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Boccaccio – Decameron

La badessa e le brache del prete (Nona giornata, novella II).

Come voi sapete, assai sono li quali, essendo stoltissimi, maestri degli altri si fanno e castigatori,
li quali, sì come voi potrete comprendere per la mia novella, la fortuna alcuna volta e meritamente
vitupera1: e ciò addivenne alla badessa sotto la cui obbedienza era la monaca della quale debbo dire.
Sapere adunque dovete in Lombardia essere un famosissimo monastero di santità e di religione,
nel quale, tra l'altre donne monache che v'erano, v'era una giovane di sangue nobile e di
meravigliosa bellezza dotata, la quale, Isabetta chiamata, essendo un dì a un suo parente alla grata
venuta2, d'un bel giovane che con lui era s'innamorò; e esso, lei veggendo bellissima, già il suo
disidero avendo con gli occhi concetto, similmente di lei s'accese: e non senza gran pena di
ciascuno questo amore un gran tempo senza frutto sostennero3. Ultimamente, essendone ciascuno
sollecito, venne al giovane veduta una via da potere alla sua monaca occultissimamente andare; di
che ella contentandosi, non una volta ma, molte con gran piacer di ciascuno la visitò. Ma
continuandosi questo, avvenne una notte che egli da una delle donne di là entro fu veduto, senza
avvedersene e egli o ella, dall'Isabetta partirsi e andarsene. Il che costei con alquante altre
comunicò4; e prima ebber consiglio d'accusarla alla badessa, la quale madonna Usimbalda ebbe
nome, buona e santa donna secondo la opinione delle donne monache e di chiunque la conosceva;
poi pensarono, acciò che la negazione non avesse luogo5, di volerla far cogliere col giovane alla
badessa; e così taciutesi, tra sé le vigilie e le guardie segretamente partirono per incoglier costei.
Or, non guardandosi l'Isabetta da questo né alcuna cosa sappiendone, avvenne che ella una notte
vel fece venire, il che tantosto6 sepper quelle che a ciò badavano; le quali, quando a lor parve
tempo, essendo già buona pezza di notte, in due si divisero, e una parte se ne mise a guardia
dell'uscio della cella dell'Isabetta e un'altra n'andò correndo alla camera della badessa; e picchiando
l'uscio, a lei che già rispondeva dissero:
- Su, madonna, levatevi tosto, ché noi abbiam trovato che l'Isabetta ha un giovane nella cella.
Era quella notte la badessa accompagnata d'un prete, il quale ella spesse volte in una cassa si
faceva venire. La quale, udendo questo, temendo non forse le monache per troppa fretta o troppo
volonterose tanto l'uscio sospignessero, che egli s'aprisse7, spacciatamente si levò suso e come il
meglio seppe si vesti al buio; e credendosi torre certi veli piegati, li quali in capo portano e
chiamanli il saltero8, le venner tolte le brache del prete; e tanta fu la fretta, che senza avvedersene in
luogo del saltero le si gittò in capo e uscì fuori e prestamente l'uscio si riserrò dietro dicendo:
- Dove è questa maledetta da Dio? - E con l'altre, che sì focose e sì attente erano a dover far
trovare in fallo l'Isabetta, che di cosa che la badessa in capo avesse non s'avvedieno9, giunse
all'uscio della cella, e quello, dall'altre aiutata, pinse in terra 10: e entrate dentro nel letto trovarono i
due amanti abbracciati. Li quali, da così subito sopraprendimento storditi, non sappiendo che farsi,
stettero fermi. La giovane fu incontanente11 dall'altre monache presa e per comandamento della
badessa menata in capitolo12. Il giovane s'era rimaso; e vestitosi aspettava di veder che fine la cosa

