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RADIOPROTEZIONE (26/03/18)

INTRODUZIONE GENERALE (PARTE 1)

Nel servizio di radiologia è stato ritenuto importante inserire anche una figura infermieristica, sia
per quegli aspetti che sono di carattere professionale, ma anche perché la trasformazione del
servizio di radiologia si è evoluto nel tempo. Se prima la radiologia era soltanto improntata su una
attività legata alla diagnostica, o meglio un supporto legato al trattamento e alla definizione della
patologia, della diagnosi clinica del soggetto, oggi la radiologia è diventata anche un supporto per
quanto riguarda l’applicazione di alcuni strumenti che sono necessari per il trattamento stesso del
paziente. Immaginiamo per esempio per quanto riguarda l’applicazione di un catetere venoso
centrale, è necessario che ci sia un supporto ecografico che ci faccia valutare questo accesso
vascolare in modo tale da poterlo posizionare correttamente. Sappiamo che l’incanulamento di un
accesso vascolare non viene più rilegata alla competenza medica, ma ci sono alcuni cateteri venosi
centrali che sono ritenuti di competenza infermieristica (esempio PIC e MEDELAINE dove
l’infermiere però deve acquisire una formazione post-base di perfezionamento).

In questo modulo noi affronteremo 2 aspetti molto importanti della Radiologia : uno riguarda il
settore della DIAGNOSI , ( tant’è vero che cambia anche nel tempo la dicitura di radiografia , si
parlava inizialmente di radiografia tradizionale , oggi si parla invece di “RADIOGRAFIA PER
IMMAGINI” e quindi per la diagnosi );
l’altro aspetto riguarda un servizio di RADIOTERAPIA che non è lo stesso complesso e non è
presente nello stesso servizio , ma sono 2 rami della stessa scienza , della stessa disciplina che
trattano separatamente due aspetti fondamentali di cui uno è necessario per contribuire alla
formulazione della diagnosi, l’altro invece è legato al trattamento di quell’evento e di quell’esordio
clinico su cui bisogna intervenire.
Tra l’altro la RADIOTERAPIA ha lo scopo proprio sia di “trattare” cosi come dice la parola stessa, ma
sia anche quello di prevenire eventuali disseminazioni di cellule ( perché entra nel campo
dell’oncologia e quindi il trattamento delle patologie oncologiche ) per intervenire su quegli stati ,
su quelle cellule che possono diffondersi in circolo e di conseguenza costituire le cosiddette
metastasi.
Oppure diventa la RADIOTERAPIA come una situazione di palliazione , dove magari i trattamenti
risultano essere difficili e quindi non c’è un raggiungimento positivo dell’evento morboso , ma di
accompagnamento al fine vita. Tant’è vero che facendo riferimento al nostro profilo professionale
sappiamo che il ruolo dell’infermiere non è soltanto di carattere assistenziale ma anche preventivo ,
palliativo , riabilitativo ed educativo.
Nel servizio di Radiologia quindi l’infermiere è stato inserito in questo ambito in particolare anche
perché per la somministrazione di alcune sostanze che prendono il nome di “MEZZI DI CONTRASTO”
è necessario che ci sia il professionista che ha quelle conoscenze e competenze per poterle
introdurre queste sostanze.
Tant’è vero che questo mezzo di contrasto può avvenire o per VIA NATURALE o per VIA
PARENTERALE quindi possiamo servirci di un accesso vascolare per poter introdurre questo mezzo
di contrasto , e quindi dare la possibilità a quel tessuto , a quel parenchima di essere captato dalle
radiazioni ionizzanti e quindi darci quell’immagine che noi necessitiamo per la formulazione della
diagnosi medica.
Quindi per poter somministrare questo mezzo di contrasto , vediamo come non era possibile
poterlo rilegare al tecnico di radiologia oppure al medico radiologo , ma ci doveva essere la figura
specifica che fosse in grado di dover intervenire in questa situazione.

