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DINO CAMPANA(1885-1932)

BIOGRAFIA: vita da ramingo, da cane randagio, con le sue manie di persecuzione quando fu
smarrito il manoscritto dell’opera poetica da parte del soffici del libro di campana, che sarà
riscoperto nel 73 tra i fogli di campana stesso (lungo orfico) Enrico Falchi canti ortici, processo
iniziatico che lo porterà ad una visione di grazia, alludendo alle cariati, che portavano allegrezza,
nel porto di Genova, un punto di approdo, coincidenza di immagini del cimitero, molto importante
nella letteratura di Valery.(visionarietà, oniricità, più lungo giorno, omaggio al mito di Orfeo)
Genova(vv. 42-72)
per i vicini marini
CANTI ORFICI: 1914, raccolta di poemi.
prosimetro: versi/prosa
orifico: allude all’orfismo, mito di Orfeo: parte per l’ade per recuperare fida Euridice e viene tradito
dalla sua passione perché dio gli disse di non voltarsi nel suo cammino ma lo fece e perse il suo
amore per sempre. Poeta che muore: tema. campana l’ha vissuto perché la perdita del manoscritto
significa assassinio della sua dimensione creativa perché qui c’erano le sue idee, la sua stessa
persona: ritorna tema decadente, Apollinaire e Baudelaire. nasce linea orfica nel 900 max esponenti
nofri (?) e coli forse
punta a penetrare negli abissi di una realtà notturna
attraverso lampi, folgorazioni
Genova ultimo dei canti orfici dopo percorso iniziatico: di conoscenza graduale delle verità ultime
attraverso discese
poesia in cui si impone il fascino della notte
forme no distinzione tutto appiattito, tempo dell’attesa in cui le tenebre attendono la luce: simbolo
del mistero metafisicò che avvolge la vita: il poeta deve captare l’ombra della verità
percorso ascetico in questo testo si descrive il momento in cui il poeta scopre la verità attraverso
tecnica cubista cioè smaterializzata immagine attraverso processo di intellettualizzazione: Genova si
trasfigura in una figura femminile
v1/3 preludii: musicale, sera (polisemica) rappresenta tante cose: lussuria, mistero, incontri
rivelatori che possono aiutare il poeta a scoprire la verità
porto: molto simbolico di Genova e da qui partono molti migranti per l’America luogo di approdi e
incontri casuali x varcare le colonne d’ercole che simboleggiano il cammino verso la verità, ultima
vento: agisce come un plettro, insegue preludi musicali attraverso quartieri marini che preparano
l’arrivo solenne della notte e il vento si insinua tra le imbarcazioni del porto di Genova
simbolismo: percorso che porta il poeta a scoprire ciò che è sotto il percettibile (noumeno)
melodiosamente: voce del vento viene orchestrata nel groviglio delle navi
continuo ricorso a figure della repetitio: anafora polisindeto (3 versi)
scomposizione dello scenario che porta a ricomposizione attraverso ripetizioni
AFASIA del poeta: sta balbettando? NO
POSIZIONE CRITICA SUPERATA, visione di campana come poeta disturbato, pazzo NO
CHIMERA: figura molto presente in campana, guardiana degli equilibri dell’universo
MELODIOSAMENTE: momento culminante in cui il poeta entra in contatto con la verità
il vento innesca la visione e solleva la salsedine formando (FINSE: modella, plasma, non finzione:
dal latino fingo fingis plasmare, da qui figura, anche in inglese dita fingers perché modellano)
d’alto sale: salire e richiama la natura materializzata e smaterializzata dj questa visione fatta di
salsedine
dentro il vico..: ombra salmastra incontra il color ruggine dei lampioni (colore di quando c’è la
nebbia) e quando questo ologramma sale verso la luce dei lampioni con fatica riesce a conservare il
colore bianco, svanisce: visione istantanea
salì bianca lieve e lamentosa nel vico marino e piano piano questa immagine si tinge di rosso
quando la brezza la sospinge in alto verso la luce dei lampioni: scomposizione cubista dell’oggetto
tutto ciò che il poeta osserva perde la sua consistenza oggettiva: caratteristica di campana
POESIA: chiave del poeta orfico per accedere alle verità ultime attraverso processo di
intellettualizzazione: processo iniziatico attraverso filtro del dato oggettivo con archetipi ancestrali
propri dell’umanità con cui l’oggetto diventa mito
poeta che è stato in manicomio, figura borderline

GIUSEPPE UNGARETTI
C’è tanta tradizione e tanta innovazione nella sua poetica. I suoi modelli erano rispettivamente
Leopardi e Mallarmé. È centrale la sua esperienza autobiografica.
Soldati
Bosco di Courton, luglio 1918. Uno degli scontri più importanti del conflitto, in cui persero la vita 4
mila persone. È rilevante la scarnificazione del testo, c’è un impatto diretto col testo, l’uomo viene
posto di fronte all’essenzialità della vita. L’esistenza che diventa relitto, sul confine tra vita e morte.
Qui vi si rappresenta l’angoscia che precede la morte. Ungaretti usa una similitudine, tanto classica,
quanto di impatto, la caduta delle foglie, che sottolinea l’attesa della morte. L’istante che tiene
ancora attaccato l’uomo alla vita. Usa un si passivante, dove l’Io ungarettiano, incontra la verità e si
erge a Io universale dei soldati. Riproduce sulle parole le lacerazioni e la distruzione della guerra.
“Soldati” e “foglie” sono i due estremi del testo, segnale una sospensione temporale, accentuato dal
distacco tra vita e morte. Una parola che ritorna sempre nella tradizione ermetica e del 900 tutto, è
attesa, dal grande potere evocativo. Ci troviamo nella prima fase ungarettiana.

Di luglio
Abbiamo una prosa che rappresenta la distruzione dell’estate, la quale logora tutto. Ha un potere
mortifero. Sono da sottolineare i suoni, aspri forti, sempre accentuati dallo stesso Ungaretti durante
la lettura dei suoi testi.
L’estate è il periodo in cui si sente di più il passaggio del tempo, l’acqua evapora, i processi erosivi
e abrasivi di rocce e montagne, così diventa la controfigura della morte. È importante l’asindeto,
cosi come l’uso frequente delle virgole. Questo senso del tempo, lascia il lettore straniato, e ci
riporta alla letteratura barocca e a ciò che la sua lettura suscitava nel lettore.
Altro tema era quello del vuoto, che il barocco tentava di riempire. Sparge spazio e distrugge nel
corso dei secoli. (Horror Vacui)
Ritorna alla punteggiatura tradizionale, e si nota il passaggio tra vecchio e nuovo.

Vita di un uomo è una RECHERCHE (Proust) versificata, non in prosa. L’autobiografismo in


Ungaretti non è un percorso scandito diacronicamente, non c’è nulla da ricostruire, ma si incrocia
col simbolismo europeo, dove letteratura e vita coincidono. Carlo Bo scrisse il manifesto
dell’Ermetismo.

UMBERTO SABA
Di Trieste, città di frontiera, grazie alla quale riuscì gradualmente ad avere consapevolezza della sua
italianità, dopo l’annessione della stessa all’Italia. Assimilò in sé altri elementi e sentimenti, come
quelli austro-ungarici, la psicanalisi di Freud, ad esempio, della quale divenne paziente.
IL CANZONIERE, raccolta di poesie, la più importante è “Trieste e una donna” che tratta della
città e della donna amata, centrale nella raccolta, quanto nella sua poetica generale. Già il titolo
suggerisce il ritorno ad una tradizione poetica, sulla quale Saba riflette in versi e prose.
Prima strofa: quartiere malfamato di Trieste, città portuale, in cui si trova un’umanità sofferente.
Non c’era una rete fognaria, quindi nelle strade si accumulava acqua ristagnante. Vi è dissolutezza,
si passa dall’osteria al lupanare (bordello). Saba non si pone al di sopra delle altre persone, delle
creature “della vita e del dolore”, anzi comprende e si da una spiegazione sui loro comportamenti e
le loro attitudini. La sua poesia è onesta, è uno strumento privilegiato di conoscenza, attraverso la
psicanalisi. Il poeta si sente tribolato come i reietti, il fango sembra purificarlo e lo mette sullo
stesso piano dei reietti. Il poeta va oltre l’apparire, che nell’osservare l’umanità cosi abbandonata,
parte subito col giudizio, al contrario lui spiega ed empatizza con loro.

