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Il desiderio dell’uomo di scoprire il mondo,

il funzionamento del mondo è a noi nascosto e incomprensibile, l’uomo ha però da sempre questo
desiderio e dà tre spiegazioni del mondo, la religione, che funziona per dogmi non dimostrabili e che se
rifiutati renderebbero invalida quella dottrina, la filosofia che spiega con la logica la natura del mondo e
dell’essere e la scienza, nata dalla filosofia, che spiega gli enti del mondo controllando la veridicità della
teoria confrontandola con il mondo reale. Per prime arrivarono le religioni, agli inizi per lo più politeiste, ma
in Grecia nacque una ricerca nuova, con un altro metodo, ma sempre con l’intendo di capire la natura
ultima del mondo: la prima filosofia naturalistica. I primi filosofi naturalisti si chiesero quale fosse la natura
ultima del mondo, che venne cercata con un metodo sempre meno religioso e più logico, nacque
l’ontologia, che cercò dapprima l’arché, ovvero il principio primo dell’essere, che venne visto dai pitagorici
come illimitato e limitante, da cui è composto ogni numero e che sono i due enti fondamentali in tutte le
cose, sono espressi dai numeri che limitano, ma sono illimitati, questi due concetti si manifestano nei
numeri come pari (illimitati) e dispari (limitati), con l’uno che è parimpari. Eraclito invece vide che il mondo
è un eterno cambiamento perché esiste solo il presente, inoltre tutto è legato al suo contrario in modo
inderogabile, questo lo portò ad identificare l’arché col fuoco che genera il mondo rarefacendosi e
liquefacendosi. Con i filosofi eleati si arrivò poi a descrivere le proprietà dell’essere tramite la logica dicendo
che ciò che è non può non essere e che l’essere è eterno ed immutabile, ma questo venne poi attaccato da
Democrito, che disse che l’essere è diviso di tante piccole parti, gli atomi. Per ultima arrivò la scienza
incontrovertibile, che spiega gli enti e la loro evoluzione nel tempo, la scienza si basa sul metodo scientifico
sperimentale ideato da Galileo. Le scienze sono molte e variegate e ci hanno permesso di capire come
funziona il mondo, dalle scienze nascono poi le tecniche che ci permetto di usare questa conoscenza per
piegare il mondo al nostro volere. Le scienze si dividono in scienze sul mondo e in scienze sulla mente, le
scienze sul mondo sono tutte derivanti dalla fisica, che è la scienza più antica; la fisica si basa, infatti, sulla
descrizione dell’evoluzione di un sistema in modo matematico, ma perché la matematica può venir
utilizzata per descrivere il mondo? Possiamo utilizzarla perché riusciamo a descrivere tutte le misure fisiche
in modo quantitativo e per via del principio di causalità, per capire perché si può utilizzare il principio di
causalità per giustificare l’uso della matematica bisogna fare una digressione su come vengono scritte le
leggi fisiche in modo matematico, noi scriviamo, infatti, delle equazioni differenziali, che descrivono come
varia un sistema quando variano le sue parti, questo ci permette di descrivere come si evolve la realtà in
relazione all’ evoluzione dei suoi elementi, gli elementi che variano si chiamano quindi cause e la variazione
che ne segue è quindi detta conseguenza. Grazie alla descrizione matematica, la fisica si è evoluta nel
tempo, è iniziata con la descrizione dei sistemi con velocità e dimensioni umane, questa è la fisica classica
sviluppata da Newton, i suoi tre postulati fondamentali sono che un sistema rimane nel suo stato a meno
che una forza esterna interagisca con esso, che la forza che non è una forza fondamentale è direttamente
proporzionale all’accellerazione con coefficiente di proporzionalità uguale alla massa, e che ad ogni azione
corrisponde una reazione uguale e contraria. La fisica classica comprende anche l’elettromagnetismo
classico gestito dalle equazioni di Maxwell, che però ne causò in parte la crisi, con Maxwell si scoprì che la
velocità della luce nel vuoto era una costante per ogni osservatore in ogni sistema, cosa che andava contro
la relatività galileiana, che diceva che bisognava sempre considerare il sistema di riferimento in cui ci si
trova per determinare la velocità di un corpo, Einstein pose fine alla disputa con la relatività speciale, che
identificava lo spazio e il tempo come un unico tessuto tetradimensionale. La velocità della luce è però
costante in tutti i sistemi, quindi lo spazio percorso sul tempo trascorso è costante, ma non sono per forza
