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RADIOPROTEZIONE (09/04/18)

INTRODUZIONE GENERALE (PARTE 2)

L’infermiere è protagonista della prevenzione e promotore della salute nell’ambito della radioprotezione.
Quindi faremo un excursus storico sulla radioprotezione, quali sono poi i rischi che le radiazioni ionizzanti
comportano su di un organismo e per quale motivo si è giunti ad una regolamentazione legislativa su quelli
che sono le misure preventive su cui poi gli operatori sanitari, non soltanto coinvolti quelli della figura
infermieristica specifica, ma tutti gli operatori che lavorano all’interno del servizio di radiologia, sono
esposti a questo rischio. Distinguiamo a tal proposito 3 tipologie di PREVENZIONE:
- PREVENZIONE PRIMARIA: si rivolge esclusivamente ad una popolazione sana, dove attraverso gli studi,
quindi le evidenze scientifiche di studi sul fenomeno che è oggetto di rischio, si sottopone quella
popolazione ad uno screening. Uno screening che può essere di vario genere e dove la finalità è quello di
evitare che possano sopraggiungere questi rischi in quella popolazione. Tant’è vero che si parla di
prevenzione primaria soprattutto per quelle popolazioni che sono particolarmente a rischio come i bambini
e neonati, la VACCINO PROFILASSI che è un tipo di prevenzione primaria che è tesa a prevenire quelle
malattie che sono proprio legate e correlate a questa fascia di età. Ma ancora potremmo parlare dello
screening su alcune malattie neoplastiche, dove si sottopone una fascia di età ritenuta particolarmente a
rischio (40-50 anni) per esempio per il tumore alla mammella, dove alla popolazione si offrono degli esami
quindi delle indagini specifiche che sono volte proprio ad identificare e a inquadrare semmai c’è una
manifestazione di questa patologia, perché la prevenzione è tesa a, non soltanto a prevenire e a identificare
eventuali processi primitivi, ma quando anche a valutare eventuali processi di recidive che si possono
creare in quelle condizioni dove il soggetto è già stato precedentemente colpito;
- PREVENZIONE SECONDARIA: è volta proprio a trattare i soggetti malati, che hanno già nella loro storia
clinica un quadro di una patologia che risulta essere suscettibile ad eventuali recidive e dove si pongono in
essere quelli che sono dei controlli, quindi delle indagini diagnostiche e delle indagini ematochimiche che
sono volte a monitorare, a valutare e a monitorare nel tempo l’evoluzione di questo processo.
Infatti per le malattie neoplastiche c’è uno screening molto serrato, delimitato nel tempo.
Tant’è vero che nella storia clinica di un soggetto che è stato colpito indipendentemente dalla tipologia
neoplastica che poi l’ha prodotta, ha un controllo di vigilanza, di monitoraggio che va a 6 mesi dall’esordio
clinico, un controllo che deve essere poi fatto all’anno e un controllo che deve essere poi ripetuto
annualmente per almeno 5 anni, dopo di che si va in una condizione di controllo un po’ più diluito nel
tempo.
Quindi parlare di prevenzione significa anticipare questi processi e dove la diagnostica e in modo
particolare gli esami diagnostici che ci aiutano a monitorare, a controllare e anche a prevenire sono proprio
rappresentati dalle indagini più comuni che sono le indagini ecografiche e le indagini di tac con o senza
mezzo di contrasto.
Nello screening però, siccome nell’ambito della compilazione del cosiddetto DOSSIER CLINICO è l’infermiere
che raccoglie tutta la storia clinica del soggetto, è preferibile che sappia orientare i soggetti, ma soprattutto
sappia educare i soggetti affinché possano autonomamente svolgere questo screening di prevenzione.

