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SVILUPPO SOCIALE

DEFINIZIONE: L’acquisizione delle competenze sociali è un processo complesso, prodotto


dall’interazione bidirezionale tra predisposizioni individuali del bambino e risposte dell’ambiente
socio-relazionale in cui egli vive.
Lo sviluppo sociale primario rappresenta un tema centrale e molto dibattuto nell’ambito dello studio
sull’infanzia. Si tratta di comprendere in che modo e attraverso quali processi il bambino si
inserisce all’interno del proprio gruppo sociale, assimilando certi schemi cognitivi e certe regole di
comportamento, per poi essere egli stesso capace di produrne dei nuovi.

SINTESI AUTORI E TEORIE:


Passando in rassegna i principali orientamenti di ricerca in questa area, è possibile evidenziare tre
filoni. L’orientamento ambientalista che, così come quello psicoanalitico, usa il termine
socializzazione, sottolineando l’intervento di fattori esterni nel trasformare l’individuo da essere
biologico a essere sociale. Il bambino è concepito come una tabula rasa da plasmare, un ricevitore
passivo dei condizionamenti dati dall’adulto per apprendere le regole della comunità a cui
appartiene. Tale apprendimento avverrebbe, in accordo con la teoria comportamentista, mediante il
rinforzo sociale, in base al quale i comportamenti valutati positivamente dagli agenti socializzanti
tendono a ripetersi e a consolidarsi. L’approccio psicoanalitico classico ha una visione conflittuale
del rapporto individuo-società, poiché ritiene che le pulsioni degli individui vengano o totalmente
represse o comunque incanalate dalle regole della convivenza sociale. Dunque, l’uomo non è
sociale fin dall’origine, ma lo diventa solo con la graduale acquisizione del controllo sul mondo
delle pulsioni.
L’orientamento etologico e quello interattivo-cognitivista preferiscono parlare di sviluppo
sociale, sottolineando il ruolo giocato dal bambino in tale processo, non più passivo ma un essere
sociale fin da subito che diventa sempre più consapevole e competente grazie a processi
bidirezionali di interazione. Gli autori evidenziano da un lato l’esistenza di comportamenti
spontanei a carattere sociale e dall’altro il ruolo attivo del bambino nell’elaborare le informazioni
provenienti dall’ambiente esterno.
La formulazione più articolata e rilevante nell’ambito di questo approccio è rappresentata dalla
teoria dell’attaccamento, elaborata da Bowlby. L’oggetto di tale teoria è rappresentato dal
profondo legame che si instaura tra madre e bambino sin dai primi mesi di vita. Ciò significa che
ogni bambino mostra dei comportamenti che sono indice del suo bisogno primario di stabilire e
mantenere un contatto con la figura materna. Anche la psicoanalisi classica e le teorie
comportamentiste sottolineano l’intensità del legame madre-bambino, ma ritengono che la
motivazione sociale non sia innata, bensì secondaria e quindi deriva da altri bisogni più essenziali
(come il bisogno di cibo). In contrasto con tali orientamenti, le ricerche in ambito etologico
dimostrano che il comportamento di attaccamento si sviluppa nei cuccioli anche senza che essi
abbiano del cibo come ricompensa: ad esempio gli esperimenti condotti da Harlow sui cuccioli di
scimmie.
Successive ricerche hanno posto l’accento sull’importanza di esperienze di socializzazione esterne
alla famiglia, che risultano determinanti per un adeguato sviluppo sociale del bambino. Questo
nuovo indirizzo di ricerca si propone di considerare il comportamento sociale non solo come frutto
di una maturazione del corredo biologico, ma anche espressione di capacità cognitive e percettive
complesse, proprie degli esseri umani. Questo indirizzo di ricerca è stato definito “interattivo-
cognitivista”, in quanto sottolinea che lo sviluppo di alcune funzioni cognitive complesse avviene
nell’ambito dell’interazione sociale. In questo modo propone un’analisi dell’interazione sociale che,
a differenza del modello proposto da Bowlby, tiene conto non solo degli aspetti comuni alle varie
specie, ma anche di quelli specie-specifici, come ad esempio il linguaggio.