Attenzione perché il ruolo che l’infermiere riveste nell’ambito del servizio radiologico non è
soltanto quello esclusivamente TECNICO , cioè quello di saper reperire un accesso vascolare , quello
di saper posizionare una sonda rettale per esempio , quello di intervenire su eventuali complicanze
perché dobbiamo sapere che il mezzo di contrasto è una sostanza estranea all’organismo e di
conseguenza può produrre degli effetti collaterali che prendono proprio il nome di complicanze a
cui l’inf deve subito intervenire precocemente , deve sapere anche come intervenire e soprattutto
deve anche sapere riconoscere quelli che sono i segni e sintomi premonitori di un eventuale evento
avverso , e quindi capire anche se è una reazione lieve , se è una reazione grave oppure se è una
reazione mortale che mette a rischio la vita del paziente.
Ma anche L’AREA COGNITIVA , quindi saper riconoscere quelli che possono essere i segni clinici di
un eventuale alterazione , magari interrompere oppure semplicemente non permettere l’accesso di
quella persona a quell’esame in particolare . E’ noto per esempio che prima di una TAC è
consigliabile che il paziente porti con se un esame completo ematologico , ma in modo particolare
della funzionalità renale e della funzionalità epatica perché è importante capire in modo
particolare ( sto parlando dell’azotemia per quanto riguarda la funzionalità renale e sto parlando di
GOT , GPT e TRANSAMINASI per quanto riguarda la funzionalità di enzimi epatici perché il mezzo di
contrasto molto spesso viene smaltito o dal rene o dal fegato , quindi se noi ci troviamo di fronte ad
un esordio clinico già con un organo o gli entrambi gli organi quindi fegato e reni compromessi , il
mezzo di contrasto a questo paziente non glielo possiamo somministr)
Ancora! L’ATTIVITA’ ELETTRICA è fondamentale! Quindi un elettrocardiogramma (ECG) il paziente
se lo deve portare dietro , lo deve effettuare prima dell’esame perché il mezzo di contrasto induce
una conduzione elettrica che può sviluppare delle aritmie e sappiamo che le aritmie possono
evolvere in una situazione lieve come un extrasistolia per esempio , ma possono evolvere anche in
una situazione particolarmente grave come una fibrillazione atriale o ventricolare o addirittura
possono indurre ad un arresto cardiaco. Quindi un movimento elettrocardiografico di questo
elemento che dobbiamo comunque valutare , quindi dobbiamo sincerarci prima che il paziente si
sottoponga a questo esame è fondamentale per poter scardinare tutti quei fattori di rischio che il
soggetto può andare incontro.

Un altro aspetto molto importante , oltre gli esami ematochimici , oltre gli esami elettrocardiografici
, è necessario che la persona RISPETTI IL DIGIUNO! Gli alimenti ( soprattutto per le ecografie )
possono in qualche modo inefficiare la refertazione di quell’esame , possono quindi creare quelle
situazioni di confondimento dove non sappiamo se magari è una condizione di normale alterazione
di questo organo oppure è una conseguenza legata alla somministrazione di quel mezzo di
contrasto .
Quindi va rispettato il digiuno almeno dalla mezzanotte e va rispettato ancora il digiuno 2 ore dopo
successive alla somministrazione del mezzo di contrasto .

Un attenzione ancora particolare , e quindi l’assistenza infermieristica non termina con


l’accertamento della persona , la valutazione della persona , l’esecuzione dell’esame , ma segue
anche il paziente dopo l’esame perché molte situazioni avverse o molte reazioni legate alla
somministrazione del mezzo di contrasto non è detto che avvengono immediatamente; alcune sono
tardive e quindi possono sopraggiungere a distanza di uno o 2 ore dalla somministrazione dello
stesso e su cui l’infermiere deve porre particolare attenzione e deve intervenire con una certa
abilità , scioltezza , urgenza ed emergenza.