di cose uguali in tutti i sistemi di riferimento, questo porta alla contrazione e dilatazione di spazi e tempi,
che vengono osservati diversamente in relazione al sistema in cui ci si trova, alle trasformazioni galileiane si
contrappongono quindi le trasformazioni di Lorentz, la relatività speciale è particolarmente utile per
descrivere le caratteristiche di un oggetto a velocità prossime a quelle della luce. Einstein, però, non si
ferma qui e crea la relatività generale, una teoria fisica che lega la geometria (curvatura) dello spazio-tempo
alla distribuzione in esso di massa, energia e impulso, e trasforma quindi la gravità in una proprietà dello
spazio tempo, spazio-tempo che non è più quello di Minkowski, che ora è solamente un’approssimazione
dello spazio-tempo che è un manifoldo curvo dove il tensore metrico gestisce le geodetiche. L’altra crisi
della fisica classica arrivò quando si scoprì che la luce e le altre particelle si comportavano sia come corpi
solidi, sia come onde, oltre a questo si scoprì che l’energia non veniva scambiata in modo continuo ma solo
in multipli della costante di Planck, nacque quindi la meccanica quantistica. La meccanica quantistica fu
rivoluzionaria, in quanto si osservò che la funzione d’onda, che descriveva le particelle nel tempo, le
descriveva in modo probabilistico, la particella aveva contemporaneamente diversi stati con diverse
probabilità e l’osservazione dell’uomo faceva sì che ne “scegliesse” uno solo, lo stesso vale per la loro
posizione, ed Heinsenberg andò ancora oltre dicendo che non si può sapere al contempo posizione e
velocità di una particella. La meccanica quantistica è confluita oggi nella teoria dei campi quantistici, che
descrive le interazioni tra le particelle come scambio di bosoni fondamentali, generati dai corrispettivi
campi. Il problema fondamentale della fisica odierna è però il fatto che le due teorie sono mutualmente
esclusive perché la relatività non presuppone bosoni e dice che tutto è infinitamente divisibile, la meccanica
quantistica invece dice il contraario. Le scoperte nella fisica hanno permesso incredibili sviluppi nella
tecnica, siamo riusciti, infatti, a sfruttare gli elettroni per costruire i computer, macchine in grado di
risolvere problemi complessi. I computer sono costituiti da una memoria rigida (ROM), da un’unità centrale
che processa le informazioni tramite addizioni, operazioni logiche e codici (CPU) e un’unità di memoria
volatile che passa i bit alla CPU (RAM), il computer ha poi dei dispositivi di input e di output, che gli
permettono di essere utilizzato dall’uomo. Il computer richiede poi un sistema operativo: un software che
fa dialogare le componenti del computer. Grazie ai computer nella seconda metà del novecento nasce
l’internet: una rete di calcolatori, che oggi ha dimensioni mondiali.Nell’internet le informazioni vengono
trasmesse via cavo o tramite le onde elettromagnetiche, ma i computer vanno programmati per ricevere
dei pacchetti standardizzati, quindi per uniformare il modo in cui queste informazioni vengono trasmesse
vennero fatte diverse riunioni e consigli, che ci portarono all’attualmente utilizzato modello OSI, che
incapsula il pacchetto in sette headers, dei quali ognuno contiene informazioni vitali. Un problema
dell’internet è la sicurezza dei messaggi inviati, per ovviare a questo problema sono stati sviluppati degli
algoritmi crittografici avanzati, che sono funzioni non invertibili o non invertibili in tempi umani, oltre a
questo si è cercato di nascondere l’indirizzo ip attraverso reti crittografiche di computer e macchine virtuali
in giro per il mondo.La struttura delle reti internet è una struttura server-client, ovvero c’è un computer
grande che gestisce tutte le connessioni dei tanti computer piccoli. L’internet oggi è uno dei mezzi di
comunicazione più utilizzati, sono stati creati un’infinità di siti web, che permettono la diffusione globale di
notizie. L’internet ha favorito un processo importantissimo a livello macroeconomico, la globalizzazione. La
globalizzazione oggi è un fenomeno enorme, tutte le economie sono, infatti, collegate tra di loro, qualsiasi
cosa succeda ha, quindi, ripercussioni su tutto il resto del mondo, questo si chiama effetto farfalla.la
globalizazione è anche un fenomeno con enormi conseguenze, dal punto di vista politico, basti pensare per
esempio all’ONU, a cui aderiscono quasi tutte le nazioni del mondo e che ne regola l’equilibrio politico. La
