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Felici di crescere

avvertenza importante

Questo libro non è un trattato medico né vuole sostituirsi ad alcun tipo di terapia
me- dica, farmacologica o psicologica. È un inizio di percorso di autoanalisi e di
spiritualità.

© 2017 Edizioni L’Età dell’Acquario


Edizioni L’Età dell’Acquario è un marchio di Lindau s.r.l.

Lindau s.r.l.
corso Re Umberto 37, 10128 Torino

Prima edizione: marzo 2017


ISBN 978-88-6708-858-0
Luigi Miano

COACHING QUANTICO
DI RISVEGLIO
Come diventare il maestro di sé stesso
Introduzione

Durante l’estate del 2008 all’età di quasi 38 anni, mi sono


improvvisamente svegliato da un incubo, quello di vivere
in una galera costruita lentamente dalle mie emozioni e dai
miei pensieri. La sensazione è stata quella di una seconda ed
esplosiva nascita. Anzi potrei con sicurezza affermare di es-
sere nato per la prima volta, non ricordando affatto la mia
prima nascita. Rammento come se fosse oggi che il mondo
cominciò da subito ad apparirmi differente: i colori più vi-
vidi, i sapori più consistenti, gli incontri entusiasmanti. Fu
come passare da una fotografia in bianco e nero a una a
colori con effetti speciali. Tutto si rivelò sotto una luce
differente. Ricordo che le parole più ricorrenti nella mia
dialettica erano: amore e felicità. Cominciai a cercare quali
fossero i presuppo- sti teorici e pratici per essere felici e cosa
significasse realmen- te sentire l’amore per la vita e per il
mondo. Ero innamorato della vita e perso nel senso di unità.
Il mio impulso era di contagiare ingenuamente, chiunque
venisse in contatto con me. Scrivevo, tenevo conferenze e
corsi, rispondevo a tutti coloro che mi cercassero in modi
entusiastici. Come tutti gli innamoramenti non possono
durare per sempre, così fu per il mio. L’entusiasmo mi lasciò
e la felicità divenne effimera. Entrai in una dimensione
dell’essere intermedia, nella cosid-
COACHING QUANTICO DI RISVEGLIO
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detta terra di mezzo. Mi sentii perso in un senso profondo di


solitudine e senza alcun punto di riferimento. In quello spa-
zio vuoto dell’esistenza ebbe realmente inizio il mio
autentico percorso spirituale. Da quel momento compresi
che certi stati interiori stabili si conquistano attraverso delle
dure tappe di lavoro su sé stessi. Il «principio di risveglio» fu
soltanto la spinta inerziale necessaria per poter iniziare un
intenso per- corso spirituale. Mi scelsi come cavia da
esperimento. Lo stu- dio e l’applicazione pratica divennero i
miei due compagni di vita stabili. All’inizio per la sete di
controllo e del non sentir- mi abbastanza. Con il tempo l’ego
si sciolse nel potere dello spirito e l’intuizione prese il
sopravvento. Da allora ho avuto l’immenso privilegio di
poter lavorare «a specchio» con tan- ti esseri umani, per
poter affrontare e risolvere le mie ferite. Queste esperienze
hanno rappresentato l’enorme patrimonio spirituale da
tramandare con puro spirito di servizio.
In quest’opera ho voluto condensare un’intera vita di la-
voro interiore. Con grande umiltà e amorevolezza ho voluto
mettere a disposizione di chiunque sia pronto a recepirli
degli insegnamenti universali che ho ritenuto preziosissimi
per la mia vita e quella di molti altri.
Questo libro non l’ho cercato né voluto, mi ha semplice-
mente trovato. E quando mi ha chiamato ho ubbidito e
rispo- sto all’appello. Umilmente ho ripreso i miei vecchi
appun- ti, ho raccolto tantissimi libri e mi sono lasciato
sopraffare dall’intuizione. Ho allevato con profondo amore e
dedizione, giorno dopo giorno come se fosse un figlio,
Coaching quanti- co di risveglio. Questo libro non è mio, ma è
un dono che ho ricevuto e per cui nutro un’infinita
gratitudine. E con lo stes- so spirito lo dono a te lettore. Ti
invito a leggerlo con racco- glimento, attenzione e rapimento
interiore. E a svolgere con scrupolo e dedizione tutti gli
esercizi proposti. Sono certo che
INTRODUZIONE
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avrai dei risultati e acquisirai la padronanza interiore.


