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Parte ottava

Il trasporto in pressione

Premessa
Tra le varie fasi del ciclo dell’acqua, la parte di maggiore interesse, quali risorse idriche idonee
alle loro utilizzazione, è rappresentata dai deflussi superficiali e sotterranei.

Figura 1. Deflussi superficiali e sotterranei


Le fonti di approvvigionamento delle acque superficiali sono costituite dalle sorgenti, dai corsi d'ac-
qua e dai laghi. Le acque superficiali necessitano a volte, prima di essere ammesse all'uso, di trat-
tamenti correttivi dei caratteri naturali, in ogni caso necessari per l'uso potabile della risorsa.
Tra la superficie del terreno e la superficie di fondo l’acqua meteorica attraversa, per percolazione,
vari strati suddivisibili in due regioni:
 di dispersione, generalmente terreno agricolo soggetto ad evaporazione ed assorbimento da
parte dell’apparato radicale dei vegetali (traspirazione);
 di acqua fissa , non soggetta ad azioni disperdenti .

Acquedotti 457
La circolazione dell’acqua nel sottosuolo può essere limitata nel moto orizzontale da alterazioni
della permeabilità mentre, in senso verticale, è condizionata dalla presenza di una superficie di
fondo impermeabile o dalla progressiva riduzione della permeabilità correlata alla porosità del ter-
reno. La grandezza e la densità dei vuoti condizionano, ovviamente, la capacità di ritenzione idrica
e di trasmissibilità del terreno .

Figura 2.
Ammassi granulari: a) omogenei ed impermeabili ; b) omogenei ma permeabili ; c) elementi im-
permeabili di diverse dimensioni; d) cementati. Rocce fratturate: e) carbonatiche ; f) cristalline

la Porosità misura il volume dei vuoti all’interno di un volume unitario di terreno


la Permeabilità rappresenta la caratteristica di un ammasso ad essere percorso dall’acqua
una roccia è permeabile solo se vuoti e fessure sono tra loro comunicanti e di dimensioni tali da far
prevalere la gravità sulle forze di adesione molecolare.
Escludendo il caso di elevata porosità (ghiaie), il moto nel mezzo filtrante è assimilabile al moto
lineare regolato dalla legge di Darcy : V  fJ [1]
V= velocità di filtrazione : rapporto tra la portata Q e la sezione trasversale della falda (compresa
l’area dei granuli); J = pendenza piezometrica
f = coefficiente di filtrazione (f=0,000007 m/s per d=0,06 mm ; f=0,0003 m/s per d=0,4 mm ;
f=0,0018 per d= 1 mm)

Figura 3

Con riferimento alla Figura 41 è possibile descrivere in maniera sintetica alcune situazioni particolari
del sottosuolo (ubicazione della strato impermeabile di sostegno della falda, sovrapposizioni di strati
impermeabili a strati permeabili, affioramenti, ecc.) dalle quali vengono generate scaturigini e risa-
lienze dell’acqua .

Figura 4

1
Figure 4÷9 sono ridisegnate dal Volume: Corso di Costruzioni Idrauliche 1°. Prof.Ing. Filippo Arredi .1966 La Goliardica Roma

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Quando la falda scorre attraverso uno strato poroso non saturo sostenuto da uno strato impermeabile
si ha una falda libera superficiale o freatica ; quando lo strato permeabile è contenuto tra due strati
impermeabili possono verificarsi due casi : se la zona permeabile non è satura, la falda è libera e
profonda, mentre se la zona permeabile è satura e soggetta a pressione tale che i livelli piezometrici
siano al disopra della superficie di fondo della falda superiore, si ha falda in pressione o falda
artesiana.
Quando le acque di falda raggiungono la superficie del suolo danno luogo a scaturigini naturali
dette sorgenti . Queste, rispetto a situazioni topografiche e geologiche , possono essere classificate
in :
sorgenti di fondo (Figura 5) : originate dall’affioramento dello strato impermeabile che costituisce la
superficie di fondo :
da detrito : la superfice di fondo, impermeabile, è ricoperta da un ammasso detritico (cono di
deiezione, morena, materiali di frana) che è sede della falda la quale affiora, a valle, al piede del
detrito;
monoclinale o fluviale : la superficie di fondo che presenta una direzione costante e pendenza
uniforme (monoclinale), affiora su un pendio ;
Sinclinale o lacuale : lo strato impermeabile presenta una concavità verso l’alto (sinclinale) affiorante
su un pendio;

Figura 5.
sorgenti di affioramento o emersione (Figura 6) : il terreno taglia localmente, per incisione, la
superficie della falda generando le sorgenti di pendio ovvero per depressione; in questo caso possono
presentarsi due scaturigini sui versanti opposti con l’affioramento di sorgenti di valle ;

Figura 6.
sorgenti di drenaggio (Figura 7) : sono conseguenti all’esistenza, all’interno di un ammasso per-
meabile, di fessurazioni che costituiscono un sistema di circolazione dell’acqua di tipo vascolare. Sono
tipiche di mezzi fratturati e di zone carsiche .

Figura 7.

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sorgenti di sfioramento : (Figura 8) sono generate dall’affioramento di uno strato impermeabile sub-
verticale, generalmente non di sostegno della falda

Figura 8
sorgenti artesiane (Figura 9) :sono alimentate da falde in pressione in presenza di fratture dello
strato impermeabile o di faglia con rigetto dello stato superficiale.

Figura 9.

1. Opere di presa da sorgenti


Le acque di sorgente hanno costituito e costituiscono tuttora, specialmente in Italia, la fonte
preferita di alimentazione degli acquedotti destinati all'uso potabile. Le opere di presa delle acque
sotterranee sgorganti naturalmente alla superficie del suolo rispondono, pertanto, prevalentemente
a criteri di progettazione e di realizzazione intesi a conservare le qualità proprie chimiche e
batteriologiche delle acque, nonchè i loro caratteri organolettici ed a preservare le acque stesse
da ogni contatto con l'ambiente esterno. Le acque devono essere captate nel punto o nei punti nei
quali la condizione geologica ne determina lo sgorgo, e non nei detriti ove le acque stesse si
infiltrano dopo lo sgorgo in sede geologica. Pertanto questa sede deve essere raggiunta rimuovendo,
con scavi a cielo aperto, le formazioni di ricoprimento ovvero traversandole con scavi in trincea o
in galleria realizzando cunicoli murari (Figura 10).

Figura 10

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Inoltre devono essere predisposti provvedimenti intesi ad evitare che l'opera di captazione possa,
nel tempo, essere aggirata con conseguente perdita parziale o totale dell'acqua da utilizzare ed
eventualmente con rischio di compromettere la stabilità delle opere murarie della presa.
Le opere di captazione sono realizzate secondo schemi abbastanza semplici. La molteplicità delle
possibili condizioni, sia morfologiche che geologiche, danno luogo a tipologie costruttive alquanto
diverse. Tuttavia possono individuarsi alcune condizioni fondamentali nel rispetto delle quali le opere
sono state tradizionalmente concepite e realizzate.

Queste condizioni vengono fissate da una soglia muraria, fondata nelle strato impermeabile e spinta
a profondità sufficiente per evitare sifonamento dell'opera; dinnanzi ad essa si sviluppa
l'edificio contenente tutti i dispositivi occorrenti per la raccolta delle acque, sedimentazione,
sfioro dei superi, intercettazione, misura, ecc. Più complesse sono le opere di captazione di
sorgenti di drenaggio e di affioramento.
In entrambi i casi è usuale risalire, con trincee o gallerie, le direttrici con maggiori deflussi,
penetrando, più o meno profondamente secondo i casi, nella formazione alimentante la sorgente.
I cunicoli di maggiori dimensioni possono avere un canale di raccolta e convogliamento delle
acque, con livello al di sotto degli sgorghi.

Figura 11- Opere di presa dell’acquedotto de “La Ferrierra”


Pianta e sezione longitudinale

Figura 12- Sorgenti

Acquedotti 461
Il canale di raccolta confluisce in una vasca di raccolta e da questa, per il tramite di uno stramazzo
di misura, nella vasca di presa. L’opera di presa per l'uso potabile viene preclusa, con pareti ve-
trate, al contatto del personale addetto a sorveglianza e manovra, così da impedire l'inqui-
namento dell'acqua.

Figura 13- Sezione trasversale a-b

Figura 14- Stramazzo

Figura 13- Sezioni trasversali

L'edificio di presa assume configurazioni dettate da situazioni specifiche e, pertanto, sono


possibili numerose soluzioni pratiche .

462
Figura 14- Sorgenti di Capo Sele – Acquedotto Pugliese

Figura 15- Sorgenti di San Giovanni Pinguente – Acquedotto Istriano

Acquedotti 463
2. Opere di emungimento da falde
Il prelievo diretto da falde, in un campo di profondità dal piano di campagna molto vario,
viene eseguito con i pozzi. A seconda della falda possono aversi pozzi freatici e pozzi artesiani
(Figura 14).

Figura 14. Pozzi in falda freatica ed artesiana


h2  h2w
La portata del pozzo freatico è espressa dalla relazione : Q  f  0 [2]
r
ln 0
rw
h  hw
mentre per il pozzo artesiano la portata erogabile è Q  2  f  b  0 [3]
r
ln 0
rw

Indicando con   h0  hw la differenza tra il livello statico

della falda ed il livello dinamico che si stabilisce nel pozzo


in fase di emungimento della portata Q la [2] una funzione
quadratica di  mentre la [3] è una funzione lineare.
Questo significa che riportando in un diagramma successivi
valori di  correlati a diverse portate Q la [2] ha andamento
parabolico mentre le [3] è una retta.

Figura 15 . Curva caratteristica di un pozzo

Secondo la metodologia di scavo i pozzi possono essere di-


stinti in :
 praticabili
 tubolari
I primi, generalmente di forma circolare, hanno diametro superiore al metro; lo scavo, eseguito
originariamente esclusivamente a mano, in tempi più recenti si effettua con mezzi meccanici di
rottura e recupero del marino (benne, draghe o escavatrici elicoidali) e, a seconda dei terreni
attraversati, deve essere seguito immediatamente, tratto per tratto, dal rivestimento, ovvero può
essere rivestito dopo raggiunta la totale profondità.
Salvo realizzazioni eccezionali, si spingono fino a profondità limitate, cosicché attingono preva-
lentemente alla prima falda freatica, gli altri invece possono spingersi fino a profondità anche
dell'ordine della centinaia di metri, fino a falde artesiane profonde.
I pozzi comuni hanno tradizione antichissima ed hanno rappresentato l'unico sistema affidabile di
approvvigionamento idrico. In genere hanno sezione circolare rivestita in muratura di pietrame o

464
mattoni e malta cementizia; il diametro della sezione libera viene fissato da ragioni esecutive e
in base alle istallazioni da fare nel pozzo: varia da un minimo di 1,20 m a 6- 10 m.

Figura 16. Pozzo di Pagliare di Fontecchio –L’Aquila

Eccezionale fu la realizzazione del pozzo di San Patrizio in Orvieto2.


In origine pozzo della Rocca fu fatto costruire da Clemente VII nel 1528 su progetto di Antonio da
Sangallo il Giovane. La costruzione è profonda 60 m e larga 13 m .
Esternamente alla canna centrale girano sovrapposte due cordonate a chiocciola di 248 scalini, una
per la discesa e l’altra per la salita, utilizzate per gli animali da soma (Figure 17).

2 Pozzo di San Patrizio deriva dalla tradizione popolare che indica una caverna sita sull’isolotto del lago Derg (Irlanda) che immetteva agli
Inferi e che Gesù Cristo mostrò a San Patrizio. Chiunque vi avesse soggiornato un’intera giornata, notte compresa, avrebbe ottenuto il per-
dono dei peccati.

Acquedotti 465
Figura 17. Pozzo di San Patrizio - Viterbo

L'estrazione dell'acqua dai pozzi praticabili comporta varie modalità di istallazione dei relativi
macchinari. Una tipologia ormai desueta collocava i gruppi elettropompe su solaio o in nicchia
realizzati nella canna del pozzo a conveniente altezza (Figura 18).

Figura 18
Ridisegnate da: Appunti di Costruzioni Idrauliche V.1°. Prof.Ing. G Ippolito .1960.Ed.Treves

Il gruppo elettropompa, prima dell’avvio, doveva essere riempito d’acqua nel tratto di condotta di
aspirazione dalla valvola di non ritorno 1 alla saracinesca di regolazione 2. Questa operazione detta
“adescamento della pompa” evitava aspirazione d’aria con conseguente mal funzionamento della
macchina.

Successivamente l’evoluzione dei metodi di scavo e la realizzazione di macchine idrauliche di dimen-


sioni più contenute ma, soprattutto, con l’accoppiamento elettropompa e motore stagno e sommer-
gibile (part. Figura 18) hanno reso è sempre più diffusi i pozzi tubolari , con diametri 300÷350
mm per arrivare fino a diametri  > 1000 mm realizzati per perforazione.

Il termine perforazione 3 indica il complesso di operazioni necessarie per realizzare pozzi di sezione cir-
colare mediante tecniche di scavo che non prevedono l’accesso diretto dell’uomo. Per perforare un
pozzo è necessario esercitare contemporaneamente le seguenti azioni:

3
Da Enciclopedia degli idrocarburi - Volume 1 - Capitolo 3.1 Impianti e tecnologie di perforazione

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a) vincere la resistenza del materiale roccioso, frantumandolo in particelle millimetriche;
b) rimuovere le particelle di roccia, continuando ad agire su materiale sempre nuovo;
c) mantenere la stabilità delle pareti del foro;
d) impedire l’ingresso in pozzo dei fluidi contenuti nelle formazioni attraversate.
I pozzi tubolari, fino a profondità di circa 150 m, possono essere realizzati per percussione, utiliz-
zando sonde o cucchiaie del diametro appropriato (max 1200 mm), generalmente un pesante cilindro
cavo di acciaio; questo viene lasciato cadere dall'alto da un treppiede o da un mezzo attrezzato
(Figura 19); dopo la caduta ed il relativo recupero, si realizza lo scavo di alcuni centimetri.

Figura 19 . Sistema di scavo a percussione

Se alla percussione si somma l’effetto della rotazione della sonda si ha la perforazione tipo rotary.
Il terreno è perforato mediante un utensile tagliente, detto scalpello, ruotato, con velocità minima di
30 - 40 giri/1', e contemporaneamente spinto sulla roccia del fondo pozzo utilizzando aste metalliche
con giunto a cannocchiale di diametro decrescente. Durante la perforazione viene immessa aria
compressa sul fondo del foro (DHH - Down Hole Hammer).
L'aria dal fondo del foro provoca una veloce risalita dei detriti e nello stesso tempo una perfetta
pulizia del terreno, evitando così all'utensile il dannoso lavoro di triturazione del materiale disgregato.
Le profondità raggiungibili con tale sistema sono elevate, 200300 m (Figura 20).

Figura 20

Acquedotti 467
Con il sistema a rotazione, indicato soprattutto per terreni rocciosi, la perforazione viene effettuata
con un carotiere fornito , in punta, di una corona dentata costituita da punte metalliche ad alta
resistenza, generalmente al Vanadio.
Nella perforazione a rotazione vengono utilizzate miscele lubrificanti di acqua e bentonite pompate
fino alla testa rotante secondo due distinte metodologie.

Metodo a rotazione diretta:


Viene impiegato fino a profondità di circa 600÷800 m. E’ costituito essenzialmente da una macchina
rotary la cui potenza determina il diametro di perforazione e la profondità. Con questo sistema si
arriva a perforare con diametri di 500 600 mm. fino alla profondità desiderata.
Vengono impiegati fanghi di perforazione bentonitici che oltre ad assicurare la stabilità del foro per-
mettono la fuoriuscita del "cutting" (detriti di perforazione). Una volta raggiunta la profondità prevista
si procede alla posa in opera della camicia di rivestimento finale ed al suo completamento, analoga-
mente al sistema a percussione sopra descritto. Il sistema consiste nell' iniettare a pressione il fluido
attraverso la testa di adduzione, le aste e gli ugelli dello scalpello, con una pompa di opportuna
dimensione, mentre tutto il complesso ruota azionato da una tavola rotary e da una testa idraulica.
I detriti prodotti dallo scalpello misti alla miscela vengono spinti verso l’alto attraverso lo spazio
anulare tra la parete dello scavo e le aste; il fluido ha inoltre la funzione di lubrificare e raffreddare
l'utensile. I detriti, portati in superficie, vengono fatti decantare, quindi separati dal fluido meccani-
camente, permettendo cosi al fluido stesso di riprendere il ciclo senza grossi problemi .

Figura 21. Perforazione diretta

La spinta della colonna di fango e la coesione sostengono la parete dello scavo fino all’introduzione
della tubazione di rivestimento (camicia del pozzo).

Metodo a rotazione inversa :


si utilizza fino a profondità medie di 200 ÷300 m con diametri da 1000÷1500 mm. Viene impiegato
generalmente in terreni alluvionali con matrice medio fine e necessita di quantità di acqua elevate
per l'esecuzione della perforazione . Il fluido di circolazione scende tra il perforo e le aste e risale
trascinando, dal basso verso l'alto, i detriti prodotti dallo scalpello, dentro le aste e fino alla vasca di
decantazione per poi ridiscendere nel foro iniziando un nuovo ciclo. La velocità ascensionale all’in-
terno delle aste raggiungere valori di circa 1 m/s, sufficiente per trasportare detriti anche grossolani.
Il sistema a circolazione inversa consente di effettuare pozzi di grande diametro a medie ed alte
profondità senza eccessivi problemi, con una velocità di avanzamento abbastanza elevata. Dopo lo

468
scavo il foro viene rivestito con tubazioni di acciaio saldate o trafilate e forate 4, nel tratto più basso
, per consentire il drenaggio dell'acqua ed il conseguente sollevamento .

Figura 22. Perforazione indiretta

Nei pozzi per acqua potabile, oltre la chiusura superiore del pozzo, dopo la posa in opera del rivesti-
mento esterno, generalmente in acciaio, si cala nel pozzo una camicia costituita da tubi di PVC,
successivamente si satura l’intercapedine con malta cementizia. (Part.A – Figura 23). Nei pozzi
trivellati vengono, ormai, sistematicamente istallati gruppi elettropompe di costruzione particolar-
mente compatta aventi ingombro esterno di poco inferiore al diametro interno della colonna di
rivestimento .

Figura 23 . Pozzo trivellato

4
Le aperture hanno forme ed accorgimenti diversi per evitare il trascinamento di particelle solide asportate dal terreno per azione dell'ac-
qua emunta, che potrebbero intasare il pozzo accumulandosi al suo interno e determinare usura delle pompe se aspirate insieme all'acqua.

Acquedotti 469
Tali gruppi, nei quali spesso il motore elettrico, perfettamente stagno, è situato immediata-
mente sotto la girante, o la successione di giranti in serie costituenti la pompa, restano sospesi
alla tubazione premente e sono alimentati attraverso un cavo elettrico adatto a servizio subac-
queo, mentre i dispositivi di avviamento e controllo elettrico sono situati in superficie, presso la
bocca del pozzo, all’interno di un manufatto di protezione (Figura 24).

Figura 24

Infine è da prevedere sia una bonifica dell’area circostante il pozzo ed una recinzione di protezione
dall’accesso di persone ed animali .

La portata di emungimento del pozzo viene determinate con successive prove a regime a diverse
portate dette Well Test (Figura 25).
La correlazione tra valori di portata e abbassamenti della falda consente di definire la Curva di
rendimento del pozzo e determinare il livello dinamico al quale corrisponde il valore della portata
normale di utilizzazione, valori indispensabili per il dimensionamento dell’impianto di sollevamento.

