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LA COGENERAZIONE

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INDICE

COSA VUOL DIRE COGENERAZIONE ______________________________________ 4

1.1 Definizione di cogenerazione _________________________________________________ 4

1.2 Parametri caratteristici di un impianto di cogenerazione__________________________ 4

LE TECNOLOGIE DELLA COGENERAZIONE _______________________________ 6

2.1 Le turbine a vapore _________________________________________________________ 6

2.2 Le turbine a gas ____________________________________________________________ 8

2.3 I motori a combustione interna _______________________________________________ 9

2.4 I cicli combinati ___________________________________________________________ 10

VANTAGGI E LIMITI DELLA COGENERAZIONE ___________________________ 12

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COSA VUOL DIRE COGENERAZIONE

1.1 Definizione di cogenerazione


Questa è la definizione che la normativa UNI dà della cogenerazione: “Si definisce
processo di cogenerazione l’insieme delle operazioni volte alla produzione combinata di
energia meccanica/elettrica e calore, entrambi considerati effetti utili, partendo da una
qualsivoglia sorgente di energia. Il processo deve realizzare un uso più razionale
dell’energia primaria rispetto a processi che producono separatamente le due forme di
energia. La produzione di energia meccanica/elettrica e calore deve avvenire in modo so-
stanzialmente interconnesso in cascata”.
Riassumendo possiamo individuare i seguenti punti caratteristici di un impianto di
cogenerazione (vedi Fig. 1.1):
1 l’impianto è costituito da una sezione meccanica e da una sezione termica;
2 tali sezioni devono essere sostanzialmente in cascata, cioè l’energia di scarto della
sezione meccanica deve servire come input energetico per la sezione termica;
3 il processo deve garantire un risparmio di energia primaria (cioè di combustibile) rispetto
ad una soluzione non cogenerativa.

1.2 Parametri caratteristici di un impianto di cogenerazione


E’ utile definire alcuni parametri che caratterizzino significativamente il ciclo
cogenerativo e che ne permettano il confronto con soluzioni impiantistiche diverse (per i
simboli si faccia riferimento alla Fig. 1.1):
- fattore di utilizzazione dell’energia

P+Q
=
PF1 + PF2

è il rendimento energetico dell’impianto. E’ forse il parametro più usato anche se non tiene
conto della differenza di “qualità” tra energia meccanica e calore;

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PF1

Qu

PF2

Qd

Fig. 1.1 Schema a blocchi di un impianto cogenerativo:


P= potenza elettrica generata dall’impianto;
Q= potenza termica generata dall’impianto;
PF1 = input energetico;
PF2 = eventuale input energetico di integrazione;
Qu = potenza fornita dalla parte di potenza a quella termica;
Qd = potenza termica ceduta all’ambiente.

- rendimento exergetico
T0
P+Q 1
T
ex =
PF1 + PF2

tiene conto della “qualità” dell’energia prodotta. Ha lo svantaggio di penalizzare troppo il


calore a bassa temperatura;
- indice elettrico, iE (o indice termico-elettrico, µ)

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P Q
iE = µ=
Q P

evidenzia il peso relativo dell’energia meccanica/elettrica nella produzione; indica quanta


energia meccanica/elettrica si ottiene per una data richiesta di calore.
- limite termico
P
LT =
P+Q

evidenzia il peso relativo dell’energia meccanica/elettrica nella produzione; indica quanta


energia meccanica/elettrica si ottiene per una data richiesta di calore.
- indice di risparmio energetico:

PF1 + PF2
iR = :
Q P
+
Q*
p P*

è il rapporto tra il consumo di energia primaria dell’impianto di cogenerazione e quello di un


impianto tradizionale di riferimento che produca separatamente la stessa energia mecca-
nica/elettrica e termica.
I rendimenti dell’impianto di riferimento dipendono dal tipo dal combustibile usato
nell’impianto cogenerativo e sono fissati dalla normativa.