Questo è un intenso viaggio di risveglio del tuo potere
personale se- polto da millenni di bugie su chi tu sia
veramente.
Lasciati guidare dalla tua verità e dalla profonda voce
dell’anima. Ascolta il tuo cuore anche nelle circostanze più
avverse e non credere a ciò che ti viene raccontato. Ti auguro
con tutto me stesso che la tua vita possa essere un autentico
capolavoro come tu meriti.
Con il cuore,
l’autore
COACHING QUANTICO
DI RISVEGLIO
PARTE PRIMA

CONOSCI TE STESSO
 

Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è


illuminato.
Lao Tzu

Il potere di trasformazione non sta nella mente, ma


nel corpo e nel sentimento.
Purtroppo il nostro corpo e il nostro sentimento sono
cosiffatti che, quando stanno bene, non si preoccupano
di nulla. Essi vivono alla giornata, e hanno la
memoria corta. Solo la mente vive in vista del futuro.
Ogni parte ha i suoi meriti.
Il merito della mente è quello di prevedere. Ma solo le
altre due possono «fare».
Georges I. Gurdjieff

La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di co-


noscere sé stessi.
Hermann Hesse
La «questione» (problematica introduttiva)

Coach,
sto attraversando una fase in cui mi sento in confusione
totale. Non so più chi sono. Mi sembra di essere al punto
zero, appena nata e mi guardo intorno sgomenta. Cosa sta
succe- dendo? Sembra che tutto ciò che sono stata, i miei
legami, il mio lavoro, tutto stia perdendo senso
sgretolandosi. Non mi ritrovo più nel modo di essere della
mia vita «precedente». A volte emergono improvvisamente
ricordi dolorosi del pas- sato e sento la ferita così vitale. E
mentre accade tutto questo mi chiedo: chi sono? E questa
domanda rimbomba nella mia testa senza risposta. Più che
altro avverto un gran vuoto e una solitudine desolante.
Coach sono persa, credimi! E non so da dove incomincia-
re. Tu cosa mi consigli? Conosci delle tecniche?
Grazie.

Ciao,
la confusione è l’inizio della verità. La fase in cui ti trovi è
estre- mamente interessante e fertile.
Oggi, molti esseri umani si trovano ad attraversare dei ponti
che li possono traghettare da un’altra parte della loro esistenza. È
una fase in cui sembra che la terra che abbiamo sotto i piedi stia
crollan-
do, inghiottendoci. Ma prima di vivere dobbiamo morire nel nostro
guscio di ego e personalità. Quella struttura così pesante in cui ci
siamo tanto identificati, e abbiamo pensato di essere totalmente, di-
viene meno importante. Il guscio della personalità viene finalmente
vissuto come un involucro, perché abbiamo rotto i muri che ci
sepa- rano dall’essere.
I ricordi emergono e così le ferite, perché fanno parte integrante
della nostra struttura subconscia e prima ancora di essere guariti
vanno guardati. In questa fase di disponibilità interiore a far gal-
leggiare le nostre verità interiori è più facile riuscire a guardare ciò
che abbiamo sepolto per decenni. I ricordi divengono più leggeri.
Ci sembra così strano e fa un certo effetto, ma è un processo
naturale. È innaturale trattenere e negare.
Chi sono? È la domanda più potente che un essere umano
possa porsi. È l’inizio del percorso di consapevolezza. Può essere
l’inizio di un percorso di risveglio. È una domanda che scuote e
che richia- ma alla propria essenza. Chi sono? Chi sono?
Ripeterla all’infinito non fa che aiutarci a entrare nelle profondità
di noi stessi superando ciò che abbiamo sempre pensato di essere.
L’inizio della verità su noi stessi sta nell’andare oltre ciò che
abbiamo pensato di essere, ma che scopriamo di non essere. Non
c’è una tecnica, ma esiste un percorso in cui nulla viene lasciato al
caso. Un percorso di conoscenza inte- riore meticoloso, scientifico,
alchemico.
Non c’è una bacchetta magica, ma tanto lavoro su di sé attra-
verso l’auto-osservazione, il ricordo di sé e la presenza. È una forte
inversione di tendenza in cui impariamo a utilizzare un’energia a
cui non siamo mai stati abituati. Un percorso illuminante in cui
scuotiamo la nostra macchina biologica addormentata da sempre.
In ogni caso ora rimani nel tuo stato di stordimento e nella
con- fusione perché costituisce la tua vera bussola. Per ritrovarci
dob- biamo prima perderci. Dobbiamo infatti perdere i nostri punti
di riferimento abituali, prima interni e di riflesso esterni. Non
serve
LA «QUESTIONE» (PROBLEMATICA INTRODUTTIVA)
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agitarsi e cercare soluzioni rapide e indolori. La vera medicina è