Figura 25. Well Test

470
3. Gli acquedotti
Anticamente il problema di addurre acque potabili a notevoli distanze veniva risolto, secondo una
consuetudine Romana, con l’utilizzo di canalizzazioni a superficie libera, in canali coperti, anche
quando le caratteristiche topografiche del terreno vincolavano, nel rispetto delle quote piezometriche,
la realizzazione di canalizzazioni sopraelevate o in galleria.

Figura 1.
Il trasporto in pressione, svincolando il tracciato dall’andamento della cadente piezometrica, trova
applicazione in un campo amplissimo di portate, da frazioni di l/s fino a svariati m3/s. Può essere
attuato con tubazioni costruite con differenti materiali che, nell’arco di centinai d’anni, hanno subito
notevoli modificazioni seguendo il naturale processo tecnologico dei materiale e delle tecniche di
costruzione (Figura 2) .

Fabbricazione di una condotta in bambù - Cina Elementi di tubi in pietra – L’Aquila

Figura 2.

Acquedotti 471
Prima di esaminare in dettaglio le problematiche connesse alla progettazione e realizzazione di un
acquedotto, è norma eseguire uno studio preliminare teso alla valutazione della fattibilità dell’opera
sotto il punto di vista tecnico ed economico.
Pertanto occorre :

1. Stabilire la Durata tecnico-economica dell’acquedotto, intesa quale periodo di:


 Efficienza: che risponde pienamente alle sue funzioni;
 Sufficienza: che vale a soddisfare il fabbisogno.

2. Valutare i consumi e le relative portate necessarie per soddisfare le utenze :


 Stima della popolazione correlata alla durata tecnico-economica dell’opera;
 Attribuzione di una dotazione idrica pro-capite;
 Valutazione della portata dell’acquedotto.

3. Verificare la sufficienza della risorsa idrica disponibile ed eventuale reperimento di ulteriori fonti
di alimentazione

4. Dimensionare le opere di prelievo, trasporto, distribuzione ed accumulo sotto il punto di vista


della
Efficienza
Durata tecnico-economica
Sufficienza

Nella seguente Tabella I vengono indicate le durate tecnico-economiche di alcune opere di trasporto.
Tabella I

TIPOLOGIA ANNI
Canali e gallerie 80 ÷ 100
Tubazioni metalliche 30 ÷ 50
Tubazioni lapidee 20 ÷ 30
Tubazioni plastiche 15 ÷ 25
Gruppi elettropompe 15 ÷ 25

E’ consuetudine assumere come durata di un acquedotto esterno un periodo di circa 50 anni.

3.1. Portata dell’acquedotto


La portata di un acquedotto è esprimibile dalla semplice relazione :
Pn  dm
Q 
86400
 q
i
i [l/s]

con - Pn : popolazione al termine del periodo di sufficienza


- dm : dotazione pro capite, espressa in [l/(ab giorno)]
- qi : la portata richiesta per lo svolgimento di attività specifiche

La determinazione della popolazione al termine del periodo di sufficienza viene effettuata tenuto
conto sia della dinamica demografica (incremento, stazionarietà, decremento della popolazione)
funzione del tasso di crescita e sia della dinamica sociale (immigrazione-emigrazione).

Ambedue sono di difficile modellizzazione, poiché condizionate da un’elevata molteplicità di fattori.


In via del tutto generale, si rileva che mentre il tasso demografico evolve, in assenza di eventi ecce-
zionali, con gradualità e regolarità, la dinamica sociale è irregolare e di difficile valutazione.

472
Sviluppo demografico
In Italia, per la valutazione delle tendenze evolutive della popolazione si fa generalmente riferimento
alle risultanze dei censimenti, condotti, salvo eccezioni, con cadenza decennale, a partire dal 1861.
Riportati su un diagramma cartesiano i dati rilevati della popolazione nei vari censimenti, Figura 3,
nell’ipotesi di crescita costante, è possibile tracciare una linea di tendenza che consente di fare una
previsione sulla popolazione al termine di un determinato periodo ( Es. 2050  82.000).

A seguito del terremoto del 2009 si è registrata una diminuzione della popolazione con un minimo
nel 2011, circa 67.000 unità, per poi risalire, nel 2014, a circa 70.000 abitanti.

Figura 3. Previsione della popolazione futura con analisi di tendenza- Comune di L'Aquila

Quando i dati si discostano da un andamento lineare è necessario fare riferimento alla legge dell’in-
teresse composto, generalmente più utilizzata rispetto a metodi basati sull’analisi regressiva .

Legge di crescita dell’interesse composto:


E’ un metodo analitico basato sulla previsione demografica che trova applicazione quando i dati della
popolazione si dispongono secondo una curva con concavità rivolta verso l’alto, indice di crescita più
o meno accelerata. Le variazioni di popolazione riscontrate in successivi censimenti consentono la
stima degli incrementi della popolazione e, conseguentemente, del “tasso annuale di accrescimento”.
5

Considerato un intervallo di tempo della durata di n anni, indicando con  il valore del tasso medio
annuale di accrescimento naturale (eccedenza dei nati sui morti) stimato per un periodo più ampio
possibile, è possibile scrivere una relazione tra Pn e Po , rispettivamente la popolazione alla fine ed

all’inizio di detto periodo:


Pn  P0 1  n [b]

Per la determinazione di  si fa generalmente riferimento alla serie dei valori di i desunti dai dati
storici della popolazione, rilevati dai censimenti nei vari periodi di durata ni , secondo l’espressione:
1
 P n
 i   i  1 [c]

 Pi 1 
dove P i e Pi 1 rappresentano la popolazione ai valori estremi dell’intervallo ni (Tabella II)
Per  viene generalmente assunto il valore medio degli i .

5
L'Istituto Centrale di Statistica elabora e pubblica, per le regioni italiane ed i capoluoghi di provincia, dati sulla popolazione
ed i valori dei tassi medi di incremento .

Acquedotti 473
Tabella II - Tasso medio di accrescimento della popolazione nel Comune di L'Aquila

La (3), con le dovute sostituzioni, fornisce la popolazione cercata :

Pn  P0 1    72.696  (1  0,0052)40  89.456  90.000


n

Analisi di regressione: sono basate sulla estrapolazione della curva interpolare dei dati di popola-

zione ottenuti dai censimenti, dati riportati, in funzione della variabile tempo, su diagramma carte-

siano ( x=n[anni] ; y=p [popolazione]). La presenza di singolarità e discontinuità nella curva inter-

polare richiede approfondimenti di indagine mirati alla determinazione delle cause generatrici.
La funzione interpolatrice assume la forma esponenziale p  a  e b n

Pn  34.627  e0,0051( 20501861 )  89.088

Figura 4. Previsione della popolazione futura con analisi di regressione

474
Fabbisogno e Dotazione Idrica
Intorno agli anni 50 la Cassa per il Mezzogiorno dette avvio al Piano di Normalizzazione Idrica alla
cui base fu posta un’indagine sull’effettiva conoscenza del patrimonio idrico sorgentizio.
In Abruzzo si distribuivano mediamente circa 800 l/s.6
Determinato il fabbisogno pro-capite all’anno 2000, con dotazioni comprese tra gli 80 ÷ 250
l/ab*giorno , la portata da erogare salì a circa 3200 l/s; la differenza era da reperire con nuove
captazioni e distribuire con nuovi acquedotti.
Nel 1963 il Ministero dei LL.PP. ha redatto il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti per la pre-
visione e programmazione organica di nuovi interventi acquedottistici con riferimento temporale al
2015 e basato su criteri tecnico – economici riassunti in modo più generale :
 L’approvvigionamento idrico deve soddisfare tutte le esigenze della moderna vita civile per una
popolazione prevedibile in un cinquantennio;
 Realizzazione di acquedotti a servizio di un vasto territorio con criteri tecnico-economici senza
alcuna preclusione riguardante limiti di territorialità tra Regioni, Province e Comuni;
 Nasce il concetto di :

Popolazione residente e popolazione fluttuante giornaliera e stagionale


Dotazione di orientamento pro-capite (Tabella III), quale misura ritenuta sufficiente per le normali
necessità dell’uso civile sobriamente soddisfatto, senza porre limiti assoluti all’uso dell’acqua, che
nell’aspetto economico del bene di consumo tende di per sé a dilatarsi nel tempo, sopratutto dove il
predetto elemento sia disponibile a basso costo.

Tabella III

Popolazione e centri da servire Dotazioni l/ab*giorno

- (classe 7) case sparse 80

- (classe 6) popolazione inferiore a 5000 abitanti 120

- (classe 5) popolazione da 5000 a 10000 abitanti 150

- (classe 4) popolazione da 10000 a 50000 abitanti 200

- (classe 3) popolazione da 50000 a 100000 abitanti 250

- (classe 2) popolazione maggiore di 100000 abitanti 300

- (classe 1) grandi città 7 500  700

- popolazione fluttuante stagionale 200

- popolazione fluttuante giornaliera 100

Le previsioni del PRGA risultarono ben presto superate dall’evolversi delle situazioni locali derivanti
da incremento di presenze turistiche, maggiori consumi unitari, dinamiche sociali, accanto all’evolu-
zione demografica. Nella Tabella IV sono riportati i valori massimi e minimi dei fabbisogni medi annui
per usi igienici e civili stimati in occasione della Conferenza Nazionale delle Acque.

6
La disponibilità idrica per usi potabili deriva direttamente dai volumi idrici derivanti dalle precipitazioni. In Italia
piove, mediamente, 300 miliardi di m3 di cui solo 100 miliardi di m3 sono utilizzabili ai fini idropotabili a fronte
di una domanda di circa 50 miliardi di m3
7 secondo le indicazioni dei Provveditorati Regionali alle OO.PP.

Acquedotti 475
Per la determinazione del fabbisogno totale concorrono, attraverso specifiche indagini, varie tipologie
di utenza:
 usi domestici : alimentazione, pulizia personale, lavaggi e pulizie, annaffiatura;
 servizi pubblici :lavaggio strade, annaffiatura parchi e giardini, impianti sportivi, piscine pubbliche,
fontane, servizi igienici, ecc.
 edifici pubblici, privati e per la collettività : ospedali e cliniche, caserme e prigioni, scuole ed
università, ecc.
 attività artigianali ed industriali;
 attività commerciali e turistiche : centri commerciali, alberghi e pensioni, ristoranti, trattorie,
self-service , campeggi, ecc.

Tabella IV

Usi Fabbisogni medi annui l/ab.g

Minimi Massimi
- domestici 111 160
- servizi pubblici 6 22
- edifici pubblici, privati e per la collettività 6 38
- artigianali e piccole industrie 6 55
- commerciali e turistiche 5 70
- perdite, sprechi ed usi non specificati 16 105

Fabbisogno totale per usi civili 150 450

Nel 1975 la Cassa per il Mezzogiorno modifica le modalità di intervento con l’istituzione dei Progetti
Speciali.

Il PS29 “ Sistemi idrici dell’Appennino centro meridionale” prevedeva l’adeguamento :


 delle strutture acquedottistiche presenti a fronte delle nuove situazioni emergenti
 delle presenze stagionali e aumento delle dotazioni idriche l/ab*giorno (Tabella V)

Tabella V

n.abitanti Usi domestici servizi totale


<5000 250 10% 25 275
5000÷10000 300 30% 90 390
10000÷50000 300 60% 180 480
>50000 300 100% 300 600

Per i centri turistici la dotazione per i fluttuanti è pari a quella dei residenti con il 100% della dota-
zione per i servizi.
Per l’Abruzzo le previsioni del fabbisogno sono passate dagli 800 l/s (per gli anni <1950) ai 9572 l/s
previsti dal PS29 (elaborato nel 1975 con previsione fino al 2016) a fronte dei 4841 l/s previsti
PRGA ( elaborato nel 1963 con previsione 2015).
Il fabbisogno medio annuo subisce sensibili oscillazioni, nello arco dell’anno, causate da molteplici
fattori quali:
1. la variabilità delle condizioni climatiche che determinano forti variazioni del fabbisogno nelle sta-
gioni (maggiori consumi in corrispondenza dei mesi estivi);

476
2. la fluttuazione della popolazione (incrementi stagionali di popolazione per flussi turistici estivi
ed invernali);
3. il ciclo settimanale dei giorni lavorativi e festivi (calo dei consumi nei giorni festivi, tranne nei
centri turistici);
4. il ciclo delle attività giornaliere ;in generale si riscontra un maggior consumo tra le 10 e le 12 e
consumi minimi durante le ore notturne. Nelle aree metropolitane i picchi tendono a smorzarsi
su valori medi abbastanza costanti.

Pertanto stimata la Portata media annua Q a , dedotta dalla [a] con dm dotazione totale desunta
dalla Tabella III, Q assume analoghe determinazioni per la dotazione media del mese dei maggiori
consumi, o la dotazione media del giorno dei maggiori consumi, o la dotazione dell’ora dei maggiori
consumi:

Portata media del mese di maggior consumo: Qm  k m  Qa


Portata media del giorno di maggior consumo: Qg  k g  Qa

Portata media dell’ora di massimo consumo: Qh  k h  Q a

Nella seguente Tabella VI sono riportati i valori dei coefficienti ki

Tabella VI

Popolazione km Kg kh
>1.000.000 1,1 1,2 1,3
200.000500.000 1,2 1,5 2,5
50.000200.000 1,3 23 46

Nello stabilire la portata di un acquedotto è tradizione in Italia fare riferimento ai fabbisogni


del giorno dei maggiori consumi indicati come dotazioni pro capite espresse in litri per abi-
tante per giorno.

Acquedotti 477
Sesto richiamo di idraulica applicata
Moto permanente nelle condotte in pressione
Il moto permanente entro condotte circolari è riconducibile al moto uniforme; la perdita di carico
totale per unità di lunghezza J= E/L è uguale alla perdita di carico piezometrico J = H/L, detta
pendenza motrice ed è correlata alle grandezze caratteristiche del moto, della condotta e del fluido
dalla formula di Darcy-Weisbach:
 V2
J (1)
D 2g
V = velocità media D = diametro della tubazione
VD
 coefficiente di attrito o di resistenza, funzione del Numero di Reynolds Re  e della sca-

brezza della parete.

Figura 5. Sistema semplice di adduttore unicursale

Per valori di Re  2000 il moto è laminare;  non dipende da  ma è funzione solo della viscosità
64
cinematica e dal Numero Re secondo l'espressione di Poiseuille :   (2)
Re
Per valori di Re > 2500 il moto è turbolento ; oltre alle forze viscose, dovute al movimento longitu-
dinale, agisce l'attrito causato dalla scabrezza delle pareti della condotta che, ostacolando il flusso,
è causa di perdita di energia.
Quando la scabrezza assoluta delle pareti, pari allo spessore medio delle asperità presenti sulla
parete del tubo, è inferiore allo spessore dello strato laminare il moto non è influenzato dalla sca-
brezza ed è in regime di parete liscia. Al contrario, quando le asperità, superando lo strato anzidetto,
accentuano la turbolenza, con conseguente aumento delle perdite per attrito lungo la condotta, si è
in regime di parete scabra (Figura 6).

Figura 6

478
Tra il regime laminare e turbolento esiste una zona di transizione per la quale le caratteristiche della
corrente dipendono sia dalla viscosità che dalla scabrezza delle pareti (Figura 7).

Figura 7. Diagramma di Moody

a. Regime di parete liscia :


è funzione solo di Re ed il suo valore è espresso in forma implicita dall'espressione di Prandtl

1  Re  
 2 log   (3)
  2 , 51 
 

o dalle espressioni esplicite di Blasius   0 , 3164 Re 0 , 25 (per Re 105 ) (4)


e di Nikuradse   0 , 0032  0 , 221 Re 0 , 237 (per Re>105 ) (5)

b. Regime di transizione :
il moto laminare è presente solo nello strato limite :  dipende sia da  che da Re ed il suo valore
può essere ricavato dalla formula implicita di Colebrook

1  2 , 51  
 2 log    (6)
  3 , 71D 
 Re  

In pratica per la determinazione di  è conveniente far uso del diagramma di Moody dove noto Re,
seguendo una curva /D , si risale al valore cercato.

Esempio n.35. Condotte lisce e regime di transizione

Stabilita la portata in 30 l/min e limitata la velocità a circa 0,3 m/s resta determinato il diametro
commerciale di una condotta in PEAD DN 50 mm (di =diametro interno = 40,8 mm) per il convoglia-

mento di acqua potabile a circa 15 °C .


H
La cadente piezometrica J  , pari al rapporto tra la perdita di carico H e la lunghezza L della
L

Acquedotti 479
condotta, è correlata alle grandezze caratteristiche del moto, della condotta e del fluido dalla formula
V 2
di Darcy-Weisbach : J
2gD
 V velocità media  D diametro tubazione   coefficiente di attrito o di resistenza, fun-
zione del numero di Reynolds e della scabrezza  della parete del condotto.

Le tubazioni in PEAD si comportamento idraulicamente come un tubo estremamente liscio, anche


dopo anni di esercizio. Il coefficiente  dipende sia dalla scabrezza  e sia dal Numero di Reynolds Re
1  2 , 51  
secondo l'espressione implicita di Colebrook  2 log   
  Re  3 , 71 D 
 

Nella seguente Tabella a sono riportati i valori delle perdite di carico determinate sia con la formula
di Colebrook che con quella semplificata di Blasius : 0  0,3164 Re 0,25 valida per numeri di

Reynold Re 105 . Per  è stato assunto il valore di 0,007 mm, adottato della DVGW (Deutscher
Verein von Gas un Wasserfachmannern). I valori di J e H , nell’uno e nell’altro caso, risultano
pressoché coincidenti.
Tabella a

c. Regime di parete scabra o moto assolutamente turbolento :


 è funzione solo della scabrezza  secondo l'espressione di Prandtl-Nikuradse
1  3,71D 
 2 log   (7)
   

Nella Tabella VII sono riportati i valori della scabrezza assoluta .


Oltre alle formule riportate, il moto uniforme in regime turbolento è altresì interpretato correttamente
con formule pratiche di origine empirico-sperimentale. La prima e più nota è quella dovuta a Chézy
(1776) :
V   RJ (8)

la funzione  , coefficiente di resistenza [m0,5/s], dipendente sia dalle caratteristiche fisiche e geo-
metriche della parete a contatto del fluido, rese attraverso il parametro "coefficiente di scabrezza",
sia dal raggio idraulico R. Nelle applicazioni, per viene di regola fatto riferimento alle seguenti
espressioni:
87 100
Bazin (1897):  Kutter (1869) :  
 m
1 1
R R

480
1 1/6   k R1 / 6
Manning (1890):   R Strickler (1923)
n

Le prime due relazioni forniscono risultati inattendibili in presenza di tubazioni caratterizzate da sca-
brezza molto bassa. La relazione di Manning, analoga per struttura a quella di Gauckler-Strickler (k
= 1/n), non ha limitazioni ed incontra il favore nelle applicazioni sia per la semplicità della formula-
zione (funzione di potenza) sia per la vasta massa di dati sperimentali che hanno portato alla deter-
minazione dei valori numerici del coefficiente di scabrezza n.

