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INTRO
L’agronomia è lo studio dei fattori che condizionano la crescita delle piante e delle
tecniche che possono regolarla in modo da ottimizzare la produzione nel rispetto
dell’ambiente, al fine di soddisfare gli obbiettivi imprenditoriali che sono quelli di
ottenere una buona quantità di prodotto e di una certa qualità. Oggi sono diffusi
metodi colturali alternativi ai classici come agricoltura sostenibile, eco-compatibile e
multifunzionale: l’agricoltura non esaurisce il suo ruolo nella produzione di genere
alimentare, ma svolge una serie di altre funzioni (ambientali, paesaggistiche,
ricreative, culturali) fondamentali per l’equilibrio sociale, economico e ambientale.
● Germinazione
● Emergenza
● Accestimento
● Accrescimento
Una seconda fase RIPRODUTTIVA divisa in:
SUOLO
È lo strato superficiale detritico in cui le piante possono espandere il loro apparato
radicale traendone nutrimento e supporto meccanico. È la sede di attività
biologiche, processi chimici e fisici che permettono la vita vegetale e non solo.
Infatti, il suolo è l’habitat di un elevatissimo numero di organismi, soprattutto nei
primi centimetri. Il terreno non è solo un semplice ammasso di detriti minerali e
organici provenienti dalla roccia madre e resti di organismi, ma può essere visto
come un corpo naturale, che possiede una struttura che gli permette di ospitare la
vita vegetale. Il terreno ha 2 funzioni fondamentali:
L’insieme dei processi che portano alla sua formazione sono detti PEDOGENETICI ed
è caratterizzata da azioni di lunga durata che possono essere:
La fase solida deriva dalla roccia madre e può essere più o meno trasformata. È
composta da:
● Quarzo
● Limo (-)
● Ossidi/idrossidi (+) (Si-Fe-Al)
● Carbonati (Ca-Mg)
● Sostanza organica
● Argilla
L’argilla è composta da silicati idrati di alluminio con una struttura lamellare che può
essere di due tipi: il tipo 2:1 (silicio-alluminio-silicio) ha spazi interlamellari ampi e
espandibili, mentre il tipo 1:1 (silicio-alluminio) ha spazi interlamellari stretti.
La sostanza organica gioca un ruolo fondamentale nel suolo. Ne fanno parte radici,
residui di piante, animali, microrganismi e sostanze sintetizzate da questi ultimi.
Questo materiale, in condizioni adatte, va incontro ad un processo detto di
umificazione, ovvero una serie di reazioni biologiche che trasformano e stabilizzano
la sostanza organica (pool) in humus. L’humus è fondamentale per la sua azione di
cemento organico e per la capacità di mineralizzare alcuni elementi e renderli
disponibili per le piante. Le sue caratteristiche sono:
● Carica negativa.
● Elevata capacità di scambio.
● Elevata capacità di idratazione.
● Colloide ad elevata superficie.
L’humus è formato principalmente da residui di lignina, cellulosa e pectine, una
piccola frazione idrosolubile (amminoacidi, zuccheri), acidi umici, acidi fulvici e
umina. Il rapporto C/N, indica il rapporto tra la quantità di carbonio e quella
di azoto presente in una sostanza. Tale rapporto è importante perché fornisce
un'indicazione sulla disponibilità dell'azoto, che è uno dei tre macro-elementi
fondamentali per la vita delle piante. Il rapporto c/n dell’humus è circa 10.
- Inconsistente < 5%
- Sensibile tra 5 e 20 %
• Calpestio.
• Deflocculazione argille.
• Organismi terricoli.
• Pacciamatura.
Lo stato di tempera è la condizione ideale del terreno per le lavorazioni, con il giusto
quantitativo di acqua al suo interno così da ottimizzare lee forze di coesione (forze
che uniscono le particelle di terreno) e le forze di adesione (forze che uniscono le
particelle agli organi lavoranti.
L’agricoltore attribuisce grande importanza alla struttura del terreno, in quanto, essa
è in grado di influenzare sia la fertilità del suolo che la tecnica agronomica. I
meccanismi che portano alla formazione degli aggregati strutturali sono di varia
natura e dipendono da vari fattori: la proporzione fra le diverse porzioni
granulometriche, la natura chimica delle particelle elementari, gli interventi
antropici e climatici.
TERRENI SABBIOSI
Il terreno si dice sabbioso, solo se la sabbia supera il 60% in peso della terra fine del
suolo. Sono caratterizzati da una bassa capacità di scambio (povertà chimica), in
particolar modo l’azoto viene trasportato in profondità dalle acque di percolazione,
e da una bassa capacità di trattenere l’acqua, ma sono facilmente penetrabili dalle
radici. Possono essere lavorati in ogni periodo perché risentono poco degli effetti
delle lavorazioni, per questa caratteristica vengono anche chiamati terreni leggeri, e
degli apporti di materia organica.