globalizzazione ha anche un effetto culturale non indifferente, questo soprattutto per merito dell’internet,
grazie al quale abbiamo accesso ad un enorme quantità d’informazioni, questo ha portato a dei grandi
effetti negativi che sono due: la prima è la perdita delle proprie radici culturali e quindi il venire soggiogati
dalla mole d’informazioni perdendo la propria identità, questo finisce per alimentare il consumismo, grazie
all’enorme mercato della pubblicità noi veniamo, infatti, invogliati nell’acquistare tutto ciò che viene
considerato come di moda o popolare ed oggetti di basso valore diventano molto costosi perché diventano
uno status symbol, il secondo problema è che la cultura diffusa è principalmente una sola: quella
americana, che sta diventando quella preponderante. Il più grande problema della globalizzazione è però la
nascita delle multinazionali, aziende con un potere smisurato che si estendono su vari stati, le
multinazionali sfruttano i lavoratori dei paesi del terzo mondo per produrre a basso costo distruggendo la
piccola concorrenza, inoltre le multinazionali non si fanno scrupoli riguardo alla salute dell’ambiente e alle
condizioni del territorio, inoltre quelle che gestiscono le coltivazioni impoveriscono velocemente il terreno
e quelle che gestiscono gli allevamenti costringono gli animali a vivere nel loro stesso letame, li
imbottiscono di antibiotici, non gli permettono di vedere la luce del sole e non li degnano neppure di una
morte indolore, tutto questo producendo carne di bassissima qualità e terrorizzando gli animali per tutta la
loro vita. Le multinazionali, inoltre, sono anche temibili a livello politico, riescono grazie al loro enorme
capitale anche a modificare l’equilibrio politico, favorendo governi autoritari che le permettono di operare
indisturbate. Gli effetti del progresso sulla vita delle persone sono anch’essi tanti e variegati, mentre da un
lato hanno migliorato le condizioni di vita delle persone, dall’altro hanno incentivato a dismisura la
sedentarietà, gli effetti della sedentarietà sul corpo umano sono disastrosi, il primo è il crescente rischio di
obesità, che è ormai una malattia da primo mondo che in Italia colpisce il 35% della popolazione adulta,
l’obesità se non trattata con apposite diete può condurre alla morte per ostruzione venale, un’altra malattia
derivata dalla sedentarietà è l’atrofia muscolare, caratterizzata da una riduzione della massa muscolare e
da un indebolimento della forza fisica che rende incredibilmente difficile svolgere le normali attività
giornaliere. Uno stile di vita sedentario aumenta anche i problemi alla colonna vertebrale che possono
essere scogliosi, cifosi e lardosi, questi però derivano dalla postura assunta durante le attività svolte, inoltre
uno stile di vita sedentario aumenta il rischio di depressione.

Oltre ai cambiamenti nella tecnica lo sviluppo scientifico ha avuto altri effetti radicali sulla nostra visione del
mondo sin dal suo inizio, la scienza portò, infatti, ad un periodo di nuova fede nella ragione, l’illuminismo,
durante il quale tutto venne messo nel tribunale della ragione e analizzato, uscendo finalmente dai dogmi,
durante questo periodo si ricomciò a credere nei diritti fondamentali che l’uomo ha in quanto uomo. Gli
illuministi voleva aiutare la popolazione a crescere ed alfabetizzarsi, lottarono per la democrazia e per
l’abolizione della pena di morte e della tortura, dopo secoli di assolutismo si riincominciò a questionare
l’autorità del re e Dio stesso, anche se molti illuministi erano deisti, non atei. Gli illumisti sostenevano che
l’uomo aveva dei diritti inalienabili, posseduti da ogni individuo in quanto essere umano, questi erano: il
diritto alla vita, che è indispensabile per tutti gli altri diritti ed è il più importante, il diritto all’istruzione,
perché ogni cittadino doveva essere in grado di poter ragionare ed avere opinioni, il diritto alla salute e al
supporto sociale, che si ricollegano al diritto alla vita, il diritto alla proprietà privata inviolabile, e la libertà,
d’opinione e di agire secondo la propria ragione ed etica finché essa non infrange la libertà altrui. Oggi le
libertà sono garantite dall’Onu, che nella dichiarazione universale dei diritti umani si impegna a proteggerle
e a farle rispettare perché ogni uomo è nato libero e uguale agli altri uomini, ai diritti illuministi vengono
aggiunti i diritti del fanciullo, quali il diritto al gioco e il diritto alla pace.

