Sei sulla pagina 1di 12

ORPHEUS 2006, PP.

60-71
NOTE ALLA COSTITUZIONE ED ALL’INTERPRETAZIONE DEL TESTO DI
PSEUDO-ARISTOTELE FISIOGNOMICA

Lo scopo di queste pagine è chiarire, precisare e integrare l’analisi di


alcune questioni testuali ed esegetiche, che riguardano i Fisiognomica
pseudoaristotelici. Non ultima tra le motivazioni quella di correggere alcuni
errori di interpretazione sia delle tesi che delle soluzioni di alcuni problemi
relativi alla costituzione del testo, proposte nel saggio sui Fisiognomica1,
che ho avuto modo di riscontrare nella recensione di G. Marconi2. Tra tante
inesattezze e fraitendimenti3 spicca l’erronea attribuzione della tesi che la
seconda sezione del trattato (capp. IV-VI) «potrebbe derivare dalla stessa
trattazione prearistotelica»4, da cui si ipotizza sia derivato il nucleo
originario della prima sezione. Questa tesi discorda palesemente da quella

1
Pseudo-Aristotele. Fisiognomica. Saggio introduttivo, traduzione e commento a c. di
M. Lombardi, Roma 2004. Il volume è stato ristampato con alcune integrazioni e correzioni
dei refusi occorsi in fase di edizione. Il testo critico su cui è stata elaborata la traduzione ed
il commento corrisponde a quello dell’edizione di W.S. Hett (Aristotle, Minor Works,
London 1980). Problemi editoriali hanno impedito la composizione ex novo del testo greco
e l’integrazione delle letture ritenute preferibili. Nella premessa al testo (79) sono elencati i
luoghi in cui si propongono interventi correttivi o si seguono letture o congetture divergenti
dal testo di Hett; tali scelte vengono motivate e discusse nel commento ( 135 ss.). La
traduzione si uniforma agli interventi correttivi indicati nella premessa; l’intento di chiarire
l’interpretazione del testo ha infatti sconsigliato di seguire la via dell’assoluta coerenza con
il testo di Hett a motivo di alcune lezioni scarsamente attendibili per criteri interni di logica
e significato.
2
G. Marconi rec. a Michela Lombardi, Pseudo-Aristotele: Fisiognomica, RCCM 2005,
407-410. Come si può constatare il titolo del volume è stato erroneamente riportato e questa
purtroppo non è l’unica inesattezza.
3
Il resoconto delle discordanze tra indicazioni preliminari della premessa al testo, testo,
traduzione e commento in Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 407 risulta fortemente
turbato da un vizio di comprensione dell’impostazione dello studio sui Fisiognomica, in cui
non ci si è proposti di elaborare un’edizione critica, ma di chiarire gli aspetti della
redazione, dell’impostazione metodologica, della facies linguistica e dell’interpretazione
del trattato pseudoaristotelico. D’altra parte la riproduzione di una precedente edizione
critica affiancata da una traduzione ispirata in alcuni casi ad interventi correttivi, motivati
nelle note o nel commento, è prassi abitualmente seguita in molte pubblicazioni di testi
classici nelle collane di ben note case editrici, una prassi giustificata dal fatto di non
perseguire l’obiettivo dell’edizione critica del testo e dalla difficoltà in qualche caso di
comporre ex novo il testo greco, motivo questo che ha motivato la riproduzione del testo
critico di Hett nel saggio sui Fisiognomica.
4
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 407.
sostenuta della matrice peripatetica della seconda sezione del trattato5 la cui
impostazione metodologica si distingue da quella della prima sezione (capp.
I-III), che si prospetta, secondo l’ipotesi delineata nel saggio sui
Fisiognomica, come riscrittura compendiata di un trattato prearistotelico
raccolto, collazionato e integrato con un altro trattato peripatetico
nell’ambito della scuola aristotelica. Ancor più grave lo stravolgimento del
riferimento numerico delle pagine del testo greco strumentale alla
dimostrazione di presunte incoerenze tra congetture testuali, traduzione ed
esegesi riportata nel commento: esemplare l’errore nel riferire la correzione
di ojstwvdeiı in sarkwvdeiı a phys. 810a, 35 e non a phys. 810a, 36 ed il
rilievo dato alla presunta quanto inesistente discordanza tra la congettura
sarkwvdeiı, proposta in phys. 810a, 36 e correttamente tradotta «in carne», e
la traduzione «ossute» riferibile non alla congettura sarkwvdeiı in phys.
810a, 36, come ritiene erroneamente Marconi (p. 408), bensì ad ojstwvdeiı
attestato poco prima in phys. 810a, 35 in associazione a neurwvdeiı. A ciò si
aggiunge lo scarso rigore filologico nel distinguere congetture e variae
lectiones della tradizione manoscritta: è il caso dell’errata valutazione di
ajsmenhvı in phys. 807b, 35 come congettura di Bekker6 e non come
variante attestata nel Marcianus 263 (La) ed in Marcianus Appendix 458
(Ka), preferita da Bekker ad ajsqenhvı del Laurentianus 5733 (Ia).
Esaminiamo i luoghi di problematica lettura in cui si propongono o
seguono interventi correttivi7, che divergono dall’edizione di Hett8 ed in
qualche caso anche da quella di Bekker.