La promozione alla salute passa non soltanto attraverso il porre in essere degli screening, quindi degli esami
diagnostici, ma passa anche attraverso l’educazione e i processi di formazione. Processi di formazione che
non sono altro che dei corsi che vengono strutturati e organizzati e dove vengono trattati gli argomenti
specifici di quella prevenzione particolare che si intende prevenire.
Per fare tale processo di formazione è necessario che l’infermiere si ponga in una condizione particolare
dove le conoscenze soltanto scientifiche e infermieristiche non bastano per poter pianificare un progetto di
educazione, ma dove a queste deve correlare e deve adattare e combinare quelle che sono poi le
metodologie pedagogiche. Perché un processo di formazione ed educazione pone in essere un progetto
dove non soltanto ci siano dei professionisti che abbiano una specializzazione in quel campo, ma dove
bisogna definire anche quali sono le metodologie di apprendimento che risultano essere efficaci ed
efficienti su quella popolazione sulla quale si interviene.
La formazione e l’educazione si pone come obiettivo quello di far conoscere, quindi è una presa proprio di
consapevolezza e anche di responsabilità che la persona deve acquisire affinché moduli quelle che sono gli
atteggiamenti e gli stili di vita che sono sbagliati. Quindi correggere quello stile di vita aiuta anche a
prevenire eventuali patologie ad esse correlate.
Quindi nell’ambito della prevenzione non ci sarà mai l’esclusività professionale infermieristica, ma ci vede
comunque in un ruolo di collaborazione tra quegli elementi che sono di pertinenza e che sono necessari e
utili per creare quella condizione ottimale affinché quel gruppo, quella comunità modifichi
quell’atteggiamento.

Nell’ambito della RADIOPROTEZIONE invece sono interventi che gli infermieri insieme con il team
assistenziale e quindi qui parleremo di un gruppo di collaboratori che non sono soltanto infermieri, ma
dove all’interno del servizio di radiologia giocano un ruolo fondamentale altre figure professionali, quindi ci
troveremo a doverci interfacciare con l’operatore socio sanitario (il nostro stretto collaboratore), con il
tecnico di radiologia, l’ecografista e con il medico radiologo. E dove i settori per quanto riguarda il
coordinamento, cioè chi è chiamato a dover gestire per esempio la turnistica dei vari professionisti sono
ben distinti perché per quanto riguarda l’aria infermieristica troviamo il coordinatore infermieristico quindi
non ci sarà un coordinatore tecnico radiologo che coordinerà tutto il gruppo assistenziale, ma ognuno per la
propria area professionale avrà un punto di coordinamento unico ed esclusivo. Quindi per gli infermieri e gli
operatori socio sanitari ci sarà sempre all’interno del servizio di radiologia il coordinatore infermieristico,
per quanto riguarda invece l’area tecnica radiologica, ci sarà il coordinatore dell’area tecnica radiologica e
poi c’è la parte del medico, quindi il primario o responsabile del servizio di radiologia, poi ci sarà il medico
radiologo, il medico ecografista e poi ci sarà anche il fisico medico.