Le scoperte scientifiche continuarono ad avanzare a gonfie vele, durante il XIX secolo avvennero moltissimi
cambiamenti nella vita delle persone, la parola chiave di quel secolo fu automazione, la maggior parte del
lavoro che prima era svolto dalla forza dell’uomo ora era il compito delle macchine, le città cominciarono a
riempirsi di fabbriche, questo portò a una migrazione interna dei contadini che si spostarono nelle città,
dove ora c’era più domanda di lavoro dell’offerta, il che portò ad una svalutazione del prezzo del lavoro, gli
operai dovevano lavorare anche 14 ore al giorno per salari miserevoli, questo diede poi vita alle rivolte
operaie. Vi furono moltissime invenzioni e scoperte, le più importanti furono quelle relative all’utilizzo
dell’elettricità, come la pila per immagazzinarla e la dinamo per produrla, il motore a corrente alternata e la
lampadina di Tesla che permettono di convertirla in altre forme di energia e il telefono, il telegrafo senza fili
e la radio per la comunicazione a lunga distanza. Assieme all’elettricità furono importantissime le scoperte
di nuove fonti di carburanti e nuovi motori, che permisero la nascita delle automobili, dei treni e delle navi
che resero i viaggi più brevi e il mondo più interconnesso. I fratelli Wright riuscirono ad utilizzare il motore
per sollevarsi da terra e prendere il volo, creando il primo aereo, mentre i fratelli Lumière trasformarono la
macchina fotografica nella cinepresa, in grado di fare decine di foto al secondo e metterle in dei nastri per
l’illusione del movimento, grazie alla quale proiettarono il loro primo film. La sanità pubblica migliorò
drasticamente grazie ai vaccini, agli antibiotici e ai disinfettanti e la conservazione del cibo mise sulle tavole
borghesi piatti internazionali ed esotici e diede la salvezza ai popoli in carestia.
In questo secolo di estremo sviluppo scientifico e fiducia nella scienza si credeva in un progresso
inarrestabile, che avrebbe reso tutta l’umanità felice in un mondo in cui il lavoro non sarebbe più stato
necessario. Ma alcuni romanticisti  si opponevano a questa visione, sostenevano, che un telegrafo più
potente, del cibo migliore o meno fatica non avrebbero alleviato la condizione dell’uomo, che è destinato a
soffrire, essi erano Schopenhauer e Leopardi. Schopenhauer sosteneva che il mondo fosse coperto da un
“velo di Maya”, che nasconde la sua vera essenza all’uomo, che lo percepisce solo come sua
rappresentazione, visto attraverso le lenti della volontà, e la volontà più grande, che le accomuna tutte, è la
volontà di vivere, che è in ogni cosa, quindi vivere è volere, ma il fatto stesso di volere implica la mancanza
di qualcosa, un bisogno, una sofferenza intrinseca, quindi vivere è soffrire, a lenire la sofferenza vi sono solo
pochi momenti di piacere in cui il volere è momentaneamente soddisfatto, il resto è noia e sofferenza, solo
l’arte la pietà e l’ascetismo possono distaccare l’uomo dalla volontà, la sua visione dell’arte come via di
liberazione dal dolore e la sua visione del mondo come governato dall’irrazionale, la volontà, e non
spiegabile dalla ragione lo identificano nei romanticisti . Leopardi era anch’esso sia romanticista sia