CARLO EMILIO GADDA


Si inserisce nella cultura letteraria di Firenze, molto centrale nel settore stesso, e importante per le
riviste. Su di essi uscivano romanzi a puntate, poi pubblicati in volumi. Gadda cerca e trova una
sistematicità al caos totale della realtà. Le sue opere spaziano dalla rappresentazione drammatica
della Grande Guerra, a cui prese parte e che provoca in lui numerosi traumi tra cui la morte del
fratello, nella prima parte del suo operato, alla rappresentazione del dolore. È ritrovabile in esse un
pasticcio linguistico, in quanto mescola dialetti e forme regionali. Aderisce al romanzo giallo, dove
solitamente c’è un omicida e il momento dell’investigazione, restando spesso in risolto, ma che
creano in Gadda un forte interesse.
A testimonianza della natura caotica della realtà, l’autore, oltre agli idiomi, mescola anche culture,
campi del sapere, arte, scienza, geologia…

La refurtiva
Ogni cosa viene nominata e rinominata attraverso ogni mezzo linguistico, trovando vari idiomi e
parlate.
Sfondo: Roma fascista.
Il sacco di una refurtiva viene rovesciato, da cui fuoriesce di tutto e di più.
Troviamo l’immagine di accumulatio di chincaglierie, un’immagine caotica, magmatica. Il
brigadiere già assapora il gusto della promozione per aver ritrovato la refurtiva, si sentiva già
promosso. Si passa quasi ad una concezione animale del militare.
Le parole usate spesso sono inventate, come bugìole; è solito fare riferimenti latini, usando parole di
matrice latina.
Ci sono riferimenti storici (sacerdoti egizi), matematici (apotema del pentagono), filosofici (chicca
misteriosofica), chimici, scientifici.
È un flusso di coscienza, molto simile allo “Stream of Consciousness” dell’ultimo periodo di James
Joyce, famoso per i suoi scritti caotici.
Ritorna molto spesso il rosso del pasticciaccio di sangue che viene a crearsi sulla vittima.
“Sarebbe troppo facile risolvere il pasticciaccio come un semplice romanzo giallo”: l’opera resta
incompiuta, l’autore si arrende alla materialità ottusa del mondo, che si oppone alla possibilità di
chiarirne le trame.
Sono solo tentativi fallimentari di razionalizzare la realtà, l’incapacità di imporre un ordine al caos.
Questo espressionismo e plurilinguismo fortemente voluto e ci fornisce l’idea che Gadda non voglia
farsi comprendere del tutto in ciò che dice, ma inserisce e riproduce la totalità caotica degli elementi
che nella realtà prendono il sopravvento. Non si cerca di comprendere il significato riposto in ogni
singola parola, ma si deve comprendere il messaggio che c’è dietro.

MORAVIA
Ebbe una influenza più profonda rispetto a Gadda, e i suoi successi gli procurarono quasi il Nobel.
La sua produzione tende alla prosa più che alla poesia. Diede un importante contributo al Romanzo
borghese, ne fu il fondatore, dove compare la sottolineatura della crisi di questo mondo,
fondata sul mero denaro e che si crogiola nelle occupazioni fabili che Moravia critica. Mette a nudo
la crisi di identità della stessa classe.
Fu un grande giornalista, critico, fondatore di rivista, affiancato da Pasolini, ha viaggiato molto
facendo tesoro.
Pubblicato nel 1929, L’Indifferente, descrive le contraddizioni della classe borghese
contemporanea, basata sulla ricerca del successo, del denaro, incentrato anche sull’attività sessuale
che ossessiona i borghesi. Emerge la differenza tra due personaggi, Michele che vive la borghesia
decadente, e Michele che vive nel disagio degli eventi di quella vita.
I protagonisti delle sue opere sono spesso popolari, come la ciociara, offrendo un riscatto delle altre
classi nella loro genuinità.
Si rende conto, nella terza fase, che anche la genuinità del popolo non comporta un cambio di passo,
ritorna alla Noia, ennesima fotografia di una classe che va verso il suo disfacimento.
Egli riesce a catapultare il lettore in un mondo affascinante. Dedicava solo due ore all’attività
letteraria, ma riusciva a produrre una grande quantità di materiale unico.

Non torna mai sui testi, la storia di un libro si completa con la sua pubblicazione.

EUGENIO MONTALE
Più rappresentativo poeta del ‘900 Italiano.
Influenzato dal crepuscolarismo, simbolismo, razionalismo e vocianesimo, inizia a scrivere la sua
prima raccolta nel 1920 “Ossi di Seppia”. Divenne un modello per scrittori e poeti a lui successivi.
Rappresenta l’inetto nella realtà e resta affascinato dalla letteratura di Svevo e dalle teorie di Jung,
ma anche da quella poesia che riflette i paesaggi e gli stati dell’anima dei Vociani.
Molto presente l’analogia nella poesia.
Ci sono più periodi poetici:
- “Ossi di seppia” incarna l’animo del Montale liberale
- Dal 39 abbiamo il periodo Fiorentino, florida città dal punto di vista letterario, frequentando
i luoghi di incontro del sapere. Prende le distanze dal Fascismo e descrive una poesia basata
sul correlativo oggettivo
- Periodo all’indomani della Seconda Guerra Mondiale caratterizzato dall’approssimazione ai
simboli. Molto importanti sono le figure femminili, che ispirano la sua produzione.
- Negli anni 70 comincia a curiosare nelle vicende contemporanee. Si rende conto che non c’è
più spazio per la poesia, che il poeta quindi non ha più nulla da dire. Da il via ad una poesia
idealistica, cambia rispetto agli esordi. C’è uno sviluppo sulla base della contingenza storica
e tecnologica.
- Ha portato avanti anche altre professioni: critico musicale e giornalista.
- Vince il Nobel nel 1975, consacra la sua produzione.
- Alla sua morte, nel 1981, vengono celebrati funerali di stato, con una grande affluenza di
persone, soprattutto giovani, le nuove generazioni che erano rimaste affascinate dalla
poetica di Montale.

1916 Meriggiare pallido e assorto


Nello stesso anno, Porto sepolto di Ungaretti, che rompe lo schema metrico.
In Montale, manca l’ottimismo e l’assolutismo, e ammette che tra questi e l’uomo c’è un mondo
fenomenico, la realtà, trascesa da Ungaretti e percepita da Montale.
È una poesia basata sulla presenza del mondo fenomenico che si interpone tra OGGETTI e
PAROLE. La realtà si individua con la prigionia. È impossibile attingere all’essenza dell’assoluto,
in quanto la parola resta imbrigliata nel mondo fenomenico, dunque può solo individuare gli oggetti
nella realtà CORRELATIVO OGGETTIVO, dove l’oggetto rievoca direttamente emozioni
specifiche. Rinnova l’uso sovente dell’allegoria, grazie a cui gli oggetti diventano simboli che
crittografano la realtà. Non si applicano concetti astratti, ma solo rappresentazioni concrete che si
incrociano nella realtà. Concetti e sentimenti astratti trovano dunque il loro corrispettivo in oggetti.
C’è un’alienazione dell’uomo contemporaneo, e in questa situazione la poesia può solo riflettere
questo stato di aridità.

