Per i catechisti
Facciamo ancora un passo nella lettura di Luca 5,1-11, icona del nostro cammino diocesano verso la celebrazione
del Sinodo. Il Signore dopo esser salito sulla barca dei suoi discepoli l’invita a prendere il largo, a gettare di nuovo
le reti nonostante la pesca della notte precedente sia andata male.
Davanti a questo fallimento Pietro e i suoi compagni sono invitati a compiere un cammino di cui il proseguo di
questo racconto offre importanti passaggi che possono ispirare il nostro percorso quaresimale.
L’esperienza del fallimento, come esperienza di vita paragonabile a tutto ciò che ci frustra e che rappresenta il
nostro contatto diretto con i nostri limiti, le nostre fragilità. Pietro li mette davanti a Gesù senza vergognarsene e
soprattutto con la libertà di mostrarsi quello che è: egli giudica la vita a partire dal suo fallimento, ma l’invito di
Gesù lo apre alla speranza. Così è descritto l’inizio di un cammino di conversione: partire dalla consapevolezza
della propria fragilità e, accogliendo la proposta del Signore, trovare la forza e la fiducia nella sua Parola per
tornare al largo nella vita.
Pietro, costatando l’abbondanza della pesca, torna in sé stesso e rivede la sua vita alla luce dell’amore
misericordioso e onnipotente di Dio riconosce il proprio peccato: allontanati da me che sono un peccatore! Che
peccato aveva fatto Pietro per dire che aveva peccato? Ognuno di noi può dare una risposta. Forse la sua pesca è
iniziata per una semplice scommessa e senza troppa fiducia in chi lo aveva invitato a prendere il largo, o forse si
era accorto di aver più fiducia nelle proprie vedute che in quella Parola nuova che Gesù gli aveva rivolto.
A partire dalla consapevolezza della propria povertà inizia la sua nuova missione come esperienza ed espressione
della sequela del Signore: tirate le barche a terra lo seguirono.
Come possiamo trasmettere ai ragazzi l’esperienza di Pietro? È possibile vederci nella verità, riconoscere quello
che siamo senza scoraggiarsi, saper vivere le nostre aspettative cercando di non essere supereroi? È possibile
avere un atteggiamento positivo davanti al futuro che ci aspetta? Come possiamo imitare Pietro quando ci
scoraggiano e viviamo le frustrazioni della vita (soprattutto in questo tempo di pandemia)? Quanto è stato
importante per Pietro sentirsi amato non per quello che era riuscito a fare e a pescare, ma nella gratuità dell’amore
di Dio? Amore trasmesso da Gesù che è presente nel momento giusto. Proviamo a comunicare ai ragazzi la gioia
di scoprirsi amati dal Signore nonostante tutto. Come comunicare loro che la consapevolezza dei propri limiti e
la bellezza di un cammino che non prescinde da essi è la chiave della propria felicità? Quali sono i ragazzi
“incagliati” nei propri limiti? Riesci a parlare con loro? Sono isolati, coinvolti, accolti? Come dare fiducia a coloro
che mostrano resistenza nel cammino? Che esperienza personale hai del perdono ricevuto? Sapresti comunicarla
ai ragazzi?
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RICHIAMO QUANTO GIÀ PRECISATO NELL’ALTRO SUSSIDIO che ogni scheda che seguirà e ci
accompagnerà nel tempo di quaresima è intitolata con una domanda.
Considerate due aspetti metodologici: non dobbiamo aver paura di interrogare la Parola, rivolgiamoci a lei come
parola viva; inoltre educhiamo i ragazzi al dialogo interiore: possiamo chiedere a Gesù tutto quello che
desideriamo; il dialogo di preghiera che viene suggerito aiuterà a scoprire questo atteggiamento interiore:
dialogare con Gesù quando ci parla.
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FOCUS SUL MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Per i catechisti
Con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua, ed è giorno di
digiuno e astinenza dalle carni, astensione che la Chiesa richiede per tutti i venerdì dell’anno ma che
negli ultimi decenni è stato ridotta ai soli venerdì di Quaresima. L’altro giorno di digiuno e astinenza è
previsto il Venerdì Santo.
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei
e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale,
cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore
della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in
polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva le
ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente – ai
fedeli. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione:
«Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15) che esprime, oltre a quello penitenziale, l’aspetto
positivo della Quaresima che è tempo di conversione, preghiera assidua e ritorno a Dio.
La celebrazione delle Ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva
infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati
la mattina del Giovedì Santo. Dal punto di vista liturgico, le ceneri possono essere imposte in tutte le
celebrazioni eucaristiche del mercoledì ma, avvertono i liturgisti, è opportuno indicare una
celebrazione comunitaria "privilegiata" nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione
ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.
Il digiuno è importante per tutte le religioni: i musulmani celebrano il mese di Ramadan, gli ebrei il
kippur e i cristiani la Quaresima.
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Qual è il significato biblico del segno delle ceneri?
1. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice:
"Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe
riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi
ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere
riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir
17,27).
2. Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di
compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della
conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive
credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la
notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere
sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio
intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si
prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti
al Signore" (Gdt 4,11). (dossier di Famiglia Cristiana)
A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo.
Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Pentimento e
servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole.
Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai
pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un
“linguaggio a lunga conservazione”.
È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo
con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che
conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. (…) Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane
impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino
seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro
peccato.
Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino. È la predica più antica che
ognuno di noi ricordi. Da bambini, l’abbiamo “udita con gli occhi”, pieni di stupore, dopo aver sgomitato
tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica,
quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di
tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi
scontati: l’offertorio di un piede, il lavarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un
bacio. Una predica strana.
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Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo
che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio
provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei
paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua.
La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnere
l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare sui piedi degli altri. Pentimento e servizio.
Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti
primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole
afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.
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un gesto d’amore una preghiera un gesto di condivisione
1- Colora ogni giorno con il colore viola chiaro le caselle giorno per giorno
2- Aggiungi i simboli qui sopra disegnati ogni volta che fai una preghiera, un gesto d’amore o
un gesto di condivisione
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1.GESÙ PERCHÉ SEI ANDATO NEL DESERTO DOPO IL TUO BATTESIMO?
E COME HAI FATTO A SUPERARE LE TENTAZIONI?