pessimista, il suo pessimismo si articola in tre fasi principali, la prima è il suo pessimismo individuale
durante il quale crede di essere destinato a soffrire, nel suo idillo più famoso, “l’infinito” , Leopardi scrive di
come lui immagina ciò che c’è dietro ad una siepe, e la sua immaginazione vaga per inteminati spazi e
sovrumani silenzi, quando ritorna alla realtà, essa non regge il paragone con l’immaginazione, perché essa è
illimitata e senza confini, altro elemento romantico. Il pessimismo di Leopardi si evolve poi nel pessimismo
storico, dove il pessimismo è collettivo a tutti gli uomini, Leopardi scrive la sua “teoria del piacere”, in cui
spiega che l’uomo ricerca un piacere infinito, perché non importa quanto grande esso sia, lui continuerà ad
agire per cercarne altro , ma il piacere non è infinito se non nell’immaginazione, e grazie alla ragione,
l’uomo può immaginare il futuro e prospettarsi il piacere, ma ne trae di più nell’attesa e nella speranza di
esso piuttosto che nel piacere stesso, che lascia dietro di sé solo il vuoto e la noia. Questo viene espresso
nella sua poesia “Il sabato del villaggio”, è proprio del pessimismo storico anche il pensiero che la ragione
abbia alienato l’uomo dal suo stadio d’origine, rendendolo infelice, lo stato più vicino a quello primordiale è
l’infanzia, vista come migliore età. Nel pessimismo storico la ragione è vista infatti in chiave negativa, essa
mostra all’uomo come il tutto sia vano e porterebbe alla pazzia se non ci fossero le distrazioni effimere
della natura, che salvano l’uomo dalla pazzia e gli danno forza per elevarsi, l’immaginazione e lo stato di
natura sono quindi l’unica salvezza dell’uomo. L’ultima fase del pessimismo leopardiano è il pessimismo
cosmico, nel quale il poeta si rende conto che la felicità non è che un illusione data dalla natura, malvagia
matrigna che ne uccide poi le aspettative. La ragione è quindi nuovamente positiva, perché essa svela
l’inganno della natura e l’uomo, riconoscendone la malvagità deve “unirsi in social catena” per far fronte
comune ad essa, che non fa differenza tra noi e gli insetti, questo venne espresso nella sua ultima opera:
“La ginestra”. La poesia che descrive meglio il pessimismo cosmico di Leopardi è “A Silvia”, nella quale il
poeta parla a Silvia, una donna oggi identificata come Teresa Fattorini, nella prima metà dell’idillo Leopardi
descrive il suo rapporto con Silvia, ella cantava e filava e quando il poeta la sentiva, abbandonava le sue
carte e i suoi studi per ascoltarla, e il suo cuore si riempiva di speranza, ma nella seconda metà del brano
Leopardi diventa polemico verso la natura fino ad accusarla, perché essa infrange tutte le speranze di Silvia,
facendola morire giovane di malattia e non mantenendo la sua “promessa” di felicità, la morte di Silvia
rappresenta quindi la malvagità della natura e il suo inganno di un piacere, che l’uomo immagina, ma che la
natura nega; nell’ultima strofa alla morte fisica di Silvia segue la morte dei sogni e delle illusioni del poeta.
Leopardi apparteneva all’ala del romanticismo basata sulla poesia introspettiva ed è stato oltre che poeta
anche filologo e filosofo.