5
Si rimanda all’analisi svolta in Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 33 ss. R. Foerster,
Scriptores physiognomici, Stuttgardt 1994 (Lipsiae 1893), 286, prendendo atto della
diversità delle due sezioni, ipotizza due diversi autori e ritiene la seconda sezione anteriore
alla prima. L’ipotesi tradizionale dell’impronta peripatetica di entrambe le sezioni del
trattato è stata ripresa da S. Vogt, Aristotle. Physiognomonica, Berlin 1999, 191, che
attribuisce ad un medesimo autore peripatetico le due sezioni che perseguirebbero diverse
finalità, metodologiche la prima sezione, prescrittive e manualistiche la seconda. Per la
questione della redazione del trattato si rimanda anche all’analisi di A. Degkwitz,
Physiognomici. Die Pseudoaristotelischen Physiognomonica, Diss. Freiburg im Breisgau
1988, 24-44.
6
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 408.
7
In queste pagine si discutono alcuni dei luoghi di più problematica lettura in cui si
propongono correzioni innovative o si seguono, in alternativa al testo di Hett, lezioni o
congetture dell’edizione di Foerster o Bekker. Per un elenco completo dei luoghi in cui
risulta problematica la ricostruzione del testo e per la discussione delle relative questioni
esegetiche si rimanda a Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 79, 135 ss., ed a Vogt, Aristotle
cit., 229.
8
Il testo elaborato da Hett diverge da quello di I. Bekker (Aristotelis Opera, I-II,
Darmstadt 1831-1870, rist. 1960, vd. II, 805-814) nelle seguenti occorrenze: phys. 807a, 12
tw/` (Hett); touvtw/ (Bekker); phys. 807a, 13 ta; zw/`a (Hett); ta; kakav (Bekker); phys. 807a,
21 baruvfwna (Hett); baruvfwnoi (Bekker); phys. 807b, 36 ajsqenhvı (Hett); ajsmenhvı
(Bekker); phys. 808b, 29 a[panta o{moia (Hett); a[panta (Bekker); phys. 809a, 30 s. o{poia
a[n ejpiceirw`men (Hett); e[sti de; o{moia. ejpiceirou`men (Bekker); phys. 810b, 16 ejpi;

2
In phys. 807a, 27 s. mhde;n tiqevnai eij mh; ejsti tw~n dih/rhmevnwn poi~a
poivwn pistovtera («non stabilire in alcun modo se tra i segni selezionati
alcuni non siano più credibili di altri») il difficile nesso di eij mh; ejsti con
gli interrogativi poi~a poivwn potrebbe giustificarsi come anacoluto dovuto
all’adattamento dei moduli del discorso didattico orale, simile a quello
osservato in phys. 806a, 8-10, dove l’accusativo di relazione o{sa de;
ejpiginovmenav te kai; ajpoleivponta è una variatio di o{sa...tw~n shmeivwn,
soggetto di ejsti nel periodo precendente9. L’esegesi «non stabilire in
alcun modo quali segni siano più credibili di altri a meno che non siano
inclusi tra i segni già selezionati» implica la connessione tra mhde;n tiqevnai
e poi~a poivwn, che rende inevitabile intendere come incidentale
l’espressione eij mh; ejsti tw~n dih/rhmevnwn («a meno che non siano
inclusi tra i segni già selezionati»)10, di problematica interpretazione in
quanto propone un’eccezione rispetto al rifiuto di una selezione gerarchica
dei segni asserito in phys. 806b, 38-807a, 111. Alla stessa incoerenza con la
preclusione metodologica della selezione aprioristica dei segni darebbe
luogo l’esegesi «non stabilire nulla, a meno che tra i segni selezionati alcuni
non siano più credibili di altri». La soluzione preferibile è quella della
correzione degli interrogativi poi~a poivwn («quali…di quali») del testo
tradito con gli indefiniti poia; poiw~n («alcuni …di altri»), così da
interpretare «non stabilire in alcun modo se tra i segni selezionati alcuni non
siano più credibili di altri»12.
Tra i tratti fisiognomici del kòsmios in phys. 807b, 35 s. si distingue
diavlektoı bradei`a kai; fwnh; pneumatwvdhı kai; ajsmenhvı. La
traduzione «eloquio lento e inflessione vocale leggera come il respiro e
gradevole» segue la lezione di Bekker ajsmenhvı13, attestata nel Marcianus
263 (La) e in Marcianus Appendix 458 (Ka), e non quella di Hett ajsqenhvı,