I domenica di quaresima anno c
Inizia con il segno della croce e con una preghiera o meglio un canto
Per i catechisti
La prima domenica di quaresima ci propone il racconto delle tentazioni; il brano è tratto dal vangelo di Luca e in
molte sue parti si può riconoscere la sua impronta. La prima sottolineatura che Luca ci offre è che Gesù va nel
deserto pieno di Spirito Santo, Mc dice spinto dallo Spirito. Sono due sfumature diverse che appartengono allo
stesso messaggio: Gesù va nel deserto per rispondere ad un’intuizione, a una spinta interiore. Lc però sottolinea
ancora di più che è la pienezza dello Spirito a metterlo in moto in questa direzione, non come un’urgenza interiore
(Mc), ma come una naturale conseguenza del battesimo di Giovanni, nel quale lo Spirito si era manifestato,
posandosi stabilmente su lui. Luca non intende con la scena del battesimo che lo Spirito è presente in Gesù da
quel momento in poi. Sappiamo bene infatti che lui fu concepito dallo Spirito Santo nel seno di Maria sua madre
e quindi Gesù è pieno di Spirito fin dal suo primo concepimento a conferma del fatto dell’Incarnazione. Si deve
tenere presente che il battesimo di Gesù è raccontato da Lc (ma anche dagli altri evangelisti) come una
manifestazione di Dio; si manifesta lo Spirito e la voce dal cielo che dice chiaramente a Gesù: Tu sei mio figlio…
Per questo dobbiamo leggere le tentazioni in perfetta continuità con il battesimo: proprio quello Spirito che si è
manifestato come presente e in discesa (dimensione trascendente) su Gesù, in quanto uomo continua ad agire in
lui anche nel deserto. In altri termini per Luca dobbiamo guardare il deserto come un ulteriore manifestazione di
Gesù. Lo seguiamo con curiosità per vedere cosa ci farà conoscere di lui e come farà da capofila nel cammino che
anche noi stiamo per iniziare con il deserto della quaresima. Ebbene se nel battesimo Gesù in quanto uomo prende
coscienza della sua divinità, nel deserto prende coscienza della sua umanità, la sperimenta fino in fondo e si pone
il problema di come mettere insieme queste due dimensioni, essere Dio essere uomo. Il suo problema è il nostro:
come mettere insieme lo Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo e la nostra vita quotidiana, nella quale
bisogni e istinti non sono necessariamente peccaminosi, eppure talvolta ci inducono a fare scelte immediate che
assolutizzano il nostro io? Nel deserto conosce la sua umanità, l’istinto della fame, del potere e
dell’autoreferenzialità, sentirsi Dio. Voi giustamente direte: ma lui era Dio. Sì era Dio, ma questa sua dimensione
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non fu mai utilizzata in modo funzionale a sé stesso. Non si è mai servito di questo e né ha dato prova sulla Croce
quando non ha chiamato schiere di angeli a salvarlo. In quanto uomo ha accettato tutta la sua umanità fino in
fondo, senza asservire l’esser Dio ad un atto egoistico di autoconservazione. Il racconto si conclude con una
annotazione particolare: il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Lc ci dirà poi che il momento fissato
della prova-tentazione più alta fu il momento della Croce (Lc 22,35-37), quando Gesù con un grande atto di
pazienza sopportò tutto il dolore e le ingiustizie del mondo. C’è qualcosa di importante in questo racconto che
non va trascurato: Gesù vince la tentazione attraverso l’ascolto della Parola e soprattutto la sua capacità di farla
vivere nella sua vita. Il suo modo di citare la Parola è indice di una grande familiarità con essa e soprattutto della
sua capacità interpretativa e di attualizzazione. Gesù è ancorato nell’ascolto che ricorda da dove viene e dove va.
Dovremo chiederci se noi diamo fiducia allo Spirito, che agisce attraverso l’ascolto della Parola e che è riversato
nel nostro cuore al momento del battesimo; oppure se viviamo dialogando con le nostre fragilità umane mettendole
al posto di Dio e rendendoci per scelta schiavi di loro, con una parvenza di falsa libertà.
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi.
Come possiamo comunicare ai ragazzi che Dio ci conosce fino in fondo e Gesù stesso ha voluto “attraversare”
tutta la nostra umanità senza perdere neanche una briciola delle nostre fragilità, scoraggiamenti e solitudini?
Facciamo lavorare i ragazzi sul tema della tentazione senza enfatizzare il riferimento alla figura del diavolo,
perché questo tema ci chiede una preparazione teologica notevole è meglio non avventurarci su questo tema. No
incutiamo ai ragazzi paura della vita o di mostri immaginari, rassicuriamoli senza perdere però il realismo della
nostra fragilità, di come sia facile passare dal bene al male in un batter d’occhio. Potremo far raccontare loro cosa
significa la parola “tentazione”, o “prova”, se pensano di aver mai sperimentato il dubbio di una cosa buona entrata
in conflitto con una non buona ma più piacevole: Come ha fatto Gesù a scegliere il bene? Cosa significa “sta
scritto?”; noi che rapporto abbiamo con la Parola di Dio? siamo affascinati dalla vita di Gesù? Siamo attratti da
lui o preferiamo altri esempi di vita?
Come comunicare ai ragazzi la fiducia in Gesù che ha vinto ogni nostra incertezza e ci ispira nel fare il bene con
il suo esempio e con il suo amore ci insegna ad alzarci ogni volta che cadiamo?
OBIETTIVO: comunica la fiducia in Gesù che ha vinto per tutti noi il male e ci insegna come
essere forti davanti ad esso
DIALOGO DI PREGHIERA:
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Attività in presenza e a distanza:
- per valorizzare il tempo di quaresima notando i cambiamenti della vita, il mutare dei nostri pensieri e dei
nostri sentimenti. Scrivere su due colonne ciò che per i ragazzi sono atteggiamenti ispirati al vangelo e
quali dimentichi del vangelo.
- Individuare atteggiamenti sbagliati e trovare delle risposte nella Parola di Dio per cambiare rotta e
scriverli su un cartellone e poi rileggere tutto
Per chi si prepara alla Cresima: obiettivo comunicare ai ragazzi quale tipo quaresima sono chiamati a vivere
quest’anno: il dono dello Spirito scaturisce dalla Pasqua!!! Lo Spirito che riceveranno è lo Spirito di Gesù, che
egli consegna al Padre nel momento in cui dona la vita: reclinato il capo (sull’umanità) rese lo Spirito. Come lo
accoglieremo questo dono? Quali sono le cose che te lo fanno sentire lontano o che senti ti impediscono di amare
e di incontrare gli altri nell’amicizia vera? In cosa la pandemia ti ha frenato nel tuo cammino di gruppo? Fare
esperienza dei tre istinti: Quello di avere subito quello che si vuole (famelicità), Quello di essere prepotenti con
gli altri, quello di essere spettacolari per attirare l’attenzione. Che ne pensano i ragazzi di questi aspetti un po’
istintivi che si provano nel tempo della preadolescenza?
Scrivere le tentazioni da loro sperimentate in modo anonimo e metterle in un paniere o in una scatola;
pescarle a sorte e provare a trovare delle risposte nella Parola di Dio e nella parola degli amici, poi
bruciarle mentre si invoca con un canto lo Spirito Santo.
Cos’è la Quaresima come tempo liturgico? Cerchiamola di vivere come un tempo di speranza, in cui
recuperare quanto è andato perduto in noi con il tempo: cosa mi appesantisce e mi rende diffidente nei
confronti della fede o dell’amore secondo il vangelo? Quali sono le tentazioni di oggi, a cui questo tempo
ci sottopone?
Riscoprire la preghiera di richiesta di perdono come forma di riconciliazione profonda: Dio ama le sue
creature e le chiama a compiere un cammino che permetta di recuperare la propria umanità. Il Vangelo,
il cammino dei nostri ragazzi è uno spunto per ritornare alla fede e riscoprirla?
Alla sera trovare il tempo per una preghiera dicendo insieme un Padre nostro per benedire la mensa.
Materiale:
Vangelo
un paio di forbici di media misura
forbicine
1 pennarello indelebile
una sagoma abbastanza grande a forma di cuore
cartoncini colorati (rosso, azzurro, grigio)
carta o sacchetto regalo dorato
ferma campioni
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2- preparate prima dell’incontro il cuore “multi strato” fotocopiando o disegnando sul cartoncino grigio uno
sfondo tipo pietra e in quello azzurro tipo ghiaccio (qui allegati in miniatura per darvi un idea), un cuore
rosso e due cuori d’oro, tutti devono essere della stessa misura.
3- sovrapporre al primo cuore dorato il cuore rosso, poi il cuore di “ghiaccio” e il cuore di “pietra. Quando
li avrete ben sovrapposti cercando di farli combaciare teneteli uniti nella parte alta e con un paio di
forbicine praticate un piccolo foro dove inserirete il ferma campioni.