Nella prima metà del 1900 la maggior parte delle credenze comuni sono state distrutte, la relatività e la
meccanica quantistica hanno distrutto la nostra interpretazione del mondo, persino la matematica, la
cosiddetta scienza perfetta, era andata in crisi, si erano perse le sue basi logiche e con Godel si vide che non
si poteva dimostrare la sua non contraddittorietà, oltre alla perdita delle certezze scientifiche arrivarono
anche due grandi guerre, le più grandi che la storia abbia mai visto, le guerre mondiali. Lo scrittore inglese
Howard Phillips Lovecraft nelle sue opere descrisse proprio questo. Lovecraft is today considered the father
of horror, he changed the way in which horror stories were written. In his first period Lovecraft wrote
stories very similar to the gothic style, but there already was a twist, Lovecraft stories were centered
around the mind of the protagonist, they described the fear inside his mind. In one of the best stories of his
first period “The beast”, Lovecraft described a man walking inside a cave who smells the monstrous scent of
a beast and hears the horrible sounds that comes from the cave until the man runs away, the innovation
that this story and many others of Lovecraft provided to the genre and allowed him to create a new style of
horror is that Lovecraft never described the beast, because every monster can be challenged if you have
knowledge of him, but if you don’t know anything, your brain always think of all the worst possibilities and
the beast becomes the scariest monster you could imagine. This is his horror of the unknown, which is the
greatest horror of all. From this first stage of his stories Lovecraft evolved to the oniric stories, in which he
describes entities that are extremely stronger than humans, in this phase Lovecraft expresses another kind
of horror, the horror of knowledge and the horror in trying to communicate it. In the “mountains of
madness” a group of researchers explore the mountains of Antarctica, while they study the geological
structure of the mountains they find a forgotten city, with horrible monsters inside of it, the ancients, the
group that finds them gets killed instantly, but the other group finds only the corpses of these ancients and
they find an ancient book full of forbidden knowledge. In the journey to escape the island they see a horror
that traumatizes them forever, and when they return to their normal lives they’re destroyed from the
knowledge they obtained and didn’t want to, on top of that when they try to communicate it they get
ostracized and seen as “mad”. In his last phase Lovecraft adds the definitive horror, the cosmic horror, in
this phase called “the cycle of Cthulhu” Lovecraft says that the human race is just at the bottom of the
universe, we’re so small that everything can destroy us, in one of his stories “the color that came from the
space” Lovecraft describes a meteor that brings a new color that we can’t even imagine, but only this color
is enough to destroy the whole family that lived near the meteor, and if only a color from the space is able
to do this, then imagine what creatures await us that we cannot even comprehend, the human race is in an
ocean of ignorance, but this ignorance is a bliss. Everything can destroy us, there are monsters far stronger
than we can comprehend, but we are so small that they don’t even notice, but if they did, we would get
annihilated. In this phase Lovecraft describes the horrific pantheon of his gods, that live in a multiverse of
multiverses in infinite dimensions and at the center of it, there is the strongest being, Azathot, a deaf and
crazy god that is sleeping, all the others gods try to keep him asleep because if he awakened, he would
destroy the very fabric of reality, in this universe the man is just a little cosmic coincidence without purpose
and everything he does end up in nothing, this is his cosmic nihilism, his final horror. Il tema del nichilismo è
stato un tema fondamentale per la filosofia già dall’ ottocento, esso è scaturito dalla così detta “morte” di
Dio, un’ondata di sfiducia verso la religione, il nichilismo è infatti l’idea che la nostra esistenza sia senza
senso e che noi non abbiamo un posto in questo mondo, nel 1900 quest’idea si diffuse a macchia d’olio e
l’angoscia esistenziale pervadeva l’animo di moltissimi intellettuali in Europa, che cercarono di
rappresentarla nelle arti, tra loro c’era anche Edward Munch. Nella sua opera più famosa: “l’urlo”, nel quale
Munch rappresenta la condizione di angoscia e disagio esistenziale che l’uomo vive e a detta dello stesso
autore la sua arte è un esame di coscienza e un tentativo di comprendere il suo rapporto con l’esistenza.