Casa sul mare (Ossi di seppia-vv.1-37)


Composta nel 1924.
“Cure meschine” C’è subito il tema della quotidianità che si ripete. Il processo salvifico da questa
situazione è una musa.
“giri di ruota della pompa” Ripetizione infinita. Soffocamento del sentimento che si esprime
nell’incapacità di “dare un grido”, una forza di volontà che vuole sottrarsi dalla mortificazione della
vita.
“cigolio” logoramento erosivo della vita. Da ritrovarsi anche nelle onde, nei ”lenti flussi” delle
marine
Il viaggio termina con l’arrivo alla spiaggia.
Si erige un confine: la scogliera. Nel ‘900 è ricorrente il tema del confine tra la dimensione nota e
l’ignoto, rappresentato da case su strapiombi o cimiteri sulle scogliere. Rappresenta il limite
invalicabile della ragione ce può solo osservare il mondo fenomenico, in cui non trova ostacoli.
“pigri fumi”Tutto diventa fumoso, nebbioso, in quanto vi è il nulla, il mistero delle cose.
“tutto vanisce in questa pica nebbia di memorie” non ci si può sottrare a questa giostra umana, il
poeta può solo lasciare un segno del tentativo di sovvertire ogni disegno del mondo. Il poeta lascia
la speranza di un’eccezione di potersi sottrare alla legge deterministica che tutto regola.
Gioco dei suoni: moto alterno.
A un certo punto avverte l’assenza completa di una musa. Parla di un trasumanare, che non
rappresenta la morte, ma un distacco dalla palude della quotidianità, fino a sottrarsi alle leggi
deterministiche. Assiste al miracolo del cuore della musa che si desintonizza con la realtà.

NEOREALISMO:
Inizia una riflessione sulla base delle delusioni del secondo conflitto mondiale. L’Italia andava
rifondata, dopo un’alta partecipazione alla Guerra che procurò delusioni e gravi danni al Paese.
Il movimento segna un ritorno alla realtà dei fatti, appunto REALSIMO. Abbiamo anche esperienze
cinematografiche con De Sica, che cerca di rappresentare la realtà popolare, chiamando a recitare
gente qualunque, non attori qualificati.
Il termine è usato con accezione nuova da Mario Serandei, montatore di film, già negli anni ’30 si
può parlare di Neorealismo. Al centro c’ il movimento della resistenza, che rappresenta un
momento di aggregazione per giovani intellettuali, un impegno concreto nella realtà sociale e
politica caratterizzato da un forte entusiasmo per la riconquista della libertà, una volontà di
affabulare.
Punteranno ad una poesia impegnata, più prosastica.
2 livelli di scrittura:
- Documento diretto di lotta partigiana
- Narrativa letteraria da una tensione epica e corale
La produzione letteraria tende al documento, per rappresentare più fedelmente possibile la realtà dei
fatti.
Calvino parlava di un’esplosione letteraria, di una dirompente voglia di raccontare la propria
esperienza di resistenza, le testimonianze di una guerra mondiale e civile. L’intellettuale diventa
voce corale del popolo.
Periodo più verace: 1943-1950 fino alla crisi del ’56.
• la voce del popolo provoca la creazione di un Linguaggio medio che acquista centralità e si
racconta.
•si salta lo schermo della letteratura per attingere all’oralità
•la comunicazione evolve, si intrecciano dialetti a regionalismi
•c’è una scissione netta tra bene e male, un’imposizione che non ammette repliche.
•rifiuto di Ermetismo e Decadentismo, si ripudia la tendenza ad evadere in dimensioni astratte
•grande contributo editoriale da parte delle riviste.
•è un’arte impegnata contro l’arte che tentava di eludere la realtà dei fatti.

ELIO VITTORINI
Bisogno costante di intervenire nelle realtà e interpretare il presente. Ha piuttosto fiducia nel
progresso e nelle democrazie. Si contraddistingue per la forte aderenza al presente, per il vitalismo
che gli fanno riscoprire le radici della sua terra e la dimensione collettiva.
Le sue opere sono spesso incompiute, intrise di indecisione, ma con le quali ricerca formule
risolutive e da una spinta lirica, aspirando alla totalità senza riuscire a creare mondi robusti.
Tema centrale: viaggio (soprattutto in treno, influenzata dal padre che era capo stazione)
In un primo momento aderisce al Fascismo per poi schierarsi con i Repubblicani ed iscriversi al
Partito Comunista. La dittatura controllerà le sue opere, il che lo porterà ad avere problemi con la
politica spingendolo ad abbandonare anche il PCI a causa dei suoi progetti ambiziosi poco
apprezzati.
Ha grande fiducia nella cultura, una forza in grado di creare un mondo vitale in grado di infrangere i
mondi borghesi. Indirizza il suo vitalismo, prima al fascismo e poi alla popolarità, spingendolo a
ricercare le proprie origini. Questo porta alla stesura di opere come Conversazioni in Sicilia,
intrise di saggezza antica per riscattare il mondo offeso, quello della Sicilia, recuperando gli
archetipi di una tragica vitalità.
Decostruisce il Romanzo, narrando attraverso una prima persona, che però non coincide col singolo,
ma con la collettività del popolano che si libera dalla rete della vita ai tempi del fascismo.
È una narrazione caratterizzata da simboli: i luoghi che tocca il treno sono luoghi simbolici, non
concreti, che portano il soggetto a fare incontri sempre più fitti, con archetipi che recano il segno di
valori universali. Parla del riscatto di un mondo oscurato, riscoprendo la civiltà contadina, popolare
di una tragica vitalità.

Il garofano rosso (1948)


Alessio Mainardi che racconta vicende e passioni liceali. Parla del suo rapporto con una prostituta,
del suo perenne rapporto dubbioso tra sesso e amore.
Opera che infrange i tabù: anomalo innamoramento di una prostituta con il cliente, che gli fa
recuperare un’infanzia perduta.