TEORIE APPROFONDITE:
 TEORIA DELL’ATTACCAMENTO di Bowlby
La teoria di Bowlby, il cui impianto concettuale è contenuto nei tre volumi che compongono l’opera
fondamentale dell’autore (Attaccamento e perdita, 1969, 1973, 1980), si basa su concetti che
derivano da numerose fonti, tra cui la psicoanalisi, l’evoluzionismo (Darwin) e l’etologia (Lorenz,
Harlow). Questa teoria postula l’esistenza di una tendenza innata dell’essere umano a ricercare la
vicinanza protettiva di una figura di riferimento (figura di attaccamento; in genere la madre) in
situazioni di pericolo, sofferenza, paura, ecc. A differenza dell’approccio psicoanalitico classico,
che concepisce il legame con la madre come frutto di una spinta motivazionale secondaria che
nasce solo quando il piccolo, dopo aver soddisfatto i suoi bisogni fisiologici, investe sulla madre
come oggetto di pulsioni libidiche e aggressive, secondo Bowlby questa tensione verso una figura di
riferimento esprime essa stessa un bisogno primario: in alcune situazioni il bambino non cerca la
madre per essere nutrito, ma per ricevere calore, sicurezza, protezione. Questo istinto ha un valore
evoluzionistico in quanto rappresenta un notevole vantaggio in termini di sopravvivenza e
adattamento all’ambiente.
Il legame di attaccamento si sviluppa attraverso le predisposizioni all’interazione sociale e alla
creazione di un rapporto stabile e duraturo presenti fin dalla nascita.
L’autore differenzia 4 fasi nello sviluppo del legame di attaccamento:
 Fase 1 (0-2 mesi). Caratterizzata da comportamenti di segnalazione e di avvicinamento, senza
discriminazione della persona. Il bambino si orienta verso qualunque persona e produce i
segnali di attaccamento di cui è dotato (pianto, sorriso, vocalizzazioni, ecc.) allo scopo di
indurre l’avvicinamento, la prossimità e il contatto con qualsiasi essere umano.
 Fase 2 (3-6 mesi). Caratterizzata da comunicazioni dirette verso una o più persone discriminate.
Il bambino non muta i suoi comportamenti o segnali di vicinanza, ma appare sempre più in
grado di distinguere tra figure familiari e persone sconosciute, orientandosi verso le prime, in
particolare verso quella che si prende cura di lui.
 Fase 3 (6 mesi-2 anni). Appaiono segnali di mantenimento della vicinanza con la persona
discriminata. Il bambino mantiene un contatto preferenziale con la figura di attaccamento,
mentre le altre figure familiari diventano figure di attaccamento secondarie. Si manifesta l’ansia
da separazione e la paura dell’estraneo, che segnalano la definita capacità del bambino di
riconoscere e preferire la propria figura di attaccamento.
 Fase 4 (dai 2 anni in poi). Si sviluppa una relazione basata sul set-goal (scopo programmato),
che consiste nel perseguimento di scopi e obiettivi regolati dai feedback provenienti
dall’ambiente.
Il legame di attaccamento va distinto dai comportamenti di attaccamento, che sono quei
comportamenti che stabiliscono e mantengono la prossimità al caregiver e rappresentano il mezzo
attraverso il quale si manifesta il legame. Tali comportamenti sono di tre tipi:
 comportamenti segnale da parte del bambino (vocalizzi, sorrisi), che favoriscono l’avvicinarsi
del caregiver e promuovono interazioni positive
 comportamenti avversivi (gridare, piangere) che fanno sì che il genitore si avvicini e intervenga
per alleviare il disagio
 comportamenti attivi (seguire, avvicinarsi, stringere) che favoriscono la vicinanza al caregiver
Dalla seconda metà del primo anno, il bambino sviluppa il sistema di attaccamento e inizia a
manifestare le caratteristiche peculiari che definiscono le relazioni di attaccamento. Dopo che il
bambino ha iniziato a indirizzare il comportamento di attaccamento su figure specifiche, si
manifestano le 3 principali funzioni dell’attaccamento: mantenere il contatto fisico, offrire
conforto e sostegno, e garantire la sicurezza (base sicura). Particolare importanza riveste il concetto
di base sicura introdotto da Mary Ainsworth. La figura di attaccamento rappresenta la base sicura
da cui il bambino può allontanarsi per esplorare l’ambiente perché ha la certezza di potervi fare
ritorno.