1
Punisce.
2
Venuta un giorno a ricevere la visita di un suo parente; la grata era il luogo del monastero in cui le monache
ricevevano le visite.
3
Sopportarono a lungo questo sentimento con grande sofferenza di entrambi senza poter appagare il loro desiderio.
4
La monaca che l’aveva visto riferì questo fatto alle altre donne.
5
Affinché Isabetta non avesse modo di negare.
6
Immediatamente.
7
Temendo che le monache, per eccessiva fretta o per eccessivo zelo, spingessero la porta fino a farla aprire.
8
Credendo di prendere quei veli piegati, che le monache indossano sul capo e che chiamano salterio (il velo)
9
Le altre monache, che erano talmente impazienti e desiderose di cogliere Isabetta in flagrante, non si erano accorte
di cosa avesse in testa la badessa.
10
E il giovane spinse in terra.
11
Senza indugio.
12
Fu portata in giudizio per ordine della badessa.
avesse, con intenzione di fare un mal giuoco a quante giugner ne potesse, se alla sua giovane novità
niuna fosse fatta, e di lei menarne con seco.
La badessa, postasi a sedere in capitolo13 in presenza di tutte le monache, le quali solamente alla
colpevole guardavano, incominciò a dirle la maggior villania che mai a femmina fosse detta, sì
come a colei la quale la santità, l'onestà, la buona fama del monastero con le sue sconce e
vituperevoli opere, se di fuor si sapesse, contaminate avea: e dietro alla villania aggiungea
gravissime minacce.
La giovane, vergognosa e timida, sì come colpevole non sapeva che si rispondere, ma tacendo di
sé metteva compassione nell'altre: e, moltiplicando pur la badessa in novelle14, venne alla giovane
alzato il viso e veduto ciò che la badessa aveva in capo e gli usulieri 15 che di qua e di là pendevano:
di che ella, avvisando ciò che era, tutta rassicurata disse:
- Madonna, se Dio v'aiuti, annodatevi la cuffia e poscia mi dite ciò che voi volete.
La badessa, che non la 'ntendeva, disse:
- Che cuffia, rea femmina? Ora hai tu viso da motteggiare? Parti egli aver fatta cosa che i motti
ci abbian luogo?16
Allora la giovane un'altra volta disse:
- Madonna, io vi priego che voi v'annodiate la cuffia; poi dite a me ciò che vi piace –
Laonde17 molte delle monache levarono il viso al capo della badessa e, ella similmente ponendovisi
le mani, s'accorsero perché l'Isabetta così diceva.
Di che la badessa, avvedutasi del suo medesimo fallo e vedendo che da tutte veduto era né aveva
ricoperta18, mutò sermone e in tutta altra guisa che fatto non aveva cominciò a parlare, e
conchiudendo venne impossibile essere il potersi dagli stimoli della carne difendere; e per ciò
chetamente, come infino a quel dì fatto s'era, disse che ciascuna si desse buon tempo quando
potesse; e liberata la giovane, col suo prete si tornò a dormire, e l'Isabetta col suo amante. Il qual
poi molte volte, in dispetto di quelle che di lei avevano invidia, vi fé venire; l'altre che senza amante
erano, come seppero il meglio, segretamente procacciaron lor ventura.–

13
Il luogo del monastero in cui le monache possono riunirsi in assemblea.
14
Poiché la badessa si dilungava nei discorsi.
15
I legacci con i quali si fermavano le mutande alle calzature.
16
Hai anche il coraggio di scherzare? Ti sembra che sia il caso?
17
A quel punto.
18
Accorgendosi che non aveva possibilità di rimediare al suo errore.
1 - Il testo che hai letto è:

a) Una novella horror.


b) Una cronaca.
c) Una novella ironica.
d) Una novella drammatica

2 – Il tema del racconto che hai letto descrive:

a) L’amore cortese attraverso l’idealizzazione dei rapporti uomo-donna.


b) La messa a nudo della morale comune.
c) L’amore tragico in un monastero.
d) L’amore come esaltazione della castità.

3 – Rispondi al vero o falso


Vero Falso
La novella è ambientata in un monastero fiorentino.
Isabetta e il ragazzo si innamorano.
Le consorelle di Isabetta decidono di non «fare la spia» alla badessa.
La badessa non avendo nulla da nascondere, spalanca la porta della sua cella.
La badessa comprende immediatamente di portare sul capo le brache del prete.
Isabetta inizialmente è triste.
La badessa, Isabetta e le monache giungeranno a un «compromesso».

4 – Secondo te che cosa motiva le azioni delle monache compagne di Isabetta?

5 – Il monastero è descritto come luogo di «santità e di religione», allo stesso modo, la badessa Usimbalda è
descritta come «buona e santa donna secondo la opinione delle donne monache e di chiunque la conosceva».
Secondo te perché l’autore insiste sulla santità del monastero e dei personaggi?

6 - Isabetta al termine della novella dice alla badessa: « Madonna, io vi priego che voi v'annodiate la cuffia; poi
dite a me ciò che vi piace». Che significato assume questo motto?

7 – Rileggi le battute finali della novella: «Avvedutasi del suo medesimo fallo e vedendo che da tutte veduto era […]
mutò sermone e in tutta altra guisa cominciò a parlare, e conchiudendo venne impossibile essere il potersi dagli stimoli
della carne difendere, e perciò disse che ciascuna si desse buon tempo quando potesse ». In cosa consiste il
compromesso stabilito dalla badessa?

8 - Ripensa ai testi di Giovanni Boccaccio che hai letto. Come definiresti l’aggettivo «boccaccesco»?

9 – Immagina di essere Boccaccio e prova a inventare una breve novella in cui un personaggio si salva da una
situazione pericolosa attraverso l’uso intelligente di una battuta arguta.
Ricordati che per scrivere un racconto è necessario scegliere:
- Un tempo e un luogo in cui ambientare il racconto.
- Un protagonista (con le sue qualità o difetti).
- Una vicenda, una serie di azioni.
- Un antagonista che ostacola il protagonista.

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