CESARE PAVESE
Altro grande personaggio letterario del Neorealismo, insieme a Elio Vittorini, durante
La casa in collina e la luna in falò come una visione diversa ma di matrice resistenziale e
neorealista. Abbiamo un maggiore distacco dall’epopea resistenziale con personaggi distanti nelle
due opere principali dell’autore. Protagonista ritorna dall’America nel suo paese natale (le langhe,
che rappresentano il mitico tuffo nelle radici della giovinezza e infanzia dove ormai non ritrova più
una realtà uguale, comportando l’abbandono di quei posti iniziali, prendendo ispirazione da Yung,
in quanto è tradito dalla storia e dalla vita che passa, più pessimistica, tanto che l’autore arriverà a
togliersi la vita intorno agli 50) piemontesi di Alba(luna in falò).
Parte dall’aspetto conflittuale tipico degli intellettuali e dall’esaltazione della classe contadina e
l’impegno politico, come anche Vittorini e Pasolini. Nel caso di Pavese mancava il senso
dell’energia vitale, posto ad una certa distanza, e che aveva rappresentato la figura di Vittorini.
Dall’altro considerava importante l’esperienza pubblica e quella interiore, così come anche la
letteratura tradizionale e l’impegno politico.
L’io di Pavese si sente presente in una realtà estranea, nella quale non riesce ad affermarsi, e che
incarna uno stile di scrittura che possa resistere al tempo. In questo dissidio, consideriamo l’essere
pienamente. Pavese non riusciva a coincidere con la società collettiva poiché concentrato sul
mondo interiore (Il mestiere del vivere, 1935-1950). Egli era originario delle Langhe, santo Stefano
Bembo e si trasferirà subito a Torino perché aderirà all’liberalismo, antifascista europeo di Gobetti,
che rappresenta un’importante influenza così come anche Ginzburg, autore di Natalia, e Giulio
Einaudi.
Egli si laureerà con una tesi su Whitman, e l’interesse di poe e Melly (che tradurrà Moby Dick).
Collaborerà alla rivista per cui sarà arrestato a Branca Leone Calabro nel 1935 (“il carcere”).
Nel 1936 abbiamo la raccolta poetica “Stanca”, pubblicato su “Solaria”, su cui non vi si pose molto
interesse intellettuale, in quanto fuori dai canoni tradizionali per avere uno stile oggettivo, senza la
lirica della poesia, ma cercando una narrazione. La poesia e la prosa si intrecciano, con figure
sospinte verso la felicità, facenti parte del mondo cittadino e contadino. Il dibattito e il conflitto
sono i temi su cui si basano la maggior parte delle opere di Pavese, atti alla scoperta dell’autentico
io, quando si distacca dal mondo originario.
Il suo è un verso narrativo, che dà vita ad una poesia realistica e simbolica, prosastica e ritmica, il
quale nasce dalla combinazione di ritmi regolari che danno una narrativa epica anche se si hanno
dialoghi di vita quotidiana.
Un’altra importante raccolta è “I paesi tuoi”, con un mondo di campagna pieno di passione. VI è
l’incesto tra Galino e la sorella Gisella, che porterà al suo omicidio (femminicidio). È qualcosa
derivato dai ritmi regolari dell’agricoltura, delle stagioni e della campagna. Il periodo in carcere
1938-9, confluirà in un volume, “Prima che il gallo canti”, parla di una figura antifascista, Stefano,
che indaga profondamente nella contraddizione ed è perennemente combattuto tra la solitudine del
prigioniero e la vita indifferente del mondo esterno conflitto tra l’io e il mondo.
Da parte di Pavese non vi è nessun tentativo di armonizzazione, al contrario dei personaggi di
Vittorini.
“La casa in collina” un intellettuale, Corrado, che si rifugia nella solitudine della sua casa in
campagna. Ricalca il travaglio intellettuale di Pavese durante la guerra che ritrova la sua fiamma
Anguilla e con l’animo torturato in seguito al fatto che i luoghi infantili rappresentano sicuramente
la distruzione della guerra. Questo richiamo alla guerra (tema dell’orrore della guerra) ricorda di
tenere presente ciò che è stato, ciò che i caduti senza colore sono stati. La luna e i falò, 1950,
grande successo, Pavese si suiciderà lo stesso anno. Lo sfondo è la guerra partigiana in Piemonte, e
la narrazione è in prima persona dopo esser tornato nelle langhe in seguito alla sua emigrazione in
America. Viene polverizzata dai falò che si accendevano nelle langhe nei mesi di agosto che
rappresentavano il luogo del ritorno con un nostos, una ricerca di fatti e luoghi trasformati nel corso
degli anni. Questi ricordi vengono offuscati dalla guerra. I falò venivano accessi in modo
folcloristico, sostituito da quelli della guerra partigiana di persone uccise e bruciate. Abbiamo una
profanazione del patrimonio che rinverdiamo nella narrazione di Nuto, che incontra una volta
tornato a casa. Si passa dall’elegiaco alla tragedia del presente. La dimensione temporale è
atemporale poiché il nostos, è un’azione che si svolge in una dimensione atemporale, come il
ritorno di Anguilla. Somiglia a molti ritorni che hanno un riscontro nel presente, perché questa
anamnesi, confronta ciò che si ha nella mente con quello che si ha nel presente. Un critico che ha
rappresentato il ritorno di Muto e Anguillo, è paragonato al ritorno di Dante e Virgilio, ricordando
ciò che è stato perduto per sempre durante le guerre partigiane. Come il presente è per Anguilla
irrevocabile e senza salvezza, nemmeno il passato lo è e quindi si trova imprigionato in una
dimensione in cui tutto è cenere. Qui, crescere vuol dire invecchiare, veder morire e vedere il
cambiamento radicale dei luoghi infantili. Allo stesso modo vediamo l’amore fallito con Constance
Dauer, un’attrice, che anticipava ciò che sarebbe stato poi la morte che pervaderà il presente e il
passato, in cui l’autore non trova più un rifugio, insonne.
POESIA: verrà la morte
o casa speranza, un giorno sapremo…
ritorna l’ultima speranza di cui parlava foscolo
poi il refrain della poesia popolare che ritorneranno anche in Lavorare stanca.
poi un ossimoro,
e una catabasi(con la luna e il falò, un viaggio angoscioso che Anguilla aveva svolto nelle langhe
che non riconosceva più)
Prima di morire, pavese chiederà e darà perdono a tutti, con un animo inquieto.

ITALO CALVINO
Italo Calvino aveva una capacità di rappresentare in modo naturalistico i paesaggi così come Verga
con la sua Sicilia, con genuinità e brutalità.
Italo Calvino e Montale furono personaggi fondamentali, punti di riferimento della cultura e della
politica, come Pasolini e hanno dato un contributo nel conflitto capitalismo-cultura, ponendoli di
fronte ad una riflessione riguardo lo spazio e il senso dell’intellettuale nel mondo moderno
caratterizzato dal capitalismo e dalla mercificazione. Essi sono intellettuali di contestazione, che si
basano su rapporti conflittuali con la famiglia. Con le riviste come L’officina e la produzione
cinematografica seppero cimentarsi in tutti i campi di competenza, per oltre 30 anni.
LETTERATURA DELLA RESISTENZA E DELL’IMPEGNO(NEOREALISMO)
Quando occorreva restaurare l’esperienza dell’Italia in seguito alla seconda guerra mondiale, egli
ebbe un tipo di esperienza melanconica, di distacco rispetto alla realtà di Pavese e l’attivismo di
Vittorini. Italo Calvino, nella narrativa neorealista, elaborava il fiabesco con cui sembrava prendere
le distanze dalla storia. Nella seconda edizione del 1964 de “Il sentiero dei nidi e di ragno”, Calvino
metteva in evidenza la linea resistenziale e neorealista, e vent’anni prima con un romanzo del 1947,
alludiamo ad un fatto fisiologico, come se ci fosse la voglia di raccontare la battaglia appena
conclusa della guerra civile. Egli stabiliva un’immediatezza tra lo spettatore e l’autore, ognuno
aveva la sua vita drammatica e avventurosa. Non è un’esperienza traumatica come quella di
Ungaretti e i vari autori che combatterono sul fronte. Qui abbiamo l’inserzione di miti e Calvino
sente l’esigenza di raccontare la storia resistenziale tramite il fiabesco e il fantastico, secondo
un’ottica straniata, ossia un contributo ad un’ottica ironica e polemica ma non distaccata dalla realtà
dell’epoca. Calvino nacque a Cuba nel 1923 da genitori agronomi e naturalisti che tornarono a
Sanremo, in Liguria, per poi vedere un mondo scientifico indirizzato verso gli studi agrari a Torino
e poi a Firenze. Con la fine del fascismo e l’avvento resistenziale si iscrisse al PC e fece parte dei
partigiani, vivendo in prima persona quell’evento eroico che rappresentò nelle sue opere della
stagione neorealistica della resistenza.
Gli studi iniziali di agraria in linea con il clima domestico persero il sopravvento, decidendo di
laurearsi a Torino in lettere nel 47. Stringe un sodalizio con la casa Einaudi, dando un contributo
alla produzione di Pavese e Vittorini. In questi anni abbiamo una produzione simile all’epopea
partigiana e nel 47 pubblica “I nidi di ragno”.
Ambientato nella riviera ligure di ponente durante il periodo dell’infanzia. Un bambino diventa il
protagonista dell’esperienza partigiana, con un’ottica stranita. È un orfano, fratello di una prostituta,
che ruba una pistola ad un soldato nascosta tra i nidi di ragni e vive varie peripezie anche dopo la
sua carcerazione, quando ritorna da suo zio. Questo romanzo non è celebrativo, lirico o vocativo,
ma interpretato da un punto di vista inconsueto del bambino, conflittuale con la visione degli adulti.
Qui abbiamo “Ultimo viene il corvo” pubblicato nel 1949. Prima di arrivare a Parigi, c’è una tappa
importante, ULIPO, un’associazione strutturalista letteraria di Roland Barthes per l’arte della
combinazione. Calvino si rende conto che l’esperienza partigiana è superata, e attraversando le sue
prime opere, notò essere necessaria una pausa dalla storia, prendendo ispirazione dal fiabesco.
Si spiegano così dichiarazioni come il midollo nel leone, dove mostra la sua insoddisfazione per la
narrativa storica del periodo resistenziale, nel domino della fantasia.
Si presenta un nuovo personaggio, che appartiene al singolare luogo dell’infanzia, come quelli della
trilogia, intitolati: “I nostri antenati”.
Il primo pezzo è il Viscone dimezzato, molto famoso, a cui seguì nel 1952 “Il barone rampante” e
“Il cavaliere inesistente”, dove rappresentava un atteggiamento contrario allo snob, segnato dalla
sua concezione letteraria del labirinto. Una realtà che come “Il groviglio” di Gadda è segnata
dall’incapacità di trovare ordine e razionalità.
Calvino viene definito un neoilluminista e razionalista perché crede nella ragione come ordine di
un’epoca in cui nulla è certo. L’uscita dal labirinto della realtà diventa così il suo obiettivo. LA
sfida è la missione della letteratura senza ordine in quel periodo, per riuscire a comprendere gli
elementi multiformi di essa e della realtà. Attraverso l’ironia e la fantasia, nel fiabesco rappresenta
la realtà attuale senza rifugiarsi nell’infanzia, anche se aveva avuto sempre grande interesse nella
letteratura giovanile. Qui si ha il tentativo della proiezione in un altro tempo, attraverso figure
inventate che rappresentavano richiami ad una realtà stringente.