4- Con il Cuore che abbiamo preparato sistemato in mezzo al tavolo ascoltiamo il brano delle tentazioni Lc
4,1-11, e sostiamo ad ogni singola tentazione invitando i ragazzi a condividere quali tentazioni avvertono
nella loro vita (fama, moda, soldi, possedere, divertimento, potere…) ogni cuore rappresenta una
categoria di tentazioni: l’ “oro” tutto ciò che riguarda l’apparenza, il desiderio di essere notati, di diventare
“famosi…), la “pietra” rappresenta l’ambito del potere, della forza…, il “ghiaccio” rappresenta il bastare
a se stessi, l’egoismo…
5- Dopo la condivisione per ogni singola tentazione invitiamo i ragazzi a compiere un gesto: come Gesù ha
risposto con la Parola alle tentazioni così anche noi compiremo il gesto di voler combattere le nostre
tentazioni facendoci aiutare dalla Parola. Facendo passare di mano in mano le forbici con la scritta “Parola
di Dio” faremo tagliare un pezzetto di cuore ad ogni ragazzo e catechista, come espressione della nostra
volontà a volerci impegnare in questo tempo di Quaresima a porre attenzione a ciò che desideriamo e
viviamo, per demolire le durezze che si sedimentano in noi. Dopo la prima tentazione taglieremo quello
d’oro, poi quello di pietra e poi quello di ghiaccio. Rimarrà quello rosso sul quale invitiamo i ragazzi a
scrivere il loro nome come impegno a scegliere ciò che rende il nostro cuore caldo e accogliente.
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2. SIGNORE COME MAI PRIMA DI MORIRE PER NOI HAI VOLUTO
FARTI CONOSCERE PIÙ INTIMAMENTE (TRASFIGURARTI)
DAVANTI ALCUNI TUOI AMICI?
II domenica di quaresima anno C
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Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro,
Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il
suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè
ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per
compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi
dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due
uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui,
Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre
capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva
quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì
con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube
uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò
Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Per i catechisti
Il secondo incontro di questo itinerario quaresimale ci propone la scena della Trasfigurazione secondo il racconto
di Luca. Una domanda intitola questa scheda: perché il Signore prima della sua passione porta tre dei suoi
discepoli, quelli più intimi a lui, sul monte e si trasfigura davanti ad essi? Una risposta probabile è che Gesù
volesse anticipare ai suoi amici la visione della gloria, prima del tempo di prova che avrebbero attraversato tra
non molto. Non dobbiamo distorcere il senso di questa esperienza e pensare fanciullescamente alla
Trasfigurazione come una specie di trasformazione del supereroe. Non è così. La Trasfigurazione è come la
possibilità che il Signore Gesù ci offre di poterlo vedere nella sua realtà più profonda. Il volto che cambia aspetto,
la veste che diviene candida non dobbiamo considerarla come una sorta di effetti speciali di cui Gesù è capace
perché è Dio, ma piuttosto dobbiamo pensare che l’esperienza fatta da Pietro Giacomo e Giovanni è tale da trovare
solo queste parole per descriverla. Ci sono quindi alcuni aspetti da considerare: prima di tutto sappiamo che Gesù
si trasfigura in un contesto narrativo in cui si intensifica il riferimento alla sua passione, morte e resurrezione. La
fase di vita di Gesù è quindi una fase matura, nella quale mostra tutta la consapevolezza della sua identità; non si
deve dimenticare infatti che da poco ha posto la domanda: Chi dice la gente che io sia? Ed ha accettato con plauso
la risposta di Pietro: Tu sei il Cristo. Cosa significa questo? E che valore ha non dirlo da sé stesso ma farselo dire
da Pietro? Il riconoscimento della sua identità ha il valore non solo di una conferma, ma di una condivisione. La
consapevolezza di Gesù è confermata da coloro che vivono con lui; a questo punto tutto è pronto per iniziare un
dialogo più profondo con il Padre e con i suoi (con il Padre era già iniziato). Inizia così il cammino spedito verso
la realizzazione del progetto messianico di Dio, di cui il servo di IHWH è un’icona potente; ingiustamente vessato
e portato al supplizio come un agnello, lui continua ad amare il suo popolo. Questa prospettiva così lontana da noi
e difficile da vivere, trova nell’episodio della trasfigurazione indicazioni così importanti per comprendere dove si
radica la resistenza di Gesù, che ci fa capire che è la sua vita interiore il fondamento di tutto il suo amore. In altri
termini il Signore che si trasfigura non è altro che quel Gesù che porta la sua umanità al livello divino attraverso
l’amore. Dio crea, Gesù-Dio rigenera dalla morte alla vita. Cosa compare della sua umanità in questo racconto
che troppo spesso ci colpisce per i suoi effetti speciali? l’amicizia prima di tutto. Non trascuriamo il fatto che tre
sono gli amici di Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni che salgono sul Tabor e tre sono Gesù Mosè e Elia, che si
intrattengono in dialogo. Questo numero speculare fa comprendere l’armonia numerica della relazione, per cui i
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discepoli corrispondono agli altri tre, nessuno prevarica e ciascuno vive la sua condizione, in questa comunità
eccezionale. Il primo punto della vita interiore è l’amicizia: non si può fare un cammino così forte di dono se alle
spalle non ci sono degli amici nell’orizzonte terreno, ma anche in quello alto dello Spirito perché gli amici terreni
non sono Dio e non è detto che possano resistere fino in fondo tenendo il passo di colui che è chiamato da Dio (si
addormentano!, ma ci sono!). In secondo luogo la preghiera, contesto di trasformazione nel senso che è lì che
Gesù riesce a raggiungere il livello più profondo della sua persona, della sua chiamata, del suo mistero.
“Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. Luce, candore sono
parole che cercano di rendere l’idea e sappiamo anche noi che quando una persona è nella gioia, il suo volto irradia
gioia. Il terzo punto è il progetto condiviso con gli amici, il contenuto dell’amicizia che non è certo un passatempo,
o la piacevole chiacchierata, ma è la condivisione di un progetto assai tosto: 30Ed ecco, due uomini conversavano
con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a
Gerusalemme. Mosè la legge e la Scrittura, Elia la profezia, i capisaldi della storia antica della salvezza; essi
corrispondono quindi alle Scritture della Torah e dei profeti. Non si deve dimenticare che Gesù era abituato ad
alimentare la sua vita interiore e anche la sua resistenza nella prova attraverso l’ascolto e il dialogo vita-Parola
(vedi tentazioni); è il dialogo con loro, il cui linguaggio è umano, che aiutano Gesù a interpretare gli eventi, il suo
cammino a Gerusalemme. Eventi che solo compresi divengono cammino sicuro e motivato. I discepoli dormono.
Dobbiamo fare attenzione a non banalizzare la reazione umana davanti alle cose che sembrano più alte di noi.
Spesso pensiamo che il sonno dei discepoli sia solo una fragilità… e lo è, ma il vangelo ce la presenta non come
una cosa da combattere, ma come una cosa da vivere. È bene dormire, se non ce la facciamo, attraversare quel
sonno è ciò che ci permette poi di svegliarsi consapevoli di noi stessi e anche di quello che vediamo subito dopo.