TERRENI ARGILLOSI
TERRENI LIMOSI
Un’altra caratteristica dei terreni è il colore che può dirci qualcosa sulla sua
composizione:
- Bruno – presenza di sostanza organica.
pH
AZOTO
L’azoto è fondamentale per le piante in quanto esercita un’azione molto forte di
stimolazione della crescita. Quindi è direttamente collegato ad un buono sviluppo
dell’apparato radicale, ad un colore verde intenso delle foglie, e, in genere, ad una
crescita veloce. È presente in percentuali del 5/6% nella biomassa secca di piante
giovani ed è un costituente di proteine, acidi nucleici, enzimi e clorofilla. Un eccesso
di azoto porta al rallentamento della crescita, ad un eccessivo lussureggiamento e,
quindi, una elevata evapotraspirazione e una minore resistenza alle avversità.
L’azoto può essere minerale (ammoniacale e nitrico) e organico. Nella sua forma
ammoniacale è solubile in H2O, facilmente trattenibile dal suolo e parzialmente
assorbito dalle piante. Si ossida in azoto nitrico che non è trattenuto dal terreno,
facilmente lisciviabile ma facilmente assorbito dalle piante. L’azoto organico, invece,
è una vera e propria riserva in quanto col tempo e le giuste condizioni ambientali si
trasforma in azoto minerale. Viene apportato da:
● Pioggia e irrigazioni.
● Concimi e fertilizzanti.
● Mineralizzazione e fissazione biologica.
Viene sottratto da:
● Lisciviazione.
● Asportazioni di biomassa.
● Denitrificazione.
● Volatilizzazione di NH3.
Avendo una elevata mobilità, sono fondamentali gli interventi di lavorazione che si
attuano. Inoltre, bisogna tener conto del fattore ambientale in quanto l’azoto
lisciviato che finisce nelle falde le inquina rendendole non potabili. In base al
contenuto di azoto i terreni agrari possono essere classificati:
Il fosforo è alla base degli scambi energetici nelle cellule (ATP-ADP) e della
fotosintesi (acido fosfoglicerico). È un costituente degli acidi nucleici e di sostanze di
riserva. È molto importante nelle prime fasi di sviluppo della pianta e favorisce
l’accrescimento radicale, oltre ad essere un fattore di precocità. Si trova nel terreno
sotto forma di fosforo solubile e fosforo assimilabile. Quest’ultimo, in ioni fosforici,
è assimilato in genere dalle piante in quanto fissato labilmente. Il fosforo precipitato
non è utilizzabile dalle piante, quello organico rappresenta una riserva e quello
inerte è un costituente della roccia madre. Sia per il contenuto di fosforo totale che
per quello assimilabile, il terreno può essere classificato come:
- Ridotto
- Medio-ridotto
- Media
- Elevato
- Molto elevato
Una quantità di fosforo viene immobilizzata e non resa disponibile per le piante.
Il fenomeno del fosforo retrogradato dipende dal ph del suolo
POTASSIO
Il potassio è circa l’1% del peso di una pianta ma è fondamentale per gli scambi tra
le membrane semipermeabili, la regolazione del pH delle cellule, l’aumento della
turgescenza e l’accumulo di sostanze di riserva. La frazione minerale è prevalente e
si presenta in quattro forme:
Calcio
Ha un ruolo principalmente fisico nel terreno poiché gli ioni calcio aumentano la
flocculazione, viene sottratto dalle asportazioni e dalla lisciviazione, mentre e fornito
al terreno attraverso concimi organici e concimi minerali contenenti calcio legato al
fosforo e all’azoto.
Zolfo
Si può trovare nel terreno sia sotto forma minerale che organica. Nei terreni coltivali
la forma minerale è rappresentata da solfati. La quantità di zolfo presente nel
terreno sotto forma organica è quasi sempre prevalente su quella minerale. Vari
interventi agronomici possono comportare un arricchimento di S nel terreno, tra
questi troviamo:
- concimazioni organiche
- concimazioni chimiche
- trattamenti antiparassitari
Viceversa, il terreno perde zolfo per opera di colture come leguminose e attraverso
dilavamenti, erosioni e volatilizzazione.
È più frequente nei climi aridi in quanto, in quelli umidi, viene dilavato dalle piogge.
Una quantità eccessiva di calcare causa suoli alcalini (8-8.4).
Per soluzione circolante si intende la fase liquida del terreno formata dall’acqua e
dalle sostanze in essa disciolte. La composizione e la concentrazione sono due
caratteristiche importanti della soluzione circolante perché da esse dipende la
nutrizione delle piante. La capacità di fissare labilmente ioni del terreno è
fondamentale in quanto determina una soluzione circolante sempre ricca di
elementi per le piante. La soluzione circolante è influenzata da vari fattori quindi
sarebbe soggetta ad oscillazioni molto più forti di quelle riscontrate in realtà, se la
fase solida non fosse dotata di una proprietà importantissima, la capacità di
scambio ionico, fenomeno che avviene continuamente tra fase solida e liquida
attraverso i processi di adsorbimento (passaggio dalla fase liquida alla fase solida) e
desorbimento (passaggio dalla fase solida alla fase liquida). La capacità del terreno
di fissare determinati ioni, prende il nome di potere adsorbente. Il potere
adsorbente, per i cationi, viene calcolato dalla capacità di scambio cationica e si
misura in milliequivalenti per 100 grammi di suolo (indice di fertilità). La CSC nel
terreno può essere classificata come:
- ridotta < 5
- medio-ridotta tra 6-11
- media tra 12-20
- elevata >20
Da questo è possibile distinguere:
La presenza di sali solubili nel suolo (salinità) come carbonato di sodio, carbonato di
magnesio, cloruro di sodio, solfato di calcio ecc. è un valore fondamentale da tenere
sotto controllo in quanto una eccessiva salinità determina la difficoltà delle radici di
assorbire acqua e nutrienti dal suolo, un pH elevato e presenza di sostanze tossiche
per le piante. La classificazione dei terreni salini, basata sul loro contenuto totale di
Sali solubili è:
BIOMASSA
● Batteri
- Anaerobici - fermentazione degli zuccheri, putrefazione sostanze
proteiche, denitrificazione.
