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Lo Yoga
nella seconda primavera delle donne
Ringrazio mio marito Biagio e le mie figlie Giorgia e Camilla per avermi presa sul serio
Ringrazio le mie amiche Anna, Mariangela, Gabriella, Matilde e la dolcissima Maret per
la loro disponibilità
Ringrazio con tutto il cuore Jacopo e tutti i docenti per aver trasmesso
1. Introduzione
Intro personale
Le diverse età della donna
2. LA MENOPAUSA
Cos’è la menopausa
Post menopausa
3. ESPERIENZA DIRETTA
Relazione su pratica yoga svolta con un gruppo di 4 donne tra i 55 e i 63 anni
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE PERSONALE
In questa tesi ho deciso di trattare un argomento che mi
riguarda personalmente data la mia età (59 anni):
menopausa e post menopausa.
Il primo anno è stato terribile, vivevo in uno stato emotivo straziante, costantemente con
voglia di piangere e dolori che insorgevano ovunque, in varie parti del corpo, trovando
sollievo solo nella pratica yoga, anche se in modo temporaneo.
I miei dolori migravano da una parte all’altra del corpo senza darmi il tempo di capire
cosa fare, perché si presentavano in modo improvviso e nello stesso modo
scomparivano per insorgere in un’altra zona del corpo, accompagnati da un senso di
frustrazione e di impotenza.
Ho iniziato con i pollici delle mani che si sono piegati e non si raddrizzavano più, gonfi e
doloranti, per poi passare alle ginocchia, e poi il tallone di un piede, le spalle e così via.
A tutto questo si aggiungeva il mio dolore e la non accettazione della morte di mia
madre avvenuta in modo tale da non darmi la possibilità di accomiatarmi con un ultimo
saluto.
Forse è stata proprio la mia sofferenza, soprattutto quella emotiva, a spingermi nella
ricerca più profonda, per capire chi sono realmente e quanto posso ancora vivere
intensamente alla scoperta di sempre nuove consapevolezze e con rinnovata energia.
LE DIVERSE ETA’ DELLA DONNA
Ho trovato interessante toccare il tema delle diverse età della donna secondo la visione
della Medicina Tradizionale Cinese.
Un punto di vista totalmente diverso da quello occidentale, una visione molto profonda e
globale che lega organi vitali a sentimenti e il corpo allo spirito.
In queste descrizioni si parlerà anche di Qi per intendere l’energia vitale, la forza che fa
muovere il corpo, la mente, il cuore e lo spirito.
In occidente si ha la tendenza a trattare i processi naturali della vita della donna come
se fossero gli stadi di una malattia. La pillola anticoncezionale, le medicine ormonali, i
tranquillanti, gli antidepressivi e molti altri farmaci vengono prescritti con troppa facilità,
a scapito della sua salute.
Molte donne faticano ad accettare il proprio corpo e a cogliere l'aspetto positivo dei
L'inizio del flusso mestruale: il Ciclo dell'Acqua Celeste è una pietra miliare nella vita di
una donna .
Avviene all'incirca all'età di 14 anni (due volte sette). È l'inizio della fase riproduttiva e
segna una svolta nel suo stato di salute.
In occidente, l'insieme dei sintomi attribuiti alla comparsa del ciclo dell'Acqua Celeste,
come il gonfiore, i crampi, la tendenza a piangere facilmente, e altri ancora, viene
definito Sindrome Premestruale (SPM) e vengono negativamente associati al ciclo
dell'Acqua Celeste.
È evidente che questo periodo, così importante nel ciclo vitale femminile, viene
considerato un disturbo e una fonte di malessere.
Secondo la tradizione cinese , ciò che una donna in attesa fa, vede e prova avrà un
effetto sul suo futuro bambino. I pensieri sono associati al sistema organico del Cuore ,
e ciò che accade nella mente di una donna influirà sul suo Cuore e attraverso il Sangue,
avrà effetto sul bimbo che porta in grembo.
Durante la prima parte della gravidanza la donna deve rilassarsi, riposarsi, evitare
compiti faticosi e seguire una dieta bilanciata, in modo da facilitare la gestazione e
contribuire alla salute del bambino.
Il Mese Dorato
Il Mese Dorato è il periodo subito dopo parto, è anche il periodo della guarigione,
durante il quale, con trattamenti adeguati, le malattie già esistenti possono essere
debellate o almeno alleviate.
Osservare un periodo nel quale ci rendiamo conto dei profondi cambiamenti che sono
avvenuti e dell'impatto che questi hanno avuto sulle nostre vite è un modo per regalare
a noi stesse l'amore che siamo tanto desiderose di offrire agli altri, e ci permette di
comprendere il legame che c'è fra il piano emotivo e spirituale, da cui dipende il nostro
benessere.
La Seconda Primavera
Nella MTC la fase della vita di una donna successiva all'interruzione del flusso
dell'Acqua Celeste viene chiamata “Seconda Primavera”, a simboleggiare l'energia e le
opportunità ritrovate. In occidente, viene chiamata menopausa (termine che deriva dal
greco e significa cessazione del ciclo mensile). Tuttavia , l'associazione della
menopausa all'improvvisa assenza del flusso mestruale è piuttosto limitativo. Il
passaggio alla Seconda Primavera si svolge nell'arco di alcuni anni e implica una serie
di complessi cambiamenti che non si limitano al ciclo mestruale e al piano fisico. Per
poche donne, le mestruazioni si interromperanno in modo improvviso, mentre le altre
avranno una irregolarità per un periodo che oscilla fra i due e i cinque anni prima della
scomparsa definitiva.
Per la medicina occidentale l'interruzione del ciclo dipende dalla diminuzione nella
produzione di ormoni. La medicina cinese dà una spiegazione che va oltre il semplice
aspetto ”meccanico” della produzione di ormoni.
