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I disturbi dell’umore

L’umore
È uno stato affettivo caratterizzato da:
p  durata relativamente lunga (al contrario
delle emozioni che presentano insorgenza
veloce e breve durata)
p  valenza che oscilla lungo un continuum
che va da un estremo di positività ad uno
di negatività
p  capacità di influenzare i processi cognitivi
il comportamento, la sfera relazionale.
Umore +

Umore -
NORMALMENTE l’umore fluttua continuamente
accompagnato da fluttuazioni nel senso di
energia e nelle principali funzioni mentali. Tale
“mutevolezza” dipende:
p  dall’azione regolatoria/modulatoria dall’attività
di alcune strutture cerebrali (in particolare
sistema limbico e lobo frontale) che influenzano
altri sistemi neurali e ormonali
p  dalla estrema variabilità delle esperienze di vita
che le persone continuamente fanno
I poli dell’asse timico
p  Crollo del tono dell’umoreà Depressione

l’opposto

p  Eccessivae immotivata esaltazione del


tono dell’umore à Mania

Depressione Mania
I disturbi depressivi
I principali Disturbi depressivi
secondo il DSM-5

p  Disruptive Mood Dysregulation Disorder


(Nuova introduzione: in Italiano: Disturbo
da disregolazione dell’umore dirompente)
p  Major Depressive Disorder (Single
Episode, Recurrent)
p  Chronic Depressive Disorder (Dysthymia)
p  Premenstrual Dysphoric Disorder
p  Substance-Induced Depressive Disorder
p  Depressive Disorder Associated with a
Known General Medical Condition
Episodio depressivo maggiore
p  Almeno 5 dei seguenti sintomi per almeno
due settimane (Criterio A):
1.  Umore depresso per la maggior parte del giorno
quasi tutti i giorni
2.  Diminuzione dell’interesse e del piacere per ogni
attività quasi tutti i giorni
3.  Perdita o aumento significativo di peso
4.  Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5.  Irrequietezza o letargia quasi ogni giorno
6.  Affaticamento o perdita di energia
7.  Difficoltà di pensiero, di concentrazione, di
decisione
8.  Pensieri ricorrenti di morte, pianificazione di
suicidio
Episodio depressivo maggiore
p  Assenza di episodi maniacali, misti,
ipomaniancali (Criterio B)
p  Anche nei casi di Episodio Depressivo
Maggiore di lieve entità deve essere
presente disagio clinicamente
significativo o qualche interferenza
nell’ambito sociale, lavorativo o in
altre importanti aree del
funzionamento (Criterio C).
p  L’episodio depressivo maggiore non
è conseguenza dell’uso/interruzione
d’uso di farmaci e altre sostanze.
Sylvia Plath
(Boston 1932-Londra 1963)
Portavo ancora la blusa bianca e la gonnellina di
Betsy. Erano tutte spiegazzate perché non le avevo
mai lavate nelle mie tre settimane a casa.
Non mi ero nemmeno lavata i capelli per tre
settimane.
Non avevo dormito per 7 notti.
Mia madre mi disse che era impossibile non dormire
per tutto quel tempo, ma se avevo dormito lo avevo
fatto con un occhio aperto perché avevo seguito le
lancette verdi luminose della sveglia ogni notte, per
sette notti, senza perdere un’ora, un minuto, un
secondo.
La ragione per cui non avevo lavato i vestiti o i capelli era perché mi
sembrava così stupido.
Vedevo i giorni susseguirsi uno dopo l’altro come una serie di scatole
separate una dall’altra dal sonno, come da un’ombra nera. Solo, per me,
la lunga prospettiva delle ombre si era spezzata e io vedevo i giorni,
davanti a me, come una strada ampia e infinitamente desolata.
Mi sembrava stupido lavare qualcosa, quando avrei dovuto rilavare di
nuovo il giorno seguente. Mi stancava il solo pensarci.
Volevo fare tutto una sola volta per tutte e finirla.
Principali disturbi depressivi