Gesù, bello, con i suoi occhi luminosi, dialoga non più con due uomini qualunque ma con Mosè ed Elia: anche i
discepoli ora li riconoscono e vorrebbero fermare il tempo, con la costruzione di tende. Non si tratta di una risposta
sbagliata, ma parziale. Da sempre Israele nomadico, costruiva tende e nella fase del cammino (Gesù parla di esodo
verso Gerusalemme) portava con sé l’arca dell’alleanza, sotto la tenda. L’idea sebbene fosse in tema non è del
tutto centrata, perché distorce il senso di questa manifestazione profonda essa è luce sull’esodo da fare e non
invito ad essere stanziale; dentro la luce di Gesù c’è un dialogo, una spinta verso la relazione e non lo scopo di un
intrattenimento. Dobbiamo notare il modo con cui Luca sterza la visione sulla richiesta di Pietro: Mosè ed Elia si
allontano da Gesù, finisce questo intimo colloquio di Gesù con la scrittura e Pietro a nome di tutti, di nuovo,
mostra la sua fragilità: loro si separano, Pietro vuole rimanere. Loro hanno condiviso un dialogo che spinge a
proseguire l’esodo, loro si vogliono fermare. Si distingue da un ascolto profondo della vita condivisa nell’ambito
di un’amicizia progettuale e quello che anima l’ascolto di un’amicizia che chiude su sé stessi: Pietro e gli altri non
possono che provare paura. La nube, segno della presenza di Dio nelle teofanie (manifestazioni del divino)
antiche, lascia affiorare un’ultima attestazione dell’identità di Gesù: è Messia quanto le attese storiche, ma è anche
figlio di Dio, servo di IHWH, una combinazione che chiarisce definitivamente il percorso di Gesù e del suo
discepolo. La diversità di ascolto di Gesù rispetto ai suoi discepoli ci lascia comprendere bene perché dalla nube
esca –dopo l’affermazione su Gesù – anche un invito conseguente: ascoltatelo. Dopo questo invito, resta Gesù
solo: lui è da ascoltare, perché è a sua volta ascolto fatto persona. Ascolto della Parola e della vita e ora diviene
l’unico a cui dedicare gli orecchi del cuore, perché il suo ascolto lo ha reso l’unico interprete credibile degli eventi
e della storia della salvezza, è lui il crocevia più vero da ascoltare per tutta la vita. Così si va verso Gerusalemme,
in solitudine, ma una solitudine piena di incontri e carica di incontro con la Parola: rimane Gesù solo per scendere
dal monte e custodire nel cuore. Ricapitolando la trasfigurazione ci permette di entrare nell’intimità di Gesù e
imparare l’amicizia tra Dio e gli uomini, la preghiera che nasce dall’ascolto delle Scritture, l’interpretazione degli
eventi che nasce dalla Parola, l’esperienza della nostra umanità che non regge sempre la portata dei doni e tuttavia
si risveglia felice e riparte, l’obbedienza a Colui che parla parole di vita.
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi.
Cosa mi colpisce di questo brano del Vangelo? Lo conoscevo? che idea mi ero fatta di questo racconto, che idea
ho adesso dopo la spiegazione?
Viviamo l’esperienza ecclesiale come esperienza di amicizia che si allarga dalla relazione con il Signore alla
relazione con i fratelli? Quanto questa dimensione relazionale diviene forza del cammino? Come viviamo la
fraternità nella comunità e in famiglia? La alimentiamo attraverso la preghiera e l’ascolto? Quale conversione il
Signore mi chiede? Davanti alle prove improvviso o sento di avere delle risorse interiori? So investire sulla
dimensione spirituale? con pazienza dedico del tempo all’incontro profondo con Dio e i fratelli?
Come comunicare ai ragazzi il messaggio di questa scena evangelica? Come possiamo puntare a costruire rapporti
intensi nel gruppo di catechismo? quando rapporti di amicizia intensi e veri possono farmi cambiare e crescere?
Come far fare esperienza ai ragazzi di tutto questo?
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OBIETTIVO: dialogare con i ragazzi su come affrontare il tempo della prova alla luce del
racconto della Trasfigurazione; far comprendere come la vita spirituale è un’esperienza di
amicizia.
DIALOGO DI PREGHIERA:
Ragazzi: Signore come mai prima di morire per noi hai voluto farti conoscere più intimamente (trasfigurarti)
davanti alcuni tuoi amici?
Catechista: Gesù vi dice – per condividere con loro il mio cammino e fare dell’amicizia il mio punto di forza
Ragazzi: il racconto che ci hanno trasmesso i tuoi amici però, è un po’ difficile da capire, soprattutto quando
dicono che ti sei trasfigurato davanti a loro. Cosa vuol dire trasfigurarsi?
Catechista: vuol dire far vedere e rendere partecipi gli altri di quello che viviamo dentro, nel nostro cuore e di
quello che siamo, vuol dire condividere i nostri sentimenti, le nostre paure e speranze e soprattutto i nostri progetti
mentre si stanno formando.
Ragazzi: È vero che tutto questo è avvenuto durante la preghiera?
Catechista: Sì è vero. Quando preghiamo tutto risplende nel suo significato più vero. Io ad esempio pregavo
dialogando interiormente con Mosè ed Elia
Ragazzi: Perché proprio Mosè ed Elia?
Catechista: Perché loro avevano già sperimentato che Dio non abbandona nessuno anche quando dobbiamo fare
cammini difficili; Mosè aveva attraversato il deserto per arrivare alla terra promessa e anche io dovevo attraversare
un deserto di paura arrivando a Gerusalemme, per passare dalla morte e la vita. Elia mi ha comunicato la passione
per l’amore di Dio, il desiderio di vivere per lui e non per altri potenti, il coraggio di dire e raccontare l’amore
gratuito anche quando metteva a rischio la sua vita.
Ragazzi: Signore i tuoi discepoli hanno però sentito il peso di questo incontro così emozionante e si sono
addormentati; anche noi quando ci sentiamo oppressi dal nostro futuro, ci sentiamo accasciati e senza speranza, è
come se ci addormentassimo per evadere dalla realtà.
Catechista: Gesù vi dice Si è vero i miei amici si sono addormentati, ma poi si sono anche svegliati ed hanno
provato la gioia di questo incontro. Non abbiate paura di essere voi stessi con le vostre paure e le vostre speranza,
se vi sentiti disorientati e come assonnati sul vostro futuro, siate autentici con me, non vi vergognate delle vostre
debolezze perché vi voglio bene! Se farete così la gioia dell’incontro con me vi prenderà il cuore.
Ragazzi: Come si fa Signore ad affrontare la prova?
Catechista: Si affronta insieme, rafforzando la nostra amicizia con gli altri e tra noi, guardando al nostro progetto
di vita, ai nostri desideri più profondi, pregando con gli amici, confrontandosi con la mia parola per lascarsi
rafforzare dalle mi parole di vita.
Ragazzi: Signore ti puoi trasfigurare ancora oggi davanti a noi?
Catechista: Si mi posso trasfigurare, ogni volta che sentirete dentro di voi la gioia dell’amore, mi trasfigurerò
dentro di voi e voi riconoscerete e anche gli altri riconosceranno il mio volto nei vostri occhi luminosi
Attività in presenza: prepariamo insieme ai ragazzi l’immagine-storia della Trasfigurazione che trovate in
allegato (allegato 1), stampatelo su cartoncino. Sono due cerchi sovrapponibili con la scena della Trasfigurazione
da ritagliare, ruotando le scene cambiano sotto la finestrella.
Attività a distanza: fate costruire ai ragazzi, con l’aiuto dei genitori un crocifisso con delle mollette da bucato
secondo i modelli proposti (allegato 2) o altri che riuscirete a trovare. Bastano mollette da bucato di legno e colla,
ed eventualmente colori acrilici se si vuole anche dipingere. Fornite loro una preghiera (allegato 3) da poter
recitare in questo tempo di Quaresima insieme alla famiglia davanti al loro crocifisso.
Per chi si prepara alla Cresima: obiettivo comunicare ai ragazzi l’importanza di far crescere la propria vita
interiore. Considerare che non siamo solo “bisogno materiale”, mangiare, bere, divertirsi... ma anche vita secondo
lo spirito. Cosa sentiamo dentro di noi? Confrontare il momento progettuale di Gesù che fa da sfondo al racconto
della Trasfigurazione e domandare loro se pensano al futuro, a cosa faranno da grandi, se hanno un progetto per
il futuro. Come si costruisce il proprio futuro? Quanto c’entra il rapporto con i propri amici nel progettare il nostro
futuro? Come e quanto è importante la preghiera?