La teoria dell’attaccamento, inoltre, ipotizza la continuità dell’attaccamento oltre il periodo della
sua formazione, grazie alla costruzione di modelli mentali sia delle figure affettive sia di se stesso
(modelli operativi interni), che hanno la funzione di indirizzare l’individuo nell’interpretazione
delle informazioni che provengono dal mondo esterno e di guidare il suo comportamento nelle
situazioni nuove.

 TEORIA DELLO SVILUPPO PSICOSOCIALE di Erikson (1982)


Un interessante contributo allo studio dello sviluppo sociale è dato dalla teoria di Erikson, che
considera lo sviluppo della persona ponendolo in relazione a esperienze sociali che sono tipiche di
un certo periodo dell’esistenza, ed è per questo motivo che lo sviluppo viene definito psicosociale,
contrapponendolo allo sviluppo psicosessuale della teoria freudiana.
La prospettiva psicosociale vede lo sviluppo cognitivo come interazione tra la maturazione fisica,
che porta con sé nuove abilità e quindi nuove possibilità, e le richieste che la società indirizza al
bambino sollecitandolo affinché egli apprenda nuovi comportamenti. Le civiltà hanno elaborato
modi convenzionali per far fronte alle esigenze che il bambino presenta lungo le varie fasi della sua
maturazione: le cure dei genitori, le organizzazioni sociali, un insieme di valori, ecc. E così come la
cultura ha cercato di adattarsi al bambino anche quest’ultimo si adatta a essa. Erikson osservò che
anche se tutti i bambini attraversano la stessa sequenza di stadi è pur vero che ogni cultura ha
sviluppato un proprio modo di guidare e promuovere il comportamento del bambino a seconda dei
bisogni e dei valori che ogni società ha sviluppato. La personalità si differenzia e si organizza
gerarchicamente, secondo Erikson, passando attraverso una serie di "crisi" psicologiche e in
concomitanza a ciò l’individuo allarga la gamma delle sue relazioni sociali. La ricerca dell’identità
è il tema centrale della vita che comprende sia l’accettazione del sé sia della civiltà in cui si vive.
Lo sviluppo psicosociale viene definito “epigenetico” per sottolineare la funzione dell’ambiente
all’interno del quale si forma. Non esisterebbe uno schema evolutivo determinato; ogni individuo ha
i propri ritmi in senso evolutivo e le fasi precedenti non vengono mai abbandonate ma gradualmente
esse si integrano in un "insieme funzionale". Risolvere con successo uno stadio costituisce un
requisito necessario perché anche lo stadio successivo possa avere soluzione positiva.
La persona che non riesce a risolvere in modo positivo la crisi di un dato stadio, se è circondata da
un ambiente sociale adeguato, può sovvertire l’esito degli stadi precedenti, benché ciò avvenga con
notevole difficoltà.
Erikson delinea lo sviluppo umano attraverso 8 tappe fondamentali, ciascuna caratterizzata da
fattori contrastanti:
1. FIDUCIA vs SFIDUCIA (0-1 anno): Questo stadio, in cui è centrale la qualità del rapporto con
la madre, è incentrato intorno all’acquisizione della fiducia di base. Il bambino, grazie alla
continuità delle esperienze sensoriali di appagamento e rilassamento di cui la madre si fa
garante, sviluppa la fiducia che i propri bisogni, nonostante le ripetute assenze materne,
verranno soddisfatti. La speranza è la prima virtù dell’essere vivente e genera dalla precoce
relazione che si ha con la madre. Fiducia e sfiducia sono modulate dalla speranza, descritta
come la convinzione permanente della realizzabilità dei propri desideri (bisogni del bambino).
L’equilibrata integrazione tra fiducia e sfiducia permette al bambino di tollerare le inevitabili
frustrazioni. Nella fase iniziale dell’esistenza, infatti, la madre rappresenta la fonte principale da
cui proviene sia la frustrazione sia la soddisfazione dei bisogni. Un fallimento in questo stadio
struttura un senso del sé fragile e vulnerabile.
2. AUTONOMIA vs VERGOGNA E DUBBIO (2-3 anni): In questo stadio, emerge la virtù della
volontà, che rappresenta il potere di compiere delle scelte libere, prendere decisioni. Le
acquisizioni di sviluppo come il linguaggio, il pensiero e la locomozione rendono fiero e
autonomo il bambino, ma lo espongono anche a fallimenti ed errori da cui scaturisce la
vergogna e il dubbio sulle proprie possibilità di riuscita. In tale stadio, dunque, è cruciale
l’acquisizione dell’autonomia. Se i genitori sono eccessivamente severi e limitano troppo le
condotte esplorative del bambino, egli proverà frustrazione e svilupperà un senso di insicurezza.
