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LEZIONE 4

Don Chisciotte è il prototipo del cavaliere romantico che sogna di compiere le grandi imprese lette nei cicli
cavallereschi. È una vicenda che torna spesso anche nella letteratura contemporanea e al cinema: si pensi al
Katagiri di Ranocchio salva Tokyo (in Murakami A., Tutti i figli di Dio danzano, Einaudi, Torino 2005) o a
Jeff Bridges e Robin Williams in The Fisher King di Terry Gilliam (1991).

Nel 2018 Terry Gilliam riesce a girare il suo The Man Who Killed Don Quixote, progetto che aveva in
mente sin dagli anni Novanta. In entrambi i film un personaggio razionale (Jeff Bridges, Adam Driver come
moderni Sancho Panza) si lascia trascinare da epigoni di Don Chisciotte (Robin Williams, Jonathan Pryce) in
imprese al limite dell’allucinazione. Sono degli illusi che tentano avventure sensazionali e nutrite dalla
lettura dei cicli cavallereschi (la quest del Fisher King è proprio legata alla ricerca del Graal, che diventa una
coppa celebrativa). In Gilliam, la sconfitta del Cavaliere (il coma o la morte) non rappresenta la fine della
storia, ma l’occasione per il giovane scudiero di continuare l’opera del maestro (trionfo dell’immaginazione
sulla realtà, come anche in The Adventures of Baron Munchausen e, relativamente, in Brazil).

Alexandre Dumas padre, probabilmente aveva letto i Promessi sposi, la cui ventisettana era stata tradotta
francese nel 1828 da Rey-Dusseuil
 1844 I tre moschettieri
 1845 Vent’anni dopo
 1850 Il visconte di Bragelonne

Tre moschettieri e Promessi sposi si svolgono negli stessi mesi 5 agosto 1628 (salvacondotto di Milady
firmato dal Cardinale) 3 mesi e due giorni prima della passeggiata di Don Abbondio.
Il cavaliere romantico è consumato, giunto al termine della sua parabola funzionale. Manzoni mette in scena
diverse tipologie di cavalieri. Innanzitutto è rilevante l’apparente ossequio alle regole della cavalleria, si
pensi al pranzo a casa di Don Rodrigo, nel cap. V, dove, fra l’altro, si dice che «Il signor cardinale Riciliù
farà un buco nell’acqua». Attilio, Podestà, Don Rodrigo hanno letto almeno in parte la Gerusalemme
Liberata, Manzoni non ci dice se avessero letto Ariosto. I bravi sono allegorici avvoltoi che fiancheggiano
avvoltoi veri, inchiodati sulla porta, «l’esser chiamati a goder gli avanzi della tavola del loro signore».
Don Rodrigo è un Don Giovanni immiserito e immalinconito, ma è un cavaliere. Ombra di Orlando divenuto
al termine di una complessa parabola «l’iniquo». Don Giovanni è l’anticavaliere che satura la metamorfosi di
cavaliere in figura nera. Manzoni lo sdoppia: Don Rodrigo «la passione principale» è «il pensiero delle
lusinghe, delle promesse che adoprerebbe per rabbonire Lucia» ed Egidio «giovane scellerato», seduttore di
monache e assassino. Il commendatore diventa fra’ Cristoforo e come Don Giovanni offre del cibo al
Commendatore («non si pasce di cibo mortale / chi si pasce di cibo celeste») Don Rodrigo offre del cibo a
Fra’ Cristoforo.

Libreria di Don Ferrante: Aveva nella sua libreria, si può dire in testa, le opere degli scrittori più riputati in
tale materia: Paride dal Pozzo, Fausto da Longiano, l’Urrea, Il Muzio, il Romei, l’Albergato, il Forno primo
e il Fondo secondo, di Torquato Tasso, di cui aveva anche in pronto e a un bisogno sapeva citare a memoria,
tutti i passi così della Gerusalemme liberata, come della Conquistata, che possono far testo in materia di
cavalleria

I tre Moschettieri si aprono con un richiamo esplicito a Cervantes: D’Artagnan è Don Chisciotte ma ricorda
anche Lancillotto: soffre di malinconia d’amore. Porthos, il cavaliere-combattente: cavaliere predone del
Nord ma ingentilito dal sud. Ha un’amante matura, che poi sposerà. Aramis, cavaliere-intellettuale: il
Trovatore, l’intellettuale-cortigiano-cavaliere. Studia, prepara una tesi, filosofeggia, intende prendere i voti.
Athos, cavaliere aristocratico: malattia incurabile dell’eroe.

ARTICOLO 01BOLOGNA1
 Il romanzo di Dumas è ormai considerato un classico dell’avventura, anche grazie ai numerosi
adattamenti cinematografici, che hanno reso famosi e quasi proverbiali i personaggi. La struttura del
romanzo d’appendice ha consentito di trarne serial cinematografici, cortometraggi d’avventura contenenti
scene d’azione e rispettosi di una trama orizzontale. Oltre al film muto del 1921 di Fred Niblo con Douglas
Fairbanks, andrà citata la serie del 1933 con John Wayne. In questo caso la vicenda si svolge negli anni
Trenta in Nord Africa, tra le file della Legione Straniera.

 Dopo il classico in Technicolor di George Sidney con Lana Turner e gene Kelly (1944), abbastanza fedele
al romanzo, si passerà nelle trasposizioni più recenti a un approccio più vicino alla commedia e diretto a un
pubblico di ragazzi: si pensi al lungometraggio del 1993 di Stephen Herek prodotto da Disney o al
recentissimo Moschettieri del re – La penultima missione di Giovanni Veronesi (2018), che declina le
avventure del quartetto in un contesto agrodolce che vuole richiamare Amici miei.

 Nel 1998, con l’adattamento del Visconte di Bragelonne diretto da Randall Wallace (The Man in the Iron
Mask), valorizzato da un cast importante composto da Leonardo Di Caprio, Jeremy Irons, John Malkovich e
Gérard Depardieu, il pubblico riscopre la complessità dei personaggi di Dumas. Malgrado le numerose
imprecisioni storiche, la sceneggiatura è rispettosa delle caratteristiche di D’Artagnan, Athos, Porthos e
Aramis.

 Tra i film più recenti, andrà citata l’adattamento diretto da Paul Anderson nel 2011: si tratta di un film
d’azione che si affida in moltie scene all’animazione in computer graphic e all’abilità degli stunt men.
Sebbene l’adattamento sia molto libero e spesso piuttosto infantile, la pellicola va ricordata perché unisce
un’ambientazione steam-punk (i personaggi viaggiano su curiose aeronavi progettate da Leonardo Da Vinci)
ad un ritmo avventuroso fedele a quello dei primi serial.

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