Invocare lo Spirito per comprendere e discernere il bene da scegliere per il nostro futuro
Come discernere il nostro progetto di vita (scuola superiore e sogni del futuro)
Lo Spirito Santo viene a noi nel momento dell’ascolto della Parola di Dio, perché? cosa significa?
Spirito Santo e luce. Perché nella tradizione cristiana uno dei simboli cristiani per identificare lo Spirito
Santo è fuoco, luce, luminosità?
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Allegato 1 (idea e disegno da Pinterest)
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Materiale:
cartoncino da fotocopie di colore chiaro
forbici con la punta (per la/il catechista)
forbici con punta rotonda
fermacampioni
pennarelli
bianchetto
Procedimento:
1. fotocopiare su cartoncino l’allegato 1
2. ritagliare i due cerchi e la finestrella
3. far colorare ai bambini le due immagini colorando con il bianchetto la veste di Gesù
4. scrivere nel balloon (nuvoletta del fumetto)la frase evangelica “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”
5. bucare entrambi i cerchi, sovrapporli (quello con la finestrella va in primo piano)
6. inserire il ferma campioni e fermarlo con le alette sul retro
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Allegato 2 (foto prese da Pinterest)
Allegato 3
SIGNORE GESÙ,
DAVANTI ALLA TUA CROCE,
SEGNO DEL TUO GRANDE AMORE PER NOI,
TI AFFIDIAMO LA NOSTRA FAMIGLIA
PERCHÉ TU POSSA CUSTODIRLA
IN QUESTO TEMPO DI GRANDI PROVE.
SOSTIENICI PERCHÉ NON MANCHI MAI IN NOI
LA SERENITÀ E LA SPERANZA
IN UN FUTURO MIGLIORE.
AIUTACI AD AFFRONTARE LE VARIE AVVERSITÀ
SEMPRE UNITI NELL’AMORE.
DAVANTI ALLA PAURA O ALLA STANCHEZZA
AIUTACI AD ESSERE L’UNO PER L’ALTRO
SEME DI GIOIA E SOSTEGNO PREZIOSO.
INSEGNACI LA PACE DEL CUORE
CHE SCATURISCE DALLA CERTEZZA
DELL’ESSERE AMATI DA TE
DI QUEL FOLLE AMORE CHE FA
DARE LA VITA NON SOLO PER GLI AMICI
MA ANCHE PER I NEMICI.
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3. SIGNORE CHE COSA SIGNIFICA CONVERTIRSI E PORTARE FRUTTO?
III domenica di quaresima anno C
Inizia con il segno della croce e con una preghiera o meglio con un canto
1
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di
quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a
quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro:
«Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per
aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite,
perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali
crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli
di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso
modo».6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne
a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare
frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello
gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il
concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai».
Per i catechisti
Dedichiamo la nostra riflessione sul vangelo della terza domenica di Quaresima al tema della conversione. Il
vangelo di questa domenica ci invita a mettere in discussione un atteggiamento umano che si verifica spesso anche
noi e cioè quell’atteggiamento moralistico, di giudizio nei confronti di situazioni sconvenienti o di vere e proprie
disgrazie. Quando sentirsi più fortunati di altri sta di spalle al sentirsi migliori, come se essere in condizioni più
avvantaggiate rispetto ad altri fosse un merito a cui altri non possono accedere per qualche motivo nascosto. Il
brano del vangelo parla di due casi di cronaca. Il primo riguarda un atto sacrilego di Pilato che ha unito al sangue
dei sacrifici il sangue di Galilei che erano stati uccisi. Un gesto assolutamente spregevole perché ritenuto impuro;
questi Galilei -si pensava- avranno commesso qualcosa di grave per fare una fine così vergognosa. Ugualmente
si racconta di alcuni rimasti uccisi di una caduta della torre di Siloe, alcuni pensavano che l’evento drammatico
che era accaduto aveva a che fare con qualcosa di nascosto e di sbagliato nella vita di coloro che erano rimasti
colpiti da questa disgrazia. Dietro questo modo di giudicare questi due fatti di cronaca Gesù vede un atteggiamento
di supponenza, sebbene fosse normale a quei tempi vedere ogni evento avverso come frutto dei peccati commessi.
L’intervento di Gesù smaschera questa ipocrisia, quella di sentirsi migliori degli altri: né i Galilei, né quelli morti
a Siloe sono peggiori di coloro che li giudicano; anzi se fosse per i peccati che ci sono state certe disavventure,
non si può dire cosa accadrà a ciascuno dei suoi uditori. Su questo si radica il forte richiamo alla conversione che
Gesù enuclea con il racconto della parabola del fico senza frutti. La conversione è una forma di fecondità e di
crescita e non semplicemente una correzione del proprio comportamento. Ce lo dice l’immagine dell’albero che
porta frutto associata al tema della conversione appunto. L’altro tema parabolico è il fatto che il Signore ci dà il
tempo per convertirci e lo fa con grande generosità. Tale tempo corrisponde alla pazienza di Dio, un tempo vitale
che ci fa sperimentare la sua paternità e la nostra responsabilità.
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi.
Cosa ti colpisce di questo brano? Cosa vuol dire per te “conversione”? Secondo te possiamo continuare a
crescere anche se siamo adulti? In che senso?
Come possiamo comunicare ai nostri figli l’importanza di avere una seconda possibilità, di cambiare rotta
senza vergognarsi?
In cosa possiamo convertirci oggi? Sapresti trovare un motivo personale? E un motivo di conversione per
la chiesa?
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OBIETTIVO: suscitare nel cuore dei ragazzi il desiderio del cambiamento e la consapevolezza
che possiamo e dobbiamo cambiare come processo di crecita
DIALOGO DI PREGHIERA:
Ragazzi: Signore che cosa significa convertirsi?
Catechista: Gesù vi dice – Convertirsi significa cambiare rotta, a volte è necessario proprio per crescere
Ragazzi: e cosa significa portare frutto?
Catechista: - Portare frutto significa che il nostro cambio di rotta non fa morire la pianta della nostra vita, ma la
porta alla sua maturità fino ad esprimere tutte le sue potenzialità
Ragazzi: Signore noi non sappiamo come e cosa dobbiamo convertire, perché fondamentalmente siamo ragazzi
Catechista: - Cari ragazzi tenente presente che il Vangelo, la buona notizia del mio amore riguarda tutte le età e
diviene la via per tutti gli uomini, grandi e piccoli, per divenire felici.
Ragazzi: quale cammino ci proponi?
Catechista: - cercate di vedere se andate d’accordo con tutti e soprattutto perché, caso mai, vi scontrate; provate
a vedere come potete intensificare il dialogo per essere fiduciosi nei confronti degli altri; provate anche a vedere
se siete felici, cosa vi manca per esserlo? Perché essere felici lo dovete a voi stessi e a volte capita di essere
rinunciatari di gioia e di dono perché comporterebbe andare controcorrente.
Ragazzi: Signore tu hai pazienza o ti innervosisci se siamo lontani da questi atteggiamenti che ci suggerisci?
Catechista: Gesù vi dice – Cari ragazzi camminate con coraggio nella vostra vita! Ricordatevi che vi porto sul
palmo della mia mano e vi conosco uno ad uno. Conosco i vostri sforzi, i vostri scoraggiamenti, le vostre ferite il
mio amore per voi si trasforma in tutto il tempo necessario per crescere. Attendo con fiducia che voi zappiate il
terreno intorno alle radici dell’albero della vostra vita. La mia pazienza è piena di fiducia perché vi voglio bene,
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Tutti contenti i CAVALLI corsero a capofitto e fecero quanto detto. Ma mai e poi mai i CAVALLI potevano pensare
che le patatine se le sarebbero mangiate i cavalieri e che i CAMMELLI sarebbero rimasti all’asciutto. Così mentre i
cavalieri erano impegnati a sgranocchiare senza pensare alla bellissima e meravigliosissima principessa Artemisia
i CAVALLI presero dei CAMMELLI e li portarono su alla casa del drago Arturo.