Un altro aspetto molto importante , che nell’ambiente dove poi si svolge l’esame radiografico , è
preferibile che ci sia sempre un CARRELLO DELL’EMERGENZA . Tale carrello è necessario, come dice
stesso la parola, nel momento in cui dobbiamo intervenire su un evento avverso e su cui non
dobbiamo perdere del tempo perché il tempo potrebbe compromettere quella condizione clinica e
potrebbe portare ad un esordio di morte del paziente , quindi dobbiamo avere a disposizione nella
stanza dove si svolgono determinate radiografie con somministrazione di mezzo di contrasto dove
dobbiamo controllare! (Il controllo è legiferato dalla legge) Tra l’altro ci sono dei nastri di questo
carrello dell’emergenza dove l’infermiere dovrà quindi controllare e verificare che ci siano tutti i
presidi di emergenze e che ci siano anche tutti i farmaci di emergenza. Addirittura questo controllo
viene effettuato ad ogni fine turno perché si deve anche capire e si deve anche ricondurre poi dopo
alla persone che magari si è fatto carico di questo controllo.
Attenzione perché non è un attività che si può delegare al personale di supporto!
Intanto è un carrello contrassegnato da un colore ROSSO perché il rosso è il codice colore che ci fa
capire che dobbiamo agire immediatamente; presenta poi tutti questi sigilli su cui poi è chiamato in
causa l’infermiere che nel momento in cui si trova a dover intervenire sull’evento avverso , deve
aprire quei sigilli e deve ritrovare tutto ciò che è scritto nell’elenco, quindi tutto ciò che è necessario
sicuramente sono delle CANULE DI GHEDEL , dei TUBI ENDOTRACHIALI, saranno necessarie delle
AGOCANULE e non sono da preferire i BUTTERFLY perché dobbiamo prendere un accesso vascolare
di grosso calibro , quindi nei presidi vascolari è da inserire in questo carrello un agocanula piuttosto
che il butterfly; poi ancora SIRINGHE , DEFLUSSORI , SOLUZIONI SALINE , più i FARMACI SALVAVITA
e in più ancora una MASCHERA e un PALLONE DI AMBO per intervenire immediatamente sulla
respirazione del paziente.

Proprio perché le procedure sono altamente invasive e proprio perché possono produrre questi
effetti collaterali , al paziente viene rilasciato qualche giorno prima di sottoporsi alla procedura il
cosiddetto “CONSENSO INFORMATO” ossia un documento dove vengono trascritti quelli che sono
gli effetti benevoli della procedura che si intende fare e quindi quali sono le indicazioni , gli scopi e
le finalità , ma vengono anche trascritti quali possono essere i possibili effetti collaterali.
Ora in letteratura c’è scritto che questa non è una competenza squisitamente infermieristica ,
tant’è vero che non saremmo noi a spiegare , a riferire e a informare il paziente riguardo questi
elementi importanti.
Ma entriamo nel gioco della relazione e del colloquio nel momento in cui è il medico con il paziente
che deve riferire queste informazioni e dove l’infermiere si pone nella veste di mediatore , semmai
il linguaggio tecnico scientifico che viene utilizzato non è consono alla comprensione e
all’apprendimento di quel sogg. e quindi ci si serve di tradurre quel significato per renderlo il più
possibile comprensibile all’altro , oppure perché magari è ipoudente e quindi non ascolta in
maniera chiara che cosa vengono descritte in questo documento . Attenzione perché il consenso
informato non è mai una procedura scontata. Ad esempio in chirurgia o ortopedia lo si fa anche per
quel paziente che si deve sottoporre ad un intervento chirurgico , ed è un documento che magari
viene firmato proprio un momento prima che il paziente va in sala operatoria.
Cosa che è sbagliatissima perché la persona deve avere la possibilità di potersi confrontare con altri
professionisti ed ecco perché secondo la letteratura deve essere effettuato anticipatamente allo
svolgimento della procedura , addirittura parla di 3 GIORNI PRIMA di sottoporsi alla procedura
stessa , perché il paziente lo deve apprendere, deve avere la possibilità di potersi consultare con i
familiari, ma consultarsi anche per chiedere altri pareri da altri professionisti e soltanto quando ha
capito gli effetti positivi e gli effetti negativi di cosa andrà incontro, potrà in maniera responsabile e
consapevole firmare quel consenso e il consenso viene firmato da 2 attori principali che sono il
medico e il paziente , in questo caso non entriamo noi. ( quell’atteggiamento di far firmare il
consenso in maniera frettolosa può essere tranquillamente impugnata dal giudice perché il
paziente non ha avuto il tempo di comprendere perfettamente i rischi a cui andava incontro ) .
Tutto ciò rientra nel RUOLO ASSISTENZIALE.