- Aerobici - proteolitici, cellulosolitici, lipolitici, denitrificanti.
● Attinomiceti
● Funghi
● Alghe
Il terreno è sede di una complessa attività biotica che coinvolge le trasformazioni
della sostanza organica, i principali elementi nutritivi e alcune proprietà fisiche e
chimiche. I microrganismi interessati sono di varia natura e il loro numero cambia in
funzione della temperatura, umidità, e della profondità. Generalmente invece che al
numero di microorganismi si fa riferimento al loro peso complessivo o biomassa
microbica.
Fauna terricola
La fauna terricola sostiene un ruolo importante nel terreno agrario, la sua attività si
manifesta sia sulla microflora che sul sistema terreno coltura. Fra gli animali
superiori incontriamo topi e arvicole che si nutrono a spese delle piante e scavano
gallerie rompendo gli apparati radicali. Questi danni interessano anche le talpe che
invece sarebbero utili perché si nutrono di insetti. I lombrichi rappresentano l’unico
gruppo di animali ai quali si attribuisce una costante azione positiva sulle proprietà
del terreno. Fra gli insetti si trovano numerose specie dannose che vivono nel
terreno e si nutrono a spese delle piante. I protozoi sono degli organismi unicellulari
che si trovano nel terreno e svolgono azione di degradazione e sintesi organica, sono
predatori e si nutrono di funghi, alghe e batteri. L’importanza della fauna risiede
nell’effetto stimolante che esercita sulla microflora:
- Essa sminuzza la materia organica rendendola più accessibile
- Gli animali esercitano un ruolo regolatore sulla microflora e contribuiscono
a determinare l’equilibrio batteri-funghi
Flora terricola
- Quello nutrizionale
- Quello per gruppi fisiologico
Gli attinomiceti invece sono microorganismi di tipo intermedio fra batteri e funghi.
La loro azione va considerata sotto 2 aspetti:
I funghi sono presenti in grandi quantità in tutti i terreni e svolgono un ruolo molto
vario, che va dal parassitismo alla degradazione dei residui organici. Molto diffusi
sono i generi: pythium, fusarium e tricoderma. Le alghe sono degli organismi uni o
pluricellulari presenti nel terreno in numero inferiore a funghi e batteri. Alcune
alghe possono fissare l’azoto atmosferico e contribuiscono a rendere più stabile la
struttura riducendo le perdite di acqua per evaporazione.
Nel ciclo del carbonio la microflora terricola interviene prima a livello di attacco
diretto verso tutti i residui organici esterni nel terreno, in seguito parte della
sostanza organica viene mineralizzata direttamente mentre l’altra viene avviata alla
sintesi dell’humus che verrà successivamente mineralizzato. Nel ciclo dell’azoto la
microflora interviene in alcuni processi, che si sovrappongono a quelli del ciclo del
carbonio, come ammonizzazione, nitrificazione, denitrificazione e fissazione
dell’azoto atmosferico.
- Presenza di CO2
- pH non superiore a 9 o non acido
- sufficiente aerazione del substrato
- temperatura elevata
la denitrificazione è un processo microbico che comporta la riduzione dei nitrati e
dei nitriti ad azoto elementare che si perdono allo stato gassoso, essa è dovuta a
batteri dei generi:
- achromobacter
- bacillus
- spirillum
il processo avviene in assenza di ossigeno, più frequentemente nei terreni asfittici e
mal drenati. Si tratta di un fenomeno negativo perché sottrae azoto alle colture. La
denitrificazione, tuttavia, può risultare utile all’ambiente quando riduce
l’inquinamento azotato delle acque. La fissazione dell’azoto atmosferico da parte
dei microrganismi terricoli permette la trasformazione dell’N2 atmosferico, non
utilizzabile delle piante, in sostanze proteiche di immediata utilizzazione.
Gli interventi dei microorganismi sull’ambiente ipogeo si esplicano anche nel ciclo
dello zolfo, nelle trasformazioni del fosforo, nelle trasformazioni del ferro, del
potassio e del manganese, sul pH e sulla struttura del terreno.
Piante infestanti
Controllo infestanti
La presenza delle infestanti influisce sia sulla quantità che sulla qualità del prodotto.