l’accettazione incondizionata del nostro attuale stato. È una
grande opportunità che ci viene offerta. Ciò che preoccupa è
semmai l’im- mobilità interiore, lo spegnersi giorno per giorno.
Non di certo il fermento, il ribollire.
Inizia quindi da dove ti trovi in questo momento poiché è il pun-
to migliore dove potresti essere.
Con affetto,
il coach
A che punto sei?

«Conosci te stesso» è una sentenza religiosa greco-antica


iscritta nel tempio di Apollo a Delfi. Su cosa abbia voluto
signi- ficare, nonostante le molte interpretazioni, rimane un
mistero.
«Conosci te stesso» richiama qualcosa di così profondo e
primordiale (e vero), da scuotere l’intero nostro essere. Pro-
babilmente va oltre le mille maschere e facciate di maniera
che possiamo aver adottato nella nostra vita. Ci riporta a una
essenza che non sappiamo e non possiamo conoscere se
rima- niamo nel nostro vecchio approccio mentale, intrisi
dell’ener- gia della personalità, così limitato e limitante.
  dovrebbe essere affisso davanti a tutti gli
ingressi della nostra Italia: uffici, scuole, condomini, giardini.
Poiché prima di pensare a incontrare gli altri, a lavorare e
pen- sare di fare qualcosa, dobbiamo essere così radicati nel
nostro profondo. La nostra vita di tutti i giorni, in cui le cose
sembra- no accadere nonostante noi, è priva di conoscenza
interiore e consapevolezza. E tutto scivola via nella
inconsapevolezza. La vita si consuma come una paglia che
brucia. Pensiamo di aver vissuto, ma siamo stati vissuti. E
anche questa enorme oppor- tunità è ormai andata via.
Ricordo, parecchi anni fa, che quando leggevo i primi
libri di crescita personale venni a sapere di un particolare
esercizio
di auto-conoscenza. Esso consisteva nell’annerire un grande
cerchio diviso in spicchi. Ciascuno spicchio corrispondeva a
un’area della propria vita. Per esempio l’area finanziaria, la
salute, le relazioni e così altro ancora. Si trattava di dare una
sorta di voto da uno a cento per ciascuno spicchio. E così il
ri- sultato era quello di un cerchio non omogeneo. E la
domanda che veniva posta al termine dell’esercizio era:
andresti in giro con una ruota così? Il mio cerchio risultava
essere particolar- mente incompleto poiché la percezione
della mia vita in quel momento era di incompletezza,
frustrazione e forte insoddi- sfazione. Ricordo in particolare
lo spicchio dell’area lavoro e crescita personale, che erano a
livelli infimi. Ma il cerchio era frutto di una mia percezione
soggettiva e di una valutazione filtrata dalle emozioni, dalle
mie reazioni (nevrosi, frustrazio- ni) e credenze ecc.
La difficoltà di un lavoro come questo sta nel definire il
confine tra ciò che è vero e ciò che risulta esserlo soltanto per
me.
La domanda è: posso stabilire il punto della mia vita in
cui mi trovo? Esiste una metodologia pratica, ma anche
abba- stanza esatta, per poter definire oggi a che punto di
evoluzio- ne interiore io mi trovo?
Immaginiamo che l’evoluzione interiore – e per questa in-
tendo in particolare quella spirituale – sia come una scala
infi- nita. In questo momento sono in grado di vedere solo
qualche gradino sopra la mia testa e mi sembra che sia tutto
lì. Leggo qualche libro, scambio conversazioni con qualche
essere uma- no interessato e interessante o che chiede aiuto e
mi sento un illuminato. Successivamente mi confronto con
qualcuno che ne sa molto più di me e mi sento