Ma l’infermiere non svolge nell’ambito del servizio radiologico solo il ruolo assistenziale , ma anche
un RUOLO AMMINISTRATIVO. Per ruolo amministrativo si intende quell’attività di prescrizione, di
accoglimento della persona che sta nella fase della prenotazione dell’esame. Se noi dovessimo
prenotare un esame, è vero che lo si fa con il CUP ( Centro Unico di Prenotazione regionale ) , però
è altrettanto vero che poi si sale nel servizio di radiologia per i chiarimenti che sono legati a quella
tipologia di esame.
E quindi c’è la descrizione , per esempio se c’è da rispettare un digiuno o meno , c’è l’enunciazione
di quelli che sono gli esami propedeutici prima di sottoporsi all’esame, ma c’è anche la possibilità di
poter riferire semmai ci dovesse essere , soprattutto per quanto riguarda l’esame ecografico che
interessa l’addome , se il paziente deve per esempio qualche ora prima assumere dei liquidi e
soprattutto se l’esame ecografico interessa la pelvi e quindi la vescica , l’utero dove è necessario
avere una vescica piena perché la presenza di acqua fa da cassa di risonanza, quindi amplifica
meglio le immagini. Ecco per quale motivo , proprio per l’esame ecografico che interessa la pelvi , è
preferibile che il soggetto un ora prima ingerisca almeno 2 litri di acqua e tra l’altro deve anche
trattenere queste urine.
Attenzione perché anche un addome globoso (grassoso) diventa quel fattore che invece inefficia il
referto dell’esame ecografico, quindi dove c’è più tessuto adiposo, diventa difficile che la sonda
possa attraversare questi echi e possa far intravedere l’immagine.
Ancora la presenza di aria e quindi il meteorismo nell’addome diventa un fatto che va a
compromettere poi dopo l’esito dell’esame stesso. Tant’è vero che richiediamo a questo paziente di
escludere quei cibi che possono facilitare questa produzione di aria che sono in modo particolare la
frutta e verdura , e quindi vanno eliminati 4 giorni prima dell’esame dalla dieta del paziente.
Addirittura se persiste questo stato si può anche somministrare dei farmaci come per esempio il
farmaco che elimina questo meteorismo che è tipico proprio anche del bambino con le colichette
addominali, quindi il MILICON che viene somministrato in gocce che aiuta ad evitare questo
meteorismo.

Quindi nel RUOLO AMMINISTRATIVO noi andiamo ad informare il paziente su quelli che sono gli
aspetti fondamentali su cui poi sono necessari per potersi poi dopo sottoporre all’esame, ma anche
quello poi di avere una lista di prenotazione e di elencazione dell’esame stesso, quindi quale giorno
deve recarsi la persona , in quale orario e in quale momento della giornata. Quindi il ruolo
amministrativo serve essenzialmente all’infermiere per organizzare il lavoro nel servizio di
radiologia , quindi definire per esempio qual è l’orario degli esterni e l’orario degli utenti interni.
Quindi fare un piano di lavoro organizzato.