Come già detto, la vita di una donna si svolge in cicli di sette anni, all'età di trentacinque
anni (cinque volte sette) la funzionalità della Milza comincia a rallentare e la produzione
di Sangue, Qi ed Essenza postnatale diminuisce. Poiché i muscoli sono controllati dalla
Milza , l'indebolimento di questo organo comporta il loro cedimento e la comparsa delle
prime rughe. A quarantanove anni (sette volte sette) abbiamo meno Sangue, meno Qi e
meno Essenza postnatale e siamo costrette ad attingere alle scorte di Essenza
prenatale. A causa della riduzione di produzione del Sangue, la saggezza del nostro
corpo interrompe l'espulsione mensile del Sangue al fine di conservare la preziosa
Essenza. L'Acqua Celeste diminuisce progressivamente fino a cessare del tutto. Nel
tentativo di conservare l'Essenza il più a lungo possibile.
Poiché non si ha più una perdita mensile di Sangue ed Essenza , l'energia che prima
veniva utilizzata per garantire un adeguato apporto di Sangue ora può essere impiegata
nel modo che desideriamo.
Per contro, qualcuna di noi potrebbe vivere questa fase di transizione con timore ,
spaventata dall'idea di invecchiare. Qualcun'altra invece potrebbe accorgersi che
finalmente ha la capacità di influire sulle proprie
relazioni, sul proprio lavoro e sul denaro di cui dispone .In altri casi potrebbe nascere il
rimorso di non essere riuscite a realizzare ciò che avremmo sperato di ottenere a
questo punto della vita , o la malinconia che accompagna la perdita della fertilità, o
forse ci sentiremo sollevate dal fatto di non dover più usare i contraccettivi.
Potremmo chiederci Chi mi vorrà adesso? Chi avrà bisogno di me?. Forse però,
finalmente ci renderemo conto che quello che gli altri pensano di noi non è più
importante come lo era prima.
Il modo in cui affrontiamo questo periodo della nostra vita, dipende in gran parte dalle
nostre esperienze culturali, sociali e personali. Il nostro modo di porci influisce sul modo
in cui affrontiamo questa transizione tanto quanto la biochimica . La definizione che la
nostra società dà delle donne di una certa età influisce sul modo in cui noi , mentre
invecchiamo, vediamo noi stesse.
Nella cultura cinese gli anziani sono riveriti e profondamente rispettati dato che l'età
porta saggezza, e questo porta a guardare alla terza età con un senso di attesa.
Mentre nella società occidentale è la giovinezza ad essere idolatrata e gli anziani sono
emarginati e associati a uno stereotipo negativo.
Nella cultura occidentale, con i primi segni della menopausa , ci accorgiamo che il
nostro valore , definito in base alle nostre capacità, è minacciato, e questo provoca in
noi un enorme senso di “vuoto” o di “incompletezza”. Poiché non siamo più produttive,
non rappresentiamo più un elemento vitale nella società. Il declino delle funzioni
comporta un cambiamento negativo del nostro atteggiamento , strettamente legato alle
norme e agli errori culturali. Potrebbe essere difficile accettare gli aspetti inevitabili e
ignoti dell'invecchiamento e i cambiamenti che questo comporta come l'ingrigirsi dei
capelli, le prime rughe, il calo della vista. Probabilmente avremo paura di perdere il
nostro sex appeal e la nostra bellezza, il timore e la preoccupazione accompagneranno
la comparsa delle rughe, il raggrinzimento della pelle e le macchie dell'età. Ma tutto
questo è semplicemente la naturale conseguenza dell'evoluzione dalla nascita alla
morte
LA MENOPAUSA
COS’E’ LA MENOPAUSA
La menopausa è la fase della vita delle donne dovuta all'esaurirsi dell'attività ovarica;
questo provoca il calo dei livelli degli ormoni femminili estrogeni e progesterone,
cessano i cicli mestruali, termina l’età fertile.
La funzionalità ovarica comincia a diminuire molto tempo prima della menopausa, infatti
il numero dei follicoli si riduce gradatamente nel corso della vita. Con la scarsa quantità
di follicoli di conseguenza diminuisce il numero di ovuli e questo genera assenza di
estrogeni, di progesterone e di mestruazioni. Quando la produzione di ovuli cessa, il
progesterone scompare, mentre l’estrogeno continua ad essere prodotto dalle
ghiandole surrenali anche se in quantità minima. Quindi è molto importante mantenere
sane le ghiandole surrenali, per avere una menopausa meno problematica.
Questa è una fase della vita di grande trasformazione. L’intero periodo può essere più o
meno lungo a seconda dello stato psico-fisico delle persone. Esistono aggravanti, fattori
di rischio che interferiscono diminuendo l'età anagrafica di tale evento:
Fumo della donna, sia attivo sia passivo, tale da indurre nella donna
un'anticipazione dell'evento di 1,5-2 anni, la quantità di assunzione (numero di
sigarette) e la durata di assunzione sono strettamente correlate alla diminuzione
dell'età rispetto all'evento, in pratica più si fuma e da più tempo si fuma e più la
menopausa si manifesterà prima del dovuto
Tipo di alimentazione
Indice di massa corporea, se risulta inferiore a quello ideale
Abuso di alcool
Parliamo poi di Menopausa precoce quando insorge nella fascia di età inferiore a 40
anni, Menopausa prematura tra i 40 e i 45 anni, Menopausa spontanea nella fascia di
età 46 - 55 anni e Menopausa tardiva nella fascia di età superiore a 56 anni.
La Menopausa artificiale, può essere la conseguenza di un qualche intervento o della
chemioterapia.