improvvisamente degradato. Vado avanti, faccio dei salti di
coscienza e intravedo tantissi- mi gradini che non hanno mai
termine. A volte sono ricco di
coraggio e poi succede qualcosa che non accetto e mi sento
l’ultimo. In ogni caso è importante stabilire che non si tratta
di una classifica, di una gara a chi sta più avanti, a chi è più
illuminato. Esistono delle gerarchie, ma sono esclusivamente
spirituali e non competitive.
Qualche giorno fa guardavo una conferenza (dvd) in cui
Wayne Dyer e Eckart Tolle discutevano, con ironia, di una
classifica degli esseri umani spiritualmente più influenti
sul pianeta. In questa speciale classifica Tolle risulta primo e
Dyer terzo (purtroppo è scomparso di recente). Quest’ultimo
scherzava sul fatto che il suo ego si chiedesse come mai lui
non fosse primo. Eckart Tolle, dopo aver sorriso, seriamen-
te ammoniva di lasciare cadere queste questioni come patate
bollenti, poiché potrebbero minare seriamente il nostro per-
corso spirituale. Non è importante ciò che viene detto su di
noi, sia nel bene che nel male (questa distinzione è mentale).
Ciò che importa è il nostro autentico sentire. Se cercheremo
continuamente l’approvazione saremo deboli spiritualmente.
Poiché tutto sarà così effimero e transitorio. Afferrando il no-
stro essere conquisteremo la saldezza.
Quindi lasciamo da parte confronti, classifiche, primati
ecc. Non siamo qui per confrontarci, ma per evolvere. E cia-
scuno ha un suo personalissimo e unico cammino. E questa
unicità va rispettata, sia da parte di chi la vive sia da chi po-
trebbe essere nella posizione di giudicare.
Chiediamoci seriamente, guardandoci negli occhi (me-
taforicamente o guardandoci in uno specchio), a che punto
sentiamo di essere. Come ci sentiamo? Siamo in pace con noi
stessi oppure in continuo conflitto interiore? Ci sentiamo sta-
bili oppure in preda ad alti e bassi? Qual è la qualità del
nostro mondo interiore? Dobbiamo essere sinceri
nell’osservazione di noi stessi, nel valutare se stiamo
vivendo di reazioni e mec-
canismi, oppure centrati nel sé. Occorre umiltà e sincerità.
Una cosa che ho imparato sulla mia pelle è che risulta de-
terminante indirizzare nel miglior modo possibile la
giornata, dal punto di vista delle emanazioni energetiche
interiori. Mi spiego meglio: se inizio la giornata
maledicendola, imprecan- do, vivendo totalmente di ansia e
angoscia e aspettandomi il peggio che possa accadere, sto
indirizzando il corso degli eventi verso una direzione
infausta. Dobbiamo assumere su di noi la responsabilità
dell’andamento delle nostre singole giornate e poi della vita
intera. Gli accadimenti della mia esi- stenza non sono altro
che una proiezione di un mondo inte- riore di una certa
qualità.
Ora potremmo chiederci: come faccio ad accorgermi che
sto producendo una certa qualità di pensieri ed emozioni e
infine azioni?
Teniamo un diario (dell’alchimista), in cui ogni giorno
trac- ciare come ci siamo sentiti e le emozioni che abbiamo
provato. Se non siamo abituati a scrivere, all’inizio sarà più
complicato, ma con l’abitudine riusciremo a scioglierci.
Quindi vinciamo dolcemente le nostre resistenze. Possiamo
scegliere delle fasi intermedie della giornata in cui
raccoglierci e scrivere oppu- re direttamente al termine della
giornata. Questo esercizio è estremamente utile sotto diversi
punti di vista: in primo luo- go costringe a prestare maggiore