Nella Tabella VII sono riportati i valori consigliati da vari Autori per i vari coefficienti di scabrezza per
tubazioni realizzate con differenti materiali. Nel caso di tubazioni circolari ha un largo impiego la
formula di Manning-Strickler, dedotta dalla formula di Chézy:

Q   k R 2 /3 J1/2 (9)
D
R 
con le dovute sostituzioni, ricordando che nelle sezioni circolari il raggio idraulico 4 , la (9) si
riconduce alla nota espressione della cadente piezometrica per condotte circolari :

J  10,2936 Q2 k 2 D 5,33 (10)

Tabella VII – Valori dei coefficienti di scabrezza per condotte

Acquedotti 481
In un sistema semplice di adduttore unicursale, raffigurato nella Figura 8, risultano noti, general-
mente: la portata Q, la lunghezza L, le quote di sfioro dei serbatoi S ed A e, pertanto, il dislivello
piezometrico H ed il valore del coefficiente di scabrezza K del materiale della condotta “in uso
corrente” o condizione di “tubo usato”; resta incognito il diametro D che , esplicitando la [9] in
funzione del diametro D si scrive:
1
 10,2936 k  2 Q2L 
D  5,33 (10)
 H 
 

il quale risulterà , di norma, teorico, ovvero non riscontrabile negli abachi o tabelle commerciali (ad
esempio la Tabella VIII riporta le dimensioni standardizzate di tubazioni in acciaio ) .
Tabella VIII

Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi i valori di due diametri DX e DY,
rispettivamente immediatamente maggiore ed immediatamente minore del diametro teorico, di lun-
ghezze LX e LY tali che LX+LY=L e perdite di carico HX e HY (Figura 3), tali da soddisfare le
relazioni :
L=LX+LY ∆H = ∆HX + ∆HY

482
Figura 8. Sistema semplice di adduttore unicursale

Esempio 36 . Acquedotto unicursale


Determinare la serie di diametri commerciali di una condotta di acciaio che deve trasferire una
portata di 55 l/s da un serbatoio a quota 275 m s.m. ad un altro con quota sfioro 225 m s.m. distanti
H 275  225
tra loro 5,750 km . La cadente piezometrica teorica risulta J    0,0087
L 5750

Stabiliti i diametri commerciali e le relative lunghezze, nella condizione di “Tubi usati”, si determinano
le perdite di carico nella condizione di “Tubi nuovi”

Acquedotti 483
Pertanto dovrà essere utilizzata una valvola regolatrice di carichi per dissipare il carico di 14,54 m.

Esempio 37. Acquedotto con tratto con raddoppio di condotta


Determinare la distribuzione delle portate nel sistema di condotte, in servizio corrente (coefficiente
di scabrezza di Strickler k=80) riportato in figura

Dati :
H = 17 m L1 = 1140 m
D0= 312 mm L2 = 750 m
D1 =209 mm L3 = 680 m
D2 =160 mm L4 = 930 m
Q0  Q1  Q2

La perdita di carico complessiva H= H1+H2+H3 = 17 m dovrà essere uguale percorrendo il


tratto 1-2 sia monte che di valle pertanto :

484
10,2936 Q

2 5,33 2
D
0 0
  2
 k  L1  L 4  10,2936 Q1  D15,33  k 2  L2  H
 [a]
10,2936 Q

2  5,33  2
D
0 0
 
 k  L1  L 4  10,2936 Q2
2
 D2 5,33  2
 k  L3  H

Con le dovute sostituzioni

10,2936 Q2  0,312 5,33  802  2070  10,2936 Q2  0,209 5,33  802  750  17
 0 1
 [b]
10,2936 Q2  0,312  5,33  80 2  2070  10,2936 Q2  0,160  5,33  80 2  680  17
 0 2

1.653,92 Q2  5.070,71 Q2  17

Eguagliando 5.070,71 Q12 =19.095 Q22
0 1

1.653,92 Q2  19.095,75 Q2  17
 0 2
0,5
19 .095,75 
Q1    Q2  1,94 Q2  Q0  Q1  Q2  2,94 Q2
 5.070,71 
sostituendo nella 2^ equazione del sistema [b]

10,2936 * 2,942 Q2
2
* 0,312 5,33 * 80 2 * 2070  10,2936 Q2
2
* 0,160 5,33 * 80 2 * 680  17

14 .295,79 Q2
2
 19 .095,75 Q2
2
 17
inf ine
Q2  0,023 m3 / s Q1  0,045 m3 / s Q0  0,068 m3 / s

Esempio 38. Acquedotto con condotte in parallelo

Determinare la portata addotta da un sistema di condotte in acciaio in servizio corrente (k=90)


costituito da una tubazione DN 300 [Di = 312 mm] lunga 3.200 m seguita da due tubazioni, poste
in parallelo, DN 150 [Di = 160 mm] e lunghe 37.600 m .

Al temine delle condotte si dovrà avere un controcarico di 5 m di colonna d’acqua.

 V2 Q2
Dall’espressione generale della cadente piezometrica i  essendo ovviamente:
D 2g D5
Q1  Q 2  Q 3 L2 = L3 D2=D3 risulta 2=3  Q2=Q3 .

La perdita di carico complessiva H = 46,50-5,00 =41,50 m dovrà essere uguale sia al termine della
condotta 2 e sia della condotta 3 . Pertanto è possibile scrivere:

Acquedotti 485
 Q2 Q2
 1 2
 1 5  L 1  2 5  L 2  h 4Q2
2
Q2
 D D  1  L 1  2 2  L 2  h
5
 1 2 D1 D5
2
Q1  2Q2

h 10,2936
Q2  ricordato che i 
1 2 2 0,33
k1 Di
4  L1   L2
5
D1 D5
2

ed operate le opportune sostituzioni si ottiene Q2  Q3  7 l / s Q1  14 l / s

4.Adduttore ramificato aperto : dimensionamento idraulico delle condotte


I sistemi di condotte di adduzione caratterizzati dalla presenza di una unica fonte di alimentazione e
da vari punti di arrivo sono del tipo ramificato aperto. Esistono, ma sono sempre più rari nelle nuove
realizzazioni, anche adduttori unicursali nei quali è presente un solo punto di presa ed un solo punto
di consegna. I sistemi ramificati sono costituiti dall’insieme di più tronchi ognuno dei quali è carat-
terizzato dalla lunghezza, dalla portata di esercizio, dal diametro e dal tipo di materiale delle tuba-
zioni, dalle pressioni di esercizio, dal costo per unità di sviluppo.
In un sistema ramificato costituito da un solo punto di immissione della portata complessiva addotta,
n tronchi ed m estremi di erogazione il numero dei nodi del sistema risulta pari a n-m .

La perdita di carico i nel generico tronco i-esimo è funzione  (Qi2, Li ,Di ,ki ) della
Qi portata Li lunghezza del tronco
Di diametro ki coefficiente di scabrezza della tubazione

Problemi di verifica :
Sono noti per ogni tronco Qi, Li, Di ed ki che consentono di determinare il correlato valore della
perdita di carico i.

Problemi di Progetto:
Sono noti per ogni tronco Qi, Li ed ki ; inoltre sono prestabilite le quote piezometriche del punto S e
degli m estremi di erogazione rappresentate dalle quote di sfioro e, pertanto, risultano noti i dislivelli
piezometrici y tra il punto S e gli estremi del sistema di adduzione. Detti dislivelli sono il carico
motore disponibile per addurre l'acqua da S agli m punti estremi. Restano incogniti i diametri Di .
Vale la relazione i  10,2936 Q i2 k i 2 Di 5,33 L i [1]

con i perdite di carico delle singole condotte realizzanti il percorso che porta da S ad un estremo
di erogazione. Le uniche equazioni idrauliche indipendenti che possono essere scritte sono y  i
di numero pari al numero degli estremi m, cui l'insieme dei diametri Di, di numero pari a n, deve
soddisfare. Pertanto, n sono le incognite (i diametri degli n tronchi), m sono le equazioni ed (n – m)
sono le incognite sovrabbondanti. Le sole equazioni dell'idraulica non sono sufficienti per la determi-
nazione univoca dei diametri del sistema adduttore.

4.1. Adduttore ramificato con due punti di consegna


Nella Figura 1 sono riportati il profilo e la planimetria di un sistema ramificato elementare, con unico
punto di presa, S, e due distinti punti di consegna, A e B.

486
La rete risulta costituita da soli tre tronchi, SC, CA,CB e da un unico nodo di diramazione C.

Figura 1. Schema adduttore ramificato con due tronchi

Indicando con  la perdita di carico caratteristica di tronco, si possono scrivere per il sistema solo
due equazioni idrauliche indipendenti
SA  SC  CA
[a]
SB  SC  CB
L'equazione della continuità idraulica nodale, essendo la rete aperta, risulta a priori soddisfatta:
Qi  0
Noti pertanto:
le portate transitanti nei tre tronchi le lunghezze dei tre tronchi
i materiali delle tubazioni adottate i dislivelli SA , SB
le due equazioni idrauliche indipendenti non risultano sufficienti per la determinazione univoca dei
diametri dei tre tronchi della rete di adduzione.

Metodo euristico 8
Consente la determinazione dei tre diametri fissando, arbitrariamente, il valore dell’incognita sovrab-
bondante. Questa può essere individuata :
assegnando , per uno dei tre tronchi, un diametro commerciale ;
assumendo, nel nodo di diramazione, un valore arbitrario Y della quota piezometrica, compreso
nell'intervallo tra la quota del serbatoio che alimenta e quello alimentato più alto ;
Nell’uno o nell’altro caso si perviene alla determinazione di un valore Y della quota piezometrica nel
nodo C in modo tale che risulti inferiore al valore della quota piezometrica in S e superiore al valore
della quota piezometrica sia in A che in B,
Definita la cadente J=Y/L, per ognuno dei tre tronchi, a mezzo della J  10 , 2936 Q 2 k 2 D 5 , 33 si
perviene alla determinazione dei diametri teorici Di (D1  SC, D2  CA e D3  CB), a ciascuno dei
quali verranno sostituiti, come detto precedentemente, due diametri commerciali DN 1 e DN2 imme-
diatamente inferiori e superiori a Di.

1 1 1
 10,2936 k 12 Q 12 L 1   10,2936 k 22 Q 22 L 2   10,2936 k 32 Q 23 L 3 
D1   

5,33
D2   

5,33
D3   

5,33
[b]
  SC    CA    CB 

Esempio 39.1. Acquedotto ramificato . Soluzione euristica


Determinare, per il sistema riportato in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddisfino
la condizione di adduzione a gravità .

8 procedimento atto alla ricerca di nuovi risultati

Acquedotti 487
Le soluzioni idraulicamente possibili sono tutte quelle ricomprese tra il minimo e massimo valore
della perdita di carico  SC che soddisfino la condizione di adduzione a gravità.

a. Definizione dei diametri ammissibili per ciascun tronco


Preliminarmente vengono determinati diametri commerciali, idraulicamente compatibili, fissando a
priori le velocità minime e massime ammissibili : 0,5 m/s e 3,5 m/s.

Tabella I
Tronco Portata Vmin Dmax DN max Vmax Dmin DN min
l/s m/s m m/s m
SC 150 0,5 0,618 600 3,5 0,234 250
CA 50 0,5 0,357 350 3,5 0,135 125
CB 100 0,5 0,505 500 3,5 0,191 200

b. Costo delle tubazioni


Poiché il costo dell'intervento è dipendente in massima parte dalla fornitura delle tubazioni, si rile-
vano, da listini aggiornati, i prezzi a metro lineare dei tubi di acciaio saldati :

Tabella II 9
DN €/m DN €/m DN €/m
125 26,80 300 92,60 500 155,80
150 32,40 350 108,60 600 187,60
200 52,80 400 124,40
250 73,80 450 140,00

c. Determinazione dei diametri

Nelle seguenti tabelle III - IV e V sono riportati i risultati di tre elaborazioni relative a tre esempi,
nei quali, pur variando le condizioni iniziali, è stata controllata la condizione che sul nodo di dirama-
zione deve sussistere : q S  qC  qA .

9
I prezzi riportati nella Tabella II sono di esempio per lo svolgimento dell'esercizio, pertanto, nella realtà proget-
tuale dovranno essere acquisiti prima di ogni elaborazione.

488
Il coefficiente di scabrezza assunto k=70 è riferito alla condizione di tubazione usata .

c.1. Viene fissata la quota piezometrica in C, pari a 915,00 m s.m. .


Resta definito sia il valore della perdita di carico SC=15 m (tra il serbatoio S ed il nodo C) e sia 
CA=20 m (dal nodo C al serbatoio A), sia CB= 46 m (dal nodo C al nodo B)

Tabella III

Acquedotti 489
c.2. Viene assegnato il diametro DN 250 , unico per la tratta CA.
Calcolata la perdita di carico CA , restano definite sia la quota piezometrica sul Nodo C , la perdita
CB e la perdita SC . Infine si determinano i diametri commerciali e le rispettive lunghezze tali da
realizzare le perdite di carico precedentemente ricavate.

490
Tabella IV

c.3. Si dimensiona la tratta CB con una condotta ad unico diametro DN 350.

In modo analogo a quanto descritto al precedente punto c.2. si risale alla distribuzione di diametri
commerciali ed agli sviluppi delle condotte che realizzano le perdita di carico conseguenti.

Acquedotti 491
Tabella V

Dalla comparazione dei costi delle tre soluzioni proposte, tutte idraulicamente soddisfatte, si evince
che la soluzione di minore costo tra quelle esaminate è la prima ma, non lo è in assoluto .

Soluzione di Minimo Costo


In presenza di sistemi ramificati, l’applicazione a tutti i nodi del criterio indicato nel paragrafo prece-
dente, ben difficilmente, anche in presenza di progettisti esperti, può portare a soluzioni che rivestono

492
carattere di economicità massima.
Il dimensionamento idraulico di una rete ad incognite sovrabbondanti può essere conseguito consi-
derando, unitamente alle equazioni di carattere idraulico y  i , equazioni di carattere economico,
idonee al conseguimento della soluzione di minimo costo.
Va comunque tenuto presente che nel caso di sistemi ramificati limitatamente complessi, le soluzioni
alle quali si perviene adottando i criteri di massima economia comporta risparmi che raramente su-
perano il 5%÷10% rispetto a soluzioni conseguite con metodi meramente euristici. Con riferimento
alla Figura 2 si fissi l’attenzione sul nodo di diramazione C inteso come punto di ingresso e di uscita
non più di portate ma di flussi economici dipendenti dai costi di costruzione C i di ciascun tronco.
L’ulteriore equazione da associare alle due equazioni idrauliche indipendenti

 SA   SC   CA
[a]
 SB   SC   CB

deriverà da un bilanciamento dei costi minimi C’, entranti ed uscenti dai nodi di diramazione, in modo
tale che sia soddisfatta la relazione :

C'SC  C'CA  C'CB [b]

Figura 2. Bilanciamento dei costi minimi


Nel costo unitario di ciascun tronco concorrono vari elementi, quali la fornitura delle tubazioni, gli
scavi per la realizzazione della posa, il montaggio e la posa in opera delle condotte, il costo di
opere complementari (ancoraggi, attraversamenti, pozzetti, ecc.) Alcuni di questi elementi sono in-
dipendenti dalle dimensioni della tubazione, altri invece dipendono in modo proporzionale al peso,
funzione dello spessore e del diametro della condotta. Pertanto la funzione costo totale C della rete
è esprimibile dalla somma dei costi di ciascun tronco Ci realizzato con una condotta di diametro DNi
C  Ci (DNi ) [c]

Ricordato che, per un’assegnata portata Q, ad un diametro DNi corrisponde, a parità di coefficiente
di scabrezza k e lunghezza della condotta Li, un unico valore della perdita di carico i

i  Ji  Li  10,2936  Q2  DNi5,33  k 2  Li [d]

Il legame univoco espresso dalla [d] porta a riscrivere la [c] come :

C  Ci (DNi )  Ci (i ) [e]

con sostituzione della variabile DNi con la variabile i (corrispondente perdita di carico ).

Qualora si procedesse alla ricerca della massima economia al sistema costituito dalle tre relazioni:

Acquedotti 493
C1 1 
0
1
C2 2 
0 conseguirebbero la soluzione 1=2=3=0 , ossia, D1=D2=D3=0
2
C3 3 
0
3

La soluzione viene conseguita ricorrendo alla procedura detta del “minimo condizionato” o di La-
grange, che fa riferimento all’equazione di costo in cui compaiono moltiplicatori indeterminati
 A e  B di somme tutte pari a zero.

  C SC ( SC )  C CA ( CA )  C CB( CB ) +  A (  SC   CA   SA )   B (  SC   CB   SB ) [f]

Il costo assumerà il minimo valore in corrispondenza dell’annullamento della derivata prima della
funzione  rispetto alle 3 variabili i

 C'SC (SC )   A  B  0
 SC

 C'IA (CA )   A  0 [g]
 CA

 C'CB(CB )  B  0
 CB

Eliminando le variabili  si ottiene in definitiva:

C 'SC (  SC )  C 'CA (  CA )  C 'CB (  CB ) [h]

Per la determinazione della funzione Ci (i) dovranno essere svolte, tronco per tronco, analisi di
costo relative ad un gruppo di diametri distribuiti nel presumibile campo di utilizzazione .
Un criterio da seguire è quello di definire, per un’assegnata portata Qi, i valori minimi e massimi di
velocità; restano pertanto definiti gli estremi del campo di variazione delle probabili tubazioni com-
merciali da utilizzare. A queste corrisponderanno, oltre il costo per metro, perdite di carico i per
assegnati valori della portata, della scabrezza ki e lunghezza Li di ogni tronco.
A titolo di esempio nella seguente Tabella I per la portata di 250 l/s, ammessa una velocità in
condotta compresa tra 1÷3,5 m/s, sono riportati, rispettivamente, i diametri commerciali DN , i
diametri interni, le sezioni bagnate, i valori delle velocità, le perdite di carico di un tronco unitario di
condotta( in uso corrente - scabrezza k=90) ed infine il costo per metro

Tabella I

Riportando in un sistema di assi coordinati costi – perdite i valori determinati e riassunti nella
precedente Tabella I, risultano interpolabili con un’equazione polinomiale intera del secondo ordine
:

c i  ri  2i  s i  i  t i [i]

494
Figura 3. Andamento della funzione ci (i) costo/metro – perdite

La derivata prima della [i], che ne esprime il minimo, risulta:

ci'  2rii  si  2  5072 ,8   1331,7 [l]

questa sostituita nella precedente [i] fornisce una nuova forma della equazione economica:
2rSC SC +sSC = 2rCA CA +sCA + 2r CB  CB + s CB [m]
Pertanto associando alle due equazioni idrauliche [a] l’equazione economica [m] si realizza un
sistema di tre equazioni nelle tre incognite i .

 SA   SC   CA
[n]
 SB   SC   CB
2rSC SC +sSC = 2rCA CA +sCA + 2r CB  CB + s CB
Non resta che ricercare il modo per esplicitare la funzione 2ri i+ si .

