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Teatro di Marcello
Il teatro di Marcello, in gran parte conservato, è l’unico teatro antico rimasto a Roma. Innalzato nella zona sud del
Campo Marzio nota come Circo Flaminio, tra il fiume Tevere e il Campidoglio, fu voluto da Cesare e proseguito da
Augusto.
Servì inoltre da modello per la costruzione del Colosseo, e la sobrietà nella struttura della facciata ne fece un modello di
riferimento per ogni teatro e anfiteatro romano futuro.
Per la sua edificazione Iulius fece espropriare una vasta area, demolendo anche alcuni edifici sacri, come il tempio della
Dea Pietas. Alla morte prematura di Cesare però erano state gettate solo le fondamenta e i lavori furono ripresi da
Augusto, deciso a portare a termine ogni iniziativa del predecessore, che riscattò con il proprio denaro un'area più vasta
per un teatro più grande e munifico. Probabilmente occupò la parte curva del Circo Flaminio, che da allora divenne una
piazza, facendo spostare o riedificare gli edifici sacri circostanti, come il tempio di Apollo e il tempio di Bellona.
DESCRIZIONE Il teatro di Marcello costituisce uno dei più antichi edifici per spettacolo romani giunti fino a noi, nel quale
compaiono due tipi di ordini architettonici: al primo piano il tuscanico, al secondo ionico e al terzo piano lesene corinzie.
L'esterno è in travertino, con 41 arcate inquadrate da pilastri, mentre per i muri radiali e gli ambulacri sono utilizzate
l'opera quadrata in tufo, la cementizia e la reticolata. Si conservano solo i primi due piani, di ordine dorico e ionico.
I teatri romani, diversamente da quelli greci edificati lungo pendii collinari, sorgevano sul piano ed erano costruiti in
muratura a semicerchio, quindi necessitavano di robuste strutture per sostenere la gradinate interne.
Esteriormente presentavano piani sovrapposti di archi, che distribuiscono il peso su possenti pilastri quadrati. Il teatro
era costituito da tre parti essenziali: la cavea, cioè le gradinate, l'orchestra e la scena. Il popolo occupava la parte alta
della cavea, i patrizi avevano riservata la parte bassa.
Teatro di Balbo
LA STORIA Cornelio Balbo, figlio dell'omonimo generale di
Pompeo, poi fedele a Cesare e quindi ad Ottaviano, celebrò
nel 19 a.C. uno splendido trionfo a Roma per la sua vittoria
in Mauritania. Su esortazione di Ottaviano che chiedeva a
tutti il dono di bei monumenti per Roma, il generale fece
edificare, nel 13 a.C., come narra Cassio Dione, uno
splendido teatro finanziato col bottino conquistato in Africa.
Il teatro Balbo fu indicato facente parte della IX regione augustea, e risulta in funzione fino al IV sec. d.c., quando la
nuova religione proibiva l'uso dei teatri, considerati osceni e peccaminosi, ma spesso con scarso successo. Dal V sec.,
con lo stabilirsi delle leggi ecclesiastiche, il complesso monumentale andò in completa rovina. Nel X secolo, le sue
strutture murarie furono trasformate in fortilizio medievale, ricordato dalle fonti con il nome di Castellum aureum, in cui
vennero inseriti orti e chiese. Nei secoli successivi, l’area del criptoportico fu occupata dalle botteghe dei funari.
Il teatro è rimasto a lungo ignorato in epoca moderna, perché fino al 1960 la sua cavea, di cui sono ancora visibili i resti
inglobati nel Palazzo Mattei-Paganica, veniva identificata con l'emiciclo del Circo Flaminio, il quale si trovava invece
presso il Teatro di Marcello, ove è la via del Portico di Ottavia. Gli scavi del 1961 hanno liberato una parte della grande
esedra posta su uno dei lati del criptoportico quasi quadrato che costituisce la Crypta Balbi.
Il teatro si estendeva in senso est-ovest con la cavea rivolta a ovest; alle spalle della scena si sviluppava un’area aperta,
circondata da un portico edificato sopra un criptoportico. La Crypta di Balbo era insomma un immenso quadrilatero,
posto sul retro del teatro, al cui centro sorgeva un edificio, forse usato come tempio. Su tutti i lati del quadrilatero,
correva un portico chiuso, a due piani con le finestre al piano superiore. Nell’area interna il tempio, probabilmente
preesistente, era dedicato a Vulcano, il cui antico culto è attestato nella zona. Il criptoportico era luogo di riparo per gli
spettatori in caso di pioggia, passaggio pubblico, poteva offrire ambienti per la preparazione degli spettacoli teatrali e
accogliere botteghe.
Il Teatro era costruito in opera reticolata mentre i muri perimetrali del portico, mossi da nicchie, erano in opera quadrata
in tufo e travertino. Plinio ricorda che il teatro era ornato tra l'altro da 4 piccole colonne di prezioso onice.
Le spoliazioni avvenute come al solito on parte per cancellare le tracce del paganesimo e in parte per adornare i palazzi
dei principi e pontefici romani, non hanno cancellato del tutto le poderose murature, in alcune parti conservate per
notevole altezza. Del resto un editto imperiale del 408 d.c. destinò ad uso pubblico tutti i luoghi di culto pagani.
Gli scavi hanno confermato la pianta del teatro delineato sulla "forma urbis", un'area quadrangolare, delimitata da un
muro in blocchi di travertino, con una grande abside sul lato opposto al teatro e portici aperti verso l'interno, sulla piazza
che circondavano.
Con l'abbandono dei teatri come luogo di perdizione. la Cripta Balbo divenne un laboratorio per la produzione del vetro,
poi una calcara e poi una stalla.
Prima del lento e graduale riassetto urbanistico che seguì ai secoli più bui dell'Altomedioevo, questa zona risentì come
tutta l'Italia e Roma stessa dei terribili effetti della povertà e dell'abbandono conseguenti alla caduta dell'impero. In
particolare gli effetti della guerra greco-gotica (535-553 d.c.) furono tali da immiserire terribilmente le condizioni di vita.
Per un certo periodo vi fu allestita anche una piccola necropoli con sepolture povere nei corredi, scavate nelle stesse
mura della Crypta. Per lungo tempo si ritenne erroneamente che i ruderi della scena del teatro fossero i resti del Circo
Flaminio.
Fu Francesco Albertini all'inizio del XVI sec. a identificare il teatro di Balbo nelle rovine che, ancora visibili al suo tempo
nei pressi della casa di Domenico Mattei, furono poi inglobate nella costruzione di altri edifici della stessa famiglia
nobiliare, scomparendo del tutto.
Oggi la Crfipta Balbi conserva strutture monumentali ancora consistenti, come quando si scende nel piano interrato
dove si possono ammirare porzioni della Porticus Minucia e della Crypta stessa, e costituisce una delle quattro sedi
museali che compongono il Museo Nazionale Romano, insieme a Palazzo Altemps, Palazzo Massimo alle Terme e le
Terme di Diocleziano.