisto di rastrelliera auto catturante per capi che richiedano interventi veterinari non
eseguibili in corsia.
• Box per l’isolamento di capi con condizioni che ne consigliano l’allontanamento temporaneo dalla
mandria.
• Box per il parto, separato dal resto della stalla, accanto all’area riservata alle asciutte, dotato di
mangiatoia e abbeveratoio, e con lettiera in paglia pulita.
• Box per il toro (solo nel caso di allevamento con fecondazione naturale).
– attività motoria dell’animale, segnalando i picchi di attività, spesso legati allo stato di calore;
– tempo a riposo e la percentuale giornaliera di riposo;
• Monitoraggio ambientale: sono piccoli dispositivi (▶FIGURA 61), collocati tra le file delle cuccette e nella
corsia di alimentazione a un’altezza di circa 2 m; consentono la misura e la registrazione dei parametri
climatici (temperatura, umidità relativa ecc.) a intervalli, in genere, di 30 minuti.
• Osservazione del comportamento: tramite acquisizione e registrazione con videocamera (▶FIGURA 62). È
un’attività che integra quella visiva diretta, particolarmente importante sia perché prolungata per lunghi
periodi, sia perché non influenzata e condizionala dalla presenza umana.
Settore improduttivo
È riservato, in box separati, allo svezzamento dei vitelli, alle manze e manzette formanti la rimonta (quota
di capi giovani che sostituiranno quelli a fine carriera), alle bovine in pausa per gestazione e in asciutta
(periodo di riposo 45-60 giorni dopo un parto), ed eventualmente al box del toro con annesso spazio
all’aperto.
Originariamente, e ancora oggi, il prototipo di riferimento della stalla per la stabulazione libera è costituito
da un unico contenitore chiuso, nel quale sono organizzate i settori produttivi e improduttivi; il solo settore
di movimento si trova all’esterno. Più di recente, tuttavia, si è andata consolidando la soluzione che
prevede la realizzazione di stalle chiuse su due o tre lati, dunque prive di una o più pareti del
tamponamento esterno (di solito quelli a ridosso del paddock di movimento), ma anche di soluzioni più
integrali che prevedono la sola presenza della copertura, quindi con l’assenza di qualunque tamponamento
esterno in muratura.
Tali soluzioni di stalle aperte sono adottate per ottenere una grande ventilazione nei caldi periodi estivi.
La scelta tra una soluzione a stalla chiusa e una a stalla aperta è strettamente legata alle valutazioni
dell’allevatore, che terrà conto in particolare sia del clima della zona, sia delle specificità del luogo di
intervento. Più in generale, le numerose combinazioni di possibili aggregazioni delle varie parti funzionali
della stalla a stabulazione libera, danno luogo a diverse soluzioni progettuali da valutare attentamente per
individuare la soluzione finale più equilibrata in quel determinato contesto.