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I RISCHI CONNESSI ALLA CIRCOLAZIONE

DELLA MONETA ELETTRONICA [,]


di
Gianluca Guerrieri
(Professore nell’Università di Bologna)

Sommario: 1. Premessa. – 2. La moneta elettronica. – 3. Il diritto al rimborso riconosciuto


al detentore di ME. – 4. La circolazione della ME. – 5. La tendenziale inapplicabilità
delle norme sulla cessione ordinaria dei crediti. – 6. La tendenziale inapplicabilità delle Circolazione della
norme sul trasferimento dei titoli di credito. – 7. Il d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 11, in tema moneta elettronica
e rischi
di servizi di pagamento. – 8. Le ipotesi di smarrimento, sottrazione e utilizzo indebito
del dispositivo. – 9. Le ulteriori ipotesi di operazioni di pagamento non autorizzate. –
10. La comunicazione avente ad oggetto pagamenti non autorizzati e la prova di auten-
ticazione ed esecuzione delle operazioni di pagamento. – 11. Gli artt. 62 e 67 quaterde-
cies c.cons. – 12. I pagamenti eccedenti l’importo memorizzato sul dispositivo.

1. – In un recente studio sulla moneta elettronica (ME) ( 1 ) si sono messe

[,] Contributo pubblicato previo parere favorevole formulato da un componente del


Comitato per la valutazione scientifica.
( 1 ) E v. Guerrieri, La moneta elettronica: profili di diritto privato, in questa Rivista,
2013, p. 749 ss. Con riferimento alla moneta elettronica (ME) – disciplinata, in un primo
tempo, dalla dir. 2000/46/CE (recepita in Italia dall’art. 55 della l. 1 marzo 2002, n. 39, che
ha introdotto, all’interno del t.u.b., gli artt. 114 bis-114 quinquies) e, successivamente, dal-
la dir. 2009/110/CE (recepita in Italia dal d.lgs. 16 aprile 2012, n. 45, a cui ha fatto seguito
il Provvedimento della Banca d’Italia del 20 giugno 2012, “Disposizioni di vigilanza per gli
istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica”: di seguito, le Disposizioni di vigi-
lanza) – si vedano, inter alia (oltre alle ulteriori opere citate in Guerrieri, op. cit., p. 749
ss.), D’Orazio, Il quadro giuridico della moneta elettronica, in Dir. inf., 2004, p. 191 ss.;
Id., voce Moneta elettronica, in Digesto IV ed., Disc. pubbl., Agg. **, Torino, 2005, p. 452
ss.; Disegni, Strumenti di credito e mezzi di pagamento: cambiali, assegni, carte di credito,
moneta elettronica, Torino, 2011; Finocchiaro, Prime riflessioni sulla moneta elettronica,
in Contr. e impr., 2001, p. 1345; Gimigliano, Carte di credito, moneta ed assegno elettro-
nici: indagine sullo stato dell’arte, in Dir. banca e merc. fin., 2004, p. 611; Lemme, Moneta
scritturale e moneta elettronica, Torino, 2003; Olivieri, Appunti sulla moneta elettronica,
in Banca, borsa, tit. cred., 2001, I, p. 809 ss.; Id., Compensazione e circolazione della moneta
nei sistemi di pagamento, Milano, 2002; Pacileo, La moneta elettronica: profili civilistici e
disciplina comunitaria, Salerno, 2001; Id., Contratti on line e pagamenti elettronici, Torino,
2010; Pascuzzi, Il diritto dell’era digitale, Bologna, 2010, pp. 141-155; Perrone, La nuo-
va disciplina italiana sulla moneta elettronica: un’introduzione, in Studium juris, 2003, p.
578; Ricciuto (a cura di), Il contratto telematico e i pagamenti elettronici. L’esperienza ita-
liana e spagnola a confronto, Milano, 2004 (ove, in particolare, il contributo di Serra, Con-
siderazioni in tema di pagamenti elettronici e moneta elettronica, p. 65 ss.); Sica, Stanzio-
ne e Zeno Zencovich (a cura di), La moneta elettronica: profili giuridici e problematiche
applicative, Milano, 2005; Siclari, Legislazione della nuova economia e disciplina codicisti-
ca: la moneta elettronica, in Banca, borsa, tit. cred., 2010, I, p. 466; Spena e Gimigliano (a
cura di), Gli istituti di moneta elettronica, Milano, 2005; V. Troiano, Gli istituti di moneta
elettronica, Quaderni di ricerca giuridica della Banca d’Italia, n. 53, Roma, 2001; Id., Art.
11, in Commentario al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, a cura di Ca-
priglione, I, Padova, 2001. Cfr., inoltre, le Istruzioni di Banca Italia sugli IMEL, contenute
nella Circolare 26 marzo 2004, n. 253, la Raccomandazione della Commissione 30 luglio
1997, n. 97/489/CE, in Banca, borsa, tit. cred., 1998, p. 497, con commento di Sciarrone
Alibrandi, e l’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM),

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Le carte prepagate in Italia. Caratteristiche, diffusione e potenziale impatto concorrenziale


sull’offerta di moneta elettronica (Provv. n. 19678 - IC 37 - 19 marzo 2009, disponibile in
www.agcm.it, sub “Pubblicazioni – Indagini conoscitive”). Con riferimento alle problema-
tiche oggetto del presente contributo, oltre ai testi e alle fonti ora citati, si possono richia-
mare le seguenti opere (per lo più riferite a fattispecie affini a quelle trattate nel testo): Ba-
rillà, L’addebito diretto, Milano, 2013; Ciraolo, Prelievi fraudolenti e responsabilità della
banca nell’erogazione del servizio Bancomat, in Banca, borsa, tit. cred., 2009, II, p. 29 ss.;
Consolo e Stella, L’“arbitro bancario finanziario” e la sua “giurisprudenza precognitrice”,
Circolazione della in Società, 2013, p. 185 ss.; De Stasio, Operazione di pagamento non autorizzata e restitu-
moneta elettronica zioni, Milano, 2013, ove ampi riferimenti alle esperienze di altri ordinamenti; Farace, Le
e rischi clausole di riaddebito (Chargeback), in I contratti bancari, a cura di C.M. Bianca, Roma,
2013, p. 3 ss.; Liberati Buccianti, Carte di pagamento e (in)debiti utilizzi nelle decisioni
dell’Arbitro Bancario Finanziario, in I contratti bancari, a cura di C.M. Bianca, cit., p. 35 ss.
(da cui è possibile trarre dati piuttosto interessanti circa la diffusione delle carte di paga-
mento: e v., in particolare, p. 36 ss.); Maffeis, Ordini di pagamento e di investimento on
line nella giurisprudenza di merito e nella fonte persuasiva dinamica dell’ABF, in Riv. dir.
civ., 2013, p. 1273 ss.; N. Mancini, Novità sul mercato dei sistemi di pagamento: gli Istituti
di pagamento e gli Istituti di moneta elettronica, Tesi di dottorato in “Istituzioni e mercati,
diritti e tutele”, Scuola di dottorato in Scienze Giuridiche, Università di Bologna, 2014 (te-
sto che ho potuto consultare grazie alla cortesia dell’autrice); Onza, Estinzione dell’obbli-
gazione pecuniaria e finanziamento dei consumi: il pagamento con la “carta”, Milano, 2013;
Salamone e Spada, Commentario breve al diritto delle cambiali, degli assegni e di altri stru-
menti di credito e mezzi di pagamento, Padova, 2014 (ove, in particolare, Salamone, V, 5.
Bonifici. Sezz. I-II, p. 853 ss.; D’Arcangeli, V, 5. Bonifici. Sez. III, p. 867 ss.; Onza, V, 4,
La trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i clienti dei servizi di pagamen-
to, p. 827 ss.; Onza, V, 6. Carte di credito, Bancomat e Pagobancomat, p. 871 ss.); Sangio-
vanni, Bancomat, carte di credito e responsabilità civile nella giurisprudenza dell’ABF, in
Resp. civ. e prev., 2012, p. 697 ss. (dello stesso A., peraltro, si può segnalare anche il recen-
te contributo sulle Questioni giuridiche connesse all’emissione e all’uso delle carte di credito
revolving, in Contratti, 2014, p. 498 ss.); Santoro, I servizi di pagamento, in Ianus, 2012,
p. 7 ss. Il tema della moneta elettronica si inserisce, come ovvio, nel più ampio contesto dei
pagamenti mediante mezzi elettronici: contesto normativo in continua evoluzione (e v., in-
ter alia, l’art. 12 d.l. n. 201/11, convertito in l. 214/11, con cui, mediante novellazione del-
l’art. 49 d.lgs. n. 231/07, è stata ridotta a 1.000,00 euro la soglia prevista per l’utilizzo di
denaro contante, l’emissione di assegni privi della clausola di non trasferibilità, il saldo dei
libretti di deposito al portatore; il reg. UE 14 marzo 2012, n. 260, del Parlamento europeo
e del Consiglio, che a partire dall’1 febbraio 2014 ha imposto che bonifici e addebiti diretti
in euro vengano eseguiti seguendo gli standards comuni europei; l’art. 5 del codice del-
l’amministrazione digitale di cui al d.lgs. n. 82/05, che dall’1 giugno 2013 consente agli
utenti di eseguire con mezzi elettronici il pagamento di quanto dovuto a qualsiasi titolo alla
pubblica amministrazione; l’art. 15 d.l. n. 179/12, convertito in l. n. 221/12, che impone a
imprese e professionisti di consentire ai loro clienti il pagamento mediante carte di debito
a partire dall’1 gennaio 2014, termine poi prorogato dal d.l. n. 150/13 al 30 giugno 2014;
l’art. 1 l. n. 147/13 – legge di stabilità 2014 – il cui comma 98o dispone che il pagamento di
servizi di parcheggio, di bike sharing, di accesso ad aree a traffico limitato e di analoghi si-
stemi di mobilità e trasporto deve poter essere eseguito mediante strumenti di pagamento
elettronico, secondo quanto previsto in tema di trasporti pubblici locali dall’art. 8 d.l. n.
179/12, e che, al comma 178o, statuisce che l’acquisto di servizi di pubblicità on line e di
servizi ad essa ausiliari deve avvenire mediante bonifico bancario o postale, mentre, al
comma 584o, consente il trasferimento dei servizi di pagamento connessi “al rapporto di
conto” da un prestatore di servizi all’altro, senza spese aggiuntive per il cliente; il d.m.
Economia e Finanze 14 febbraio 2014, n. 51, relativo alle commissioni applicate alle tran-
sazioni effettuate mediante carte di pagamento) e oggetto di una corposa serie di studi, di
documenti e di fonti normative di cui non è chiaramente possibile dare conto in questa se-
de. A tale riguardo si possono richiamare, senza pretese di completezza, in aggiunta alle

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in luce le numerose ambiguità che ne caratterizzano la disciplina, con par-


ticolare riferimento ai rapporti intercorrenti fra l’emittente, i (primi) de-
tentori di ME ( 2 ) e i beneficiari dei pagamenti eseguiti mediante tale valo-
re monetario.
Invero, sia nel regolare il contratto di emissione e gli eventuali negozi
stipulati fra emittente ed esercizi convenzionati, sia nel disciplinare l’uti-
lizzo e il rimborso della ME, il testo unico bancario (t.u.b.) lascia in om-
bra una serie di problematiche estremamente significative sia a livello
operativo, sia a livello dogmatico, inerenti, inter alia, la distribuzione dei
rischi derivanti da malfunzionamenti del sistema informatico o da ano- Circolazione della
moneta elettronica
e rischi

opere citate in Guerrieri, op. cit., p. 749 ss., il Libro Verde elaborato dalla Commissione
europea l’11 gennaio 2012, Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte,
internet e telefono mobile, COM (2011) 941 def., e la risoluzione adottata su tale documen-
to dal Parlamento europeo il 20 novembre 2012 [2012/2040 (INI)]; la comunicazione del-
la Commissione L’atto per il mercato unico II – Insieme per una nuova crescita, COM
(2012) 573 def.; la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai
servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle dirr. 2002/65/CE, 2013/
36/UE e 2009/110/CE e che abroga la dir. 2007/64/CE, COM (2013), 547 def. (la cui re-
lazione introduttiva sottolinea come il ritardo nell’attuazione, in molti Stati membri del-
l’U.E., della dir. 2009/110/CE, sulla ME, abbia impedito di valutare, nell’insieme, detta di-
rettiva e la dir. 2007/64 PSD sui servizi di pagamento); la sintesi del parere del Garante eu-
ropeo per la protezione dei dati, in data 5 dicembre 2013, su detta proposta di direttiva e
sulla proposta del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle commissioni interban-
carie sulle operazioni di pagamento tramite carta (in Dir. inf., 2014); il provvedimento 12
dicembre 2013, n. 561, del Garante della privacy, sul mobile remote payment tramite smar-
tphone e tablet; il rapporto Card payments in Europe. A renewed focus on SEPA for cards,
pubblicato nell’aprile 2014 a cura della Banca Centrale Europea, da cui emerge (v., in par-
ticolare, p. 25) che nel 2012 i pagamenti eseguiti mediante carta ammontavano a 40 miliar-
di, mentre quelli effettuati mediante bonifico e addebiti diretti erano pari, rispettivamente,
a 26 miliardi e 23 miliardi; la versione 7.0 dei requisiti per il Single Euro Payments Area (Se-
pa) Cards Standardisation Volume, rilasciata il 7 gennaio 2014 dall’European Payments
Council e dal Cards Stakeholders Group (e v. Italia Oggi 12 maggio 2014, p. 15); il n. 144/
13 dei Quaderni di economia e finanza di Banca d’Italia; il Provvedimento della Banca
d’Italia del 21 gennaio 2014 recante Istruzioni per la redazione dei bilanci e dei rendiconti
degli Intermediari finanziari ex art. 107 t.u.b., degli Istituti di pagamento, degli IMEL, del-
le SGR e delle SIM (di cui si veda, in particolare, l’all. D, relativo ai rendiconti dei patri-
moni destinati degli IMEL e degli Istituti di pagamento ibridi); la Comunicazione dell’UIF
(Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) del 18 febbraio 2014, recante schemi rap-
presentativi di comportamenti anomali ai sensi dell’art. 6, comma 7o, lett. b, d.lgs. n. 231/
07; la circolare Assonime n. 13/13, Identificazione on-line e pagamenti elettronici: semplici-
tà, sicurezza e interoperabilità. Sulla legislazione europea in materia di servizi di pagamento
e sulla trasposizione della dir. 2009/110/CE, in tema di ME, nei singoli stati dell’U.E., si
veda, in particolare, il sito della Commissione U.E. http://ec.europa.eu (Policies – Eco-
nomy, finance and tax – Financial services and capital markets – Payment Services). Sulla
moneta, in generale, v. infine Carbonetti, voce Moneta, in Dizionari del diritto privato, V,
Diritto monetario, a cura di Irti e Giacobbe, Milano, 1987; Inzitari, La moneta, in Tratt.
di dir. comm. e dir. pubbl. econ. Galgano, VI, Padova, 1983, p. 49 ss.; Di Majo, voce Ob-
bligazioni pecuniarie, in Enc. dir., XXIX, Milano, 1979, p. 222 ss.; Id., voce Pagamento
(dir. priv.), ivi, XXXI, Milano, 1981, p. 532 ss.
( 2 ) Il riferimento alla detenzione della ME è contenuto nei dai normativi: e v., inter alia,
l’art. 114 ter t.u.b. Il termine detentore pare, peraltro, utilizzato dalla legge quale sinonimo
di possessore, ex art. 1140 c.c. Di seguito, dunque, le espressioni detenzione e possesso, ri-
ferite alla ME, saranno tendenzialmente utilizzate quali sinonimi, e non – come general-
mente avviene – in contrapposizione fra loro.

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malie ed illiceità manifestatesi nella circolazione della moneta elettroni-


ca.
A tali problematiche pare dunque opportuno dedicare attenzione, una
volta ripresi, sinteticamente, i tratti fondamentali della disciplina della ME
e le conclusioni a cui ci è parso corretto approdare con particolare riguar-
do al suo trasferimento.

2. – Come noto, la ME è definita dall’art. 1, comma 2o, lett. h ter, t.u.b.,


quale (i) valore monetario, (ii) memorizzato elettronicamente, (iii) rappre-
Circolazione della
sentato da un credito verso l’emittente, (iv) emesso per consentire opera-
moneta elettronica zioni di versamento, di trasferimento o di prelievo di fondi, (v), accettato
e rischi
– ovviamente come mezzo di pagamento – da persone diverse dall’emit-
tente. E questo sempre che detto valore monetario “prepagato” ( 3 ) (vi)

( 3 ) Come evidenziato in Guerrieri, op. cit., p. 760 ss., l’emissione di ME (che nulla ha
a che vedere con i Bitcoin: moneta virtuale creata dai privati al di fuori dei circuiti di mo-
nete nazionali e dei canali bancari) avviene mediante il rilascio di carte prepagate (la cui
diffusione in Italia, nel 2012, è aumentata del 32,4% – e v. Italia Oggi, 28 ottobre 2013, p.
23 – tanto che detti strumenti, al 31 dicembre 2012, erano più di 18 milioni e rappresen-
tavano più del 20% delle carte in circolazione, corrispondenti a circa il 10% della spesa
totale: in questi termini Riva, in www.ofnews.it, 23 gennaio 2014) o, alternativamente, me-
diante il caricamento di un valore monetario prepagato in un “borsellino” elettronico, che
può essere totalmente dematerializzato e risolversi in un mezzo di pagamento virtuale. Per
convenzione, l’“entità” nella quale è memorizzata elettronicamente la ME, nel prosieguo
del testo, verrà generalmente indicata quale “dispositivo”, con la precisazione per cui, in
ogni caso, l’emissione di ME determina il rilascio di dispositivi prepagati. Al contempo, è
opportuno precisare che, nel corpo dell’articolo, di tutti i prestatori di servizi di pagamen-
to (e v. l’art. 1, lett. g, d.lgs. n. 11/10) si farà riferimento, generalmente, alle banche, e che
il titolare del dispositivo prepagato verrà frequentemente indicato quale pagatore, fermi i
dubbi circa la possibilità di ricomprenderlo, in linea di principio, nella definizione di cui
all’art. 1, lett. e), d.lgs. n. 11/10, riconducendo l’utilizzo di un dispositivo incorporante ME
all’emissione di “ordini” di pagamento, secondo quanto previsto da tale disposizione (ma
v. infra, nt. 29). Dalla soluzione di tale problema, peraltro, dipende la possibilità di consi-
derare “operazioni di pagamento” le attività di versamento, trasferimento o prelevamento
di fondi mediante dispositivi prepagati, dal momento che l’art. 1, lett. c, d.lgs. n. 11/10 ri-
chiede che dette operazioni siano svolte “dal pagatore o dal beneficiario”. Analoghe con-
siderazioni valgono poi tanto con riferimento alla nozione di “conto di pagamento” di cui
alla successiva lett. l, che delinea un insieme al cui interno potrebbero essere ricondotti i
cc.dd. “conti tecnici” utilizzati dalle banche per l’esecuzione dei pagamenti mediante ME
(e v., di seguito, la nt. 29; i conti correnti dei clienti, invece, pur fungendo da conti di pa-
gamento in relazione ad altri strumenti di pagamento, difficilmente possono considerarsi
conti funzionali all’“esecuzioni di operazioni di pagamento” mediante moneta elettronica),
quanto con riferimento alla nozione di “strumento di pagamento”, di cui alla lett. s, an-
ch’essa riferita a ordini di pagamento; dovendosi ulteriormente considerare che, qualora si
ritenesse corretto ricondurre il rilascio di dispositivi prepagati all’emissione di strumenti di
pagamento di cui all’art. 1, lett. b, n. 5 e ricomprendere le operazioni aventi ad oggetto ME
nell’ambito dei depositi, dei prelievi e degli ordini di pagamento di cui allo stesso art. 1,
lett. b, nn. 1, 2 e 3, si dovrebbe inevitabilmente concludere che i servizi connessi all’emis-
sione e al trasferimento di carte prepagate e ai trasferimenti di ME devono essere conside-
rati, a tutti gli effetti, “servizi di pagamento”, ai sensi del d.lgs. n. 11/10: conclusione di
cui, per la verità, si può dubitare, tenendo conto che l’art. 4, comma 1o, lett. a), di tale de-
creto precisa sì che “per servizi di pagamento si intende anche l’emissione di moneta elet-
tronica”, ma aggiungendo che ciò vale “Ai fini dell’applicazione del titolo II”. E v., in ef-
fetti, le ambiguità di cui al nono considerando della dir. PSD 2007/64/CE, che pure con-
duce a propendere per la possibilità di qualificare il trasferimento di ME quale “operazio-

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non sia spendibile solo nella sede dell’emittente o, in base ad un accordo


con quest’ultimo, all’interno di una rete limitata di prestatori di servizi o
per una gamma limitata di beni o di servizi ( 4 ) e (vii) non sia utilizzato per
acquistare beni o servizi a livello digitale o informatico, quando l’operato-
re di telecomunicazione a cui – pare di intendere – venga effettuato il pa-
gamento non operi unicamente quale intermediario fra l’acquirente e il
fornitore ( 5 ).
Il credito vantato dal possessore di ME verso l’emittente deriva dalla
corresponsione, a favore di quest’ultimo, di somme di denaro ( 6 ) che,
quando la moneta elettronica sia emessa da Istituti di moneta elettronica Circolazione della
(IMEL), (i) devono venire trasformate “immediatamente” in ME senza moneta elettronica
poter essere utilizzate per l’esercizio del credito (art. 114 quater, comma e rischi

2o, t.u.b.); (ii) sono investite, nel rispetto delle modalità stabilite dalla
Banca d’Italia, in attività che costituiscono patrimonio distinto, a tutti gli
effetti, da quello dell’istituto di moneta elettronica (art. 114 quinquies.1,
comma 2o, t.u.b.); in ogni caso, anche quando l’emittente sia un soggetto
diverso da un IMEL ( 7 ), (iii) non producono interessi o altri benefici com-
misurati alla giacenza della moneta elettronica (art. 114 bis, comma 3o,
t.u.b.) ( 8 ).

ne di pagamento”, ai sensi del d.lgs. n. 11/10, coerentemente con la qualificazione degli


IMEL quali prestatori di servizi di pagamento (cfr. l’art. 1, lett. g], d.lgs. n. 11/10) e con il
contenuto dell’art. 1, comma 2o, lett. h ter, t.u.b., che configura la ME quale credito fina-
lizzato all’esecuzione di operazioni di pagamento di cui al d.lgs. n. 11/10 (e v. di seguito, la
nt. 29). Per quanto ora esposto circa il tenore letterale dell’art. 4, comma 1o, lett. a, d.lgs.
n. 11/10, comunque, non possono sussistere dubbi circa il fatto che le norme del titolo II
del d.lgs. n. 11/10 (artt. 3-32), riferite ai servizi di pagamento, trovino applicazione anche
alla ME.
( 4 ) Dovendo la moneta elettronica essere un mezzo “a spendibilità generalizzata” utiliz-
zabile, almeno astrattamente, presso una serie illimitata di operatori e per una gamma illi-
mitata di beni o servizi. E v. le Disposizioni di Banca Italia di “Attuazione del titolo II del
Decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed
obblighi delle parti)”, emanate il 5 luglio 2011 ai sensi dell’art. 31 d.lgs. n. 11/10, p. 18 ss.;
Capaldo, op. cit., p. 157, che nel trattare di moneta elettronica si riferisce a “carte prepa-
gate a spendibilità generalizzata” (cc.dd. multipurpose prepaid cards). Di recente, con rife-
rimento alle carte-sconti che danno diritto di acquistare beni e servizi a condizioni prefe-
renziali presso gli esercizi affiliati, v. Corte giust. 12 giugno 2014, causa 461/12, che ha
escluso la possibilità di far rientrare il rilascio di dette carte fra le operazioni finanziarie
esenti dall’IVA, ai sensi dell’art. 135, lett. d ed f, della dir. 2006/112/CE.
( 5 ) Sul punto v. Guerrieri, op. cit., p. 756 ss.; Disposizioni di Banca Italia del 5 luglio
2011, di “Attuazione del titolo II del decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo
ai servizi di pagamento (Diritti ed obblighi delle parti)”, p. 21 ss.
( 6 ) Elemento che ha condotto Onza, Estinzione, cit., p. 78, alla suggestiva affermazione
per cui “nelle carte cc.dd. pre-pagate è l’esercente/emittente ad essere finanziato dal tito-
lare”.
( 7 ) E non valga dunque quanto appena evidenziato, sub (i) e (ii).
( 8 ) Per ottenere l’emissione, a proprio favore, di una carta prepagata l’emittente non de-
ve essere necessariamente titolare di un conto corrente bancario d’appoggio. E v., a titolo
esemplificativo, la precisazione contenuta nel “Foglio informativo carta di pagamento pre-
pagata Carta Chiara” (Carta Si – Luglio 2011): “Carta prepagata: Carta di pagamento rica-
ricabile che non richiede l’esistenza di un conto corrente bancario d’appoggio. Per poter
operare la Carta deve essere preventivamente caricata nei limiti e con le modalità consen-
tite”. Con riferimento ai profili accennati ora nel testo si consenta nuovamente il rinvio a
Guerrieri, op. cit., p. 759 ss.