1.  Disturbo depressivo maggiore (DDM): Presenza


di uno o più episodi depressivi maggiori ricorrenti.
Prevalenza 6.5%(in Cina)-21%(in Francia).
2.  Disturbo Distimico: è caratterizzato dalla presenza
per almeno due anni di umore depresso quasi ogni
giorno, accompagnato da altri 2 sintomi depressivi.
La persona non è mai stata senza sintomi per più di
2 mesi. Si tratta, quindi, di una versione meno grave
ma più cronica del Disturbo depressivo. Nei bambini
e negli adolescenti il criterio di cronicità è di un
anno. Prevalenza: circa il 2.5%.
Differenze di genere (solo nel DDM)
p  A partire dai 12 anni, le donne hanno una
probabilità doppia di soffrire di depressione
rispetto agli uomini.
p  Spiegazioni:
1.  Le donne sono più propense ad ammettere
i sintomi
2.  Le donne sono più propense a chiedere
aiuto
3.  Ruolo sociale più faticoso e sottovalutato
4.  Discriminazione sessuale
5.  Maggiore tendenza all’internalizzazione
6.  Fattori ormonali
Manifestazione e criteri clinici in
relazione all’età

p  Neglianni si è dibattuto sull’esistenza


della depressione, in quanto disturbo
vero e proprio, nei bambini e negli
adolescenti.

p  Oggi si ritiene che il DDM possa colpire a


tutte le età.
Manifestazione e criteri clinici in
diverse fasce d’età
p  Spitz (1965) ha dimostrato che nei bambini la
depressione si manifesta inizialmente con il ritiro e la
chiusura in se stessi. Dopo 2-3 mesi si sviluppano
espressioni facciali amimiche, il sonno si frammenta,
si riduce e tende quasi a scomparire, si verifica
immunosoppressione e si può arrivare alla morte nel
30% dei casi osservati.

p  Nel 1971 l’Unione degli Psichiatri Infantili Europei


dichiarò ufficialmente che la depressione poteva
manifestarsi anche nell’infanzia e nell’adolescenza
Manifestazione e criteri clinici in
relazione all’età
p  I disturbi depressivi in età evolutiva hanno una
consistenza e una stabilità di malattia simili a quelli
dell’adulto. Le depressioni infantili costituiscono
circa il 10-20% dei casi di DDM.

p  Le principali forme cliniche di depressione (DDM, e


Disturbo Distimico, DD) rappresentano disturbi
comuni in età evolutiva, che determinano una
significativa compromissione funzionale, influiscono
sullo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo,
frequentemente persistono in età adulta e
rappresentano un precursore di altri disturbi
psicopatologici da adulti.
Le “dimensioni” della depressione

p  Dimensione biologica

p  Dimensione cognitiva

p  Dimensione comportamentale
La dimensione
biologica

Sebbene non siano tutt’ora certi


molti meccanismi, ci sono prove
coerente riguardo: à
Ipotesi monoaminergica
p  Ridotta
disponibilità di monoamine
(noradrenalina, dopamina, serotonina)

p  Effetto
positivo dei farmaci che aumentano
la quantità di monoamine in circolo

p  Effettopositivo dei farmaci che riducono la


ricaptazione post-sinaptica
Ruolo degli ormoni
p  Unapercentuale elevata di persone con un
disturbo depressivo presenta un’elevata
quantità di cortisolo ematico (ormone
prodotto dall’attivazione dell’asse
Ipotalamo-Ipofisi-Corteccia surrenale,
attivo nelle condizioni di stress)

Ruolo della componente genetica


p  Concordanza fra gemelli monozigoti: 87%
(contro il 39% nei gemelli dizigoti)
La dimensione
cognitiva
La dimensione cognitiva
p  Aaron Beck (p.e. Beck, 1967; 1997) fu il
primo a notare che i pazienti depressi
condividono certi
schemi cognitivi

ed usano delle

logiche irrazionali di pensiero

che contribuiscono alla loro depressione.