attenzione al proprio mondo interiore mentre esso si svolge
nel corso del quotidiano (cosa che normalmente non accade).
Inoltre permette di porsi in ter- za posizione percettiva nei
confronti della propria interiorità. Quindi da soggetto
coinvolto e identificato nei corpi (men- tale, emotivo e fisico),
divenire un osservatore cosciente, che può oggettivamente
analizzare lo stato di salute del proprio universo interiore. È
come proiettare su uno schermo il pro- prio andamento
interiore. È una sorta di lastra radiografica di
emozioni e pensieri. I risultati inizialmente saranno profon-
damente toccanti (lasceranno senza fiato o interdetti), ma co-
stituiranno la spinta a cambiare. Ci renderemo perfettamente
conto che la nostra vita è l’esito scientifico (la fisica
quantistica lo dimostra ampliamente) di un determinato
modo di pensa- re, di atteggiamenti interiori e associazioni
continue. Se pen- so male (ma in realtà il nostro pensare è
essere pensati), vivo male. Dobbiamo osservarci e meditare
durante il corso della giornata, mentre siamo impegnati. Non
possiamo continuare a pensare che il lavoro interiore sia uno
spicchio microscopico di una giornata, in cui ci separiamo
dal mondo e fissiamo una candela. La meditazione, o
osservazione, consapevole avviene attraversando le giornate
ordinarie, che sono quelle che mag- giormente creano attriti e
fastidi. Sono i fastidi della vita ne- vrotica e convulsa (e
sempre più accelerata) che ci danno delle enormi occasioni
di lavoro su di noi. In altre epoche, penso per esempio alle
scuole di Gurdjieff, bisognava procurare gli attri- ti
artificialmente poiché la vita quotidiana non offriva molti
spunti. Egli proponeva durissimi esercizi che andassero ver-
so la direzione opposta a quella delle abitudine radicate. Era
un’altra epoca, che poteva in qualche modo giustificare uno
stile di vita, presso il priorato di Avon, al limite del sadismo.
Oggi invece tutto è attrito (dal momento in cui ci svegliamo)
e le sollecitazioni che sopportiamo sono pesantissime. È un
la- voro da guerrieri spirituali e non da puri contemplativi.
Oggi serve questa energia dotata di Vril (forza vitale) per
affronta- re il percorso di risveglio. Occorre coltivare lo
spirito, quanto l’azione pratica nella materia. Non è un
periodo fertile per la contemplazione pura. Un percorso da
monaci Shaolin!
Sono convinto, avendo avuto tantissimi riscontri, che que-
sto primo passo di auto-conoscenza (possiamo chiamarlo il
«diario dell’alchimista») possa aiutare a comprendere a che
punto ci troviamo. La comprensione dovrà però essere totale,
ossia dotata di sensazioni, e non soltanto mentale. Dobbiamo
cominciare a «sentire» di vivere vari gradini di evoluzione
spi- rituale. È importante cominciare a raccogliere segnali del
fatto che stiamo salendo (e di conseguenza ci stiamo
modificando anche geneticamente). I segnali possono essere
molteplici.
Consideriamo che un essere umano inconsapevole vive
nel caos (mentale e emotivo) e disperde moltissime ener-
gie. Di riflesso ha livelli di stress molto elevati ed è in preda
all’ansia e a mille paure. La sua autostima è molto bassa e
non ritiene di poter avere in mano la guida della sua vita.
Tutto sembra essere affidato al caso. Questa situazione
gene- ra un’infelicità che è una conseguenza naturale di
questo sta- to di cose. Anche lo stress è frutto di
quest’ordine di cose, di non riuscire a sentire il comando