Alla fine dell’800 la vita media della donna era 50 anni e non tantissime donne
arrivavano alla menopausa, quindi non se ne aveva esperienza, oggi invece l’età media
delle donne è arrivata a 82 anni.
Per anni i medici hanno immancabilmente prescritto la terapia ormonale sostitutiva per
trattare i sintomi della premenopausa e della menopausa, ma oggi alcune ricerche
hanno evidenziato che nelle donne che assumono ormoni il rischio di malattie
cardiache, ictus e tumore al seno risulterebbe addirittura aumentato soprattutto in quelle
in cura con una combinazione di estrogeni di origine equina e progesterone sintetico
POSTMENOPAUSA
La post menopausa comincia a sua volta un anno dopo la fine del ciclo e la fase della
vita che precede la senilità, dopo i 65 anni e oltre. Da un punto di vista degli ormoni, c’è
un ulteriore aumento di FSH e LH e la definitiva diminuzione degli estrogeni.
In generale, si comincia a stare meglio, almeno sotto il profilo del benessere percepito.
La principale differenza tra differenza la perimenopausa e la post menopausa è proprio
la diminuzione dei principali sintomi e fastidi che hanno costellato gli anni precedenti:
così, per esempio, le odiose vampate sono meno frequenti e meno intense, anche se
purtroppo circa il 20% delle donne continua a soffrirne anche in anni successivi. Questo
perché anche la post menopausa è diversa in ogni donna: l’età in cui collocarla e la
riduzione dei sintomi si presentano con grandi differenze.
C’è però un risvolto della medaglia: se da un lato si ha finalmente un sollievo dai sintomi
perimenopausali, dall’altro lo squilibrio ormonale espone al rischio di varie patologie,
come l’osteoporosi, l’atrofia genitourinaria e problemi cardiovascolari. Perciò qualunque
“nuovo” sintomo non va sottovalutato.
La principale differenza infatti tra la premenopausa (il periodo che precede l’ultima
mestruazione), la menopausa e la post menopausa è proprio la diminuzione dei
principali sintomi vasomotori e fastidi che hanno caratterizzato gli anni precedenti: le
odiose vampate sono meno frequenti e meno intense (anche se 2 donne su 10
dichiarano di continuare a soffrirne anche dopo), si placa quell’irrequietezza che non ti
ha fatto dormire sonni tranquilli per un po’, né passare giornate totalmente serene.
Solitamente, dunque, questo è un buon momento per molte donne, un momento di vera
rinascita e riscoperta dei piaceri della vita, anche quella di coppia che potrebbe tornare
a splendere di una nuova luce, anche dal versante più intimo.
INFIAMMAZIONI ARTICOLARI
L’artrosi si manifesta quando c’è una sofferenza della cartilagine articolare, quel
tessuto che fa da cuscinetto tra le ossa all’interno dell’articolazione. È un tessuto molto
particolare, che funziona come un ammortizzatore. Con l’età, la cartilagine può perdere
questa funzione fondamentale perché non è geneticamente “buona” e, quindi, si logora
più facilmente, andando incontro a un’usura precoce: si parla, infatti, di artrosi
precoce, che può essere presente già a 30 anni. Ma la cartilagine può essere lesa
anche da altre cause: alcune malattie, come il diabete e la gotta, situazioni di cattivo
allineamento articolare, come in caso di ginocchio valgo o varo, o esiti di traumi. Si
tratta di situazioni in cui le articolazioni non hanno più il loro rapporto fisiologico.
VAMPATE DI CALORE
È il sintomo tipico della Menopausa. Sensazione di caldo improvvisa seguita da una
profonda sudorazione che, pur presentandosi anche di giorno, è solitamente notturna,
di durata e frequenza varabili. Definito anche sintomo vasomotorio in quanto nella sua
genesi è coinvolto, oltre al calo degli estrogeni, un meccanismo di instabilità
vasomotoria. La maggior parte delle vampate di calore o caldane sono di lieve, media
entità, però circa il 10%-15% delle donne hanno frequenti ed intense vampate. Nella
Menopausa chirurgica sono precoci e più intense per poi ridursi nel tempo ad un livello
come quello della Menopausa naturale.
IPERTENSIONE E TACHICARDIA
Sono tutte modificazioni che si ripercuotono sul cuore e su i vasi sanguigni. Per
semplificare iniziano con la formazione di ipertono vascolare, con aumento della massa
sanguigna e, quindi del lavoro cardiaco e riduzione della fluidità del sangue. Il
colesterolo, poi, si deposita e determina un ispessimento che riduce il calibro della
parete dei vasi a cui segue ipertensione e arteriosclerosi, complicate dalla tendenza al
sovrappeso.
I fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono molteplici: alcuni non sono
modificabili (familiarità, età, sesso), altri, invece, sono "modificabili".
Pressione Arteriosa
La menopausa è solo un’altra fase della vita. Molte donne la temono perché la
considerano la porta di accesso alla vecchiaia.
Un po’ come accade quando una bambina con lo sviluppo diventa donna attraverso
tutta una serie di cambiamenti fisiologici e psicologici, così da adulta si trova a dover
accettare il passare degli anni e la consapevolezza che il proprio corpo non possa più
procreare.
Vi sono donne che hanno difficoltà a collocarsi nel tempo del cambiamento, quando
sfumano o si modificano le certezza conquistate nel passato e la capacità di “risettarsi”
su nuove disposizioni di vita, donne nelle quali i cambiamenti fisiologici ed ormonali si
integrano faticosamente a mutamenti fisici e di identità interna dove sicurezza ed
ottimismo verso sé ed il mondo sono distanti.