Visconte dimezzato, 1952


Nel 17-18 secolo, il visconte Metardo di Terralba, viene diviso in due parti da una palla di cannone
durante le guerre austroungariche, una buona e l’altra cattiva. Entrambi combattono per la stessa
ragazza e il dottor Trelauney riscostruisce il visconte per riformare lo stesso individuo. Siamo nella
guerra fredda, nel 1952 in cui USA e URSS si dividevano il potere mondiale, ma come ben
sappiamo, Calvino era comunista, anche se lo lasciò subito il partito per l’insubordinazione della
letteratura alla politica tendente verso la militanza. Si tenevano in considerazione, infine, di
messaggi di una realtà contemporanea divisa a metà, il blocco fascista, il blocco delle due poliiche
in contrasto: cristiana e anticristiana. Credeva nella riconciliazione che veniva espressa in questa
contraddizione.
Altro emblematico volume è il “Barone rampante”, celebre romanzo breve. Cosimo di Rondò nel
1957 entra in opposizione con la famiglia nobile settecentesca, a causa di una questione scaturita da
un piatto di lumache, per la quale andrà a vivere appartato senza fare ritorno. Così, un giorno, arriva
una mongolfiera a cui si appende e vola via. Tutto è possibile dunque. Cosimo vive la storia durante
i suoi incontri con Voltaire e Napoleone come ragazzino che viveva sull’albero. Un mondo più
appartato che garantisce più lucidità all’intellettualità che assume un atteggiamento contrastante a
quello dell’epoca. Più distanza, più razionalità per vivere l’Italia e il mondo intero con le sue
contraddizioni. Un diverso modo di concepire l’impegno sociale, nascosto nel romanzo. Vi era un
altro tema dell’attualità con il ritorno al contatto con la natura. È un tema che sente strategico: la
nuvola di smog, la speculazione edilizia, il boom economico degli anni 50. Vi è un progresso
nell’urbanizzazione con problemi di ricrescita di guadagno, di cementificazione costruzioni
selvagge, abusi, speculazioni e difficoltà ad intervenire in questo stato di cose. DI fronte a questo
stato Cosimo di Rondo attua un ritorno rousseauiano alla natura opponendosi alla distruzione
antropica di quegli anni.
“Il cavaliere inesistente”.
Un personaggio, Agilulfo (nome del re longobardo che operò la conversione cattolica), paladino di
Carlo magno, che non ha un’identità, è solo un’armatura animata dallo zelo della fede cristiana. Si
rifà all’Ariosto, a Torquato Tasso, attraverso una rappresentazione dove non esiste più un eroe
romantico pieno di valori e capace di atti di eroismo; contrario ad Agilulfo, dove i valori di una
volta non ci sono più, vi sono le virtù umane di oggi che rendono l’uomo inconsistente, non in
grado di incidere nella realtà.
Calvino aveva uno sguardo contrariato verso la realtà del tempo. Con un filone fiabesco, sociale
narra di un intellettuale, chiamato a collaborare in un sistema ecologico assunto all’interno di
un’azienda altamente inquinante.
“Marco Valdo”
Inurbato dalla campagna, vive improvvisamente in città. L’alienazione lo fa confrontare con
l’artificialità a lui sconosciuta, in cui si metterà nei guai. Scritto tra il 1957-1963, Calvino parla di
un borghese comunista che si lascia contagiare dalla febbre del cemento, sfidando un falegname del
tempo, senza vincere a causa della mancanza degli strumenti sen non quelli della cultura. (non
riesce a capire i meccanismi della realtà concreta) è sicuramente un’accusa verso la poca praticità
degli intellettuali distaccati dalla realtà. La giornata di uno scrutatore…

Importante è il suo soggiorno parigino del 1967, lascia Torino grazie ai suoi incontri con Barthes e
gli intellettuali potenziali di Aulipo, sviluppa un certo interesse per l’enigmistica e l’arte
combinatoria, che avrà un risalto nella narrativa successiva all’interno delle opere di narrazione
sociale. Pubblica le “Cosmicomiche” e “Ti con zero” che raccoglierà ne “Le cosmicomiche vecchie
e nuove” del 84, degli aneddoti raccontati in serie da uno strano personaggio, Qfwfq che
rappresenta un individuo inconsistente all’inizio della vita. Questa parte incarna la ragione libera
dalla volontà di dominio, quella volontà di capire la realtà tramite la ragione e il metodo scientifico,
mantenendo la sua vocazione nei confronti della scienza viste le radici familiari. Palomar, 1983, è
tratto dall’osservatore astronomico californiano che si diverte a descrivere la banalità della realtà
nel mondo. È l’opera che segnò il suo soggiorno parigino in campo semiotico, la responsabilità qui
è del lettore più che dell’autore, deve collaborare insieme all’autore alla precisazione dei messaggi e
nella costruzione di senso.
Nell’opera “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1999), racconta le peripezie di un lettore e di
una lettrice, mettendone a confronto i ruoli. Ciò dimostra il virare verso la responsabilità nell’atto di
acquisizione di significato della lettura, per cui il lettore ha un’importanza fondamentale, altrimenti
il libro rimarrebbe solo potenziale e non atto. Si ha un incipit dirompente, rivolgendosi al lettore e
alle sue responsabilità imprescindibile, ha ruolo di testimone, le cui testimonianze vengono riportate
nei suoi corsi sulla scrittura creativa, per cercare di comprendere il legame stretto autore-lettore nel
momento in cui scriviamo il destinatario richiamandone le responsabilità.
Calvino: “stai per cominciare a leggere?[…] rilassati, raccogliti”, qui mette in evidenza una lettura
spassionata anche se questa pratica è ricaduta nell’ignoto. È una rappresentazione dell’attività di
lettura che ha bisogno dei suoi spazi e che esula da quello che ci circonda, in abbandono totale
lasciando tutte le altre preoccupazioni, rimanendo in relax. La dovuta attenzione deve essere
realizzata intorno al piacere della lettura. Immergerci nella nuova esperienza, immedesimandoci,
rivivendo quelle esperienze raccontate.
Nella trilogia “antenati” abbiamo il repertorio delle tradizioni orali e fiabesche pubblicato dalla
casa Einaudi, la quale vantava nel panorama europeo la pubblicazione di opere dei fratelli Grimm.
Calvino fu infatti l’autore più importante di fiabe e le sue opere vennero dichiarate patrimonio, tutta
la sua produzione letteraria, in cui avevamo la prospettiva scientifica. Calvino nella sua lunga
esperienza letteraria, ci ha lasciato innumerevoli riflessioni e romanzi come il “viaggiatore”,
un’opera meta-letteraria e semiotica rivolta al lettore.

