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L’ISOCRONISMO DEL PENDOLO

A cura di Maria Gullà classe V A Liceo Classico “G: da Fiore” Rende

NOTIZIE STORICHE
Il pendolo e la sua principale proprietà, l’isocronismo, richiamano immediatamente alla mente il
loro scopritore: Galileo Galilei.
Galileo Galilei nasce a Pisa, il 15 febbraio del 1564, da Vincenzo Galilei e da Giulia degli
Ammannati.
Successivamente la famiglia si trasferisce a Firenze, ma Galileo torna a Pisa per studiare medicina.
Durante gli studi, si appassiona alla fisica ed in tale scienza compirà diverse importanti scoperte.
Galileo era da sempre interessato a dare un approccio matematico alla questione del moto e fin da
giovane analizzò criticamente la fisica aristotelica sempre attraverso uno studio pratico, quindi con
la sperimentazione diretta.
La leggenda racconta come un giorno Galileo non ancora ventenne ,entrato nel duomo di Pisa, dopo
aver osservato il moto di oscillazione del lampadario, intraprese lo studio sul moto del pendolo.
Egli si accorse che il periodo (dal greco perì-odeyo=giro attorno) di oscillazione di un pendolo è
indipendente dall’ampiezza, fenomeno detto isocronismo del pendolo, e cerco' di trovare le
relazioni tra la lunghezza e il peso del pendolo e il suo periodo.
Così Galileo per bocca di Salviati, nei “Dialoghi sui Massimi Sistemi del Mondo”, enuncia le
proprietà dell’isocronismo.
Disse:”L’altro particolare veramente meraviglioso è che il medesimo pendolo fa le sue vibrazioni
con l’i stessa frequenza o pochissimo e quasi insensibilmente, sien elleno fatte per archi
grandissimi o per piccolissimi dell’i stessa circonferenza”.
In realtà, un pendolo e' strettamente isocrono soltanto se le sue
oscillazioni sono di piccola ampiezza, come fu scoperto dal fisico
Christiaan Huygens pochi decenni più tardi.
Subito il pendolo trovò applicazione per esempio in medicina, come
misuratore delle pulsazioni cardiache.
Molti anni più tardi, Galileo propose l'utilizzo del pendolo come
meccanismo regolatore degli orologi, ne abbozzò un progetto, ma ormai
vecchio e cieco, non riuscì a realizzarlo, e l'orologio a pendolo venne
costruito solo nel 1657, ancora da Huygens.

OBIETTIVI
●misurare il periodo;
●verificare la legge dell’isocronismo del pendolo e le sue proprietà;
●individuare le grandezze da cui dipende il periodo ;

MATERIALI
Un filo di massa trascurabile, flessibile e anelastico.
Più oggetti puntiformi, ognuno di massa diversa, da agganciare all’estremo libero del filo.
Un vincolo cui fissare una delle estremità del filo, in maniera tale che lo stesso possa oscillare
liberamente.
Un cronometro con cui misurare la durata totale delle oscillazioni.

PROGETTAZIONE DELL’ESPERIENZA
Prepariamo tre spezzoni di filo con tre lunghezze diverse e formiamo alle due estremità due asole.

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Poiché con l’aumentare della lunghezza del filo il periodo accresce, per ridurre al minimo le cause
d’errore, è opportuno utilizzare un pendolo lungo, partendo da 1 m e crescendo.
Per ognuno degli spezzoni procediamo fissando ad una delle estremità l’oggetto di massa nota ed
agganciando l’altra al vincolo.
Inoltre per avere oscillazioni regolari è importante fissare la posizione di partenza e d’arresto.
Spostiamo la massa tenendo teso il filo di un generico angolo α rispetto alla verticale.
A questo punto lasciamo la massa libera di oscillare facendo contemporaneamente partire il
cronometro.
Contiamo il numero d’oscillazioni fino a quando il pendolo non arresta il suo moto e in quel istante
arrestiamo il cronometro.
Verifichiamo prima l’isocronismo per le piccole oscillazioni, modificando di volta in volta
l’ampiezza α, lasciando inalterata la lunghezza del filo e la massa del pendolo.
Per diminuire le cause d’errore facciamo ricorso ad alcuni accorgimenti.
Contiamo N oscillazioni e determiniamo la misura totale TN .
Il periodo per un’oscillazione sarà dato dal rapporto TN /N.
Così si riduce l’errore, spieghiamo perché.
La misura totale TN è affetta da un errore massimo ΔT, perciò la misura è compresa fra TN- ΔT e
TN + ΔT .
Quindi la misura del periodo per un’oscillazione è compresa fra
TN/N – ΔT/N =T – ΔT/N e TN/N + ΔT/N =T + ΔT/N.
Concludiamo allora che l’errore massimo sul periodo T come TN/N è ΔT/N , mentre l’errore
massimo sulla misura di un singolo periodo è ΔT .
Facciamo un esempio:se l’errore su ΔT è 0,5 sec, prendendo 10 oscillazioni, avremo ΔT /N =0,05
sec.
Ecco perché abbiamo calcolato un certo numero d’oscillazioni.