Quello che accade nel periodo del climaterio è che il tuo corpo improvvisamente inizia a
produrre meno ormoni rispondendo meno alle richieste dell’ipofisi e dell’ipotalamo, la
più importante area di interconnessione fra il sistema nervoso e il sistema endocrino,
che ne regolano la produzione.
Questi sbalzi ormonali mandano letteralmente in tilt l’ipotalamo che gestisce anche la
reazione alle emozioni. Così a fare compagnia agli estrogeni, calano anche i livelli di:
È un momento in cui è probabile che il mondo ti sembri improvvisamente più grigio, che
i problemi quotidiani ti possano sembrare più pesanti di quel che sono, che le tue
preoccupazioni possano aumentare per sfociare nell’ansia.
Queste sensazioni possono comparire singolarmente oppure combinarsi tra loro in vario
modo dando origine a situazioni che possono risultare insostenibili e può essere utile
farsi aiutare da un professionista (uno psicologo o uno psicoterapeuta) per superare il
momento.
Quando poi questi stessi sintomi si presentano in forma accentuata, l’ansia può sfociare
in una forma molto più invalidante (caratterizzata da tremori fissi o sporadici, fortissime
sudorazioni, vampate di calore improvvise, vertigini, instabilità generalizzata, forti paure
ingiustificate di vario genere, ecc) che va sotto il nome di attacco di panico.
Perdita della concentrazione e calo della memoria sono altri sintomi derivanti dallo
squilibrio ormonale che inevitabilmente la menopausa produce. Occorre tenere sempre
in esercizio la mente attraverso attività di studio, cercando di approfondire gli argomenti
che più ci hanno interessate lungo la nostra vita e dedicarci alla meditazione, pratica
che dona maggiore lucidità al cervello, aumenta la materia grigia e allontana i pensieri
disturbanti e lo stress.
Bastano 20 minuti al giorno anche suddivisi in due parti al mattino e al pomeriggio per
portare un grande giovamento nel benessere psicofisico e sentirsi più presenti e forti.
COME AGIRE CON LO YOGA PER IL CORPO
Dai lati del corpo scendere lungo fianchi e parte esterna delle gambe
per poi risalire dall’interno fino al petto.
Inspiro ed espiro conducono il movimento in una sorta di danza pulsata che invia
segnali al nostro sistema nervoso influenzando positivamente sia la nostra struttura
fisica che la nostra mente.
Nella pratica la regola principale vede l’inspiro associato all’ allungamento e distensione
e l’espiro alla ritrazione e ammorbidimento coinvolgendo tutte le articolazioni
(respirazione articolare), questo fa sì che sia sempre presente una pulsazione che
stimola a livello energetico e porta la percezione del movimento anche a livello
periferico creando un’onda che parte dal centro del corpo e fluidamente lo percorre.
Altro concetto fondamentale è la respirazione organismica che nei suoi tre livelli
innesca la capacità di dare impulso alla circolazione del prana seguendo un flusso
canalizzato che fa riferimento ai meridiani della medicina cinese.
Siamo composti di parti ciascuna delle quali è interconnessa. Stimolando una parte si
agisce anche su altre.
Dopo aver sperimentato una pratica che sviluppa l'attitudine mentale all'elasticità anche
problemi che sembrano monolitici e fissi assumono valenze diverse.
Anukalana inoltre può essere praticato a tutti i livelli e in versione più statica (pratica
Shiva) piuttosto che dinamica (pratica Shakti), laddove dinamica non sta per veloce ma
movimento continuo e in fluidità. Anche nelle pratiche di base, per principianti o persone
che hanno limitata mobilità, i risultati che si producono sono di un miglioramento sia a
livello fisico nella flessibilità, nel coordinamento, nella forza muscolare, che a livello
mentale nel livello di concentrazione e affermazione della propria volontà.
La concentrazione che richiede l’applicazione delle varie regole di esecuzione, dal tipo
di respirazione, alla pulsazione, alla circolazione energetica e i movimenti spiraliformi,
porta l’esecutore a un livello molto profondo di attenzione che può diventare una vera e
propria meditazione in cui la fusione tra corpo mente e spirito è totale.
Essere presenti nella vita, sviluppare una presenza che ci consenta di mutare a
seconda delle circostanze. La pratica non è altro che un esercizio che ci consente di
avvicinarci a questo sentire con serenità, aderendo ai cambiamenti della vita.
Occorre l'intenzione per dirigere le cose della propria vita, un'intenzione chiara e
trasparente.
Il nostro corpo parla a volte sottovoce e altre volte ad alta voce, ma ci segnala ciò che
stiamo vivendo, le nostre emozioni e i nostri stati d’animo. Imparare ad ascoltarlo anche
quando parla “sottovoce” è molto utile per conoscersi meglio ed iniziare ad avvicinarsi
ad una prospettiva nuova verso tutte le nostre emozioni. Attraverso la consapevolezza
corporea prendiamo contatto con il nostro corpo nella sua globalità. Il corpo, strumento
per vivere il qui ed ora, cessa di essere per noi solamente un involucro (o un nemico da
combattere) quanto piuttosto un potente alleato per vivere pienamente la realtà.
Lo yoga ha un’azione che oggi possiamo definire globale, agisce cioè sul piano fisico,
mentale e spirituale, perché modifica il corpo con le posture e la respirazione, agisce sul
piano mentale richiedendo un’attenzione costante durante l’esecuzione e influenza la
sfera spirituale.
La modalità di esecuzione delle asana, lente e mantenute per lungo tempo (pratica
Shiva), ci introduce in un campo terapeutico in cui ciò che conta non è la ripetizione
dell’esercizio ma la qualità del movimento, il lasciarsi andare seguendo il pulsare del
respiro, l’adattamento soggettivo posturale, la concentrazione , l’osservazione
equanime di noi stessi.