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3. – Ai sensi dell’art. 114 ter, comma 1o, t.u.b., peraltro, il detentore di


ME ha diritto a che l’emittente, su sua richiesta, gli rimborsi la moneta
elettronica “in ogni momento e al valore nominale, secondo le modalità e
le condizioni indicate nel contratto di emissione in conformità dell’artico-
lo 126 novies ( 9 )”; fermo restando che “Il diritto al rimborso si estingue
per prescrizione nei termini ordinari di cui all’articolo 2946 del codice ci-
vile”.
La disposizione recepisce il disposto dell’art. 11, par. 2, della dir. 2009/
110/CE, a norma del quale “Gli Stati membri assicurano che, su richiesta
Circolazione della
del detentore di moneta elettronica, gli emittenti di moneta elettronica
moneta elettronica rimborsino, in qualsiasi momento e al valore nominale, il valore monetario
e rischi
della moneta elettronica detenuta”.
Quest’ultimo articolo, peraltro, a differenza dell’art. 114 ter, comma 1o,
t.u.b., non contiene alcun riferimento al contratto di emissione, sì da poter
essere riferita a qualunque possessore di ME, anche se non si tratti del de-
tentore originario.
Del resto, il 13o considerando della stessa direttiva, nel trattare della mo-
neta elettronica, ne evidenzia “il (...) carattere specifico di sostituto elet-
tronico delle monete e delle banconote (...)”, ed il 18o considerando, nel
trattare il diritto al rimborso, dispone quanto segue: “Occorre che la mo-
neta elettronica sia rimborsabile per salvaguardare la fiducia del detentore
di detta moneta. (...) Il rimborso dovrebbe essere sempre possibile, in
ogni momento, al valore nominale senza che sia possibile stabilire una so-
glia minima per il rimborso”: prescrizioni che si adattano sia al primo pos-
sessore di ME, sia a quelli successivi ( 10 ).

( 9 ) E v. di seguito, alla nota che segue.


( 10 ) Solo al possessore originario di ME, divenuto parte del contratto di emissione, si ri-
feriscono, invece, l’art. 114 ter, comma 2o, t.u.b. (a norma del quale “Il detentore può chie-
dere il rimborso: a] prima della scadenza del contratto, nella misura richiesta; b] alla sca-
denza del contratto o successivamente: 1] per il valore monetario totale della moneta elet-
tronica detenuta; 2] nella misura richiesta, se l’emittente è un istituto di moneta elettronica
autorizzato ai sensi dell’articolo 114-quinquies, comma 4, e i fondi di pertinenza del mede-
simo detentore possono essere impiegati per finalità diverse dall’utilizzo di moneta elettro-
nica, senza che sia predeterminata la quota utilizzabile come moneta elettronica”) e l’art.
126 novies, comma 1o, 3o e 4o, t.u.b. (“1. Il rimborso della moneta elettronica previsto dal-
l’articolo 114-ter può essere soggetto al pagamento di una commissione adeguata e confor-
me ai costi effettivamente sostenuti dall’emittente, solo se previsto dal contratto e in uno
dei seguenti casi: a) il rimborso è chiesto prima della scadenza del contratto; b) il detentore
di moneta elettronica recede dal contratto prima della sua scadenza; c) il rimborso è chie-
sto più di un anno dopo la data di scadenza del contratto. (...) 3. L’emittente di moneta
elettronica fornisce al detentore, prima che egli sia vincolato da un contratto o da un’offer-
ta, le informazioni relative alle modalità e alle condizioni del rimborso, secondo quanto
stabilito dalla Banca d’Italia. 4. Il contratto tra l’emittente e il detentore di moneta elettro-
nica indica chiaramente ed esplicitamente le modalità e le condizioni del rimborso”).
Quanto ai successivi detentori di ME, la loro posizione è regolata dall’art. 114 ter, comma
3o, t.u.b. (“I soggetti, diversi da un consumatore, che accettino in pagamento moneta elet-
tronica possono regolare in via contrattuale con l’emittente di moneta elettronica il diritto
al rimborso loro spettante nei suoi confronti, anche in deroga al comma 2” dello stesso ar-
ticolo) e dall’art. 126 novies, comma 2o, t.u.b. (“I soggetti, diversi da un consumatore, che
accettino in pagamento moneta elettronica possono regolare in via contrattuale con l’emit-
tente di moneta elettronica le condizioni del rimborso loro spettante nei suoi confronti,

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Saggi e approfondimenti 1049

E, in effetti, gli artt. 114 ter, comma 3o e 126 novies, comma 2o,
t.u.b. ( 11 ), riconoscono in capo ai beneficiari di pagamenti eseguiti in mo-
neta elettronica ( 12 ) un diritto al “rimborso” nei confronti dell’“emitten-
te”, sì che quest’ultimo, per effetto del trasferimento di ME, diviene cer-
tamente, perlomeno per un istante ( 13 ), loro debitore.
In altre parole, coloro che accettino in pagamento ME divengono titola-
ri, nei confronti dell’istituto di emissione, del diritto a vedersi rimborsato
un valore monetario dello stesso importo di quello trasferito a loro favore
dal pagatore; e lo divengono per effetto di un accordo concluso con que-
st’ultimo soggetto e volto al trasferimento, a loro favore, della posizione Circolazione della
giuridica attiva connessa a tale valore monetario. moneta elettronica
Pur con le precisazioni esposte di seguito ( 14 ), pare dunque corretto ri- e rischi

tenere che l’operazione di pagamento, per l’importo trasferito elettronica-


mente, si risolva in una cessione, dal pagatore al beneficiario, della titola-
rità dei diritti vantati dal primo nei confronti dell’emittente: diritti la cui
natura è diversa a seconda che la ME sia emessa da un IMEL o da un altro
ente a ciò abilitato ( 15 ).
Ciò vale sia nelle ipotesi in cui la ME si trasferisca dal dispositivo del pa-
gatore a quello del beneficiario, consentendo a quest’ultimo di scegliere se
richiederne il rimborso o conservarla sul proprio dispositivo (materiale o
virtuale) ( 16 ), sia nelle ipotesi in cui il beneficiario del pagamento lo veda
convertito immediatamente in moneta scritturale, mediante accredito in
conto corrente ( 17 ).

anche in deroga al comma 1”). Come si vede si tratta di disposizioni che regolano, in linea
di principio, i tempi (e, sulla base di questi, l’entità) e i costi del rimborso e che, tenden-
zialmente, non interferiscono con le problematiche oggetto del presente contributo; fermo
quanto si evidenzierà di seguito, nel testo, con riferimento all’ipotesi in cui il pagatore e il
beneficiario si avvalgano di due diversi prestatori di servizi di pagamento: ipotesi in cui il
beneficiario sarà vincolato ad una convenzione unicamente con la propria banca. Sulla di-
sciplina ora richiamata si consenta il rinvio a Guerrieri, op. cit., p. 777 ss.
( 11 ) Riportati alla nota che precede.
( 12 ) Si tratta de “I soggetti, diversi da un consumatore, che accettino in pagamento mo-
neta elettronica”. Al riguardo è inutile ricordare che, salvo diverse previsioni convenziona-
li e salvo il disposto di leggi speciali, l’accettazione della ME non è per legge obbligatoria.
Peraltro, ai sensi dell’art. 3, comma 4o, d.lgs. n. 11/10, “Il beneficiario non può applicare
spese al pagatore per l’utilizzo di un determinato strumento di pagamento. La Banca d’Ita-
lia può stabilire con proprio regolamento deroghe tenendo conto dell’esigenza di promuo-
vere l’utilizzo degli strumenti di pagamento più efficienti ed affidabili”. D’altra parte, ai
sensi del precedente comma 3o, “Il prestatore di servizi di pagamento consente al benefi-
ciario di applicare al pagatore una riduzione del prezzo del bene venduto o del servizio
prestato per l’utilizzo di un determinato strumento di pagamento compreso nell’ambito
d’applicazione del presente decreto”.
( 13 ) E v. di seguito, par. 4.
( 14 ) E v. infra, parr. 5 e 6, circa l’impossibilità di applicare, al trasferimento di ME, la
maggior parte delle norme dettate dal nostro ordinamento giuridico in tema di cessione
ordinaria dei crediti e di circolazione dei titoli di credito.
( 15 ) E v. di seguito, in questo stesso par.
( 16 ) È il caso, piuttosto frequente, in cui il pagatore trasferisca ME dalla propria carta
prepagata a quella del beneficiario.
( 17 ) Le due ipotesi sono considerate in Guerrieri, op. cit., p. 760 ss. (ove la precisazio-
ne per cui, quando il dispositivo è meramente virtuale, nella prassi spesso non si parla di
borsellino elettronico, bensì di moneta virtuale). Per una prima rassegna sulle tipologie di

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1050 Saggi e approfondimenti

In particolare, quando la ME venga emessa da soggetti diversi dagli


IMEL, il credito del detentore di ME, oggetto di cessione al beneficiario
del pagamento, ha ad oggetto la restituzione di una somma corrisponden-
te a quella trasferita in proprietà all’emittente; quando sia emessa da isti-
tuti di moneta elettronica, ha ad oggetto somme di denaro divenute parte
del patrimonio separato di cui all’art. 114 quinquies.1 t.u.b. e, dunque, di
pertinenza del possessore di moneta elettronica ( 18 ), sì che il trasferimento
di ME, lungi dal risolversi in una cessione del credito vantato dal detento-
re nei confronti dell’IMEL, avrà ad oggetto, innanzitutto, la titolarità dei
Circolazione della
diritti spettanti a quest’ultimo sulle somme che, dalle evidenze contabili
moneta elettronica dell’Istituto, risultano segregate a suo favore.
e rischi

4. – Lo schema traslativo delineato dalla legge deve, peraltro, venire in-


tegrato alla luce della prassi operativa seguita dagli IMEL e dagli altri
emittenti moneta elettronica, che per la circolazione di tale valore mone-
tario si avvalgono di circuiti di pagamento e di convenzioni inter-banca-
rie ( 19 ) basate su sistemi di clearing già sviluppati con riferimento a stru-
menti di pagamento tradizionali ( 20 ).
Ciò comporta che i fornitori di beni o servizi potenzialmente interessati
a ricevere pagamenti in ME debbano aderire ad almeno un circuito infor-
matico che consenta loro di dotarsi del software necessario a tale scopo; il
che è possibile mediante stipula di una convenzione con un ente deputato
all’emissione di moneta elettronica, generalmente coincidente con la ban-
ca di cui gli stessi fornitori sono clienti ( 21 ).

moneta elettronica diffuse in altri ordinamenti v. De Stasio, op. cit., p. 193, che ricorda, in
particolare, la GeldKarte tedesca, la Proton e la Pingping belghe, oltre alla Mondex, diffusa
nel Regno Unito.
( 18 ) L’espressione “pertinenza” è utilizzata, in particolare, dall’art. 114 ter, comma 2o e
dall’art. 126 novies t.u.b.
( 19 ) Su cui si rimanda, inter alia, alle pp. 15 ss. del Report Card payments in Europe. A
renewed focus on SEPA for cards, pubblicato nell’aprile 2014 a cura della Banca Centrale
Europea, cit. alla nt. 1.
( 20 ) Nel linguaggio del legislatore comunitario (e v., in particolare, l’art. 4, n. 6], della
dir. PSD 2007/64/CE), ripreso dal legislatore italiano in sede di emanazione del d.lgs. n.
11/10, si tratta dei sistemi “di pagamento”, o “di scambio, di compensazione e di regola-
mento” di cui all’art. 1, lett. d), di tale decreto.
( 21 ) Nel prosieguo del discorso, in effetti, ci si riferirà all’ipotesi in cui il beneficiario del
pagamento sia cliente di una banca e abbia stipulato con quest’ultima una “convenzione di
accettazione” di ME (cfr. Guerrieri, op. cit., p. 792 ss.), nella prassi spesso indicata, e de-
nominata dall’art. 6 d.m. Economia e Finanza 51/14, cit., quale “contratto di convenziona-
mento” (e v. le Disposizioni di Banca d’Italia del 5 luglio 2011, di “Attuazione del Titolo II
del Decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (diritti ed
obblighi delle parti)”, p. 14; Farace, op. cit., p. 9, che ricorda l’orientamento dottrinale se-
condo cui si tratterebbe di contratto normativo con prestazioni al terzo; Spada, Carte di
credito: “terza generazione” dei mezzi di pagamento, in Riv. dir. civ., 1976, I, p. 499; Lemme,
Moneta scritturale e moneta elettronica, Torino, 2003, p. 106; Restuccia, La carta di credi-
to nell’ordinamento giuridico italiano e comunitario, Milano, 1999, p. 75 ss. Nella teorica
tradizionale in tema di carte di credito e di debito, si fa riferimento – come noto – a con-
venzioni di abbonamento o di associazione: e v. per tutti D’Arcangeli, op. cit., pp. 900 e
920). Analoghe considerazioni possono venire svolte per l’ipotesi in cui il beneficiario del
pagamento sia cliente di un IMEL; fermo restando che, in tal caso, mancando un conto
corrente bancario, molte delle situazioni prospettate nel testo potrebbero non verificarsi.

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Saggi e approfondimenti 1051

È frequente, peraltro, che dette convenzioni prevedano, oltre all’adesio-


ne degli esercenti al circuito informatico ora citato, il rilascio, a favore de-
gli stessi, di ME, con la conseguenza che gli stessi soggetti risulteranno
parti sia di una “convenzione di accettazione”, sia di un contratto di emis-
sione ( 22 ) di valori monetari prepagati.
4.1. Nell’ipotesi in cui il prestatore di servizi di pagamento del benefi-
ciario del pagamento coincida con l’emittente moneta elettronica ( 23 ), la
circolazione della ME si svolgerà secondo lo schema delineato dalla legge
e sopra descritto: in particolare, il beneficiario, attraverso l’accettazione
del pagamento, diverrà creditore dell’emittente; ove il dispositivo gli con- Circolazione della
senta di trattenere la moneta, potrà chiederne il rimborso quando lo riter- moneta elettronica
rà opportuno, o comunque nei tempi previsti dal regolamento convenzio- e rischi

nale che lo lega allo stesso emittente ( 24 ); qualora, invece, il dispositivo


comporti l’immediato accredito, sul suo conto corrente, di un importo
corrispondente al valore monetario incassato ( 25 ), diverrà titolare del cre-
dito da ME ( 26 ) solo per un brevissimo lasso di tempo ( 27 ), decorso il qua-
le la moneta elettronica gli sarà rimborsata sotto forma di moneta scrittu-
rale.
Una volta eseguito il pagamento mediante ME, il sistema informatico
aumenterà, per un importo corrispondente, il saldo del dispositivo del be-
neficiario ( 28 ) e diminuirà, per lo stesso importo, il saldo del dispositivo
del pagatore ( 29 ); l’emittente, in tal modo, risulterà complessivamente de-

( 22 ) Contratto che – per utilizzare la terminologia tradizionalmente adottata in materia


di carte di credito e di debito – può essere definito convenzione di rilascio (e v. D’Arcan-
geli, op. cit., pp. 900 e 920).
( 23 ) Rectius: con riferimento alla ME per la quale tali soggetti coincidano, essendo pa-
gatore e beneficiario clienti della stessa banca.
( 24 ) Al riguardo, si consenta il rinvio a Guerrieri, op. cit., p. 761.
( 25 ) E v. Guerrieri, op. cit., p. 763.
( 26 ) Rectius: dei diritti connessi al possesso di tale valore monetario.
( 27 ) La cui estensione dipenderà dai tempi tecnici necessari perché l’importo incassato
sotto forma di ME venga accreditato sul conto corrente dello stesso beneficiario, sì da de-
terminare il rimborso della moneta elettronica sotto forma di moneta scritturale.
( 28 ) Ferma – come anticipato – la possibilità che la ME venga convertita immediatamen-
te in moneta scritturale, mediante accredito sul suo conto corrente.
( 29 ) Come ricordato (Guerrieri, op. cit., p. 764, nt. 77), il documento – (cartaceo o)
virtuale – che reca annotazione dei movimenti, a credito e a debito, relativi alle carte pre-
pagate viene talora definito, nella prassi bancaria, “conto tecnico”. Dal punto di vista tec-
nico-giuridico, ove si superino le perplessità di cui supra, alla nt. 3 (che comunque non fan-
no venir meno l’applicabilità anche alla ME delle norme del titolo II riferite ai servizi di
pagamento: e v. l’art. 2, comma 4o, d.lgs. n. 11/10), lo stesso potrebbe essere considerato
un conto di pagamento, ai sensi dell’art. 1, lett. l), d.lgs. n. 11/10 (e v. N. Mancini, op. cit.,
p. 131): un conto “intrattenuto presso un prestatore di servizi di pagamento da uno o più
utilizzatori di servizi di pagamento per l’esecuzione di operazioni di pagamento”; doven-
dosi ricordare che per “operazione di pagamento”, ai sensi dello stesso art. 1, lett. c, si in-
tende “l’attività, posta in essere dal pagatore o dal beneficiario, di versare, trasferire o pre-
levare fondi, indipendentemente da eventuali obblighi sottostanti tra pagatore e beneficia-
rio”; ai sensi dell’art. 1, lett. h, è “utilizzatore di servizi di pagamento”, o “utilizzatore”, “il
soggetto che utilizza un servizio di pagamento in veste di pagatore o beneficiario o di en-
trambi”; ai sensi dell’art. 1, lett. e), deve essere considerato “pagatore” “il soggetto titolare
di un conto di pagamento a valere sul quale viene impartito un ordine di pagamento ovve-
ro, in mancanza di un conto di pagamento, il soggetto che impartisce un ordine di paga-

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1052 Saggi e approfondimenti

bitore della medesima somma precedentemente dovuta al solo pagato-


re ( 30 ), dovendola tuttavia corrispondere, a seguito dell’operazione di pa-
gamento, nei modi ora descritti, a due soggetti diversi: al pagatore, per la
quantità di ME rimasta memorizzata sul suo dispositivo, e al beneficiario,
per la quantità di ME trasferita a suo favore.
4.2.1. Più complessa l’ipotesi in cui il prestatore di servizi di pagamento
del beneficiario non coincida con l’emittente moneta elettronica ( 31 ): ipo-
tesi nella quale – al di là del contenuto dei regolamenti convenzionali, non
sempre perspicui, che vincolano i vari soggetti coinvolti nell’operazione –
Circolazione della
moneta elettronica
e rischi
mento”; ai sensi dell’art. 1, lett. f, deve essere qualificato “beneficiario” “il soggetto previ-
sto quale destinatario dei fondi oggetto dell’operazione di pagamento”; ai sensi dell’art. 1,
lett g, è “prestatore di servizi di pagamento” “uno dei seguenti organismi: istituti di mone-
ta elettronica e istituti di pagamento nonché, quando prestano servizi di pagamento, ban-
che, Poste Italiane s.p.a., la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali se non
agiscono in veste di autorità monetarie, altre autorità pubbliche, le pubbliche amministra-
zioni statali, regionali e locali se non agiscono in veste di autorità pubbliche”. In effetti, i
conti tenuti dagli IMEL e dalle banche emittenti dispositivi prepagati, al fine di annotare il
saldo di ME disponibile da parte di ciascun titolare, potrebbero dirsi funzionali all’esecu-
zione di operazioni di pagamento, consentendo, in particolare, al pagatore “di versare, tra-
sferire o prelevare fondi” – fondi previamente “convertiti” in ME – ai sensi della disposi-
zione ora richiamata. Del resto, il soggetto che utilizza un dispositivo prepagato per adem-
piere un proprio debito mediante ME si potrebbe ritenere che impartisca al proprio pre-
statore di servizi di pagamento un “ordine di pagamento” (definito dall’art. 1, lett. o, d.lgs.
n. 11/10 come “qualsiasi istruzione data da un pagatore o da un beneficiario al proprio
prestatore di servizi di pagamento con la quale viene chiesta l’esecuzione di un’operazione
di pagamento”), perlomeno nel senso che gli richiede di “trasferire (...) fondi” (beninteso,
sotto forma di ME: e per la differenza con altri ordini di pagamento, impartiti utilizzando
diversi strumenti di pagamento, v. Guerrieri, op. cit., p. 760) al beneficiario, diminuen-
do, di un importo corrispondente a quello dovutogli, il saldo del proprio conto di paga-
mento e aumentando quello del medesimo beneficiario (o rimborsando a quest’ultimo,
sotto forma di moneta scritturale, la ME trasferitagli): ipotesi che effettivamente si realizza
qualora sia il pagatore, sia il beneficiario si avvalgano dello stesso prestatore di servizi di
pagamento, verificandosi altrimenti la serie di effetti sintetizzati di seguito, al par. 4.2. Ove
anche si acceda all’idea per cui, perlomeno in talune circostanze, l’utilizzo di ME sia ricon-
ducibile all’emissione di ordini di pagamento (ma v. supra, alla nt. 3), si pone poi un’ulte-
riore serie di dubbi (che non è possibile affrontare in questa sede) legati all’applicabilità,
alla fattispecie considerata, delle norme del titolo II del d.lgs. n. 11/10 riferite ai pagamenti
eseguiti per il “tramite” del beneficiario (e v., in particolare, gli artt. 13, 14, 17, comma 2o),
non essendo agevole comprendere se l’impiego di dispositivi prepagati, quantomeno me-
diante POS, possa farsi rientrare in tale ambito, come prima facie sembra possibile soste-
nere (dubbi sull’esatta delimitazione della fattispecie dei pagamenti eseguiti tramite il be-
neficiario sono tuttavia espressi, in tema di carte di credito, da D’Arcangeli, op. cit., p.
905). Come già precisato (supra, alla nt. 3), fra tutti i prestatori di servizi di pagamento ver-
ranno, di seguito, prese in considerazione soprattutto le banche; di conseguenza, anche il
termine “emittente” sarà generalmente riferito a emittenti di natura bancaria, salvo quanto
sarà di volta in volta, eventualmente, precisato con riferimento alla posizione degli IMEL.
( 30 ) Il che comporta che, ove l’emittente sia un IMEL, l’importo complessivamente fa-
cente parte del patrimonio separato di cui all’art. 114 quinquies.1, comma 2o, rimanga inal-
terato, dovendo semplicemente essere aggiornate, con riferimento alla posizione del paga-
tore e del beneficiario, le “poste del passivo” tenute “per ciascun cliente”, ai sensi di detta
disposizione, e le evidenze contabili di cui al cap. IV, sez. II, par. 2, delle disposizioni di
vigilanza. E v., sul punto, Guerrieri, op. cit., p. 767.
( 31 ) Rectius: l’ipotesi che si realizza con riferimento alla ME originariamente emessa da
un ente diverso dalla banca del beneficiario del pagamento.

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Saggi e approfondimenti 1053

la prassi è strutturata in maniera tale che il beneficiario del pagamento,


una volta accettata la ME, ne possa ottenere il rimborso soltanto dalla
propria banca ( 32 ), divenendo contestualmente quest’ultima creditrice
dell’emittente.
In particolare, qualora il dispositivo del beneficiario preveda l’immedia-
to accredito della moneta elettronica sul suo conto corrente, lo stesso be-
neficiario diverrà titolare del credito da ME per un arco di tempo estre-
mamente esiguo, al termine del quale tale valore monetario gli sarà rim-
borsato dalla sua banca, mediante conversione in moneta scritturale; detta
banca, in tal modo, diventerà creditrice dell’emittente per un importo cor- Circolazione della
rispondente, che le sarà conteggiato a credito in sede di regolazione, nei moneta elettronica
rapporti interbancari ( 33 ), dei saldi giornalieri ( 34 ). e rischi

Qualora, invece, il dispositivo del beneficiario gli consenta di trattenere


la ME ricevuta per un periodo indefinito ( 35 ), il rimborso – come già anti-
cipato ( 36 ) – potrà essere richiesto anche a grande distanza di tempo. Pure
in tal caso, peraltro, pare di comprendere che il sistema registri immedia-
tamente a credito della banca del beneficiario, nei confronti dell’emitten-
te, un importo corrispondente alla ME pagata; e questo in considerazione
del fatto che sarà tale banca a risultare gravata dall’obbligazione di rim-
borsare la moneta elettronica al nuovo detentore ( 37 ). Ovviamente, è sem-
pre possibile che quest’ultimo, invece di richiedere il rimborso, decida di
spendere la ME, trasferendola ad altri; nel qual caso si determineranno ef-
fetti analoghi a quelli sopra descritti ( 38 ).