Nel servizio di RADIOTERAPIA sopraggiungono altre figure professionali dove non ci sono soltanto quelle
precedentemente dette, ma aggiungiamo anche quelle che hanno a che fare con l’area psicologica, quindi
c’è anche la presenza dello psicologo, e c’è anche la presenza dell’oncologo perché la radioterapia non è
altro che un trattamento terapeutico dove si sfrutta l’azione delle radiazioni ionizzanti e dove ha come
scopo e finalità quello di ridurre quella massa neoplastica, riportarla in condizioni accettabili per poi
disporla per interventi chirurgici. Tant’è vero che la radioterapia viene fatta sia prima di un intervento
chirurgico , durante l’intervento chirurgico e post intervento chirurgico a seconda della tipologia della
lesione neoplastica che comporta magari anche una ramificazione particolare soprattutto quando ci
troviamo di fronte ad una lesione e ci troviamo delle metastasi in dei punti particolarmente critici dove è
difficile magari la sua asportazione e per punti critici intendiamo soprattutto i vasi.
Molto spesso nella radioterapia si effettua la cosiddetta terapia coadiuvante cioè quella mista a
radioterapia e a chemioterapia. La chemioterapia non è altro che quell’insieme di sostanze farmacologiche
che hanno lo scopo di andare a distruggere la cellula neoplastica e si somministra in alternanza con la
radioterapia perché se una ha lo scopo di rimpicciolire la dimensione della lesione, l’altro deve evitare
invece la disseminazione delle cellule a distanza e quindi va a prevenire quelle che potrebbero essere le
possibili metastasi a distanza, e anche per questo motivo questa viene fatta inizialmente nel trattamento
prima dell’intervento chirurgico oppure durante.
Ora però il dover esercitare la propria professione all’interno di un servizio di radiologia è necessario che
l’infermiere abbia delle competenze e conoscenze specifiche in questo settore.
E’ vero che attualmente il legislatore non ha previsto una figura specifica in questo ambito, probabilmente
perché parti della radioterapia rientrerebbero in una formazione post base dell’infermiere che è addetto
negli ambiti della palliazione perché anche la radioterapia diventa uno strumento palliativo, cosi anche la
chemioterapia non ha soltanto una funzione terapeutica farmacologica, ma anche una funzione palliativa di
accompagnamento della persona al ritardo che sarà poi il suo fine vita.
Quindi è importante capire qual è il ruolo dell’infermiere in questo ambito. Distinguiamo 2 funzioni:
- FUNZIONE AMMINISTRATIVA: s’intende tutta la burocrazia che c’è dietro a una prenotazione di un esame
radiologico, ma attenzione perché la burocrazia la ritroviamo anche dietro ad un ingresso o ad un
accettazione del paziente nell’ambito della radioterapia e quindi tutta la fase dell’accertamento e quindi la
metodologia del processo infermieristico ritorna alla ribalta anche in un ambiente che sembrerebbe un
ambiente quasi più tecnico piuttosto che invece un ambiente che necessita di un processo metodologico di
assistenza. Quindi nell’ambito del servizio di radiologia viene il ruolo amministrativo nella fase della
prenotazione che non è soltanto quello dell’atto del prenotare e del dirci quando, dove e in quale orario si
svolgerà la procedura (non stiamo facendo riferimento a chi viene dall’esterno e chi invece la prenotazione
provenga dall’interno cioè all’interno dell’ospedale in quando la prenotazione ha comunque la stessa
valenza, indipendentemente se è esterna oppure interna), ma diventa l’elemento fondamentale per
chiarire e informare il paziente su che cosa si dovrà svolgere sulla persona e quali sono quegli elementi
disturbanti che ce la possono inficiare. Esempio di un paziente che viene a fare un esame ecografico e
quindi un ecografia addominale dove lo scopo è quello di andare a valutare non soltanto la pelvi quindi
vescica, reni ma quello di esplorare più apparati e organi come lo stomaco, il fegato, la milza, l’intestino e
anche il pancreas, è necessario che intanto il paziente sia a DIGIUNO almeno 5 ore prima dell’esame, ma è
importante che qualche settimana prima abbia fatto una dieta priva di scorie e prima di frutta e fibre che
creano meteorismo che va a condizionare l’esame in se. Quindi il paziente rischia , che magari ci proviene in
quella giornata con un esame magari già prenotato e con una lista di attesa abbastanza lunga, che debba
ritornare a casa perché non ha quei requisiti necessari per poter svolgere l’esame in maniera efficace,
efficiente ed appropriata. Quindi ruolo fondamentale dell’infermiere nella sua funzione amministrativa è
soprattutto quella di delucidare la persona su tutti gli aspetti di questo esame, informandolo su tutti i
minimi particolari.
In letteratura c’è scritto che addirittura questo ruolo può essere svolto anche da un AMMINISTRATIVO, non
necessariamente ci deve essere l’intervento dell’infermiere. Però noi capiamo che se c’è un amministrativo
e quindi se c’è una persona che non ha nulla in termini di conoscenze e competenze specifiche sanitarie ,
tradurrà questo elemento soltanto nella compilazione della data, dell’orario e del momento in cui la
persona dovrà venire, senza andare a valutare questi elementi che risultano essere per noi fondamentali.
Tant’è vero che si discute ancora tutt’ora se debba esistere all’interno di questo servizio una SCHEDA
INFERMIERISTICA, visto che comunque negli ambulatori infermieristici dove ci sono gli infermieri la scheda
infermieristica , a differenza del reparto dove invece ci deve essere la cartella infermieristica, nei servizi
ambulatoriali e nel servizio di radiologia ci deve essere una scheda infermieristica, perché questa diviene lo
strumento dove l’infermiere dovrà registrare non soltanto i dati anagrafici del paziente ma dovrà registrare
tutti gli elementi che sono necessari per inquadrare il problema assistenziale e il problema clinico che il
paziente presenta e dove questo elemento che è legato all’informazione e all’educazione deve essere
documentato (tant’è vero che facciamo una distinzione tra INFORMAZIONE E FORMAZIONE vedi lezione
precedente).
- RUOLO ASSISTENZIALE: è un ruolo in cui l’infermiere si rivolge quindi con attività di carattere assistenziale,
quindi attività che magari interessano il soddisfacimento del bisogno fisico oppure del bisogno psicologico
del paziente. Tant’è vero che per somministrare un mezzo di contrasto o per via naturale o per via
parenterale, è necessario che ci sia un infermiere che lo vada a somministrare. Quindi per quanto riguarda
l’aspetto fisico è strettamente legato alla somministrazione di quelle che possono essere le sostanze che poi
ci aiutano a captare e a identificare l’organo che intendiamo indagare.
Ancora ruolo assistenziale inerente non soltanto alla somministrazione del mezzo di contrasto, ma anche
alla sua eliminazione e quindi andare a valutare se il mezzo di contrasto è stato smaltito o meno da parte
del paziente, quindi controllare quelle che sono le urine e le feci di questo paziente dopo l’esame.
Ancora da un punto di vista psicologico quindi deve essere contenuto e deve essere sostenuta la persona
soprattutto quando ci troviamo di fronte a quei soggetti dove non si ha tanto paura dell’esame in se ma
quanto del referto cioè della risposta che l’esame in se può dare e soprattutto quando ci troviamo di fronte
ad un paziente che è già stato ferito da una patologia abbastanza importante.