LE TECNOLOGIE DELLA COGENERAZIONE

2.1 Le turbine a vapore


Gli impianti a vapore per la cogenerazione sono realizzati fondamentalmente secondo due
schemi base:
- impianti a contropressione: in tali impianti tutto il vapore dopo l’espansione fino ad
una data pressione in turbina è inviato all’utenza termica (vedi Fig. 2.1). Tale schema è
molto semplice e poco costoso (manca completamente la parte di bassa pressione
dell’impianto che è particolarmente cara), ma è anche poco flessibile essendo la produzione
termica e quella elettrica strettamente legate. Per questo motivo è particolarmente adatto per

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utenze, quali quelle industriali, che abbiano una richiesta termica costante nel tempo e di
lunga durata. Questi impianti raggiungono valori elevati del fattore di utilizzazione ( =
0.8÷0.9 e anche di più) grazie alle perdite ridottissime (praticamente solo quelle al camino
della caldaia); per contro il rendimento elettrico è basso ( el= 0.10÷0.20) sia perché manca
la parte di bassa pressione, sia perché vengono utilizzate apparecchiature poco sofisticate.
L’indice elettrico è circa 0.1÷0.3.
- impianti a derivazione e condensazione: in questo caso il vapore inviato all’utenza
termica è prelevato da uno spillamento della turbina a vapore (vedi Fig. 2.2). In questo caso
il rapporto tra energia meccanica/elettrica e termica prodotte non è costante per cui
l’impianto risulta più flessibile di quello a contropressione. Impianti di questo tipo sono
consigliabili in caso di richiesta termica molto variabile nel tempo (come ad esempio negli
impianti per il teleriscaldamento). L’utilizzo dell’energia è minore rispetto al caso
precedente ( = 0.6÷0.7) in quanto vi sono le perdite al condensatore; il rendimento elettrico
è invece maggiore ( el = 0.32÷0.38); l’indice elettrico è compreso tra 0.2 e 1.

Gli impianti a vapore sono in genere di grandi dimensioni e complessi, hanno un campo
di potenza di 1000÷100.000 kW e anche oltre, possono bruciare qualsiasi tipo di
combustibile, sono molto affidabili, il calore è fornito a temperatura costante. Poiché il
vapore per l’utenza è ottenuto a spese della produzione elettrica, tali impianti sono
vantaggiosi quando il calore è richiesto a temperature non molto elevate (circa fino ai
200°C).

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P
PF1
Q

Fig. 2.1 Impianto a vapore a contropressione (schema semplificato)

PF1 Q

Fig. 2.2 Impianto a vapore a derivazione e condensazione (schema semplificato)

2.2 Le turbine a gas


Negli impianti con turbine a gas si sfruttano, per ottenere calore, i gas di scarico della
turbina. In alcuni casi i fumi, ancora ricchi di ossigeno, sono utilizzati per successive
combustioni. Lo schema del ciclo è molto semplice (vedi Fig. 2.3) e per questo tali impianti
risultano meno ingombranti (elevata potenza specifica) e meno costosi (basso costo
specifico) rispetto a quelli a vapore. Le temperature del gas di scarico sono molto elevate

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(450-500°C) e perciò è conveniente che vi sia una richiesta di calore ad alta temperatura;
affinché poi vi sia un recupero completo del calore sensibile dei fumi è necessario che a tale
richiesta termica ne sia affiancata una a temperatura modesta. In genere le turbine a gas sono
molto affidabili, ma devono bruciare combustibile pregiato, hanno fattore di utilizzo =
0.7÷0.8 e un campo di applicazione tra 1 e 30-40 MW, ma, come vedremo, con l’avvento di
nuove tecnologie tale campo si sta allargando; l’indice elettrico è compreso tra 0.3 e 0.5.