( 32 ) O – e v. più dettagliatamente di seguito, in questo stesso par. – ne possa richiedere


il rimborso soltanto alla propria banca.
( 33 ) Rectius, nell’ambito del “sistema di pagamento” (di cui all’art. 1 d.lgs. n. 11/10) uti-
lizzato dai prestatori di servizi di pagamento emittenti dispositivi prepagati.
( 34 ) Mentre l’emittente risulterà debitore, (i) per detto importo, nei confronti della ban-
ca del beneficiario (nell’ambito del sistema di pagamento di cui supra) e, (ii) per l’importo
rimasto memorizzato sul dispositivo del pagatore, nei rapporti con quest’ultimo. Ove
l’emittente sia un IMEL, pare di potere desumere dai dati normativi che, per l’importo
della ME trasferita dal pagatore al beneficiario, cliente di altro prestatore di servizi di pa-
gamento (e riconosciuta a credito di tale prestatore di servizi di pagamento in sede di “si-
stema di pagamento”), l’IMEL debba aggiornare (in diminuzione) il conto e le evidenze
contabili relative al pagatore e possa diminuire l’importo del patrimonio segregato di cui
all’art. 114 quinquies.1 t.u.b., smobilizzandone una parte per un valore corrispondente alla
ME trasferita (che non sarà più detto IMEL a dover rimborsare).
( 35 ) Come avverrà in tutte le ipotesi di pagamento da carta prepagata a carta prepagata,
o di utilizzo, da parte del beneficiario, di e-wallets, quale quelli descritti in Guerrieri, op.
cit, p. 760.
( 36 ) E v. supra, al par. 3.
( 37 ) Anche in tale ipotesi, dunque, l’emittente, risulterà debitore, (i) per un importo pari
al valore della moneta trasferita, nei confronti della banca del beneficiario, nell’ambito del
sistema di compensazione inter-bancario (potendo, ove si tratti di IMEL, smobilizzare e
“dissolvere”, per una somma corrispondente, il patrimonio segregato di cui all’art. 114
quinquies.1 t.u.b. e, (ii) per l’importo rimasto memorizzato sul dispositivo del pagatore,
nei rapporti con quest’ultimo. D’altra parte, per effetto dell’operazione descritta nel testo,
la banca del beneficiario diverrà debitrice, nei confronti di quest’ultimo, per un importo
pari alla ME trasferita a suo favore dal pagatore: e tale debito si cumulerà con quello già
assunto dalla medesima banca, nei confronti dello stesso beneficiario, per la ME emessa, o
trasferita, a suo favore.
( 38 ) L’importo della ME caricata sul dispositivo del pagatore diminuirà di un valore cor-

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1054 Saggi e approfondimenti

Dunque, quando il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario è


soggetto diverso dall’emittente, prestatore di servizi di pagamento del pa-
gatore, il credito da ME, ceduto dal pagatore al beneficiario, o viene sod-
disfatto immediatamente dalla banca di quest’ultimo, o diviene esercitabi-
le soltanto nei suoi confronti, sì che l’emittente, da un lato, viene conte-
stualmente liberato dalla relativa obbligazione nei confronti del nuovo de-
tentore di ME, d’altro lato, sul piano dei rapporti interbancari, diviene de-
bitore della banca del beneficiario. E ciò, per effetto del combinato dispo-
sto (i) dell’accordo fra pagatore e beneficiario, (ii) della convenzione di
Circolazione della
accettazione/associazione (oltre che di quella di rilascio) stipulata fra il be-
moneta elettronica neficiario e la sua banca, (iii) della convenzione conclusa fra i prestatori di
e rischi
servizi di pagamento e (iv) dell’adesione di tutti i soggetti coinvolti nel-
l’operazione al circuito informatico messo a disposizione dal gestore ( 39 ).
4.2.2. Inutile evidenziare come, dal punto di vista giuridico, la comples-
sità del meccanismo ora decritto ( 40 ) rappresenti un ostacolo ad una cor-
retta qualificazione dell’operazione.
Certo, anche in questo caso il pagamento mediante moneta elettronica
determina il trasferimento al beneficiario di un valore monetario rappre-
sentato da un credito verso l’emittente: trasferimento frutto dell’accordo
intervenuto, all’atto della conclusione del contratto, fra pagatore e benefi-
ciario ( 41 ).
Pare, dunque, corretto mantenere ferma la conclusione per cui la circo-
lazione della ME comporta una cessione, dal primo al secondo, della po-
sizione giuridica attiva connessa all’emissione della moneta elettroni-
ca ( 42 ): il che, del resto, consente di ricostruire in termini omogenei la na-
tura dell’operazione, sia nel caso di coincidenza, sia nel caso di discrasia
fra banca del pagatore e banca del beneficiario ( 43 ).

rispondente a quello pagato; la ME caricata sul dispositivo del beneficiario aumenterà di


pari importo; la banca del beneficiario risulterà obbligata, nei confronti di quest’ultimo, al
rimborso di tale valore monetario e diverrà quindi creditrice della banca del pagatore per
lo stesso importo; la banca del pagatore, a sua volta, verrà liberata dall’obbligo di rimborso
della ME in tal modo trasferita.
( 39 ) Trattasi, a quanto pare, di contratti collegati. E v. anche quanto osservato di segui-
to, in questo stesso paragrafo. Sul punto, con riferimento al Bancomat, v. D’Arcangeli,
op. cit., pp. 921-924.
( 40 ) Per effetto di tale meccanismo, ciascun emittente sa che – all’esito delle operazioni
previste dal sistema – gli verrà addossato solo il costo della (i) moneta elettronica emessa
(essendo solo questa l’oggetto del suo debito da ME); fermo, tuttavia, il suo obbligo di
rimborsare direttamente (ii) tutta e soltanto la ME il cui rimborso gli è richiesto dai suoi
clienti: importo che potrà in concreto risultare superiore o inferiore all’importo sub i. La
differenza fra la somma sub i e la somma sub ii risulterà a credito o a debito dell’emittente
sul piano dei rapporti inter-bancari: a credito, se la ME rimborsata è maggiore di quella
emessa; a debito nell’ipotesi opposta.
( 41 ) E v., a tacer d’altro (e v. supra, par. 3), l’art. 126 novies, comma 2o, t.u.b.
( 42 ) Posizione giuridica attiva che, come ricordato, comporta sempre, perlomeno, la
configurabilità, in capo al detentore di moneta elettronica, di un credito verso l’emittente
(il c.d. “credito da ME” a cui ci si è già riferiti, e al quale nuovamente si farà riferimento
nel prosieguo del presente contributo).
( 43 ) Nella prima ipotesi, infatti, come si è visto (supra, in questo stesso par.), non v’è al-
cun dubbio che il trasferimento della ME si risolva nella cessione, dal pagatore al benefi-
ciario, del credito da ME verso l’emittente: il che è agevolmente percepibile, in particolare,

NLCC 5-2014
Saggi e approfondimenti 1055

In questa seconda ipotesi, pare poi di dover operare una distinzione a


seconda che il beneficiario riceva un pagamento immediato in conto cor-
rente, ovvero trattenga la ME sul proprio dispositivo.
In quest’ultima fattispecie, si assiste al fenomeno per cui, per effetto de-
gli accordi precedentemente intercorsi fra tutti i soggetti coinvolti nel-
l’operazione, la banca del beneficiario, essendosi obbligata in questo sen-
so, si ritrova gravata dall’obbligo di adempiere un debito originariamente
gravante sull’emittente.
Il fenomeno, essendo riconducibile a un fascio di contratti collegati, sti-
pulati a priori, ed una tantum, presenta connotati propri che valgono a Circolazione della
differenziarlo dai numerosi istituti con i quali vanta elementi di affinità, moneta elettronica
fra cui, in primo luogo, l’espromissione, l’accollo e la delegazione. In ef- e rischi

fetti, volendo valorizzare i punti di contiguità con tali figure, prima facie
sembrerebbe possibile affermare che, attraverso la convenzione di accet-
tazione/associazione stipulata fra il beneficiario e la sua banca, quest’ulti-
ma, nella sua qualità di terzo, si obbliga nei confronti del primo a pagare i
debiti che risulteranno avere, nei suoi confronti, i soggetti emittenti la ME
via via incassata ( 44 ); nelle convenzioni fra emittenti, ogni banca si obbliga,
nei confronti di ciascuna delle altre, a pagare i suoi debiti nei confronti dei
terzi beneficiari, che della prima siano clienti ( 45 ), e delega, al contempo,
le altre a pagare i propri debiti da ME ai loro, rispettivi clienti ( 46 ).
Rimane fermo che, nel momento in cui la ME viene trasferita dal paga-
tore al beneficiario, la banca di quest’ultimo non esprime alcuna dichiara-
zione di volontà ( 47 ), tantomeno nei confronti del soggetto emittente ( 48 ),
né quest’ultimo dà vita ad alcuna delegazione: gli unici soggetti fra cui si
forma un accordo sono pagatore e beneficiario, e il loro scambio di con-
sensi, alla luce degli accordi intervenuti in precedenza fra banche, com-
porta che il beneficiario, divenuto per un breve lasso di tempo ( 49 ) titolare
del credito da ME nei confronti dell’emittente ( 50 ), si ritrovi titolare di
detto credito unicamente nei confronti del suo prestatore di servizi di pa-
gamento.

quando la moneta elettronica venga incassata dal beneficiario su un dispositivo che gli
consente di trattenerla per un lasso di tempo significativo.
( 44 ) Evidenti, dunque, gli elementi di affinità con l’espromissione, disciplinata dall’art.
1272 c.c.: “Il terzo che, senza delegazione del debitore” (ma v., a questo riguardo, quanto
osservato di seguito, nel testo), “ne assume verso il creditore il debito (...)”. Si noti, peral-
tro, come, in tal caso, la liberazione del debitore originario – l’istituto emittente – si pro-
duca nonostante manchi l’espressa dichiarazione del creditore richiesta, di regola, dall’art.
1272, comma 1o, c.c.
( 45 ) Di qui l’affinità con l’accollo, di cui all’art. 1273 c.c.: il contratto con cui “il debitore
e un terzo convengono che questi assuma il debito dell’altro”.
( 46 ) Aspetto che avvicina la convenzione de qua a una delegazione (artt. 1268-1271 c.c.).
( 47 ) Come sarebbe necessario per poter configurare un’espromissione, o un accollo.
( 48 ) Secondo quanto sarebbe necessario per potere configurare, in particolare, un accol-
lo.
( 49 ) Se non per un attimo ideale.
( 50 ) Soggetto nei cui confronti il credito da ME non è comunque esigibile, perché istan-
taneamente assunto dalla banca del beneficiario e perché comunque quest’ultimo si è con-
venzionalmente vincolato a chiedere il rimborso della moneta elettronica soltanto al pro-
prio prestatore di servizi di pagamento.

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1056 Saggi e approfondimenti

Quest’ultimo, dunque, quando procede al rimborso della ME – e questo


vale sia nell’ipotesi di rimborso differito, sia nell’ipotesi di rimborso con-
testuale all’incasso – paga un debito proprio, e non un debito altrui; sì che
non pare invocabile, nemmeno in quest’ipotesi, il ricorso a figure tipiche
del diritto civile, quali l’adempimento del terzo ( 51 ) o la surrogazione di
cui all’art. 1203, n. 3, c.c. ( 52 ) ( 53 ).

5. – Nonostante la circolazione della ME sia imperniata essenzialmen-


te ( 54 ) sullo schema della cessione dei crediti, non sembrano trovare appli-
Circolazione della
cazione, a tale fattispecie, i principi estrapolabili dagli artt. 1260 ss. c.c.,
moneta elettronica fra cui, in primis, la regola per la quale all’acquisto compiuto dall’avente
e rischi
causa deve essere riconosciuto carattere derivativo.
È evidente, infatti, che se la ME, nell’ottica del legislatore comunitario,
deve rappresentare un mezzo di pagamento alternativo ai contanti ed ave-
re le medesime caratteristiche di sicurezza e di affidabilità, ciò non è com-
patibile con una disciplina che consenta all’emittente (debitore ceduto) di
far valere nei confronti dei possessori di ME (cessionari del credito dalla
stessa rappresentato) tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre ai
possessori precedenti (cedenti), ivi compresa l’inesistenza del credito van-
tato dal detentore originario ( 55 ).
Pare di poterne desumere, inter alia ( 56 ), che qualora l’emittente abbia
rilasciato un dispositivo incorporante una determinata quantità di ME,
i detentori successivi al primo abbiano diritto ad ottenerne il rimborso
anche se la stessa risulti superiore all’importo percepito, dallo stesso
emittente, all’atto del perfezionamento del negozio di emissione ( 57 ): cir-

( 51 ) Che, anche ove non spontaneo, richiede l’assenza di un’obbligazione del pagatore
nei confronti del beneficiario (art. 1180 c.c.).
( 52 ) Che presuppone che un soggetto sia tenuto, se non per altri, perlomeno con altri (e
non – come nel caso che ci occupa – in proprio, in via esclusiva), al pagamento del debito.
( 53 ) La ricostruzione descritta nel testo pare quella più fedele ai dati normativi e alla
prassi operativa degli istituti emittenti ME. In questi termini, dunque, pare di poter retti-
ficare quanto prima facie ipotizzato in Guerrieri, op. cit., p. 762, nt. 63, ove si era imma-
ginato che, a seguito della cessione del credito da ME dal pagatore al beneficiario, que-
st’ultimo la trasferisse alla propria banca (se, ovviamente, diversa dall’emittente). Pare da
escludere, d’altra parte, che il beneficiario del pagamento, divenuto titolare del credito da
ME, si limiti ad assegnare alla propria banca un mandato all’incasso, rientrante nell’ambito
dei servizi di pagamento prestati da tale banca ai propri clienti. In questi termini, invece,
N. Mancini, op. cit., p. 140.
( 54 ) E salvo quanto specificato supra, nel testo (par. 3), in relazione alla posizione giuri-
dica trasferita al cessionario di ME, quando la stessa sia emessa da IMEL.
( 55 ) Come ricordato in altra sede (e v. Guerrieri, op. cit., p. 788), peraltro, è proprio
sul presupposto per cui il debitore ceduto può sempre far valere l’inesistenza del credito
oggetto di trasferimento che si basa la disciplina della garanzia del nomen verum, di cui al-
l’art. 1266 c.c.
( 56 ) Oltre che nell’ipotesi considerata in questa sede, l’inesistenza del credito vantato dal
titolare del dispositivo nei confronti dell’emittente è configurabile anche quando venga ese-
guito un pagamento (erroneamente accettato dal sistema informatico) per un importo supe-
riore al valore monetario memorizzato sul dispositivo. Anche in tal caso, trattato di seguito,
al par. 12, pare corretto ritenere che l’emittente-debitore ceduto non possa eccepire al ces-
sionario-beneficiario del pagamento l’inesistenza del credito vantato dal pagatore-cedente.
( 57 ) L’ipotesi considerata nel testo è riconducibile ad un errore dell’emittente, che rila-

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Saggi e approfondimenti 1057

costanza che sembrerebbe opponibile soltanto al primo detentore ( 58 ).


D’altra parte, paiono inapplicabili alla ME i principi desumibili dagli
artt. 1264 e 1265 c.c., che ricollegano alla notifica al debitore ceduto o alla
sua accettazione l’efficacia della cessione tanto nei suoi confronti, quanto
nei confronti dei terzi. Mancano, infatti, nella disciplina che regola la cir-
colazione della ME, riferimenti a formalità analoghe; né è pensabile che
l’emittente (debitore ceduto) possa liberarsi dall’obbligazione di rimbor-
sare la ME effettuando il pagamento nelle mani del detentore originario
(cedente), adducendo che l’atto con cui la moneta è stata trasferita nelle
mani del cessionario non gli è mai stato notificato. Circolazione della
Certo, nell’ipotesi in cui il sistema informatico su cui si basa il trasferi- moneta elettronica
mento di ME non registri la cessione, sì che l’importo dovuto dal pagatore e rischi

al beneficiario rimanga caricato sul dispositivo del primo ( 59 ), sarà que-


st’ultimo a risultare creditore dell’emittente ( 60 ): ma la conclusione non
deriva – ad avviso di chi scrive – dall’assimilazione della registrazione sul
sistema informatico alla notifica ex art. 1264 c.c., bensì dalla circostanza
che, in tal caso, la moneta non potrà considerarsi trasferita, con la conse-
guenza che anche il relativo credito non potrà dirsi entrato nella titolarità
del cedente.
Pare, infatti, inapplicabile, al trasferimento del credito rappresentante
ME, il principio consensualistico dettato dall’art. 1376 c.c. La titolarità di
detto credito, in altre parole, non sembra trasferibile per effetto del sem-
plice consenso delle parti, legittimamente manifestato, tanto da rendere
possibile che il beneficiario del pagamento, anche quando non abbia rice-
vuto la ME sul proprio dispositivo, risulti creditore dell’emittente. All’op-
posto, pare corretto ritenere che la posizione creditizia si trasferisca quale
conseguenza del passaggio della ME dal dispositivo del pagatore al dispo-
sitivo del beneficiario, coerentemente con la natura di valore monetario
attribuita dalla legge a tale mezzo di pagamento; essendo indubbio che la
moneta tradizionale entri nella titolarità (divenga di proprietà) del benefi-
ciario del pagamento solo quando questi ne venga immesso nel possesso.

scia al possessore del dispositivo più ME di quella che gli dovrebbe e gli vorrebbe attribui-
re, sulla base del negozio di emissione. Ovviamente diverso il caso in cui la ME venga
emessa per un importo superiore a quella ricevuta dall’emittente, poiché quest’ultimo in-
tende far credito al proprio cliente (secondo quanto è possibile, perlomeno per gli emit-
tenti di natura bancaria): caso in cui la moneta spendibile è senza dubbio quella immagaz-
zinata nel dispositivo, salvi i diritti azionabili dalla banca nei confronti del proprio cliente
sulla base del rapporto di finanziamento.
( 58 ) Al primo detentore di ME, parte del contratto di emissione, saranno del resto op-
ponibili tutte le eccezioni a lui personali: e v. Guerrieri, op. cit., p. 789, nt. 170.
( 59 ) È l’ipotesi opposta a quella considerata di seguito, al par. 12, di pagamento registra-
to dal sistema informatico (per effetto del malfunzionamento di quest’ultimo), ma non au-
torizzato né effettuato.
( 60 ) Si deve dunque escludere che, in tale ipotesi, la qualità di creditore possa essere ri-
conosciuta al beneficiario; e questo – pare a chi scrive – anche ove il mancato trasferimento
della ME a favore di quest’ultimo dipenda da malfunzionamenti del sistema informatico;
ipotesi in cui, al più, sembra ipotizzabile un’azione di danni del beneficiario nei confronti
del gestore del sistema (e – ammesso che possano dirsi responsabili del suo funzionamento
– nei confronti dell’emittente e/o del prestatore di servizi di pagamento dello stesso bene-
ficiario).

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1058 Saggi e approfondimenti

6. – Analogamente non sono applicabili, in tema di ME, le regole disci-


plinanti le eccezioni che, in materia di titoli di credito, vengono qualificate
come reali.
A prescindere, infatti, dalla difficoltà di ravvisare nella moneta elettroni-
ca un titolo di credito ( 61 ), va sottolineato come le eccezioni reali previste
dall’art. 1993 c.c., al pari della regola che ne consente l’opponibilità a qua-
lunque possessore del titolo, affondino le proprie radici in un contesto
che, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista tecnico, è comple-
tamente diverso da quello che caratterizza la moneta elettronica.
Circolazione della
Con riferimento a quest’ultima, stante il suo carattere meramente virtua-
moneta elettronica le, non è dato sollevare eccezioni di forma, né eccezioni basate sul conte-
e rischi
sto letterale, o sulla falsità della firma del debitore.
D’altra parte, non è possibile imputare all’emittente – IMEL od altro
soggetto abilitato – un difetto di capacità o di rappresentanza al momento
dell’emissione ( 62 ); così come non sembrano previste dal dato normativo

( 61 ) Ma v. Guarracino, Titolo di credito elettronico e documento informatico, in Banca,


borsa, tit. cred., 2001, I, p. 154 ss.; Banque de France, La nature juridique de la monnaie
électronique, in Bullettin de la Banque de France, n. 70, ottobre 1999, p. 45 ss. (citata da
Olivieri, Compensazione e circolazione della moneta nei sistemi di pagamento, cit., p. 266);
Finocchiaro, op. cit., p. 1350.
( 62 ) Certo, ove taluno intenda far valere come moneta elettronica il credito vantato nei
confronti di un soggetto diverso da coloro che, ai sensi dell’art. 114 bis t.u.b., sono abilitati
all’emissione di tale valore monetario, troverà applicazione l’art. 131 bis t.u.b. (“Abusiva
emissione di moneta elettronica”), a norma del quale “Chiunque emette moneta elettroni-
ca in violazione della riserva prevista dall’articolo 114-bis senza essere iscritto nell’albo
previsto dall’articolo 13 o in quello previsto dall’articolo 114-bis, comma 2, è punito con la
reclusione da uno a otto anni e con la multa da 4.132 a euro a 10.329 euro”. E v., d’altra
parte, l’art. 131 ter (“Abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento”: “Chiunque
presta servizi di pagamento in violazione della riserva prevista dall’articolo 114-sexies sen-
za essere autorizzato ai sensi dell’articolo 114-novies è punito con la reclusione da sei mesi
a quattro anni e con la multa da 2.066 euro a 10.329 euro”), l’art. 132 bis (“Denunzia al
pubblico ministero ed al tribunale”: “Se vi è fondato sospetto che una società svolga atti-
vità di raccolta del risparmio, attività bancaria, attività di emissione di moneta elettronica,
prestazione di servizi di pagamento o attività finanziaria in violazione degli articoli 130,
131, 131-bis, 131-ter, e 132, la Banca d’Italia o l’UIC possono denunziare i fatti al pubblico
ministero ai fini dell’adozione dei provvedimenti previsti dall’articolo 2409 del codice ci-
vile, ovvero possono richiedere al tribunale l’adozione dei medesimi provvedimenti. Le
spese per l’ispezione sono a carico della società”), l’art. 133, commi 1 bis, 1 ter, 2o e 3o
(“Abuso di denominazione”: “1-bis. L’uso, nella denominazione o in qualsivoglia segno di-
stintivo o comunicazione rivolta al pubblico, dell’espressione ‘moneta elettronica’ ovvero
di altre parole o locuzioni, anche in lingua straniera, idonee a trarre in inganno sulla legit-
timazione allo svolgimento dell’attività di emissione di moneta elettronica è vietato a sog-
getti diversi dagli istituti di moneta elettronica e dalle banche”. “1-ter. L’uso, nella deno-
minazione o in qualsivoglia segno distintivo o comunicazione rivolta al pubblico, del-
l’espressione ‘istituto di pagamento’ ovvero di altre parole o locuzioni, anche in lingua
straniera, idonee a trarre in inganno sulla legittimazione allo svolgimento dell’attività di
prestazione di servizi di pagamento è vietato a soggetti diversi dagli istituti di pagamento.”
(...) “2. La Banca d’Italia determina in via generale le ipotesi in cui, per l’esistenza di con-
trolli amministrativi o in base a elementi di fatto, le parole o le locuzioni indicate nei com-
mi 1, 1-bis, 1-ter e 1-quater possono essere utilizzate da soggetti diversi dalle banche, dagli
istituti di moneta elettronica, dagli istituti di pagamento e dagli intermediari finanziari”.
“3. Chiunque contravviene al disposto dei commi 1, 1-bis, 1-ter e 1-quater è punito con la
sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.160 a euro 51.645. La stessa sanzione si ap-

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Saggi e approfondimenti 1059

specifiche condizioni per l’esercizio dell’azione spettante al possessore


della moneta nei confronti dell’emittente – debitore ceduto.
Quanto evidenziato induce persino a dubitare che la proponibilità di
specifiche eccezioni volte a impedire o a limitare l’esercizio, da parte del
possessore di ME, del diritto al rimborso possa essere prevista nel contrat-
to di emissione o negli accordi stipulati fra i potenziali beneficiari di paga-
menti eseguiti mediante moneta elettronica e l’emittente (o le banche di
cui i beneficiari sono clienti, se diverse dall’emittente); salva, ovviamente,
la proponibilità di eccezioni basate sulla posizione in cui si trovano i de-
tentori di ME, sul comportamento da loro tenuto, o sui rapporti in essere Circolazione della
fra questi ultimi e l’emittente ( 63 ), perlomeno nei casi in cui la richiesta di moneta elettronica
rimborso della ME possa essere, ed effettivamente venga rivolta, all’istitu- e rischi

to che la ha emessa ( 64 ).
Il tema, tuttavia, merita una riflessione più ampia ed approfondita che,
sulla base della disciplina legale ( 65 ), consenta di comprendere in quali ca-

plica a chi, attraverso informazioni e comunicazioni in qualsiasi forma, induce in altri il fal-
so convincimento di essere sottoposto alla vigilanza della Banca d’Italia ai sensi dell’articolo
108 o di essere abilitato all’esercizio delle attività di cui all’articolo 111”). Rimane fermo
che, dal punto di vista civilistico, il credito vantato verso l’emittente abusivo potrà essere
ceduto senza che quest’ultimo possa sottrarsi al pagamento eccependo al cessionario, ai
sensi dell’art. 1993 c.c., la propria mancanza di “capacità” al momento dell’emissione, non
essendo in questione, in tal caso, la capacità dell’emittente, ma unicamente la legittimità, se
non addirittura la liceità, dell’attività da lui esercitata. D’altra parte, è principio consolidato
quello per cui l’esercizio abusivo di attività bancaria e finanziaria, se può comporta l’appli-
cazione di sanzioni penali ed amministrative, non impedisce all’autore dell’abuso di acqui-
sire la qualità di imprenditore e non gli consente di sottrarsi alle conseguenze – in particola-
re, alle conseguenze sfavorevoli – derivanti a suo carico dall’esercizio della predetta attività,
perlomeno nei confronti dei terzi che non abbiano preso parte all’illecito (e v., per rimanere
ai testi istituzionali, Campobasso, Diritto commerciale. 1. Diritto dell’impresa, Torino,
2006, p. 40; Presti e Rescigno, Corso di diritto commerciale, Bologna, 2009, p. 21); analo-
go principio, dunque, pare corretto applicare nell’ipotesi considerata, sì che l’emittente do-
vrà riconoscere il cessionario proprio creditore, senza potersi sottrarre al pagamento.
( 63 ) E salva la possibilità di ritenere che, qualora detti contratti prevedano la proponibi-
lità di eccezioni incompatibili con la disciplina della ME, gli stessi siano comunque (alme-
no parzialmente) efficaci, pur non potendo il relativo oggetto qualificarsi quale moneta
elettronica.
( 64 ) Nell’ipotesi in cui la ME abbia circolato, ove l’emittente sia soggetto diverso dalla
banca del beneficiario, e la richiesta di rimborso, di conseguenza, sia rivolta a quest’ultima,
il beneficiario potrà, al più, vedersi sollevate eccezioni basate sul rapporto che lo lega alla
stessa banca, e non certo all’emittente. Del resto, si è rilevato come la convenzione di ade-
sione al sistema (la convenzione di accettazione/di associazione, o contratto di convenzio-
namento) presenti elementi di affinità con l’istituto dell’espromissione (e v. supra, par.
4.2.2); e non è inutile ricordare che, ai sensi dell’art. 1272, comma 3o (primo periodo), c.c.,
il terzo espromittente, di regola, può opporre al creditore le eccezioni che gli “avrebbe po-
tuto opporre il debitore originario”, ma solo “se non sono personali a quest’ultimo e non
derivano da fatti successivi all’espromissione”. Del resto, ai sensi dell’art. 1272, comma 2o,
c.c., “Se non si è convenuto diversamente” – e non è questo il caso – “il terzo non può op-
porre al creditore le eccezioni relative ai suoi rapporti col debitore originario”; ai sensi del-
l’art. 1272, comma 3o, ultimo periodo, il terzo non può opporre “la compensazione che
avrebbe potuto opporre il debitore originario, quantunque si sia verificata prima del-
l’espromissione”.
( 65 ) E ferme le difficoltà di comprendere quali spazi possano essere riconosciuti all’au-
tonomia negoziale.