Gli Schemi Cognitivi (I):
p  Sono strutture di conoscenza altamente
efficienti capaci di guidare l'attenzione, la
percezione e i processi di elaborazione
dell'informazione in generale (Clark e
Beck, 2010).
p  Queste strutture di conoscenza si
articolano in 3 livelli:
-  gli schemi cognitivi
-  le credenze o convinzioni intermedie
-  i pensieri automatici
Gli Schemi Cognitivi (II):
p  Gli schemi cognitivi sono convinzioni
profonde, a volte inconsapevoli e perciò
difficili da modificare, che organizzano
l'attività mentale; sono configurabili come
“rappresentazioni durature dell'esperienza
umana che dirigono l'identificazione,
l'interpretazione, la categorizzazione e la
valutazione dell'esperienza” (Clark e Beck,
2010).
Gli Schemi Cognitivi (III):
p  Possono essere adattivi in quando
facilitano la semplificazione della realtà e
la previsione
p  Possono diventare disfunzionali e
maladattivi quando determinano bias nei
processi di pensiero: questo perché
tendiamo a processare le informazioni che
sono congruenti con i nostri Schemi,
tralasciando invece quelle che sono
contro-schematiche.
Gli schemi cognitivi depressivi
p  Beck propose di considerare alla base
della depressione quella che denominò la
“triade cognitiva negativa” ovvero una
modalità di pensiero caratterizzata da:
1.  visione negativa di sé (si vedono
incompetenti, sfortunati, spiacevoli)
2.  visione negativa degli altri e del
mondo (vedono gli altri ostili e il mondo
cattivo)
3.  visione negativa del futuro (vedono il
futuro in modo pessimistico)
Le logiche irrazionali di pensiero

p  Comportano:
1.  distorsioni cognitive
2.  spiegazioni pessimistiche degli eventi
negativi.
Le principali distorsioni cognitive
Tabella 6.9 Distorsioni cognitive comuni (da Beck, 1967)

Inferenza Trarre conclusioni Accoglienza da


basate su prove parte di un vicino, Esempio
arbitraria "Benone,
ambigue o assenti. che ha appena
ricevuto delle brutte adesso il mio
notizie: è meno vicino mi odia e
amichevole del non so
solito. nemmeno
perché!".

Astrazione Tendenza a Uno studente di "Non posso


selettiva focalizzarsi liceo prende 8 in un credere di aver
su dettagli negativi compito, con molti fatto quegli
escludendo commenti errori nel
tutto il resto. incoraggianti e compito".
poche critiche
costruttive.
Generalizzazione
Trarre una La baby sitter "Alle baby sitter
conclusione generale disdice non piacciono i
sulla base di un all'ultimo miei bambini...
singolo evento. minuto. non riuscirò mai
a trovare una
baby sitter...".
Pensiero tutto o nulla.

Pensare in termini Rottura di una "Non sono


assoluti: o è in un relazione riuscita , non
modo oppure è al riuscirò a
contrario; non sposarmi mai
esistono vie di mezzo più!".
Le spiegazioni pessimistiche degli
eventi negativi (es. ingorgo):
Spiegazioni non Spiegazioni depressive
depressive
p  Tutto questo è fuori dal p  Sono così stupido da
mio controllo quindi non essere partito
tanto vale rilassarsi. prima. (LC interno)
(Controllo sull’evento
esterno)
p  Ah beh, è solo un p  Tutta la mia giornata
appuntamento. andrà male! (Globale)
(Specifico)
p  Non posso rimanere
bloccato qui per molto. p  Sono sicuro che questo
ingorgo durerà per ore!
(Mutabile)
(Stabile)
I pensieri automatici negativi:
p  Queste convinzioni negative nei confronti di
se stessi, degli altri e del futuro attivano in
modo automatico pensieri negativi.
p  Ad esempio:
p  Niente funzionerà mai per me
p  Sono una persona sfortunata
p  Sono una persona di poco valore
p  Cosa possono trovare gli altri di
interessante in me?
Una spiegazione comportamentale della
depressione: la learned helplessness
Attribuzione
Eventi negativi causale
incontrollabili - degli eventi
negativi: sé
- degli eventi
Senso di impotenza positivi: esterno

depressione
La dimensione
comportamentale:

Il suicidio
Il suicidio
Distribuzione dei tentativi di suicidio
Le probabilità di tentare il suicidio sono
maggiori

p  Di almeno una volta e mezzo nelle donne rispetto


agli uomini. I più alti tassi di tentativi di suicidio
riguardano le donne di età 15-24 anni. I tassi di
successo sono, però, più alti negli uomini.
p  Fra i single o le persone divorziate rispetto alle
persone sposate
p  In casi di basso livello educativo, disoccupazione,
povertà e una storia di trattamenti psichiatrici.
p  In individui con malattie croniche, in chi esercita
professioni di aiuto, negli omosessuali maschi e
femmine adolescenti.
In USA
• Quadruplicato dal 1950 ad oggi; RISCHIO SUICIDARIO
•  Raddoppiato negli ultimi 20 anni; IN ADOLESCENZA
•  12% della mortalità in adolescenza
• Tra gli adolescenti il suicidio è la terza
causa di morte, dopo gli incidenti
stradali e gli omicidi (Diekstra,
Kienhorst e de Wilde, 1995).

