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Acqua

16/05/2014

Ci sto prendendo gusto, in effetti, a scrivere queste cose. Non so bene perché, ma se c’è una cosa che
questa breve esperienza mi ha insegnato è che se c’è qualcosa che non sai e non hai un modo diretto per
saperlo allora te ne puoi anche fregare. In effetti non so se è un pensiero giusto, ma me ne frego.

Questi fogli sono volti ai pensieri che sto maturando, perché in effetti mi rendo conto che non ce ne
sono. Mi spiego: io ovviamente continuo a pensare e mi capita spessissimo durante i lunghi viaggi in
pullman, ma non mi ricordo mai a cosa stavo pensando il minuto prima. E’ un continuo getto di pensieri
che potrebbero essere tutti diversi fra loro, oppure potrebbe essere lo stesso pensiero che si ripete,
infinite ed infinite volte. Questa cosa mi fa pensare all’acqua, ma non so bene perché. Probabilmente è
perché l’acqua si può ghiacciare, ed una volta ghiacciata si può sciogliere, tornando acqua. Oppure può
evaporare, diventando vapore. Il vapore si condensa, ritornando liquido. Io probabilmente, come tutti,
sono nato liquido. Poi però la mia vita mi ha congelato, e penso sia abbastanza comune se uno se la
passa abbastanza bene. Voglio dire, la bambagia in cui i genitori crescono quasi sempre i figli li
protegge, ma li congela anche. Poi c’è un lento passaggio in cui il ghiaccio inizia a sciogliersi, per
tornare acqua. Questa cosa viene comunemente chiamata adolescenza, credo. Oppure non c’entra niente.
Non lo so, e me ne frego.
Comunque io ho passato un giorno davvero strabiliante, perché mi sono sentito gratificato come non mai
da parte di molte persone. Penso che ognuno debba provare questa sensazione almeno una volta nella
vita. Sul serio, si dovrebbero sostituire le macchinette delle merendine (quelle che fanno ingrassare) con
dei distributori di complimenti. Credo proprio che la gente se la passerebbe meglio.
Tornando alla mia giornata, penso di essermi nebulizzato. Ma non so se sia un bene, perché vuol dire
che tornerò presto acqua, per poi tornare ghiaccio. Poco male, vuol dire che poi, un giorno, mi scoprirò
in ebollizione, pronto ad evaporare. Facendo un rapido confronto con la vita dell’adolescente medio
penso che quel periodo coinciderà con il primo amore. No, meglio: quel periodo sarà il primo amore.
Per il momento, tuttavia, penso di essere ancora abbastanza vapore, e la cosa mi fa star bene. Ma mi fa
anche star male, perché vuol dire che passerà parecchio tempo prima del mio prossimo stadio in forma
di vapore. Mi sento abbastanza un controsenso vivente. Io voglio star così, ma se stessi così per sempre
non potrei esserlo di nuovo in circostanze magari ancora più piacevoli. Ma per vivere quelle circostanze
devo prima passare per il ghiaccio. Un pensiero mi raffredda, imprigionandomi ma avvicinandomi al
suolo caldo, l’altro mi scalda, liberandomi ma facendomi avvicinare al gelido spazio. Uno stallo, niente
da dire di più.

A proposito di pensieri, credo (ma non ne sono del tutto sicuro) che quel boom di sedici anni in un
giorno solo mi abbia fatto maturare un pochino, o almeno così penso. Prima ascoltavo canzoni
bellissime, che reputavo degne di un futuro di speranze, ma ora quel futuro mi sembra solo illusorio. E
no, non sto diventando un emo pazzo che vede tutto grigio, semplicemente sto pensando a cose più alte.
Sto cercando, da ieri, di avvicinarmi al concetto di infinito. Ribadisco che non sto parlando dell’Infinito,
ma del sentirsi infinito. Penso che quella sensazione sia dettata dal fatto di essere vapore con la stabilità
del ghiaccio. Oppure ghiaccio con la libertà del vapore. Devo ancora capire. Magari si potrebbe anche
trattare dell’essere acqua. Spesso mi dimentico che il mondo non è solo bianco e nero, ma che esistono
anche moltissime sfumature di colore, di cui io preferisco ignorare l’esistenza. Non so perché, ma non
me ne frega. Comunque devo dire che mi piace essere acqua, mi fa sentire versatile. Direi di potermi
adattare a qualunque situazione. Sì, lo so, è una cosa che si sente spessissimo in giro, magari anche su
Internet, ma è davvero sorprendente come una sola parola possa aprirti una quantità immensa di
significati. Una quantità infinita, davvero.
Tornando al discorso del futuro illusorio, intendevo dire che quello che vedevo prima altro non era che
una iperbole delle speranze che sogno, una utopia che non raggiungerò mai. Ma non lo dico per buttarmi
giù, lo dico perché forse sto iniziando ad apprezzare le piccolezze della vita. E ora come ora mi sento un
“infinito imbecille” perché tutto ciò che sto dicendo sono frasi che si sentono ovunque, dette da persone
più o meno famose. Cosa vuol dire? Vuol dire che alla fine non erano verità così banali come
sembravano? Probabile.
Vuol dire che erano verità così banali che uno non ci faceva caso? Probabile anche quello.
Le gioie che io provo ora sono, ad esempio, lo stare qui e scrivere ciò che penso, di getto, ascoltando
“It’s time” degli Imagine Dragons. Questa non so se sia piccola o meno, ma è una gioia. Non so cosa ne
farò di questi testi (ammesso che ce ne saranno di successivi), ma sono sicuro che li conserverò, per
quanto possibile. Chi lo sa, magari da anziano mi guarderò questi vecchi documenti, li aprirò, riscoprirò
cosa significa sentirsi infinito e piangerò. Ma le mie lacrime non dureranno, perché evaporeranno.
Come me.

E.P.

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