tou;ı batravcouı (Hett); ejpi; bou`ı h] ejpi; tou;ı batravcouı (Bekker); phys. 813a, 12
gauroalavzoneı (Hett); galeagkw`neı (Bekker); phys. 813a, 15 qhlei`ı (Hett); qhleivaiı
(Bekker); phys. 813a, 22 oiJ katillaivnonteı wJrai`oiv te (Hett); katillaintiwrivan
(Bekker).
9
Vd. phys. 806a, 7-10 o{sa me;n ou\n tw`n shmeivwn movnimav ejsti, movnimon a[n ti
shmaivnoi: o{sa de; ejgginovmenav te kai; ajpoleivponta, pw`ı a]n to; shmei``on ajlhqe;ı
ei[h tou` ejn th/` dianoiva/ mh; mevnontoı… su cui vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 148
s.
10
Questa è l’interpretazione di G. Raina, Pseudo Aristotele. Fisiognomica, Milano
1993, 73, che traduce «a meno che non siano inclusi tra gli aspetti già esaminati».
11
In phys. 806b, 38-807a, 1 si afferma che «prestar credito ad un solo segno», perchè
più credibile, «è semplicistico».
12
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 93 ed il commento a 162 s. Nella recensione di
Marconi ( 408) si legge che «poi~a poivwn dovrebbe valere: ‘quale di quali’» e si riferisce
l’esegesi nella forma «non…(se tra i segni) selezionati alcuni non siano più credibili di
altri» con un’omissione che rende incomprensibili i significati.
13
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 79, 170 s.

3
varia lectio del Laurentianus 5733 (Ia). Eppure nella recensione di
Marconi14 si legge: «ma Bekker non accoglie una ’variante’, nel senso
tecnico filologico, della tradizione del testo; fa un intervento correttivo».
Criteri interni inducono a preferire ajsmenhvı per la sua coerenza con il
contesto semantico in cui si valorizza non la debolezza del kòsmios, bensì la
mitezza, la compostezza dell’atteggiamento fisico ed il tono delicato e
gradevole dell’inflessione della voce. Pneumatwvdhı («arioso, leggero
come il respiro») designa una particolare sonorità della voce ricca di suoni
spiranti, secondo un’accezione semantica produttiva in Arist. HA 536b, 21,
dove fwnei~n pneumatw~~deı viene riferito al barrito degli elefanti, ed in Pl.
Cra. 427a, dove gravmmata pneumatwvdh indica le consonanti f, y, s, z,
in cui prevalgono i suoni delle spiranti –h e –s.; si ha dunque una variazione
del significato attestato nella prosa medica («affannoso, asmatico»15;
«flatulento»16). Con tale particolare sonorità della voce si accorda ajsmenhvı
nel definire il tono gradevole ed elegante della lèxis del tutto coerente con la
configurazione etologica del kòsmios, ispirata alla tipologia convenzionale
del cittadino raffinato ed elegante17.
In phys. 808b, 10 s. mnhvmoneı oiJ ta; a[nw ejlavttona e[conteı kai;
glafura; kai; <ouj> sarkwdevstera18 («di buona memoria sono quelli che
hanno le parti superiori del corpo alquanto esili, delicate e non in carne») il
testo tradito reca sarkwdevstera che non si accorda con la snellezza delle
parti superiori del corpo del tipo dotato di buona memoria. La carnosità è
infatti abitualmente associata all’espansione ed al vigore corporeo19, non
all’esilità o delicatezza delle membra, e talora a scarse capacità percettive e
intellettive20, inconciliabili con doti di memoria. Queste considerazioni
inducono a individuare una corruttela in sarkwdevstera ed a correggere la
lezione tradita in <ouj> sarkwdevstera più coerente con il contesto
semantico. Tale ipotesi potrebbe trovare riscontro nell’Anonimo latino (§
114) «quibus memoria viget, superiores partes corporis minores habent,
easdem etiam <glafura;ı> et sicciores»21, dove «sicciores» non
corrisponde a sarkwdevstera in phys. 808b, 10. La palese analogia testuale

14
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 408.
15
Vd. H Acut. 55. A tale significato si ispira la traduzione «di corto respiro» proposta da
Raina, Pseudo Aristotele cit., 79.
16
Vd. H Aph. 5, 72.
17
Sulla corrisponenza con tale tipologia e con gli èndoxa riflessi nella retorica
giudiziaria vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 38, 171s.
18
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 79, 186.
19
Cfr. ad esempio phys. 807a, 37 s. to; sth~~qoı sarkw~~devı te kai; platuv; 808a, 25 s.
ijscuro;ı to; ei\doı, eu[sarkoı: uJgra; sa;rx kai; pollhv.
20
Cfr. phys. 807b, 21; 23; 25; 26; 27; 811b, 29 s.
21
Il testo dell’Anonimo è citato secondo l’edizione di J. André, Les Belles Lettres, Paris
1981.