Nell’ambito della RADIOPROTEZIONE c’è una legge la 241/00 che detta proprio sia delle norme di
carattere generale , sia delle norme specifiche dove va già a definire quali sono le CATEGORIE DEGLI
ESPOSTI e definisce questa categoria degli esposti in CATEGORIA A e CATEGORIA B e definendo
quelle che sono le aree di interesse particolarmente a rischio, quindi definisce anche la zona
controllata e la zona di sorveglianza dove le misure precauzionali e preventive sono diverse.
Addirittura la stessa legge definisce anche quelli che sono i requisiti strutturali, cioè quali sono
quegli elementi che devono poi dopo proteggere gli operatori e quindi l’utenza affinchè si possa
prevenire quelli che possono essere i rischi che le radiazioni ionizzanti possono destare in un corpo.
Dobbiamo sapere che attualmente non ci sono delle evidenze scientifiche che vanno a definire in
maniera definita e approfondita questo fenomeno, però per quanto riguarda ciò che è avvenuto nel
passato , si è potuto vedere che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti comporta comunque un
alterazione cellulare e in modo particola le cellule che sono sottoposte a questo tipo di alterazione
sono le cellule in via di produzione, tant’è vero che c’è uno studio di qualche anno fa dove in un
servizio di radiologia sono stati colpiti da leucemia acuta 50 medici radiologi , fenomeno legato
all’esposizione delle radiazioni ionizzanti ma soprattutto anche all’inutilizzo di quelle misure
precauzionali universali su cui poi la legge tende a tutelare il lavoratore e gli utenti. Quindi la zona
sorvegliata e la zona controllata ci fanno anche capire quali sono i confini e quali sono gli elementi
che possono danneggiare la salute quindi l’organismo.
Attualmente esistono degli obblighi e delle responsabilità sia del lavoratore che del datore di lavoro
sanciti dalla legge e definiti negli articoli 67 e 68 dove definisce quali sono gli obblighi da parte del
datore di lavoro , quali sono gli obblighi del lavoratore. Ora tra gli obblighi del datore di lavoro
sicuramente è quello di porre in essere tutte quelle misure precauzionali volte a tutelare sia il
lavoratore che gli utenti attraverso dei DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE , e quindi al
dotazione a tutto il personale che lavora nel servizio della radiologia e della radioterapia di munirsi
di uno strumento che vada a registrare la dose minima che nell’anno solare un corpo, un organismo
può contenere. Il dispositivo in particolare prende il nome di DOSIMETRO che è uno strumento
elettronico che va a registrare qual è la dose minima assunta da quell’organismo e dove definisce
poi quel confine limite dove poi bisogna portare degli atteggiamenti correttivi , ossia significa che il
lavoratore deve proprio cambiare la mansione e che magari in quel servizio in particolare dove
risulta essere suscettibile ed esposto in base al calcolatore della dose minima , quindi deve evitare
che si possa ancora prolungare questa esposizione e quindi è il cambio della mansione e del servizio
di radiologia di questo lavoratore.
Addirittura c’è l’art 69 che definisce che c’è un obbligo da parte della donna in stato interessante
nel momento in cui viene a conoscenza di questo stato della vita , deve comunicare con urgenza al
datore di lavoro della sua situazione perché i primi 3 mesi di gravidanza sono quelli più vulnerabili e
suscettibili alle malformazioni che non tanto possono colpire la donna gestante ma quanto possono
interagire sul feto.
Quindi la legge riferisce e impone alla gestante di comunicare al datore di lavoro il suo stato e il
datore di lavoro ha l’obbligo di allontanare la gestante da quella esposizione.

Ancora rientra negli obblighi del datore di lavoro non soltanto quello di fornire il calcolatore della
dose minima ma anche quello di fornire dei dispositivi di protezione individuali che in parte sono
anche legiferati dalla legge 81/08 che parla in un TESTO UNICO dove riprende quello che già era
sancito dalla 626/96 e dove riporta anche alcuni regolamenti dell’UE.
Tale legge quindi pone una particolare attenzione nei confronti dei lavoratori che vengono a
contatto con materiale non soltanto di radiazioni ionizzanti , ma vengono a contatto anche con
materiale biologico quindi potenzialmente a rischio infettivo da parte del lavoratore.
Attenzione perché per rischio biologico non si intende soltanto la contaminazione di sangue e
quindi quella ematica, ma si intende anche la contaminazione di fluidi come urine e feci , saliva
oppure materiale di drenato che può essere drenato peritoneale o pleurico, quindi tutto ciò che ha
a che fare con fluidi dell’organismo rientrano nel cosiddetto rischio biologico, e dove l’infermiere
deve porre in essere l’utilizzo di questi dispositivi di protezione individuale.