3. INIZIATIVA vs SENSO DI COLPA (4-5 anni): Emerge la virtù della fermezza dei propositi,
ovvero la capacità di tener fede a un progetto e di portare a termine un compito. Il bambino
consolida le competenze acquisite e spesso le applica in modo irruento. La sua esuberanza può
non essere tollerata ed essere dunque soggetta a interventi regolativi da parte del mondo esterno:
ciò fa scaturire il senso di colpa. Un fallimento in questo stadio può comportare una tendenza
all’inibizione, alla repressione e alla somatizzazione della rabbia.
4. INDUSTRIOSITÀ vs SENSO DI INFERIORITÀ (6-12 anni): Emerge la virtù del senso di
competenza ed efficacia. Le energie del bambino si spostano dai giochi a compiti più maturi
(scuola, sport, arte, ecc.). Il bambino, che fa il suo ingresso nell’ambito scolastico, si confronta
quindi con nuove attività e con la possibilità di riuscire o di fallire nel confronto con i compagni.
Un fallimento in questo stadio può innescare rassegnazione, passività e conformismo.
5. IDENTITÀ vs CONFUSIONE DI RUOLO (adolescenza): In questo stadio vengono messe in
discussione tutte le conquiste delle fasi precedenti. Il ragazzo deve fare i conti con le molteplici
trasformazioni corporee, cognitive e sociale, e con l’emancipazione della famiglia, delineando
una propria identità. L’adolescente affronta una crisi di identità, volta a superare l’ambivalenza
che genera da due tendenze contrapposte: la riluttanza ad abbandonare le sicurezze e le garanzie
del mondo infantile si contrappone al richiamo verso il mondo adulto. Un grosso ostacolo alla
costruzione dell’identità è un sentimento profondo di inferiorità definito identità negativa, che è
l’angosciosa percezione di se stessi come indegni e inadeguati rispetto al mondo. Un fallimento
in questo stadio può portare a esperienze estreme o a identificazioni con modelli numerosi e
contraddittori.
6. INTIMITÀ vs ISOLAMENTO (19-25 anni circa): Questo stadio coincide con la fase della
giovinezza, in cui l’identità risulta delineata e si ricerca un’altra identità con cui stabilire una
relazione intima. La ricerca di una relazione d’amore non è più, come nell’adolescenza, utile a
sviluppare un’identità più consolidata, ma risponde alla necessità di legare la propria
individualità a quella di un altro essere umano. La virtù di questa fase è dunque l’amore. Un
fallimento in questo stadio può portare a esperienze impulsive, che alternano idealizzazione e
svalutazione, oppure all’isolamento.
7. GENERATIVITÀ vs STAGNAZIONE (26-40 anni circa): La generatività è la spinta a creare e
produrre, che può prender forma nel campo del lavoro, dell’impegno sociale e della famiglia
(anche attraverso la nascita dei figli). Qualora tale generatività non trovi sfogo in tali ambiti, la
personalità regredisce dando origine a un senso di vuoto, impoverimento e ristagno. La virtù di
questa fase piena di maturità affettiva e creativa è la sollecitudine, intesa come la tendenza a
occuparsi del proprio simile sotto varie forme (cura, assistenza, sostegno morale ed economico,
allevamento dei figli, trasmissione della cultura).
8. INTEGRITÀ DELL’IO vs DISPERAZIONE (dai 40 anni in poi): È lo stadio che rende
originale il contributo di Erikson poiché estende lo sviluppo della personalità fino alla vecchiaia.
In tale stadio vengono integrate importanti dimensioni psicologiche come l’integrità e la
disperazione: si medita sulla propria vita cercando di darle un ordine e un significato. È il tempo
dei bilanci esistenziali. Da un lato la persona matura e serena corona la propria esistenza con la
saggezza e la piena realizzazione personale; dall’altro la persona matura ma infelice tocca, con
l’avanzare degli anni, i vertici dello sconforto e del fallimento personale. Affinché questo stadio
non sfoci in un cupo senso di decadimento è opportuno integrare la virtù della saggezza, che
permette di guardare con distacco alla vita e alla morte.