Lezioni americane 1988,


tiene lezioni e conferenze ad Harvard, le cui trascrizioni saranno pubblicate nel 1988 a cura della
moglie a causa della morte prematura del marito nel 1985.
Il sottotitolo Cinque proposte per il nuovo millennio, rivela che questo “testamento spirituale” sia
scaturito dalla necessità di pensare a quali elementi avrebbero potuto conservare validità anche
dopo la svolta epocale del millennio. A ciascun elemento è dedicato un intervento:
-leggerezza, affrontare argomenti impegnativi in maniera ironica;
-rapidità, raccontare storie concise, dotate di ritmo e velocità;
-visibilità, rappresentazione che concede qualcosa alla visione prima di scrivere una storia;
-molteplicità, unione e rimescolanza di generi diversi in un unico libro;
-l’esattezza, rielaborazione di un linguaggio esatto e preciso.
Calvino riesce a prefigurare questa “rivoluzione copernicana” che saranno alla base della letteratura
del nuovo millennio, è un visionario. Ha sempre dimostrato un’incredibile e vastissima conoscenza
dei vari ampi del sapere, avendo anche grande capacità comunicativa. Sulla lingua italiana ha
dedicato un brano “Una pietra sopra” con sottotitolo “L’antilingua”. Qui fa l’esempio di un
brigadiere che riportava una confessione da parte di un signore derubato, e metteva a confronto la
lingua scritta con il parlato, che diventa altra cosa, artificiale e astratta. A causa del modo pedante di
parlare del brigadiere la confessione assume tutto un altro significato, quasi come fosse un giro di
parole incoerente e poco preciso. Dunque, bisogna essere chiari, diretti e concisi, altrimenti si
rischia di incappare in errori, ambiguità e comunicazioni errate. L’antilingua è la lingua del
brigadiere, dei magistrati e della burocrazia.

PASOLINI
Dato importante è la cultura letteraria come coscienza critica del mondo attuale. Siamo negli anni
del Boom economico, Pasolini si ritrova in un periodo colmo di alienazioni. Per supportare questo
Sperimentalismo a livello linguistico non recide il fio con la tradizione e con la realtà, non aderisce
alle avanguardie. La madre agisce da mediatrice con il mondo popolare che lo legherà alla
condizione primitiva e autentica dello stato di natura, incontaminata. Un mondo in cui sono
salvaguardate i sentimenti e gli istinti primigeni. Il Vitalismo e il Vagheggiamento di questa natura
aurorale, non esclude il dolore, il male, in cui la sua tendenza omosessuale gioca un ruolo
importante e che gli provocherà pene e sanzioni. La sua condizione lo porta a frequentare luoghi
socialmente degradati, facendo esperienza del tessuto sociale italiano in continuo cambiamento.
Cerca una partecipazione totale alla vita per esprimere il suo disappunto verso il mondo in cui
viveva, la società che cambiava e deturpava la natura e il mondo CIVILTA’ DEL BENESSERE
CONSUMISTICO, di cui anche egli stesso era MARTIRE.

Il suo esordio è da individuare con la pubblicazione di una raccolta di opere in dialetto friulano, ma
oltre al proprio dialetto si innamora e studia anche gli altri. Durante l’occupazione nazista si
richiude nella natura incontaminata del Friuli per cercare quel contatto autentico con lo stato di
natura. La morte del fratello causata da partigiani slavi lo porrà in uno stato di tristezza e lo porterà
a partecipare attivamente alla vita politica aderendo al PCI. Si trasferisce. Roma dove studia la
società, la cultura, mantiene contatto con figure molto importanti del mondo letterario e
giornalistico e frequenta le borgate.
-Ragazzi di vita (1955), sono quelli che appartengono al sottoproletariato. È un romanzo privo di
trama unitaria e protagonista univoco. È un aggrovigliarsi a vuoto, perché nonostante la sequenza di
attimi, non c’è mai un avvenimento conclusivo, mai un INTRECCIO. La loro esistenza è regolata
dall’istinto, senza freni inibitori, e da esigenze naturali, all’autore non importa neanche del riscatto
ideologico, a solo PSICOLOGICO. Pasolini si ritrova con ciò che narra, è un’opera a sfondo
autobiografico, si identifica in assoluta tensione lirica con il mondo che rappresenta. Per lui narrare,
vuol dire cogliere il nucleo primigenio della realtà circostante con le sue spontanee relazioni.
La sua produzione si concerta su queste borgate:
-Alì dagli occhi azzurri
-Ragazzi di vita
-Una vita violenta.
Pasolini ama il sottoproletario urbano e lo mette al confronto con i sotto borghesi, però non ne
nasconde la tragicità del destino già scritto al momento della loro nascita in quella condizione.
Vi è una particolare attenzione sulla lingua: i protagonisti si esprimono in dialetto romanesco che
permette di mescolare l’aspetto ridicolo e tragico allo stesso tempo dei personaggi.

Il palo della tortura (Ragazzi di vita)


Ha elementi che lo riconducono ad un film di genere Western. Un ragazzo viene legata ad un palo.
Questa scena rimarca la pratica che perpetravano gli indiani d’America ai loro prigionieri, ma anche
le azioni repressive dei nazisti durate l’occupazione.
Si ricrea un ambiente epico in un contesto sociale degradato.
Sadismo gratuito da parte di un gruppo di ragazzine, la cui attenzione è richiamata dalle gesta
eroiche dei ragazzi.
Il tema è della sevizia, picchiato e deriso pubblicamente da un gruppo di ragazzini che vuole
bruciare quel ragazzo legato al palo, salvato in extremis da un temporale.
Il dialetto accentua la violenza, che non conosce limite, che si allontana molto da quello stesso
dialetto usato da Pasolini nelle prime opere, mentre la narrazione è in lingua italiana

VITTORIO SERENI
Nella sua poetica si presenta una dialogicità tra l’Io e il TU, un nuovo modo di fare poesia.
Nacque a Luino e visse anche a Genova, che trovano un rispecchiamento come fondale delle sue
poesie. Riproduce nei suoi versi anche una componente musicale, prestando molta attenzione ai
suoni. Studiò filosofia, fu alunno di Antonio Banfi, iniziando la sua carriera da letterato fino ad
entrare in guerra, in cui l’autore si ritrova catapultato e verso la quale prova dello scetticismo.
Nonostante ciò non combatté mai, ebbe altre mansioni. Nel 1943, con l’entrata in guerra degli
Alleati, fu loro prigioniero in Algeria. Liberato, era amareggiato per non aver partecipato alla
Resistenza. Abbandonò l’insegnamento per entrare nel mondo dell’editoria che gli permise di
incontrare personalità eminenti della letteratura, diventando nel 1958 Dirigente editoriale
Mondadori. Vive la contraddizione tra impegno culturale e realtà industriale. La sua poesia è
coscienza storica, presenza civile e comprensione del presente, e nasce dal disincanto sulla
condizione dell’uomo contemporaneo. Nella società tecnologico-comunista che gli provoca amara
ironia. Riprende la poetica degli oggetti, similmente a Montale, sintetizzando così, poesia e prosa.
Fu intellettuale della borghesia progressista e liberale, dotato di razionalità laica e illuministica di
fronte agli sconvolgimenti tra Italia ed Europa. I dubbi sul valore della poesia vengono prodotti con
ironia che sottolinea la fragilità della poesia ma diventa cruciale per la conoscenza dell’essenza
sottesa alla realtà.