Caso delle Condotte metalliche


In presenza di condotte metalliche (acciaio e ghisa) la dipendenza del peso per unità di sviluppo del
tronco i-esimo wi [kg/m] con il diametro Di viene espresso con la relazione interpolare :
i
wi  ai Di [o]

con ai e i, parametri facilmente determinabili una volta note le caratteristiche di peso delle tubazioni,
desumibili dai bollettini commerciali dei produttori. (Tabella VIII – Pag.429)

Riportati i valori del peso wi (kg/m) in funzione dei correlati diametri commerciali D(m), riconosciuta
per l’espressione [o] la funzione interpolatrice di potenza, per la determinazione dei coefficienti a i e
i, è possibile o seguire il procedimento analitico o grafico riconducendo la [o] su un piano biloga-
ritmico. Per ogni retta interpolatrice di una serie di valori è possibile definire una relazione del tipo:
log wi  log ai  i log Di
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.
Il coefficiente , pari alla pendenza della retta, è ricavabile o graficamente dalla figura o scrivendo
per gli estremi di questa
log w 1  log a   log D 1
log w 2  log a   log D 2

Acquedotti 495
w   D1 
ed eseguendone la differenza: log  1    log  
 w2   D2 

Fissato il costo per unità di peso del materiale i [€/kg] , il costo per unità di lunghezza del tronco i-
esimo risulta :

ci  i wi  i aiDi i [p]

Il costo del tronco i-esimo lungo Li risulta: C i  i L i  i w i L i  i ai D i  i L i [q]

La perdita di carico i è data da: i  J  L   Di Qi2 Li [r]

1
  Q2 L  
dalla quale si esplicita il diametro Di  Di   i i
 i 
 
con  = 10,2936 k-2 k , coefficiente di scabrezza di Strickler
 =5,33 i=Ji Li
Pertanto il costo della tubazione del tronco i-esimo risulta
i
i  L  5,33 i
  Qi2 i 
  Qi2 L i 5,33 Li   Qi2  5,33
Ci  i ai L i    i ai L i  
  i ai L i
  [s]
 i  i  Ji 
     
 Li 
La derivata della funzione costo rispetto alla perdita di carico  risulta
i
Ci L i  ci    Q2  5,33 1
   i i ai  i i 
 i L i  Ji 5,33  Ji  Ji
 
ricavato J dall’espressione [r] e sostituendo nella precedente
i
Ci   i Qi2  5,33 1
  i i ai  
 i 5,33  Q D
2  5,33  2  5,33
i Qi Di
 i i i 

i i ai   5,33
con le dovute sostituzioni e vista la [l]: Ci'   Di i  2ri  i  si [t]
5,33  Qi2

Operativamente, fissata una serie di diametri Di possibili per il tronco i-esimo, con la relazione [t]

i  i ai   5,33 '
C i'   Di i si calcolano i corrispondenti valori della funzione derivata Ci e con la
5,33  Qi2

relazione [r] i  Ji  L i  i Di Q 2i L i si calcolano le correlate perdite di carico i.

Associando valori, in tal modo determinati, vengono interpolati con legge lineare pervenendo alla
definizione della costante si e del coefficiente angolare 2ri caratteristici di ciascun tronco. A questo
punto è risolvibile il sistema [n] nelle tre incognite Di
Per la soluzione completa del problema dovranno determinarsi le distribuzioni dei diametri commer-
ciali, tali da soddisfare, per ogni tronco, le relazioni : L=L1+L2 Y= 1+ 2

Esempio 39.2. Acquedotto ramificato . Soluzione di minimo costo

496
Determinare, per il sistema riprodotto in figura, la distribuzione di diametri commerciali che soddi-
sfino la condizione di minimo costo .

Per la serie dei diametri precedentemente individuati (Esempio 1) e con l’ausilio della Tabella ripro-
dotta nella Figura A è possibile determinare graficamente i coefficienti ai e i della funzione :
i
w i  ai D .
i

Riportati su un cartogramma bilogaritmico, Figura A, i valori del peso w i (kg/m) in funzione dei
correlati diametri commerciali D(m) si evidenziano tre rette interpolatrici per classi di diametri varia-
bili tra DN 125  250 DN 300  600 DN 700  900 .

Figura A. w(DN) . Peso w [kg] per unità di lunghezza delle condotte di acciaio
in funzione del diametro nominale DN [m]

Per ogni retta interpolatrice è possibile definire una relazione del tipo: log w i  log a i   i log D i

Acquedotti 497
il valore del coefficiente a verrà letto in corrispondenza del prolungamento della retta interpola-
trice sulla verticale per DN=1 m.

Il coefficiente  pari alla pendenza della retta è ricavabile o graficamente dalla figura o scrivendo
per gli estremi di questa
log w 1  log a   log D 1  w1   D1 
ed eseguendone la differenza log     log


D 

log w 2  log a   log D 2  w2   2 

Nella Figura B sono riportati, per classi di diametri nominali DN, i valori dei suddetti parametri ,
determinati analiticamente.

DN ai i
125-250 282,23 1,5243
300-600 163,34 1,0168
700-900 229,45 1,8238

Figura B. Determinazione analitica dei coefficienti a e 

Determinazione delle leggi Ci'=2ri i + si

498
Ricordato che:
 le perdite di carico i sono espresse dalla : i  i Di Qi2 Li

i i ai   5,33
 la condizione di minimo costo è rappresentato dalla: Ci'   Di i  2ri i  si
5,33 Qi2
per ciascun tronco:
1. noti i valori di Qi, ki
2. assunta una successione di diametri compatibili DNi (almeno tre)
3. rilevati graficamente (Figura B) o analiticamente (Tabella I) i corrispondenti valori di a i e i
4. si determinano coppie di valori correlati i  C i' (nel caso di condotte omogenee i [€/kg] risulta
costante al pari di  = 10,2936 k-2) .
5. La costante si ed il coefficiente 2ri possono essere determinati analiticamente utilizzando un
qualsiasi programma di regressione lineare (nel caso in oggetto è stato utilizzato Excel x Win-
dows).
C’SC= 2rSC SC +sSC

6. Oppure seguendo un procedimento grafico; riportati in un diagramma (i (X); C i' (Y)) i valori
determinati, si interpolano i punti con una retta di equazione del tipo X= A + BY ovvero Ci'=2ri
i+si essendo A = si il valore dell'intercetta sull'asse delle Ci' [Y] e B=2ri valore della pendenza della
retta ottenuto dal rapporto Ci/i .

In maniera analoga per gli altri due tronchi

C’CA=2rCA  CA+sCA

Acquedotti 499
C’CB= +2rCB  B+sCB

Quindi, noti tutti gli elementi, è possibile risolvere il sistema costituito dalle due equazioni idrauliche
e dall’equazione di minimo costo:

500
SC  CA   SA
SC  CB   SB

2rSC SC +sSC = 2rCA CA +sCA + 2r CB  CB + s CB

SC  CA  35
SC  CB  61
3.465,49  SC  63911 ,29  546 ,83  CA - 16219,77  1022,98  CB  38615 ,08

SC  CA  35
SC  CB  61
3.465,49  SC - 546,83  CA - 1022,98  CB  9076,44

Operando per sostituzione si ottengono i valori finali delle perdite di carico per ciascun tronco

SC = 18 m CA = 17 m CB = 43 m

Infine si determinano i diametri commerciali ed i loro relativi sviluppi (Tabella VIII).

Tabella VIII

In sintesi:
Soluzione A €. 1.814.943,39
Soluzione B €. 1.821.129,88
Soluzione C €. 1.841.636,75
Soluzione Max.Economia €. 1.812.866,66

Acquedotti 501
4.2. Adduttore ramificato con piu' punti di consegna
Anche nel caso di reti complesse, costituite da un numero elevato di tronchi, con l’estensione a tutti
i nodi del criterio indicato al punto precedente, si perviene alla soluzione della determinazione dei
diametri Di considerando, unitamente alle equazioni a carattere idraulico, equazioni economiche ido-
nee alla individuazione della soluzione ottima. Nella Figura 5 è riportato lo schema di un adduttore
con un unico punto di presa S e tre distinti punti di consegna : A, B e C.

Figura 5. Adduttore con più diramazioni

La rete è caratterizzata da due nodi di diramazione (I e II) , tre punti di consegna (SA, SB ed SC) e
cinque tratte (S I, I II, I A, II B e II C). Risultano noti: la differenze di carico tra i serbatoi estremi,
le portata, le lunghezze e le scabrezze delle condotte , restano da determinare i diametri ed i carichi
piezometrici corrispondenti ai nodi I e II. Per ciascun percorso che collega S ai serbatoi è possibile
scrivere l’equazioni delle perdite di carico i come differenza tra i carichi estremi (quote note dei
serbatoi):
SA  S I  I A
SB  S I  I  II  II B [a]
SC  S I  I II  II C
Le tre precedenti equazioni idrauliche non sono sufficienti per la determinazione univoca dei diametri
dei cinque tratti costituenti la rete di adduzione .
Per conseguire la determinazione del sistema è possibile seguire:

 Metodi euristici fissando i valori delle incognite sovrabbondanti (le quote piezometriche sui nodi
di diramazione o i diametri o le velocità in un numero di tratti pari al numero delle incognite
sovrabbondanti) 10

 Soluzioni di tipo economico che conducano ad un bilanciamento dei costi minimi C’ entranti ed
uscenti dai nodi di diramazione
C'SI  C'IA  C'I  II
[b]
C'I  II  C'IIB  C'IIC

10Al crescere del numero dei nodi le soluzioni conseguenti tendono a discostarsi sempre più dalla soluzione di
minimo costo.

502
Per quanto detto nel precedente paragrafo le [b] sono riconducibili ad equazioni del tipo
2rSI SI +sSI= 2rIA IA+sIA +2r I-II  I-II +s I-II [C]
2r I-II  I-II +s I-II =-2r II B  II B +s II B +2r II C II C +s II C
queste associate alle [a] consentono di risolvere il sistema .

5. Perdite di carico singolari o localizzate


L'introduzione lungo una condotta di pezzi speciali, dispositivi di controllo e misura, apparecchiature
di regolazione ecc. produce delle perturbazioni locali della corrente con diminuzione o aumento della
velocità (correlata all'aumento o diminuzione di pressione ).
V2
L'espressione generale delle perdite di carico dovute a punti singolari si scrive: H  k , con V
2g
velocità media e k un coefficiente tabellato, funzione del tipo di discontinuità inserito nella condotta.

Figura 6. Alcuni tipi di dispositivi con i relativi valori del coefficiente k

Esempio 40
Due serbatoi sono collegati da una condotta di acciaio, costituita da due tronchi DN 100 e DN 200
lunghi rispettivamente 110 m e 35 m.
Causa l’intersezione con un grosso collettore fognario la condotta subisce un approfondimento rea-
lizzato con quattro gomiti con deviazione angolare di 45° ; il passaggio dal DN 100 al DN 200 è
realizzato con un divergente con angolo di apertura =20°.
Determinare la quota del serbatoio di monte tenuto conto che il livello del serbatoio di valle è man-
tenuto a quota fissa +10 m sul fondo e la portata transitante è pari a 24 l/s.

Acquedotti 503
Oltre le perdite di carico  ripartite lungo la condotta, sono presenti apparecchiature e valvolismi
V2
causa di perdite concentrate Hi per le quali è valida l’espressione H  k con i seguenti valori di
2g
k:
1. Valvola di fondo (Sugheruola) k=1,5
2. Saracinesca k=0,25
3. 4.6.7. Gomito a 45° k=0,35
5. Giunzione a T di uguale DN k=0,50
8. Divergente per =20° k=0,40
9. Valvola unidirezionale k=0,30
10. Sbocco nel serbatoio k=1,00

Perdite di carico distribuite : k = 80

tronco 2-8  28  10 , 2936 0 , 0242  0 ,107 5 , 33  80 2 110  15,16 m


tronco 8-9  89  10 , 2936 0 , 0242  0 , 209 5 , 33  80 2  35  0 ,14 m

Perdite di carico concentrate :

Determinazione delle velocità nei tronchi 2-8 e 8-9

Q 0 , 024 Q 0 , 024
V 28    2 , 67 m / s V 89    0 , 70 m / s
  0 , 107 2   0 , 209 2
4 4

1. Cipolla di presa (Sugheruola) k=1,5


2
V2 2 , 67
H1  k 1  1, 5   0 , 55 m
2g 19 , 62

2. Saracinesca k=0,25
2
V2 2 , 67
H 2  k 2  0 , 25   0 , 09 m
2g 19 , 62

3. 4.6.7. Gomito a 45° k=0,35


2
V2 2 , 67
H 3  k 3  0 , 35   0 , 13 m
2g 19 , 62

504
5. Giunzione a T di uguale DN k=0,50
2
V2 2 , 67
H 5  k 5  0 , 50   0 , 18 m
2g 19 , 62

8. Divergente per =20° k=0,40

( V1  V 2 ) 2 ( 2 , 67  0 , 7 ) 2
H 8  k 8  0 , 40   0 ,08 m
2g 19 , 62

9. Valvola unidirezionale k=0,30

V2 0,72
H 9  k 9  0 , 30   0 , 007 m
2g 19 , 62

10. Sbocco nel serbatoio k=1,00

V2 0,7 2
H10  k 10  1  0 , 025 m
2g 19 , 62

H i  0 , 55  0 , 09  4 * 0 , 13  0 , 18  0 , 08  0 , 007  0 , 025  1 , 45 m

H   28   810  Hi  15,16  0,14  1,45  16,75m

Pertanto la quota del serbatoio di monte dovrà essere +16,75 m rispetto la quota di superficie libera
del serbatoio di valle.

6. Il Progetto di un acquedotto
Il progetto, la costruzione ed il collaudo delle tubazioni per acquedotto sono regolamentati dal De-
creto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985, di cui nel seguito si evidenziano alcuni tratti.

0.1 Definizione
Ai fini della presente normativa è definito con il termine "tubazioni" il complesso dei tubi, dei giunti e dei pezzi
speciali costituenti l'opera di adduzione e/o di distribuzione di acqua ad uso potabile, agricolo, industriale e ad
usi multipli, ovvero I'opera di fognatura per la raccolta delle acque reflue ed il convogliamento all'impianto di
trattamento e al recapito finale.

0.2 Oggetto della normativa


Con le presenti norme si stabiliscono i criteri da osservare nel progetto, nella costruzione e nel collaudo delle
tubazioni, come definito nel precedente punto 0.1. e degli elementi che le costituiscono (tubi, giunti, pezzi speciali).
Sono esclusi dall'oggetto della presente normativa i procedimenti di progettazione, costruzione e controllo di
produzione dei tubi, dei giunti e dei pezzi speciali in quanto singoli manufatti, prodotti in serie, con processi
industriali ovvero, su ordinazione, fuori o in cantiere, con sistemi di prefabbricazione.

1.1 Progetto
Il progetto deve comprendere i seguenti elementi essenziali:

a) la caratterizzazione fisica, chimica, sanitaria dei fluidi da trasportare, documentata mediante rilievi e
prove;

b) la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni interessati dal tracciato delle tubazioni, documentata
dai risultati di indagini da condursi nel rispetto della vigente normativa riguardante le indagini sui terreni e sulle

Acquedotti 505
rocce ed i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione l'esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno
delle terre e delle opere di fondazione.

c) I'esame dei diversi possibili schemi idraulici di funzionamento delle opere e loro modificazioni prevedibili
nel tempo, documentati ai fini della scelta del proporzionamento idraulico e statico delle tubazioni.

d) I'analisi delle situazioni ambientali, in quanto elementi vincolanti nello studio del tracciato e del profilo delle
tubazioni.

Sulla base dei suindicati elementi deve essere espressa in forma circostanziata la scelta dei tipi di tubazioni e delle
corrispondenti caratteristiche concernenti diametri interni, spessori, classi di impiego, giunti pezzi speciali ed
appoggi.

Il progetto deve comprendere, inoltre, lo studio dei seguenti aspetti: funzionalità e razionalità di costruzione e di
esercizio delle nuove opere nel contesto esistenti e/o in quello previsto in tempi di prossimo futuro; compatibilità
con la presenza attuale e/o prevista e/o prevedibile di altre infrastrutture di servizio, con particolare riferimento
alla esigenza di sicurezza e di esercizio; rispetto delle esigenze urbanistiche, ambientali e/o archeologiche, in
rapporto anche a fondata previsione di modificazioni future e, per le reti fognanti, rapporto agli obiettivi di
qualità da conseguire e da tutelare del corpo ricettore. Il progetto deve dimostrare l'affidabilità di comporta-
mento delle tubazioni nelle diverse fasi della costruzione dell'opera e nel previsto periodo dell'esercizio. L'affi-
dabilità dell'opera progettata, che riguarda il grado di sicurezza statica, di resistenza alla corrosione, di conser-
vazione delle caratteristiche idrauliche, di integrità nella tenuta e di continuità nel servizio, deve risultare nella
forma documentata adeguata, in particolare esplicitando le debite considerazioni a riguardo dei controlli sui
materiali e sui tubi che vengono effettuati nello stabilimento e nel cantiere di prefabbricazione, secondo metodo-
logie note e/o specifiche tecniche e dei controlli in sito lungo i tracciati prescelti……….

In realtà la progettazione di qualsiasi opera pubblica si articola in tre livelli

Preliminare
Definitivo
Esecutivo
La Legge Quadro sui Lavori Pubblici vigente, la cosiddetta MERLONI Ter, regola l’attività di proget-
tazione all'Art.16:

Articolo 16 : Attività di progettazione


1. La progettazione si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti, preventivamente accertati, e dei limiti di spesa
prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in preliminare, definitiva ed esecutiva, in
modo da assicurare:

a) la qualità dell’opera e la rispondenza alle finalità relative;


b) la conformità alle norme ambientali e urbanistiche;

c) il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.
2. Le prescrizioni relative agli elaborati descrittivi e grafici contenute nei commi 3, 4 e 5 sono di norma necessarie
per ritenere i progetti adeguatamente sviluppati. Il responsabile del procedimento nella fase di progettazione
qualora, in rapporto alla specifica tipologia ed alla dimensione dei lavori da progettare, ritenga le prescrizioni
di cui ai commi 3, 4 e 5 insufficienti o eccessive, provvede a integrarle ovvero a modificarle.
3. II progetto preliminare definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, il quadro delle esigenze
da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire e consiste in una relazione illustrativa delle ragioni della
scelta della soluzione prospettata in base alla valutazione delle eventuali soluzioni possibili, anche con riferimento
ai profili ambientali e all’utilizzo dei materiali provenienti dalle attività di riuso e riciclaggio, della sua fattibilità
amministrativa e tecnica, accertata attraverso le indispensabili indagini di prima approssimazione, dei costi, da

506
determinare in relazione ai benefici previsti, nonché in schemi grafici per l’individuazione delle caratteristiche
dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare; il progetto preliminare
dovrà inoltre consentire l’avvio della procedura espropriativa.

4. Il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri, dei
vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti nel progetto preliminare e contiene tutti gli elementi necessari
ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni ed approvazioni. Esso consiste in una relazione descrittiva dei
criteri utilizzati per le scelte progettuali, nonché delle caratteristiche dei materiali prescelti e dell’inserimento
delle opere sul territorio; nello studio di impatto ambientale ove previsto; in disegni generali nelle opportune
scale descrittivi delle principali caratteristiche delle opere, delle superfici e dei volumi da realizzare, compresi
quelli per l’individuazione del tipo di fondazione; negli studi ed indagini preliminari occorrenti con riguardo alla
natura ed alle caratteristiche dell’opera; nei calcoli preliminari delle strutture e degli impianti; in un disciplinare
descrittivo degli elementi prestazioni, tecnici ed economici previsti in progetto nonché in un computo metrico
estimativo. Gli studi e le indagini occorrenti, quali quelli di tipo geognostico, idrologico, sismico, agronomico,
biologico, chimico, i rilievi e i sondaggi, sono condotti fino ad un livello tale da consentire i calcoli preliminari
delle strutture e degli impianti e lo sviluppo del computo, metrico estimativo.

5. Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da rea-
lizzare ed il relativo costo previsto e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale da consentire che ogni
elemento sia identificabile in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. In particolare il progetto è costituito
dall’insieme delle relazioni, dei calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti e degli elaborati grafici nelle scale
adeguate, compresi gli eventuali particolari costruttivi, dal capitolato speciale di appalto, prestazionale o descrit-
tivo, dal computo metrico estimativo e dall’elenco dei prezzi unitari. Esso è redatto sulla base degli studi e delle
indagini compiuti nelle fasi precedenti e degli eventuali ulteriori studi ed indagini, di dettaglio o di verifica delle
ipotesi progettuali, che risultino necessaire e sulla base di rilievi planoaltimetrici, di misurazioni e picchettazioni,
di rilievi della rete dei servizi del sottosuolo. Il progetto esecutivo deve essere altresì corredato da apposito piano
di manutenzione dell’opera e delle sue parti da redigersi nei termini, con le modalità, i contenuti, i tempi e la
gradualità stabiliti dal regolamento di cui all’articolo 3.

6.1. Progetto Preliminare e Definitivo


Lo studio del tracciato è molto complesso, non essendo codificati criteri di validità oggettivi per ope-
rare una scelta, tra le varie possibili, che realizzi nel contempo funzionalità, efficienza, economicità,
gestione e la durata dell'opera.
Sono generalmente noti la posizione e la quota della presa e la posizione e le quote dei punti di
consegna dell'acqua, coincidenti questi ultimi con i serbatoi di compenso o con le torri piezometriche
di disconnessione. Ulteriori elementi a supporto della scelta sono la minimizzazione dello sviluppo del
tracciato e contemporaneamente del numero degli attraversamenti di strade, ferrovie e corsi d'acqua.
Altro elemento, costituente vincolo per assicurare la durata dell'acquedotto, è la ricerca di tracciati
su terreni sicuramente stabili o, nella necessità di dover attraversare zone soggette a movimenti
franosi, la individuazione di sedi di maggiore affidabilità, quali linee di cresta e di massima pendenza
dei versanti. Nella scelta del tracciato notevole importanza riveste la vicinanza di vie di comunica-
zione. Questa situazione, oltre a facilitare le fasi di realizzazione dell'opera agevolando il trasporto
dei materiali, facilita le operazioni di manutenzione e controllo durante l'esercizio dello acquedotto.
Utilizzando quale supporto progettuale le tavolette IGMI 1:25.000 (Figura 9) verranno riportate, sulla
carta, dal punto di partenza e di arrivo, più tracciati e realizzati i corrispondenti profili resi in scala
1:2500 per le ordinate ed 1:25000 per le ascisse (Figura 10).

Acquedotti 507
Figura 9. Planimetria su cartografia IGMI 1:25.000 (riduzione  50%)
Sulla base dei valori delle portate da addurre, noti i tracciati, si procederà ad un dimensionamento
speditivo dei diametri delle condotte ed al successivo tracciamento delle linee piezometriche, nella
doppia condizione di tubazioni nuove od usate 11. La collocazione di queste rispetto al profilo del
terreno consentirà di verificare che in nessun punto del tracciato la pressione in condotta scenda al
di sotto di 10  15 m di colonna d'acqua.

Figura 10. Profilo longitudinale L=1:25.000 h= 1:2500 (riduzione  50%)

11 Questo qualora il materiale o il rivestimento delle tubazioni si deteriori con il passare del tempo

508
Contemporaneamente si verificherà che la pressione massima in condotta risulti compatibile con il
tipo di tubazione e di giunto prescelti per la realizzazione dell'acquedotto. Poiché con l'aumentare del
valore della pressione aumentano i pericoli di perdite, aumentano i costi delle apparecchiature e delle
saracinesche.

Di seguito verranno posizionati:


 sfiati e scarichi, rispettivamente in corrispondenza dei punti di massimo e minimo relativi;
 valvole di riduzione e/o regolazione dei carichi

Infine concorrono alla stesura del Progetto Definitivo:

1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.000
3. Disegni dei profili resi in scala 1:2500 per le ordinate ed 1:25000 per le ascisse.
4. Disegni delle opere d’arte
5. Preventivo sommario di costo delle opere comprensivo di :
5.1 Fornitura e posa in opera delle tubazioni, compreso scavo, riporto ed eventuali rifacimenti delle
pavimentazioni:
5.2. Costo delle opere d’arte
5.3 Costo di eventuali apparecchiature
5.4 Costo di eventuali impianti di sollevamento
5.5 Indennizzi per espropri ed eventuali servitù
5.6 Preventivo dei costi di gestione di eventuali impianti di sollevamento.
B. Progetto Esecutivo

Una volta approvato il progetto definitivo, su una cartografia a scala ampia (quali gli aereofotogram-
metrici in scala 1:2000 ÷ 1:5000) viene verificato e precisato il tracciato con opportuni rilievi
topografici, estesi su un’ampia fascia a cavallo di questo (Figura 11), associati ad “annotazioni
fotografiche” (Figura 12). Rilevate ed apportate tutte le varianti del caso è consigliabile, prima della
stesura del profilo, verificare, sulla cartografia catastale (Figura 13), che il tracciato segua, quanto
più possibile, i confini delle particelle, in modo da limitare la frammentazione della proprietà fondiaria,
con conseguenti incrementi di costo per le operazioni di esproprio.

Figura 11. Aereofotogrammetrico: scala 1:4000 (riduzione  75%)

Acquedotti 509
Figura 12. Annotazioni fotografiche su punti caratteristici del tracciato

Figura 13. Stralcio Planimetria Catastale : scala 1:4000 (riduzione  75%)

Infine verrà eseguito il profilo longitudinale (con tutte le indicazioni contenute nella Figura 14), reso
in scala uguale alla planimetria per le ascisse mentre per le ordinate è, generalmente , dieci volte
maggiore.

510
Figura 14. Profilo Longitudinale – scala L=1:4000 h=1:400

Generalmente l’acquedotto non segue rigidamente il profilo del terreno ma, se ne discosta ogni qual
volta che, per particolari condizioni, risulti conveniente approfondire lo scavo in modo da mantenere
una livelletta costante o per ridurre al minimo punti di minimo e massimo relativi, con conseguente
risparmio per la realizzazione di scarichi e sfiati. Andranno definiti con precisione le posizioni plani-
metriche ed altimetriche delle opere d’arte, attraversamenti (fiumi, strade, ferrovie, ecc.) serbatoi e
torrini piezometrici, l’ubicazione ed il dimensionamento di eventuali blocchi di ancoraggio.
Anche nella stesura del Progetto Esecutivo occorrerà redigere

1. Relazione e calcoli
2. Corografia in scala 1:25.00010.000
3. Planimetria quotata in scala 1:2.0005.000
4. Disegni dei profili resi in scala 1:2000 5000 per le ascisse e 10x per le ordinate
5. Disegni delle opere d’arte
6. Computo metrico estimativo e preventivo delle spese di gestione
7. Capitolato Speciale d’Appalto e relativo Elenco Prezzi Unitari
8. Disciplinari per la richiesta di offerte per eventuali macchinari ed apparecchiature
9. Piano Particellare di Esproprio

6.2. Posa in opera delle tubazioni


Dal Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985 si rileva:

3.2 Il carico, il trasporto e lo scarico dei tubi


Il carico, il trasporto, lo scarico e tutte le manovre in genere, dovranno essere eseguiti con la maggiore cura

Acquedotti 511
possibile adoperando mezzi idonei a seconda del tipo e del diametro dei tubi ed adottando tutti gli accorgimenti
necessari al fine di evitare rotture, crinature, lesioni o danneggiamenti in genere ai materiali costituenti le tuba-
zioni stesse ed al loro eventuale rivestimento. Pertanto si dovranno evitare urti, inflessioni e sporgenze eccessive,
strisciamenti, contatti con corpi che possano comunque provocare deterioramento o deformazione dei tubi. Nei
cantieri dovrà predisporsi quanto occorra (mezzi idonei e piani di appoggio) per ricevere i tubi, i pezzi speciali e
gli accessori da installare.

3.3 L'accatastamento dei tubi


L'accatastamento dovrà essere effettuato disponendo i tubi su un'area piana e stabile, protetta al fine di evitare
pericoli di incendio, riparata dai raggi solari nel caso di tubi soggetti a deformazioni o deterioramenti determinati
da sensibili variazioni termiche. La base delle cataste dovrà poggiare su tavole opportunamente distanziate o su
predisposto letto in appoggio. L'altezza sarà contenuta entro i limiti adeguati ai materiali ed ai diametri, per
evitare deformazioni nelle tubazioni di base e per consentire un agevole prelievo. I tubi accatastali dovranno
essere bloccati con cunei onde evitare improvvisi rotolamenti; provvedimenti di protezione dovranno, in ogni
caso, essere adottati per evitare che le testate dei tubi possano subire danneggiamenti di sorta.

Per tubi deformabili le estremità saranno rinforzate con crociere provvisionali.

3.4 Il deposito dei giunti, delle guarnizioni e degli accessori


I giunti, le guarnizioni, le bullonerie ed i materiali in genere, se deteriorabili, dovranno essere

depositati, fino al momento del loro impiego, in spazi chiusi, entro contenitori protetti dai raggi solari o da sor-
genti di calore, dal contatto con olii o grassi e non sottoposti a carichi.

3.5 Lo sfilamento dei tubi


I tubi dovranno essere sfilati lungo il tracciato seguendo i criteri analoghi a quelli indicati per lo scarico ed il
trasporto evitando pertanto qualsiasi manovra di strisciamento . Nel depositare i tubi sul ciglio dello scavo è
necessario curare che gli stessi siano in equilibrio stabile per tutto il periodo di permanenza costruttiva.

3.6 La posa in opera


Prima della posa in opera i tubi, i giunti ed i pezzi speciali dovranno essere accuratamente controllati; quelli che
dovessero risultare danneggiati in modo tale da compromettere la qualità o la funzionalità dell'opera dovranno
essere scartati e sostituiti. Nel caso in cui il danneggiamento abbia interessato soltanto l'eventuale rivestimento
si dovrà procedere al suo rispristino.

Per il sollevamento e la posa dei tubi in scavo, in rilevato o su appoggi, si dovranno adottare gli stessi criteri usati
per le operazioni precedenti, con l'impiego di mezzi adatti a seconda del tipo e del diametro, onde evitare il dete-
rioramento dei tubi ed in particolare delle testate e degli eventuali rivestimenti protettivi.
Nell'operazione di posa dovrà evitarsi che nell'interno delle condotte penetrino detriti o corpi estranei di qualun-
que natura e che venga comunque danneggiata la loro superficie interna. La posa in opera dei tubi sarà effettuata
sul fondo del cavo spianato e livellato, eliminando ogni asperità che possa danneggiare tubi e rivestimenti.
Ove si renda necessario costituire il letto di posa o impiegare per il primo rinterro materiali diversi da quelli
provenienti dallo scavo, dovrà accertarsi la possibile insorgenza di fenomeni corrosivi adottando appropriate
contromisure. In nessun caso si dovrà regolarizzare la posizione dei tubi nella trincea utilizzando pietre o mattoni
od altri appoggi discontinui.

Il piano di posa dovrà garantire una assoluta continuità di appoggio e, nei tratti in cui si temano assestamenti, si
dovranno adottare particolari provvedimenti quali: I'impiego di giunti adeguati, trattamenti speciali del fondo
della trincea o, se occorre, appoggi discontinui stabili, quali selle o mensole. In quest'ultimo caso la continuità di
contatto tra tubo e selle sarà assicurata dalI'interposizione di materiale idoneo.

512
Nel caso specifico di tubazioni metalliche dovranno essere inserite, ai fini della protezione catodica, in corrispon-
denza dei punti d'appoggio, membrane isolanti.

Per i tubi costituiti da materiali plastici dovrà prestarsi particolare cura ed attenzione quando le manovre di cui
ai punti 3.2, 3.3, 3.4, 3.5, dovessero effettuarsi a temperature inferiori a 0°C, per evitare danneggiamenti.

I tubi che nell'operazione di posa avessero subito danneggiamenti dovranno essere riparati così da ripristinarne
la completa integrità, ovvero saranno definitivamente scartati e sostituiti, secondo quanto precisato nel primo
capoverso.
Dunque le tubazioni vengono di norma posate all’interno di trincee, appositamente scavate, con una
larghezza alla base B pari la diametro nominale DN della condotta con un margine, per ciascun lato
di 20÷30 cm. Nel caso di due tubazioni affiancate la somma delle larghezze B 1 e B2 delle singole
tubazioni viene generalmente ridotto mantenendo una distanza minima tra le due tubazioni di 20÷30
cm (Figura 15).

Acquedotti 513
Figura 15. Sezioni di scavo in terreno naturale

L’inclinazione delle pareti dipende, ovviamente, dalle caratteristiche geotecniche del terreno, dalla
profondità dello scavo e dal tempo in cui lo scavo resta aperto. Tutti questi fattori incidono sulla
sicurezza e pertanto quando è necessario assicurare la stabilità delle pareti si procederà o ampliando
lo scavo, inclinando le pareti, o sostenendo le pareti con armature provvisorie in legno o metallo
(sbadacchi- Figura 16).

Figura 16. scavo sostenuto da sbadacchi metallici

Per quanto attiene l’altezza dello scavo , qualora non sussistano motivi particolari, non deve essere,
generalmente, inferiore ad un metro in modo da mantenere termicamente isolata, dall’ambiente
esterno, la condotta. La massima altezza è condizionata, oltre che da motivi di sostegno delle pareti
e di quanto circonda lo scavo, dal peso del materiale di rinterro che potrebbe determinare uno stato
tensionale tale da superare le tensioni ammissibili del materiale della tubazione. I calcoli statici delle
tubazioni dovranno essere effettuati seguendo le indicazioni contenute nelle “Norme tecniche per le
tubazioni” oggetto del Decreto del Ministero dei LL.PP. del 12/12/1985 .

514
Figura 17. Sequenza di scavo con blindaggio a cassone

Acquedotti 515
6.3. Le Apparecchiature speciali delle condotte in pressione
6.3.1. Scarichi
Gli scarichi consentono, in caso di interruzione del flusso, la vuotatura delle condotte e, nel caso di
avvio o ripristino della funzionalità dell'adduttore, gli interventi di lavaggio.
Quando per elevati dislivelli altimetrici si è in presenza di scarichi profondi (carico idraulico sullo
scarico di notevole entità) si realizzano scarichi di alleggerimento o a mezza costa, da azionare prima
dell'apertura dello scarico di fondo, procedendo, in tal modo, alla vuotatura del sifone per fasi suc-
cessive.

Figura 18. Pozzetto di scarico

Gli scarichi sono realizzati con un pezzo speciale a T con derivazione tangenziale a flangia. Sull'ele-
mento derivato è installata la saracinesca di intercettazione. Caratteristica saliente degli scarichi di
fondo è la dimensione della saracinesca e del diametro della derivazione. Questo deve essere tale da
ingenerare, durante lo scarico, velocità dell'acqua nei due rami di condotta convergenti nel punto di

516
scarico sufficiente all'asportazione di eventuali depositi non incrostanti e tale da non ingenerare fe-
nomeni di instabilità alle condotte.
Il dispositivo di scarico deve essere installato entro apposito pozzetto, realizzato generalmente in
muratura con sovrastante soletta di copertura in cls armato, forata in corrispondenza della botola di
ingresso, protetta da chiusino di ghisa. A seconda della posizione del pozzetto, il chiusino sarà a filo
strada ovvero sopraelevato dal piano di campagna; negli acquedotti di montagna il raccordo tra
chiusino e soletta può arrivare anche da elevate altezze per rilevare il pozzetto in presenza di manto
nevoso. Un opportuno sistema di evacuazione della portata scaricata garantisce l’isolamento tra l’in-
terno del pozzetto e l’ambiente esterno. La tubazione viene sorretta da blocchi reggispinta localizzati
in corrispondenza della saracinesca.

6.3.2. Sfiati
Gli sfiati sono caratterizzati da un doppio funzionamento:
1. durante le fasi transitorie di riempimento o vuotatura del sistema assolvono il compito dell'eva-
cuazione o all'ingresso dell'aria in condotta;
2. durante l’esercizio dell’acquedotto devono consentire lo smaltimento di aria, in quantità sensibil-
mente minore che nel primo caso, liberata naturalmente dall'acqua nel moto di avanzamento in
condotta a seguito di aumento di temperatura e di variazione della pressione.
In presenza di adduttori caratterizzati da profili molto piatti, per assicurare il degasaggio delle tuba-
zioni durante l’esercizio, si installano sfiati di linea, posti ad interasse di qualche centinaio di metri,
indipendentemente dalla presenza di punti di massimo relativo (Figura 18).

Figura 19. Profilo a denti di sega

In caso di valico quando la quota piezometrica risulta di poco superiore alla quota del terreno (8÷10
m), è possibile realizzare lo sfiato di tipo libero.

Acquedotti 517
Figura 20. Sfiato libero

Questo è realizzato inserendo nella condotta un pezzo speciale a T flangiato, con tronco di dirama-
zione ortogonale all’asse della condotta e diametro inferiore a quello dell’adduttore diretto verso l'alto
ed elevato fino a superare la quota piezometrica. Il dispositivo, contenuto entro una struttura muraria
con funzione di sostegno e di protezione, preserva la condotta da impreviste sopraelevazioni di pres-
sione dovute ad ostruzioni dell’adduttore o a chiusure accidentali di saracinesche di linea 12; in tal
caso si avrà uscita di acqua dallo sfiato libero , recuperata dalla canna discendente collegata allo
scarico.

Quando, nei punti di valico o a massime quote relative, la quota piezometrica risulta superiore di 10
m rispetto alla quota del terreno, è necessario realizzare sfiati in pressione. L’evacuazione o l’ingresso
di aria è assicurata da apparecchi a funzionamento automatico collegati, tramite interposizione di
saracinesca di intercettazione azionata nel caso di smontaggio o manutenzione dell'apparecchio, alla
condotta con un pezzo speciale a T flangiato, con tronco di diramazione ortogonale all’asse della
condotta e diametro inferiore a quello dell’adduttore principale.

Figura 21. Pozzetto di sfiato.

Questi sono costituiti da una cassa metallica al cui interno è alloggiato un galleggiante sferico realiz-
zato in acciaio rivestito di elastomero o in acciaio Inox (Figura 22) .

12 generalmente da evitare.

518
Figura 22. Sfiato in pressione

Il funzionamento del dispositivo è legato all'equilibrio di tre forze :


1. la forza peso G del galleggiante, invariante, verticale ed orientata verso il basso;
1. la spinta sul galleggiante, invariante, correlata alla pressione p agente entro la cassa, con
risultante, nella direzione verticale, orientata verso l'alto, di intensità pari a p A , con A area
della luce del foro di uscita dell'aria dalla cassa;
3. la spinta di galleggiamento, in quanto corpo parzialmente immerso in acqua, con risultante
nella direzione verticale, orientata verso l'alto, di intensità pari a  V con , peso specifico
dell'acqua e V volume immerso.