Tra gli aspetti assistenziali abbiamo anche quello di INTERVENIRE SULLE POSSIBILI COMPLICANZE nella fase
post esame. Queste complicanze possono essere :

- LIEVI: quando il paziente ha subito una reazione, quindi si sta somministrando il mezzo di contrasto, il
paziente comincia ad avere sudorazione algida, rossore (rush cutaneo), addirittura questo rush cutaneo è
seguito da dei puntini rossi, questa è una reazione avversa da un mezzo di contrasto. Quindi noi che cosa
dobbiamo fare? Fermiamo l’infusione e subito procediamo con la RILEVAZIONE DEI PARAMETRI VITALI e si
va a controllare se questi parametri vitali sono nella norma oppure sono alterati. Se sono comunque nella
norma si aspetta comunque qualche minuto, dopo di che si ricomincia di nuovo l’infusione.

- GRAVI : non soltanto abbiamo questo rush cutaneo con chiazze rosse sulla cute, addirittura il paziente ha il
cosiddetto laringospasmo, cioè ha difficoltà a respirare, qui dobbiamo sospendere immediatamente le
assunzioni e somministrazioni. Qui dobbiamo subito ventilare il paziente somministrandogli
dell’ossigenoterapia ad alti volumi, dobbiamo subito incanulare un accesso vascolare perché magari se il
paziente ci collassa non avremo più la possibilità di poter reperire un accesso vascolare periferico perché se
c’è una vasocostrizione automaticamente anche le vene superficiali tendono comunque a nascondersi e
quindi diventano difficili nell’apprezzamento tattile e quindi difficili da poter reperire. La scelta del presidio
sarà un ago cannula piuttosto che un butterfly, dopo di che rileveremo subito i parametri vitali e
avviseremo il medico della situazione che è avvenuta.

- MORTALE: oltre i segni clinici riferiti, con pallore e perdita di coscienza, qui subito dobbiamo porre in
essere quelle che sono le MANOVRE RIANIMATORIE. Quindi dobbiamo subito incanulare un accesso
vascolare per somministrare farmaci salvavita, e qui subito dobbiamo infondere una soluzione fisiologica e
la dobbiamo infondere anche abbastanza allegramente, cioè velocemente tanto da allontanare il mezzo di
contrasto che è stato somministrato. Ancora dobbiamo poi dopo ossigenare i tessuti del paziente
attraverso l’ossigenoterapia, dobbiamo posizionare una CANULA DI GHEDEL per fissare e per bloccare la
lingua, perché altrimenti ritorna indietro e quindi ci inficia poi dopo la respirazione, e qui dobbiamo
ventilare il paziente attraverso un PALLONE DI AMBO e se non c’è circolo e polso periferico, e tra i polsi
periferici opteremo nella scelta e nell’apprezzamento dell’arteria carotidea perché è quel polso che va
ultimo a scomparire rispetto agli altri polsi, anzi se ci troviamo in una struttura sarebbe opportuno che nel
carrello dell’emergenza ci fosse anche un fonendoscopio, perché forse la rilevazione della frequenza
cardiaca andrebbe rilevata più in sede centrale che piuttosto in sede periferica. (infine massaggio cardiaco).

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