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1060 Saggi e approfondimenti

si l’interesse dei detentori di ME a vedersi rimborsata la moneta in loro


possesso sia suscettibile di venire frustrato e, più in generale, come siano
ripartiti i rischi legati alla circolazione di tale valore monetario ( 66 ).

7. – I dati normativi che vengono in considerazione ( 67 ) sono essenzial-


mente rappresentati, da un lato, dalle norme contenute nel titolo II del
d.lgs. 27 gennaio 2010, n. 11 ( 68 ), in tema di servizi di pagamento, che
comprende gli artt. 3-32 e che è volto a disciplinare “Diritti ed obblighi
delle parti”; d’altro lato, dagli artt. 62 e 67 quaterdecies d.lgs. 6 settembre
Circolazione della
2005, n. 206 (c.cons.), così come recentemente novellato dal d.lgs. 21 feb-
moneta elettronica braio 2014, n. 21.
e rischi
Quanto alla prima serie di norme (il cui ambito di applicazione è stato
fortemente ridimensionato per effetto dell’emanazione del d.lgs. n. 21/14,
ora citato ( 69 )), occorre ricordare che, ai sensi dell’art. 2, comma 4o, d.lgs.
n. 11/10, “Ai fini dell’applicazione del titolo II: a) per servizi di pagamen-
to si intende anche l’emissione di moneta elettronica (...)” ( 70 ).

( 66 ) Il tema è studiato anche dai cultori dell’analisi economica del diritto, al fine di indi-
viduare le scelte di politica legislativa più adeguate ed efficienti: e v. per tutti Liberati
Buccianti, op. cit., p. 38 ss., ove, a p. 47, un sintetico quadro degli orientamenti dell’ABF
successivi all’emanazione della dir. PSD 2007/64/CE e anteriori all’entrata in vigore del
d.lgs. n. 11/10. Riferimenti di dottrina e di giurisprudenza sugli orientamenti espressi in te-
ma di indebito utilizzo delle carte di pagamento o di loro malfunzionamento si ritrovano
anche in Farace, op. cit., p. 7, nt. 13 (ove, in particolare, sono ricordate le pronunce di
Cass. 17 luglio 2006, n. 16102, di App. Milano 8 giugno 1999, in Banca, borsa, tit. cred.,
2000, II, p. 568 ss., e di Trib. Roma 10 luglio 1997, in Banca, borsa, tit. cred., 1998, II, p.
422 ss.).
( 67 ) Dati normativi che, per quanto riferiti, in generale, ai servizi di pagamento, verran-
no di seguito analizzati concentrando l’attenzione esclusivamente sui pagamenti eseguiti
mediante ME. In precedenza, sulle problematiche che verranno trattate nei paragrafi che
seguono, si veda quanto previsto dalla Raccomandazione 97/489/CE della Commissione,
del 30 luglio 1997, “relativa alle operazioni mediante strumenti di pagamento elettronici,
con particolare riferimento alle relazioni tra gli emittenti ed i titolari di tali strumenti”, e
dal Parere del Comitato economico e sociale 98/C 95/05 del 28 gennaio1998, in merito al-
la “Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, all’Istituto
monetario europeo ed al Comitato economico e sociale: <Accrescere la fiducia dei consu-
matori negli strumenti di pagamento elettronici nel mercato unico>”.
( 68 ) Su cui si vedano le citate Disposizioni di Banca Italia di “Attuazione del titolo II del
Decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed
obblighi delle parti)”, emanate il 5 luglio 2011 ai sensi dell’art. 31 d.lgs. n. 11/10, pp. 28 ss.
( 69 ) E v. infra, il par. 11, ove peraltro sono espressi dubbi circa la compatibilità degli
artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons. con la normativa comunitaria.
( 70 ) La norma contiene, inoltre, le seguenti, ulteriori previsioni: “b) se l’utilizzatore dei
servizi di pagamento non è un consumatore, le parti possono convenire che gli articoli 3,
comma 1, 5, comma 4, 10, 12, 13, 14, 17 e 25 non siano in tutto o in parte applicati. Le
parti possono altresì concordare un periodo di tempo diverso per effettuare la comunica-
zione di operazioni non autorizzate o effettuate in modo inesatto di cui all’articolo 9; c)
le microimprese sono equiparate ai consumatori; tuttavia, le parti possono convenire che
gli articoli 13, 14 e 17, comma 3 non siano in tutto o in parte applicati”. Da tali previsio-
ni normative pare di comprendere, per quanto interessa in questa sede, che se l’utilizza-
tore di servizi di pagamento è un consumatore gli artt. 9 (perlomeno per la parte in cui
stabilisce il termine per l’esecuzione della comunicazione ivi prevista) e 12 non possono
venire derogati, essendo, per contro, l’art. 11 (al pari delle altre disposizioni non ricom-
prese nell’elenco di cui all’art. 2, comma 4o) sempre inderogabile, tanto quando l’utilizza-

NLCC 5-2014
Saggi e approfondimenti 1061

D’altra parte, l’art. 4, comma 3o, dello stesso decreto, rubricato “Deroga
per gli strumenti di pagamento di basso valore e moneta elettronica”, sta-
bilisce quanto segue:
“Gli articoli 11 e 12 non si applicano alla moneta elettronica quando le
modalità di funzionamento del relativo circuito consentono al prestatore
di servizi di pagamento di congelare il conto o di bloccare lo strumento di
pagamento e lo strumento prevede limiti di avvaloramento non superiori a
500 euro” ( 71 ).
Da tali previsioni discende che, in linea di principio e salvo quanto di-
sposto dall’articolo ora citato, alla circolazione della moneta elettronica si Circolazione della
applicano, inter alia, gli artt. 11 e 12 d.lgs. n. 11/10: le norme che regola- moneta elettronica
no, rispettivamente, la “Responsabilità del prestatore di servizi di paga- e rischi

mento per le operazioni di pagamento non autorizzate” e la “Responsabi-


lità del pagatore per l’utilizzo non autorizzato di strumenti o servizi di pa-
gamento”.

tore sia un consumatore, quanto nei casi in cui non lo sia. Si consideri, peraltro, che per i
contratti conclusi fra un professionista e un consumatore ricadenti nell’ambito di appli-
cazione degli artt. 46 e 47 c.cons., dovrebbe teoricamente trovare applicazione, anche in
deroga alle previsioni di cui al d.lgs. n. 11/10, l’art. 62 dello stesso c.cons. (il d.lgs. n. 11/
10 rimanendo applicabile nei limiti di compatibilità con la lex specialis ora citata); e que-
sto a meno che non si ritenga, come pare corretto, che sia l’art. 62, sia l’art. 67 quaterde-
cies siano inapplicabili se e nella parte in cui risultino incompatibili con la normativa co-
munitaria (e, in particolare, con le disposizioni della dir. PSD 2007/64/CE); e v. di segui-
to, al par. 11.
( 71 ) I commi 1o, 2o e 4o dell’art. 4 d.lgs. n. 11/10, invece, prevedono quanto segue:
“1. Nel caso di strumenti di pagamento che conformemente al contratto quadro con-
sentono esclusivamente singole operazioni di pagamento di importo non superiore a 30
euro o che presentano un limite di spesa complessivo di 150 euro o che sono avvalorati per
un importo che in nessun momento supera i 150 euro, le parti del contratto quadro pos-
sono convenire che:
a) gli articoli 7, comma 1, lettera b), 8, comma 1, lettere c) e d), e 12, commi 1 e 2, non
si applicano se lo strumento di pagamento non può essere bloccato o non può esserne im-
pedito l’ulteriore utilizzo;
b) gli articoli 10, 11 e 12, commi 3 e 4, non si applicano se lo strumento di pagamento
è utilizzabile in forma anonima o se, a causa delle caratteristiche dello strumento, il presta-
tore di servizi di pagamento non è in grado di dimostrare che l’operazione di pagamento è
stata autorizzata;
c) il prestatore di servizi di pagamento, in deroga all’articolo 16, comma 1, non è te-
nuto ad informare l’utilizzatore di servizi di pagamento del rifiuto di un ordine di paga-
mento quando la mancata esecuzione dello stesso risulta evidente dal contesto;
d) il pagatore, in deroga all’articolo 17, non può revocare l’ordine di pagamento do-
po averlo trasmesso al beneficiario o dopo avergli dato il proprio consenso ad avviare l’ese-
cuzione dell’operazione di pagamento;
e) si applicano altri termini di esecuzione, in deroga agli articoli 20 e 21.
2. Gli importi di cui al comma 1 sono raddoppiati quando i prestatori di servizi di pa-
gamento del pagatore e del beneficiario sono insediati in Italia; per gli strumenti di paga-
mento prepagati il limite di 150 euro è elevato a 500 euro. (...)
4. La Banca d’Italia, in attuazione delle misure adottate dalla Commissione europea,
può disporre l’applicazione di limiti di importo diversi da quelli previsti dai commi 1, 2 e
3”.
L’art. 4 d.lgs. n. 11/10 – e in primis il comma 3o, riportato nel testo – non è di immediata
comprensione. E v. per tutti Roncaglia, in M. Mancini e altri (a cura di), La nuova disci-
plina dei servizi di pagamento, Torino, 2011, p. 76 ss.

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1062 Saggi e approfondimenti

Dette disposizioni rappresentano il cuore della disciplina che regola i ri-


schi connessi alla circolazione della moneta elettronica ( 72 ).
L’art. 11, nel disciplinare le ipotesi di pagamento non autorizzate, pre-
vede quanto segue:
“1. Fatto salvo l’articolo 9 ( 73 ), nel caso in cui un’operazione di paga-

( 72 ) Alle stesse, e ai principi ivi dettati, sarà dunque dedicato il prosieguo del presente
contributo, che pertanto non prenderà in considerazione ulteriori profili di disciplina, pu-
re riconducibili alla distribuzione dei rischi nella circolazione della moneta elettronica (e
Circolazione della v., inter alia, gli artt. 24 ss. d.lgs. n. 11/10, in tema di responsabilità).
moneta elettronica
e rischi
( 73 ) Questo il testo dell’art. 9 d.lgs. n. 11/10: “1. L’utilizzatore, venuto a conoscenza di
un’operazione di pagamento non autorizzata o eseguita in modo inesatto, ivi compresi i ca-
si di cui all’articolo 25, ne ottiene la rettifica solo se comunica senza indugio tale circostan-
za al proprio prestatore di servizi di pagamento secondo i termini e le modalità previste nel
contratto quadro o nel contratto relativo a singole operazioni di pagamento. La comunica-
zione deve essere in ogni caso effettuata entro 13 mesi dalla data di addebito, nel caso del
pagatore, o di accredito, nel caso del beneficiario.
2. Il termine di 13 mesi non opera se il prestatore di servizi di pagamento ha omesso di
fornire o mettere a disposizione le informazioni relative all’operazione di pagamento se-
condo quanto previsto dalle disposizioni in materia di trasparenza delle condizioni e di re-
quisiti informativi per i servizi di pagamento di cui al titolo VI del testo unico delle leggi in
materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385.
3. Un’operazione di pagamento è eseguita in modo inesatto quando l’esecuzione non è
conforme all’ordine o alle istruzioni impartite dall’utilizzatore al proprio prestatore di ser-
vizi di pagamento”.
L’art. 25, richiamato dal comma 1o, è rubricato “Mancata o inesatta esecuzione” e detta
la seguente disciplina:
“1. Quando l’operazione di pagamento è disposta dal pagatore, fatti salvi gli articoli 9,
24, commi 2 e 3” (norma riferita all’identificativo unico ed estranea, di conseguenza, alla
tematica della ME) “e 28” (articolo ai sensi del quale “Le responsabilità di cui agli articoli
da 5 a 27 non si applicano in caso di caso fortuito o forza maggiore e nei casi in cui il pre-
statore di servizi di pagamento abbia agito in conformità con i vincoli derivanti da altri ob-
blighi di legge”), “il prestatore di servizi di pagamento del pagatore è responsabile nei con-
fronti di quest’ultimo della corretta esecuzione dell’ordine di pagamento ricevuto, a meno
che non sia in grado di provare al pagatore ed eventualmente al prestatore di servizi di pa-
gamento del beneficiario che quest’ultimo ha ricevuto l’importo dell’operazione confor-
memente all’articolo 20, comma 1” (per il quale “Il prestatore di servizi di pagamento del
pagatore assicura che dal momento della ricezione dell’ordine l’importo dell’operazione
venga accreditato sul conto del prestatore di servizi di pagamento del beneficiario entro la
fine della giornata operativa successiva. Fino al 1o gennaio 2012 le parti di un contratto per
la prestazione di servizi di pagamento possono concordare di applicare un termine di ese-
cuzione diverso da quello previsto dal primo periodo ovvero di fare riferimento al termine
indicato dalle regole stabilite per gli strumenti di pagamento dell’area unica dei pagamenti
in euro che non può comunque essere superiore a tre giornate operative. Per le operazioni
di pagamento disposte su supporto cartaceo, i termini massimi di cui ai periodi precedenti
possono essere prorogati di una ulteriore giornata operativa”). “In tale caso, il prestatore
di servizi di pagamento del beneficiario è responsabile nei confronti del beneficiario della
corretta esecuzione dell’operazione di pagamento.
2. Quando il prestatore di servizi di pagamento del pagatore è responsabile ai sensi del
comma 1, rimborsa senza indugio al pagatore l’importo dell’operazione di pagamento non
eseguita o eseguita in modo inesatto e, se l’operazione è stata eseguita a valere su un conto
di pagamento, ne ripristina la situazione come se l’operazione di pagamento eseguita in
modo inesatto non avesse avuto luogo.
3. Nei casi di cui al comma 2 il pagatore può scegliere di non ottenere il rimborso, man-
tenendo l’esecuzione dell’operazione di pagamento. Restano salvi il diritto di rettifica di
cui all’articolo 9 e la responsabilità di cui al comma 8.

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Saggi e approfondimenti 1063

mento non sia stata autorizzata, il prestatore di servizi di pagamento rim-


borsa immediatamente al pagatore l’importo dell’operazione medesima.
Ove per l’esecuzione dell’operazione sia stato addebitato un conto di pa-
gamento, il prestatore di servizi di pagamento riporta il conto nello stato
in cui si sarebbe trovato se l’operazione di pagamento non avesse avuto
luogo.
2. In caso di motivato sospetto di frode, il prestatore di servizi di paga-
mento può sospendere il rimborso di cui al comma 1 dandone immediata
comunicazione all’utilizzatore.
3. Il rimborso di cui al comma 1 non preclude la possibilità per il pre- Circolazione della
statore di servizi di pagamento di dimostrare anche in un momento suc- moneta elettronica
e rischi

4. Qualora il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario sia responsabile ai sensi


del comma 1, egli mette senza indugio l’importo dell’operazione di pagamento a disposi-
zione del beneficiario o accredita immediatamente l’importo corrispondente sul conto del
beneficiario medesimo.
5. Fatti salvi gli articoli 9, 24, commi 2 e 3, e 28, quando l’operazione di pagamento è
disposta su iniziativa del beneficiario o per il suo tramite, il prestatore di servizi di paga-
mento del beneficiario: a) è responsabile nei confronti di quest’ultimo della corretta tra-
smissione dell’ordine di pagamento al prestatore di servizi di pagamento del pagatore con-
formemente all’articolo 20, comma 3” (“Quando l’ordine di pagamento è disposto su ini-
ziativa del beneficiario o per il suo tramite, il prestatore di servizi di pagamento di cui egli
si avvale trasmette l’ordine al prestatore di servizi di pagamento del pagatore entro i limiti
di tempo convenuti tra il beneficiario e il proprio prestatore di servizi di pagamento. Nel
caso degli addebiti diretti, l’ordine viene trasmesso entro limiti di tempo che consentano il
regolamento dell’operazione alla data di scadenza convenuta”); “b) trasmette senza indu-
gio l’ordine di pagamento in questione al prestatore di servizi di pagamento del pagatore;
c) è responsabile nei confronti del beneficiario del rispetto delle disposizioni di cui all’ar-
ticolo 23” (‘1. La data valuta dell’accredito sul conto di pagamento del beneficiario non
può essere successiva alla giornata operativa in cui l’importo dell’operazione di pagamento
viene accreditato sul conto del prestatore di servizi di pagamento del beneficiario. 2. Il
prestatore di servizi di pagamento del beneficiario assicura che l’importo dell’operazione
di pagamento sia a disposizione del beneficiario non appena tale importo è accreditato sul
conto del prestatore medesimo. 3. La data valuta dell’addebito sul conto di pagamento del
pagatore non può precedere la giornata operativa in cui l’importo dell’operazione di paga-
mento è addebitato sul medesimo conto di pagamento. 4. Il presente articolo non si appli-
ca nel caso di rettifica di operazioni di pagamento non autorizzate o eseguite in modo ine-
satto o nel caso in cui siano intervenuti errori che ne abbiano impedito la corretta esecu-
zione’).
6. Nel caso in cui il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario non sia respon-
sabile della mancata o inesatta esecuzione di un’operazione di pagamento ai sensi del com-
ma 5, il prestatore di servizi di pagamento del pagatore è responsabile nei confronti del pa-
gatore ed è tenuto a rimborsare al pagatore senza indugio l’importo dell’operazione non
eseguita o eseguita in modo inesatto. Ove per l’esecuzione dell’operazione sia stato adde-
bitato un conto di pagamento, il prestatore di servizi di pagamento riporta quest’ultimo al-
lo stato in cui si sarebbe trovato se l’operazione non avesse avuto luogo.
7. Indipendentemente dalla responsabilità di cui ai commi da 1 a 6, quando un’opera-
zione di pagamento non è eseguita o è eseguita in modo inesatto, i prestatori di servizi di
pagamento si adoperano senza indugio, su richiesta dei rispettivi utilizzatori, per rintrac-
ciare l’operazione di pagamento, e li informano del risultato.
8. I prestatori di servizi di pagamento sono inoltre responsabili nei confronti dei rispet-
tivi clienti di tutte le spese ed interessi loro imputate a seguito della mancata o inesatta ese-
cuzione dell’operazione di pagamento”.
L’apparato sanzionatorio previsto per la violazione, fra gli altri, degli artt. 9 e 11 d.lgs. n.
11/10 è dettato, in particolare, dall’art. 32 dello stesso decreto.

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1064 Saggi e approfondimenti

cessivo che l’operazione di pagamento era stata autorizzata; in tal caso, il


prestatore di servizi di pagamento ha il diritto di chiedere ed ottenere dal-
l’utilizzatore la restituzione dell’importo rimborsato.
4. Il risarcimento di danni ulteriori subiti può essere previsto in confor-
mità alla disciplina applicabile al contratto stipulato tra l’utilizzatore e il
prestatore di servizi di pagamento”.
L’art. 12 d.lgs. n. 11/10, invece, nel regolare l’ipotesi, più specifica, di
“utilizzo non autorizzato di strumenti o servizi di pagamento”, stabilisce
quanto segue:
Circolazione della
“1. Salvo il caso in cui abbia agito in modo fraudolento, l’utilizzatore
moneta elettronica non sopporta alcuna perdita derivante dall’utilizzo di uno strumento di
e rischi
pagamento smarrito, sottratto o utilizzato indebitamente intervenuto do-
po la comunicazione eseguita ai sensi dell’articolo 7, comma 1, lettera
b) ( 74 ).
2. Salvo il caso in cui abbia agito in modo fraudolento, l’utilizzatore
non è responsabile delle perdite derivanti dall’utilizzo dello strumento di
pagamento smarrito, sottratto o utilizzato indebitamente quando il presta-
tore di servizi di pagamento non ha adempiuto all’obbligo di cui all’arti-
colo 8, comma 1, lettera c) ( 75 ).

( 74 ) Questo il testo dell’art. 7, rubricato “Obblighi a carico dell’utilizzatore dei servizi di


pagamento in relazione agli strumenti di pagamento”: “1. L’utilizzatore abilitato all’utiliz-
zo di uno strumento di pagamento ha l’obbligo di:
a) utilizzare lo strumento di pagamento in conformità con i termini, esplicitati nel
contratto quadro, che ne regolano l’emissione e l’uso;
b) comunicare senza indugio, secondo le modalità previste nel contratto quadro, al
prestatore di servizi di pagamento o al soggetto da questo indicato lo smarrimento, il furto,
l’appropriazione indebita o l’uso non autorizzato dello strumento non appena ne viene a
conoscenza.
2. Ai fini di cui al comma 1, lettera a), l’utilizzatore, non appena riceve uno strumento
di pagamento, adotta le misure idonee a garantire la sicurezza dei dispositivi personalizzati
che ne consentono l’utilizzo”.
( 75 ) Ai sensi dell’art. 8 (“Obblighi a carico del prestatore di servizi di pagamento in re-
lazione agli strumenti di pagamento”), “1. Il prestatore di servizi di pagamento che emette
uno strumento di pagamento ha l’obbligo di:
a) assicurare che i dispositivi personalizzati che consentono l’utilizzo di uno strumen-
to di pagamento non siano accessibili a soggetti diversi dall’utilizzatore legittimato ad usa-
re lo strumento medesimo, fatti salvi gli obblighi posti in capo a quest’ultimo ai sensi del-
l’articolo 7;
b) astenersi dall’inviare strumenti di pagamento non specificamente richiesti, a meno
che lo strumento di pagamento già consegnato all’utilizzatore debba essere sostituito;
c) assicurare che siano sempre disponibili strumenti adeguati affinché l’utilizzatore
dei servizi di pagamento possa eseguire la comunicazione di cui all’articolo 7, comma 1,
lettera b), nonché, nel caso di cui all’articolo 6, comma 4, di chiedere la riattivazione dello
strumento di pagamento o l’emissione di uno nuovo ove il prestatore di servizi di paga-
mento non vi abbia già provveduto. Ove richiesto dall’utilizzatore, il prestatore di servizi
di pagamento gli fornisce i mezzi per dimostrare di aver effettuato la comunicazione per i
18 mesi successivi la comunicazione medesima;
d) impedire qualsiasi utilizzo dello strumento di pagamento successivo alla comuni-
cazione dell’utilizzatore di cui all’articolo 7, comma 1, lettera b).
2. I rischi derivanti dalla spedizione di uno strumento di pagamento o dei relativi dispo-
sitivi personalizzati che ne consentono l’utilizzo sono a carico del prestatore di servizi di
pagamento”.

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Saggi e approfondimenti 1065

3. Salvo il caso in cui l’utilizzatore abbia agito con dolo o colpa grave
ovvero non abbia adottato le misure idonee a garantire la sicurezza dei di-
spositivi personalizzati che consentono l’utilizzo dello strumento di paga-
mento, prima della comunicazione eseguita ai sensi dell’articolo 7, comma
1, lettera b), l’utilizzatore medesimo può sopportare per un importo co-
munque non superiore complessivamente a 150 euro la perdita derivante
dall’utilizzo indebito dello strumento di pagamento conseguente al suo
furto o smarrimento.
4. Qualora abbia agito in modo fraudolento o non abbia adempiuto ad
uno o più obblighi di cui all’articolo 7 con dolo o colpa grave, l’utilizzato- Circolazione della
re sopporta tutte le perdite derivanti da operazioni di pagamento non au- moneta elettronica
torizzate e non si applica il limite di 150 euro di cui al comma 3. e rischi

5. La Banca d’Italia con proprio regolamento può ridurre le responsa-


bilità massime di cui ai commi 3 e 4 nel caso di strumenti di pagamento
aventi particolari caratteristiche di sicurezza; la Banca d’Italia assicura la
generale conoscibilità degli strumenti di pagamento rispondenti a tali ca-
ratteristiche di sicurezza”.

8. – Nel tentativo di coordinare il disposto degli artt. 11 e 12 d.lgs. n.


11/10, è opportuno rammentare che, ai sensi dell’art. 5, comma 1, di detto
decreto, “Il consenso del pagatore è un elemento necessario per la corret-
ta esecuzione di un’operazione di pagamento. In assenza del consenso,
un’operazione di pagamento non può considerarsi autorizza-
ta” ( 76 ): precisazione che vale, in primis, a inquadrare l’ambito di applica-

( 76 ) Ai sensi dei commi 2o, 3o e 4o dell’art. 5 d.lgs. n. 11/10, peraltro: “(...) 2. Il consenso
ad eseguire un’operazione di pagamento o una serie di operazioni di pagamento è prestato
nella forma e secondo la procedura concordata nel contratto quadro o nel contratto rela-
tivo a singole operazioni di pagamento. 3. L’autorizzazione può essere data prima o, ove
concordato tra il pagatore e il proprio prestatore di servizi di pagamento, dopo l’esecuzio-
ne di un’operazione di pagamento. 4. Il consenso può essere revocato in qualsiasi momen-
to, nella forma e secondo la procedura concordata nel contratto quadro o nel contratto re-
lativo a singole operazioni di pagamento, purché prima che l’ordine di pagamento diventi
irrevocabile ai sensi dell’articolo 17. Le operazioni di pagamento eseguite dopo la revoca
del consenso ad eseguire più operazioni di pagamento non possono essere considerate au-
torizzate”.
Ai sensi dell’art. 17, comma 1o, “Fatte salve le disposizioni di cui al presente articolo,
una volta ricevuto dal prestatore di servizi di pagamento del pagatore l’ordine di pagamen-
to non può essere revocato dall’utilizzatore”.
Il successivo comma 2o stabilisce poi quanto segue: “Fatto salvo quanto previsto all’ar-
ticolo 5, comma 4, se l’operazione di pagamento è disposta su iniziativa del beneficiario o
per il suo tramite” – (e per i pagamenti in moneta elettronica v. i dubbi espressi supra, alla
nt. 29) – “il pagatore non può revocare l’ordine di pagamento dopo averlo trasmesso al be-
neficiario o avergli dato il consenso ad eseguire l’operazione di pagamento”. I commi 5o,
6o, 7o e 8o del citato art. 17, infine, contengono le seguenti previsioni:
“5. Decorsi i termini di cui ai commi da 1 a 4, l’ordine di pagamento può essere revo-
cato solo con il mutuo consenso dell’utilizzatore e del suo prestatore di servizi di pagamen-
to. Nei casi previsti ai commi 2 e 3, per la revoca dell’ordine di pagamento è necessario an-
che il consenso del beneficiario. Il prestatore di servizi di pagamento può addebitare le
spese della revoca solo qualora ciò sia previsto nel contratto quadro.
6. In ogni caso, la revoca di un ordine di pagamento ha effetto solo nel rapporto tra il
prestatore di servizi di pagamento e l’utilizzatore del servizio, senza pregiudicare il carat-
tere definitivo delle operazioni di pagamento nei sistemi di pagamento.