METODOLOGIE DI INDAGINE:
La valutazione dello sviluppo sociale nei bambini è stata realizzata basandosi sull’osservazione
delle interazioni all'interno della relazione madre-bambino. In tale ambito, la Strange Situation
(Ainsworth, Blehar, Waters, Wall, 1978) è una procedura osservativa standardizzata ideata per
valutare l’equilibrio tra il sistema di attaccamento e quello di esplorazione. Questa procedura valuta
inizialmente il comportamento di esplorazione e successivamente attiva nel bambino, attraverso
l'inserimento di eventi moderatamente stressanti, comportamenti volti a ricercare la vicinanza e
mantenere il contatto con il caregiver.
Tale procedura si basa su 8 episodi della durata di 3 minuti ciascuno:
1) Il bambino viene introdotto insieme alla madre in una stanza di laboratorio con all’interno dei
giocattoli.
2) Il bambino ha la possibilità di esplorare l’ambiente in presenza della madre e giocare con lei.
3) Entra un estraneo che inizialmente si siede in silenzio per un minuto, poi conversa con la madre
per un altro minuto e infine si avvicina al bambino e lo coinvolge con qualche gioco.
4) Prima separazione. La madre esce e il bambino rimane solo con l’estraneo. Il comportamento
dell’estraneo si modula su quello espresso dal bambino.
5) Prima riunione. La madre ritorna e saluta o conforta il bambino, poi cerca nuovamente di farlo
giocare. L’estraneo se ne va senza fare rumore.
6) Seconda separazione. La madre si allontana salutando il bambino.
7) Entra l’estraneo che cerca di consolare il bambino. Il suo comportamento si modula sulla base di
quello espresso dal bambino.
8) Seconda riunione. La madre entra, saluta il bambino e lo prende in braccio. L’estraneo esce
senza fare rumore.
La classificazione del tipo di attaccamento si basa sull’osservazione del comportamento di
esplorazione, delle reazioni emotive del bambino in presenza e in assenza della madre, e del suo
comportamento di ricerca o evitamento della figura di attaccamento al momento della riunione,
dopo la separazione.
Ainsworth e collaboratori hanno distinto 3 tipologie di attaccamento. Successivamente, Main e
Solomon (1986) ne hanno identificata una quarta.
 SICURO (60-65%): Equilibrio tra comportamento di attaccamento e comportamento esplorativo.
Esplorazione: Questi bambini sono in grado di usare con successo la madre come base sicura, che gli
permette di esplorare e interagire autonomamente con l’ambiente.
Separazione: Sono presenti segni di disagio e sconforto, più o meno marcato, specialmente durante la
seconda separazione.
Riunione: Salutano attivamente il genitore con vocalizzazioni, sorrisi e gesti fisici. Se tristi lo
manifestano o ricercano intenzionalmente un contatto. Una volta consolati riprendono facilmente
l’esplorazione. Non sono presenti manifestazione di affetti negativi, ambivalenza o rifiuto verso il
caregiver.
Il MOI di questi bambini si è sviluppato in base al fatto che la loro figura primaria è ritenuta affidabile e
pronta a intervenire in caso di bisogno.
Qualità delle cure: Le madri di questi bambini sono ritenute sensibili, accoglienti e disponibili
emotivamente.
 INSICURO-EVITANTE (20-25%): Prevalente interesse per l’ambiente a scapito della relazione. Il
comportamento di attaccamento sembra disattivato.
Esplorazione: Esplorano volentieri e facilmente l’ambiente, presentano scarse manifestazioni di affetti
positivi e il loro comportamento di esplorazione non fa affidamento su di una base sicura.
Separazione: Mostrano poco disagio durante gli episodi di separazione.
Riunione: Guardano altrove oppure evitano attivamente il genitore: spesso si focalizzano sui giocattoli a
loro disposizione. Se presi in braccio possono irrigidirsi e inarcare la schiena. Mantengono la distanza
dal genitore, concentrando la loro attenzione altrove.
Il MOI di questi bambini si costruisce intorno a una figura genitoriale rifiutante rispetto alle loro
richieste di aiuto e conforto nei momenti di stress.
