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Il morbo di Alzheimer

Definizione
Malattia neurologica progressiva irreversibile che comincia in modo insidioso ed è
caratterizzata dalla perdita delle funzioni cognitive, disturbi del comportamento e degli affetti.
È un processo degenerativo che distrugge le cellule cerebrali in modo lento e progressivo. Il
primo sintomo è il disturbo di memoria, esistono forme di esordio precoce (45-60 anni) e
tardivo. La diagnosi in vita è sempre di “probabilità” ed esiste margine di errore, la diagnosi
certa si fa solo con autopsia.

10 campanelli d’allarme
- difficoltà a ricordare nuove informazioni
- difficoltà a pianificare e attenersi alla pianificazione
- difficoltà a svolgere normali attività di ogni giorno
- difficoltà di orientamento spazio-temporale
- difficoltà a valutare relazioni spaziali
- difficoltà di linguaggio
- difficoltà a trovare oggetti in casa
- difficoltà a gestire i soldi
- cambiamenti comportamentali
- isolamento sociale

Sintomi cognitivi
- Amnesia: perdita di memoria
- Anomia: riconosce gli oggetti ma non ricorda il nome
- Afasia: incapacità di esprimersi
- Agnosia: non riconosce oggetti noti
- Aprassia: incapacità di compiere gesti coordinati
- Disorientamento spazio temporale
Sintomi psico-comportamentali
- ansia - depressione -agitazione
- aggressività - vagabondaggio - allucinazioni
- alterazione dei ritmi circadiani

Fattori di rischio
- età avanzata >65
- deficit simultaneo di aree cognitive multiple
- storia familiare
- demenza dovuta a trauma cranico
- fattori vascolari
- fattori ambientali

Teorie ufficiali in voga


Si crede che i deficit cognitivi dell’Alzheimer siano associati alla presenza nel cervello di
alterazioni anatomo-patologiche costituite da due formule di natura proteica:

1. Placche di proteine beta-amiloide (Bap).


La deposizione della proteina beta-amiloide sulla membrana del neurone innesca un
processo infiammatorio con arrivo di macrofagi e neutrofili che danneggiano
irreversibilmente il neurone. Non si sa il motivo per cui le beta-amiloidi uccidano il neurone e
non si sa se queste placche siano responsabili della degenerazione. La proteina beta-
amiloide si accumula in tutti i cervelli con l’invecchiamento ed è difficile stabilire a che livello
soglia l’accumulo sia patologico.

2. Grovigli neurofibrillari (accumolo di proteina Tau) che distruggono i neuroni.


L’accumulo di proteina Tau all’interno del neurone forma ammassi neurofibrillari che
danneggiano la connessione sinaptica. Inoltre la malattia è collegata ad una diminuzione
dell’acetilcolina fondamentale per la comunicazione tra neuroni e che incide sulla capacità di
memoria e altre facoltà intellettive. Particolarmente colpiti sono i neuroni colinergici: la
malattia impedisce ai neuroni di comunicare a causa della loro distruzione con conseguente
atrofia del cervello.

Altre teorie
-Infettiva
Alcuni virus della famiglia degli herpes possono provocare l’Alzheimer

-Diabete
Ad un soggetto diabetico manca sufficiente glucosio per far funzionare correttamente il
cervello oppure lo zucchero in eccesso provoca un danno vascolare che compromette
l’irrorazione dei neuroni.

-Radicali liberi
Atomi che contengono un elettrone spaiato e quindi sono debolmente legati e instabili. Si
ccomulano nel cervello e provocano un danno o un deficit.

-Infiammazione
Conseguenza di un’infiammazione cerebrale

-Vascolare
Piccoli ictus o occlusioni multiple di vasellini possono provocare demenza riducendo
l’apporto di ossigeno

Fasi

Prima fase
-problemi di linguaggio - eccessivi sbalzi di umore
- perdita orientamento - alterazioni della personalità
- incapacità di formulare pensieri astratti - amnesie di eventi precedenti

Seconda fase
- difficoltà a ricordare eventi passati - aprassia
- difficoltà nei ragionamenti logici - apatia e disinteresse
- comportamenti bizzarri - umore instabile
- totale perdita di orientamento e non riconosce i luoghi
Terza fase
- amnesia totale - difficoltà di linguaggio
- incapacità di camminare - difficoltà di deglutizione
- incapacità di riconoscere persone - incontinenza
- deliri allucinazioni - convulsioni

Diagnosi
Per diagnosticare l’Alzheimer sono necessarie l’anamnesi familiare, sanitaria e
farmacologica, ed esami obiettivi.
- Tac: rivela atrofia corticale
- Rmn: esclude alterazioni cognitive reversibili
- Eeg: evidenzia alterazioni dell’attività elettrica
- Livello vitamina B12: evidenzia deficit nutrizionale
- Emocromo completo
- Mini mental state examination: valutazione attività strumentali con una serie di domande

Trattamento
Non esiste cura, ma può essere modificato il decorso rallentando i sintomi
farmacologicamente.
Trattamento farmacologico:
Bisogna ripristinare i livelli fisiologici di acetilcolina, ma dal momento che quella esogena non
può oltrepassare la barriera ematoencefalica, si utilizzano gli inibitori della colinesterasi, in
modo che l’acetilcolina non venga scissa e possa essere ricaptata.
Gli inibitori della colinesterasi non curano ma:
- provocano un temporaneo miglioramento e un rallentamento del declino delle funzioni
cognitive
- migliorano i sintomi psico-comportamentali
- mantengono stabili i livelli di acetilcolina ma non arrestano la distruzione delle cellule
- migliorano i sintomi cognitivi (memoria, attenzione) e comportamentali (apatia, agitazione,
allucinazioni)
Alcuni pazienti non rispondono al trattamento, e più la malattia peggiora e più diminuisce
l’effetto del farmaco.
Farmaci in commercio: Effetti collaterali:
- Donepezil - gastrointestinali(nausea, vomito, diarrea)
- Rivastigmina - cardiaci (bradicardia)
- Galantamina - respiratori (broncospasmo)
- cefalea, vertigini
Gli effetti collaterali sono più alti più è alta la dose, i farmaci vanno assunti a stomaco pieno.

Prevenzione
Teoria della riserva cognitiva
Chi si impegna in attività intellettuali (lettura, cruciverba, suonare) mostra una diminuzione
del rischio di sviluppare l’Alzheimer. Nella teoria si afferma che alcune esperienze di vita
forniscono alla persona una riserva cognitiva che ritarda l’insorgenza della demenza.

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