Nella condizione di sfiato chiuso si ha: pA  V  G

Al progressivo accumulo di aria nella cassa corrisponde un progressivo abbassamento del livello idrico
nella stessa e correlata riduzione del valore del volume immerso V.
Raggiunta la condizione pA   V  G si è in incipiente apertura dello sfiato.
L'arrivo di ulteriori quantitativi di aria causa il disequilibrio del sistema, con conseguente abbassa-
mento del galleggiante, apertura della luce di comunicazione con l’esterno ed immediata fuoriuscita
di aria. Il galleggiante, soggetto a nuova incrementata spinta di galleggiamento, si porta ad occludere
la luce, evitando la fuoriuscita di acqua e dando inizio ad una successiva fase di accumulo di aria.
Nel funzionamento in esercizio, per assicurare sensibilità al galleggiante, specie in presenza di elevate
pressioni, è richiesta una dimensione molto piccola della luce di comunicazione con l’esterno. Detta
condizione contrasta con la necessità di assicurare una ampia luce per il passaggio di aria nelle fasi
di riempimento e vuotatura della condotta. La combinata funzione richiesta allo sfiato viene conse-
guita ricorrendo all'adozione di apparecchiature con doppia luce, una ampia ed una piccola, e doppio
galleggiante. La luce ampia, unitamente alla luce piccola, è attiva unicamente nelle fasi 1 e 3, ri-
spettivamente di riempimento e vuotatura delle condotte, mentre, durante l’esercizio ordinario,
allo smaltimento dell’aria, unitamente a quantità limitatissime di acqua, provvede lo “spillo” collocato
nella parte superiore della cassa .

Acquedotti 519
Figura 23 . Sfiato in pressione a doppio galleggiante.

6.3.3.Valvole regolatrici dei carichi


Il valore massimo delle perdite di carico si ha in corrispondenza del vettoriamento della portata di
progetto o a tubi usati. Per stati di transizione, Q < Qprogetto o nella condizione di tubazioni
nuove, la riduzione delle perdite genera tratti di moto "a canaletta" con risalto idraulico intubato,
depressioni in condotta, trascinamento di aria, insorgere di moti pulsanti

Figura 24 . Posizionamento delle valvole regolatrici di carico

Nella Figura 24 sono riportati alcuni tipi di valvole riduttrici di pressione:

Tipo a stella: a funzionamento meccanico è stata ampiamente impiegata nel campo acquedotti-
stico. Il dispositivo di dissipazione è realizzato con due dischi sovrapposti ed ortogonali al flusso,
entrambi forati, l’uno fisso e l’altro mobile, rotante intorno all’asse comune. Al variare della posizione
relativa del disco mobile rispetto a quello fisso, varia l’area delle luci libera al flusso, con aumento o
diminuzione delle perdite localizzate. La valvola a stella dissipa al massimo 40 m di carico.

Tipi ad auto-azione: il dispositivo di regolazione può essere realizzato con sistemi di molle
esterne che agiscono su un otturatore a doppia sede o con otturatori a forma di fuso il cui movimento
è controllato da guide e regolato con molle tarate.

520
Oggi sono molto diffuse valvole con attuatore a doppia camera. L’apertura dell’otturatore può essere
regolata o con una molla di contrasto con rigidezza variabile.

I valori dei carichi dissipabili sono rilevati dalle caratteristiche tecniche di ciascun tipo.

La tradizione acquedottistica indica le seguenti regole per la corretta localizzazione, lungo il profilo
di un acquedotto, delle valvole di regolazione dei carichi:
la linea piezometrica a tubi nuovi, o corrispondente alla portata minima, condizionata dalla
presenza delle valvole regolatrici, deve incontrare la linea piezometrica a tubi usati, o di regime
per la massima portata:
a) nei punti estremi della condotta
b) sulle verticali passanti per i punti di sfiato libero
c) sulle verticali passanti per i nodi di diramazione
In tutte queste sezioni la quota piezometrica deve essere mantenuta invariata durante tutta la vita
tecnica dell'acquedotto;
verso monte dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare l'asse della condotta o, meglio, la linea parallela
all'asse e distante da questo almeno 5 m. In corrispondenza dell'intersezione va istallata la val-
vola regolatrice dei carichi;
verso valle dei punti e delle sezioni predetti, la linea piezometrica di minima pendenza deve
proseguire senza discontinuità fino ad incontrare la verticale passante per una valvola regolatrice
posizionata secondo il criterio indicato.

In presenza di tubazioni che denunciano progressivo incremento della scabrezza, quindi, è necessario
provvedere, di tempo in tempo, attraverso osservazioni manometriche, all'aumento del grado di
apertura delle valvole regolatrici in modo da compensare l'aumento delle perdite di carico ripartite.
In presenza di tubazioni non soggette ad invecchiamento, la manovra sulle valvole regolatrici va
effettuata solo a seguito di variazione della portata vettoriata.
Per la regolazione dei carichi non devono essere utilizzate saracinesche del tipo a ghigliottina fun-
zionanti parzialmente aperte. Tale tipo di funzionamento dà luogo ad inconvenienti quali cavitazione,

Acquedotti 521
perdita di tenuta dei giunti, che portano come conseguenza una rapida usura delle saracinesche
stesse.

6.3.4. Partitori a superficie libera ed in pressione


Nei nodi di diramazione si realizza la ripartizione della portata in più parti. Quando, in corrispondenza
della diramazione, la quota piezometrica è prossima alla quota del piano campagna, sussistono le
condizioni per realizzare partitori del tipo a superficie libera (Figura 25).
La misura delle portate ripartite è effettuata con stramazzi a superficie libera. Le vasche di carico
poste a valle degli stramazzi sono dotate di dispositivi di scarico, di sfioro e di presa analoghi a quelli
descritti per i manufatti di captazione da sorgenti. Il dispositivo assicura la regolarità della ripartizione
della portata ed è poco sensibile a manomissioni.

Figura 25. Partitore a superficie libera

Nei nodi di diramazione in presenza di carico piezometrico più o meno elevato i valvolismi necessari
per la realizzazione della ripartizione delle portate vengono raccolti in un unico pozzetto interrato; in
luogo degli sfiati liberi vengono posti in opera sfiati in pressione, se i rami derivati procedono con
tracciato declive, o scarichi, se i rami derivati procedono con tracciato acclive.
Nella Figura 26 le tipologie riprodotte danno un’indicazione di come possa essere variabile la com-
posizione dei vari elementi a seconda sia della posizione delle diramazione rispetto all’adduttore
principale e sia della necessità di introdurre valvole regolatrici dei carichi.

522
Figura 26 . Partitori in pressione

Nella seguente Figura 27 sono illustrate l’area picchettata, lo scavo ed il magrone di fondazione, le
armature ed i casseri, le asole di passaggio delle tubazioni, mentre nella Figura 28 sono riprodotti
i disegni esecutivi delle armature del partitore N1 (vedi planimetria Figura 13).

Figura 27. Partitore in pressione in fase di realizzazione

Acquedotti 523
Figura 28. Armature di pareti e soletta di copertura di un partitore in pressione

6.3.5. Saracinesche e valvolismi di intercettazione


Nei pozzetti di scarico e sfiato e nei nodi di diramazione sono presenti apparecchiature, dette sara-
cinesche, che consentono di intercettare le portate. I dispositivi di più frequente impiego in acque-
dottistica sono ad apertura totale: l’otturatore viene richiamato nella parte superiore del corpo della
saracinesca liberando totalmente la luce corrispondente alla sezione della condotta corrente. Una
saracinesca è composta da un corpo cavo, realizzato con tre elementi amovibili, entro il quale trova
sede l'elemento di tenuta o otturatore, a forma di cuneo o ghigliottina , movimentato da accoppia-
mento boccola-vite senza fine. L'ingombro delle saracinesche è sempre notevole. Risultano alte, in-
fatti, mediamente tre volte il diametro della tubazione sulla quale vanno inserite.
Tutti i valvolismi con giunzione a flangia vanno assemblati alle tubazioni con interposto giunto di
smontaggio che può correggere sia il non perfetto allineamento tra tubo e la saracinesca e sia la
tolleranza tra le flange di accoppiamento.
La posa in opera deve essere realizzata entro appositi pozzetti o camere di ispezione in quanto la
posa interrata non garantisce efficienza nel tempo al giunto realizzato con bulloni serrati.
Il corpo delle saracinesche viene realizzato in ghisa o acciaio con getto entro forme fisse. Le carat-
teristiche di forma del corpo (piatto, ovale, cilindrico), gli spessori ed il peso delle saracinesche di-
pendono dalle pressioni di esercizio caratteristiche della condotta nella quale è previsto l'inserimento.
Nella Figura 29 sono raffigurate le sezioni di saracinesche di intercettazione del tipo a lente o ghi-
gliottina.

524
Figura 29. Saracinesche a corpo piatto, ovale, cilindrico

La protezione alla corrosione del corpo della saracinesca, affidata ad emulsioni bituminose e vernici
al minio, spesso si rileva insufficiente per l’ambiente particolarmente aggressivo che viene ad in-
staurarsi all’interno dei pozzetti causa le inevitabili perdite (Figura 30).

Figura 30. Particolari saracinesche di regolazione e tubazioni all’interno di pozzetti

Una protezione ottimale contro la corrosione è realizzata


con rivestimento sia interno che esterno con vernici a base
di polveri epossidiche con spessore minimo di 150 micron,
mentre la lente interna è realizzata in ghisa sferoidale rive-
stita con elastomero (Figura 31).

Figura 31. Saracinesca tipo EURO 20

Nelle Figure 32 e 33 sono riportate la vista e la sezione di valvole di intercettazione a farfalla ri-
spettivamente del tipo flangiato e del tipo a wafer, utilizzate su condotte di medio e grande diametro.
Queste valvole, caratterizzate da limitato ingombro, sono realizzate da un elemento di intercetta-
zione, diaframma, la cui rotazione determina l'apertura e la chiusura della valvola. L'asse di rotazione
può essere posizionato ortogonale-verticale od ortogonale-orizzontale rispetto all'asse del tubo.

Acquedotti 525
Figura 32. Valvola a farfalla del tipo flangiata

Figura 33. Valvola a farfalla tipo Wafer

Le manovre di apertura e di chiusura sono semplici e richiedono un limitato impegno di potenza.


L'azione di trascinamento sul diaframma da parte della corrente nelle fasi di manovra va energica-
mente contrastata, al fine di escludere variazioni brusche del grado di apertura, con conseguenti
sensibili aumenti della portata e sollecitazioni dinamiche nelle condotte, correlate a transitori di moto
vario elastico. Il diaframma della valvola, nella posizione di completa apertura, viene ad ostruire la
sezione libera della tubazione, ingenerando perdite di carico concentrate, peraltro di intensità molto
contenuta, nel caso di profilatura idraulica (lente piatta).

6.4. Attraversamenti di corsi d’acqua


Il tracciato di un acquedotto nel suo sviluppo interferisce con organismi idrologici naturali, costituiti
dai corsi d’acqua (canali artificiali, torrenti, fiumi), strade, metanodotti e linee ferroviarie. Per l'at-
traversamento di corsi d'acqua minori è sufficiente incassare la tubazione in briglie di muratura o cls
(Figura 34).

Figura 34. Attraversamento di piccoli corsi d’acqua

Per corsi d’acqua o luci maggiori si ricorre, quando possibile, all'uso dei ponti viari esistenti, modifi-
cando a tal fine il tracciato degli acquedotti. In tale economica soluzione i tubi vengono posti in opera
o sotto i marciapiedi o all'esterno della struttura viaria su appositi sostegni a sbalzo (Figura 35).

526
Figura 35

Qualora non esista la possibilità di usufruire di strutture esistenti, vengono realizzate:

strutture portanti in calcestruzzo armato

Figura 36. Trave cava in c.a. con all’interno due condotte.

strutture metalliche reticolari

Figura37.

Strutture con tubo - trave continua su appoggi verticali

Acquedotti 527
Figura 38 . Tubo ponte del tipo trave continua appoggiata

Strutture con tubo - trave continua su puntoni inclinati

Figura 39. Tubo ponte su puntoni inclinati – Diga del Vajont


Strutture ad arco

Figura 40. Tubi-ponte ad arco


Strutture strallate

528
Figura 41. Passerella strallata

Figura 41. Ponte porta tubo della Magliana

strutture “sospese”

Acquedotti 529
Figura 42 . Ponte sospeso – Acquedotto del Chiarino

6.5. Attraversamenti di corsi d’acqua


Gli attraversamenti stradali assumono importanza in relazione alla tipologia della strada e conse-
guentemente del traffico che essa sostiene. Pertanto lo scavo in trincea è utilizzato quando è possibile
interrompere il traffico per tutto il tempo necessario per eseguire l’operazione di taglio della pavi-
mentazione stradale, che dovrà essere realizzato con adeguati macchinari in modo da garantire l’uni-
formità del taglio ed evitare il danneggiamento della restante pavimentazione, scavare la trincea,
disporre il letto di posa, effettuare la posa in opera della condotta, effettuare le prove di tenuta
idraulica, rinterrare lo scavo e ripristinare la massicciata stradale (Figura 43) .

Figura 43. Successione delle varie lavorazione per un attraversamento in trincea

Alcune Amministrazioni prescrivono la posa in opera di controtubi, generalmente di PVC rinforzati


con rinfianco di calcestruzzo a 2,5 q.li di cemento, al cui interno verrà infilata la condotta opportu-
namente isolata con collari, in materiale plastico, posti ad interasse non inferiore ad 1,5 m.
Lo scavo generalmente è riempito con magrone di calcestruzzo cementizio a q.li 0.70 di cemento
per mc di inerte, tranne gli ultimi 10 cm di pavimentazione che saranno ripristinati con conglomerato
bituminoso. (7 cm di bynder + 3 cm di tappetino di usura).

530
Figura 44. Particolare costruttivo di attraversamento stradale in trincea

Figura 45. Montaggio dei collari distanziatori

Prima del rinterro verrà sigillata la condotta al controtubo con una guaina termorestringente.
Nel caso di particolari pavimentazioni, ad esempio selciati in porfido o in pietra, queste verranno
ripristinate secondo la primitiva configurazione .

Quando la interruzione del traffico è improponibile, ad esempio superstrade ed autostrade, si


ricorre a sistemi Trenchless (letteralmente: senza scavo ).

Trivellazione Orizzontale Teleguidata (T.O.T.), ha la caratteristica di offrire la possibilità di guidare


ed eventualmente correggere l’andamento della trivellazione permettendo così di aggirare ostacoli
con i quali non è possibile interferire come altri sottoservizi interrati.

Figura 46. Sistema directional_drilling


La DD permette di posare tubazioni di vario diametro (in genere si arriva fino a 1000 mm e per tratte
variabili fino ad 1000 m).
Il sistema prevede una fase iniziale di perforazione con una trivellazione pilota guidata in superficie.
L’esatta posizione della testa di perforazione viene controllata, istante dopo istante, da segnali radio
(o elettromagnetici). Tali segnali vengono raccolti in superficie dallo strumento di ricezione composto
da due sezioni, una mobile per poter seguire l’esatta posizione della sonda sulla sua verticale, l’altra
solidale alla consolle della perforatrice che guida l’avanzamento lineare con rotazione continua

Acquedotti 531
dell’asta di perforazione e getti di acqua ad alta pressione. Il terreno grossolano viene spostato
mentre eventuali ostacoli vengono deviati interrompendo la rotazione ed esercitando una sollecita-
zione sulla testa di perforazione ; l’inclinazione della fetta di salame della punta della sonda orienta
la direzione di scavo.

Figura 47. Sistema directional_drilling- Controllo e correzione della posizione della sonda

Durante la trivellazione, viene iniettato attorno allo scavo un fluido di perforazione con lo scopo di:
 consolidare il terreno
 ridurre l’attrito tra aste e terreno;
 raffreddare la testa di perforazione.

La scelta del miglior tipo di fluido è ovviamente in funzione delle caratteristiche meccaniche e chimi-
che del terreno. In prevalenza si usa una miscela formata da acqua e bentonite che ha il pregio di
unire ad una azione lubrificante, una stabilizzante grazie al suo rigonfiamento. La perforazione pilota
termina quando la testa di perforazione giunge nella buca di uscita.
Praticato il foro pilota lo si ripercorre a ritroso trainando un alesatore. L’alesatura (Back Reaming)
consiste nell’allargamento del foro pilota e dal ritorno della batteria di aste dal pozzetto di uscita
verso quello di entrata.

Figura 48. Sistema directional_drilling- Back Reaming

Per sensibili dimensioni della condotta o per l’importanza della sede viaria da attraversare, possono
essere realizzati attraversamenti con spingitubo-guaina o con cunicoli praticabili. Il primo metodo
consiste nello spingere, sotto il piano stradale e perpendicolare all’asse, con martinetti idraulici
tronchi di tubo di acciaio svuotati, con una trivella, della terra di scavo (Figura 49).

532
Figura 49. Attraversamento con spingitubo

ùUna volta realizzato il cunicolo, viene infilata la condotta (di diametro inferiore) con l’accortezza di
non farla aderire al tubo guaina, utilizzando dei collari in plastica (Figura 50).

Figura 50
Gli attraversamenti in cunicoli praticabili vengono generalmente costruiti contestualmente alla
strada; infatti, al disotto del rilevato stradale viene realizzata una struttura scatolare in cls. armato,
al cui interno viene posta, su un lato, la condotta appoggiata su selle, lasciando libero un passaggio
per ispezioni e manutenzioni. Dato l’elevato costo di questa tipologia di attraversamento, spesso, nel
cunicolo, vengono raccolte più reti tecnologiche ( fognature, gasdotto, linee telefoniche e telemati-
che). (Figura 51).

Acquedotti 533
Figura 51. Attraversamento con cunicolo

Nel caso di attraversamenti ferroviari sono previste norme di realizzazione contenute nel Decreto
Ministeriale 23 febbraio 1971 “Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte
e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto” (G.U. 26-5-1971, n.132,
supplemento).
Anche nel caso in cui la condotta interessi una linea di gasdotto sono da osservare disposizioni tec-
niche emanate dall’Ente Gestore che in maniera restrittiva obbliga anche lo scavo a mano in prossi-
mità della condotta del gas.

7. Acquedotto con sollevamento meccanico

534
Anticamente le macchine destinate al sollevamento dell’acqua erano classificate come macchine di
trasporto; la prima macchina di trasporto fu l’uomo, il quale riesce a sollevare, per altezze non su-
periori ad un metro, circa 6 m3/ora. In seguito, sostituito l’uomo con animali lavoro, le macchine
hanno assunto dimensioni maggiori con conseguente aumento delle portate sollevate.

7.1. Macchine Idrauliche

L’immagine mostra l’evoluzione dei dispositivi per sollevare le acque. A sinistra la macchina idraulica
è composta da uomini che con paranchi sollevano k=3 secchie di capacità q [litri] . Nell’operazione
di passaggio tra una secchia e l’altra la capacità q si riduce di una percentuale  definibile come
rendimento volumetrico, rapporto, pari al 65-70 %, tra la portata effettivamente versata e la capacità
teorica q di un singolo elemento. Un’ora di lavoro avranno prodotto n sollevamenti pari ad una portata
complessiva
 qk n
Q [l/s] [1]
60

Nel quattrocento su ispirazione di modelli classici (Archimede 287- 212 a.c. - Vitruvio 80-70 ; 23
a.c.) furono realizzate macchine idrauliche dette “ruote” necessarie per creare “salti d’acqua” . Nella
Figura 1 sono raffigurate ruote : a cassetti, b a secchi o tazze, c timpani, d a schiaffo

La portata di queste macchine può essere espressa dalla espressione [1] con :
 = rendimento volumetrico , rapporto tra la portata versata e la capacità teorica q di un singolo
elemento (cassetto, secchio, ecc. )
q = capacità teorica [l]
k = numero degli elementi
n = numero di giri di ruota in un minuto
Queste macchine, tuttora in uso (Figura 1) generalmente superano un dislivello di circa 4-5 m.

Acquedotti 535
Figura 1.