In questo modo si verifica un complesso circuito di informazioni dalla periferia (fusi
neuromuscolari) ai centri di controllo corticale e sottocorticale e viceversa, con la
stabilizzazione della postura
solo così si percepisce il concetto di binomio durata-beneficio. Le ripetizioni nel sistema
yoga non hanno importanza: ciò che conta è l’attenzione, la vigilanza, una apparente
immobilità (movimento respiratorio – espansione/ritrazione –
distensione/ammorbidimento) nella posizione finale.
Nelle persone over 50, molto probabilmente le articolazioni soffrono di inizio o stato
conclamato di artrosi. È molto importante quindi agire con cautela e preparare bene il
corpo alla fase centrale della pratica, normalmente la più impegnativa.
Il movimento lento e continuo diventa una sorta di movimento meditativo, crea una
sensazione di rilassatezza e fiducia a livello mentale e fisicamente manda segnali al
sistema nervoso che favoriscono il rilassamento del muscoli.
Il tessuto connettivo viene stimolato applicando una tensione per un certo tempo e
mantenendo una respirazione profonda e in questo modo si allunga, si fortifica e si apre
lentamente, creando più spazio tra le articolazioni, migliorandone il movimento e
rendendole più salde, stabili e forti.
LE ASANA
La postura deve essere agevole, senza sforzo, per poter mantenerla a lungo. Il risultato
è un corpo saldo e una mente stabile. Il corpo e la mente sono strettamente collegati tra
loro, quindi praticare consente il raggiungimento dell’equilibrio mentale.
C’è molta differenza tra un esercizio ginnico e un’asana, quest’ultima infatti interessa
sia l’aspetto psichico che fisico ed energetico mentre la ginnastica si limita ad agire
esteriormente (sulla muscolatura ad esempio).
Durante l’immobilità:
vi è un proliferare di impulsi nervosi a livello cerebrale che ne ottimizzano la
funzionalità
la mente chiude i collegamenti con l’esterno per cogliere se stessa
lo stiramento statico (resta la pulsazione secondo l’approccio Anukalana),unito al
rilassamento produce uno stiramento per cui si mantiene un tono muscolare
ottimale ma con un minimo dispendio energetico e con un effetto rilassante sui
nervi
la distensione prolungata agisce in profondità sul periostio (rivestimento delle
ossa) e sulle capsule articolari, la circolazione viene attivata attorno a queste
zone
le asana agiscono soprattutto a livello del tronco e sui muscoli lisci viscerali: le
variazioni di pressione prolungate lentamente stimolano il sistema nervoso
autonomo,in particolare il ramo parasimpatico, che mantiene il livello ottimale
della muscolatura viscerale
la pratica costante mantiene la buona salute delle ghiandole endocrine
nelle posizioni capovolte vengono stimolati i meccanismi cardiovascolari e il
cervello viene irrorato di sangue
Quando ci si avvicina alla pratica dello Yoga è bene imparare ad ascoltare il corpo e a
rispettare i limiti, avendo la pazienza e l’umiltà di attendere che sia il corpo stesso a
segnalarci le sue possibilità.
Al di là della fisicità delle donne che si approcciano allo yoga in età adulta, ci sono
categorie di asana indicate a correggere e prevenire disturbi che si presentano
frequentemente con la comparsa della menopausa e di cui abbiamo parlato nelle
sezioni precedenti.
Come prima cosa occorre andare alla ricerca del proprio allineamento soggettivo:
I VINYASA
In realtà, uno dei principi del metodo Anukalana è considerare il momento di stasi come
un sottile movimento del microcosmo: il respiro continua, come il battito del cuore e la
trasformazione cellulare.
Per quanto riguarda il movimento vero e proprio, il metodo lavora sulla consapevolezza
della continua danza tra opposti
La pratica yogica può prevedere sequenze dinamiche anche per principianti o persone
che non hanno grandi possibilità di movimento.
La pratica dinamica può essere una parte della sessione e, secondo l’approccio
Anukalana, deve essere eseguita lentamente e lasciando che il movimento segua il
respiro.
Mentre l’espiro accompagna le transizioni da una asana ad un’altra, l’inspiro si completa
nella distensione delle asana stesse, passando lentamente da una all’altra. Applicando
la respirazione articolare durante la fase dell’espiro occorre ammorbidire tutte le
giunture e muoversi morbidamente per raggiungere inspirando l’estensione e la
completa esecuzione dell’asana.
Il Vinyasa diventa in questo modo una sorta di danza meditativa in cui si alternano
chiusura e apertura, ammorbidimento e distensione, espiro e inspiro, con naturalezza e
fluidità e una sensazione di piacere e di forte liberazione.
Alcuni esempi di semplici Vinyasa (per facilitare chi non ha esperienza composte da
non più di due o tre asana):
Gli effetti del Vinyasa praticato con l’approccio Anukalana sono veramente
sorprendenti.
Ogni ripetizione dona maggiore energia, senso di liberazione e forza e anche dopo una
pratica impegnativa dal punto di vista fisico non ci si sente stanchi, la mente è
concentrata e si gode di una pace interiore oltre a percepire una sensazione di
attivazione della circolazione pranica.
L’essenza di questo lavoro è rappresentata dal continuo movimento di tutte le
articolazioni che, estendendosi e liberandosi, si sciolgono e aprono la strada al fluire del
Prana (Chi).
YOGA NIDRA
Per le sue caratteristiche e suoi benefici, ritengo che sia una pratica molto indicata per
le donne in climaterio, in quanto tratta molti dei disturbi che caratterizzano questo
periodo della vita, come esposto nei capitoli precedenti.
La parola “nidra” in sanscrito vuol dire “sonno”, per cui Yoga Nidra viene tradotto Yoga
del Sonno.