PF1

Qd

Qu

Fig. 2.3 Impianto con turbina a gas (schema semplificato)

2.3 I motori a combustione interna


Il recupero del calore avviene sfruttando quell’energia termica che andrebbe dissipata nel
circuito di raffreddamento, in quello di lubrificazione e con i fumi; per i motori
sovralimentati si può recuperare calore anche raffreddando l’aria uscente dal compressore
(vedi Fig. 2.4). E’ chiara per tali impianti l’indipendenza della produzione elettrica dalla
richiesta termica (basta porre un circuito dissipativo del calore). I motori a combustione
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interna hanno un rendimento elettrico molto elevato ( el = 0. 40 ÷ 0. 46 , maggiore di quello

degli impianti dell’ENEL) che li rende competitivi anche a carico termico nullo (ad esempio
nel periodo estivo); sono caratterizzati anche da alti valori dell’indice elettrico
(i E = 0.8 ÷ 1. 25); per contro il calore è disponibile a bassa temperatura (T<100°C). Ge-
neralmente sono utilizzati motori Diesel sovralimentati con potenze di 50-60 kW; per i
gruppi elettrogeni sono usati motori a ciclo Otto di potenza anche inferiore. Tali motori
richiedono l’uso di combustibile pregiato.

2.4 I cicli combinati


In figura 2.5 è riportato un semplice schema di impianto combinato cogenerativo. In questo
caso il calore latente dei fumi di scarico della turbina a gas è utilizzato per produrre del
vapore che espande in turbina; da quest’ultima viene prelevato con uno spillamento il vapore
per l’utenza termica. Con gli impianti combinati si possono ottenere rendimenti elettrici
molto elevati ( el 0.50) e risulta molto buono anche il fattore di recupero dell’energia
soprattutto quando la richiesta termica è a temperatura medio-bassa; l’indice elettrico è
compreso tra 0.5 e 0.7. Lo sviluppo di tale tipo di impianto, finora poco utilizzato per la
cogenerazione, è strettamente legato all’evoluzione tecnologica delle turbine a gas.

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olio motore acqua motore aria sovral. fumi

60°C 90°C

Fig. 2.4 Motore a combustione interna: motore Diesel sovralimentato (schema semplificato).
PF1

P1

P
2

Fig. 2.5 Impianto combinato (schema semplificato).


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VANTAGGI E LIMITI DELLA COGENERAZIONE

Si è già visto come sia implicita nel concetto di cogenerazione l’idea di un risparmio
energetico in termini di energia primaria rispetto ad una soluzione tradizionale. E’ però
necessario che a tale risparmio si affianchi anche un guadagno in termini economici (anzi
quasi sempre è la redditività dell’impianto che interessa maggiormente il possibile utente).
E’ dunque molto importante in fase di progetto valutare la convenienza di una soluzione
cogenerativa e, in tal caso, esaminare attentamente tutte le possibili alternative
confrontandole sia in termini di rendimento (energetico ed exergetico) che in termini
economici (ad esempio con il metodo del VAN o del tasso interno di redditività).
Lo studio di fattibilità naturalmente deve essere fatto caso per caso, ma è possibile
indicare alcuni criteri generali di scelta: la soluzione cogenerativa è tanto più opportuna
quanto più
• le richieste di calore e di elettricità si manifestano in luoghi vicini;
• tali richieste si manifestano contemporaneamente;
• il rapporto tra le due domande è costante;
• la domanda di calore è a bassa temperatura.
Per la scelta del tipo di impianto ci si può aiutare tenendo conto dei campi di
funzionamento di ciascuno di essi e riportati nelle pagine precedenti.
Nell’analisi economica bisogna tenere conto degli investimenti supplementari, dei costi
della manutenzione e del personale specializzato; inoltre si devono considerare le tariffe di
acquisizione e di vendita dell’energia elettrica, il costo del combustibile, le eventuali
agevolazioni fiscali e i contributi statali.
Un’attenzione particolare e sempre maggiore va spesa per l’analisi della minimizzazione
dell’impatto ambientale. Certamente gli alti rendimenti degli impianti cogenerativi sono già
positivi da questo punto di vista, ma è necessario controllare anche le emissioni dei gas di
scarico, l’inquinamento termico dell’aria e delle acque, la rumorosità dell’impianto e il suo
impatto architettonico.

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Le turbine a gas e, ancor più, gli impianti combinati che bruciano metano, combustibile
“pulito”, sono ecologicamente vantaggiosi e lo saranno ancor più con lo sviluppo delle
nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni.

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