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1066 Saggi e approfondimenti

zione dell’art. 11 (riferito alle operazioni non autorizzate in genere), ma


che consente di qualificare come non autorizzate, perlomeno in senso lato,
anche le operazioni contemplate dall’art. 12 (relativo alle ipotesi di smarri-
mento, sottrazione o utilizzo indebito dello strumento di pagamento). La
conclusione, del resto, è confermata dalla rubrica della norma, che – lo si è
già anticipato – disciplina la “Responsabilità del pagatore per l’utilizzo non
autorizzato” – questa, appunto, l’espressione adottata dal legislatore – “di
strumenti o servizi di pagamento”: utilizzo avvenuto senza il consenso del-
lo stesso pagatore e che ha condotto a un pagamento voluto unicamente
Circolazione della
dal terzo impossessatosi (del dispositivo e, dunque) della ME.
moneta elettronica I casi di smarrimento, sottrazione o utilizzo indebito ( 77 ) dello strumen-
e rischi
to di pagamento incorporante ME ( 78 ), dunque, saranno regolati dall’art.
12 e, in quanto compatibili, dall’art. 11 e da tutte le altre disposizioni rife-
rite, in genere, a operazioni non autorizzate ( 79 ).
La ratio ispiratrice della disciplina dettata dall’art. 12 pare quella di far
salva, in linea di principio ( 80 ), la posizione del beneficiario del pagamen-

7. L’irrevocabilità di un ordine di pagamento non pregiudica il rimborso al pagatore


dell’importo dell’operazione di pagamento eseguita in caso di controversia tra il pagatore e
il beneficiario.
8. Nell’ambito di un contratto quadro, il consenso ad eseguire un’operazione di paga-
mento può essere revocato nella forma e secondo la procedura concordata tra l’utilizzatore
e il prestatore di servizi di pagamento nel contratto medesimo”.
( 77 ) Si noti che la nozione di utilizzo indebito è neutra quanto alle ragioni poste alla base
del comportamento del terzo: irrilevante, dunque, che costui addebiti il dispositivo del
cliente e gli sottragga ME per utilizzarla a proprio vantaggio (o a vantaggio di terzi, bene-
ficiari delle sue condotte illecite) o intenda, semplicemente, arrecargli un danno. Pare pa-
cifico, peraltro, che nell’ambito dell’art. 12 d.lgs. n. 11/10 rientrino anche i casi di clona-
zione: e v. De Stasio, op. cit., p. 114 (ove si ricordano, fra l’altro, le pronunce dell’ABF
Milano 14 giugno 2013, n. 3246 e 18 giugno 2013, n. 3306); Onza, Estinzione, cit., p. 126.
Sul punto, in tema di carte di credito, v. anche D’Arcangeli, op. cit., p. 910 ss.
( 78 ) Ed è inutile sottolineare, ancora una volta, come possa trattarsi di un supporto ma-
teriale, o di un supporto virtuale.
( 79 ) Norme che, in linea di principio, ove non diversamente previsto (e v. l’elenco delle nor-
me derogabili dettato, per le ipotesi ivi previste, dall’art. 2, comma 4o: e v. supra, alla nt. 70),
paiono dover essere considerate inderogabili, essendo volte ad attuare la dir. PSD 2007/64/
CE e, dunque, ad individuare un punto di equilibrio comune a tutta la SEPA fra gli interessi
dei prestatori e quelli degli utilizzatori dei servizi di pagamento. Dubbia, dunque, per quan-
to interessa in questa sede, la legittimità delle varie clausole dei regolamenti contrattuali pre-
disposti dagli emittenti, volte a circoscrivere, se non addirittura a escludere, la responsabili-
tà degli stessi emittenti ben oltre i limiti consentiti dal d.lgs. n. 11/10. Si vedano, ad esempio,
le clausole di cui all’art. 3.2 e all’art. 5.2 delle “Condizioni generali di Contocontanti Business”
elaborate da Imel.Eu, dirette ad addossare al titolare ogni rischio di un “indebito uso comun-
que avvenuto” dei codici e dei dispositivi posti a sua disposizione dall’ente emittente, con eso-
nero di ogni responsabilità di Imel.Eu al riguardo e con riferimento al malfunzionamento dei
terminali utilizzati dal titolare e all’interruzione dei servizi forniti da detto Imel. Sul punto v.
anche Liberati Buccianti, op. cit., p. 55; ABF Roma 18 aprile 2013, n. 2021.
( 80 ) E salvo quanto si osserverà di seguito, al par. 11, in merito alle fattispecie ricadenti
nell’ambito di applicazione degli artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons. In realtà, nella prassi è as-
solutamente frequente che la banca emittente, nel regolare convenzionalmente i propri rap-
porti con gli esercenti, futuri potenziali beneficiari di pagamenti in ME, si riservi il diritto di
riaddebitare loro le somme che tali soggetti eventualmente ricevano a seguito di utilizzo in-
debito del dispositivo (somme che, nella misura indicata di seguito, nel testo, l’emittente
dovrà rimborsare al detentore della ME). In questo senso, ad esempio, dispone il Foglio in-

NLCC 5-2014
Saggi e approfondimenti 1067

to ( 81 ), sul presupposto che questi abbia ricevuto – sia pure per effetto di
un utilizzo indebito della ME – quanto effettivamente dovutogli.
Quanto ai rapporti fra emittente e titolare della ME, la legge individua
varie ipotesi, una delle quali può considerarsi fisiologica, a differenza delle
altre, intrise di connotati patologici.
Ai sensi dell’art. 12, commi 1o e 3o, qualora ciascuna delle parti abbia
adempiuto agli obblighi imposti a suo carico dal d.lgs. n. 11/10 – e il tito-
lare del dispositivo ne abbia, dunque, comunicato, ex art. 7, lo smarrimen-
to, il furto, l’appropriazione indebita e, in ogni caso, l’uso non autorizza-
to ( 82 ), avvalendosi degli strumenti messi a sua disposizione dall’emittente Circolazione della
ai sensi dell’art. 8 – la norma pone a carico di quest’ultimo tutti i paga- moneta elettronica
menti eseguiti dopo la (ricezione della ( 83 )) predetta comunicazione, ad- e rischi

formativo predisposto dalla Banca Marche in relazione al “Servizio POS – Point of sale”,
ove fra i “Principali rischi” si menziona espressamente il “Riaddebito degli importi prece-
dentemente accreditati all’esercente in caso di irregolarità nelle modalità di accettazione
delle carte di pagamento presentate dai titolari (carte rubate, clonate o contraffatte)”. Lo
stesso Foglio informativo, nella “Legenda”, ricorda che Visa e MasterCard, con riferimento
alle “transazioni effettuate tramite e-commerce”, hanno dato vita a Protocolli di sicurezza
grazie ai quali “Le transazioni” ripudiabili (ossia a rischio di frode) “vengono notificate al-
l’esercente e, qualora vengano da questi accettate, il rischio è a carico dell’esercente stesso”.
Sulle clausole di riaddebito maggiormente diffuse nella prassi e sui dubbi talora espressi in
relazione alla loro validità v., in particolare, Farace, op. cit., p. 3 ss., che riconduce le clau-
sole di riaddebito puro al genus dei patti di manleva e che ricorda anche le ipotesi di riadde-
bito legale di cui all’art. 56 (oggi, art. 62) e 67 quaterdecies c.cons. (su cui, come detto, v. in-
fra, par. 11); cfr., inoltre, Onza, Estinzione, cit., p. 130 (ove riferimenti, in particolare, a
ABF, Coll. Coord. 15 ottobre 2012, n. 3299; ABF Milano 19 aprile 2013, n. 2088; 3 aprile
2013, n. 1794; 28 marzo 2013, n. 1739); D’Arcangeli, op. cit., p. 914. Nell’ipotesi (e nella
misura) in cui il beneficiario del pagamento subisca gli effetti negativi del riaddebito (legale
o convenzionale), gli spetterà ovviamente azione nei confronti dell’indebito utilizzatore:
azione che in concreto, tuttavia, non sarà quasi mai esercitabile, stante l’impossibilità di
identificare quest’ultimo soggetto e di ottenere, da parte sua, la restituzione dei beni acqui-
stati o il loro controvalore in denaro. Ove, per contro, il riaddebito non operi (o per la mi-
sura in cui non operi), l’azione contro l’indebito utilizzatore (e dunque, in concreto, il ri-
schio dell’operazione) spetterà all’emittente e/o al titolare del dispositivo, a seconda di chi
abbia sopportato, sulla base delle regole esposte nel testo, la perdita. Per l’ipotesi in cui ad
utilizzare indebitamente (fraudolentemente) lo strumento di pagamento sia lo stesso pro-
fessionista, questi dovrà subire il riaddebito da parte dell’emittente e/o l’azione di ripetizio-
ne da parte del titolare, senza poter vantare un diritto di rivalsa verso alcuno. L’ipotesi è
espressamente considerata dai soli artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons., riferiti, fra l’altro, al-
l’ipotesi di frode del professionista, o del fornitore; il principio ora espresso, tuttavia, non
può non valere in ogni ipotesi in cui quest’ultimo si renda responsabile di un utilizzo inde-
bito del dispositivo del pagatore.
( 81 ) Ma v. De Stasio, op. cit., p. 112, Barillà, op. cit., p. 18.
( 82 ) Si veda, a titolo esemplificativo, l’art. 3.3 del “Contratto Cliente Imel.Eu S.p.A.”:
“In caso di smarrimento o furto dei codici personali o dei dispositivi fisici utilizzati per ac-
cedere ai servizi, il Cliente si impegna a darne immediata comunicazione a IMEL.EU per il
blocco dell’utenza IMEL.EU seguendo quanto previsto dai Manuali nonché a procedere
in proprio al blocco mediante accesso al Sito”.
( 83 ) In questo senso pare di dovere interpretare il riferimento alla comunicazione con-
tenuto nell’art. 12. In effetti, se la stessa è finalizzata a consentire alla banca di “impedire
qualsiasi utilizzo dello strumento di pagamento successivo alla comunicazione dell’utiliz-
zatore di cui all’articolo 7, comma 1, lettera b)” (in questo senso, come detto l’art. 8, com-
ma 1o, lett. c), si deve ritenere che i pagamenti di cui la banca si assume il rischio integrale
siano solo quelli successivi alla ricezione, e non al semplice invio, di detta comunicazione.

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1068 Saggi e approfondimenti

dossando al cliente un rischio massimo pari a complessivi 150 euro ( 84 ),


per i pagamenti indebitamente eseguiti in epoca anteriore ( 85 ).
Nessuna perdita può, invece, essere posta a carico del titolare del dispo-
sitivo che non sia in frode ( 86 ), nell’eventualità in cui l’emittente, in viola-

( 84 ) Importo che la Banca d’Italia, per effetto del disposto dell’art. 12, comma 5o, d.lgs.
n. 11/10, può ridurre, con riferimento a strumenti di pagamento “aventi particolari carat-
teristiche di sicurezza”: e v., di seguito, la nt. 86. Il termine “complessivamente”, utilizzato
nel testo di legge, lascia chiaramente comprendere che – come indicato nel testo – l’impor-
Circolazione della to di 150 euro rappresenta il rischio massimo posto a carico del titolare di ME, a prescin-
moneta elettronica
e rischi
dere dal numero di volte in cui il dispositivo sia stato indebitamente utilizzato; è escluso,
dunque, che il tetto di 150 euro valga per ogni singolo, indebito pagamento. Sul tema v.
De Stasio, op. cit., p. 109, che osserva come la scelta di politica legislativa volta ad addos-
sare al titolare del dispositivo (sia pure entro il limite di 150 euro) il rischio di un utilizzo
indebito dello strumento è indice della “dimensione non negoziale, bensì procedimentale,
della procedura di avvio dell’ordine di pagamento (...)”. Lo stesso A., a p 111, ricorda poi
la pronuncia dell’ABF Roma 8 maggio 2012, n. 1412, secondo cui il limite di 150 euro, di
cui all’art. 12 d.lgs. n. 11/10, “non costituisce una vera e propria franchigia, ma una misura
che va graduata e modulata (...) a seconda delle circostanze concrete (entità della somma
sottratta; misura più lieve o meno della colpa del cliente; grado di negligenza della ban-
ca)”. Nello stesso senso – sulla base di un’interpretazione resa possibile dalla lettera della
norma – ABF Roma 17 maggio 2013, n. 2772; contra, tuttavia, ritenendo che il limite di
150 euro non sia modulabile, ABF Milano 6 marzo 2013, n. 1275; 16 gennaio 2013, n. 333;
12 novembre 2012, n. 3745; Liberati Buccianti, op. cit., p. 81, ove ulteriori riferimenti.
Sul punto v. anche Troiano, Cuocci e Pironti, Art. 12, in M. Mancini e altri (a cura
di), La nuova disciplina dei servizi di pagamento, cit., p. 149. L’art. 66 della Proposta di di-
rettiva relativa ai servizi di pagamento, destinata, fra l’altro, ad abrogare la dir. PSD 2007/
64/CE, prevede l’abbassamento della soglia di rischio per il pagatore da 150 a 50 euro.
( 85 ) Fermi i diritti del beneficiario (o, più verosimilmente, della banca che ha convertito
a suo favore la moneta elettronica in moneta scritturale) nei confronti dell’emittente, il di-
spositivo del cliente dovrà dunque venire nuovamente caricato di un importo pari al 100%
delle somme spese dopo la ricezione della comunicazione di cui all’art. 7 e di un importo
pari alle somme spese prima di detta comunicazione, perlomeno se e nella misura in cui le
stesse risultino superiori a 150 euro. Si noti, peraltro, che mentre l’art. 12, comma 3o, d.lgs.
n. 11/10, con riferimento alle ipotesi di smarrimento o sottrazione del dispositivo incorpo-
rante ME, ricalca il disposto dell’art. 61, comma 1o, della dir. 2007/64/CE, con riferimento
all’ipotesi di appropriazione indebita di detto dispositivo se ne discosta, dal momento che
in tal caso quest’ultima disposizione pone a carico del cliente le perdite derivanti dall’uso
indebito dello strumento solo se “il pagatore non ha conservato in condizioni di sicurezza
le caratteristiche di sicurezza personalizzate” (si tratta dell’obbligo posto a carico dell’uti-
lizzatore dall’art. 56, comma 2o, della direttiva e dall’art. 7, comma 2o, d.lgs. n. 11/10). La
disciplina dettata dall’art. 12, nell’ipotesi considerata nel testo, con riferimento ai paga-
menti indebiti precedenti la comunicazione di cui all’art. 7, introduce, a carico del presta-
tore di servizi di pagamento, una sorta di responsabilità oggettiva: e v. Liberati Buccian-
ti, op. cit., p. 52, che cita ABF Roma 17 maggio 2013, n. 2770; ABF Roma 13 aprile 2012,
n. 1137; ABF Milano 3 ottobre 2011, n. 2027; Farace, op. cit., p. 8.
( 86 ) Si noti che l’art. 12, comma 2o, facendo salva solo l’ipotesi in cui il cliente “abbia
agito in modo fraudolento”, consente di desumere che, quando l’emittente abbia violato
l’art. 8, comma 1, lett. c), il detentore di ME non deve sopportare alcuna perdita anche se
abbia violato gli obblighi di cui all’art. 7 con dolo o colpa grave; in altre parole – al di fuori
dei casi di frode del cliente – quando sia quest’ultimo, sia l’emittente, risultino inadem-
pienti (il primo, agli obblighi di cui all’art. 7, il secondo, agli obblighi di cui all’art. 8, com-
ma 1o, lett. c), trova applicazione il disposto dell’art. 12, comma 2o, e i rischi dell’uso inde-
bito del dispositivo ricadono integralmente sull’emittente. Quanto alla previsione di cui al-
l’art. 12, comma 5o, d.lgs. n. 11/10, riportata supra, la Banca d’Italia vi ha dato attuazione
mediante l’emanazione di un allegato tecnico al provvedimento attuativo del titolo II del

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Saggi e approfondimenti 1069

zione dell’art. 8, comma 1o, lett. c, non abbia reso sempre ( 87 ) disponibili
strumenti adeguati per l’esecuzione della comunicazione di cui all’art. 7 o
nell’eventualità in cui non abbia fornito al titolare della ME, che glieli ab-
bia richiesti, i mezzi per dimostrare di averla effettuata nei diciotto mesi
successivi alla stessa ( 88 ): disposizione, quest’ultima, estremamente pro-
blematica, dal momento che – al di là delle sue ambiguità sul piano lette-
rale – rischia di creare un circolo vizioso ogni qual volta il detentore della
ME adduca di avere effettuato la comunicazione e, non riuscendo a pro-
vare tale circostanza, contesti l’idoneità, in concreto, dei mezzi apprestati
dall’emittente per fornire la relativa dimostrazione. Circolazione della
Per contro, il titolare della moneta si vedrà addossate tutte le perdite de- moneta elettronica
rivanti dall’utilizzo indebito del dispositivo sia quando abbia agito in mo- e rischi

do fraudolento, sia quando non abbia adempiuto, con dolo o colpa grave,
ad uno o più degli obblighi posti a suo carico dall’art. 7 ( 89 ): a) utilizzare lo
strumento di pagamento in conformità con i termini, esplicitati nel con-
tratto quadro, che ne regolano l’emissione e l’uso, adottando, sin dal mo-
mento in cui il dispositivo gli viene consegnato, le misure idonee a garan-
tire la sicurezza dei dispositivi personalizzati che ne consentono l’utiliz-
zo ( 90 ); b) comunicare senza indugio, secondo le modalità previste nel
contratto quadro ( 91 ), al prestatore di servizi di pagamento o al soggetto

d.lgs. n. 11/10 del 5 luglio 2011; tale allegato, intitolato “Tipologie di strumenti di più ele-
vata qualità sotto il profilo della sicurezza”, prevede che, qualora lo strumento di paga-
mento sia dotato di uno dei meccanismi di sicurezza ivi previsti, il prestatore di servizi di
pagamento non può applicare la franchigia di 150 euro di cui all’art. 12, comma 3o: e v.,
sul punto, Liberati Buccianti, op. cit., p. 51, nt. 76.
( 87 ) Al fine di provare l’inadempimento, da parte dell’emittente, dell’obbligo di cui al-
l’art. 8, lett. c, parrebbe dunque sufficiente, per il cliente, fornire la dimostrazione che gli
strumenti idonei a effettuare la comunicazione di cui all’art. 7 non sono sempre stati dispo-
nibili; e ciò anche se gli stessi lo erano all’epoca in cui il furto, lo smarrimento, l’appropria-
zione indebita o l’uso non autorizzato sono stati, in concreto, denunciati. Ma si tratta di
un’interpretazione che, per quanto conforme alla lettera della legge, risulterebbe oltremo-
do gravosa per l’emittente e travalicherebbe quella che, verosimilmente, era (è) l’intenzio-
ne del legislatore: sollevare il titolare del dispositivo da ogni rischio (solo) nei casi in cui
non abbia potuto effettuare la comunicazione ex art. 7.
( 88 ) Cioè, pare di comprendere, alla sua effettuazione.
( 89 ) Come precisato al par. che segue (anche alla luce degli artt. 10, comma 2o, e 11,
comma 3o, d.lgs. n. 11/10), nei casi in cui il cliente deduca di non aver autorizzato un ad-
debito, o denunci lo smarrimento, il furto o l’utilizzo indebito del dispositivo da parte di
terzi, l’onere di provare che l’operazione è avvenuta col suo consenso, o che – trattasi delle
ipotesi considerate in questa sede – egli si è reso inadempiente agli obblighi di cui all’art. 7
con dolo o colpa grave, ovvero che ha agito in modo fraudolento, ricade sull’emittente: e v.
Liberati Buccianti, op. cit., p. 52; ABF Roma 17 maggio 2013, n. 2772, 18 aprile 2013,
n. 2054, 15 aprile 2013, n. 1996.
( 90 ) Quest’ultima precisazione, come ricordato supra, alla nt. 74, è contenuta nel comma
2o dell’art. 7 e rappresenta un’integrazione del disposto dell’art. 7, comma 1o, lett. a (peral-
tro generalmente ripresa all’interno del contratto di emissione). Rimane fermo, comunque,
per il detentore di ME, ai sensi di quest’ultima disposizione, l’obbligo di rispettare i termini
e le condizioni che regolano, in via convenzionale, l’emissione e l’uso di moneta elettronica.
( 91 ) La previsione è stata aggiunta dal legislatore italiano: l’art. 56, comma 1o, lett. b,
della dir. 2007/64/CE contiene semplicemente l’espressione “senza indugio”. Analoga, del
resto, la scelta compiuta dal nostro legislatore nel recepire il disposto dell’art. 58 della di-
rettiva, corrispondente all’art. 9 d.lgs. n. 11/10; in tal caso, all’espressione “senza indugio”

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1070 Saggi e approfondimenti

da questo indicato, lo smarrimento, il furto, l’appropriazione indebita o


l’uso non autorizzato dello strumento, una volta che il detentore ne sia ve-
nuto a conoscenza ( 92 ).
Quest’ultima disposizione, evidentemente, conduce a chiedersi quando
gli obblighi ora citati possano dirsi inadempiuti, se non con dolo, con col-
pa grave e quando, invece, il detentore inadempiente possa considerarsi
semplicemente in colpa lieve: quesito la cui soluzione dipende dal grado
di diligenza esigibile dal cliente nel custodire il dispositivo, nell’utilizzarlo
secondo le previsioni convenzionali ( 93 ) e nell’avvalersi degli strumenti
Circolazione della
(verosimilmente, dei sistemi informatici) mediante i quali egli è tenuto a
moneta elettronica eseguire la comunicazione di cui all’art. 7, lett. b) ( 94 ).
e rischi

è stata sostituita l’espressione “secondo i termini e le modalità previste nel contratto qua-
dro o nel contratto relativo a singole operazioni di pagamento”. Circa le ambiguità relative
ai termini entro cui deve essere effettuata la comunicazione di cui all’art. 7 – ambiguità de-
rivanti, in particolare, dal disposto dell’art. 9 – v. Liberati Buccianti, op. cit., p. 62 ss.
(ove riferimenti alle pronunce di ABF Roma 1 giugno 2012, n. 1801 e 5 aprile 2013, n.
1828; ABF Milano 17 maggio 2013, n. 2749; 29 maggio 2013, n. 2943; 24 maggio 2013, n.
2872 e 10 aprile 2013, n. 1892); e v. infra, par. 9.
( 92 ) Sul punto v. Liberati Buccianti, op. cit., p. 58 ss., che giustamente sottolinea co-
me, in caso di utilizzo indebito del dispositivo, “anche la comunicazione più tempestiva
non sarebbe mai in grado di eliminare almeno la prima perdita”, e che ricorda i diversi
orientamenti dell’ABF in relazione ai servizi di “SMS alert” (e v., in particolare, ABF Ro-
ma 30 novembre 2010, n. 1387 e 28 maggio 2013, n. 2915; ABF, Coll. Coord. 26 ottobre
2012, n. 3498; ABF Napoli 13 febbraio 2012, n. 401; ABF Milano 8 agosto 2013, n. 4314).
Qualora il cliente non abbia adempiuto gli obblighi di cui all’art. 7, comma 1o, lett. a), ma
abbia eseguito la comunicazione di cui alla lett. b), ci si deve chiedere se debba rispondere
sia delle perdite derivanti dai pagamenti indebiti compiuti prima della predetta comunica-
zione, sia di quelle derivanti da pagamenti successivi, o se invece di queste ultime non deb-
ba rispondere. Deporrebbe nel primo senso la lettera dell’art. 12, comma 4o, laddove è
previsto non solo che “non si applica il limite di 150 euro di cui al comma 3” (riferito a pa-
gamenti anteriori alla comunicazione di cui all’art. 7), ma anche che “l’utilizzatore soppor-
ta tutte le perdite derivanti da operazioni di pagamento non autorizzate” (il corsivo è di chi
scrive e riprende l’art. 61, comma 2o, della dir. 2007/64/CE). Poiché, tuttavia, ai sensi del-
l’art. 8, comma 1o, lett. d, d.lgs. n. 11/10, l’emittente “ha l’obbligo di (...) impedire qualsia-
si utilizzo dello strumento di pagamento successivo alla comunicazione dell’utilizzatore di
cui all’articolo 7, comma 1, lettera b)” (e v. l’art. 57, lett. d], della direttiva), pare corretto
optare per l’interpretazione più favorevole al cliente (che, dunque, avrà diritto a vedersi
nuovamente attribuita – ed inglobata nel dispositivo – la ME eventualmente utilizzata in
epoca successiva alla citata comunicazione). E v. Troiano, Cuocci e Pironti, op. cit., p.
145. Circa la possibilità di ritenere che, anche quando il titolare del dispositivo non abbia
richiesto immediatamente il blocco della carta in caso di smarrimento o sottrazione, la
banca non sia esentata da responsabilità se la carta venga catturata dall’apparecchiatura
ATM a causa di una sua manomissione, v. Cass. 12 giugno 2007, n. 13777.
( 93 ) Si veda, a titolo esemplificativo, l’art. 3.2 del “Contratto Cliente Imel.Eu S.p.A.”, a
norma del quale “Il Cliente ha l’obbligo di porre in essere tutte le misure opportune per la
custodia e la sicurezza dei codici personali segreti e dei dispositivi fisici utilizzati per iden-
tificarsi e autorizzare transazioni. A titolo esemplificativo non trascrivendo gli stessi in una
forma facilmente riconoscibile, non memorizzandoli sull’agenda del telefono cellulare,
non trascrivendoli sugli oggetti che il Cliente porta abitualmente con sé, etc.”. Si veda,
inoltre, l’art. 10 delle “Condizioni generali di contratto” ContoBusiness elaborate da Mo-
bilMat, a norma del quale “il PIN Dispositivo (...) deve restare segreto; i codici Internet
non devono essere conservati insieme né annotati in un unico documento”.
( 94 ) Sul punto, con riferimento a fattispecie assimilabili a quelle considerate nel testo, v.
ABF Milano 7 settembre 2011, n. 1793, secondo cui è inadempiente agli obblighi derivanti