Certamente non si tratta di sonno comune, ma di una condizione cosciente detto “stato
ipnagogico”.
Pur avendo gli effetti ristoratori di un buon sonno profondo (40 minuti di yoga nidra
possono equivalere a 4 ore di sonno), lo Yoga Nidra porta la coscienza ad uno stato tra
veglia e sonno, senza essere soggetta a nessuno dei due.
Questa tecnica agisce sull’attività elettrica del nostro cervello che si manifesta
attraverso onde elettromagnetiche. Tutti gli stadi di queste onde sono presenti in
quantità variabili in diverse parti del cervello e lo stato di coscienza è relativo alle onde
dominanti in un dato momento.
I quattro stadi più comuni sono: Delta, Theta, Alpha e Beta; la loro frequenza calcolata
in cicli al secondo, o Hertz, varia a seconda del tipo di attività in cui il cervello è
impegnato ed è relativa allo stato di coscienza che deternina uno specifico tipo di
emozione e/o funzione mentale.
Onde Beta: sono associate alle normali attività di veglia, quando siamo concentrati
sugli stimoli esterni con occhi aperti e focalizzazione esterna. Rappresentano quindi la
mente conscia, il terreno duro in cui vi è uno stato di coscienza vigile e attivo.
Onde Alpha: sono associate a uno stato di coscienza vigile, ma rilassata. Fanno da
ponte tra la mente conscia e quella inconscia e corrispondono ad uno stato mentale
calmo e tranquillo.
Onde Theta: sono proprie della mente impegnata in attività di immaginazione,
visualizzazione, ispirazione creativa. Rappresentano la nostra creatività inconscia e la
connessione spirituale. In questo stato c’è la liberazione delle emozioni con una
profonda pace interiore.
Onde Delta: sono associate al più profondo rilassamento psicofisico. In questo stato di
è solitamente “incoscienti” della realtà fisica, il corpo quindi può completamente
concentrarsi sulla guarigione e sulla crescita.
Gli esperimenti condotti durante la pratica di Yoga Nidra osservano che periodiche
emissioni di onde Alpha si diffondono tra periodi alternati e predominanti di onde Beta e
Theta, questo dimostra che la coscienza si trova a fluttuare tra la veglia
(consapevolezza sensoriale) e il sonno e che a volte è possibile accedere a degli stati
superiori di coscienza.
In yoga Nidra non è necessario concentrarsi, anzi, non si dovrebbe. La mente deve
essere consapevole di ogni esperienza e in movimento da un punto all’altro.
L’importante è seguire le indicazioni della voce guida senza giudizi e senza sforzo.
All’inizio della pratica ogni persone esprime a se stessa un proposito positivo
(Sankalpa) che si ripete mentalmente tre volte all’inizio della pratica e lo si ripete
nuovamente tre volte alla fine della pratica in modo che sia rafforzato e “innaffiato” per
il fiorire della azioni.
Quindi possiamo dire che si tratta di una tecnica di grande impatto e che garantisce
effetti benefici a livello fisico, sciogliendo le tensioni muscolari, a livello mentale
limitando la tendenza al turbinio incontrollato dei pensieri, a livello emozionale
liberando la mente dalla visione della realtà in termini di giusto/sbagliato, buono /cattivo,
bene/male e ritrovare calma e pace, a livello spirituale portando in superficie i bisogni
più profondi e la parte più autentica di sé.
LASCIARE ANDARE PER CREARE SPAZIO DENTRO DI NOI
Ci si rende conto velocemente che il rilassamento non può essere ottenuto attraverso
uno sforzo volitivo e che ne esistono livelli differenti.
Se una persona che non sa nuotare cade in un fiume, per salvarsi deve comprendere
che più si agita, più annaspa e oppone resistenza e più viene risucchiata giù e
trascinata via, e la propria esperienza diventa dolorosa e terribile; mentre più si rilassa,
più si tranquillizza e asseconda le circostanze e più ha la possibilità di ritornare a galla,
gestire in modo appropriato la situazione e imparare ad apprezzare una buona nuotata.
Allo stesso modo, vivere è un po’ come essere immersi in un grande fiume di percezioni
sensoriali e di pensieri emozioni che continuamente cambiano: da un certo punto di
vista è come se noi fossimo immersi in questo flusso, si potrebbe anche dire che il
flusso sembra venirci addosso dal di fuori; da un’altra prospettiva è come se questa
corrente di percezioni e pensieri ci abitasse dal di dentro.
Anche in questo caso, se ci si vuole salvare, se si vuole riuscire ad apprezzare
veramente la vita valgono le stesse regole: più ci si agita, più si annaspa e si oppone
resistenza e più si viene risucchiati giù e trascinati via, mentre più ci si rilassa, più ci si
tranquillizza e si assecondano le circostanze e più si ha la possibilità di ritornare a galla
e gestire in modo appropriato la situazione.
Quando siamo profondamente rilassati sentiamo che nulla si muove in noi che non sia
provocato da una nostra intenzione, che siamo in presenza solo della pulsazione
involontaria del corpo. Comprendiamo qualcosa del nostro stare fermi, il non interferire
continuamente.
CENTRARSI E CONCENTRARSI
Quasi sempre siamo in grado di eseguire i movimenti richiesti, ma spesso ci sono zone
del corpo che non partecipano come dovrebbero all’esecuzione delle asana o degli
esercizi in movimento, come se mancasse una correlazione fra le diverse parti. Una
sensazione intima, ma fondamentale. Inoltre pensieri e disturbi di varia natura si
intromettono portando distrazione e contenuti mentali che nulla hanno a che fare con la
pratica.
Quando siamo distratti è molto difficile sviluppare un gesto armonico.