4
torna a sostegno dell’ipotesi della dipendenza dell’Anonimo dal luogo
discusso dei Fisiognomica22, anche se, come è noto, molteplici e disparate
sono le fonti a cui si richiama l’Anonimo23, ed a ritenere che l’Anonimo
leggesse nel passo in questione ouj sarkwdevstera («non molto in carne»)
oppure ijscnovtera o ajucmhrovtera.
In phys. 810a, 36 oiJ tou;ı mhrou;ı ojstwvdeiı kai; periplevouı e[conteı
malakoiv24 la mancanza di coerenza semantica di ojstwvdeiı con il
successivo periplevouı induce a ritenere ojstwvdeiı lezione corrotta ed a
correggerla in sarkwvdeiı; la corruttela si è verosimilmente prodotta per la
ripetizione di ojstwvdeiı, attestato poco prima in phys. 810a, 35 in
associazione a neurwvdeiı. La traduzione «quelli che hanno le cosce in
carne e tonteggianti sono deboli» segue la congettura ipotizzata, evitando
l’incongruenza di associare segni nettamente contrastanti come quelli della
magrezza e della forma tondeggiante delle cosce. Questo tratto fisiognomico
si contrappone a quello poco prima notato in phys. 810a, 35 oiJ tou;ı
mhrou;ı ojstwvdeiı kai; neurwvdeiı e[conteı eu[rwstoi delle cosce ossute e
muscolose, segno di una robusta costituzione fisica. Marconi25 riferisce
erroneamente la correzione di ojstwvdeiı in sarkwvdeiı a phys. 810a, 35 e
non a phys. 810a, 36 ed evidenzia la discordanza tra la congettura
sarkwvdeiı, ipotizzata nel commento, e la traduzione «ossute» che si
conformerebbe invece al testo di Hett ojstwvdeiı, una discordanza inesistente
dal momento che la valutazione dello studioso dipende dall’errato
riferimento della traduzione «ossute» a phys. 810a, 36 e non a phys. 810a,
35, dove ojstwvdeiı è associato a neurwvdeiı.
In phys. 810b, 4 o{soi de; e[cousin ojlivghn savrka, oi|on ajpwmorgmevna,
kakohvqeiı («quanti hanno poca carne sulle natiche, come disseccata, sono
malvagi») l’esempio26 oi|on ajpwmorgmevna aiuta a chiarire la configurazione
somatica del segno. Da un punto di vista sintattico ajpwmorgmevna è un
anacoluto, che potrebbe interpretarsi come accusativo neutro plurale in
connessione più intuitiva che sintattica con savrka («come cose disseccate»
ovvero «come disseccata») oppure come nominativo singolare («come se le
natiche fossero disseccate») riferito a puvx, attestato poco prima in phys.
810b, 1 o{soi de; pu`ga ojxei``an ojstwvdh e[cousin, eu[rwstoi. Ajpomovrgnumi

22
Il richiamo testuale a phys. 818b, 10 è notato anche da Raina, Pseudo Aristotele cit.,
253, n. 194.
23
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 408, afferma che il testo dell’Anonimo non può
fornire «validi riscontri» in quanto «troppo gonfio dei rivoli più disparati» e liquida così in
modo sbrigativo la questione, senza discutere le motivazioni addotte a sostegno della
correzione del testo.
24
Cfr. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 198.
25
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 408.
26
Per l’utilizzazione di esempi nei processi argomentativi e la loro configurazione
logico-linguistica vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 47 s., 75.