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Saggi e approfondimenti 1071

Invero, i commi 3o e 4o dell’art. 12 consentono di desumere che, quan-


do il detentore di moneta elettronica si trovi in colpa lieve, la banca non
possa addebitargli più di complessivi 150 euro, sempre che gli indebiti pa-
gamenti siano stati eseguiti in epoca precedente alla ricezione della comu-
nicazione di cui all’art. 7; troverà dunque applicazione, a tale ipotesi, la
stessa disciplina dettata dalla legge (e precisamente dal citato art. 12, com-
ma 3o ( 95 )) per l’ipotesi in cui il cliente non si sia reso responsabile di al-
cun inadempimento.
Quanto all’ipotesi di frode del detentore di ME, la stessa è presa in con-
Circolazione della
moneta elettronica
dal contratto il titolare di una carta bancomat che attenda ventiquattro ore prima di de- e rischi
nunciarne il furto; Trib. Milano 4 aprile 2007, in Banca, borsa, tit. cred., 2008, II, p. 506 ss.,
che ritiene violazione della “più elementare regola di custodia” la conservazione “insieme
di carta bancomat e annotazione del codice segreto”; cfr., inoltre, ABF Roma 30 novembre
2010, n. 1387 (in relazione alla condotta che deve tenere il cliente una volta ricevuto un
sms con il quale l’emittente lo informa dell’utilizzo della sua carta); Trib. Roma 24 giugno
2008, n. 13760; Trib. Roma 20 marzo 2006; Trib. Mantova 31 agosto 2004, in Banca, borsa,
tit. cred., 2005, II, p. 436 ss.; ABF Napoli 27 febbraio 2013, n. 1064 (sulle condotte del
cliente a cui è possibile attribuire una valenza colposa, anche ai sensi dell’art. 1227 c.c.),
tutte citate da D’Arcangeli, op. cit., pp. 925-929, ove ulteriori riferimenti anche alla di-
sciplina convenzionale. Sulla negligenza del titolare del dispositivo v. anche De Stasio, op.
cit., p. 114, ove alla nt. 27 si ricorda la soluzione di politica legislativa adottata dalla legge
belga del 10 dicembre 2009, che ha tipizzato alcuni casi di colpa grave; Liberati Buc-
cianti, op. cit., p. 65 ss. (ove riferimenti a ABF Milano 15 luglio 2013, n. 3788; 5 settem-
bre 2013, n. 4513; 27 maggio 2011, n. 1094; ABF Roma 18 aprile 2013, n. 2013; ABF Na-
poli 18 aprile 2013, n. 2049; Trib. Roma 20 marzo 2006, in Banca, borsa, tit. cred., 2008, II,
p. 237 ss., con particolare riferimento al furto di carte Bancomat e alla sottrazione del PIN;
ABF Napoli 4 giugno 2013, n. 3044; 15 maggio 2012, n. 1526; ABF Milano 6 maggio 2013,
n. 2495; ABF Coll. Coord. 26 ottobre 2012, n. 3498, circa l’utilizzo di carte di debito on
line); Maffeis, op. cit., p. 1278, a parere del quale non sempre è indice di colpa grave avere
dato le credenziali a un proprio dipendente, essendo possibile, per il titolare della ME, for-
nire la dimostrazione che il furto di moneta non è conseguenza dell’infedeltà del dipen-
dente (e v. anche Liberati Buccianti, op. cit., p. 69, e le decisioni dell’ABF ivi citate).
L’A., a p. 1279 ss., ricorda poi varie sentenze di merito, emanate sulla base della disciplina
previgente rispetto all’entrata in vigore del d.lgs. n. 11/10, per sottolineare come tale de-
creto abbia introdotto, a differenza del passato, un regime di responsabilità oggettiva, sì
che è a carico della banca il “rischio da ignoto tecnologico”; ma v., sul punto, i divergenti
orientamenti – sintetizzati dall’A alle pp. 1281 ss. – di ABF Napoli (cfr., in particolare, la
pronuncia n. 1721 del 27 marzo 2013) e di ABF Milano (cfr., in particolare, la decisione n.
2081 del 19 aprile 2013), che continuano a dar vita a decisioni difformi anche dopo l’ema-
nazione della decisione del Collegio di coordinamento n. 3498/12, cit. dall’A.
( 95 ) La norma, in effetti, nel far salvi i casi in cui il detentore di ME “abbia agito con do-
lo o con colpa grave ovvero non abbia adottato le misure idonee a garantire la sicurezza dei
dispositivi personalizzati che consentono l’utilizzo dello strumento di pagamento”, fa pen-
sare che la valutazione dello stato soggettivo del cliente, in quest’ultima ipotesi, non venga
in considerazione. Accogliendo tale interpretazione, si dovrebbe ritenere che, ove l’ina-
dempimento dell’utilizzatore si risolva nella mancata adozione di dette misure, egli sop-
porti al 100% le perdite derivanti dall’uso indebito dello strumento (anche per le spese
successive alla comunicazione di cui all’art. 7) non solo se sia in dolo o colpa grave, ma an-
che se sia in colpa lieve o (ammesso che si tratti di ipotesi concretamente configurabile)
non sia affatto in colpa. La lettura del successivo comma 4o – riferito all’inadempimento,
con dolo o colpa grave, di tutti gli obblighi di cui all’art. 7 – fa tuttavia ipotizzare il contra-
rio; e, in effetti, pare che nel sistema delineato dal d.lgs. n. 11/10 e, ancor prima, dalla dir.
2007/64/CE (e v., in particolare, l’art. 61, commi 1o e 2o), il cliente – ove si trovi sempli-
cemente in colpa lieve (o, addirittura, abbia agito con diligenza, perizia e prudenza) – deb-
ba rispondere, al più, entro il limite di 150 euro. E v. Onza, Estinzione, cit., p. 125.

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1072 Saggi e approfondimenti

siderazione sia dall’art. 12, sia dall’art. 11, genericamente riferito – come si
è visto – ad operazioni di pagamento non autorizzate. Si tratta dei casi in
cui il cliente denuncia falsamente lo smarrimento, il furto, l’appropriazio-
ne indebita, o l’uso non autorizzato del dispositivo, mediante la comuni-
cazione di cui all’art. 7, o comunque denuncia falsamente “un’operazione
di pagamento non autorizzata o eseguita in modo inesatta”, ai sensi del-
l’art. 9 ( 96 ), e l’emittente riesce a fornire la dimostrazione di dette falsi-
tà ( 97 ).
Ovviamente, in tali circostanze – in cui si può immaginare che il deten-
Circolazione della
tore di moneta elettronica avesse in realtà espresso il proprio consenso al-
moneta elettronica l’utilizzo del dispositivo da parte di terzi o, addirittura, lo avesse utilizzato
e rischi
personalmente, fingendosi poi vittima di una frode o di malfunzionamenti
del sistema informatico – la legge addossa al cliente tutte le perdite deri-
vanti dall’operazione: con la conseguenza che tutti i pagamenti eseguiti
mediante il dispositivo rimarranno fermi senza che l’emittente debba
provvedere ad alcuna ricarica ( 98 ).

9. – Dalla circostanza per cui, di tutte le ipotesi di pagamento non auto-


rizzato, i casi di utilizzo indebito del dispositivo sono disciplinati dall’art.
12, si può desumere che l’art. 11 regola tutte e soltanto le operazioni non
autorizzate diverse da quelle in cui lo “strumento di pagamento” sia
“smarrito, sottratto o utilizzato indebitamente” ( 99 ).
Si può immaginare, in particolare, un malfunzionamento del sistema in-
formatico ( 100 ) che comporti l’addebito, a carico del cliente, di una somma

( 96 ) Richiamato, come detto, dall’inciso iniziale dettato dall’art. 11: e v. infra, par. 9.
( 97 ) Si è già ricordato, infatti, che, quando il cliente deduca di non aver autorizzato de-
terminate operazioni, l’onere di dimostrare, inter alia, il comportamento fraudolento tenu-
to dallo stesso incombe sull’emittente: e v. supra, in questo stesso par., la nt. 89, e infra,
par. 9.
( 98 ) L’art. 11 (a cui è dedicato il par. che segue) precisa che, “In caso di motivato sospet-
to di frode” – quando cioè l’emittente deduca l’esistenza di un comportamento fraudolen-
to del cliente e motivi le proprie affermazioni – è possibile “sospendere il rimborso” pre-
visto da tale articolo, “dandone immediata comunicazione all’utilizzatore” (e v. infra, la nt.
122). In tal caso, verosimilmente, si aprirà un contenzioso volto ad accertare – salva l’ipo-
tesi di transazione – se il cliente abbia autorizzato l’operazione (dolosa o meno che sia stata
la sua denuncia, ex art. 9: e v. infra, al par. che segue) o se, al contrario, sia stato la vittima
di un malfunzionamento del sistema informatico o di altri avvenimenti che hanno condot-
to alla registrazione indipendentemente dalla sua volontà (secondo quanto può verificarsi,
in particolare, nelle ipotesi di cui all’art. 12).
( 99 ) Questo, come si è visto, l’ambito di applicazione letterale dell’art. 12. E v. supra,
par. 8.
( 100 ) Ipotesi menzionata dall’art. 10, comma 1o: disposizione su cui v. infra, par. 10. Si
consideri, peraltro, che come ricordato, ai sensi dell’art. 28 d.lgs. n. 11/10, “Le responsa-
bilità di cui agli articoli da 5 a 27 non si applicano in caso di caso fortuito o forza maggiore
e nei casi in cui il prestatore di servizi di pagamento abbia agito in conformità con i vincoli
derivanti da altri obblighi di legge”. L’onere della prova circa il fatto che il malfunziona-
mento del sistema informatico è dovuto a caso fortuito o forza maggiore incombe, ovvia-
mente, sull’emittente. Ai sensi dell’art. 4.4 del “Contratto Cliente Imel.Eu. S.p.A.”, “(...)
per causa di forza maggiore si intende qualsiasi evento non previsto né prevedibile da par-
te di IMEL.Eu e dipendente da fatti naturali o di terzi, comunque non riconducibili a
IMEL.Eu quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo: catastrofi naturali, fulmini, incen-
di, esplosioni, guerre, sommosse, terremoti, scioperi, interruzioni di energia, virus infor-

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Saggi e approfondimenti 1073

mai spesa; o all’ipotesi in cui, sul conto tecnico del pagatore ( 101 ), sia posto
a debito due volte (o comunque più di una volta ( 102 )) lo stesso impor-
to ( 103 ).
In tali circostanze, l’art. 9 ( 104 ) stabilisce che il detentore di ME deve
darne comunicazione “senza indugio” all’emittente, “secondo i termini e
le modalità previste nel contratto quadro o nel contratto relativo a singole
operazioni di pagamento” ( 105 ), e che “La comunicazione deve essere in
ogni caso effettuata entro” il termine massimo ( 106 ) di “13 mesi dalla data
di addebito, nel caso del pagatore, o di accredito, nel caso del beneficia-
rio” ( 107 ). Circolazione della
moneta elettronica
e rischi

matici, etc.”. La previsione, nella parte in cui si riferisce a interruzioni di energia e virus in-
formatici, pare in realtà di dubbia legittimità, perlomeno nella misura in cui si propone di
esentare da responsabilità l’emittente ME che non abbia adottato le contromisure esigibili,
secondo lo stato della tecnica, per far fronte a detti avvenimenti; si pensi, ad esempio, al-
l’installazione di antivirus adeguati al sistema informatico utilizzato per la fornitura del ser-
vizio. E v. le Disposizioni di Banca Italia del 5 luglio 2011, di “Attuazione del titolo II del
Decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed
obblighi delle parti)”, p. 31 (su cui cfr. più dettagliatamente infra, sub par. 10).
( 101 ) Circa l’espressione “conto tecnico” v. – come detto – Guerrieri, op. cit., p. 764,
nt. 77.
( 102 ) Ipotesi che coincide con quella considerata dagli artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons.,
nella parte in cui detti articoli si riferiscono a un addebito eccedente il prezzo pattuito. E v.
infra, il par. 11.
( 103 ) Si noti, peraltro, che mentre, in quest’ultimo caso (in cui il beneficiario del paga-
mento riceve due volte il medesimo importo), ci si trova effettivamente di fronte a un pa-
gamento non autorizzato (al pari del caso in cui sia accreditato a un soggetto l’importo ad-
debitato al cliente, senza che quest’ultimo debba alcunché al primo), nella prima ipotesi,
quando non sia stato effettuato alcun pagamento a favore di terzi, è più corretto parlare di
addebito non autorizzato.
( 104 ) Richiamato, come si è visto, dall’inciso iniziale dell’art. 11 e derogabile, ai sensi del-
l’art. 2, comma 4o, d.lgs. n. 11/10, per la parte in cui detta i tempi per la comunicazione di
operazioni non autorizzate o eseguite in modo inesatto, solamente se l’utilizzatore di servi-
zi di pagamento non è un consumatore.
( 105 ) Si ricordi che, ai sensi dell’art. 7, comma 1o, lett. b, il cliente “ha l’obbligo di (...) b]
comunicare senza indugio, secondo le modalità previste nel contratto quadro, al prestatore
di servizi di pagamento o al soggetto da questo indicato lo smarrimento, il furto, l’appro-
priazione indebita o l’uso non autorizzato dello strumento non appena ne viene a cono-
scenza”. E v. supra, par. 8.
( 106 ) Arco di tempo che, in concreto, dovrebbe venire in rilievo, perlomeno per quanto
interessa in questa sede, nella sola ipotesi in cui il contratto di emissione non indichi un
termine per eseguire la comunicazione prevista dall’art. 9 (e – come si è visto – dall’art. 7,
lett. b, relativo, fra l’altro, a “l’uso non autorizzato dello strumento”). Qualora, infatti, un
termine venga indicato, pare che il cliente possa essere ritenuto adempiente all’obbligo di
cui all’art. 7, e che l’onere di cui all’art. 9 possa dirsi assolto, unicamente nel caso in cui la
comunicazione sia eseguita entro la relativa scadenza, senza che il più ampio termine di
tredici mesi possa venire in considerazione. L’art. 58 della dir. 2007/64/CE, invero, nel-
l’utilizzare l’espressione “senza indugio ed entro 13 mesi dalla data di addebito”, sembra
porre due condizioni di carattere cumulativo, sì che il menzionato onere possa dirsi assolto
solo se ambedue i termini ivi previsti siano rispettati. Si noti, peraltro, come le Disposizioni
di Banca Italia del 5 luglio 2011 di “Attuazione del titolo II del Decreto legislativo n. 11
del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed obblighi delle parti)”, a p.
32, riferiscano il termine di tredici mesi alla richiesta della rettifica dell’operazione.
( 107 ) Peraltro, ai sensi dell’art. 9, comma 2o, “Il termine di 13 mesi non opera se il pre-
statore di servizi di pagamento ha omesso di fornire o mettere a disposizione le informa-

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1074 Saggi e approfondimenti

Una volta ricevuta la comunicazione di cui all’art. 9, l’emittente, in linea


di principio, dovrà rimborsare al cliente ( 108 ) l’importo della ME erronea-
mente posto a suo debito; parendo salva, tuttavia, per lo stesso emittente,
la possibilità di farsi restituire dal beneficiario del pagamento (rectius, dal-
la sua banca) l’importo erroneamente accreditato sul suo conto corren-
te ( 109 ), o di negargli il diritto al rimborso della ME che sia stata memoriz-
zata, per errore, sul suo dispositivo ( 110 ).
In effetti, nell’ipotesi in cui il beneficiario abbia ricevuto due volte lo
stesso importo, o abbia ricevuto un pagamento per errore stante l’assenza
Circolazione della di alcun rapporto col possessore della ME, egli risulterà detentore di mo-
moneta elettronica neta non dovuta. È difficile, pertanto, negare all’emittente, che abbia rim-
e rischi
borsato la ME al titolare del dispositivo, il diritto di sottrarsi al pagamento
di un pari importo a favore del beneficiario.
Se è vero, infatti, che sia il legislatore comunitario, sia il legislatore ita-
liano, intendono evitare che il diritto al rimborso spettante di regola al
possessore di moneta possa venire frustrato, è altrettanto vero che, nel-
l’ipotesi prospettata, il beneficiario del pagamento, non avendo effettuato,
a favore dell’originario titolare della ME, alcuna prestazione di importo

zioni relative all’operazione di pagamento secondo quanto previsto dalle disposizioni in


materia di trasparenza delle condizioni e di requisiti informativi per i servizi di pagamento
di cui al titolo VI del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al de-
creto legislativo 1o settembre 1993, n. 385” (e v., al riguardo, gli artt. 115-128 ter t.u.b.).
( 108 ) In linea di principio, detto rimborso verrà effettuato accreditando il dispositivo su
cui è memorizzata la ME. Si può immaginare, tuttavia, che in alternativa, ove l’emittente
sia una banca, gli importi de quibus siano accreditati sul conto corrente del cliente.
( 109 ) È quanto può verificarsi nell’ipotesi in cui il pagamento mediante ME operi secon-
do lo schema indicato al par. 4 (accredito sul conto corrente bancario del beneficiario di
un importo corrispondente alla ME corrisposta a suo favore: accredito che – come ricor-
dato – può avvenire immediatamente, all’atto del trasferimento della moneta elettronica, o
nel momento in cui il beneficiario, che abbia trattenuto per un determinato lasso di tempo
la ME sul proprio dispositivo, decida di farsela rimborsare dalla propria banca). In tal ca-
so, ci si deve chiedere se l’emittente, titolare (in tesi) del diritto al rimborso, debba agire
direttamente nei confronti del beneficiario del pagamento (secondo quanto sarà possibile
ove quest’ultimo sia suo cliente) o se invece – secondo una soluzione più convincente –
possa e debba regolare il rapporto con la banca di quest’ultimo in sede di stanza di com-
pensazione, negando che l’importo accreditato da quest’ultima sul conto corrente del be-
neficiario sia dovuto, invitando l’istituto bancario a stornare la scrittura e evitando, dun-
que, di riconoscergli a credito il relativo importo (secondo quanto dovrebbe, per contro,
avvenire – ed effettivamente avviene – nella normalità delle ipotesi, quando il beneficiario
del pagamento si vede accreditato l’importo sul conto corrente intrattenuto presso la pro-
pria banca e quest’ultima, in sede di stanza di compensazione, diviene creditrice, per un
pari importo, dell’istituto emittente: e v. supra, par. 4), o addebitandogli l’importo corri-
spondente (unica soluzione possibile nell’ipotesi in cui, a livello del sistema di pagamento
interbancario, la banca del beneficiario sia già stata pagata; e v. De Stasio, op. cit., p. 176
ss., che correttamente sottolinea la necessità di coordinare i principi generali del diritto ci-
vile con la definitività degli ordini immessi nei sistemi di pagamento, ex d. lg. 12 aprile
2001, n. 210; sul tema oggetto del presente par. v. Id., op. cit., p. 212 ss.). Inutile dire che,
quando l’emittente sia rimborsato dalla banca del beneficiario, quest’ultima potrà rivalersi
nei confronti dello stesso beneficiario.
( 110 ) È quanto può verificarsi nell’ipotesi in cui la richiesta di rimborso possa essere ef-
fettuata dal nuovo detentore della ME direttamente all’emittente (essendo il primo un
cliente del secondo).

NLCC 5-2014
Saggi e approfondimenti 1075

corrispondente alla moneta trasferitagli ( 111 ), non è meritevole di alcuna


protezione. La soluzione contraria, del resto, condurrebbe a un fenomeno
di duplicazione di moneta, dal momento che, per l’importo del pagamen-
to non autorizzato, risulterebbero detentori di ME sia l’originario titolare
a cui la stessa sia stata rimborsata, sia il beneficiario del pagamento, a cui il
relativo controvalore non verrebbe stornato ( 112 ).
La tesi proposta, a ben vedere, comporta semplicemente il riconosci-
mento, a favore del debitore ceduto (l’emittente), del diritto di opporre al
cessionario (il beneficiario del pagamento) un’eccezione basata sulla sua
posizione personale ( 113 ): colui che riceve ME non dovuta, infatti, non è Circolazione della
altro che l’acquirente di un credito cedutogli per errore e, in ogni caso, moneta elettronica
senza alcuna giustificazione causale; e se l’ordinamento, nell’imporre al- e rischi

l’emittente il rimborso della ME a favore del detentore originario, mira a


ricondurre in capo a quest’ultimo la titolarità del credito, non si vede per-
ché dovrebbe consentirne il mantenimento anche in capo a chi, in manie-
ra consapevole, ne abbia illegittimamente acquistato la titolarità ( 114 ).

10. – La clausola di salvezza contenuta nella parte iniziale dell’art. 11,


ove è previsto il rimborso del cliente, vittima di operazioni non autorizza-
te, “Fatto salvo l’articolo 9”, conduce a ritenere che il detentore di ME
perda il diritto a vedersi rimborsata la moneta dall’emittente ( 115 ) nell’ipo-
tesi in cui non esegua la comunicazione ivi prevista, nei termini stabiliti
dalla legge: interpretazione avallata dalla disposizione da ultimo ricordata,
nella parte in cui prevede che, una volta venuto a conoscenza di un’ope-
razione non autorizzata, l’utilizzatore ne possa ottenere la rettifica “solo
se” esegue la citata comunicazione.
Del resto, il cliente che non effettui la comunicazione prevista dall’art. 9
risulterà di regola inadempiente, perlomeno con colpa grave, all’obbligo

( 111 ) La circostanza è evidente quando egli non abbia instaurato alcun rapporto con
l’originario titolare della ME; lo stesso, peraltro, vale anche nell’ipotesi in cui, pur avendo
effettuato un’attribuzione patrimoniale a favore di quest’ultimo, abbia ricevuto più di una
volta lo stesso importo, dato che per il surplus di moneta che ha incassato nulla, evidente-
mente, gli era dovuto.
( 112 ) Come si chiarirà meglio in seguito, al par. 11, l’interpretazione proposta nel testo è
coerente con quanto previsto, per le ipotesi ricadenti nel suo ambito di applicazione, dal-
l’art. 62 c.cons., nella parte in cui stabilisce che “L’istituto di emissione (...) riaccredita al
consumatore i pagamenti in caso di addebitamento eccedente rispetto al prezzo pattuito”,
ma che, al contempo, “(...) ha diritto di addebitare al professionista le somme riaccreditate
al consumatore”.
( 113 ) Fermo restando, ovviamente, quanto già osservato, circa l’inapplicabilità, alla ME,
di gran parte delle norme dettate dalla legge in tema di circolazione dei titoli di credito. E
v. supra, par. 6.
( 114 ) Ben diversa, invece, la situazione disciplinata dall’art. 12, in cui è perfettamente
comprensibile che il beneficiario del pagamento, essendo questo a lui dovuto, in linea di
principio veda tutelato il proprio interesse a rimanere titolare della moneta corrisposta a
suo favore, nonostante la legge imponga all’emittente di rimborsare (nei limiti già veduti)
un pari importo all’originario possessore. Ma al riguardo v., per maggiori approfondimen-
ti, supra, par. 8.
( 115 ) Peraltro, il titolare del dispositivo che, in presenza di un pagamento non autorizza-
to, non abbia diritto al rimborso da parte dell’emittente, avrà ovviamente azione verso il
beneficiario del pagamento: e v. De Stasio, op. cit., p. 128 ss.