L’evoluzione della ruota a tazze, descritta da Vitruvio nel de Architectura è stata la noria (Figura 2):
i recipienti sono fissati ad una catena sostenuta da due pulegge di cui la superiore è la motrice. Nel
caso in cui gli assi delle pulegge sono contenuti nello stesso piano verticale si ha la noria verticale.
La formula che fornisce il valore della portata è identica al caso precedente, salvo il valore del
rendimento volumetrico che è sensibilmente maggiore  = 75-85 %. Dal punto di vista costruttivo
la limitazione alle dimensioni delle norie è dipendente dallo sviluppo della catena , pertanto possono
arrivare fino a circa 12 metri . Oggi le norie sono ancora usate soprattutto nelle draghe scavatrici o
nel trasporto di materiali sciolti all'interno di porti, officine, silos , ecc.

Figura 2 . Norie

Infine le pompe a catena (Figura 3) rappresentano un'evoluzione


delle norie, dove, al posto dei recipienti, sono inseriti dei dischi che
scorrono “a tenuta” all'interno di un cilindro verticale pescante sul
fondo del canale. L'acqua viene trascinata dal basso verso l'alto
all'interno dello spazio compreso tra due dischi e la parete del con-
dotto ed infine versato nel recipiente superiore.

d2
La portata è espressa da Q  v [m3/s]
4
con
 = rendimento pari al 60-70%
d = diametro del disco [m]
v = velocità di traslazione dei dischi [m/s] .
Questo tipo di pompa trova applicazione per l'estrazione di liquidi
molto torbidi o viscosi e possono spingersi fino a profondità di
circa 120-150 m.

Figura 3. Pompa a catena

536
La Coclea o vite d'Archimede (Figura 4) rappresenta un tipo di macchina essenzialmente costituita
da un cilindro rotante ad asse inclinato nel cui interno, solidale ad esso e un'elica cilindrica coassiale
detta verme. Secondo la descrizione di Vitruvio l'asse della coclea aveva un'inclinazione di circa
37° mentre quella del verme di 45° rispetto all'asse di rotazione .

Figura 4. Coclea e vite di Archiemede

qzn
La portata può essere espressa dalla formula: Q [l/s]
60
con
q volume di liquido compreso all'interno dell'involucro tra due filetti in litri
z numero di filetti
n numero di giri al minuto
Anche questa macchina viene attualmente utilizzata per l'estrazione e trasporto di liquidi molto
torbidi quali acque reflue e fanghi residuali da impianti di depurazione trattamento (Figura 5).

Figura 5

Acquedotti 537
7.2. Pompe ed impianti di sollevamento
Il vapore prima e l’energia elettrica dopo hanno reso possibile la realizzazione di macchine idrauliche
operatrici ; queste ricevono energia meccanica che trasferiscono in parte (rendimento ) al liquido
che le attraversa.
Nella Figura 6 sono illustrate tre tipologie classiche di impianto:
A. Impianto di sollevamento diretto tra due serbatoi ;
B. Impianto inserito lungo un tratto unicursale dove la quota piezometrica relativa tende ad annul-
larsi;
C. Impianto costituito da una pompa sommersa inserita in un pozzo; la pompa solleva la portata Q
dalla quota del livello dinamico (pari all’abbassamento del livello statico di falda a seguito
dell’emungimento del pozzo) al serbatoio in quota.

Figura 6. Sistemi di condotte soggette a sollevamento meccanico

In ognuno dei casi gli elementi caratteristici di un impianto e della condotta soggetta a sollevamento
meccanico sono:
 La portata Q , espressa in [l/s] o [m3/ora], generalmente nota;

 La prevalenza o altezza monometrica Hm , espressa in metri di colonna d’acqua [m], rappresenta


l’aumento di carico tra l’ingresso e l’uscita della pompa, pari alla somma della prevalenza geo-
detica Hg (dislivello topografico tra la quota del bacino di presa e quello di scarico e pertanto
indipendente dalla portata) e delle perdite di carico ripartite h (funzione della portata Q del
diametro DN, della scabrezza k e dello sviluppo L della condotta) e delle perdite concentrate hi
lungo la condotta di mandata:

Hm = Hg+h(Q,DN,k,L)+ hi

538
Hm  Hm Q
Per ciascun tipo di pompa, la funzione può essere rappresentata graficamente dando
luogo ad una curva, detta curva caratteristica della pompa.
 La potenza teorica Pt per sollevare la portata Q alla quota Hm sarà pari a:

Pt = Q Hm = 1000 QHm [kgm/s]


ricordando che
 , peso specifico dell'acqua = 1000 kg/m3
 QH
1kW=102 kgm/s Pt  = 9,81 QH [kW]
102
 QH
1CV = 75 kgm/s Pt  =13,33 QH [CV]
75
La potenza effettiva Pe sarà dunque Pe=  Pt con  rendimento proprio della pompa definito
precedentemente.
9,81 Q Hm
 P - Potenza da installare : P  [kW] [1]

L’energia nel periodo di funzionamento t [ore]: E  P * t ore [kWh] [2]

Nel campo acquedottistico, nei casi A e B, trovano largo impiego le elettropompe centrifughe ad asse
orizzontale (Figura 7), mentre in situazioni analoghe al caso C si ricorre all’uso di elettropompe som-
mergibili (Figura 8).

Figura 7. elettropompa centrifuga ad asse orizzontale Figura 8. elettropompa sommergibile

Nella progettazione di un impianto di sollevamento risultano generalmente noti:


la portata Q
lo sviluppo L della condotta
l’altezza geodetica Hg tra il punto di prelievo e di restituzione
restano da definire le perdite di carico per attrito lungo la condotta elevatoria h=(Q,DN,k,L) e le
eventuali perdite concentratehi dell’impianto, ambedue funzioni del diametro DN della condotta,
incognito.
Ricordato che:
le perdite di carico lungo la condotta vengono determinate con l’espressione di Manning
h  10,2936 Q2 k 2 DN 5,33 L ;

la potenza da installare P 

9,81 Q Hg  h  hi  è funzione delle perdite di carico;

Acquedotti 539
per una serie di diametri idraulicamente compatibili, desumibili dalle condizioni di massima e minima
velocità, si avrà un aumento del costo di costruzione Ci dell’impianto via via crescente con l’au-
mentare del diametro, mentre, a parità di portata, diminuendo la velocità in condotta e conseguen-
temente le perdite di carico h, diminuirà la potenza e l’energia necessaria per il sollevamento e quindi i costi

di esercizio Ce.

7.3. Dimensionamento economico del diametro della condotta elevatoria


Il problema dell’ottimo economico si risolve nel ricercare il valore del diametro commerciale DN che
renda minima la somma di:
 costo Ci di impianto, rappresentato generalmente dal solo costo delle tubazioni, in quanto sia i
lavori per la posa in opera della condotta (scavi, letto di posa e rinterro) che le opere civili
connesse con la realizzazione della stazione di sollevamento sono poco variabili con il diametro
 costo capitalizzato dell’energia CeC spesa per il funzionamento dell’impianto per tutto il periodo
di efficienza (25 anni).

Nella seguente Figura 9 sono raffigurati rispettivamente l’andamento qualitativo della funzione costo
Ci(DN) e Ce(DN).

Una volta capitalizzati i costi di esercizio con la formula dell’interesse composto bancario
1  r  n  1
CeC  Ce con r =tasso di interesse ed n = durata economica dell’impianto
r 1  r  n
sarà possibile sovrapporre le due funzioni e ricavare dalla loro somma il valore minimo al quale
corrisponde il DN di massima economia.

Figura 9. Andamento qualitativo della funzione costo di impianto Ci


costo di esercizio capitalizzato CeC

540
L’esempio seguente oltre a chiarire il concetto espresso, dimostrerà inoltre che il calcolo economico
è indipendente dalla prevalenza geodetica e può essere riferito ad un metro di condotta.

Esempio 41 . Dimensionamento economico condotta elevatoria


Un impianto di sollevamento deve approvvigionare un serbatoio con una portata costante di 35 l/s
per una durata di 8 ore al giorno (pari a 8*365=2.920 ore /anno).
La condotta, in acciaio con coefficiente di scabrezza Strickler 90, ha uno sviluppo di 14.500 m ed un
salto geodetico di Hg=375 m.
Determinare il diametro commerciale che ottimizza l’impianto.
Definiti:
9 , 81 Q H m
 P [kW] la potenza da installare

 E  t oreP [kWh] energia spesa nel periodo di funzionamento
 ck= 0,125 €/kWh prezzo dell’energia
 v = 0,5 [m/s] velocità minima in condotta
 V = 3,0 [m/s] velocità massima in condotta
 r=5% tasso di interesse
 n = 25 durata economica dell’impianto
  = 0,75 rendimento

Nel campo compreso tra le suddette velocità risultano compatibili diametri commerciali dal DN 100
al DN 300 .
Q V  Di DN
0,035 0,5 0,070 0,299 300-250
0,035 1,0 0,035 0,211 200
0,035 1,5 0,023 0,172 200-150
0,035 2,0 0,018 0,149 150-125
0,035 2,5 0,014 0,134 125
0,035 3,0 0,012 0,122 125-100

Si rilevano sul mercato i costi , per m, delle tubazioni , comprensivi di trasporto ed IVA, riportati
nella seguente tabella

DN Di Costo DN Di Costo
mm €/m mm €/m
100 114 19,66 200 219 52,80
125 140 26,80 250 273 73,80
150 168 32,40 300 324 92,60

Per ogni singolo diametro si determina :

 h 10,2936Q2 k 2 D5,33L perdite di carico lungo la condotta

 Hm = Hg + h altezza manometrica

 Ci = * L costo dell’impianto

 P potenza installata

 E energia spesa

 Ce = ck * E

Acquedotti 541
 CeC  Ce
1  r  n 1 = 14,0954 Ce
r1  r  n
valore capitalizzato del costo di esercizio al tasso di interesse r= 5% per n=25 anni
Tutti i valori definiti in precedenza sono riportati nella seguente Tabella I.

Tabella I

Il grafico mostra come all’aumentare del diametro DN aumentino i costi d’impianto Ci mentre il Costo
capitalizzato dell’energia CEC ha andamento opposto.
La somma delle due curve consente di tracciarne una terza, Ci + CEc , che presenta un minimo in
corrispondenza del quale si individua il diametro commerciale DN 200 che ottimizza l’impianto.
Ad analogo risultato si perviene svolgendo i calcoli senza tener conto della prevalenza geodetica e
riferendo i costi di impianto e di esercizio ad un metro di condotta, come riportato nella Tabella II e
relativo grafico.

542
Tabella II

Per il diametro DN 200 e per la portata assegnata di 0,035 m3/s corrisponde una velocità in condotta
di  1 m/s; questo rappresenta il valore assunto comunemente per la determinazione, speditiva, del
diametro da assegnare alla condotta elevatoria, prescindendo dal calcolo economico.

7.4 . Criteri di scelta delle pompe centrifughe


I dati necessari per la scelta della pompa, cioè la portata Q e la prevalenza Hm del punto di funzio-
namento desiderato, sono noti e con questi dati è possibile ricavare dal campo caratteristico di im-
13
piego il tipo di elettropompa necessario.
Ad esempio per una coppia di valori Q=45 l/s ed Hm = 16 m di colonna d’acqua dal Campo caratte-
ristico di impiego di elettropompe centrifughe ad asse orizzontale tratto dal catalogo della KSB , si
individua il tipo 100-251k (Figura 10).

Oltre le grandezze geometriche della pompa così scelta (Figura 11) viene evidenziata la curva
caratteristica Q=(H) tipiche del modello 100-251 (Figura 12).
In primo luogo si verifica che al punto di funzionamento corrisponda un rendimento soddisfacente ;
in questo caso risulta circa il 75% valore accettabile per questo tipo di macchine.
Nel caso in cui il rendimento si discosti da valori accettabili si dovrà scegliere un’altra pompa .

13 Questi diagrammi a mosaico sono forniti dalle case costruttrici

Acquedotti 543
Figura 10. Campo caratteristico di elettropompe centrifughe ad asse orizzontale KSB serie k

Figura 11.

Figura 12. Curve caratteristiche tipiche della pompa KSB modello 100-251/k
Per verificare la soglia oltre la quale inizia il fenomeno della cavitazione 14 si utilizza la curva NPSH
Net Positive Suction Head (carico assoluto netto all’aspirazione). Per il corretto funzionamento
dell’impianto dovrà essere che : NPSHdisponibile ≥ NPSHrichiesto

14 aspirazione d’aria e creazione di vuoto nel tubo di aspirazione e nel collettore con conseguente caduta del
rendimento, rumore e portata irregolare

544
Sollevando acqua fredda in condizioni di pressione atmosferica NPSHdisponibile=10 +Z+Y [m]

Z= dislivello tra superficie libera nella vasca di aspirazione ed il baricentro della girante ; per Z>0 il
dislivello è positivo e si chiama battente; per Z<0 il dislivello è negativo ed il suo valore assoluto si
chiama altezza di aspirazione .
Y= perdite di carico , continue e localizzate, nella condotta di aspirazione.

La girante G, munita di pale generalmente fisse è racchiusa da un involucro C, detto collettore.


La girante, collegata con un albero A ad un motore elettrico, aspira acqua dal tubo di aspirazione Ta
e, tramite il collettore C, spinge il fluido nella tubazione premente Tp.

Figura 13. NPSH- Q - Pompa KSB modello 100-251/k


Per la disposizione sotto battente è evidente che NPSHdisponibile è sempre > NPSHrichiesto

Infine può essere stabilita con sufficiente precisione la potenza assorbita allo spunto P [kW]

Figura 14. Elettropompa centrifuga mono-stadio

Quando una singola pompa non è in grado di erogare tutta la portata necessaria, oppure si desidera
per esigenze di servizio frazionare la portata complessiva, si ricorre all’installazione di due o più
pompe in parallelo, in questo caso le singole portate si sommano e la curva caratteristica si costruisce
sommando le curve delle singole pompe 15 in corrispondenza di punti alla stessa prevalenza (Figura
15).

15se le pompe sono uguali la portata totale è data dalla moltiplicazione delle portate della singola pompa per il numero
delle macchine in parallelo.

Acquedotti 545
Figura 15. Schema di elettropompe in parallelo

Qualora una singola pompa non sia in grado di fornire tutta la prevalenza necessaria, oppure si
desideri per esigenze di servizio frazionare tale prevalenza, si può ricorrere a vari sistemi.
Il primo consiste nel realizzare stazioni intermedie di sollevamento provviste di serbatoi di discon-
nessione e di prelievo per il rilancio successivo (Figura 16).

Figura 14 . Impianto di sollevamento con rilanci parziali

Ogni singolo tratto viene considerato autonomamente come visto precedentemente.


Una seconda soluzione prevede di disporre le pompe in serie: tutta la portata delle prima pompa
viene inviata in sequenza nello stadio della seconda e ad eventuali stadi successivi. La curva carat-
teristica di più pompe in serie si costruisce sommando per il valore della portata Q la prevalenza di
ciascuna pompa (Figura 16).

Figura 16. Schema di elettropompe in serie

546
Infine riunendo in successione gli stadi di ogni singola pompa posta in serie in un unico albero ed
unico motore si realizza una pompa centrifuga multi-stadio ad asse orizzontale (Figura 17).

Figura 17. Elettropompa centrifuga multi-stadio


La scelta di questo particolare tipo di macchina, note la portata Q e la prevalenza Hm del punto di
funzionamento desiderato, viene effettuata preliminarmente esaminando diagrammi del campo ca-
ratteristico di impiego di elettropompe multi-stadio . Ad esempio per una coppia di valori Q=45 l/s (
2.700 l/min – 162 m3/h) ed Hm = 260 m di colonna d’acqua dal Campo caratteristico di impiego
di elettropompe centrifughe multi stadio ad asse orizzontale tratto dal catalogo della Ercole Marelli si
individua il tipo PGM 150/8 giranti (Figura 18).

Figura 18. Campo caratteristico di elettropompe centrifughe multistadio ad asse orizzontale

In primo luogo si verifica dalla curva caratteristica Q=Q(H) tipica del modello PGM 150 (Figura 19)
che il punto di funzionamento abbia un rendimento soddisfacente; in questo caso risulta circa il 70%
valore al limite della convenienza; si potrebbe migliorare cercando su cataloghi di altre Ditte.

Acquedotti 547
Figura 19. curve caratteristiche tipiche della pompa MARELLI modello PGM 150

8. Curva caratteristica dell’impianto e punto di funzionamento


Scelta la pompa, resta definita, come detto, la curva caratteristica rappresentativa della condizione
espressa dalla Q=Q(Hm), determinando condizioni di funzionamento variabili: aumentando progres-
sivamente la portata diminuisce l’altezza manometrica o viceversa.
Per contro la prevalenza Hm è altresì funzione delle perdite h caratteristiche di un solo tipo di
impianto elevatorio; questa condizione è rappresentata da una parabola con vertice in H sulla retta
delle ordinate e viene definita Curva caratteristica dell’impianto. Questa deriva dalla somma della
componente statica rappresentata dalla altezza geodetica Hg, indipendente dalla portata, e dalla
componente dinamica pari all’altezza piezometrica nella sezione di inizio della premente. La sovrap-
posizione della curva caratteristica dell’impianto sulla curva caratteristica della pompa determina il
Punto di Funzionamento ottimale di quell’impianto con quella pompa di caratteristica Q=Q(Hm) (Fi-
gura 20).

Figura 20. Punto di funzionamento ottimale

548
Eventuali modifiche apportate all’impianto determineranno nuove condizioni di funzionamento ( Fi-
gura 21) che potranno essere soddisfatte cambiando macchina (P1<> P2) , variando, se possibile, la

velocità di rotazione del motore (n1<> n2) o cambiando la girante (D1<> D2).

Figura 21. Spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica dell’impianto

Nel caso in cui si abbia a disposizione una pompa di assegnata caratteristica Q=Q(Hm) si potrà
determinare il diametro della condotta costituente l’impianto in modo da avvicinarsi al Punto di Fun-
zionamento ottimale (Figura 22 – Esempio n.35).

Figura 22. Spostamento del punto di funzionamento sulla curva caratteristica della pompa

Acquedotti 549
Esempio 42. Punto di Funzionamento ottimale di un ’impianto

Una condotta di acciaio del DN 200 , lunga 850 m, è alimentata


da una pompa, della quale è nota la curva caratteristica (Figura
a) Q= (H) e preleva da un serbatoio a livello costante a q.
15,00 m s.m.

Figura a

La condotta al suo termine alimenta tre ali mobili (Figura b) con le seguenti caratteristiche

Sviluppo Quota ugello  ugello


Diramazione DN
m m mm
A 175 32 100 30
B 200 37 125 40
C 450 39 150 50

Figura b

Determinare le portate erogate da ciascun irrigatore assumendo come coefficiente dell’ugello = 0,9
e per le tubazioni mobili un coefficiente di scabrezza Strickler k = 85 .
Dalla figura si deduce che H1= H0+Hm - H0-1 (1)

L’unicità della quota piezometrica nel nodo 1 impone l’eguaglianza dei carichi a monte dei tre tronchi:
1-A, 1-B ed 1-C pari alla somma dell’altezza geodetica allo sbocco qi, dell’altezza piezometrica a
monte degli aspersori hi e delle perdite di carico distribuite hi.

Dalla formula della portata di efflusso agli irrigatori Qi   i 2g hi si risale al valore del carico sul
2
Qi 2 1
singolo irrigatore hi   Zi Qi con Zi  ; mentre, per un generico tronco,
2 2 2 2
 i 2g  i 2g
l’espressione della perdita di carico si esplicita con la relazione: hi  10,2936Qi2k 2Di5,33Li .