5
assume il significato innovativo di «disseccare» che si prospetta come
sviluppo analogico dell’accezione «asciugare, detergere», attestatata nel
lessico poetico27: il neologismo semantico si attua nella riqualificazione in
senso tecnico della voce tradizionale sulla base dell’integrazione con un
diverso contesto tematico, dove si configura la connessione con savrka o
puvx. La connotazione etologica negativa della secchezza corporea è
confermata anche in phys. 810b, 27, dove la magrezza della parte superiore
del dorso è ritenuta segno di debolezza. L’anacoluto risulta coerente con le
dinamiche espressive del discorso didattico orale a cui si conforma
l’impostazione manualistica e catalogica del dettato linguistico della
seconda sezione del trattato pseudo-aristotelico28. L’unica alternativa
percorribile è quella di correggere il tradito ajpwmorgmevna in
ajpwmorgmevnan29 in accordo con il referente sintattico savrka («quanti hanno
poca carne, come disseccata, sono malvagi»). Utile il confronto con
l’Anonimo latino (§ 87) «nates autem tamquam abscissas malignitatis esse
signa», dove « tamquam abscissas» («come tagliate») traduce oi|on
ajpwmorgmevna, confermandone la connessione se non sintattica, almeno
intuitiva con puvx nel luogo discusso dei Fisiognomica: la percezione visiva
della secchezza delle natiche scarnificate, «come disseccate» per il
prosciugamento dell’umore corporeo, viene rielaborata e convertita
nell’Anonimo nell’immagine delle natiche «come tagliate» per cui si
rimanda all’esempio delle scimmie30, come in phys. 810b, 4. Suona davvero
strana per la sua incoerenza con il contesto semantico l’esegesi di oi|on
ajpwmorgmevna «come cose dilavate», proposta da Marconi31, che darebbe
luogo ad una singolare quanto poco attendibile interpretazione: «quanti
hanno poca carne, come cose dilavate, sono malvagi».
In phys. 811a, 18-20 oi|ı ta; ceivlh lepta; kai; ejp∆ a[kraiı tai``ı
sugceilivaiı calarav, wJı ejpi; tou`` a[nw ceivlouı pro;ı to; kavtw
ejpibeblh`sqai to; pro;ı ta;ı sugceilivaı, megalovyucoi la lezione tradita
accolta da Hett ejpi; tou~~ a[nw ceivlouı non dà senso soddisfacente. E’
probabile che ejpi; sia una ripetizione indotta da ejp∆ a[kraiı tai``ı
sugceilivaiı in phys. 811a, 18. Foerster propone w{ste ti tou~~ a[nw
ceivlouı, dove ti tou~~ a[nw ceivlouı è soggetto di ejpibeblh`sqai e to;
provı ta;ı sugkeilivaı anaforico rispetto a pro;ı to; kavtw (ceivloı)

27
Il verbo è di solito riferito ad ai\ma o davkru: cfr. Il. 5, 798; Od. 17, 304; Ar. Ach. 696.
Il significato di «asciugare», «detergere», «purgare» è attestato anche in Eur. H 653; HF
1399; El. 502.
28
Sulla configurazione linguistica delle due sezioni del trattato vd. Lombardi, Pseudo-
Aristotele cit., 62 ss.
29
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 198.
30
L’esempio delle scimmie ricorda Semon. 7, 76 W., dove la magrezza corporea è tratto
tipico della donna-scimmia «senza natiche, tutta rinsecchita».
31
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 409.

6
(«quelli che hanno le labbra sottili e cadenti alle estremità degli angoli della
bocca, così che una parte del labbro superiore ricada su quello inferiore in
prossimità degli angoli della bocca, sono magnanimi»). In alternativa si
potrebbe proporre l’emendamento di ejpiv in ajpov; in questo caso to; pro;ı
ta;ı sugceilivaı sarebbe soggetto di ejpibeblh`sqai («così che la zona
vicina agli angoli della bocca ricada dal labbro superiore su quello
inferiore»). La ripresa anaforica di pro;ı to; kavtw (ceivloı) in to; pro;ı
ta;ı sugceilivaı induce a preferire l’emendamento di Foerster. Degno di
nota l’hapax sugceilivai, che corrisponde alla specializzazione tecnica del
lessico fisiognomico legata alla necessità di precisare la configurazione
somatica del segno32.
In phys. 811b, 17 e[sti ga;r toi``ı sfovdra ejmpeptwkovsi ta; pro; tw`n
ojfqalmw``n oi|on kuvstideı il tradito ejmpeptwkovsi, accolto da Hett,
potrebbe riferirsi alla caduta nel vizio del bere tipico degli ubriachi33.
Meglio correggere con Foerester ejmpeptwkovsi in ejmpepwkovsi più
coerente con il contesto semantico: «infatti gli ubriachi hanno le palpebre
inferiori degli occhi rigonfie come vesciche» ovvero hanno le borse sotto
gli occhi.
In phys. 811b, 33 oiJ makrovteron ejpivpedon (mevtwpon) e[conteı
ajnaivsqhtoi34 il tradito ajnaivsqhtoi è corretto in aijsqhtikoiv da Foerster
per accordare la diagnosi fisiognomica con il carattere positivo della giusta
misura intermedia tra l’eccesso e il difetto segnalata dal comparativo
assoluto makrovteron, che si contrappone sia a mikrovn (mevtwpon) in phys.
811b, 29 che a mevga a[gan (mevtwpon) in phys. 811b, 30. Similmente in
phys. 811b, 27 o{soiı ojfqalmoiv mikro;n ejgkoilovteroi, megalovyucoi
(«quanti hanno gli occhi un po’ infossati sono magnanimi») il comparativo
assoluto segnala la qualità positiva del giusto mezzo tra eccesso e difetto.
Nel passo in questione si analizza la configurazione fisiognomica della
fronte: quella piccola è segno di ignoranza, quella troppo grande di lentezza;
ne consegue che una fronte abbastanza, ma non troppo ampia denoti la
qualità positiva della percettività contrapposta all’ignoranza ed alla lentezza
di riflessi (phys. 811b, 33 «quelli che hanno la fronte abbastanza ampia,
piana, sono percettivi»). La correzione del tradito ajnaivsqhtoi in
aijsqhtikoiv è confermata dalla contrapposizione tra la fronte detta
makrovteron ejpivpedon35 («alquanto grande, piana») e quella periferevı