È buona norma applicare delle tecniche preventive al fine di evitare di combattere le
infestanti con la coltura in atto. Si può attuare l’avvicendamento di foraggere, le
cover crops, si deve stare attenti ad utilizzare letame maturo e sementi certificate
prive di infestanti, evitare lavorazioni che propagano la pianta infestante e attuare
una rotazione con lavorazioni che prevedono l’inversione degli strati.
Altre tecniche sono la falsa semina e la solarizzazione. La falsa semina consiste nel
preparare il letto di semina senza seminare, così che la pianta infestante germina e
può essere eliminata successivamente con un’erpicatura. La solarizzazione consiste
nel coprire in estate un terreno irrigato con un film di polietilene trasparente per 30-
40 giorni. L’alta temperatura fa sì che lo strato superiore di terreno sia devitalizzato
di una intera gamma di microrganismi e di semi infestanti.
Il glifosato è un erbicida non selettivo che blocca l’azione dell’EPSP sintasi nelle
piante. È probabilmente nocivo e inquinante, ma al momento, non è disponibile un
equivalente non nocivo.
L’acqua può essere presente all’interno del terreno in tutti e tre i suoi stati ma è
sulla fase liquida che dobbiamo soffermarci. Il suo potere solvente fa sì che nel suolo
non sia mai pura, bensì ricca di sostanze disciolte al suo interno (soluzione
circolante). Il contenuto d’acqua all’interno del suolo si può misurare in vari modi: i
metodi diretti, sono quello gravimetrico (peso terreno e acqua – peso terreno
secco) e quello volumetrico (contenuto in acqua in peso * massa volumica
apparente). I metodi indiretti sono la TDR, che misura la velocità della propagazione
di onde da un punto all’altro del terreno in base alla quantità d’acqua (precisa ma
costosa), e la FDR che misura la velocità di propagazione di segnali elettrici (meno
precisa per via della salinità ma più economica). La soluzione circolante è soggetta a
tutta una serie di forze che tendono a trattenerla in loco o a spostarla. Il terreno
trattiene l’acqua con forza crescente al diminuire della sua quantità. Quindi da parte
delle piante è necessario un lavoro per assorbire l’acqua, questo lavoro è detto
potenziale idrico e corrisponde al lavoro necessario per spostare una quantità
unitaria d’acqua da un punto in cui è, a uno stato standard di riferimento a una
condizione in cui il potenziale ha un certo valore. Il valore di riferimento è quello
dall’acqua libera a pressione atmosferica (in aria) e l’unità di misura è il Pascal. Le
forze a cui è sottoposta la soluzione circolante nel terreno sono quella
gravitazionale, quelle di adesione e coesione dell’acqua, e le forze dovute alla
pressione osmotica.
Quando abbiamo un terreno in cui micro e macro-pori sono saturi d’acqua abbiamo
un suolo alla capacità idrica massima (Ψ=0), dopo che la gravità ha allontanato
l’acqua gravitazionale, avremo un terreno in cui troviamo sia aria che acqua adesa
alle particelle solide, cioè un suolo alla capacità idrica di campo (Ψ=-33KPa).
Quando l’evaporazione e la suzione delle radici avranno sottratto l’acqua adesa alle
particelle solide, avremo un terreno in cui l’acqua è presente solo in minima parte
all’interno dei micro-pori e non accessibile alle radici perché con un potenziale
troppo alto, cioè un suolo al punto di appassimento (Ψ=-1000/2500 KPa). L’acqua
disponibile alle piante, dunque va dalla situazione di capacità idrica di campo al
punto di appassimento (l’acqua gravitazionale si allontana troppo velocemente) (-
1,5MPa per convenzione). Con la curva di ritenzione idrica è possibile visualizzare
l’andamento del potenziale idrico (matriciale) al diminuire dell’umidità in funzione
del tipo di granulometria. È facilmente visualizzabile anche l’acqua disponibile per la
coltura. L’acqua disponibile massima (ADM) per il volume di suolo considerato ci dà
la riserva idrica massima utilizzabile (RUm). La velocità con cui l’acqua si sposta tra
(1−2)
due punti nel terreno è data da Vs=Ks dove Vs è la velocità fra due punti, Ks è
d
la conducibilità idrica, delta Ψ è la differenza di potenziale e d è la distanza. La
conducibilità idrica è influenzata dalla granulometria e dalla quantità d’acqua gia
presente. Una bassa velocità di infiltrazione può causare ristagni e erosioni, una altà
velocità può determinare un eccessivo impiego di acqua irrigua.
AGROMETEOROLOGIA
Il clima è uno dei fattori che maggiormente influenza una coltura. Esso viene
definito come l’insieme dei fenomeni metereologici che caratterizzano lo stato
medio dell’atmosfera e le sue variazioni in un determinato punto geografico. Si può
distinguere un macroclima, riferito ad una zona ampia come una regione, e un
microclima riferito anche ad uno specifico appezzamento di terreno con
determinate caratteristiche climatiche. I fattori climatici più importanti sono: la
radiazione solare, temperatura, vento e idrometeore.