Posto i = 10,2936 k-2 Di-5,33 Li , per la suddetta eguaglianza dei carichi sul nodo 1, si avrà:

q A   A Q 2A  Z A Q 2A  qB   A QB
2 2
 Z A QB  H1
q A   A Q 2A  Z A Q 2A  qC   C Q 2C  ZC Q 2C  H1

550
 A   A  Z A 
posto : B  B  ZB 
 C   C  ZC 
 2 2
qA   A Q A  qB  B QB  H1
le precedenti si riscrivono  (2)
2 2

qA   A Q A  qC   C QC  H1

Dall’espressione (1) è possibile ricavare il valore dell’altezza manometrica H+=H1+H0-1 - H0

esplicitata per ogni singolo tronco

H  q   Q2  H
0 1  H0
 m A A A
 2
Hm  qB  B QB  H0 1  H0 (3)
 2
Hm  qC   C Q C  H0 1  H0

5,33 2
con H0-1 = 10,2936 DN200 k L 01 Q.2T =  QT2 , perdita di carico nel tronco 0-1
Le incognite sono 5 : le QT ,QA , QB ,QC e la prevalenza Hm .

Le equazioni disponibili sono le tre espresse nella (3) + l’equazione della curva caratteristica della
pompa HQ  Hm + l’equazione della continuità nodale :QT = QA + QB + QC
H  q   Q 2  H
0 1  H0
 m A A A
2
Hm  qB   B QB  H0 1  H0

2
Hm  qC   C Q C  H0 1  H0 (4)

 H(Q)   Hm
Q T  Q A  QB  Q C


q A  Q2A  A  qB qA  Q2A  A  qC
Fissando dei valori a QA si ricavano : QB  e QC 
B C

dalla 1^ delle (3)  Hm  qA   A Q2A  H0 1  H0

Riportando sul diagramma della curva caratteristica


della pompa le coppie di valori QT e Hm si costruisce

la curva caratteristica dell’impianto; l’intersezione tra le


due curve determinerà il punto di funzionamento
dell’impianto Q * ed H *.
t m

Per questi ultimi due valori, determinato H0-1 si ri-

sale alla tre portate :

Hm  qA  H0 1  H0 Hm  qB  H0 1  H0 Hm  qC  H0 1  H0


QA  QB  QC 
A B C

Acquedotti 551
Soluzione numerica :
si determinano in successione

1 1
Zi  ZA   125936
2 2 2
 i 2g 
2  0,03 *  
2
0,9 2g
 4 
 
1
ZB   39847
2

2  0,04 *  
2
0,9 2g
 4 
 
1
ZC   16321
2
 0,05 2 *  
0,92   2g
 4 
 
i = 10,2936 k-2 Di-5,33 Li

 A  10,2936 * 85 2 * 0,107 5,33 * 175  37166


B  10,2936 * 85 2 * 0,132 5,33 * 200  13871
C  10,2936 * 85 2 * 0,160 5,33 * 450  11194

i

 A   A  Z A   (37166  125936 )  163102


B  B  ZB   (13871 39847 )  53718
C  C  ZC   (11194 16321 )  27515

H0-1 =  QT2

 = 10,2936 * 0,219-5,33 * 85-2 * 850 =3968

H0-1 =  QT2 = 3968 * QT2

Con i valori QT e Hm si costruisce la curva caratteristica

dell’impianto; l’intersezione tra le due curve da per Q=


76,7 l/s ed Hm= 80,3 m

Per questi valori si ottiene H0-1 = 23,34 m ed infine le

tre portate :

552
Hm  q A  H0 1  H0 80,3  32  23,34  15
QA    0,016 m3 / s
A 163102
Hm  HB  H0 1  H0 80,3  37  23,34  15
QB  q   0,026 m3 / s
B 53718
Hm  qC  H0 1  H0 80,3  39  23,34  15
QC    0,035 m3 / s
C 27515

QT = QA + QB + QC = 0,016 + 0,026 + 0,035 = 0,077 m3/s

9. Criteri per la realizzazione di stazioni di pompaggio


Una volta definito il numero di macchine necessarie per soddisfare la condizione Q=Q(H m) sarà
necessario progettare la stazione di pompaggio.

In linea di massima l’edificio sarà costituito da una o più vasche di accumulo ed alimentazione dell’im-
pianto e da una camera di manovra in cui verranno posizionati i gruppi elettropompe, i quadri elettrici
ed eventuali casse d’aria come attenuatori di moto vario (Figura 22).

Figura 22 . Pianta di una stazione di pompaggio

Per quanto riguarda il volume da assegnare alla vasca di accumulo, questo è funzione delle ore di
funzionamento dell’impianto (generalmente le 8-10 ore notturne); infatti, nelle ore di fermo dell’im-
pianto, la portata del giorno dei massimi consumi Q gm [l/s] dovrà essere invasata per poter essere
sollevata nel periodo di funzionamento.
Con riferimento alla Figura 23, fissato un
tempo di pompaggio Tp=8 ore, resta definito
un tempo di fermo dell’impianto

Tf =24 – Tp =16 ore .


Pertanto il volume Vs della vasca di alimenta-
zione S sarà pari a
3600
Vs  Qgm  Tf   Qgm  16 
1000 [m3],
mentre la portata di dimensionamento della
condotta elevatoria Qs , essendo
24
Qgm  24  Qs  8 Q s  Q gm   3  Q gm
, sarà 8 Figura 23

Acquedotti 553
Il gruppo pompa-motore deve essere ubicato in modo tale da risultare sotto battente rispetto al
minimo livello nella vasca o serbatoio di alimentazione. In questo modo tubazione aspirante e cassa
sono piene d’acqua ed il funzionamento è automatico ed inoltre si evitano, nella fase di avviamento,
fenomeni di cavitazione (Figura 24).

Figura 24. Installazione gruppo pompa motore

La fondazione dovrà essere sufficientemente robusta da assorbire le vibrazioni e rigida in modo da


garantire l’allineamento orizzontale e verticale tra asse pompa ed asse motore.
L’allineamento dovrà essere verificato periodicamente poiché possono sempre aversi:
 assestamenti o cedimenti della fondazione;
 sollecitazioni meccaniche causate dal montaggio delle condotte;
 usura dei cuscinetti.
La condotta aspirante, che parte dall’interno della vasca di carico con una valvola di fondo o sucche-
ruola, dovrà essere preferibilmente corta, a perfetta tenuta d’aria e con collegamento flangiato. La
saracinesca su questa condotta ha solo funzione di intercettazione della portata e pertanto dovrà
essere, di regola, tutta aperta. Sulla condotta di mandata o premente, per ridurre le perdite di
carico, occorre limitare raccordi e curve o, possibilmente, avere ampi raggi. Inoltre dovranno essere
installate una valvola di ritegno ed una valvola, o saracinesca, di regolazione. La valvola di ritegno
(Figura 25), posta tra la pompa e la saracinesca, in caso di improvviso arresto del motore per man-
canza di energia elettrica, impedisce il ritorno dell’acqua attraverso la pompa che , in caso di riavvio,
girando contro senso, brucerebbe il motore elettrico.

Figura 25. Valvola di ritegno a” ciabatta”

La valvola di regolazione, chiusa all’avviamento della pompa, ha il compito di mettere a punto la


portata, o la prevalenza, desiderata e dovrà essere richiusa lentamente prima dell’arresto.
Per motivi legati all’utilizzazione dell’acqua da parte delle utenze potrebbe accadere che il serbatoio
ricevente si riempia prima del tempo fissato, pertanto, per contenere i consumi di energia ed evitare
sprechi di acqua persa dagli sfiori , è necessario provvedere a apparecchiature per la regolazione
delle portate sollevate. Tali dispositivi possono essere di tipo meccanico o elettronico: i primi vengono

554
generalmente realizzati associando un misuratore di portata tipo Venturi 16 ed una valvola a galleg-
giante.
Man mano che il livello aumenta all’interno del serbatoio, per effetto del galleggiante, la valvola tende
a chiudersi riducendo la portata sollevata; questa riduzione di portata viene letta dal misuratore
Venturi, posto nella stazione di pompaggio, che in prossimità di portata nulla (corrispondente al
massimo livello nel serbatoio di monte) “stacca” la corrente di alimentazione delle pompe. Un timer
programmato provvederà a “riaccendere” l’impianto all’orario stabilito.
Un dispositivo di tipo elettronico è realizzato con un misuratore di livello ad ultrasuoni: alla variazione
dell’intensità del segnale è correlato un preciso valore del livello in vasca. Quando questo raggiunge
il massimo, il dispositivo invia un segnale17 dal serbatoio alla stazione di pompaggio dove vengono
spente le pompe; al contrario, quando il livello scende al valore minimo, il segnale riaccenderà lo
macchine (Figura 26).

Figura 26. Sistemi di valvole a galleggiante associate ad un venturimetro

Infine, circa il numero di pompe da installare, si può considerare che, a parità di portata sollevata ,
tra due impianti possibili quello con più pompe sarà sicuramente più costoso ma con il vantaggio di
avere una maggiore flessibilità di esercizio. Poiché in qualsiasi impianto si dovrà provvedere anche
ad unità di riserva, partendo dal caso più semplice di installare una sola pompa capace di sollevare
tutta la porta Q alla prevalenza Hm , sarà necessario provvedere all’installazione di un identico gruppo
pompa-motore di riserva. Se invece si ipotizzasse di suddividere la portata Q in due elettropompe

16 Venturimetro : rientra nella famiglia delle apparecchiature di misura a pressione differenziale : diaframmi, boccagli , tubi
Venturi. Sono particolarmente adatti per la misura delle portate di correnti in pressione; le caratteristiche dei singoli dispositivi
e le modalità di installazione e misura sono riportate nelle Norme UNI 1559 e 1597 ( diaframmi e boccagli) e dalla UNI 2323 e
2330 (venturimetri). Il principio di funzionamento si basa sulla caduta di pressione statica h tra monte e valle dell'apparecchio
inserito nella condotta (Figura 26), la quale permette di dedurre la portata Q  k p , una volta noto il coefficiente strumen-
tale k funzione, principalmente, della geometria dello strumento. La misura di pressione differenziale viene eseguita sia con
apparecchi a lettura diretta quali manometri differenziali, sia con apparecchi a lettura indiretta tramite un segnale meccanico,
pneumatico , elettrico ed elettronico. A seconda del tipo di apparecchio è possibile la trasformazione del h letto in valori di
portata Q.
17 generalmente su cavetto bipolare posto in opera all’interno di una guaina di protezione affiancata alla condotta elevato-

ria.

Acquedotti 555
uguali, la pompa di riserva potrebbe essere una terza di uguale potenza. Anche sull’utilizzo della
riserva possono essere seguite due ipotesi: la prima che, distribuendo su tutte e tre le macchine un
identico carico di lavoro, prefissando una turnazione, porti tutte le pompe alla fine della durata tec-
nico-economica e pertanto alla loro contemporanea sostituzione; ovvero lasciarne la riserva per il
solo utilizzo in caso di rottura di una delle due in esercizio. Si tende alla prima soluzione, in quanto
a distanza anche di pochi anni risulta difficile trovare eventuali pezzi di ricambio, la qual cosa co-
stringerebbe comunque a ricomprare tutta l’elettropompa.

Figura 27. Stazioni di pompaggio:


centrifughe multistadio ad asse orizzontale e pompe sommerse ad asse verticale

Analogo ragionamento viene seguito quando i gruppi sono maggiori di due; se l’impianto riveste una
certa importanza è da prevedere un gruppo di riserva alimentato da un motore Diesel (Figura 27)
per garantire un minimo di esercizio anche in caso di prolungata mancanza di energia elettrica.

Figura 28. Pompa centrifuga multistadio alimentata da un motore Diesel

556
15. Fenomeni di moto vario nelle condotte elevatorie
In un impianto con sollevamento meccanico, nel caso in cui si abbia un arresto brusco del funziona-
mento del motore della pompa, causato ad esempio per interruzione di energia elettrica, la colonna
d‘acqua, in moto ascendente, si arresta provocando all’inizio della condotta, nei pressi della pompa,
un’onda elastica di depressione (1^ Fase) che può scendere al disotto di quella atmosferica con
conseguenti sforzi di compressione sulla tubazione. Successivamente inizia a staccasi dal serbatoio
verso la pompa un’onda elastica di pressione che produce sull’otturatore della valvola di ritegno un
colpo diretto o d’ariete (2^ Fase) che genera sovra-pressioni estremamente pericolose per la resi-
stenza del materiale. Per contraccolpo si genera una seconda onda che si propaga dalla pompa verso
il serbatoio. Quando questa arriva al serbatoio, un’altra onda si propaga verso la pompa, generando
un secondo colpo d’ariete, smorzato rispetto alla fase precedente e fino all’esaurimento del fenomeno
dovuto alle perdite di carico per attrito lungo la condotta.

Figura 29. Schema di impianto di sollevamento con cassa d’aria per attenuazione del colpo d’ariete
2 L
Ognuna di queste fasi ha una durata :   essendo L la lunghezza della condotta e c la cele-
c
rità dell’onda elastica . Quest’ultima grandezza è funzione del modulo di compressibilità cubica e
della densità  dell’acqua del diametro D, dello spessore s e del modulo elastico E della condotta :
1 1 D  9900
    c
2
c  s E  D 
48,3     1010
s E

per acqua a circa 10°C = 2,09*108 kg/m2  = 102 kg s2/m4


Nell’ipotesi di condotta estremamente rigida (E= ), la celerità c  =1.425 m/s.

In realtà, per effetto della deformabilità della tubazione, la celerità assume valori variabili anche in
funzione del modulo di elasticità E del materiale. (Tabella I)

Tabella I
Materiale tubazione Modulo E [N/m2] Celerità c [m/s]
Acciaio 2,06*1011 1000  1250
Ghisa 1,05*1011 1000  1200
PVC 3,10*109 250  450
PEAD 8,8*108 200  300
PRFV 1,2*1010 450  600

Acquedotti 557
Il fenomeno, sommariamente descritto, è estremamente complesso ed esula dai contenuti del corso
18 e pertanto si forniscono nozioni di carattere pratico sufficienti per valutare le massime sovrap-
pressioni e depressioni e per verificare la necessità o meno di dispositivi di attenuazione.

Si consideri una pompa che sollevi una portata Q0 con una velocità media in condotta V0 .Supposto
che la velocità diminuisca bruscamente ad un valore V< V0 si genera una depressione:
c
h    (V0  V)
g [m]
c
h    V0
Per arresto brusco del motore V=0, per cui la massima depressione sarà : g [m]
Nel caso di tubazione metallica c = 1000 m/s g = 9,81 m/s2 h  - 100 V0

Nel caso di tubazione di PEAD c = 200 m/s g = 9,81 m/s2 h  - 20 V0

La massima depressione, in metri di colonna d’acqua, risulta nel primo caso circa 100 volte la velocità
media, mentre nel secondo caso scende a circa 20 volte. La massima sovrappresione generata nella
seconda fase, è circa uguale, in valore assoluto, alla massima depressione.
Nel caso di impianti elevatori la determinazione della legge di chiusura V = V(t) è estremamente
complessa, tenuto conto sia del numero di giri della macchina e sia dalla curva caratteristica portata-
prevalenza Q= Q(H).

15.1. Stima speditiva delle sovrappressioni


Numerosi studi effettuati su impianti sperimentali hanno evidenziato che la manovra di chiusura non
è istantanea, in quanto la girante della pompa continua, per un breve tempo, a sollevare l’acqua e
che la pompa cessa di erogare portata quando il numero di giri scende a circa il 50 % di quello di
regime; pertanto è stata definita un’espressione analitica (Mendiluce) per la determinazione del
tempo che intercorre tra lo stacco di energia ed il termine di erogazione della portata (V=0)

V0  L
Tc  C  k  [secondi]
g  Hm

V0 = velocità media nel funzionamento a regime ; Hm=prevalenza in [m]

L = lunghezza della condotta C e k sono due costanti:


C è dato in funzione del rapporto Hm/L (Tabella II)

Tabella II

Hm/L 00,20 0,210,28 0,290,32 0,330,37 0,380,40


C 1 0,75 0,50 0,25 0

Per Hm/L>0,4 l’arresto della pompa si considera istantaneo.

k dipende dalla lunghezza della condotta L : K=1 per L > 2000 m ; K= 2- 0,0005 L per L  2000 m

Per la determinazione della massima sovrappressione in m di colonna d’acqua di carico si utilizza la


formula di Micheaud

Chiusura lenta Tc >  Chiusura brusca Tc ≤ 

18
Le situazioni particolari che possono verificarsi e la complessità del problema fanno sì che tali dispositivi vengono, di re-
gola, dimensionati da specialisti del settore.

558
2  L  V0 c  V0
Ymax  [m] Ymax  [m]
g  Tc g

Le Norme Tecniche sulle tubazioni di cui al DM del 12 dicembre 1985 pongono limiti alla massima
sovrappressione da colpo d’ariete ammissibile in funzione della pressione idrostatica (Tabella III). In
caso di sovrappresioni maggiori occorrerà prevedere dispositivi di attenuazione .

Tabella III

Pressione idrostatica fino a 60 60100 100200 200300


Massima Sovrappressione 30 3040 4050 5060

Valori in m di colonna d’acqua

Esempio 43.
Riprendendo i dati dell’Esempio 41, verificare l’impianto per la sovrappressione da colpo d’ariete
ammissibile:
portata Q0= 35 l/s
condotta in acciaio [DN 200 Di =219 mm ] L= 14500 m ; salto geodetico di Hg=375 m

altezza manometrica Hm = Hg+h= 448,96 m

Q0 0,035
Velocità a regime V0    0,92 m/s
 0,219 2  
4
Hm 448 ,96
Per   0,031  C=0.5 mentre per L> 2000 m  K=1
L 14500

V L 0,92  14500
pertanto il tempo di chiusura Tc  C  k  0  0,5  1   3,52 secondi
g  Hm 9,81  448 ,96
La durata della fase, quale tempo impiegato dalla perturbazione a percorrere la condotta lunga L ,
in andata e ritorno, con la celerità c

2  L 2  14500
   23,2 secondi, pertanto la chiusura è brusca
c 1250

V0 0,92
la massima sovrappressione Ymax  c   1250  117,22 m (*)
9,81 9,81

(*) valore superiore a quanto riportato nella Tabella III delle Norme Tecniche sulle tubazioni di cui al

DM del 12 dicembre 1985 e pertanto è da prevedere una cassa d’aria per l’attenuazione del colpo
d’ariete. All’interno della cassa l’acqua raggiunge un livello al disopra del quale c’è aria in pressione
che, in condizione di regime, ha un valore pari alla piezometrica nella sezione iniziale della condotta.
Nell’eventualità di stacco dell’energia e conseguente blocco della pompa diminuisce la portata e
conseguentemente la pressione in condotta ; l’aria contenuta nel serbatoio si espande inviando acqua
nella tubazione, prolungando, di fatto, il tempo di chiusura Tc.Questo tempo è ovviamente funzione
del volume d’acqua immesso nella condotta, ovvero della dimensione e del numero della casse. Per
il dimensionamento possono essere seguite teorie elastiche, le quali tengono conto delle caratteristi-
che del liquido e della tubazione o teorie semplificate , o anelastiche, che considerano il fluido
incomprimibile e la condotta indeformabile (teoria di Evangelisti).

Acquedotti 559
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