L’opera rappresenta una figura dai lineamenti vaghi e stilizzati che urla tappandosi le orecchie su un ponte,
dietro la figura vi sono due persone che a detta del pittore sarebbero i suoi amici, ignari della condizione di
soffocamento provata dall’artista, il grido è così forte che persino il paesaggio gli fa eco, deformandosi, il
cielo si tinge di rosso  e il fiordo diventa di un blu intenso, tutto sembra presagire un cataclisma. La figura è
stilizzata per far sì che chiunque possa riconoscersi in essa, perché rappresenta l’intera umanità, il motivo
dell’urlo è infatti interiore, è il male comune che affligge l’umanità: la solitudine, la sofferenza, le relazioni
umane fittizie, simboleggiate anche dalle due figure che ignorano il protagonista, le convenzioni sociali che
intrappolano e alienano l’uomo e il fatto che tutta questa sofferenza non abbia un senso, l’uomo è quindi
sofferente e senza Dio.  In musica il nichilismo venne espresso da Strauss, ma Strauss non espresse il
nichilismo passivo, ma quello attivo di Frederich Nietzsche. Nel suo poema sinfonico più famoso: “Così parlò
Zarathustra”, che ha lo stesso titolo del libro di Nietzsche, che fa da ispirazione a Strauss. L’opera è divisa in
3 episodi, chaimati come delle frasi del libro di Nietzsche. Il primo episodio è l’introduzione, fatta di albe e
tramonti che si scambiano richiamando alla natura primigenea e all’oltreuomo; il secondo episodio si
intitola “Di coloro che vivono fuori dal mondo”, dove viene citato il tema del canto Gregoriano “credo in
unum Deum”, che rappresenta la fede, che viene poi sviluppato in “Del grande struggimento” a
rappresentare l’oltreuomo libero dalle catene, viene ripresa quindi l’introduzione, viene poi esposto il
“Delle gioie e le passioni” dove gli archi accumulano tensione a simboleggiare lo spirito dionisiaco, dopo il
punto di climax degli archi i tromboni espongono il tema del Teadium vitae, la noia, a simboleggiare il vuoto
dopo il piacere, il primo episodio finisce con il “canto funebre” che riprende il materiale tematico
precedente in chiave dolorosamente dissonante; il terzo episodio si intitola “Della scienza”, inizia con il
tema dell’oltreuomo iniziale che diventa una fuga, simbolo dell’raziocinio e dell’intelletto, si sviluppa poi in
“il convalescente” che porta a compimento la tensione e si avvia verso il “canto della danza”, dove il tedium
vitae viene ripreso, ma diventa un valzer con un’enorme forza espressiva, a simboleggiare l’affermazione
dell’oltreuomo, il brano finisce con una coda intitolata “il canto del viandante notturno”, che stempera la
tensione del brano, ma non la risolve perché evita il finale sulla tonica. Strauss scrisse altri poemi sinfonici
ispirati a Nietszche, tra cui “la vita dell’eroe”, nel quale Strauss espone in musica gli sforzi e le avversità
dell’oltreuomo, visto come eroe che combatte contro il peso delle tradizioni. In risposta al nichilismo del
novecento, che aveva portato a galla la domanda “ se la vita non ha un senso, perché vivere?” arrivarono
vari filosofi francesi, tra cui Jean Paul Sartre e Albert Camus. Dans son essai “le myth de Sisyphe” Camus dit
qu’il y a seulement un vrai problème philosophique: le suicide, parce que si tu as tort, tu n’a pas la
possibilité de changer ton opinion. Dans “le myth de Sisyphe” Camus dit que le monde est absurd, parce
que il n’a aucun sens, Camus rejette en effect toute la métaphisique, mais l’absurd n’est pas seulement un
problème du monde, mais il est un problèm pour les hommes, qui réalisent que toutes les actions qu’ils
font sont insensées, l’homme à cet point a trois possibilités:

 le suicide physique, qui pour Camus est comme confesser que tu n’a compris pas la vie et que il
rejette aussi parce que le corps rejette l’annihilation et son jugement est aussi que celui de la raison
 le suicide philosophique, qui est l’act de retourner à la métaphisique et qui Camus voit comme la
mort de l’honnêteté intellectuel
 accepter l’absurd: se rebeller contre l’existance, vivre sans un sens pour dominer le destin, comme
Sisyphe qui est condamné a à rouler eternellement son rocher, mais quand il arrive à la sommet la
rocher roule au fond de la vallée, mais Camus dit que nous devons penser à Sisyphe heureux, parce
que dans son lutte il trouve son grandeur

Le roman de Camus qui représente le mieux cette idée est L’étranger, ou Camus parle d’un homme,
Meresault, qui est indifférent à tout, un jour sa mére meurt et il est appellé à l’asile ou elle vivait. Il ne
manifeste pas le deuil et il rencontre une amie, avec laquelle il va à voir un film comique. Un dimanche il est
invité avec Marie chez Raymond, un ami, ils vont à la plage et ils sont attaqué par des Arabes, Meresault
rencontre l’Arabe qui a blessé son ami et il le tue. Pendant le procés il est indifferent, il est detesté par
toutes les personnes et il est condamné à mort, quand un aumônier entre pour lui donner la paix,
Meresault se révolte, l’insulte et crie et dans cette révolte prométhéenne il trouve l’apaisement.

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