Automatismi e abitudini portano la nostra pratica verso un livello di ascolto basso,
mentre ascolto e attenzione elevano l’intensità e la nostra azione diventa efficace e
profonda.
Ascoltare il proprio corpo vuol dire percepire anche le più lievi sensazioni che la nostra
pratica risveglia.
Sia in pali che in sanscrito meditazione si dice BHAVANA. Questo termine viene dal
causativo della radice bhu, che vuol dire essere. Bhavana e’ quindi ciò che fa essere.
Una mente bhavita, che in generale si traduce come “allenata”, “addestrata”, “coltivata”,
in realtà, letteralmente, è una mente fatta essere, svegliata dal sonno delle continue
sofferenze autoinflitte. Corrado Pensa
Nella nostra cultura investiamo moltissimo tempo, energia e denaro per la cura del
nostro corpo: per l’igiene o per la bellezza, per la salute o per ottenere una buona forma
fisica, molti di noi danno per scontato che il corpo sia qualcosa di cui occorre occuparsi
giornalmente, continuamente, per tutta la nostra vita.
Per quanto riguarda la mente non abbiamo lo stesso atteggiamento, lo stesso modo di
vedere: a parte il periodo scolastico, dove vengono allenate quasi esclusivamente la
memoria, la capacità di immagazzinare informazioni, la razionalità, le capacità
analitiche e verbali, poi non ci curiamo più della nostra mente. Il leggere romanzi, libri di
saggistica o anche libri riguardanti la spiritualità non significa che stiamo coltivando le
qualità salutari della nostra mente.
L’attenzione, la tranquillità, la stabilità mentale, il senso di amicizia, di empatia nei nostri
confronti e nei riguardi degli altri, la fiducia nei confronti della Vita, come anche
l’atteggiamento con cui accogliamo le nostre esperienze o ci scontriamo con esse: tutte
queste e molte altre ancora sono dimensioni della mente su cui occorre riflettere e che
occorre attivamente allenare.
È importante comprendere che se non alleniamo queste qualità significa che
inconsapevolmente stiamo allenando le qualità opposte: ad esempio se
intenzionalmente non cerchiamo di dare continuità alla nostra attenzione, alla nostra
presenza mentale, allora significa che stiamo rafforzando dentro di noi l’abitudine alla
disattenzione, alla dispersione, alla frenesia mentale. Se non ci esercitiamo a
riconoscere e ad accogliere il flusso della nostra esperienza così com’è, allora stiamo
sviluppando sempre di più il giudicare compulsivo, la reattività mentale.
La meditazione può essere vista come un processo nel quale alleniamo una serie di
qualità mentali e quindi le “facciamo essere”. Per allenare l’attenzione dobbiamo
sintonizzarci con l’attenzione; sintonizzandoci con l’attenzione, prendiamo dimora
nell’attenzione; prendendo dimora nell’attenzione, la facciamo essere; facendola essere
la alleniamo.
Nelle varie tradizioni ci sono molti elenchi di queste qualità salutari da coltivare, ma
sostanzialmente esse sono:
1. fiducia
2. energia perseveranza
3. consapevolezza
4. stabilità raccoglimento mentale
5. saggezza discernimento
Negli Yoga Sutra di Patanjali, primo libro sutra 19 e 20, si afferma sostanzialmente che
ci sono alcune persone che ottengono la liberazione per nascita, senza praticare,
mentre tutti gli altri per realizzarsi devono coltivare queste cinque qualità mentali.
Esse hanno esattamente lo stesso nome e sono citate nello stesso ordine in entrambe
le tradizioni yogica e buddista; nel Buddhismo le stesse cinque qualità mentali appaiono
addirittura in due elenchi, una prima volta sotto il nome di facoltà e una seconda volta
come poteri mentali.
Vengono definite facoltà perché all’inizio del nostro percorso meditativo sono come
delle capacità potenziali, sono dei “semi” che vanno coltivati, “fatti essere”; una volta
che raggiungono un certo grado di “maturazione” diventano poteri, nel senso che
diventano delle forze interiori che ci guidano: all’inizio siamo noi che le riscopriamo e le
pratichiamo, ma poi, dopo che esse hanno raggiunto un certo grado di sviluppo, sono
loro che accompagnano e conducono la nostra pratica.
Lo sviluppo delle 5 facoltà può essere visto, in un modo molto semplice e concreto, e
nel contempo in accordo con la tradizione, come un processo a spirale che inizia con un
momento di fiducia iniziale: in generale ci si può avvicinare ad un cammino di ricerca
interiore perché un amico ci introduce (fiducia nell’amico), oppure perché leggiamo un
libro che in qualche modo risuona in noi (fiducia nell’autore e/o nella nostra intuizione),
o semplicemente per curiosità; comunque intuiamo che la pratica spirituale sia in
qualche modo salutare, ci possa fare bene, e questa intuizione fiducia comprensione
iniziale ci fornisce come una energia o spinta iniziale che ci permette di dedicarci alla
pratica stessa. Ciò fa in modo che iniziamo ad allenare, ad esercitare la
consapevolezza, e quindi anche a scoprire e a gustare una iniziale consapevolezza che
forse non è molto diversa da una “normale attenzione”; fiducia, energia e attenzione
favoriscono un po’ di stabilità raccoglimento mentale: invece di essere costantemente in
uno stato di distrazione dispersione agitazione c’è finalmente un po’ di calma, un po’ di
tranquillità.