Qualità delle cure: Le madri di questi bambini sono ritenute intrusive, controllanti, iperattive,
eccessivamente rifiutanti e i loro comportamenti di conforto non fanno uso del contatto fisico.
 INSICURO-AMBIVALENTE (10-15%). Prevalente interesse per la relazione. Incapacità di utilizzare
il caregiver come base sicura per l’esplorazione.
Esplorazione: Appaiono visibilmente angosciati quando entrano nella stanza, sono spesso agitati o
passivi e non riescono a coinvolgersi nell’esplorazione.
Separazione: Sono molto turbati e angosciati.
Riunione: Possono manifestare contemporaneamente un’alternanza di segnali per la ricerca di un
contatto ed esplosioni di rabbia e di rifiuto, eccessi di collera, o possono sembrare estremamente passivi
o molto addolorati nella ricerca di un contatto con il genitore. Non si calmano facilmente e non riescono
a trovare conforto dai genitori.
Il MOI sviluppato da questi bambini sembra essere l’esito di un accudimento inadeguato e incapace di
rispondere alle richieste di attaccamento del bambino.
Qualità delle cure: Le madri di questi bambini sono descritte incostanti e imprevedibili nelle cure oppure
poco capaci di rispondere alle richieste del bambino
 DISORGANIZZATO: I bambini mostrano:
-modelli di comportamento contraddittori (manifestati in simultanea o rapida sequenza)
-stereotipie, movimenti asimmetrici, movimenti incerti, posture anomale
-congelamento, immobilità, movimenti ed espressioni lente
-indici diretti di paura nei confronti del genitore
-indici diretti di disorientamento e di disorganizzazione
L’indagine sullo sviluppo sociale può essere effettuata anche mediante l’utilizzo di strumenti
psicometrici, in particolare i test proiettivi, tra i quali possiamo citare: il Thematic Apperception
Test (TAT) di Morgan e Murray, che si serve di una serie di tavole che rappresentano un’ampia
gamma di situazioni e contesti interpersonali, e si chiede al soggetto di creare una storia che ha per
oggetto ciò che lui crede stia avvenendo nella figura rappresentata sulla tavola; il Children’s
Apperception Test (CAT) dei coniugi Bellak, Test di Appercezione Tematica per Bambini dai 3 ai
10 anni; il Test della figura umana di Machover, che rappresenta l’immagine personale e sociale
che il bambino possiede di se stesso.

AMBITI APPLICATIVI:
Le teorie delle relazioni sociali hanno notevoli risvolti applicativo-professionali: nell’ambito di
ricerca, sono interessanti, ad esempio, gli studi longitudinali per correlare i pattern di attaccamento
a comportamenti psicopatologici. Questi studi mirano sostanzialmente a valutare l’andamento della
relazione tra pattern di attaccamento e psicopatologia, allo scopo di sviluppare presidi preventivi
della salute mentale infantile e adulta.
In ambito clinico, un caso può essere letto alla luce della teoria dell’attaccamento: in questo senso
l’esplorazione dei Modelli Operativi Interni fornisce un importante spaccato delle modalità di
funzionamento relazionale. Sempre in ambito clinico, le teorizzazioni di Bowlby hanno contribuito
ad identificare i disturbi e le conseguenze nel processo evolutivo relativi al legame d’attaccamento.
Inoltre, in ambito di ricerca, queste teorizzazioni hanno promosso una serie di studi successivi che
hanno permesso di evidenziare l’esistenza di una trasmissione intergenerazionale di attaccamento,
di ideare altri strumenti di valutazione come l’AAI di Main et al. atta a far emergere le esperienze di
attaccamento vissute nella prima infanzia, di stabilire uno possibile processo di continuità della
patologia a partire da un legame di attaccamento disfunzionale (ad es. tra Disorganizzato e Cluster
B tra cui l’Antisociale).
Anche la teoria di Erikson, con il suo concetto di crisi psicosociale, offre spunti per una
applicazione in campo clinico ed evolutivo. Molti casi clinici infatti, si possono leggere in chiave
eriksoniana, in base a cui i problemi insorti nella prima infanzia possano durare per tutta la vita. Ad
esempio, certi atteggiamenti distruttivi che si possono riscontrare nell’adulto, potrebbero esser fatti
risalire al periodo della seconda fase dello sviluppo, in cui il bambino affronta il conflitto tra
autonomia e vergogna e dubbio.

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