32
Per gli aspetti del lessico fisiognomico vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 62 ss.
33
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 409, ritiene che ejmpeptwkovsi richiami
«l’esperienza che gli ubriachi sono facili a cadere».
34
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 206.
35
Per il significato di «piano» attribuito a ejpivpedon vd. Pl. Ti. 32a; R. 528d; Lg. 817e.
Diversamente Raina, Pseudo Aristotele cit., 107, traduce «abbastanza lunga» sulla scia
della parafrasi di Anon lat. § 17 qui frontem oblongam habent sensibus praevalent.

7
(«ricurva»), attribuita agli ajnaivsqhtoi in phys. 811b, 31 s. Ragioni di
coerenza semantica inducono quindi ad accogliere la correzione aijsqhtikoiv
proposta da Foerser. Diversamente Marconi36 afferma che «la ragione più
valida» a sostegno della correzione di ajnaivsqhtoi in aijsqhtikoiv risiede
«nel fatto che qui a 811b33 ajnaivsqhtoi appare ripetizione scivolata dalla
frase precedente dove ajnaivsqhtoi però qualifica quelli che hanno la fronte
perirefevı ‘ricurva’». Evidente lo scompenso logico e il difetto
metodologico di tale valutazione: il trascinamento iterativo di ajnaivsqhtoi
da phys. 811b, 32 a phys. 811b, 33 può spiegare le modalità con cui si è
prodotta la corruttela, ma non può costituire la motivazione su cui fondare
l’individuazione della medesima corruttela e la sua correzione. Una
ripetizione potrebbe infatti essere motivata dal contesto del discorso ed
essere quindi pertinente ai significati del testo. La dimostrazione del
sussistere della corruttela non può che fondarsi su criteri interni ovvero
sull’incoerenza logico-semantica della diagnosi fisiognomica indicata da
ajnaivsqhtoi con il segno positivo della fronte «alquanto ampia», che
corrisponde invece al paradigma positivo della mesòtes e quindi segnala la
presenza e non l’assenza di capacità percettive.
In phys. 812b, 35 s. oiJ tou~~ metwvpou to; pro;ı th/~ kefalh/~
ajnastei~~lon e[conteı ejleuqevrioi37 («quelli che hanno sulla fronte il ciuffo
di capelli che si volge all’indietro verso la testa sono generosi») si
caratterizza la connotazione fisiognomica della crescita dei capelli rivolta in
alto verso la testa o in basso verso il naso. Raina38 traduce «quelli che hanno
nella parte alta della fronte un ciuffo di capelli volto all’indietro sono
generosi», interpretando tou~~ metwvpou come partitivo connesso
all’accusativo di relazione to; pro;ı th/~ kefalh/~ («nella parte della fronte
volta verso la testa» ovvero «nella parte alta della fronte») e riferisce il
participio sostantivato ajnastei~~lon alla chioma («un ciuffo di capelli»); la
descrizione alluderebbe all’attaccatura alta dei capelli che ricorda la criniera
del leone contrapposta all’attaccatura bassa in prossimità del naso, segno di
grettezza39. Un’altra possibilità, che ritengo preferibile, è quella di
connettere il participio sostantivato ajnastei~~lon40 a to; pro;ı th/~ kefalh/~
(«il ciuffo di capelli che si volge all’indietro verso la testa») e di intendere il

36
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 409.
37
Vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 211 s.
38
Raina, Pseudo Aristotele cit., 113.
39
Vd. Raina, Pseudo Aristotele cit., 112, n. 98.
40
Il significato di «volgersi all’indietro» attribuito ad ajnastei~~lon in phys. 812b, 36
trova riscontro nella prosa medica, dove l’attivo è riferito a lembi di carne sollevati durante
un’operazione chirurgica (H VC 14; cfr. Arist. HA 632a, 17) e il passivo ai piedi (H Mochl.
24).