Come aveva detto il buon mago Genoveffo, alla vista di quella carica di CAMMELLI il drago Arturo scappò via di
corsa e così i coraggiosi CAVALLI liberarono la bella principessa, Ma la bellissima e meravigliosissima principessa
Artemisia si arrabbiò perché in verità si era fatta rapire apposta per venire salvata dai CAVALIERI e così trovare
marito. Allora, ritornati tutti al grandissimo castello del non più felice ma sempre favoloso regno di Sarzanello, la
principessa Artemisia ordinò ai CAMMELLI di tornarsene nel deserto e ai cavalieri di non farsi mai venire delle così
“belle” idee e ai CAVALLI di non salvare più nessuna bella principessa.
Attività a distanza:
Aiutiamo i ragazzi a pensare al tempo di quaresima come tempo di crescita e come ogni crescita comporta
un cambiamento. Nutrirci di Gesù, del suo amore vuol dire cambiare tutto quello che in noi non è amore
in amore, dono, attenzione agli altri, gentilezza. Il cammino è lungo: non si cresce tutto insieme, ci vuole
pazienza e cura. Cosa significa nutrirsi spiritualmente dell’Eucarestia? Quali sono le parti dell’Eucarestia
e il cammino spirituale che ogni celebrazione Eucaristica ci permette di fare?
21
Per chi si prepara alla Cresima: obiettivo chiedere il dono dello Spirito per avere la forza di compiere un
cammino di conversione.
Compiere un cammino di conversione significa portare frutto. Riflettere sull’antica sequenza di invocazione dello
Spirito santo:
22
4. SIGNORE COME POSSIAMO RITORNARE AL TUO AMORE
QUANDO CI ALLONTANIAMO DA TE?
Inizia con il segno della croce e con una preghiera o meglio un canto
1
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani
e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e
gli scribi mormoravano dicendo:
«Costui accoglie i peccatori e mangia
con loro». 3Ed egli disse loro questa
parabola:
11
Disse ancora: «Un uomo aveva due
figli. 12Il più giovane dei due disse al
padre: «Padre, dammi la parte di
patrimonio che mi spetta». Ed egli
divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi
giorni dopo, il figlio più giovane,
raccolte tutte le sue cose, partì per un
paese lontano e là sperperò il suo
patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande
carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti
di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le
carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti
salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre
e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo
figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano,
suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli
disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio».
22
Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli
l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
24
perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono
a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e
le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo
fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli
si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco,
io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto
per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze
con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». 31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre
con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».
Per i catechisti
La quarta domenica di quaresima è dedicata ad un brano del vangelo bellissimo: la parabola del figliol prodigo.
Si tratta di una parabola che si trova solo nel vangelo di Luca, al capitolo 15, capitolo dedicato tutto al tema della
misericordia. Luca fa della misericordia e del perdono un filo conduttore del suo racconto e quest’anno che
seguiamo questo vangelo, come disposto dal ciclo liturgico dell’anno C, è molto importante che consideriamo
questa domenica come una delle domeniche centrali per comprendere il messaggio evangelico che lo caratterizza.
Il racconto del figliol prodigo penso che lo si conosca molto bene tutti e che sappiamo anche che gli studiosi e
23
non solo, invitano a correggere questo titolo dato alla parabola e cambiarlo con un altro: la parabola del padre
buono. Il racconto è efficacissimo perché riesce a farci entrare nella testa e nel cuore dei personaggi. Chi di noi
non ha sentito dentro la voglia di prendere la propria parte e partire finalmente in una avventura di vita che sapesse
di autonomia, di libertà, di autodeterminazione finalmente libera da doveri, impegni, obblighi. La voglia di farsi
da soli è tipica della giovinezza e in un modo o in un altro credo che l’abbiamo sperimentata tutti anche se magari
non abbiamo fatto scelte eclatanti. Cosa c’è nella testa di questo ragazzo che parte all’avventura? Che idea ha di
emancipazione? Come si pone nei confronti del Padre? Come è possibile che nella decisione di partire non ci sia
nemmeno un accenno al fratello? Come mai lo ignora del tutto? Queste domande che sorgono subito nel cuore,
fin da una prima lettura del racconto, e ci permettono di notare che il racconto si divide in tre parti: la parte iniziale
dove si fa il quadro di questa famiglia e si racconta la decisione del figlio di andarsene (15,1-13), la parte centrale
concentrata sul figlio che da dissipato rientra in se stesso e deicide di tornare (15,14-20a), la terza parte con il
ritorno del figlio e soprattutto l’atteggiamento di misericordia del padre e le reazioni del fratello maggiore (15,20b-
32). Al centro troviamo il rientro del figlio in sé stesso. Come lo ha rigenerato il fallimento del suo progetto; a noi
sembra impossibile eppure questo racconto ci dice che dalle ferite che ci auto-procuriamo con un piccolo slancio
di umiltà, si può trarre tutto il bene. Così rientra a casa. Dovremo farci tante domande. Quali sono i passaggi di
questa conversione, cosa significa rientrare in sé stesso? E noi abbiamo sperimentato nella vita il coraggio di
rientrare e riprendere magari un cammino interrotto? Con i nostri ragazzi preadolescenti di quante cose possiamo
parlare guardando questo coetaneo loro che ha discusso con il padre, ignora il fratello ma ha il grande coraggio di
tornare indietro. Sarà bene far emergere in modo speculare la loro vita, in modo che la parola di Dio entri con
quel raggio di luce così bel rappresentato dal Padre buono, che corre incontro al figlio perduto e ritrovato e
corregge quello che è sempre stato da lui, ma non con lui.
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi.
Cosa mi colpisce di questo brano del vangelo? In quale personaggio ti ritrovi di più? Qual è per te la fase più dura
di questo racconto se lo dovessi rapportare con la tua vita?
Come trasmettere ai ragazzi la capacità di perdono? Quale esperienze concrete di esso, che permettano di
perdonare a nostra volta?
Come stigmatizzeresti gli atteggiamenti del giovane del padre e del fratello con delle frasi ed espressioni …
DIALOGO DI PREGHIERA:
Ragazzi: Signore come posso ritornare al tuo amore quando mi sono allontanato da te?
Catechista: Gesù vi dice – Sì, puoi sempre tornare a me anche se mi hai voltato le spalle in un momento della tua
vita
Ragazzi: tante volte Signore io non vedo l’ora di fare le cose senza dover render conto a nessuno, sento la pressione
delle attese e dei desideri che gli altri hanno su di me e voglio lasciare tutto e fare quello che mi va
Catechista: Non dimenticare mai il mio amore figlio mio, anche se ti allontani custodiscilo in fondo al tuo cuore
senza disperderlo, perché esso è più forte di ogni solitudine e fallimento
Ragazzi: Signore come fa a non arrabbiarti con me se io proprio ti ignoro e faccio finta di non conoscerti?
Catechista: - Ti voglio troppo bene per dimenticarti e so che quando avrai toccato il fondo e magari come il
giovane della parabola sarai rientrato in te stesso sentirai che mentre tutti ti abbandonano perché sei irriconoscibile
io sarò lì ad attenderti a braccia aperto perché sono tuo padre e tu sei mio figlio
Ragazzi: cosa dirai a mio fratello che si è sentito beffato e tradito da me che ho abbandonato anche lui
Catechista: Dirò che sei mio figlio e che sei suo fratello, amarti sarà anche per lui gioia se dimenticherà se stesso
e smetterà di farsi giustizia da solo, ritroverà la gioia di essere famiglia, di non essere solo, di essere amato come
tutti i figli.