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1076 Saggi e approfondimenti

di cui all’art. 7, comma 1o, lett. b ( 116 ), sì che la conclusione ora accennata
pare coerente con la previsione dettata dall’art. 12, comma 4o, per cui
l’utilizzatore che non abbia adempiuto con dolo o con colpa grave a uno o
più obblighi di cui all’art. 7 deve sopportare “tutte le perdite derivanti da
operazioni di pagamento non autorizzate”.
D’altra parte, nell’ipotesi in cui l’emittente risulti inadempiente all’ob-
bligo di cui all’art. 8, lett. c – “assicurare che siano sempre disponibili
strumenti adeguati affinché l’utilizzatore dei servizi di pagamento possa
eseguire la comunicazione di cui all’art. 7, comma 1, lettera b)” ( 117 ) e pos-
Circolazione della
sa dunque denunciare, anche ai sensi dell’art. 9, l’uso non autorizzato del
moneta elettronica dispositivo – sembra applicabile il principio desumibile dall’art. 12, com-
e rischi
ma 2o, che – come si è già evidenziato ( 118 ) – esenta il cliente da qualsivo-
glia responsabilità per le operazioni non autorizzate ( 119 ).
La parziale coincidenza fra l’ambito di applicazione dell’art. 12 e l’ambi-
to applicativo dell’art. 11 conduce peraltro a chiedersi se, anche nelle ipo-
tesi regolate da quest’ultima disposizione, valga il precetto di cui all’art. 12,
comma 4o, che pone a carico del cliente “tutte le perdite derivanti da ope-
razioni di pagamento non autorizzate” ogni qual volta questi non abbia
adempiuto, con dolo o colpa grave, agli obblighi di cui all’art. 7; fra questi,
in particolare, oltre all’obbligo di comunicazione più volte citato, avente
ad oggetto gli addebiti non autorizzati ( 120 ), l’obbligo di utilizzare lo strumen-
to in conformità con i termini previsti nel negozio di emissione, adottan-
do le misure idonee a garantire la sicurezza dei dispositivi personalizzati.
Preferibile la risposta negativa. Nonostante la lettera dell’art. 12, comma
o
4 , e la sua ratio legis, diretta ad addossare al cliente tutti i rischi connessi
al possesso di ME ogni qual volta egli abbia tenuto un comportamento
idoneo, perlomeno in potenza, a determinare un utilizzo indebito dello
strumento, si deve considerare, infatti, che le ipotesi di pagamenti non au-
torizzati contemplate dall’art. 11 – essenzialmente riconducibili a malfun-
zionamenti del sistema informatico – non possono essere poste in connes-
sione (tantomeno dal punto di vista causale) con la condotta tenuta dal ti-
tolare del dispositivo ( 121 ).

( 116 ) Che, come più volte accennato, impone all’utilizzatore di comunicare, inter alia,
“l’uso non autorizzato dello strumento” “senza indugio, secondo le modalità previste nel
contratto quadro”.
( 117 ) Peraltro, come già ricordato, ai sensi dello stesso art. 8, lett. c, “Ove richiesto dal-
l’utilizzatore, il prestatore di servizi di pagamento gli fornisce i mezzi per dimostrare di
aver effettuato la comunicazione per i 18 mesi successivi la comunicazione medesima”. E
v. supra, par. 7.
( 118 ) E v. supra, al par. 8.
( 119 ) L’art. 12, comma 2o, fa riferimento unicamente all’“utilizzo dello strumento di pa-
gamento smarrito, sottratto o utilizzato indebitamente”. Ma poiché la ratio legis è quella di
tenere indenne da perdite il cliente che non abbia potuto comunicare all’emittente, per
colpa di quest’ultimo, le operazioni non autorizzate (tali essendo, come detto, anche quelle
frutto di uso indebito, ex art. 12), sembra corretto applicare il medesimo principio a tutte
le ipotesi di addebiti non autorizzati, ivi comprese quelle regolate dall’art. 11.
( 120 ) Previsto dall’art. 7, lett. b, e dall’art. 9: obbligo il cui inadempimento da parte del
detentore di ME – lo si è appena rilevato – gli impedisce di ottenere il rimborso delle ope-
razioni non autorizzate senza ombra di dubbio.
( 121 ) La conclusione pare avallata dal testo della dir. 2007/64/CE, che differenzia netta-

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Saggi e approfondimenti 1077

Senza dubbio, invece, si deve escludere il diritto al rimborso del deten-


tore di ME che abbia tenuto un comportamento fraudolento ( 122 ) o abbia
denunciato come non autorizzato un addebito che poi l’emittente dimo-
stri essere stato autorizzato.
Quest’ultima ipotesi, non necessariamente coincidente con la pri-
ma ( 123 ), è presa in considerazione dall’art. 11, comma 3o, a norma del
quale l’emittente ha diritto di “chiedere ed ottenere dall’utilizzatore la re-
stituzione dell’importo rimborsato” se, una volta eseguito il rimborso, si
avvale della “possibilità”, accordatagli dalla norma citata, di “dimostrare
che l’operazione di pagamento era stata autorizzata”. Circolazione della
Al riguardo, la norma ha cura di precisare che l’emittente può fornire moneta elettronica
detta dimostrazione “anche in un momento successivo” all’esecuzione del e rischi

rimborso; fermo restando che l’onere della prova ricade su di lui, ai sensi
dell’art. 10, comma 1o, d.lgs. n. 11/10.
In base a quest’ultima disposizione, infatti, quando il cliente “neghi di
aver autorizzato un’operazione di pagamento già eseguita” ( 124 ), “è onere
del prestatore di servizi di pagamento provare che l’operazione di paga-
mento è stata autenticata ( 125 ), correttamente registrata e contabilizzata e

mente l’ambito di applicazione dell’art. 60 (pagamenti non autorizzati, disciplinati dall’art.


10 d.lgs. n. 11/10) da quello dell’art. 61 (uso indebito del dispositivo, di cui all’art. 12 d.l-
gs. n. 11/10). Si noti, tuttavia, che quando il cliente non abbia adempiuto agli obblighi di
cui all’art. 7, comma 1o, lett. a) e di cui all’art. 7, comma 2o, non sarà agevole, perlomeno
di regola, escludere che il dispositivo sia stato utilizzato indebitamente e che, dunque, si ri-
cada direttamente nell’ambito applicativo dell’art. 12, comma 4o.
( 122 ) In tal caso, come detto (e v. supra, nt. 98), l’art. 11, comma 2o, d.lgs. n. 11/10 di-
spone che “In caso di motivato sospetto di frode, il prestatore di servizi di pagamento può
sospendere il rimborso (...) dandone immediata comunicazione all’utilizzatore”. Al riguar-
do, le Disposizioni di Banca Italia del 5 luglio 2011, di “Attuazione del titolo II del Decre-
to legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed obblighi
delle parti)”, a p. 33, stabiliscono, inter alia, che “Il sospetto di frode deve emergere con
immediatezza e la sua fondatezza potrà derivare dalla valutazione motivata delle circostan-
ze del caso da parte del prestatore di servizi di pagamento. Per tale ragione, sebbene l’im-
mediatezza del rimborso non ne implichi la contestualità rispetto alla richiesta del cliente,
la sua corresponsione non può attendere lo svolgimento di un’istruttoria da parte del pre-
statore di servizi di pagamento”.
( 123 ) Invero, potrebbe darsi il caso di pagamento eseguito con il consenso del titolare
che poi, per un problema di salute (ad esempio un disturbo mentale), si dimentichi di aver
dato il proprio consenso all’operazione; evidentemente, in un’ipotesi di questo tipo, il
cliente non risulterebbe autore di alcun comportamento fraudolento, sì che troverebbe ap-
plicazione unicamente la disciplina ricordata nel testo, dettata dall’art. 11, comma 3o. Cir-
ca l’ipotesi di frode del detentore di ME, v. quanto osservato nella parte finale del prece-
dente paragrafo.
( 124 ) Ipotesi parificata dalla norma a quella in cui il cliente “sostenga che questa” (cioè,
l’operazione di pagamento) “non sia stata correttamente eseguita”.
( 125 ) Ai sensi dell’art. 1, lett. q, d.lgs. n. 11/10, per “autenticazione” deve intendersi
“una procedura che consente al prestatore di servizi di pagamento di verificare l’utilizzo di
uno specifico strumento di pagamento, inclusi i relativi dispositivi personalizzati di sicu-
rezza”. Sul punto v. Sangiovanni, Bancomat, cit., p. 697 ss., che evidenzia come, d’altra
parte, “I requisiti di registrazione e contabilizzazione si considerano soddisfatti, nella pras-
si bancaria degli sportelli automatici, con la regolare tenuta del c.d. ‘giornale di fondo’ uni-
tamente all’effettuazione della c.d. ‘quadratura di cassa’. Il giornale di fondo registra tutte
le operazioni che vengono poste in essere dallo sportello. La quadratura di cassa consiste
nella verifica che il denaro mancante dallo sportello automatico” (l’A. si riferisce ad adde-

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1078 Saggi e approfondimenti

che non ha subito le conseguenze del malfunzionamento delle procedure


necessarie per la sua esecuzione o di altri inconvenienti”.
Per la verità, la norma non è del tutto perspicua, specie se letta in rela-
zione con quanto disposto dal successivo art. 10, comma 2o: “Quando
l’utilizzatore di servizi di pagamento neghi di aver autorizzato un’opera-
zione di pagamento eseguita, l’utilizzo di uno strumento di pagamento re-
gistrato dal prestatore di servizi di pagamento non è di per sé necessaria-
mente sufficiente a dimostrare che l’operazione sia stata autorizzata dal-
l’utilizzatore medesimo, né che questi abbia agito in modo fraudolento o
Circolazione della
non abbia adempiuto con dolo o colpa grave a uno o più degli obblighi di
moneta elettronica cui all’articolo 7”.
e rischi
Le previsioni di legge, in effetti, non chiariscono esattamente quale sia la
portata dell’onere probatorio posto a carico dell’emittente ( 126 ).
Certo, il disposto, ora ricordato, dell’art. 10, comma 2o, esclude che la
mera registrazione del pagamento possa valere a dimostrare, sempre e co-
munque, un utilizzo autorizzato dello strumento, trattandosi di verificare,
caso per caso, se ricorrano circostanze idonee a supportare detta conclu-
sione ( 127 ) e parendo corretto ritenere che dette circostanze debbano co-
munque essere provate dalla banca ( 128 ).
Non è chiaro, invece, quali effetti si debbano ricollegare alla dimostra-
zione di cui all’art. 10, comma 1o, sopra citato.
L’interpretazione più convincente conduce a ritenere che, in tal caso,
l’autorizzazione possa dirsi provata, salva solo la possibilità, per il deten-
tore di ME, di dimostrare di essere rimasto vittima di un furto o di un’al-
tra ipotesi di utilizzo indebito dello strumento ( 129 ), e comunque di agire
nei confronti del beneficiario del pagamento, ove questo sia stato erronea-
mente autorizzato ( 130 ).

11. – Alla disciplina dettata dal d.lgs. n. 11/10 si affiancano, poi, talune
norme contenute in altre leggi speciali, che regolano le carte di pagamento
disciplinando i rischi connessi al loro utilizzo in termini parzialmente dif-
formi da quelli descritti sino ad ora.
In particolare, come già ricordato ( 131 ), vengono in considerazione gli
artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons. ( 132 ) (novellato, da ultimo, dal d.lgs. n.

biti contabilizzati a seguito di operazioni allo sportello automatico, quando lo stesso non
abbia erogato le banconote) “coincide con quello che risulta essere stato erogato: se ci so-
no delle eccedenze significa che la parte eccedente non è stata erogata”. E per alcune ipo-
tesi di mancata corretta registrazione e contabilizzazione v. ibidem.
( 126 ) E v. Maffeis, op. cit., p. 1275 ss.; D’Arcangeli, op. cit., p. 914.
( 127 ) Secondo quanto, talora, è possibile si verifichi, in considerazione del fatto che, ai
sensi dell’art. 10, comma 2o, la registrazione dell’addebito “non è di per sé necessariamen-
te sufficiente a dimostrare” l’autorizzazione, ma evidentemente, non è neppure escluso che
possa valere a provarla.
( 128 ) In senso contrario Maffeis, op. cit., p. 1277.
( 129 ) Dovendo applicare, in tali circostanze, la disciplina dettata dall’art. 12.
( 130 ) Trattandosi, ad esempio, di pagamento già effettuato una prima volta.
( 131 ) E v. supra, par. 7.
( 132 ) Il c.d. codice del consumo (d.lgs. 206/05), come risaputo, è stato emanato in attua-
zione della delega di cui all’art. 7 l. 29 luglio 2003, n. 229. La novellazione più recente del
c.cons. – come già ricordato nel testo – è avvenuta in seguito all’emanazione del d.lgs. 21/

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Saggi e approfondimenti 1079

21/14 ( 133 )), relativi, rispettivamente, alla materia dei contratti conclusi
“tra un professionista e un consumatore” ( 134 ), ai sensi dei precedenti artt.
46 e 47 ( 135 ), e alla “Commercializzazione a distanza di servizi finanziari ai
consumatori” ( 136 ). Ed è inutile rilevare che, stante l’ampiezza della nozio-
ne di “consumatore” accolta dal codice del consumo e l’estensione del-
l’ambito di applicazione degli artt. 46 e 47, ora citati, molti rapporti com-
merciali dovrebbero essere retti, d’ora innanzi, dalla disciplina dettata dal-
l’art. 62, anche in deroga a quanto stabilito dal d.lgs. n. 11/10; e questo,
sempre che la discrasia fra gli artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons., da un lato,
e il d.lgs. n. 11/10, attuativo della dir. PSD 2007/64/CE, d’altro lato, non Circolazione della
debba condurre a negare la compatibilità (di almeno una parte) delle cita- moneta elettronica
te disposizioni del c.cons. con la normativa comunitaria, secondo quanto, e rischi

almeno prima facie, pare sostenibile ( 137 ).

14, di recepimento della dir. 2011/83/UE sui diritti dei consumatori (su cui v., in questo
stesso fascicolo, De Cristofaro, Farneti, Pagliantini, ove ulteriori riferimenti); per ef-
fetto di tale decreto legislativo sono stati modificati, in particolare, l’art. 27 e gli artt. 45-67,
ivi compresa, dunque, una parte significativa delle norme di seguito riportate.
( 133 ) Per effetto della novella di cui al d.lgs. 21/14, l’art. 62 c.cons. ha sostituito il previ-
gente art. 56 (su cui, inter alia, D’Arcangeli, op. cit., p. 928 ss.), che era riferito unica-
mente ai contratti a distanza (all’epoca definiti dall’art. 50 c.cons.) e che così prevedeva:
“1. Il consumatore può effettuare il pagamento mediante carta ove ciò sia previsto tra le
modalità di pagamento, da comunicare al consumatore ai sensi dell’articolo 52, comma 1,
lettera e). 2. L’istituto di emissione della carta di pagamento riaccredita al consumatore i
pagamenti dei quali questi dimostri l’eccedenza rispetto al prezzo pattuito ovvero l’effet-
tuazione mediante l’uso fraudolento della propria carta di pagamento da parte del profes-
sionista o di un terzo, fatta salva l’applicazione dell’articolo 12 del decreto-legge 3 maggio
1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197” (poi abroga-
to dall’art. 64, d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231, a decorrere dal 30 aprile 2008: e v. infra).
“L’istituto di emissione della carta di pagamento ha diritto di addebitare al professionista
le somme riaccreditate al consumatore.”.
( 134 ) Così come definiti dall’art. 3, comma 1o, lett. a e c, c.cons.
( 135 ) Ai sensi dell’art. 46 c.cons., “Le disposizioni delle Sezioni da I a IV del presente Ca-
po” (ivi compreso, dunque, l’art. 62, rientrante nella sezione III) “si applicano a qualsiasi con-
tratto concluso tra un professionista e un consumatore”, fra cui i contratti di seguito contem-
plati dallo stesso articolo ed esclusi quelli indicati all’art. 47, tra i quali i contratti “(...) d) di
servizi finanziari”, così come definiti dall’art. 67 ter, lett. b) (e v. la nota che segue).
( 136 ) L’art. 67 bis stabilisce che le disposizioni della sezione IV bis (artt. 67 bis-67 vicies
bis c.cons.) “si applicano alla commercializzazione a distanza di servizi finanziari ai consu-
matori, anche quando una delle fasi della commercializzazione comporta la partecipazio-
ne, indipendentemente dalla sua natura giuridica, di un soggetto diverso dal fornitore”. Il
successivo art. 67 ter ha poi cura di precisare che, ai fini della citata sezione IV bis, è “con-
tratto a distanza” “qualunque contratto avente per oggetto servizi finanziari, concluso tra
un fornitore e un consumatore ai sensi dell’articolo 50, comma 1, lettera a)” (richiamo che
oggi pare da intendersi all’art. 45, lett. g, riferito a “qualsiasi contratto concluso tra il pro-
fessionista e un consumatore nel quadro di un regime organizzato di vendita o di presta-
zione di servizi a distanza senza la presenza fisica e simultanea del professionista e del con-
sumatore, mediante l’uso esclusivo di uno o più mezzi di comunicazione a distanza fino al-
la conclusione del contratto, compresa la conclusione del contratto stesso”); “servizio fi-
nanziario” “qualsiasi servizio di natura bancaria, creditizia, di pagamento, di investimento,
di assicurazione o di previdenza individuale”.
( 137 ) Invero, la compatibilità dell’art. 67 quaterdecies con la normativa comunitaria è sta-
ta da tempo messa in discussione, in considerazione del fatto che detta previsione attua
l’art. 8 di una direttiva – la n. 2002/65/CE – che è stata abrogata dalla dir. PSD 2007/64/
CE (art. 90). E v., sul punto, Salamone, op. cit., p. 888, che ricorda come analoghi dubbi

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1080 Saggi e approfondimenti

L’art. 62, rubricato “Tariffe per l’utilizzo di mezzi di pagamento”, dopo


aver stabilito, al comma 1o, che “Ai sensi dell’articolo 3, comma 4, del de-
creto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11 ( 138 ), i professionisti non possono
imporre ai consumatori, in relazione all’uso di determinati strumenti di
pagamento, spese per l’uso di detti strumenti, ovvero nei casi espressa-
mente stabiliti, tariffe che superino quelle sostenute dal professionista”, al
comma 2o prevede che “L’istituto di emissione della carta di pagamento
riaccredita al consumatore i pagamenti in caso di addebitamento ecceden-
te rispetto al prezzo pattuito ovvero in caso di uso fraudolento della pro-
Circolazione della
pria carta di pagamento da parte del professionista o di un terzo. L’istitu-
moneta elettronica to di emissione della carta di pagamento ha diritto di addebitare al profes-
e rischi
sionista le somme riaccreditate al consumatore”.
L’art. 67 quaterdecies c.cons. (“Pagamento dei servizi finanziari offerti a
distanza”), d’altra parte, stabilisce quanto segue:
“1. Il consumatore può effettuare il pagamento con carte di credito, de-
bito o con altri strumenti di pagamento, ove ciò sia previsto tra le modali-
tà di pagamento, che gli sono comunicate ai sensi dell’articolo 67-sexies,
comma 1, lettera f) ( 139 ).
2. Fatta salva l’applicazione dell’articolo 12 del decreto-legge 3 maggio
1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n.
197 ( 140 ), l’ente che emette o fornisce lo strumento di pagamento riaccre-

fossero stati posti con riferimento al testo previgente dell’art. 56 c.cons. In effetti, lo stesso
art. 62 c.cons., mentre al comma 1o detta una disposizione che rappresenta la trasposizio-
ne, nell’ordinamento italiano, dell’art. 19 della dir. 2011/83/UE, al comma 2o (commenta-
to di seguito, nel testo) contiene una norma che riprende unicamente l’art. 8 della dir.
1997/7/CE (inizialmente attuato mediante l’originario art. 56 c.cons.), anch’essa abrogata
dalla dir. PSD (art. 89). Si ricordi, del resto, che l’art. 2, comma 4o, lett. b, d.lgs. n. 11/10,
in attuazione dell’art. 51 della dir. PSD 2007/64/CE, nega la possibilità, per le parti, di de-
rogare all’art. 12 d.lgs. n. 11/10, nell’ipotesi in cui una delle parti sia un consumatore, men-
tre non v’è dubbio che – per le ragioni esposte di seguito, nel testo – sia l’art. 62, sia l’art.
67 quaterdecies c.cons. rappresentino una deroga all’art. 12. Certo – come si avrà modo di
verificare – si tratta di una deroga che pare operare in melius, a favore del consumatore;
con il risultato che il contrasto fra il codice del consumo e la normativa comunitaria e la
conseguente inapplicabilità degli artt. 62 e 67 quaterdecies non possono essere dati per
scontati. Di qui la scelta di commentare diffusamente dette disposizioni, nel testo del pre-
sente paragrafo. Si noti, peraltro, che né l’art. 8 dir. 1997/7/CE, né l’art. 8 dir. 2002/65/CE
prevedevano quanto poi stabilito dall’oggi abrogato art. 56 e dagli attuali artt. 62 e 67 qua-
terdecies c.cons., con particolare riferimento al riaddebito al professionista o al fornitore
degli importi rimborsati dall’emittente al consumatore (e v. infra, nel testo).
( 138 ) Tale disposizione (su cui, inter alia, Doria, Art. 3, in M.Mancini e altri [a cura
di], La nuova disciplina dei servizi di pagamento, cit., p. 61 ss.) stabilisce che “Il beneficia-
rio non può applicare spese al pagatore per l’utilizzo di un determinato strumento di pa-
gamento. La Banca d’Italia può stabilire con proprio regolamento deroghe tenendo conto
dell’esigenza di promuovere l’utilizzo degli strumenti di pagamento più efficienti ed affi-
dabili”.
( 139 ) Fra le informazioni riguardanti il servizio finanziario che l’art. 67 quater impone
siano date al consumatore (in aggiunta a quelle sul fornitore, sul contratto a distanza e sul
ricorso) “Nella fase delle trattative e comunque prima che il consumatore sia vincolato da
un contratto a distanza o da un’offerta”, l’art. 67 sexies, lett. f, prevede “le modalità di pa-
gamento e di esecuzione, nonché le caratteristiche essenziali delle condizioni di sicurezza
delle operazioni di pagamento da effettuarsi nell’ambito dei contratti a distanza”.
( 140 ) Tale disposizione, abrogata dall’art. 64, d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231, a decor-

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Saggi e approfondimenti 1081

dita al consumatore i pagamenti non autorizzati o dei quali questi dimo-


stri l’eccedenza rispetto al prezzo pattuito ovvero l’effettuazione mediante
l’uso fraudolento della propria carta di pagamento da parte del fornitore o
di un terzo. L’ente che emette o fornisce lo strumento di pagamento ha di-
ritto di addebitare al fornitore le somme riaccreditate al consumatore.
3. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 7 marzo
2005, n. 82, e successive modifiche ed integrazioni, sul valore probatorio
della firma elettronica e dei documenti elettronici ( 141 ), è in capo all’ente
che emette o fornisce lo strumento di pagamento, l’onere di provare che la
transazione di pagamento è stata autorizzata, accuratamente registrata e Circolazione della
contabilizzata e che la medesima non è stata alterata da guasto tecnico o moneta elettronica
da altra carenza. L’uso dello strumento di pagamento non comporta ne- e rischi

cessariamente che il pagamento sia stato autorizzato.


4. Relativamente alle operazioni di pagamento da effettuarsi nell’ambi-
to di contratti a distanza, il fornitore adotta condizioni di sicurezza con-
formi a quanto disposto ai sensi dell’articolo 146 del testo unico delle leg-
gi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre
1993, n. 385 ( 142 ), avendo riguardo, in particolare, alle esigenze di integri-
tà, di autenticità e di tracciabilità delle operazioni medesime”.
Le due disposizioni ( 143 ), come evidente, si caratterizzano per alcuni ele-
menti comuni.
In primo luogo, entrambe paiono riferibili, inter alia, alla moneta elet-
tronica, che certo può essere ricompresa fra gli “altri strumenti di paga-
mento” di cui all’art. 67 quaterdecies, ma che, al contempo, può essere fat-
ta rientrare nell’ambito di applicazione dell’art. 62, stante l’ampiezza del
termine “carta” ivi utilizzato ( 144 ).
L’art. 67 quaterdecies, d’altra parte, prevede espressamente che il consu-
matore abbia diritto a effettuare il pagamento mediante ME, ogni qual
volta ciò sia specificato all’interno delle comunicazioni che devono esser-
gli obbligatoriamente fornite, ai sensi della normativa di settore. Si tratta

rere dal 30 aprile 2008 (ma v. oggi l’identica disciplina dettata dall’art. 55, comma 9o, d.lgs.
n. 231/07), era rubricata “Carte di credito, di pagamento e documenti che abilitano al pre-
lievo di denaro contante”, e conteneva la seguente previsione: “Chiunque, al fine di trarne
profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone titolare, carte di credito o
di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro
contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, è punito con la reclusione da
uno a cinque anni e con la multa da lire seicentomila a lire tre milioni. Alla stessa pena sog-
giace chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera carte di credito o di
pagamento o qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o
all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, ovvero possiede, cede o acquisisce tali car-
te o documenti di provenienza illecita o comunque falsificati o alterati, nonché ordini di
pagamento prodotti con essi”.
( 141 ) E v. infra, nt. 160.
( 142 ) E v. di seguito, nt. 160.
( 143 ) Che in questa sede saranno analizzate, al pari della normativa sintetizzata nei para-
grafi che precedono, unicamente nell’ottica dello studioso della ME.
( 144 ) Essendo necessario chiedersi, piuttosto, se tale espressione debba essere riferita ai
soli dispositivi materiali o – come pare preferibile – anche alle carte virtuali. Ai fini di cui al
d.m. Economia e Finanza 51/14, cit., per “carta di pagamento”, ex art. 1, lett. a di detto
decreto, si intende uno “strumento di pagamento che consente al titolare di effettuare
transazioni presso un esercente abilitato all’accettazione della medesima carta”.