In Italia (ISTAT)
•  Il tasso di suicidio è più alto nei
maschi. Fra i M di 15-19 anni è passato
da 27.3 per milione (1969) a 48.3
(1994), mentre è sceso nelle femmine
da 23.2 a 10.8.
• Fra il 1993 e il 2009 la mortalità è
diminuita ulteriormente fino a 6,7
suicidi ogni centomila abitanti
• Il massimo del rischio suicidario
maschile era nel nord Italia prima del
1994 e rimane tutt’ora più alto in quelle
regioni anche fra le donne
Falsi miti sul suicidio
p  Di solito non ci sono segni d'allarme per i tentativi di
suicidio. à In realtà, molti individui che tentano il
suicidio hanno comunicato le proprie intenzioni ad
altre persone. Quindi, ogni discorso o commento
riguardante il suicidio dovrebbe essere preso molto
seriamente.
p  Parlare con un suicida dei suoi sentimenti aumenterà
la probabilità di un tentativo. à Al contrario, parlare
con i pazienti degli istinti suicidari diminuisce il
senso di isolamento e di disperazione. Il suicidio può
spesso essere prevenuto.
p  I tentativi e i cenni di suicidio “manipolativi” non
sono in genere pericolosi. à Molte persone si sono
uccise accidentalmente durante quello che nelle loro
intenzioni era un tentativo di suicidio non letale.
I disturbi bipolari
Episodio maniacale
p  Almeno una settimana di umore eccessivamente
e persistentemente elevato, espansivo o
irritabile, con compromissione del
funzionamento sociale e lavorativo (Criterio A),
caratterizzato da almeno tre dei seguenti
sintomi (Criterio B):
1.  Aumento eccessivo dell’autostima o senso di
grandiosità
2.  Diminuito bisogno di sonno
3.  Eccesiva loquacità
4.  Fuga delle idee
5.  Estrema distraibilità
6.  Aumento delle attività finalizzate (progettualità)
7.  Eccessivo coinvolgimento in attività piacevoli ma
insensate (es. spese folli, promiscuità sessuale, ecc)
Episodio ipomaniacale

p  Almeno 4 giorni di umore eccessivamente


e persistentemente elevato, espansivo o
irritabile, caratterizzato da almeno tre dei
sintomi che definiscono l’episodio
maniacale, ma per i quali l’intensità non è
tale da compromettere il funzionamento
sociale e lavorativo.
4 giorni

1.  Autostima + Episodio


2.  Sonno - ipomaniacale
3.  Eccesiva loquacità
4.  Fuga delle idee
5.  Estrema distraibilità 3 sintomi
6.  Attività finalizzate +
7.  Attività piacevoli
ma insensate +
Episodio
maniacale

1 settimana
Disturbi bipolari
4.  Disturbo bipolare I: il Disturbo Bipolare I ha un
decorso clinico caratterizzato dalla presenza di uno
o più Episodi Depressivi e di uno o più Episodi
Maniacali.
5.  Disturbo bipolare II: decorso clinico
caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi
Maggiori accompagnati da almeno un Episodio
Ipomaniacale. Si tratta, quindi, dell’alternanza
spesso ciclica fra episodi depressivi e ipomaniacali.
Gli Episodi Ipomaniacali non dovrebbero essere
confusi con le giornate di eutimia che seguono la
remissione da un Episodio Depressivo Maggiore. E’
un disturbo cronico che peggiora nel tempo se non
curato.
Disturbi bipolari
6.  Disturbo ciclotimico: presenza, per
almeno due anni, di numerosi periodi con
sintomi maniacali che non soddisfano i
criteri per l’Episodio Maniacale e di
numerosi periodi con sintomi depressivi che
non soddisfano i criteri per l’Episodio
Depressivo Maggiore.

Il disturbo, quindi, è caratterizzato dalla


alternanza ciclica fra episodi che possiamo
definire distimici (episodi depressivi
sottosoglia) ed episodi ipomaniacali.
Fluttuazione dell’umore nei disturbi
dell’umore

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