Perché abbiamo avuto un aggiornamento della legge sulla sicurezza dei luoghi di lavoro? Perché
nella vecchia normativa non veniva specificato in maniera particolare le responsabilità del
lavoratore e soprattutto non si comprendeva nella definizione chi fosse il lavoratore a differenza
invece della 81/08 dove definisce il lavoratore non soltanto come colui che esercita la propria
professione in qualità di lavoratore a tempo indeterminato , ma lo diventa anche lo stagista , lo
studente tirocinante , diventa anche il precario quindi la legge definisce il lavoratore come chiunque
esercita la propria professionalità all’interno di una struttura e non ha importanza se la sua attività
sia legata ad un aspetto spazio temporale, quindi che sia legata ad un contratto a tempo
indeterminato oppure determinato. E non ha importanza se sia già un esercente della professione o
che sia in uno stato di apprendistato come è il caso degli specializzandi o tirocinanti.
Tutti i lavoratori secondo tale legge sono chiamati ad un obbligo, un obbligo che è quello legato
all’utilizzo appropriato dei dispositivi di protezione individuale. Cioè io non posso fare a meno di
non utilizzare quel presidio che sia prescritto e dove è legato a prevenire il rischio.
ESEMPIO: molto spesso si corre il rischio da parte di infermieri e studenti di incanulare un accesso
vascolare senza i guanti monouso perché si pensa che la sensibilità tattile che è presente sui
polpastrelli delle dita delle nostre mani venga diminuita nel momento in cui indossiamo un guanto
monouso. Ora è vero che un ago può perforare comunque un dito e anche il guanto, però è
altrettanto vero che molte contaminazioni da sangue ematico sono legati proprio allo stravaso non
tanto a puntura accidentale da ago ma quanto allo stravaso.
Il CDC ( Center Design Control Infection ) definisce che per noi ogni persona sana o malata è un
serbatoio di infezioni , quindi è potenzialmente a rischio e quando noi ci accingiamo a fare delle
procedure che sono comunque a rischio infettivo dobbiamo porre in essere e munirci di questi
dispositivi di protezione individuale.