Qui inizia un nuovo giro della spirale che ci porta a sviluppare le stesse qualità su un
piano diverso. A questo punto abbiamo praticato per un certo periodo di tempo e
abbiamo sperimentato su noi stessi i benefici della pratica, allora la nostra fiducia
diventa una fiducia comprovata, sperimentata; la fiducia di cui parliamo è qualcosa di
molto concreto, è prima di tutto un senso di fiducia in noi stessi, nelle nostre possibilità
di risveglio, e allo stesso tempo è un senso fiducia nel cammino che stiamo
percorrendo. Ciò alimenta ulteriormente l’energia e la continuità nella pratica: a questo
punto l’energia si può tramutare in entusiasmo e gioia. La consapevolezza diventa
qualcosa di più della semplice attenzione: siamo presenti e insieme alla presenza c’è il
riconoscimento, siamo attenti e insieme all’attenzione c’è la cognizione; sorge quindi
una capacità cognitiva non verbale, esperienziale di ciò che viviamo, nel momento in cui
lo viviamo: la presenza mentale è unita ad una chiarezza, ad una chiara comprensione.
Quando la mente è più chiara i pensieri perdono la loro presa, la loro capacità di
affascinare e portarci via, e quindi aumenta la stabilità mentale, e possiamo entrare
anche in profondi stati di raccoglimento meditativo.
La meditazione non è un’attività mentale. Essa non ha luogo attraverso un’attività del
pensiero, di riflessione, di descrizione. Per un semplice motivo: queste attività sono
direzionate, condizionate, e perciò comportano una scelta, una selezione, una
separazione, una frammentazione. La meditazione è espressione di uno stato indiviso.
Vimala Thakar
Viene naturale chiedersi in che modo la meditazione può influenzare le nostre azioni
quotidiane. Se Dhyana non è un evento di natura solo mentale, in che modo questa
esperienza agisce sul nostro sistema nervoso?
L’unico modo per avvicinarsi a uno sguardo meditativo è sperimentarsi in uno spazio
sottratto alla reattività indiscriminata della mente, in una discontinuità dove scoprirsi
liberi dai soliti modelli di interpretazione della realtà.
All’inizio della pratica l’ascolto sarà instabile, fugace, influenzato dalla memoria e dalle
nostre inclinazioni. Poi inizieremo a sperimentare una certa stabilità nell’osservazione,
ma ci rendiamo conto che stiamo osservando secondo l’abitudine. La grande difficoltà
con la quale ci scontriamo è la nostra dipendenza dalla visione io-centrica.
In Dhyana si scopre che ciò che definiamo silenzio è in realtà la possibilità di cogliere
ciò che al nostro Io è precluso. Durante l’ascolto meditativo non si sedano i pensieri ma
si raggiunge un diverso livello di consapevolezza.
Quando durante la meditazione la sensazione d’Essere cambia, cambiano anche i
pensieri e le pulsioni; senza sforzo, senza averlo desiderato il chiacchiericcio mentale si
placa.
Essere non è fare il contrario di qualcosa, non è reagire.
La meditazione inizia quando ci è dato osservare che uno stato “calmo” della nostra
mente esiste e può essere percepito. Quando siamo interiormente pacificati è comune
avvertire che i confini temporali si dilatano, si modifica la sensazione che abbiamo della
durata degli eventi, appare la possibilità di restare in sé, fermi, posati in una nuova
dimensione.
La menopausa può quindi rivelarsi un’occasione per fare amicizia con sé stesse in un
modo del tutto nuovo, ascoltandosi e accompagnandosi in questa fase così nuova e
sconosciuta, e la pratica yoga può sicuramente aiutarci in questo.
Continuiamo a mantenere l’attenzione al respiro per alcuni minuti, al termine dei quali
riapriremo gli occhi e lentamente scioglieremo la posizione.
Pochi minuti di pratica al giorno, o quando ne sentiamo la necessità, sono già un passo
importante per imparare ad ascoltare il nostro corpo e ridurre ansia e stress
accumulato.
ESPERIENZA DIRETTA
Anna: 63 anni, una donna molto attiva che tende ad accollarsi tutte le incombenze
familiari, ha problemi di dolore alla schiena e spalle rigide, nervosismo e soffre di fame
nervosa;
Il primo obiettivo che ho dato alla pratica è stata la consapevolezza del respiro.
respirazione organismica 1
posizioni di equilibrio
meditazione Anapana
canto della OM e dei Bija Mantra
semplici vinyasa
pratica shiva
respirazione organismica 2
alcuni pratiche di pranayama (Ujjayi – Kapalabhati –
Bastrika – Respirazione quadrata)
Mula Bandha e introduzione a Uddjana e Jalandara
Banda
Trataka
Introduzione teorica ai Chakra e pratiche finalizzate all’attivazione degli stessi
Auto massaggio Tao
Negli ultimi incontri, con grande soddisfazione, sono riuscita ad introdurre il Saluto al
Sole Anukalana e Viparita Karani Mudra, pratiche che all’inizio non erano
assolutamente approcciabili.
I feedback ottenuti sono stati molto positivi, per tutte è stata una
rivoluzionaria rivelazione l’approccio Anukalana, hanno
espresso le loro difficoltà ma si sono sempre impegnate a
seguire tutte le indicazioni date, con il passare delle lezioni i
concetti sono diventati sempre più familiari e hanno praticato
con fiducia e attenzione.
CONCLUSIONI
Questo triennio di formazione, iniziato per portare qualcosa di nuovo nella mia vita, per
approfondire una pratica che amo e che conosco da tanto tempo, lo Yoga, mi ha aperto
nuove visioni, ha portato cambiamenti al mio corpo e alle mie abitudini.
Sono felice di avere avuto l’opportunità di conoscere tante persone, la maggior parte
molto più giovani di me ma con un profondo e sincero desiderio di trovare una strada
giusta, buona e onesta e piena di amore.
Sono grata per tutto quello che ho imparato e sperimentato, per i bei momenti di allegria
e per le esperienze più toccanti e profonde.
BIBLIOGRAFIA
Ricerche su web