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Dalla legge del taglione alla tutela dei diritti

La raccolta più antica di norme scritte fu il Codice di Hammurabi creato dal re Babilonese
Hammurabi (1792-1750) che durante il suo regno lo fece incidere su una stele di basalto. È una
raccolta di 282 norme che regolano la vita del tempo e che grazie alla loro accuratezza possiamo
sapere molto sulla storia del popolo Babilonese. È basato sulla legge del taglione, cioè che se una
persona fa un danno ad un’altra persona colui che ha provocato il danno riceverà la stessa pena,
anche semplificabile in "occhio per occhio dente per dente". Però la legge del taglione si usava solo
sulle persone dello stesso rango sociale perché se fosse stato un plebeo a fare un danno ad un nobile
avrebbe pagato con la pena di morte, mentre se era il contrario il nobile doveva solo pagare una
piccola multa al plebeo.
Un'altra cosa molto importante del codice è la personalizzazione della pena, ossia la pena veniva
inflitta a chi aveva fatto il danno e non alla sua famiglia o ad altri.
La legislazione di Dracone fu invece la prima legge scritta dai greci che è ricordato per la sua
particolare severità: la pena di morte era la punizione anche per piccole infrazioni. Dracone emanò
una legge sull'omicidio che segnò la nascita del diritto penale. In questa legge si distingueva per la
prima volta nel diritto il grado di responsabilità personale: chi aveva commesso l'omicidio
involontariamente, si pensi ad esempio al progettista di una casa che poi era crollata uccidendone
gli abitanti, era condannato all'esilio. Il tribunale che se ne occupava era formato da cinquantun
efeti. Chi invece aveva commesso l'omicidio volontariamente era condannato a morte dall'areopago.
Le basi della democrazia ateniese furono poste dalla Costituzione di Clistene dove l'ecclesia occupa
un ruolo preminente: si riunisce in seduta ordinaria quattro volte al mese e ha pieni poteri
legislativi, limitati solo dal principio che niente possa essere discusso che prima non sia stato
presentato dalla boulé. L'iter legislativo prevedeva infatti che la boulé presentasse un progetto di
legge all'assemblea, che aveva il potere di accoglierlo, modificarlo o rigettarlo del tutto. In caso di
modifiche, il testo tornava alla boulé per una nuova formulazione. L'assemblea eleggeva i magistrati
o curava il loro sorteggio; amministrava il sorteggio dei membri della boulé; gestiva le finanze;
dirigeva la politica estera dello stato; dichiarava lo stato di guerra.
La boulé, organo rappresentativo di cinquecento membri, dava inizio all'iter della formazione delle
leggi, controllava l'operato dei magistrati, chiamandoli a dare il rendiconto del loro operato, curava
gli affari quotidiani, essendo perennemente in seduta.
Clistene assegnava inoltre al collegio dell'Areopago (Consiglio degli anziani), costituito dagli
arconti usciti di carica, importanti compiti di controllo sull'operato di tutti gli altri organi dello stato,
più una serie di competenze, anche giudiziarie.
Alla fine del VI secolo, con l’affermazione della repubblica, venne prodotta la prima raccolta di
leggi del diritto romano, rappresentata dalle XII Tavole scritte nel 451 a.C. da un collegio di 10
magistrati. Si tratta di una raccolta delle consuetudini precedentemente esistenti e oralmente
tramandate. Stando alle ricostruzioni del testo dei moderni editori, sembra che le prime tre tavole
riguardassero il processo civile e l'esecuzione forzata, la quarta il diritto di famiglia, la quinta le
successioni mortis causa, la sesta i negozi giuridici, la settima le proprietà immobiliari, l'ottava e la
nona i delitti e i processi penali, la decima norme di diritto costituzionale mentre le ultime due -
dette da Cicerone tabulae iniquae perché istituivano il divieto di matrimonio fra patrizi e plebei -
avrebbero avuto carattere di appendice.
La raccolta normativa sicuramente più rilevante fu però il Corpus iuris civilis del VI secolo d.C.
L'opera fu iniziata poco dopo l'ascesa dell'imperatore Giustiniano e proseguì fino alla sua morte. Lo
scopo della sua redazione fu essenzialmente religioso. Lo stesso imperatore definì se stesso uomo
"iuris religiosissimus", e asserì che le pronunce dei giuristi raccolte nei Digesti avrebbero dovuto
essere considerate come emanate "a nostro divino ore profusa", scaturenti "dalla divina bocca
dell'imperatore". Le attività di ricerca e selezione del materiale e la compilazione furono condotte
da una commissione, comprendente giuristi, divisa in tre sottocommissioni con l'incarico di
spogliare le antiche opere dei giuristi appartenenti ai tre generi letterari tradizionali della
giurisprudenza, in particolare Triboniano.
È composto da: Institutiones: opera didattica in 4 libri destinata a coloro che studiavano il diritto sul
modello delle Istituzioni di Gaio. Digesto: antologia in 50 libri di frammenti estrapolati dalle opere
giuridiche dei più eminenti giuristi della storia di Roma. Codex: raccolta di costituzioni imperiali da
Adriano allo stesso Giustiniano. Novellae Constitutiones: costituzioni emanate da Giustiniano dopo
la pubblicazione del Codex, fino alla sua morte.
Nel 643 fu emanata la prima raccolta di leggi scritte dei Longobardi, essa è conosciuta come Editto
di Rotari, dal nome del re che la promulgò. È un insieme di codici atti a ricomporre le vertenze tra i
cittadini sostituendo le faide con risarcimenti pecuniari. Il principio del guidrigildo è un
risarcimento di denaro che varia a seconda del valore e della dignità di chi commette il reato e a
seconda di chi lo subisce. Manifesta come la società longobarda fosse notevolmente stratificata.
Particolarmente significativa la differenza di pena per l'uxoricidio: se commesso dalla consorte
verso il marito, avrebbe portato alla condanna a morte o alla lapidazione della donna; viceversa era
punito con una pena pecuniaria. Tuttavia, la somma da pagare era al di fuori della portata dei più, e
gli uxoricidi erano condannati dunque ai lavori forzati.
Nel 1215 in Inghilterra il re Giovanni Senzaterra emanò la Magna Charta Liberatum. La maggior
parte del contenuto della Carta e delle versioni successive intendeva disciplinare i diritti feudali
della Corona sui baroni. La prima clausola garantisce la libertà della chiesa inglese, garantendogli la
prerogativa di scegliere i propri vescovi senza ingerenze della corona. Le clausole successive, fino
alla 8, regolano il diritto successorio con soluzioni distinte per coloro che ereditavano in minore età
e chi già maggiorenne, fissando anche le tasse che dovevano pagare. Si poneva anche attenzione
affinché i tutori non potessero appropriarsi indebitamente degli averi dei soggetti posti sotto la loro
protezione, mentre particolari diritti vennero predisposti per le vedove a cui era concesso anche di
risposarsi previo assenso del proprio signore. Dalla clausola 9 alla 11 veniva affrontata la questione
dei debiti con una disciplina particolare per quelli verso gli ebrei…

Rubì Arèvalo 1B AFM 16/12/2021

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