Ora i dispositivi di protezione individuale sono diversi e sono legati a quella situazione e a quella
procedura che noi dobbiamo effettuare. Se io devo andare a fare un prelievo arterioso che è ben
diverso da un prelievo venoso perché il sangue arterioso ha una fuoriuscita zampillante rispetto ad
un accesso vascolare venoso dove è più fluido. Ora se mi trovo a fare un emogasanalisi (EGA) non
mi bastano soltanto dei guanti monouso di protezione, ma ho bisogno anche di una VISIERA .
Se mi trovo invece in un ambulatorio urologico oppure nel servizio di radiologia e sto assistendo un
paziente nell’ambito dell’urografia che è un esame radiologico, oppure della cistoscopia che è un
esame endoscopico dove ci si serve di un endoscopio per arrivare in vescica e quindi visualizzare
quelle che sono le pareti vescicali e poter fare poi dopo diagnosi di una situazione che ha prodotto
uno stato di cistite emorragica e dove questo cistoscopio prevede proprio per poter estendere
queste pareti vescicali, si serve della somministrazione di una cistoclisi ossia la somministrazione di
soluzione fisiologica attraverso lo strumento quindi attraverso un set di infusione che è un set
particolare per cistoclisi , quindi quello che cambia dell’elemento del set , non è il tubo di raccordo
o la valvola di apertura e il morsetto di connessione, ma quello che cambia è la camera di
gocciolamento perché la camera di gocciolamento della cistoclisi è più grande rispetto invece a
quello della fleboclisi. E dove tutto questo circuito passa attraverso questa sacca che contiene dai
2000 ai 5000 ml di soluzione fisiologica passa attraverso questo endoscopio e fa estendere le pareti
vescicali per visualizzare perfettamente la vescica e fuoriesce in un'altra camera attraverso un tubo
di raccordo che pesca in un secchio. Ora in questo circuito che è un circuito aperto, pescando e
fuoriuscendo dall’altra parte potrebbe quindi schizzare del materiale che non è soluzione fisiologica
pura ma è della soluzione fisiologica mista a urine che fuoriuscendo potrebbe colpire il viso
dell’operatore. Quindi in questo caso indosseremo oltre ai guanti monouso anche degli occhialini.
Attenzione che questi occhiali che sono particolare in quanto hanno una protezione laterale , li
utilizziamo anche nel momento in cui ci troviamo ad assistere una partoriente perché nella fase
dell’espulsione fetale succede che insieme al feto se ne viene fuori anche il liquido amniotico.
Addirittura indosseremo anche dei grembiuli che possono essere impermeabili oppure un
grembiule di stoffa oppure un grembiule di carta e anche in questa situazione li possiamo trovare
sottoforma di materiale sterile oppure materiale pulito. Quando indossiamo un grembiule di carta
per esempio lo indossiamo ad esempio quando ci accingiamo a fare le cure igieniche al paziente e
soprattutto lo facciamo in un area in particolare che è l’area della terapia intensiva e quindi sono le
rianimazioni dove sappiamo che il soggetto che sta in terapia intensiva , è un soggetto che ha già di
per se una suscettibilità alle infezioni quindi proteggere la nostra divisa non è la priorità principale,
ma è una finalità secondaria, perché la finalità primaria è che con la nostra divisa possiamo
contaminare questo paziente. Oppure indossiamo per esempio un grembiule monouso di carta
quando dobbiamo fare delle pratiche dove sono particolarmente invasive come possono essere per
esempio la pratica delle biopsie di qualsiasi genere epatica , renale, ossea , dove anche in questo
caso dobbiamo delimitare il campo affinchè non avvenga una contaminazione del campo
operatorio e in questo caso non sarà un grembiule monouso pulito ma sarà un grembiule monouso
sterile. Ancora possiamo trovarci come dispositivi di protezione individuale dei CALZARI e quindi i
copri scarpe soprattutto se ci troviamo ad assistere nelle sale operatorie e ancora una CUFFIA per
proteggere i capelli se ci troviamo ad assistere un paziente o in sala operatoria o in terapia intensiv.
Le MASCHERINE invece le utilizziamo quando c’è un rischio di contaminazione aerea e quindi
quando ci troviamo di fronte ad un paziente che presenta degli aspetti particolari dove ci potrebbe
essere una contaminazione da parte di agenti e di microrganismi che si trasmette per via aerea
come per esempio nel caso della tubercolosi polmonare e qui la mascherina è una mascherina
particolare munita di filtro dove l’area che noi ispiriamo viene filtrata da questo filtro e previene
questa contaminazione.
Ancora mettiamo una mascherina semplice quando ci troviamo per esempio nelle sale operatorie
proprio per evitare che invece possiamo noi disseminare dei microrganismi e quindi contaminare il
campo operatorio. Oppure sarebbe opportuno quando si va a medicare una ferita , ci si posiziona
una maschera semplice perché nel momento in cui io vado ad esporre la ferita è possibile che si
contamina e le precauzioni universali prevedono proprio che la procedura sia il più possibile in uno
stato di asepsi e quindi proprio per evitare che ci sia una contaminazione intanto dovrei trasferire il
paziente dall’unità di degenza, perché la camera di degenza è un serbatoio di infezione, quindi
quando vado a rimuovere la medicazione non faccio altro che gli agenti microbici ambientali si
possano depositare su questa ferita, quindi bisogna trasferire il paziente in una sala dedicata per le
medicazioni e che sia sterilizzata quotidianamente.
Le misure precauzionali che sono volte ad evitare la contaminazione è intanto il lavaggio antisettico
delle mani e il posizionamento di quelli che sono poi i presidi e i dispositivi di protezione individuali.
Quindi i GUANTI STERILI, PINZE STERILI e tutto ciò che è necessario per la detersione.
Attenzione! In letteratura c’è scritto che il disinfettante per eccellenza è l’OLIO POVIDONE perché
ha un efficacia di detersione e disinfezione ad ampio spettro, risulta essere adesso inefficace, ci
sono degli studi in divenire che stanno mettendo in discussione se l’utilizzo per esempio dell’olio a
povidone garantisce quindi un efficacia sulla disinfezione della ferita oppure invece sarebbe
opportuno disinfettare con la CLOROCLEXIDINA e quindi con i combinati di cloro ( però è uno studio
ancora in divenire).
Quindi le medicazioni devono essere attualmente deterse con della soluzione fisiologica sterile e
disinfettato con una soluzione ad ampio spettro che risulta essere l’olio a povidone.
Attenzione perché anche l’olio a povidone dovrebbe essere monodose, cioè deve essere legato per
quella medicazione, o perlomeno l’infermiere deve avere quell’attenzione tale che nel momento in
cui lo va ad utilizzare, subito lo deve andare a rincappucciare.