Radiazione solare
È energia sotto forma di onde elettromagnetiche che si propagano nel vuoto e con
diverse lunghezze d’onda. I raggi solari si differenziano in funzione della loro
lunghezza d’onda in tre principali gruppi:
Una carenza di luce porta a un ingiallimento delle foglie e caduta di quelle inferiori,
riduzione di ramificazioni, riduzione di fertilità e lignificazione. La scelta della varietà
è fondamentale in quanto possiamo avere piante sciafile, ovvero che soffrono per
una eccessiva esposizione alla luce, e piante eliofile che soffrono per una mancanza
di luce. Per un aumento della esposizione alla luce è importante la giacitura del
terreno, il sesto di impianto e gli interventi di potatura, mentre per una riduzione
dell’esposizione si può ricorrere a consociazioni o una rincalzatura per proteggere gli
organi ipogei dalla luce. In ambiente protetto il controllo della luce è molto più facile
controllare l’intensità luminosa con interventi di copertura (calce) o di illuminazione
(lampade). Il fotoperiodismo è il fenomeno di risposta delle piante alla luce, mentre
il fotoperiodo è la durata dell’esposizione luminosa in un giorno.
Temperatura
Vento
Il vento non è altro che una massa di aria in movimento che porta con sé umidità e
calore ed è la causa, quindi, dei diversi microclimi in aree anche molto piccole. Ha
molti effetti positivi come il rifornimento di CO2, la disseminazione di semi e polline,
e il ricambio di aria che previene il rischio di gelate. Ha anche effetti negativi come
l’aumento di evapotraspirazione, l’erosione del suolo nel caso si abbia una carenza
di struttura e di copertura vegetale. Determina anche una modifica o un arresto
della crescita (allettamento, rottura rami, caduta fusti), e può causare
l’appassimento rapido in caso di venti caldi come il favonio o lo scirocco. Può anche
essere causa di un aumento di salinità o un inquinamento in generale come nel caso
dell’effetto deriva dei fitofarmaci, di acque inquinate, o di metalli pesanti.
Una soluzione ai danni del vento sono le barriere frangivento che possono essere
vive (siepi, boschi ecc.) o morte (muri ecc.), le cui caratteristiche che determinano
l’efficacia sono altezza e densità. Le barriere funzionano a una distanza di circa 5
volte l’altezza. Le caratteristiche di una barriera viva devono essere:
● Sempreverde.
● A crescita rapida.
● Specie adatta all’ambiente pedoclimatico.
● Resistenti alle avversità sia biotiche che abiotiche.
● Ingombro ridotto.
● Apparato radicale sviluppato in profondità e non lateralmente.
Le siepi, oltre che proteggere dal vento, in un’ottica di agricoltura multifunzionale,
può avere più funzioni. Possono avere un uso officinale, essere un filtro contro
sostanze tossiche, essere una fonte di nettare per le api, essere un ecosistema per
molti animali, possono avere un controllo sui parassiti e avere una funzione
paesaggistica.
Idrometeore
Sono tutti i tipi di precipitazioni. Sono neve (coibentante naturale, riserva idrica),
grandine e brina (acqua condensata sotto gli 0 gradi, sempre dannose) la rugiada e,
ovviamente, la pioggia. La pioggia è la principale fonte di approvvigionamento
d’acqua e si forma quando il vapore acqueo condensa a causa di una riduzione di
temperatura. La pioggia caduta in un dato territorio si misura in mm annui (1mm
→10m^2 per ettaro).
L’acqua nelle piante (costituzionale) è presenta per il 5-15% nei semi e per il 95-85 %
negli altri organi, anche se l’acqua costituzionale è solo l’1% dell’acqua consumata
da una specie (fabbisogno idrico). La gran parte dell’acqua assorbita dalle piante è
utilizzata nei processi metabolici o semplicemente persa per traspirazione. Quindi
trascurando l’acqua costituzionale, possiamo dire che il fabbisogno idrico di una
coltura è dato dall’ET (evapotraspirazione mm/h). Abbiamo un’evapotraspirazione
di riferimento ovvero la quantità di acqua evapotraspirata da un terreno con una
coltura fitta, bassa, omogenea e in piena attività in un dato periodo di tempo con
disponibilità di acqua illimitata (ETo), mentre l’evapotraspirazione di una coltura
(ETc) è data dalla ETo per un dato coefficiente colturale Kc. Dato che non siamo
quasi mai in condizioni di disponibilità di acqua illimitata, avremo una
evapotraspirazione effettiva ETe data da ETc per un coefficiente Ks (coefficiente di
stress). Ovviamente, il fabbisogno di acqua varia a seconda della fase fenologica in
cui ci troviamo, ad esempio nelle graminacee la fase di levata-fioritura è quella in cui
è massimo il fabbisogno idrico. Per calcolare la quantità di acqua evapotraspirata da
una coltura ci sono metodi diretti che si basano sul peso del terreno prima e dopo il
consumo idrico (evaporimetro, lisimetro) e metodi indiretti che si basano su stime e
parametri climatici come radiazione e temperatura.