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1082 Saggi e approfondimenti

della consacrazione, a livello normativo, del principio secondo cui il forni-


tore di beni o di servizi che rende palese la propria appartenenza a un cir-
cuito di carte prepagate non può rifiutare il pagamento mediante moneta
elettronica: principio già affermatosi in dottrina e giurisprudenza, ribadito
dalla citate disposizioni (sia per le carte di credito, sia per le carte di debi-
to) e valevole, ad avviso di chi scrive, anche con riferimento agli strumenti
di pagamento di cui all’art. 62 ( 145 ).
Tanto l’art. 62, quanto l’art. 67 quaterdecies apportano poi vistose dero-
ghe alla disciplina generale dettata, in materia di ME, dagli artt. 11 e 12
Circolazione della
d.lgs. n. 11/10.
moneta elettronica Quanto, in particolare, all’ipotesi di utilizzo indebito dello strumento di
e rischi
pagamento – ricondotto all’uso fraudolento della carta da parte di un ter-
zo ( 146 ) – il consumatore viene tenuto indenne da ogni rischio, non essen-
do previsto che possa sopportare alcuna perdita, né nella misura di 150
euro ( 147 ), né tantomeno in misura pari al cento per cento della cifra adde-
bitatagli ( 148 ). L’emittente dovrà dunque riaccreditare, a favore del titolare
del dispositivo, le somme che gli sono state illegittimamente sottratte; e
questo sempre che non provi di essere rimasto vittima di una frode del
consumatore: ipotesi nella quale, pur in assenza di una disposizione di
contenuto analogo a quella dettata dall’art. 12, comma 4o, d.lgs. n.
11/10 ( 149 ), pare ovviamente corretto ritenere che il titolare della moneta
non sia meritevole di alcun rimborso.

( 145 ) Per quanto, infatti, l’art. 62 non contenga una disposizione di contenuto analogo a
quelle di cui all’art. 67 quaterdecies, comma 1o, e di cui all’abrogato art. 56, comma 1o (e v.
supra, nt. 133), va negato che, qualora il consumatore sia informato circa la possibilità di
effettuare il pagamento mediante ME, il professionista possa poi contestargli l’esattezza
dell’adempimento nell’ipotesi di utilizzo di un dispositivo prepagato. Al riguardo, è op-
portuno precisare che, per i contratti a distanza e per quelli negoziati fuori dai locali com-
merciali, l’art. 49 impone al professionista di fornire al consumatore, prima che questi sia
vincolato dal contratto, in maniera chiara e comprensibile, informazioni relative, fra l’altro,
a “g) le modalità di pagamento (...)”. Analoga disposizione è dettata dall’art. 48 per i con-
tratti diversi da quelli a distanza e da quelli negoziati fuori dai locali commerciali (art. 48,
lett. d). Relativamente ai contratti a distanza, l’art. 51, comma 3o, statuisce poi che “I siti di
commercio elettronico indicano in modo chiaro e leggibile, al più tardi all’inizio del pro-
cesso di ordinazione, (...) quali mezzi di pagamento sono accettati”.
( 146 ) Ivi compreso il professionista-fornitore (e v. la diversa terminologia utilizzata, al ri-
guardo, dagli artt. 62 e 67 quaterdecies). L’uso fraudolento del dispositivo da parte di que-
st’ultimo soggetto, come si è visto, non è contemplato né dall’art. 11, né dall’art. 12 d.lgs.
n. 11/10. In effetti, si tratta di una species particolare del genus utilizzo indebito dello stru-
mento di pagamento. Trattasi, in particolare, dell’unica ipotesi nella quale è pienamente
giustificato che l’emittente, dopo avere riaccreditato a favore del titolare del dispositivo gli
importi sottrattigli, li riaddebiti al professionista, secondo quanto previsto – appunto – da-
gli artt. 62 e 67 quaterdecies c.cons.
( 147 ) Secondo quanto, in linea di principio, è stabilito dall’art. 12 d.lgs. n. 11/10 per gli
addebiti precedenti la comunicazione ivi prevista: e v. supra, par. 8, ove si è evidenziato co-
me, ai sensi di detto articolo, può essere esposto ad una perdita di 150 euro anche il deten-
tore di ME che abbia adempiuto tutti gli obblighi previsti a suo carico dalla legge e dal
contratto e non sia, dunque, neppure in colpa lieve.
( 148 ) Secondo quanto previsto dall’art. 12, comma 4o, d.lgs. n. 11/10 per l’ipotesi in cui
egli abbia agito in maniera fraudolenta o si sia reso inadempiente, con dolo o con colpa
grave, ad uno o più degli obblighi di cui all’art. 7: e v. supra, par. 8.
( 149 ) Su cui v. supra, parr. 7 e 8.

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Saggi e approfondimenti 1083

D’altra parte, l’emittente ha sempre il diritto di riaddebitare al profes-


sionista le somme riaccreditate al consumatore, indipendentemente dalla
circostanza che il contratto di accettazione/associazione gli attribuisca tale
facoltà ( 150 ); e non è chi non veda come si tratti di soluzione normativa al-
tamente discutibile, se solo si considera che finisce per far gravare il ri-
schio del pagamento mediante ME su un soggetto incolpevole ( 151 ) che,
secondo l’interpretazione del d.lgs. n. 11/10 sopra proposta, avendo inte-
ramente adempiuto la propria prestazione ( 152 ), di regola, dovrebbe essere
tenuto indenne da perdite.
Le disposizioni ( 153 ) nascono, evidentemente, allo scopo di tutelare i Circolazione della
consumatori ( 154 ) e accrescere la loro fiducia nei pagamenti on line: obiet- moneta elettronica
tivo senza dubbio condivisibile, ma che, se perseguito rendendo la ME e rischi

più sicura, per il consumatore, del denaro contante ( 155 ), e trasferendo i ri-
schi di furto a carico del fornitore, rischia di creare un effetto boomerang,
costituendo un disincentivo all’accettazione di pagamenti mediante dispo-
sitivi prepagati ( 156 ).
Sia l’art. 62, sia l’art. 67 quaterdecies considerano poi l’ipotesi di paga-
menti eccedenti il prezzo pattuito: ipotesi a cui la seconda delle due nor-
me affianca quella di pagamenti non autorizzati.
Quest’ultimo caso coincide, de plano, con l’ambito di applicazione del-
l’art. 11 d.lgs. n. 11/10, sopra esaminato ( 157 ), ed è disciplinato in maniera
del tutto analoga (ricarica del dispositivo da parte dell’emittente e azione
di rivalsa di quest’ultimo nei confronti del fornitore ( 158 )). Generalmente –

( 150 ) Come spesso, peraltro, avviene anche nell’ambito dei negozi rientranti nell’ambito
di applicazione dell’art. 12 d.lgs. n. 11/10. E v. supra, par. 8. Sulle clausole di riaddebito
(chargeback) legale e convenzionale si veda, come detto, Farace, op. cit., p. 10 ss.
( 151 ) Essendo fra l’altro pressoché certo che, nei contratti a distanza, il fornitore non ab-
bia la possibilità di sapere dell’utilizzo indebito dello strumento di pagamento sottratto al
titolare.
( 152 ) Sia pure a favore del soggetto che ha utilizzato indebitamente il dispositivo e che,
in tal modo, si è illegittimamente appropriato di ME altrui e la ha illegittimamente spesa.
( 153 ) Disposizioni la cui derogabilità è posta in discussione da Farace, op. cit., p. 10 (a
parere del quale sarebbe, peraltro, certamente nulla una clausola con la quale il titolare
della carta si obbligasse, a priori, a non richiedere il riaccredito all’istituto di emissione o
addirittura a non disconoscere alcun pagamento).
( 154 ) Si è già evidenziato che sia l’art. 62, sia l’art. 67 quaterdecies disciplinano contratti
stipulati fra professionisti e consumatori, quando invece il pagatore di cui al d.lgs. n. 11/10
può essere anche un soggetto diverso da un consumatore.
( 155 ) In effetti, mentre il rischio di furto del denaro contante è naturalmente a carico del
proprietario, il rischio di “furto della ME” viene posto, dalla normativa in esame, a carico
del rivenditore.
( 156 ) Oltre che mediante altri mezzi di pagamento ricadenti nell’ambito di applicazione
degli artt. 62 e 67 quaterdecies sopra esaminati.
( 157 ) E v. supra, parr. 9 e 10.
( 158 ) Né l’art. 62, né l’art. 67 quaterdecies pongono a carico del detentore del dispositivo,
che intenda ottenere il rimborso, l’onere di denunciare il pagamento non autorizzato entro
i termini previsti dal contratto, secondo quanto è stabilito dall’art. 9 d.lgs. n. 11/10 (e v.
supra, parr. 9 e 10). E, alla luce dell’art. 46, comma 3o (a norma del quale “Le disposizioni
delle sezioni da I a IV del presente capo non impediscono ai professionisti di offrire ai con-
sumatori condizioni contrattuali più favorevoli rispetto alla tutela prevista da tali disposi-
zioni”), è dubbio che il negozio di emissione possa contenere una previsione di tale tenore
(meno favorevole, per il consumatore, rispetto a quella dettata dall’art. 62). Quanto al-

NLCC 5-2014
1084 Saggi e approfondimenti

come anticipato – si tratterà di malfunzionamenti del sistema informatico


che comportino l’addebito, a carico del consumatore, di una somma mai
spesa, ovvero la duplicazione del pagamento oggetto di autorizzazione.
In quest’ultima ipotesi, invero, sarà al contempo configurabile un paga-
mento eccedente il prezzo pattuito; fattispecie che peraltro può ricorrere,
perlomeno in astratto, anche in presenza di un’autorizzazione accordata
dal titolare del dispositivo per errore. Ove ricorra tale situazione, tuttavia,
pare corretto ritenere che il consumatore possa agire unicamente nei con-
fronti del fornitore, trattandosi pur sempre di pagamenti autorizzati ( 159 ),
Circolazione della
per i quali l’applicazione della disciplina dettata dagli artt. 62 e 67 quater-
moneta elettronica decies parrebbe priva di ragionevole giustificazione. Si noti, del resto, co-
e rischi
me la disposizione da ultimo citata, nel riproporre, ai commi terzo e se-
guenti, norme tendenzialmente coincidenti con l’art. 10 d.lgs. n.
11/10 ( 160 ), dimostri di attribuire rilievo alla mancata autorizzazione del

l’onere probatorio, mentre il previgente art. 56 (riportato supra, nt. 133) prevedeva che
fosse il consumatore a dover dimostrare l’eccedenza del pagamento rispetto al prezzo pat-
tuito, secondo quanto previsto (pur con le precisazioni di cui al comma 3o: e v. infra) dal-
l’art. 67 quaterdecies (e v. ABF Napoli 7 luglio 2010, n. 687), l’art. 62, sul punto, presenta
un tenore letterale completamente neutro. Pare comunque corretto ritenere che il consu-
matore, una volta dedotta l’eccedenza del pagamento rispetto al prezzo pattuito, debba
anche fornirne la dimostrazione, o perlomeno un principio di prova (ad esempio, median-
te esibizione dell’estratto conto della propria carta di pagamento e dello scontrino rilascia-
togli dal negoziante).
( 159 ) Alla stessa conclusione pare di dover pervenire nelle ipotesi – non disciplinate nep-
pure dal d.lgs. n. 11/10 – in cui la fattispecie descritta nel testo ricorra con riferimento a
pagamenti esulanti dall’ambito di applicazione degli artt. 62 e 67 quaterdecies.
( 160 ) Su cui v. supra, par. 10. Così come previsto dall’art. 10 d.lgs. n. 11/10, anche l’art.
67 quaterdecies pone a carico dell’emittente l’onere di provare che l’operazione è stata au-
torizzata; precisamente, come si è visto, il disposto di quest’ultima norma si riferisce ad
un’operazione “autorizzata, accuratamente registrata e contabilizzata”, mentre l’art. 10
utilizza l’espressione “autenticata, correttamente registrata e contabilizzata”. L’art. 67 qua-
terdecies, del resto, fa salva la disciplina dettata dal d.lgs. 82/05 “sul valore probatorio del-
la firma elettronica e dei documenti elettronici”: disciplina che, ove applicabile, può venire
perlomeno astrattamente in rilievo anche con riferimento ad operazioni esulanti dall’ambi-
to di applicazione dell’art. 67 quaterdecies, potendo consentire alle parti di affermare o di
negare il carattere autorizzato del pagamento sulla base delle regole ivi previste. L’ult.
comma dell’art. 67 quaterdecies, poi, richiama, per i contratti a distanza, l’art. 146 t.u.b., in
merito alle condizioni di sicurezza che il fornitore deve adottare, in particolare per garan-
tire l’“integrità”, l’“autenticità” e la “tracciabilità” delle operazioni medesime. Detto arti-
colo, in relazione alla sorveglianza della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti (finalizza-
ta a garantirne il “regolare funzionamento”, l’“affidabilità”, l’“efficienza” e la “tutela degli
utenti”), stabilisce che l’autorità di vigilanza può esercitare l’ampia serie di prerogative in-
dividuate dal comma 2o “nei confronti dei soggetti che emettono o gestiscono strumenti di
pagamento, prestano servizi di pagamento, gestiscono sistemi di scambio, di compensazio-
ne e di regolamento o gestiscono infrastrutture strumentali tecnologiche o di rete” (e v.,
del resto, gli artt. 30 e 31 d.lgs. n. 11/10). Dal tenore di tali disposizioni pare discendere
che, qualora il fornitore (e ancor prima, parrebbe, l’emittente) si sia conformato alla nor-
mativa di Banca Italia in materia di “condizioni di sicurezza” dei dispositivi utilizzati,
l’onere (incombente sull’emittente) di provare l’autorizzazione possa senz’altro essere as-
solto, perlomeno dal punto di vista astratto. Dubbio, invece, che possa esserlo (perlomeno
in concreto) ove dette condizioni di sicurezza non siano state rispettate, non essendo in tal
caso agevole, per l’emittente, fornire dimostrazione che l’operazione di pagamento è stata
“autorizzata, accuratamente registrata e contabilizzata”. Si è già sottolineato, del resto (e v.

NLCC 5-2014
Saggi e approfondimenti 1085

pagamento, quale condizione necessaria perché l’emittente sia chiamato a


rimborsare il relativo importo al titolare delle moneta, avallando, dunque,
la conclusione per cui, a fronte di pagamenti autorizzati, l’emittente non si
veda accollato alcun rischio e la restituzione dell’eccedenza, rispetto al
prezzo pattuito, debba venire richiesta direttamente dal consumatore al
fornitore ( 161 ).

12. – Esaurita l’analisi delle principali disposizioni dettate, in tema di ri-


schi connessi all’utilizzo della moneta elettronica, dal d.lgs. n. 11/10 e dal
codice del consumo, pare opportuno accennare ad un’ultima problemati- Circolazione della
ca che, nella prassi, si è posta all’attenzione degli operatori: l’ipotesi di pa- moneta elettronica
gamento eccedente l’importo memorizzato sul dispositivo ( 162 ). e rischi

In tali casi, il circuito informatico a cui aderiscono gli operatori dovreb-


be, ovviamente, bloccare l’operazione, segnalando che il valore monetario
memorizzato sulla carta non è sufficiente per procedere alla transazio-
ne ( 163 ).
Quid iuris, tuttavia, nell’eventualità in cui ciò non accada e il pagamento
risulti andato a buon fine?
Dal punto di vista civilistico, si tratta di una cessione di credito parzial-
mente inesistente; ne dovrebbe conseguire la possibilità, per l’emittente-
debitore ceduto che non intenda far credito al pagatore-cedente ( 164 ), di
sottrarsi al pagamento a favore (della banca) del cessionario, che dunque, per
la quota non incassata ( 165 ), potrebbe agire nei confronti del pagatore ( 166 ).

supra, par. 10), che quando il titolare del dispositivo neghi di aver autorizzato un’operazio-
ne di pagamento, l’art. 10, comma 2o, d.lgs. n. 11/10 esclude che la mera registrazione pos-
sa valere a dimostrare, sempre e comunque, l’utilizzo autorizzato dello strumento di paga-
mento; e ciò pur non potendosi escludere che, valutate le circostanze del caso concreto, si
possa pervenire a tale conclusione. Analoghe considerazioni sembra di poter svolgere, mu-
tatis mutandis, con riferimento all’ultima parte dell’art. 67 quaterdecies, comma 3o, a nor-
ma del quale “L’uso dello strumento di pagamento non comporta necessariamente che il
pagamento sia stato autorizzato”.
( 161 ) E v. quanto già rilevato in precedenza, al par. 10.
( 162 ) L’ipotesi si differenzia da quella considerata in precedenza, al par. 5, laddove si è
trattato della memorizzazione, sul dispositivo, di un importo maggiore di quello ricevuto
dall’emittente all’atto del perfezionamento del negozio di emissione; nel caso ora conside-
rato, infatti, la discrasia riguarda il valore monetario memorizzato sul dispositivo e il valore
monetario trasferito dal pagatore al beneficiario.
( 163 ) Questo, in effetti, ciò che generalmente accade; in tali situazioni, ove il pagamento
sia effettuato mediante carta, dal dispositivo del beneficiario del pagamento risulta la se-
gnalazione “importo non sufficiente”, ovvero “transazione non eseguibile”, o espressioni
analoghe.
( 164 ) La libertà, per l’emittente, di pagare (la banca de) il beneficiario per un importo
superiore a quello memorizzato sul dispositivo è, ovviamente, fuori discussione, perlome-
no quando la ME sia stata emessa da una banca (per sua natura, deputata all’esercizio del
credito).
( 165 ) Che si può immaginare gli sia stata inizialmente accreditata sul conto (al momento
in cui ha ricevuto il pagamento) e che, a seguire (una volta che la banca del beneficiario si
sia visto negare il rimborso da parte dell’emittente), gli sia stata riaddebitata.
( 166 ) Quanto all’azione esperibile nei confronti del pagatore da parte del beneficiario,
quest’ultimo potrebbe far valere la garanzia del nomen verum, ovvero azionare il credito
da fornitura di beni o servizi, per la parte rimasta inadempiuta. Tale seconda opzione sa-
rebbe praticabile solo a patto di ritenere che la cessione del credito operata al momento

NLCC 5-2014
1086 Saggi e approfondimenti

In realtà, pare più convincente ritenere che, qualora il circuito informa-


tico accetti il pagamento, ingenerando nel beneficiario il ragionevole affi-
damento che l’operazione sia andata a buon fine, i diritti di quest’ultimo
rimangano salvi.
Tale soluzione risulta più coerente con la natura di “sostituto elettronico
delle monete e delle banconote” che – come si è visto – viene riconosciuta
alla moneta elettronica dalla dir. 2009/110/CE ( 167 ); ha inoltre il pregio di
addossare all’emittente e, più in generale, ai prestatori di servizi di paga-
mento il rischio di un malfunzionamento del sistema informatico di cui gli
Circolazione della
stessi si avvalgono per la circolazione della ME ( 168 ).
moneta elettronica In effetti, pare sostenibile che, nel momento in cui il circuito accetti il
e rischi
pagamento per l’intero importo accreditato a favore del beneficiario, ciò
comporti il riconoscimento, da parte dell’emittente, della sua qualità di
debitore della predetta somma, perlomeno nei rapporti con il soggetto
che ha ricevuto il pagamento ( 169 ); potendo l’emittente far valere l’inesi-

del trasferimento di ME non abbia efficacia liberatoria, secondo quanto invece appare cor-
retto (e v. Guerrieri, op. cit., p. 786, nt. 157, p. 791 e p. 792, nt. 176, ove si è espressa la
tesi secondo cui il pagamento mediante ME non è riportabile, perlomeno di regola, al mo-
dello della datio in solutum – o meglio, della cessio solutionis causa – sì che, una volta ac-
cettata la moneta elettronica, il beneficiario non avrà mai la possibilità di richiedere un
nuovo pagamento al debitore, perlomeno sulla base del rapporto che ha dato origine al pa-
gamento stesso, essendo salvo nei propri diritti verso l’emittente, perlomeno nei termini
precisati di seguito, nel testo). La generale problematica relativa all’individuazione del mo-
mento in cui i pagamenti non in contanti, eseguiti ai sensi del d.lgs. n. 11/10, assumono ef-
ficacia liberatoria è sintetizzata da Salamone, op. cit., p. 879 ss., ove ulteriori riferimenti.
( 167 ) Cfr., in particolare, il 13o considerando.
( 168 ) E v., del resto, l’art. 10, comma 1o, d.lgs. n. 11/10 (su cui supra, par. 10), che – sia
pure ad altri fini – dimostra come il rischio “del malfunzionamento delle procedure neces-
sarie per la (...) esecuzione” dell’operazione di pagamento sia a carico dell’emittente. Cfr.,
inoltre, Maffeis, op. cit., p. 1280, che – lo si è già ricordato – con riferimento all’art. 12
d.lgs. n. 11/10 evidenzia come sia a carico della banca il “rischio da ignoto tecnologico”.
V., infine, le Disposizioni di Banca Italia del 5 luglio 2011, di “Attuazione del titolo II del
Decreto legislativo n. 11 del 27 gennaio 2010 relativo ai servizi di pagamento (Diritti ed
obblighi delle parti)”, ove a p. 31 si legge quanto segue: “Avuto riguardo agli obiettivi di
regolare funzionamento del sistema dei pagamenti nonché di tutela della fiducia degli uti-
lizzatori nel ricorso ai servizi compresi nell’ambito di applicazione del Decreto, i prestatori
di servizi di pagamento assicurano che le soluzioni tecniche adottate per l’esercizio dell’at-
tività siano presidiate gestendo i rischi associati alle tecnologie utilizzate, tra i quali: mal-
funzionamenti nei sistemi e nei processi informatizzati interni; difetti delle procedure sof-
tware e dei sistemi operativi; guasti dei componenti hardware; limitata capacità dei sistemi
di elaborazione e trasmissione; vulnerabilità delle reti di telecomunicazione; debolezza del
sistema dei controlli e delle misure di sicurezza; sabotaggi; attacchi da parte di soggetti
esterni; tentativi di frode”. Le medesime Disposizioni, di seguito, richiamano “la normati-
va di Vigilanza emanata in materia di controlli interni e impongono ai prestatori di servizi
di pagamento” “(...) di identificare, valutare, misurare, monitorare e mitigare le minacce di
natura tecnologica” e di definire, fra l’altro, “un adeguato insieme di presidi di sicurezza
logica e fisica per i sistemi informativi”.
( 169 ) L’interpretazione fornita nel testo pare sostenibile a prescindere dalla circostanza
che il contratto (di emissione) stipulato fra emittente e titolare del dispositivo e/o la con-
venzione (generalmente finalizzata sia all’emissione, sia all’accettazione di ME: e v. Guer-
rieri, op. cit., pp. 790, nt. 170, e pp. 792-793) stipulata fra il beneficiario e il proprio pre-
statore di servizi di pagamento contengano previsioni in grado di confermare – come pure
è possibile – la ricostruzione proposta in questa sede.

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Saggi e approfondimenti 1087

stenza del credito da ME, ceduto al beneficiario da parte del pagatore,


unicamente nei rapporti con quest’ultimo ( 170 ).
Non sempre, peraltro, l’accettazione, ad opera del circuito, di un paga-
mento di importo superiore alla ME effettivamente nella disponibilità del
titolare sarà frutto di un malfunzionamento del sistema informatico; si
può ipotizzare, infatti, che il sistema subisca un attacco ad opera di “falsa-
ri” di moneta elettronica, intenzionati a far risultare esistente una quantità
di ME maggiore di quella realmente spendibile.
Come ovvio, se la falsificazione è opera del titolare del dispositivo, nulla
quaestio: l’emittente, una volta pagata la banca del beneficiario, avrà dirit- Circolazione della
to a rivalersi nei confronti del proprio cliente, oltre che sulla base dei prin- moneta elettronica
cipi generali sopra illustrati, anche facendone valere la responsabilità, per e rischi

violazione della disciplina legale e contrattuale o, comunque, per violazio-


ne del principio del naeminem laedere.
Se, d’altra parte, la violazione è opera di un terzo, o addirittura dello
stesso beneficiario, l’emittente potrà scegliere se agire verso il proprio
cliente, che ha indebitamente, se non addirittura dolosamente o colposa-
mente, beneficiato della truffa, o se rivalersi nei confronti dell’autore del-
l’illecito.

( 170 ) L’emittente, in tal caso, avrà infatti pagato il fornitore di beni e servizi, beneficiario
del pagamento (rectius, la sua banca), senza alcuna giustificazione causale; avrà dunque
azione nei confronti del pagatore per un importo pari alla ME che questi ha speso, ma che
è risultata inesistente. Rimane ferma la possibilità di ipotizzare l’esperibilità di un’azione di
danni dell’emittente nei confronti del gestore del circuito informatico e – perlomeno nei
casi in cui il POS sia stato fornito, e debba essere oggetto di manutenzione, da parte della
banca del beneficiario – nei confronti di quest’ultima (il problema pare estraneo alla pre-
visione di cui all’art. 25, che pure disciplina i rapporti fra il prestatore di servizi di paga-
mento del pagatore e quello del beneficiario per l’ipotesi di “Mancata o inesatta esecuzio-
ne” degli ordini di pagamento). Sulle problematiche trattate nel testo (fra cui l’eventuale
responsabilità dell’impresa di gestione dei dati informatici e della centrale di clearing), v.,
fra gli altri, D’Arcangeli, op. cit., p. 929, che fa salvo quanto disposto dall’art. 28 d.lgs. n.
11/10 (ove, come ricordato, è sancita l’esclusione delle responsabilità di cui agli artt. 5-27
di detto decreto per le ipotesi di caso fortuito, forza maggiore e di ottemperanza, da parte
del prestatore di servizi di pagamento, a “vincoli derivanti da altri obblighi di legge”) e
che, peraltro, quanto alla dovuta manutenzione del POS da parte dell’emittente, ricorda le
pronunce di ABF Napoli 18 aprile 2013, n. 2055 e di ABF Milano 27 marzo 2013, n.
1636.Con riferimento al servizio Bancomat, un problema analogo a quello trattato nel te-
sto si è posto per l’ipotesi di prelievo, presso l’ATM (Automatic Taller Machine) di una
banca diversa dall’emittente, di una somma superiore a quella che è nella disponibilità del
titolare del dispositivo. In tal caso, è opinione dominante che il rischio ricada sulla banca
emittente, e non su quella che ha a messo a disposizione il contante: e v. D’Arcangeli, op.
cit., p. 921, ove ulteriori riferimenti (in particolare, a Silvetti, in Calanda Buonaura,
Perassi e Silvetti, La banca: l’impresa e i contratti, Padova, 2001, p. 653).

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