N Ampiezza Massa L pendolo PERIODO PERIODO RELAZIONE fra


oscillazioni angolo α T con N per LeT
1oscillazione
10 30° 0,1 kg 1,13 m 1)19,22 s TN/N; T2→ T
2)19,52 s 19,42 s/10= Attraverso
3)19,42 s 1,94 s K=T2/L;
M: 19,42 s K=3,76s2/1,13m=
3,330
10 30° 0,1 kg 1.64 m 1)23,18 s TN/N; T2→ T
2)23,42 s 23,39 s/10= Attraverso
3)23,56 s 2,34 s K = T2/L;
M:23,39 s K=5,47s2/1,64m=
3,338

10 30° 0,1 kg 1,87 m 1)25,11 s TN/N; T2→ T


2)24,32 s 24.96 s /10= Attraverso
3)24,96 s 2,49 s K= T2/L;
M:24,96 K=6,20s2/1,87m=
3,335

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Analizzando la tabella su riportata osserviamo che il periodo del pendolo:

●è indipendente dall’angolo.

Se facciamo oscillare un pendolo e misuriamo i tempi


necessari per compiere un certo numero
di oscillazioni complete, per esempio le prime 10, e poi il tempo
per le successive 10, nonostante l'ampiezza
diminuisca progressivamente, si trova
che i due tempi sono uguali.

●è indipendente  dalla massa .

Se sospendiamo palline di peso diverso, a parità di lunghezza e fissato


l’angolo α, si osserva che il periodo è sempre lo stesso.

●al quadrato è direttamente proporzionale alla lunghezza del pendolo.

GRAFICO

T^2 --> L attraverso la costante K

1,8

1,6
L (m)

1,4

1,2

1
3 4 5 6 7
T^2 (sec^2)

3
Poiché il rapporto fra T2 e L è costante.
T2→ T
Attraverso
K=T2/L.

CONSIDERAZIONI
K è tendenzialmente costante e il margine di variazione è dovuto all’incertezza sperimentale.

●è inversamente proporzionale alla radice quadrata dell’accelerazione di gravità.

Infatti, a parità di lunghezza un pendolo sulla Luna ( dove l’accelerazione di gravità è 1/6 rispetto a
quella della terra) ha un periodo maggiore di un pendolo di uguale lunghezza sulla Terra, cioè sulla
luna le oscillazioni sono più lente.

LE OSCILLAZIONI DI UN PENDOLO SEMPLICE

Il moto di oscillazione di un pendolo semplice è analogo a quello dell’oscillatore armonico, ma


mentre quello dell’oscillatore armonico avviene lungo una retta, il moto del pendolo avviene su un
piano.
La forza responsabile del moto del pendolo è il peso P dell’oggetto attaccato al filo.
Componiamo allora P (come nella figura) nelle sue due componenti : una lungo il filo, l’altra
tangente all’arco di circonferenza percorso dalla pallina.
La componente lungo il filo è annullata dalla tensione del filo stesso e quindi non produce alcun
effetto sul moto.
Invece l’altra componente è quella responsabile del moto e per piccoli valori di α lo spostamento
coincide con la semicorda.
Quindi il moto del pendolo è un moto armonico.
OSSERVIAMO:

F2:P = s: ℓ → F2=P*s/ ℓ
La forza per la seconda legge della dinamica è F=m*a→F2=m*a
Il peso è P=m*g→ F2=m*g*s/ ℓ
Di conseguenza m*a=m*g*s/ ℓ → a=g*s/ ℓ
Il moto è armonico, quindi a =ω2 *s

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Si ha quindi che ω2 *s =g* s/ ℓ → ω2 =g/ ℓ →ω= √ g / ℓ
T=2π/ω →T=2π /√ g / ℓ → T=2π*√ ℓ /g

Ribadiamo allora che il periodo d’oscillazione del periodo semplice è indipendente dalla massa che
oscilla e dall’angolo, direttamente proporzionale alla radice quadrata della lunghezza del filo , ma
inversamente proporzionale all’accelerazione di gravità.

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