Umidità
LAVORAZIONI
Aratura
L’aratura è una delle più importanti lavorazioni preparatorie principali. Viene svolta
dall’aratro, uno strumento trainato formato da una lama verticale (coltello), una
orizzontale (vomere) e un versoio che rovescia la zolla. In alcuni casi si può avere
l’avanvomere che serve ad un migliore interramento della sostanza organica. Il
rovesciamento della zolla può avvenire a diverse angolazioni dai 20 ai 70 gradi a
seconda della funzione (<40 controllo infestanti >50 penetrazione acqua). Lo strato
di tempera si calcola dalle curve di coesione e plasticità che sono proporzionali al
contenuto d’acqua. Un effetto negativo dell’aratura è la formazione della suola di
lavorazione, ovvero uno strato impermeabile dovuto alla compressione dell’organo
lavorante. Si può evitare cambiando sempre la profondità di aratura, lavorando in
stato di tempera o con altre lavorazioni. Se siamo in terreni in pendio, quindi con
pericolo di ribaltamento e di erosione si effettua l’aratura o di traverso, cioè
seguendo le curve di livello (riduzione ruscellamento), o a rittochino seguendo, cioè,
le linee di massima pendenza (smaltimento dell’acqua). L’aratura in pianura può
essere a colmare (zolle verso il centro), a scolmare (zolle verso l’esterno) e alla pari
(zolle tutte in un verso-ritorno a vuoto). I problemi legati all’aratura sono:
Vangatura
Discissura
È l’operazione di taglio verticale della massa terrosa, con uno sgretolamento più o
meno marcato ma senza il rovesciamento della zolla. È più veloce, determina minor
consumo di energia e minor usura degli organi, rispetto all’aratura. Non si forma la
suola di lavorazione, non si altera l’attività microbica e non c’è trasporto di terreno
indesiderato verso la superficie. I contro sono la bassa capacità di interramento della
sostanza organica e l’assenza di controllo delle infestanti. Può essere anche una
lavorazione complementare all’aratura, per esempio con l’azione di rottura delle
zolle o delle cotiche erbose.
Fresatura
Estirpatura
È simile alla discissura ma con strumenti aventi bracci più o meno curvi e elastici e
riguarda uno strato più superficiale di suolo (25-30 cm). È ottima per il controllo
delle infestanti in quanto porta in superficie gli organi riproduttivi e li devitalizza.
Crea una porosità ottimale e necessita di poca energia ma abbiamo una minore
affinatura del suolo.
Erpicatura
Rullatura
Nell’agricoltura classica si attua prima una lavorazione principale (aratura) e poi una
-complementare (erpicatura), oggi, però, in un’ottica di agricoltura sostenibile per
ridurre i consumi si attuano diverse tecniche. La prima è quella di sostituire una
lavorazione principale con una complementare o, addirittura, seminare su sodo,
ovvero senza lavorazioni preparatorie, anche si ci sono molti problemi tra cui il
controllo delle infestanti.
Sarchiatura
Rincalzatura
La rincalzatura consiste nell’addossare al piede della pianta del terreno per favorire
il radicamento, proteggere organi ipogei dalla luce del sole e dalle gelate.
La tecnica della minima lavorazioni o minimum tillage trae il suo spunto proprio da
queste ultime considerazioni. Quindi in alternativa alle tecniche tradizionali, come
aratura, erpicatura, estirpatura, ecc., si propongono alcune soluzioni che riguardano
alcuni tipi di minimum tillage, overo:
FERTILIZZANTI
Organici
Il compost è un ammendante che apporta vantaggi sia fisici che chimici al suolo. È il
derivato da una fermentazione aerobica attivata da microrganismi che trasforma il
substrato organico di partenza in un prodotto più stabile. Tra i vantaggi ha quelli di
aumentare la temperatura del suolo oltre a ridurre l’erosione, aumentarne la
lavorabilità, migliora la struttura, aumento attività biologiche e accresce la capacità
di assorbire nutrienti per le piante.
Minerali
I concimi minerali o chimici possono essere granulari o fluidi. I fluidi possono essere
liquidi o in sospensione. Presentano un titolo che equivale al peso di elemento
nutritivo su 100 kg di concime. Si dividono in concimi semplici, cioè che apportano
un solo elemento, o complessi cioè che apportano più elementi (binari, ternari). La
legislazione europea impone l’utilizzo di fertilizzanti azotati solo sotto forma
elementare, mentre per potassio-fosforo, calcio-magnesio e sodio-zolfo si utilizzano
anche gli ossidi. L’intervento può avvenire sul terreno, con concimi ad assorbimento
radicale, sia a coltura in atto che in presemina, mentre può avvenire sulle parti
epigee della pianta se si tratta di fertilizzanti fogliari. Questi ultimi vengono assorbiti
rapidamente ma hanno una quantità ridotta di elementi nutritivi. Possono causare
ustioni se non diluiti e vengono utilizzati solo per carenze di elementi, in fasi
fenologiche particolari e per ottenere frutti, ortaggi e fiori migliori.