FRONTIERA (1941) fondamentale è il paesaggio lacustre di Luino, luoghi e oggetti appaiono


sfumati e si collocano sotto il segno reale e simbolico della frontiera e del limite come condizione
esistenziale e storica nell’Italia Fascista. La sua prigionia lo porta a maturare un’aspirazione per la
fuga e il colloquio coi morti. Rintraccia un tono colloquiale simil-montaliano, per il quale la
frontiera era il mare.
DIARIO D’ALGERIA (10947) SEZIONE 1 prove a cui era sottoposto durante la prigionia.
Si domanda sul futuro del mondo europeo e sviluppa un’inquietudine, causata dalla condizione di
vittima e oppressore tra chi riteneva essere fratello, non nemico.
SEZIONE 2 nuova contraddizione tra vita inerte e volontà di intervento e partecipazione alla
Resistenza.
Nel DOPOGUERRA analizza i temi consueti al contesto della società tecnologia, sviluppando
nuove contraddizioni e nuovi interrogativi. In questo contesto nasce la raccolta:

GLI STRUMENTI UMANI (1965) le ferite della guerra e il ritorno alla normalità generano
nuove contraddizioni cerca di comprendere le trasformazioni tecnologiche che sfuggono al
controllo della coscienza europea e democratica. In questo contesto, gli uomini diventano poveri
strumenti umani avvinti alla catena delle necessità.
•UNA VISITA IN FABBRICA descrive le sirene della fabbrica con un andamento prosastico
che lo allontana dalla poesia. La poesia nasce spontaneamente a seguito di un invito da parte di una
partigiana a visitare la fabbrica, grazie alla quale vede il trionfo del capitalismo. C’è un momento in
cui il suono riceve un’impennata e per poi calare. Si passa dal senso capitalista degli imprenditori
per arrivare al grido degli operai, del loro malumore, si inizia a instaurare un clima di proteste, di
sommosse e di movimenti da parte degli operai. Rappresentazione esterna della fabbrica, che tenta
di allettare chi la vede, che crea però un’idea fallace della realtà.
Sono presenti termini che fanno riferimento al campo economico: ciclo di lavorazione, che rende
l’idea di ciò che sono ora gli operai, delle macchine, degli oggetti, che lavorano a cottimo, che
perdono un nome, diventano un numero, facendo parte di un ingranaggio molto più grande.

GIORGIO CAPRONI
Nativo di Livorno, si trasferì a Genova. la sua poesia è fortemente radicata nelle lacerazioni della
realtà presente ma restando fedele alla rima e metri tradizionali, riuscendo a cogliere le
trasformazioni del mondo moderno. Smossa l’urgenza della materia psicologica, perché la
sostituisce con una profonda ironia, prende sul serio la poesia e ci ironizza su. Sa essere letterario e
al contempo quotidiano. Crea un tessuto linguistico, un registro nuovo.
Si trasferisce e dal 1935 si diploma al liceo magistrale e combatte tra le fila partigiane, scrivendo il
diario di guerra: GIORNI APERTI (1942) e il racconto IL GELO DELLA MATTINA (1954) e
infinte IL LABIRINTO (1984)
Nel dopoguerra insegna a Roma, collabora con riviste e traduce il francese.
Scrisse raccolte poetiche giovanili: COME UN’ALLEGORIA, BALLO A FONTANIGORDA,
FINZIONI, CRONISTORIA, STNZE DELLA FUNICOLARE.
Per quanto riguarda i versi, scrive IL PASSAGGIO D’ENEA.
Agli esordi è intriso da curiosità adolescenziale e gioia sensuale, con una patina di malinconia,
oscilla tra realismo sabiano ed ermetismo tradizionale, usando forme chiuse e strofe rimate.
La sua produzione poetica si afferma sotto l’impatto traumatico della guerra e il conseguente
distacco da Genova e dalla sua quotidianità. La violenza e la morte gravano sugli affetti, sulle
persone e sulle cose.
È un sofferente CANTO D’AMORE, si avverte la precarietà della bellezza, si ridestano miti
inquietanti, quello di ENEA e del suo VIAGGIO verso nuovi lidi., che abbandona la propria vita, i
propri cari per cercare nuova fortuna.
IL SEME DEL PIANGERE (1959) Si ricorda della madre da giovane come se volesse vivere
parte della sua giovinezza, rappresentata in maniera molto tenera e descritta in “stil-novo”.
Stabilisce un contatto con la lei, come avesse voluto conoscerla da giovane. Recupera le radici della
tradizione letteraria italiana.
CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO & ALTRE PROSOPOPEE (1966)
Abbandona la vita sociale e si proietta in questi personaggi che sembrano abbandonare la vita
comune. Questa produzione apre all’ultimo Caproni.
In questo periodo scrive opere sempre più brevi, inserendoli in strutture complesse, simili a partiture
musicali, per cui prova un grande interesse. Si avverte la frattura col passato dopo il Sessantotto,
con la "morte di Dio” delle filosofie coeve.
IL FRANCO CACCIATORE (1962) titolo di un’opera lirica tedesca, che ebbe un tardo successo
in Italia. Il cacciatore è la figura che cerca Dio (che non esiste), una ricerca che conduce solo.
Questa ricerca può essere tradotta come una ricerca invano di sé stessi, in cui il cacciatore coincide
col cacciato.
L’ULTIMO BORGO (1982) I nomi dei cacciatori rappresentano la collettività. Il paesaggio era
la Val di Trebbia, a lui ben conosciuto. Essi si ritrovano in un’osteria, a riflettere profondamente, a
frugare, non giungendo ad alcuna conclusione.
Tutto risulta essere inafferrabile. Questa poesia sancisce riti gnoseologici, descrive confini
metafisici impossibili da superare.

ELSA MORANTE
Vita alla ricerca della bellezza, dell’estasi, della felicità, di cui trova formula nella letteratura. Cerca
nella scrittura eccesso e incantesimo. Si sposa nel 1941 con Moravia, con cui avrà una relazione
turbolenta, con alti e bassi. Da lui riprende la distanza dalle cose rappresentate, ma da cui si distacca
per il rifiuto di ogni metodicità e del rancore per la vita e il mondo. Oscillava tra esigenza di
autonomia e bisogno di protezione e affetto. Nelle sue opere confluiscono i suoi viaggi e gli incontri
con importanti personaggi dell’arte.
Vi confluiscono anche le emozioni, le preoccupazioni e inquietudini per i pericoli imminenti. Nel
1962 si spera da Moravia e nel 1965 tiene una conferenza “Pro o contro la bomba atomica” e le
poesie “Il mondo salvato dai ragazzini.
Il DIARIO (1938) documento di passione letteraria, dei suoi complessi nodi psicologici e dei
motivi confluiti nelle sue opere narrative. Si muove nel neorealismo, e scrive romanzi in prima
persona.
LA STORIA  lo pubblica in formato economico, ebbe grande successo commerciale, ma suscita
grandi perplessità, soprattutto presso l’amico Pasolini, a causa dello spiccato spirito quasi
“negazionista” verso il presente e il futuro. Si assume le proprie responsabilità letterarie, l’onere di
rappresentare le ultime apparenze umane. Rivendica la storia delle vittime, degli emarginati,
schiacciati dalla società di massa. È una narrazione che riprende il Romanzo Popolare, cerca quasi
una restaurazione del romanzo, nonostante inizialmente volesse annientarlo. La Storia distrugge
ogni residuo rapporto familiare. Puntava l’attenzione sul popolo. Da una chiave invettiva verso la
società attuale, che distrugge i rapporti e schiaccia i deboli.
I giovani non sono più in grado di combattere la realtà contemporanea, non riescono ad inserirsi, ma
ne subiscono gli effetti: la Storia prende il sopravvento.
MENZOGNE E SORTILEGI intreccia piani temporali in quella che può essere considerata
un’opera famigliare (madre, padre, nonni). Vive la sua esistenza teatralmente.
ISOLA DI ARTURO isola di Procida, quasi incantata, rappresenta un distacco dal mondo. Vive
un’esperienza unica, in un’Italia, magica, fiabesca. Arturo ama la madre, morta prematuramente, e
il padre si dichiara omosessuale. Passa da una completa tranquillità a una vita inquieta, alla scoperta
della realtà dei rapporti famigliari.