della propria interiorità. Se progrediamo e se il nostro
lavoro interiore è corretto, inizial- mente abbiamo una
ribellione dei corpi della personalità e quindi possiamo
sentire forti affaticamenti, mal di testa, sen- si di nausea ecc.
È assolutamente normale perché ci stiamo costringendo a
fare un qualcosa che non è mai stato abitua- le per noi.
Successivamente a questa instabilità subentra un senso di
pace e di centratura emozionale e intellettuale molto
maggiore rispetto al passato. Ci stiamo ricongiungendo con
il nostro centro, con l’essere. Stiamo giungendo alla sorgente
di noi stessi.
Devo aggiungere che quando siamo pronti, se veramente
lo vogliamo, ad aiutare altri esseri umani a salire con puro
spirito di servizio, questo potrà accelerare profondamente la
nostra evoluzione. Ogni volta che un essere umano ci incon-
tra con una questione da risolvere, noi incontriamo quella
parte di noi che ha bisogno e soffre. E scioglierla nell’altro si-
gnifica scioglierla in noi. Una ferita che ci viene offerta da un
essere umano è il dono che l’universo pone davanti ai nostri
occhi. Questo è un enorme privilegio.
Ma in linea di massima tutte le nostre ferite originarie
sono un immenso dono per aiutarci a sviluppare talenti e
ca- pacità. La vita è un mosaico di cui non abbiamo alcuna
con- sapevolezza, sino a quando non iniziamo a risvegliarci
e al- lora tante cose divengono improvvisamente chiare. E
allora quello che abbiamo condannato diviene una
benedizione. I nostri genitori da aguzzini vengono vissuti
come benefattori. E il mosaico appare perfetto. In questa
fase di enorme tran- sizione è come se vivessimo in una
tromba d’aria energetica, che può agevolarci tantissimo nel
nostro compito di ascesa spirituale, come può gettarci nello
sprofondo del nostro sen- so di impotenza e depressione.
Da un giorno all’altro, o ad- dirittura di ora in ora.
Dobbiamo sviluppare attenzione ed essere consapevoli dei
nostri passaggi interiori, evitando di farci sballottare
emotivamente dagli eventi esterni. Poiché altrimenti
saremo sempre sulla giostra, che un giorno ci farà salire in
cima e il giorno dopo ci farà scendere negli inferi. Le
emozioni non sono giuste o ingiuste. Divengono veleno nel
momento in cui non si riconoscono e si reprimono. Esse
costituiscono una parte dinamica del mondo interiore, ma
bisogna permetterle di muoversi. Come ricorda Osho (in Il
gioco delle emozioni, Mondadori, Milano 2015), se
osserviamo le emozioni attraverso il testimone possiamo
comprendere ciò che ci fa bene e ciò che può essere il
veleno. Se qualcosa di- viene più profondo attraverso la
consapevolezza può essere positivo e costituire una virtù,
altrimenti si dissolve Proba- bilmente si tratta di sviluppare
l’attitudine a cavalcare l’onda energetica (di questa fase),
che è decisamente propizia, sia per le realizzazioni interiori
che esteriori. Abbiamo un’op- portunità unica!
Ritornando al «conosci te stesso», a mio parere oggi si fa
di tutto per sfuggirsi. Si cercano stordimenti, piaceri effime-
ri, tecniche brevi, ipnosi o autoipnosi. Insomma ogni via che
eviti di farci realmente entrare in contatto con il profondo.
Mettiamo la polvere sotto al tappeto sperando di non tro-
varcela ancora in casa. Ma la polvere esce, basta aprire una
finestra e la polvere la ritroviamo in tutta la casa. Si pensa
che cambiando ambiente, cambiando moglie, casa, lavoro, le