Ragazzi: Signore farai festa anche per me se dovessi perdermi?
Catechista: farò festa non una volta ma ogni volta che ti rialzerai e tornerai a me, perché sei prezioso ai miei
occhi.
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Attività in presenza: contemplazione dell’immagine del ritorno del figliol prodigo di Rembrandt facendoci
aiutare dai diversi commenti che si trovano in rete, vedi:
Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt: analisi (arteworld.it)
Note di Pastorale Giovanile
Attività a distanza: invitiamo i ragazzi a scrivere dialogo whatsapp fra loro e Dio Padre chiedendo perdono
per i propri peccati immaginando di essere il figliol prodigo che prima di tornare a casa avvisa… si può utilizzare
ad esempio l’app textingstory
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Per chi si prepara alla prima comunione:
obiettivo comunicare ai ragazzi l’amore del Padre e far comprendere loro che lo stesso amore del Padre è
manifestato in Gesù che dà la vita e diviene pane con il suo corpo donato per noi.
Dove è possibile sarebbe bello rivivere le fasi del racconto del figlio prodigo, in modo particolare si può
esprimere il senso della richiesta di perdono nel momento del Kyrie; il momento in cui rientrare in noi stessi
nel momento in cui ascoltiamo la Parola di Dio e la sua spiegazione; l’abbraccio con il Padre al momento
dello scambio di Pace e la festa per il ritorno al momento in cui si celebra la cena e si partecipa all’Eucarestia
con la comunione che loro vedranno fare ai grandi, ma durante la quale possono leggere una preghiera di
ringraziamento per il ritorno e l’amore di misericordia sperimentato .
Curare prima del giorno di Pasqua la celebrazione del sacramento della riconciliazione.
Per chi si prepara alla Cresima: obiettivo comunicare ai ragazzi l’amore incondizionato di Dio che ci aspetta
quando ci perdiamo per via, quando siamo fuori strada.
Accorgersi dei nostri errori senza vergognarsi è un dono dello Spirito Santo
Lo Spirito Santo è forza di perdono, che cosa vuol dire?
Lo Spirito Santo è spinta a tornare al Signore nel tempo dell’abbandono del suo amore, che significa?
Organizzare nel tempo di quaresima la celebrazione del sacramento della riconciliazione.
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5. SIGNORE COSA HAI PROVATO QUANDO HAI PERDONATO LA
DONNA CHE TUTTI VOLEVANO CONDANNARE?
V domenica di Quaresima anno C
Inizia con il segno della croce e con una preghiera o meglio un canto
Per i catechisti
Il brano di vangelo che ci propone la 5 domenica di quaresima ci propone un’altra bellissima icona sul perdono.
Il brano tratto dal vangelo di Giovanni è comunque ben intonato con Luca, tanto che qualche studioso, suppone
che possa appartenere a quest’ultimo. In esso si racconta che una donna colta in fallo per il suo adulterio si trova
esposta al pubblico giudizio. Chiunque fosse ritenuto tale veniva portato alla porta della città e sottoposto a
lapidazione; così stabiliva la legge (Deut 22). Se una donna abusata non avesse gridato per essere salvata, era
sospettata di essere consenziente e quindi adultera: per lei c’era solo la pratica della vergogna e del giudizio
popolare, con conseguente lapidazione. È quello che accade alla donna di questo brano. Ella, trascinata in piazza,
si trova davanti ad un giudizio sommario attuato dagli uomini della città; questi tali volevano coinvolgere anche
Gesù. Gesù non si scompone, ma scrivendo a terra, sulla sabbia, rimane al livello della donna: lei è accasciata a
terra in mezzo al cerchio dei giudicanti e poco lontano da lei si trova Gesù che si è chinato per scrivere con il suo
dito sul terreno qualcosa di misterioso (c’è chi dice scrivesse i peccati dei presenti, o i loro nomi, o qualche tasto
delle scritture). Sta di fatto che questo gesto semplice, che distoglie lo sguardo dalla donna fa sì che lei non sia
più sola al centro della piazza ma avesse accanto Gesù, che di fatto condivide la sua situazione esponendosi anche
lui alla sua punizione. A questo punto Gesù si rivolge a tutti e pone una domanda molto forte: chi di voi è senza
peccato scagli la prima pietra! Con questa domanda Gesù rimette al centro la verità della nostra realtà, siamo tutti
alla pari davanti alle fragilità di qualcuno; nessuno può credere di essere senza peccato davanti a chi fosse
eventualmente portato allo scoperto nelle sue fragilità. Se ne vanno via uno ad uno e forse anche noi ce ne saremmo
andati se ci fossimo trovati in una situazione del genere. Dovremo chiederci che cosa ci dice il vangelo
dell’adultera rimandata con il perdono a ricominciare in modo tutto nuovo la sua vita. Questo perdono che rinnova
è esigente; Gesù dice: va e non peccare più. Il perdono di Gesù è capace di rinnovarci del tutto e di far ripartire in
modo sorprendente la nostra vita. La grazia di questa donna è quella di essere vista da Dio fino in fondo, mentre
noi a volte ostentiamo una certa bravura e correttezza senza accorgerci che con il nostro alto concetto di noi,
nascondiamo quel bisogno di riconciliazione profonda. Cosa avrà provato Gesù davanti a questa donna, ma anche
davanti a coloro che volevano giudicarla e farla fuori? Non dovremo chiederci anche noi in che rapporto stiamo
con i nostri limiti e i nostri peccati: siamo consapevoli che essi possono diventare paradossalmente il luogo
dell’incontro con Dio?
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi
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Cosa mi colpisce di questo brano del vangelo?
Come trasmettere ai ragazzi la portata dell’amore di Dio che si mette al nostro livello e ci accompagna del nostro
cammino, anche quando siamo nel punto più basso?
Ci sono testimonianze che conosce di riscatto di qualche vita scesa agli inferi e risalita per un contesto di amore
e accoglienza? Trovare storie che esemplifichino il messaggio è importante.
Con i ragazzi, tieni presente l’obiettivo: comunicare l’amore gratuito di Dio, che ci perdona
senza che ce lo meritiamo e ci chiede di fare altrettanto con gli altri..
DIALOGO DI PREGHIERA
Ragazzi: Signore cosa hai provato davanti a quella donna che tu hai perdonato e che tutti invece volevano
condannare?
Catechista: Gesù vi dice – Ho provato grande tenerezza perché era in totale inferiorità davanti a coloro che si
credevano giusti
Ragazzi: Cosa scrivevi in terra?
Catechista: Prima di tutto ero anch’io a terra con lei e al centro degli accusatori, se avessero lapidato lei avrebbero
lapidato anche me... in questa condizione di totale piccolezza scrivevo uno ad uno i loro nomi, la loro storia era
davanti a me, e mi chiedevo che cosa volevano fare della loro vita.
Ragazzi: Noi Signore forse ci saremmo messi dalla parte del più forte?
Catechista: se mi ascolti che ti parlo attraverso il vangelo capirai quanto bisogno ha il mondo di persone che
vadano controcorrente e amino e difendano i più deboli, non perché se lo meritino ma perché sono anch’essi figli
miei e vostri fratelli e sorelle.
Ragazzi: Signore aiutaci ad amare come tu ci ami e ad amarci tra noi come fratelli
Catechista: Rimanete nel mio amore, ascoltate le mie parole ed avrete la forza di essere un seme di bene nel
mondo.
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- Valorizzare la conclusione della riconciliazione, va e non peccare più; valorizzare il congedo della messa
“va” e non peccare più.