Per quanto riguarda l’azoto, possiamo avere fertilizzanti ammoniacali, con un’azione
più lenta perché poco assorbiti direttamente, nitrici, a effetto immediato ma più
costosi, e nitro-ammoniacali. Poi abbiamo i concimi a rilascio lento, utili per ridurre
il rischio di dilavamento composti da sostanze che ritardano il rilascio di azoto come
cere e resine.
Per quanto riguarda i concimi potassici, possiamo dire che il potassio esplica
numerose funzioni, nella pianta, ad altissimo valore biologico. Insieme al fosforo
minimizza gli effetti negativi delle abbondanti concimazioni azotate e conferisce alla
pianta maggiore resistenza alle avversità, migliora la qualità dei semi, dei frutti, il
colore e il profumo. I concimi potassici più diffusi sono il cloruro potassico e il
solfato potassico.
I concimi minerali composti sono prodotti, naturali o sintetici, che contengono due o
più elementi chimici principali della fertilità (N, P, K). Si distinguono in:
Concimi organo-minerali
I concimi organo-minerali sono prodotti ottenuti per reazione o miscela di uno o più
concimi organici e di una o più matrici organiche (torba acida, torba neutra, torba
umificata, lignite, ammendante vegetale semplice non compostato e ammendante
compostato verde), con uno o più concimi minerali. I concimi organi-minerali si
dividono in:
Un buon metodo per ridurre al minimo i danni dell’azoto sull’ambiente sono, innanzi
tutto, calcolare la giusta quantità di azoto da apportare, poi frazionare il più
possibile la dose, utilizzare la fertirrigazione, ovvero la distribuzione di concimi
organici o minerali con l’acqua irrigua, agire in modo uniforme, scegliere colture con
maggiore copertura del suolo e gestire bene i flussi idrici.
SISTEMI COLTURALI
CEREALI
I cereali sono piante monocotiledoni facenti parte della famiglia delle graminacee.
Sono una specie che si adatta facilmente e con una tecnica di coltivazione semplice.
Abbiamo orzo, frumento, triticale (ibrido tra frumento e segale), segale e avena tra
le microterme e mais, riso, miglio e sorgo tra le macro-terme. Le graminacee hanno
molte caratteristiche specifiche come apparato radicale fascicolato, fusto cilindrico
con nodi e internodi, capace di accestire, foglie con guaina, ligula, lamina e auricole,
infiorescenza a spiga, pannocchia, spadice o panicolo. Il fiore può essere unisessuato
(mais) o ermafrodita e il frutto è una cariosside che può essere nuda o vestita.
Il frutto dei cereali è la cariosside, cioè un frutto secco indeiscente in cui il pericarpo
è saldato con il seme, amidaceo e farinoso, da cui derivano la farina e le sue
trasformazioni. La granella ha un alto potere calorico, è facilmente trasportabile e
conservabile ed ha un buon sapore e ha, inoltre, un alto valore salutistico per
quanto riguarda la produzione di cibi speciali come quelli privi di glutine. Si possono
anche avere cereali per la produzione animale.
FORAGGERE
Le specie foraggere sono quelle specie il cui prodotto può essere utilizzato per
l’alimentazione del bestiame. Il prodotto (foraggio) è la parte vegetativa della pianta
e i suoi derivato (fieno, insilato, disidratato). Se il prodotto viene raccolto quando
sono presenti frutti o semi si parla di trinciato. Il pascolo, invece, è una copertura
erbacea permanente a prevalente utilizzazione diretta degli animali. La loro
composizione è perlopiù fibra grezza (lignina, cellulosa) insieme a proteine, vitamine
e sali minerali. È possibile introdurre nella dieta animale piante medicinali al fine di
migliorare la qualità del prodotto.
Si può, inoltre, unire i vantaggi delle foraggere a quelli delle leguminose azoto-
fissatrici come l’erba medica.
LEGUMINOSE
IRRIGAZIONE
Nonostante l’acqua nelle piante sia una quota importante, questa è circa l’1% di
quella consumata nell’intero ciclo per evapotraspirazione. La mancanza di questo
elemento causa l’arresto della traspirazione in primis, poi, di conseguenza, l’arresto
della fotosintesi e della crescita fino alla morte dell’organismo. La carenza di acqua,
anche se non letale, porta comunque delle modificazioni sia sul piano fisico (ridotto
accrescimento, inspessimento dei tessuti, cellule più piccole, lignificazione, sviluppo
radicale) che sul chimico (oli essenziali e mucillagini). Il consumo idrico di una
coltura è equivalente alla quantità d’acqua evapotraspirata, se si riesce quindi a
fornire sempre questa quantità saremo in condizioni ottimali, anche se non è
sempre l’obbiettivo dell’agricoltore (soia con molte foglie, barbabietola con basso
titolo zuccherino, vite minore qualità uva ecc..). L’acqua, però, non è inesauribile ed
ha un costo elevato. Fondamentale, quindi, ridurre al minimo l’acqua apportata con
l’irrigazione e gli sprechi. l’irrigazione può avere anche scopi fertilizzanti,
ammendanti, dilavanti, termici, antiparassitari o correttivi.