cose andranno meglio. Stiamo solo creando una via di fuga
che ci fornisce ossigeno per brevissimi periodi, ma portiamo
con noi la nostra corazza carica di problemi e di questioni ir-
risolte. In questi casi la via di fuga è alimentata dall’enorme
corpo di dolore che è al nostro interno. Questa massa di ri-
cordi dolorosi e ferite sanguinanti si alimenta continuamen-
te di pensieri assonanti. Si può vivere con questa energia 24
ore su 24, senza scampo. Si può giungere alla follia. Questa
voce nella testa sembra non lasciarci tregua e allora ci diamo
alla fuga pensando di scamparla. E invece la voce ci segue,
il dolore non ci molla. Eppure il corpo di dolore può essere
gestito e trasformato (ne scrivo nel paragrafo «Il tuo corpo
di dolore»). La fuga è assenza. La presenza è stare qui e ora,
pen- sando che questo momento che ci è donato sia tutto ciò
che abbiamo e possiamo viverlo totalmente. La fuga è
transitare continuamente dal passato al futuro con la mente
(e quindi è assenza). La presenza è l’assoluto del qui e ora.
La fuga è un palliativo, la presenza è la soluzione. Ecco
profilarsi meglio il senso, a mio parere, di quel «conosci te
stesso». Nello spazio del qui e ora e nell’affrontare il
momento si aprono fronti di conoscenza assoluti.
«Conosci te stesso» non può non essere nella presenza. E
probabilmente soltanto nella presenza possiamo rispondere
alla domanda: a che punto sono?
Il «conosci te stesso» richiede essenzialità. Oggi ci viene
richiesto di fare spazio. La nostra personalità è stata forgiata
dall’idea consumistica della quantità e quindi sovraccaricata
di superfluo. Per poter accedere allo spazio del sé ci è richie-
sto di alleggerire il carico mentale, la pesantezza di ciò che è
inutile. Così come nelle nostre case siamo sommersi dell’e-
normità del troppo, così lo siamo a livello mentale. Così
come produciamo tonnellate di spazzatura che riversiamo
per le strade, così siamo i più grandi produttori di
immondizia mentale, che inquina i campi astrali e viaggia a
livelli sottili. Noi siamo responsabili di questo disastro
ambientale. Non possiamo volare con un carico così pesante.
Mentre entriamo nell’essenziale come modello della nostra
esistenza, riuscia- mo a venire a contatto con l’essenza di noi
stessi. Liberandoci ci troviamo. E in questo spazio possiamo
comprendere dove ci troviamo. Più reagiamo alla
disperazione accumulando e maggiormente ci allontaniamo
dal centro. Ci trasformiamo sempre di più in un enorme
centro commerciale in cui tut- to sembra indispensabile, ma
nulla lo è. Andiamo a pescare dentro di noi ciò che è inutile
e ci dimentichiamo di portare con noi quello che realmente
ci serve (come avviene molte volte al supermercato). Lo
spazio è presenza e nello spazio c’è libertà. L’essenza è
libertà. Proviamo a immaginarci liberi da tutto quello che ci
fa sentire appesantiti in questo momento della nostra
esistenza. In primo luogo materialmente. I vostri lavori, ciò
che possedete, i legami. Cos’è esattamente che vi
appesantisce? Cosa non vi permette di avere aria
psicologica? Cosa volete lasciare andare?
Il nostro centro commerciale interiore non ci permette di
respirare. Non c’è ossigeno. Immaginiamo che questo centro
commerciale si trasformi in una sterminata campagna verde.
Campi sterminati e solo alberi. L’orizzonte è libero da tutti i

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