8
partitivo tou~~ metwvpou come locativo41 («sulla fronte») o equivalente ad un
accusativo di relazione («nella fronte»)42: «quelli che hanno sulla fronte»
oppure «nella fronte il ciuffo di capelli che si volge all’indietro verso la testa
sono generosi». L’antitesi rispetto al segno dell’illiberalità individuato in
phys. 812b, 37 s. oiJ ejpi; th`ı kefalh`ı prospefukuviaı e[conteı ta;ı
trivcaı ejpi; tou` metwvpou kata; th;n rJi`na ajneleuvqeroi («chi invece ha i
capelli che crescono in avanti sulla fronte verso il naso è gretto»), dove ejpi;
tou` metwvpou riprende variandolo il precedente tou` metwvpou di phys.
812b, 35, conferma la connessione di to; pro;ı th/~ kefalh/~ con
ajnastei~~lon e non con tou` metwvpou ed il riferimento ipotizzato di to; pro;ı
th/~ kefalh/~ ajnastei~~lon al ciuffo di capelli, che cresce sulla fronte rivolto
verso la parte alta del capo. L’esegesi «quelli che hanno la parte della fronte
che si volge verso la testa (scil. la fronte alta) sono generosi» è da escludere
per l’incoerenza con il contesto semantico in cui viene analizzato il segno
dei capelli, non la conformazione della fronte descritta poco prima in phys.
811b, 29 ss. Proprio quest’ultima poco verosimile esegesi è seguita da
Marconi43, che propone la singolare interpretazione di tou~~ metwvpou come
«fronte capelluta», ritenendo facile l’estensione di «fronte» a «fronte
capelluta» per effetto della variazione di trivcaı. Nel respingere
l’interpretazione di tou~~ metwvpou come locativo44 e nel ritenere tale esegesi
alternativa a quella del partitivo, Marconi dimostra di ignorare che il
genitivo partitivo possa assumere tale configurazione sintattica.
Si è visto che il testo tradito accolto da Hett dà adito ad interpretazione
plausibili sia da un punto di vista linguistico che semantico. Il prevalere
nelle sezioni descrittive della prosa fisiognomica delle strutture sintattiche
analitiche del discorso didattico orale induce ad ipotizzare la correzione di
tou~~ metwvpou in <ejpi;> tou~ metwvpou («sulla fronte») o <a[nwqen> tou~
metwvpou («in alto sulla fronte, nella parte alta della fronte»). La congettura
<ejpi;> tou~ metwvpou potrebbe essere suffragata dal confronto con
phys. 812b, 38 ejpi; tou~ metwvpou, dove si descrive il segno della crescita
dei capelli sulla fronte (ejpi; tou~ metwvpou) verso il naso. Un ulteriore
indizio a sostegno della correzione potrebbe venire dalla parafrasi di phys.
812b, 35 in Anon. Lat. § 14 capilli supra medium frontis resupini ad
cerebrum prospicientes, dove il segno è però riferito all’impulsività e questo
induce valutare con prudenza tale riscontro. D’altra parte anche la crescita

41
Per tale valore del partitivo cfr. Il. 5, 309 ejreivsato ceivri paceivh/ gaivhı; 9, 219
i|zen toivcou tou`` eJtevroio, su cui vd. A. Meillet-J. Vendries, Traité de grammaire
comparée des langues classique, Paris 1979, 560.
42
Per questo valore del partitivo che sostituisce un accusativo di relazione cfr. Aristoph.
Pax 71 xunetrivbh th`ı kefalh`ı, su cui vd. Meillet-Vendries, 560.
43
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 409.
44
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 409: «non direi…che la forma sia da intendere
«come genitivo di luogo»; più aderentemente la riterrei un genitivo partitivo».

9
dei capelli verso il naso, connessa all’illiberalità in phys. 812b, 37 s., viene
diversamente associata in Anon. Lat. § 14 al temperamento focoso e quasi
ferino.
In phys. 812b, 37 oiJ ejpi; th`ı kefalh`ı prospefukuviaı e[conteı ta;ı
trivcaı ejpi; tou` metwvpou kata; th;n rJi`na ajneleuvqeroi sarebbe
opportuno espungere il pleonastico ejpi; th~ı kefalh~ı, che sembra
un’inutile precisazione a differenza del successivo ejpi; tou~ metwvpou in
phys. 812b, 38, che dà invece un’indicazione sulla collocazione somatica
della crescita dei capelli sulla fronte verso il naso. Marconi sostiene invece
che ejpi; tou~ metwvpou sia una glossa del precedente ejpi; th`ı kefalh`ı «in
virtù di un trascinamento ripetitivo dell’espressione precedente alla
seguente», ipotizzando un improbabile parallelismo tra ejpi; th~ı kefalh~ı e
ejpi; tou~ metwvpou45. Ma tale parallelismo è poco coerente con
l’economia sistemica, tipica delle strutture linguistiche del discorso didattico
orale, che caratterizzano i moduli linguistici della descrizione analitica delle
tipologie fisiognomiche nella seconda sezione del trattato46.
In phys. 813a, 12 gauroalavzoneı è emendamento di Foerster seguito da
Hett delle lezioni galagkw~neı e galeagh~neı, tradite rispettivamente in
Marcianus Appendix 458 e nel Laurentianus 5733; da queste lezioni
dipende la lettura di Bekker galeagkw~neı («dalle braccia corte di
donnola»), già attestato in phys. 808a, 32 in riferimento agli amanti del
gioco per la stretta connessione di tale inclinazione con quella dell’avarizia,
ma poco congruente con il tratto etologico delle spalle dritte, aperte ed
ondeggianti, attribuibile all’alterigia. L’hàpax legòmenon gauroalavzoneı
si configura come esito della contaminazione di gau~roı e ajlazoneuvmai.
In phys. 813a, 24 oiJ uJpo; blevfara ta; a[nw ta;ı ojyivaı ajnavgonteı la
lezione ojyivaı riconducibile ad ojyiva («sera») attestata nel Codex Patavinus
Bibliothecae Antonianae 370 e nel Codex Hauniensis Universitatis 60,
accolta da Bekker47 e Hett, è poco attendibile per il suo significato. Meglio
accogliere la lezione o[yiaı, attestata nell’appendice del Marcianus 458,
ionismo che trova riscontro nella prosa medica48. Foerster49, che pure
stampa o[yiaı, propone in apparato di correggere in o[yeiı o kovraı. La
forma ionica o[yiaı ispirata alla prosa medica è però preferibile in quanto
più coerente con l’impronta medica del lessico fisiognomico della seconda
sezione del trattato. La congettura kovraı («pupille»), preferita da Foerster al
più generico o[yiaı («occhi, sguardo»), corrisponde alla necessità di
individuare il riferimento specifico alle pupille; ma questo intervento