I metodi di irrigazione possono essere basati su: umidità del terreno, ovvero
misurare periodicamente l’umidità nel terreno e agire di conseguenza; bilancio
idrico, ovvero calcolare il bilancio d’acqua in entrata e in uscita; sul periodo critico;
agricoltura di precisione.
È un’irrigazione che imita la pioggia a varie intensità a seconda della natura del
terreno, la gittata è il raggio del cerchio bagnato. Ha un’elevata efficienza, non sono
necessarie sistemazioni, è possibile il passaggio con macchine agricole, può
combinarsi con fertirrigazione, c’è un buon controllo dell’acqua distribuita e la
manodopera è economica. Gli impianti possono essere mobili autoavvolgenti o ad
ali.
Subirrigazione
L’acqua può provenire da fonti superficiali, come laghi, fiumi, canali con torbidità
elevata e temperatura variabile, o da fonti sotterranee come pozzi o sorgenti, con
bassa torbidità e temperatura costante. Un’acqua torbida può avere effetti positivi
come miglioramento della tessitura, aumento fertilità nel caso di Sali ma anche
negativi come ostruzione dell’impianto nel caso di calcare e aumento di salinità nel
caso di acque salmastre (Na).
Per regimazione delle acque in eccesso nei terreni agrari si intende quegli insieme di
interventi tecnici svolti con lo scopo di regolare il deflusso della massa idrica senza
compromettere la trattenuta di riserve di acqua nel suolo. La regimazione delle
acque in eccesso comporta vari danni come: ristagno sugli appezzamenti coltivati,
erosione, depositi alluvionali sui terreni agrari a valle e allagamenti di terreni
coltivati e di centri abitati.
Per ristagno di acqua nel terreno si intende un contenuto idrico del suolo superiore
alla capacità di campo, in tutto il suo profilo o solo in alcuni orizzonti, e dalla
presenza di acqua libera in superficie. Nel primo caso si parla di ristagno
sotterraneo, mentre nel secondo caso di ristagno superficiale. Il ristagno sotterraneo
può avere varie origini. Molto spesso si formano delle falde sospese dovute
all’acqua piovana, che dopo aver attraversato lo strato lavorato incontrano uno
strato poco permeabile, che rallenta o interrompe il processo di percolazione. Per le
falde inoltre va tenuto presente l’esistenza della frangia capillare, cioè uno strato di
terreno saturo d’acqua, il cui spessore è tanto maggiore quanto più è fine la
composizione granulometrica del suolo. Il ristagno superficiale può avere un
carattere permanente o temporaneo. Gli effetti negativi del ristagno si manifestano
in 3 diversi direzioni:
Quando agenti esogeni come l’acqua o aria staccano materiali solidi dalla loro sede e
li allontanano si ha erosione, quando invece vengono depositati si ha
sedimentazione. Sui terreni agrari l’erosione può manifestarsi con la formazione di
solchetti (erosione per incisione) oppure può asportare materiale terroso in modo
uniforme da tutta la superficie (erosione laminare). L’erosione per incisione avviene
per asportazione del terreno da parte di rivoletti di acqua (piccoli corsi d’acqua) che
si formano durante lo scorrimento superficiale. Un movimento di terra confuso con
l’erosione è la frana. Essa infatti può interessare interi volumi di terreno che si
muovono velocemente per slittamento su strati sottostanti. I danni provocati dalle
frane sono lo sconvolgimento della superficie del terreno con conseguente
alterazione della fertilità, devastazioni delle coltivazioni, danni alle strade ed ecc. la
sedimentazione dei materiali erosi provoca sia vantaggi che svantaggi. Tra i vantaggi
troviamo: sfruttamento delle acque torbide, per ottenere effetti ammendanti o un
semplice miglioramento della fertilità del terreno a valle; tra gli svantaggi troviamo il
peggioramento della fertilità e l’intasamento dei canali.
Il miglior modo per la difesa dai danni dell’acqua è la prevenzione. Far si che il
terreno sia sempre in condizioni ottimali per assorbire l’acqua, far si che il terreno
non sia mai nudo, ma sempre coperto da vegetazioni. Le tecniche di difesa dal
ristagno si prefiggono, come obiettivo, lo sveltimento del deflusso di acqua in
eccesso sulla superficie del terreno e nello strato interessato dalle radici, favorendo
allo stesso tempo il massimo immagazzinamento di acqua utile nel suolo. Al terreno
coltivato oltre a garantire l’assenza di ristagno superficiale, bisogna anche garantire
un conveniente franco di coltivazione (ovvero la distanza tra superficie del suolo e
pelo libero dell’acqua).
● Aratro talpa: organo discissore che penetra nel terreno che porta
fissato alla sua estremità inferiore un organo a forma di proiettile
(obice). Quest’organo compie dei tagli verticali che facilita la
penetrazione dell’acqua, la quale scorrerà nei condotti creati.
Sistemazioni dei terreni in pendio
Le sistemazioni in pendio possono essere dirette, cioè che cambiano la pendenza del
terreno, o indirette ossia che non modificano la pendenza del terreno.