Tutto questo per dirci che prima con la 626/96 non c’erano responsabilità trascritte e sancite per il
lavoratore, oggi con l’81/08 semmai il lavoratore riporta un infortunio e il datore di lavoro può
dimostrare che la fornitura di questi dispositivi di protezione individuale gli sono stati forniti e il
lavoratore non li ha applicati, automaticamente quell’infortunio viene rigettato.
Ancora importante! Se il datore di lavoro fornisce dei dispositivi di protezione individuali USURATI
(guanti difettati) e se io lavoratore che li devo adoperare non segnalo questa situazione,
automaticamente le responsabilità non ricadono sulla fornitura scelta dal datore di lavoro, ma
rientra su quello del lavoratore. In termini sempre di responsabilità giurisprudenziali, c’è scritto che
il datore di lavoro viene configurato come il direttore generale di un azienda sanitaria, ma
attenzione perché tale direttore si serve poi dopo di un direttore amministrativo, in pratica c’è una
gerarchia e quindi c’è il direttore amministrativo, c’è un direttore sanitario, il direttore
amministrativo governa quelli che sono poi i responsabili dei dipartimenti. Il responsabile di
dipartimento a sua volta governa quelli che sono i responsabili dell’unità operativa.
I responsabili dell’unità operativa sono configurati come il primario da un punto di vista della
dirigenza medica, e da un punto di vista infermieristico il datore di lavoro viene configurato dal
coordinatore infermieristico (caposala). Quindi se il caposala non fa l’ordine e quindi non mette a
disposizione dell’unità operativa questi dispositivi di protezione individuale, il danno lo va a pagare
il coordinatore infermieristico. Attenzione! Con lo scenario che c’è attualmente, dove ci sono pochi
coordinatori infermieristici, ma ci sono molti infermieri facenti funzione, la legge definisce quella
categoria come il PREPOSTO. Quindi il PREPOSTO è colui che svolge mansioni superiori che ha un
ruolo di coordinamento e di gestione e di governo di quel reparto, e di cui risponde di fronte la
legge, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento delle forniture, ma sia anche per quanto
riguarda l’organizzazione, informazione e della formazione del personale. Perché il personale deve
essere informato e deve essere formato. Che differenza c’è tra informare e formare, che non sono 2
verbi sinonimi, ma sono 2 verbi di azione diversa:
- INFORMARE: io ho un interlocutore passivo, dove non vado a definire se ha appreso o meno
quella informazione o quella consulenza, tant’è vero che noi facciamo atto di informazione al
paziente quando dobbiamo effettuare una procedura, però non andiamo a valutare se il paziente
ha compreso o meno quello che stiamo facendo. Quindi interlocutore passivo che non è soggiogato
e legato ad un apprendimento.
- FORMAZIONE o EDUCAZIONE: ho un interlocutore attivo, dove devo fornire quelle conoscenze e
dove le devo valutare quelle conoscenze. Facciamo educazione e formazione nel momento in cui il
paziente prima della dimissione viene stabilito un piano terapeutico da svolgersi a domicilio.
(Esempio classico del paziente diabetico insulino dipendente).

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