45
Marconi, rec. a Pseudo-Aristotele cit., 410.
46
Cfr. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 69, 74 s.
47
Bekker, Aristotelis cit., II, 813.
48
Cfr. H Prog. 2 (= II, 116 L.) peri; ta;ı o[yiaı; 7 (= II, 126 L.) o[yieı.
49
Foerster, Scriptores cit., 84.

10
correttivo non è necessario per la flessibilità semantica di o[yiı, che in phys.
813a, 23 e 813a, 24 non ha il valore generico di occhi, bensì di «iride» o
«pupilla», secondo un uso mutuato dal lessico medico50.
In phys. 813b, 23 s. ou[shı ga;r th``ı kinhvsewı ejn mikrw/`, to;
duskivnhton th~~ı kravsewı summetrivan51 parevsce52 to; prw~~ton
ejpitelei~n («poiché la circolazione si muove in un piccolo spazio, la
difficoltà di movimento della miscela determina la giusta proporzione per
portare a compimento quello che si è prima intrapreso») si descrive
l’eziologia fisiologica dei processi percettivi e della tempestività nell’azione
del tipo dotato di corporatura minuta, umidità e bassa temperatura
corporea53. Il tradito ejpitelei~n potrebbe interpretarsi come infinito
consecutivo o finale e to; prw~~ton come oggetto dell’infinito («così da
portare» o «per portare a compimento quello che si è prima intrapreso»). Le
strutture analitiche del discorso didattico orale riflesse nelle sezioni
descrittive della diagnosi fisiognomica inducono a congetturare <provı> to;
prw~~ton ejpitelei~n sulla base del confronto con phys. 813b, 27 pro;ı to;
ejpitelei~n, interpretando «per portare a compimento quello che si è prima
intrapreso» oppure «per portare a compimento prima possibile, con
tempestività», dando a prw~~ton valore avverbiale e intendendo pro;ı to;
ejpitelei~n come infinito con valore finale. A phys. 813b, 27 pro;ı to;
ejpitelei~n si richiama la congettura di Foerster provı to; ejpitelei~n, che
espungendo prw~~ton in phys. 813b, 23 elimina la segnalazione della
tempestività dell’azione o il riferimento all’inizio dell’azione poi portata a
compimento, un tratto che, comunque lo si intenda, non si può ritenere
marginale nella diagnosi fisiognomica e quindi difficilmente può
configurarsi come glossa.

Michela Lombardi
LUMSA, via della Traspontina, 21
Roma
Via Tripolitania, 167
00199 Roma

50
Cfr. H Prorrh. 2, 19 («iride»); Ruf. Onom. 23 («pupilla»). Il riferimento agli occhi al
singolare ed al plurale è consueto nella prosa medica (cfr. H Prog. 7 = II, 126 L.),
aristotelica (cfr. HA 602a, 11; PA 656b, 29) e nei tragici (cfr. Soph. OT 1328; Ant. 52).
51
summetriva e suvmmetron in phys. 813b, 23; 28 definiscono il principio fisiologico
della «simmetria» ovvero della giusta proporzione di temperatura e umidità, che ha
riscontro nella summetriva/ qermw~n kai; yucrw~n posta a fondamento della salute in Arist.
Ph. 246b, 5.
52
L’aoristo parevsce indica la consuetudine dell’azione, come il successivo hjkevsato in
phys. 813b, 27.
53
Su tale eziologia, che implica la correlazione di dimensioni corporee, temperatura e
umidità, e le sue ascendenze mediche vd. Lombardi, Pseudo-Aristotele cit., 215 s.

11
mmlombardi@tiscali.it

12

Potrebbero piacerti anche