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6. SIGNORE QUANDO SEI ENTRATO IN TRIONFO A
GERUSALEMME; SAPEVI CHE TI AVREBBERO UCCISO?
Inizia con il segno della croce e con una preghiera o meglio un canto
Per i catechisti
Il brano di vangelo di Luca ci introduce al cammino che Gesù farà fino alla sua morte e resurrezione. Da esso
apprendiamo che Gesù ha vissuto con la sua entrata a Gerusalemme, un momento di apparente successo e subito
dopo cade nell’abbandono da parte di tutti. La risolutezza del suo cammino, mostra che accetta con lucidità di
essere prossimo alla morte, al dono della sua vita. Dovremmo chiederci con quanta lucidità affrontiamo le
difficoltà della vita consapevoli che anch’esse sono parte integrante dell’esistenza, non solo problemi da risolvere
ma situazioni da attraversare per vivere in modo progressivo il dono della nostra vita. Quanto siamo consapevoli
che il nostro quotidiano intesse la realizzazione del progetto di Dio? Come possiamo comunicare ai ragazzi la
consapevolezza che la vita ha un senso (non un destino) ? Esso emerge sempre più chiaramente, non nella misura
in cui abbiamo tutto chiaro o ci possiamo spiegare tutto, ma quanto più viviamo con amore i vari passaggi davanti
ai quali ci troviamo,
Metodo: i catechisti si trovino insieme e conversino sulla scheda a partire dalle domande e raccolgano gli
obiettivi da raggiungere con i propri ragazzi
Cosa mi colpisce di questo brano del vangelo?
Come trasmettere ai ragazzi la portata della testimonianza di Gesù che passa da essere osannato al cammino verso
la croce?
Dal “successo” alla solitudine e all’abbandono, trova qualche esempio da condividere con i ragazzi di persone
che hanno donato la vita.
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Con i ragazzi, tieni presente l’obiettivo: comunicare l’amore di Gesù che sceglie di andare
verso Gerusalemme sapendo cosa lo aspettava
DIALOGO DI PREGHIERA
Ragazzi: Signore cosa hai provato quando tutta la folla ti acclamava?
Catechista: Gesù vi dice – Ho provato grande tristezza perché sapevo che quella gioia aveva un gusto un po'
amaro
Ragazzi: perché nei Vangeli si dice che cavalcavi un puledro e un’asina?
Catechista: è il segno che si sta compiendo una profezia di Isaia “…ecco a te viene il tuo re, mite, seduto su
un’asina e su un puledro…”. Non sono un re con armatura scintillante e con un esercito al seguito, mi mostro per
quello che sono un re mite, vicino alle persone.
Ragazzi: non capiamo come mai ti stendevano mantelli sulla strada e sventolavano palme e ulivi
Catechista: era un segno di gioia, di festa di solito riservato ai vincitori in battaglia
Ragazzi: Signore quando anche noi possiamo fare festa per la tua presenza in mezzo a noi?
Catechista: i segni di festa esteriori sono importanti, ma io guardo al cuore quindi, ogni volta che vi ricorderete
di me nella preghiera personale, durante la Messa, con gli amici a catechismo, in famiglia, sentirò la vostra gioia
che diventerà la mia.
Ragazzi: Signore, aiutaci a non essere distratti dalle tante cose intorno a noi e a fare festa nel nostro cuore per la
gioia per averti incontrato
Catechista: non dimenticatevi mai che vi amo nonostante tutto e sempre fino alla fine
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PASSIONE SECONDO LUCA
22, 14 Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: «Ho desiderato
ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 poiché vi dico: non la
mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17 E preso un calice, rese grazie e disse:
«Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18 poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della
vite, finché non venga il regno di Dio». 19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 Allo stesso modo
dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene
versato per voi». 21 «Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. 22 Il Figlio dell'uomo
se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!». 23 Allora essi
cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. 24 Sorse anche una discussione, chi
di loro poteva esser considerato il più grande. 25 Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro
che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26 Per voi però non sia così; ma chi è il più
grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27 Infatti chi è più grande,
chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui
che serve. 28 Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io preparo per voi un
regno, come il Padre l'ha preparato per me, 30 perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio
regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. 31 Simone, Simone, ecco satana vi ha
cercato per vagliarvi come il grano; 32 ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu,
una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». 33 E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad
andare in prigione e alla morte». 34 Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che
tu per tre volte avrai negato di conoscermi». 35 Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né
bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36 Ed egli soggiunse: «Ma ora,
chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
37 Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori.
Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». 38 Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due
spade». Ma egli rispose «Basta!». 39 Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i
discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41 Poi
si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42 «Padre, se vuoi, allontana da
me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43 Gli apparve allora un angelo dal
cielo a confortarlo. 44 In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come
gocce di sangue che cadevano a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che
dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in
tentazione». 47 Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava
Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48 Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci
il Figlio dell'uomo?». 49 Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero:
«Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50 E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli
staccò l'orecchio destro. 51 Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli
l'orecchio, lo guarì. 52 Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle
guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53 Ogni giorno
ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle
tenebre». 54 Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote.
Pietro lo seguiva da lontano. 55 Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti
attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56 Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva
fissandolo disse: «Anche questi era con lui». 57 Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!».
58 Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!».
59 Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo».
60 Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo
cantò. 61 Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli
aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62 E, uscito, pianse amaramente.
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63 Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, 64 lo bendavano
e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». 65 E molti altri insulti dicevano contro di lui.
66 Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo
condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67 «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se
ve lo dico, non mi crederete; 68 se vi interrogo, non mi risponderete. 69 Ma da questo momento starà il
Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». 70 Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei
il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». 71 Risposero: «Che bisogno
abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
23, 1 Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato 2 e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato
costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo
re». 3 Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4 Pilato disse ai sommi
sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». 5 Ma essi insistevano: «Costui solleva
il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui».
6 Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo 7 e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo
mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. 8 Vedendo Gesù, Erode si
rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere
qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.
10 C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. 11 Allora Erode, con
i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12 In
quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.
13 Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, 14 disse: «Mi avete portato quest'uomo come
sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di
quelle di cui lo accusate; 15 e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che
meriti la morte. 16 Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». (17) 18 Ma essi si misero a
gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». 19 Questi era stato messo in carcere per
una sommossa scoppiata in città e per omicidio. 20 Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.
21 Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». 22 Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che
male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo
rilascerò». 23 Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida
crescevano. 24 Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. 25 Rilasciò colui che era stato
messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
26 Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli
misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. 27 Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che
si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie
di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno
giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno
allattato. 30 Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! 31 Perché se
trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32 Venivano condotti insieme con lui anche
due malfattori per essere giustiziati. 33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due
malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello
che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. 35 Il popolo stava a vedere, i capi
invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».
36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 «Se tu sei
il re dei Giudei, salva te stesso». 38 C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
40 Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi
giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». 42 E
aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi
sarai con me nel paradiso». 44 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la
terra fino alle tre del pomeriggio. 45 Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. 46 Gesù, gridando a gran
voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. 47 Visto ciò che era
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accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48 Anche tutte le folle che
erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il
petto. 49 Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla
Galilea, osservando questi avvenimenti. 50 C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio,
persona buona e giusta. 51 Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa,
una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. 52 Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 Lo
calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale
nessuno era stato ancora deposto. 54 Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.
55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e
come era stato deposto il corpo di Gesù, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati.
Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
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PASQUA DEL SIGNORE
Luca 24,1-12
1 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba,
portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata
via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti
sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra,
essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è
risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo
che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori,
che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle
sue parole. 9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a
tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano
insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non
credettero ad esse. 12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno
di stupore per l'accaduto.
Per i catechisti
Riprendiamo nel tempo di Pasqua il cammino di riflessione sulla Resurrezione e il dono dello Spirito.
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