PRIMO LEVI
Scrittore testimone dell’Olocausto, una realtà che va oltre ogni immaginazione barbarica. La
letteratura si concentra su ciò che non è stato razionale, in stile razionale. Vuole ricordare, per non
dimenticare il passato. La memoria diventa il baluardo della ragione di fronte alla barbarie. La
tragedia ha proporzioni quasi bibliche.
Internato a Monovitz nel 1944, liberato dai sovietici nel 1945. Pubblica la testimonianza
terrificante, che nasce dalla complicata reintegrazione nella vita quotidiana.
SE QUESTO È UN UOMO (1947) opera non Neorealista. Apre un filone: letteratura
concentrazionaria. Un prigioniero di un lager, precipita in un baratro, che combatte per non
assopirsi nell’assurdità della realtà che sta vivendo, della macchina nazista che incarna l’assurdità
dell’umanità, laddove non c’è più nulla di umano. Scandaglia i caratteri che fuoriescono dalla
razionalità. Usa il passato remoto, il tempo della storia.
Tutto lì era regolato da una gerarchizzazione, caratterizzata da oppressione, disumanizzazione, ma
senza enfasi.
•CAMPO DI ANNIENTAMENTO (1947) Levi racconta il primo impatto col campo di
concentramento, dell’annientamento di ogni requisito umano. Attualizza il tutto, per sbatterlo sotto
gli occhi del lettore, usando il presente storico, affinché si annidi nella memoria di chi legge.
PENURIA DI PAROLA: manca un linguaggio per descrivere ciò che sta vivendo, la disumanità,
per cui nasce un nuovo vocabolario. Il completo annientamento della visione umana. Sono stati
privati di tutto, vestiti, gioielli, capelli, nome. Nulla è più di nessuno: l’uomo diventa VUOTO.
Perde anche il discernimento. Usa anche il futuro, per indicare lo svuotamento progressivo dell’Io,
dell’identità umana. Chi è lì, immagina cosa gli aspetta nei prossimi giorni, un futuro che sembra
appiattirsi e ripiegarsi all’indietro.
I SOMMERSI E I SALVATI (1986) ultima pubblicazione. Chi è morto, chi si è salvato. Da
superstite si sente in colpa, perché la sua sopravvivenza è gravata sulle spalle dei suoi compagni
morti, di chi ha perso la vita permettendogli di salvarsi.

EPOCA POST-MODERNA (1978-2000)


I confini letterari sono molto più labili, il che permette di avere una produzione piuttosto vasta con
etichette e categorie a volte diverse, altre comuni. Questo crea vere e proprie linee di produzioni che
riguardano novità del panorama socio-letterario, con conseguenti cambiamenti all’interno dello
stesso.
-Messa in crisi dell’idea dell’industrializzazione
-Viene a meno il modello post fordista, lasciando spazio al post-fordista.
-Messa in circolo delle merci sul mercato globale: inizio globalizzazione
-Caduta muro di Berlino, fine Guerra fredda e crollo ideologie
-Potere crescente dei mass-media che crea un mondo non gerarchizzato, a differenza del mondo
industriale
-Fine della lotta di classe
-Diffusione di scetticismo nei confronti delle verità universali.
-Fine delle GRANDI NARRAZIONI sintesi di come dovrebbero andare le cose.
-Descrive le trasformazioni decennali
-Il narratore post moderno RI-SCRIVE
-Metaletteratura, ogni pera ha una riflessione sul meccanismo che regge l’opera stessa riflessione
su due opere che detengono il primato.
-Sviluppo generi Giallo e Fantascienza (Calvino: fantascienza + comicità)
-Non esistono soggetti artistici che debbano piacerci per forza
-Sviluppo della cultura POP
CRISI DEL CONCETTO DI NOVITA’ CRISI DEL MODERNISMO
C’è un recupero di opere precedenti, rimescolate nell’impianto narrativo frutto di accostatemelo di
materiali eterogenei.
Mescolanza di termini alti e bassi, forme più e meno popolari  POP

UMBERTO ECO
Autore più rappresentativo del periodo che va dagli anni ’80 in poi, grazie alla pubblicazione de “Il
nome della rosa”, romanzo giallo con background medievale.
La biblioteca rappresenta il labirinto, si deve ricostruire una mappa e combattere il labirinto (la
società nella quotidianità).
Animo critico e giornalistico, si intromette e commenta. Dimostra spiccato interesse per la
semiotica, ovvero lo studio di segni verbali e non verbali, attingendo a tutti i campi del sapere.
Fa presente il ruolo importante della memoria collettiva.

carriera dedicata alla semiotica, pubblica nel 1975 il TRATTATO DI SEMIOTICA GENERALE
studio segni verbali e di come essi acquistano significazione.
Fu teorico della Neoavanguardia nel periodo del Gruppo 63.
Diede un contributo importante nel saggio Opera Aperta (1962): è uno spazio caratterizzato dalla
libertà, prima unicamente data al poeta, poi lasciata anche all’interprete, che la intende secondo la
propria personalità e interviene sulla forma compositiva. Dunque ogni lettore è “LECTORR IN
FABULA”.
Ogni opera p al contempo APERTA e CHIUSA: nel primo caso consente interpretazioni multiple,
grazie alla mediazione del LECTOR; nel secondo, lo stesso, è condotto a una lettura univoca.
“La morte dell’autore” Barthes discerne tra testi leggibili e scrivibili
1) Letti in una sola direzione
2) Lettore che diventa produttore di significato

ECO traduttore, giornalista per Rai 1, molte laure Onoris Causa; successo mondiale. Fonda la
NAVE DI TESEO, casa produttrice.

NOME DELLA ROSA Premio Strega, successo mondiale. Mescola generi LETTERARI e
PARA-LETTERARI, un labirinto in grado di sodisfare le varie categorie di lettore, e di animi
diversi. Eco ha la capacità di falsificare manoscritti, sfruttando i moduli morfo-sintattici, resta
sempre vago nella narrazione della vicenda.
ROMANZO STORICO CHE APPARTIENE AL GENERE GIALLO-POLIZIESCO.
Ambientazione medievale (1300) costellato di misteri legati all’abbazia garanzia di successo. Ha
attirato tutti i lettori: dal meno attento, ai più sofisticati.
Origine del mistero risiede nella biblioteca abbaziale dove si conservava l’ultima copia della
Poetica di Aristotele.
Ha una capacità di ridurre la realtà storica alla misura della comunicazione di massa.
È un mosaico di citazioni. È un’opera di ingegneria letteraria che ribalta ogni interpretazione.
“È una macchina per generare interpretazioni”: si può leggere a più livelli che Eco aveva ben chiaro
prima ancora della stesura stessa del romanzo, un libro atto a trasformarsi in un serbatoio di segni
combinati trionfo dell’intertestualità.
(Trama libro)
Autore dei delitti: monaco bibliotecario Jorge da Burgos, impedisce la lettura del libro, pericoloso
per il dogma.

LIVELLI DI LETTURA DI UN LIBRO:


-LETTORE INGENUO (non comprende)
-LETTORE MEDIO (comprende la citazione di Snoopy)
-LETTORE COLTO (va oltre, suppone che sia Snoopy a citare l’incipit di Paul Clifford di Bulwer-
Lytton)
Se c’è un KOSMOS (ordine), esso sfugge alla nostra limitata percezione. La ratio teologica è un
esercizio vano.
-L’isola del giorno prima
-Baudolino, figlio di Federico Barbarossa. Inchiesta. Tempo della terza crociata.
-La misteriosa fiamma della regina Loana. Storia di un editore, colpito da un ictus, perde la
memoria autobiografica, ma conserva la memoria semantica, legata alle sue letture. Torna a casa,
riprende le vecchie letture per recuperare la memoria, ma alcuni momenti sono impossibili da
recuperare. Col secondo ictus, riprenderà altri ricordi.
Durante la lettura di libri è possibile risalire ad epoche pregresse, portando la letteratura ad essere
immortale.

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